• Non ci sono risultati.

La riforma sociale. Rivista critica di economia e di finanza A.20 (1913) Vol. 24

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "La riforma sociale. Rivista critica di economia e di finanza A.20 (1913) Vol. 24"

Copied!
1011
0
0

Testo completo

(1)

G O M I T A T O D I R E T T I V O :

Direttore: Redattore-Capo:

L U I G I E I N A U D I G I U S E P P E P R A T O

(2)

Tipogrnflco-Editrice Nazionale (già Roux e Viarengo, Torino). I libri, le riviste ed i giornali per recensione e per cambio devono essere inviati, senza aggiungere sulla fascia alcun'altra indicazione

— e nemmeno quella della Riforma Sociale — all'indirizzo del prof. LUIGI EINAUDI, Piazza Statuto, n. 16, Torino.

I manoscritti e tutti i comunicati relativi alla compilazione della rivista devono essere inviati, senza aggiungere sulla fascia alcuna altra indicazione — e nemmeno quella della Riforma Sociale — all'indirizzo del dott. GIUSEPPE PRATO, Piazza Savoia, 6, Torino.

Agli Autori verranno inviate le bozze una sola volta e in una sola copia. La seconda correzione, salvo motivi speciali di difficoltà, verrà fatta dall'apposito ufficio in tipografìa.

Gli Autori riceveranno gratuitamente in omaggio 5 0 e s t r a t t i . dei loro articoli. Per un numero maggiore di estratti richiedere la tariffa speciale alla S. T. E. N.

Pubblicazioni di ALBERTO GEISSER

L'evoluzione economica nel secolo XIX — I salari industriali in

Italia (Roma, Soc. editrice Laziale, pag. xi-817) . L. 2,50 Il problema delle abitazioni popolari nei riguardi finanziari e

- sociali (Torino, Lattes, pag. 105) . . . . » 2 — Le industrie dello Stato e dei Municipi (dall'inglese L O R D AVEBURY,

con note ed aggiunte). (Roma, Società editrice Laziale, pag. xxi-335) . » 3,50 Fatti ed argomenti intorno alla municipalizzazione (Torino,

S.T.E.N., pag. 150) . . . . , . . « 5 — Il programma finanziario di Torino e l'allargamento della cinta

daziaria (Torino, Lattes, pag. 60) . . . : » 0,60 Quel che non si vede nelle municipalizzazioni (Elettricità, gas,

acqua potabile, tram vie a Torino). Torino, Lattes, pag, 90 » 2 — I n v e n d i t a , p r e s s o l e p r i n c i p a l i I v l l j r e r l e .

FRATELLI BOCCA = Librai-Editori

T O R I N O - V i a C a r l o A l b e r t o , 3 - T O R I N O

G I O E L E S O L A R I

L'IDEA I D D I V I D O Ì L T T I I D E A S O C I A L E

NBL

DIRITTO PRIVATO

Parte

I.

-

L'IDEATINDIVIDUALE

Un volume in 8o, pp. i-xix-3)iayV- L. 8

(3)
(4)
(5)

L A RIFORMA SOCIALE

ANNO XX - VOLUME XXIV

(6)
(7)

L A

RIFORMA SOCIALE

RIVISTA CRITICA DI ECONOMIA E DI FINANZA

C O M I T A T O D I R E T T I V O DIRETTORE :

L U I G I E I N A U D I

REDATTORE-CAPO

G I U S E P P E P R A T O

A L B E R T O GEISSER - P. J A N N A C C O N E

Anno XX — Volume XXIV

A n n o 1 Q 1 3

T E B Z A S E B I E

T O R I N O

SOOIITX TIPOGRAFIOO-EDITRIOB NAZIONALE

(già: Ronx e Vlucngo, M. Capra e A. Panili»)

1913

(8)
(9)

Indice per Materie e per Anton

d e l l ' a n n a t a 1 9 1 3

Anno XX — Voi. XXIY (Terza serie)

ARTICOLI E QUESTIONI DEL GIORNO.

Argentario. — Il nuovo disegno di legge sulle Borse (con parole intro-duttive di L. Einaudi). Considerazioni malinconiche di un

aspi-rante agente di eambio . . . . . Pag. 32 Baruffaldi A. e La Riforma Sociale. — La meravigliosa storia d'una

eantina comunale socialista > 1 0 Cablati Attilio. — L'Istituto cotoniero italiano e la erisi . . . » 274

Caroncini Alberto. — La nuova tariffa doganale americana » 476 Da' Paoli Elmo. — La valorizzazione del caffè nel Brasile « 761 De Johannis A. J. — Il capitale disponibile" « 241 Del Vecchio Gustavo. — La questione del Cambio . . . . » 563 Einaudi Luigi. — La logica protezionista « 822 Fano Luigi. — Le bonifiche e la questione agraria nel Ferrarese . > 386 Ferraris Carlo F. — Inscritti e laureati e diplomati nelle Università

e negli Istituti superiori italiani » 255 Geisaer Alberto. — Le nuove « Provvidenze n del Ministero di

agri-coltura per le società per azioni e cooperative e per la «

tu-tela dei risparmi n » 363 — La u Tutela dei risparmi » e gli emendamenti della Giunta

gene-rale del Bilancio » 546 ' — Conseguenze dannose delle assicurazioni sociali in Germania » 801 Geisaer Andrea. — Il canale di Panama » 673 Graziani Augusto. — Sull'assicurazione di Stato contro gli incendi

nel Ducato di Modena n 160 — Di una nuova proposta per rendere più stabile il valore della

moneta » 721 Loria Achilie. — Sulla noaione del reddito imponibile (A proposito di

un teorema di L. Einaudi) > 1 Necco Achille. — Il problemi della popolazione in Italia: Perchè la

natalità declina più rapida in Piemonte e Liguria » 433 Norsa Renzo. — Il controllo dei servizi pubblici e le « Public

(10)

Prato Giuseppe. — Verso l'autonomia doganale ? . . . . Pag. 97 Riforma Sociale (La). — Per un ricordo marmoreo a Federico

Gar-landa

— Aneera l'imposta di ricchezza mobile ed i nostri parlamentari . Schiavi Alessandro. — Come fu triplicato il corpo elettorale. Chi fece

il miracolo

Tivaroni Jacopo. — Il regime degli spiriti nella nostra legislazione tributaria (A proposito del disegno di legge dell'on. Facta) Toesca di Castellazzo Carlo. — Il nuovo disegno di legge sulle Borse

(con parole introduttive di L. Einaudi). I contratti di Borsa e il disegno di legge sulle Borse

Vinci Felice. — La produzione solfifera siciliana con speciale riguardo al Consorzio obbligatorio vigente

ORONACHE E RASSEGNE.

Alfieri A. A. — Come il protezionismo fa sorgere e fa vivero le in-dustrie protette (A proposito dell'industria degli zuccheri in

Italia) con parolo introduttive della Riforma Sociale . Pag. 216 Borgatta Gino. — Un secolo di progresso economico sociale in

In-ghilterra » 55 Casaretto P. F. — Per una nuova legge sulle espropriazioni . > 6 7 Contessa Carlo. — Le conseguenze finanziarie del disegno di

leggi-sulle scuole medie » 392 Einaudi Luigi. — Problemi municipali: Gli ammonimenti delle

varia-zioni del tasso dell'interesse » 187 — La Reale Commissione pei trattati di commercio ed il discorso

inaugurale dell'on. Nitti » 209 — Verso la crisi economica mondiale ? Il momento presente

dell'eco-nomia italiana dopo quattro anni di ristaguo . . . . » 501 Fabris Giuseppe. — La tariffa daziaria e il grado alcoolico dei vini

nei Comuni murati » 332 Flora Federico. — Il u Credito fondiario di Verona» e il privilegio

degli Istituti regionali » 336 Foà Pio e Roberto Michela. — Sulla libera docenza in ItaliA . . » 782 Geisser Alberto. — Problemi municipali: I. Il mercato del credito ed

i prestiti municipali. - II. Di alcune particolari riforme

tribu-tarié urgenti » 190 — Meteorologia agraria " 901 Michels Roberto. — Sulla libera docenza in Italia ed in Germania :

Note » 496 — e Foà Pio. — Sulla libera docenza in Italia . . . . » 799 Necco Achille. — Da un anno all'altro (A proposito di • Le Marche

Financier » di A. Raffalovich e del u Business Prospects Jear

Book ») . . . » 95

— Le notizie statistiche sulle principali Società italiane per azioni » 95 — Attraverso gli Annuari . . » 405 — I prezzi delle merci in Italia nel 1911 » 621.

(11)

Necco Achille. — Attraverso gli Annuari Pag. 887 Vianello Vincenzo. — La nostra contabilità di Stato ed un «

Refe-rendum ». A proposito di casi recenti » 636

Per la costitusione di una « Lega Anliproletionisla » . . . . » 339

RASSEGNA BIBLIOGRAFICA.

Sociologia - Storia economica.

Alberti Mario. — La fortuna economica di Trieste ed i suoi fattori

(Gino Borgaita) . . - Pag. 906

— L'affarismo ebraico nella concezione sombartiana e nella sua

ge-nesi storica (Gino Borgatta) • » 906 Angeli N. — La graude illusione, con proemio di A. Cervesato (Gino

Borgaita) » 515

— Pcace theories and the Balcau War (Gino Borgatta) . . . » 909 Broda R. — Le ròte de la violence dans les condita de la vie moderne

(Gino Borgatta) » 908

Caristia Carmelo. — La democrazia in Italia alla fine del 1700

(G. Prato) » 668

Caullet dott. P. — Gléments de sociologie (Crino Borgatta) . . » 514 Cavaignac Eugène. — Histoire de l'antiquité. Athènes (Gino Borgatta) » 350 Chessa Federico. — La trasmissione ereditaria delle professioni (G. P.) » 639 Colson C. — Organismo économique et désordre social (Gino Borgatta) » 910

Del Vecchio Giorgio. — Le valli della morente italianità: il « Ladino »

al bivio (Gino Borgatta) » 907 Graziaci Augusto (a cura di). — Economisti del Cinque e Seicento

(Gino Borgatta) . . . • 644

Ellero. — La vita dei popoli (Crino Borgatta) » 77 Ferrerò Gugliel mo. — Fra i due mondi (Gino Borgatta) . . . » 906 Gayda Virginio. — La crisi di un Impero (Crino Borgatta) . . . » 905 Gin! Corrado. — I fattori demografici dell'evoluzione delle nazioni . « 416

— Contributi statistici ai problemi dell'eugenica . . . . » 417 — Variabilità e mutabilità (Gino Borgatta) • 418 Ginn E. — The World Peace Foundation: Ita prese»t notivities (Gino

Borgatta) » 516

Halbwachs M. — La classe ouvrière et les niveaux de la vie (Gino

Éorgalta) . » 649

Herbert Aubcron. — Voluntaryist Creed (Gino Borgatta) . . . » 513 Kolabinska Marie. — La circulation dea éiites en Franco (Gino

Borgatta) • . . . . » 75

Lange C. L. — Parliamentary Government and the

Interparliamen-tary Union (Gino Borgatta) . » 516 Leroy Beaulieu P. — La question de la population (Gino Borgatta) » 645 Loria Achille. — Le basi economiche della costituzione sociale (Gino

Borgatta) » 413

Marvaud A. — L'Espagne au xx siècle (Gino Borgatta) . . . » 65 Mead E. D. - The International duty of the United States and

(12)

Michel* R. — Zur hiatorischen Aualyse dea Patriotismus e

Considera-zioni sul progresso (Gino Borgatta) Pag. 647 Oppenheimer H. — The rationale of punisbment (Gino Borgatta) • 048 Pallottino R. — I paesi nuovi nel loro procedere economico (Gino

Borgatta) » 646

Prezzolini G. — La Francia ed i francesi nel secolo xx osservati da

un italiano (Gino Borgatta) » 904 Redslob Robert — Die Staatstkeorien der Franztisischen

National-Versamlung von 1789 (Angelo Villa) n 631 Sandonà Augusto. — Il Regno Lombardo-Veneto, 1814-1859 (G. Prato) » 351 Scott — The constitution and finance of english, scottish and irisb

joint-stoek Companies to 1720 (G. Prato) » 348 Small. — The Cameralists (G. Prato) » 349 Udny Yule G. — An Introduction to the theory ef Statistica (Gino

Borgatta) » 910

Economia e finanza teoretica — Economia applicata — Statistica.

Alberti Mario. — L'economia mondiale nel 1912 (Gino Borgatta) . Pag. 653 Barone Enrico. — Principii di economia politica (Gino Borgaita) . » 913 Battietella C. — Il concetto di reddito in economia, in finanza e nel

diritto finanziario » 659

Biblioteca dell economista (La), diretta da P. Jannaccone (G. Prato) . » 344

Binney Dibblee G. — The laws of Supply and Demand (Gino Borgatta) » 520 Benini Rodolfo. — L'azione recente dell'oro sui prezzi generali delle

merci (G. Prato) 636 Caronna F. — Teoria della osenzione tributaria dei redditi minimi

(G. Prato) 411 Calwer T. N. — La répartition dea richesscs (Gino Borgatta) . » 522

Chapman S. J. — Politicai Economy (Gino Borgatta). . . . » 81 Copeland M. T. — The cotton manifacturing industry in the United

States (Gino Borgatta) » 916 Department of Commerce and Labor (United States of A.): Taxation

of Corporations (Gino Borgatta) » 655 De Pietri Tonelli A. — La speculazione di Borsa (Gino Borgatta) » 423 Donatelli Gaddo. — Relazione sul V censimento demografico e I

cen-simento degli opifici ed imprese industriali in Venezia (G. Prato) » 413 Fiaher Irving. — Elementary Principlcs of Economica (Gino Borgatta) » 419 Franchi M. C. — La Banca d'Italia dopo l'atto bancario del 1893

(Gino Borgatta.) 919

Gherini L. — Il crollo del vitello d'oro (Gino Borgatta) . . » 917 Gobbi Ulisse. — Elementi di economia politica (Gino Borgatta) . » 650 Grillotti Benvenuto. — Le imposte sugli incrementi di valore nei

capi-tali e sulle rendite nei redditi (interessi, salari e profitti)

(G. Prato) » 411

How to inveet when prices are riting. A scientific Method of Providing

for the increasing cost of living. A cura della « Securities

Review » (Gino Borgatta) » 914

! ìf>

' VI/.

/

(13)

Lémonon E. — L'Italie economique et sociale (Gino Borgatta) . . Pag. 653

Lenoir N. — Études sur la formation et les mouvements dcs prix

(Gino Borgatta) » 518

Lioy D. — L'economia politica a volo d'uccello (Gino Borgatta) . » 520

Lollini E. — La norma di diritto tributario nello Stato moderno

(Gino Borgatta) » 657

Marriot J. A. R. — The French Revolution of 1848 in his economie

aspect (Gino Borgatta) » 913 Masci Guglielmo. — Il concetto e la definizione del reddito (G. Prato) » 637 Morelli S. — La Banca unica ed i suoi vantaggi di fronte alla

plu-ralità delle banche di emissione in tempi di crisi (Gino

Bor-gatta) » 919

Murray R. A. — Lezioni di economia politica (Gino Borgatta) . » 80 Osorio A. — Thóorie mathematique do l'échange (Gino Borgatta) . » 912 Patten S. N. — The reconUruction of economie theory (Gino

Borgatta) » 521

Pierson N. G. — Priuciples of Economica (Gino Borgatta) . . » 420 Pigou prof. A. C. — Weaith and Welfare (Gino Borgatta) . . » 420 Ramorino Angelo. — La Borsa, sua origine, suo funzionamento

Giu-seppe Prato) » 671

Samsonoff B. — Esquisse d'uue tlióoric generale de la Rente (Gino

Borgatta) 78

Seligman E. R. A. — L'impdt sur le revenu » 654 — Essays iu taxatiou (Gino Borgatta) » ivi Sella Emanuele. — Dei- Wandel dos Besitzus » 669 Supino Camillo. — La navigazione dal punto di vista economieo

(G. Prato) » 540 Tangorra Vincenzo. — Delie pubbliche imprese e delle entrate che

ne provengono » 656 — Contributo alla teorìa delle tasse : principii fondamentali della

dottrina (Gino Borgatta) . . . . ' . . . » ivi Tougan-Baranowsky. — Les crises industriellcs en Angleterre (Gino

Borgatta) » 652

Trevisonno N. — Teoria dell'equilibrio economico (Gino Borgatta) . » 517 Van Elewyck E. — La Bauque Nationalc de Belgique. Lea théories et

les faits (Gino Borgatta) » 917 Vinci F. — Sulle vicende del metodo sperimentale nello sviluppo

del-l'economia politica (Gino Borgatta) • 517 Visconti A. — Emigrazione ed esportazione (Gino Borgatta) . . » 919 Wagner A. — Fondements de l'óconomie politique (Gino Borgatta) . » 523

— Traité de la science dea finances: Le crédit public - Histoire de l'impót depuis l'antiquité jusqu'à 1815 - Histoire de l'impdt

depuis 1815 jusqu'à 1910 (Gino Borgatta) » 658 Zorli Alberto. — Di un nuovo recente indirizzo della scienza

econo-mica iu Italia 424 — Sulla teorica degli accertamenti in diritto tributario (Gino Borgatta) » iv

(14)

Economia sociale, Sindacati industriali ed operai, Case operaie.

Barbieri Giuseppe. — L'industria dei fiammiferi in Italia e all'estero

(G. Prato) Pag. 638

Bertarelli Ernesto. — Igiene sociale (Gino Borgatta) . . . » 82 Blgot. — La Mexique moderne (A. Geisier) » 666 Cahen G. — Le logement dans Ics villes. La crise pnrisienne (Gino

Borgatta) » 525

Carnbon Victor. — La Franca au travail (A. Geitter) . . . . » 665 — L'Allemagne au travail (A. Geitter) » 666 Clark. — The control of trusts (Gino Borgatta) » 523 Coletti Francesco. — Il rincaro dei viveri (Gino Borgatta). . » 82 De Périgny. — Les cinq républiques de l'Amérique centrale (A. Geitter) » 666 Fyfe H. H. — Aux pays des diamante et de l'or (Africa meridionale)

(A. Geitter) » ivi

Fraser Foster. — L'Amérique au travail - L'Australie (A. Geitter) . » ivi Koebel. — L'Argentine moderne (A. Geitter) » ivi Institut de Sociologie Solway. — La politique de la reforme sociale

en Angleterre (Conferenze di P. Morel, A. G. Gardiner,

C. Mallet) (Gino Borgatta) » 82 Istituto per le case popolari ed economiche di Milano. —

Rela-zioni al Conto consuntivo per l'esercizio 1911-12 . . . » 527 — di Genova. — Relazione al quinto esercizio (1912) . » ivi

— Romano di Beni Stabili (Gino Borgatta) » ivi Izart F. — La Belgique au travail (Gino Borgatta) . . . . » 666 Maro) L. — Il problema delle abitazioni popolari nei riguardi sociali

e finanziari (Gino Borgatta) » 526 Muzet A. e E. Taris. — Aux pays balcaniques et la Russie et ses

riehesses (A. Geitter) » 666 Prato G. — Le protectionisme ouvrier (Gino Borgatta) . . . » 84 Prezzolini Giuseppe. — La Francia e i francesi nel secolo xix

(Al-berto Geisier) » 666

Rottach Ed. — La Chine moderne (A Geitter) » 666 Tommasina C. — Il Corso di Estimo (civile-industriale-rurale) (Gino

Borgatta) » 83

Virgili! Filippo. — L'assicurazione degli infortuni sul lavoro agricolo

Webb S. e B. — La lutte préventive contre la misère (Gino Borgatta) » 528 Wolfe F. E. — Admission to American Trade-Unions (Gino Borgatta) » 524 (G. Prato) » 540

Economia agricola

Protezionismo, Finanza municipale, Estimo e Ragioneria.

Borgatta Gino. — Statistiche municipali (A proposito del IV Annuario Statistico delle città italiane redatto da Ugo Giusti ; dei dati statistici a corredo del resoconto dell'Amministrasione comu-nale di Milano ; dell'Annuario statistico del Comune di Firenze, del Municipio di Torino e de « La statistique démographique des

/ / i f l

t ì

; / •

(15)

gratides villes du monde » (1880-1909), pubblicata dal « Bureau

muDicipal de atatiatique d'Amsterdam Pag. 891 Di Nola. — Gli aspetti odierni dell'economia agraria (Gino Borgaita) » 920 Fifth Annual Beport of the United Committee for the Tazation of

Land Values (Gino Borgatta) » 428 Graziadsi A. — La questione agraria in Romagna: Mezzadria e

Bracciantato (Gino Borgatta) » ivi Guyot Yves. — La gestion par l'État et les municipalités (Gino

Borgatta) » 426

International Free Trade Leagne. — The burden of proteetion (Gino

(Borgatta) » 426

Monografie edite in onore di Fabio Besta. Scritti' di M. Cinque, di R. Matteucci, S. Magrini, E. Ghidiglia, R. La Barbera, L.

Ca-roneini, A. Stella, G. Rossi (Gino Borgatta) . . . . » 430 Somervilla W. — Agriculture (Gino Borgatta) » 921 Zattlni G. — Superficie territoriale e superficie agraria e forestale

dei Comuni del Regno d'Italia al 1" gennaio 1913 (Gino

Borgatta) 922

Ziino ing. N. — La stima delle miniere (Gino Borgatta) . . . » 429

E m i g r a z i o n e e Colonie — Q u e s t i o n i c o l o n i a l i .

Bernardi Amy A. — Italia randagia (Gino Borgatta) . . . . Pag. 230

Bertacchi C. — L'Africa Mediterranea e l'Italia (Gino Borgatta) » 228 Bonardelli E. — L'emigrazione e la colonizzazione italiana sulla

costa del Pacifico . » 231 — Il Cauadà agricolo ed industriale (G. Borgaita) » ivi Batterò A. M. — Progresos económicos do Italia y Argentina y la

exposición internacinnal de Turin 1911 (G. Borgatta) . . » 233 Carano-Donvito G. — Del regime finanziario e del regime doganale

in ispecie nelle Colonie (G. Borgatta) » 89 A. Caroncini. — L'ultimo Congresso nazionalista (Gino Borgatta) » 226

Di Staso. — Da ciò che insegna la guerra (G. Borgatta) . . . » ivi Fortunato G. — Il Mezzogiorno e lo Stato italiano (Gino Borgatta) . » ivi Govi M. — Il socialismo internazionalista o la guerra

italo-balcanico-turca (Gino Borgatta) » 229 Lattee A. — Diritto e consuetudine nell'ordinamento fondiario delle

nuove terre italiane (Gino Borgaita) » 228 Marchetti dott. L. — Rapport sur l'émigration dans ses rapporta avec

l'occupation dea travailleurs (Gino Borgatta) . . . . » 233 Mosca Gaetano. — Sul trattato di Losanna (Gino Borgatta) . » 229 Neppi-Modona L. — I rapporti fra l'uomo o il suolo nelle Colonie e

i tentativi fatti per risolvere i principali lati del vasto

pro-blema in alcune regioni nord-africane (Gino Borgatta) . » 86 Pinchia E. — L'impresa di Tripòli (Gino Borgatta) . . . » 87 Pompili A. — Le vie della civiltà europea e l'avvenire d'Italia (Gino

Borgatta) » 230

(16)

Schneider dott. K. — Jahrbuch Uber di* deutschen Kolonien (Gino

Borgatta) Pag. 233

Ufficio d'emigrazione dall'Umanitaria. — Emigrazione agricola al Brasile (Relazioni dei prof. A. Bellucci, prof. G. Pierraecini,

D. Guzzini (Gino Borgaita) » 232 Venezian G. — Proprietà fondiaria in Libia (Gino Borgatta) . » 228 Vignassa de Regny. — Libia italica - Terreni ed acqua - Vita c

culture della nuova colonia (Gino Borgatta) . . . » 87 Virgilii Filippo. — Gli italiani all'estero - Le fasi e gli aspetti della

emigrazione italiana (Gino Borgatta) » 231

Problemi ferroviari.

Benedetti F. — L'industria privata dei servizi pubblici ferroviari, tranviari e di navigazione, ed il trattamento del relativo

per-sonale, disposto colla legge 14 luglio 1912 (Gino Borgatta) . Pag. 663 De Leener G. — La politique des trausports en Belgiquo (Gino

Borgatta) » 664

Norsa R. — Problemi di traffico urbano e ferrovie metropolitane agii

Stati Uniti (Gino BorgaUa) » 661 Tajani F. — La riforma delle tariffe per le merci sulle Ferrovie dello

Stato (Gino Borgatta) » 662

APPUNTI BIBLIOGRAFICI.

In questa rubrica si tenne parola di lavori di Pierre Loti, G. Cimbali, G. Degli Azzi. U. Monetti, G. Licciardelli Galatioto, E. Vercesi, M. Tur-mann, T. Ricca, N. Guida, S. L. Breton, A. Celli, G. Scacco, A. Boffa, M. Cervantes, G. Bertoni, G. P. Eckermann, D. Paparrigolupos, E. A. Poe, R. Bagot, B. Croce, Collezioni varie di G. Laterza, A. Ag biti, U. Gobbi, N. Stolti, G. Del Vecchio. L. Abello, J. Leroy, Paul Dien.tag, F. Troitzsch, Frithjof Noack, R. Hessen, da pag. 235 u 240. — E. Bernstein, A. Zév.ès, J. Pro o, L. Jouhaux, O. Zuccarini, O. Dornblilth, R. Bettazzi, G. Baviera, E. Maccaferri, da pag. 431 a pag. 432. — Redslob Robert, Framarino dei

Malatesta, Eva KOhri Amendola, Haynej G. E.. Mortara G„ Solmi A., Co-lucci T., Viazzi P., Dallari G., Léon e Maurice Bonneff, C. Bresciani-Turroni, F. Savorgnan, F. Corridore, A. De' Stifani, L. Amoroso, E. Avanzi, G. Ni-cotra, A. Zorli, Andréadés A., I. La Lumia, C. Di Nola, M. Pinsero, C. So-mig i, Rodolfo Ben ni, A. Graziani, E. Masci, G. Barbieri, F. Ches a, Ca-millo Supino, Pietro Gribaudi, L. Jarach, L. S ott Blakey, E. Dugoni, L. Devoto, G. Rocca, W. F. Ogburn, G. E. Palma di Castiglione, A. Gra-ziadei, E. Chiesa, E. Del Vecchio, E. Kynin Wellington Koo, W. Watson Davis, G. Ferrerò, da pag. 631 a pag. 644. — Carmelo Caristia, Ugo Giusti, G. Del Vecchio, E. Sar atti, L. Jonhaux, A. Bauer, Blaine Free Moore, E. Sella, Doufour, R. Falco, G. Brucco eri, R. A. Morray, F. Flora, F. A. Wood, P. N ccolini, E. Arduino, M. Marsili-Libelli, C. Toesca di Castellazzo, A. Ramorino, Henry Lowenfeld, da pag. 668 a pag. 672. — A. Andréadés, V. Porri, H. Dietzel, G. Boitani, M. Belton, Renzo Norsa, Clarence, P. Gould

/

(17)

L. Princivalle, A. Caroncini, P. Vignassa De Regny, E. Chessa, T. Porri, C. L. Gasca, M. Roberti, G. Bruno, E. Lolini, Abello, E. Toniolo, L. De Prosperi, G. Diena, C. Burali Forti, Nicola Stolti, G. Solari, E. Avolio, E. Cimbali, E. Audenino, Domenico Ghetti, R. De Cesare, Giorgio Rattone, E. R., da pag. 792 a pag. 800. — L. Abello, E. Guasco, G. Diena, V, Arangio-Ruiz, M. Roberti, U. Conti, F. Dottori, G. Massidda, C. Arnaldi, E. Ruta,

pag. 928.

VARIE.

Programma di concorso per una memoria sul u Protezionismo

indu-striale in Italia Pag. 432

SUPPLEMENTO ALLA " RIFORMA SOCIALE

RICCARDO BACHI. — L'Italia econoirrca nel 1912: Annuario della

(18)
(19)

LA RIFORMA SOCIALE

Nel fascicolo con cui la * Riforma Sociale » inaugura la sua XX annata, Achille Loria ritorna, con acute considerazioni, sull'argomento importantissimo del concetto di reddito imponibile, intorno al quale fervono da qualche tempo (e in buona parte per sua iniziativa) tante geniali e feconde controversie.

Viene poi integralmente pubblicato, come ben degno di larga dif-fusione, un amenissimo documento amministrativo: la relazione sull'inchiesta provocata dal disastroso fallimento d'uno dei più ma-gnificati fra i recenti tentativi municipalistici italiani. L'episodio

è così tipico ed edificante da compensare largamente della fatica dovuta durare per ottenere una copia del clandestino cimelio.

Il Direttore della Rivista premette quindi poche parole introdut-tive a due articoli relativi all'ormai notissimo disegno di legge che suscitò la celebre invettiva dell'on. Giolitti contro le borse. Quello di Argentario vuole essere di critica dell'intiero disegno di legge e delle sue tendenze paternalistiche. Sebbene scritto dal punto di vista speciale di chi reputa di avere una certa pratica delle borse, dimostra tutta la comica inutilità degli sforzi di voler irregimentare e regolare ciò che dai Governi non si è mai potuto regolare e ir-regimentare: i prezzi delle cose e dei valori. Lo studio del T o e s c a di Castel lazzo invece è un chiaro elogio dell' unica norma buona contenuta nel disegno di legge e cioè l'abolizione dell'eccezione di gioco.

Tra le rassegne copiose e interessantissime, segnaliamo l'ottimo quadro che Gino Borgatta ci offre del progresso economico sociale in Inghilterra nell'ultimo secolo, sulla scorta della recentissima edizione della classica opera del Forter, così opportunamente ripub-blicata e portata al corrente dall'Hirst. E richiamiamo altresì l'attenzione sullo studio con cui il Casaretto riassume e critica recenti studi sul vessato problema dei criteri di stima in caso di appropriazione per pubblica utilità.

L U I G I B I N A U D I

LEZIONI DI SCIENZA DELLE FINANZE

professate nella R. Università di Torino, raccolte e pubblicato

a cnra

del Dott. GIULIO FENOGLIO

(Torino, Tip.-Llt. R. Visoonti, 1D11)

(20)

della scienza finanziaria, che ne espressero, a voce e per lettere pri-vate, assai lusinghiero giudizio. Cosicché credo opportuno annunciare che dell'edizione comparsa nel 1911, e non rifatta in seguito, rimane disponibile un assai limitato numero di copie, che metto in vendita nella fiducia di fare cosa gradita ai cultori delle discipline finan-ziarie che non avessero conoscenza di queste lezioni dell'insegnante dell'Ateneo Torinese.

Ecco il sommario dei capitoli in cui le lezioni sono ripartite:

CAPITOLO I. Concetto della scienza delle finanze: Metodo di studio e

rapporti con le scienze affini: CAPITOLO II. Del?autonomia della scienza

finanziaria e della classificazione dei bisogni pubblici e dei mezzi atti a soddisfarli ;. CAPITOLO III. Dei prezzi quasi privati ; CAPITOLO IV.

Dei prezzi pubblici: CAPITOLO V. Delle tasse; CAPITOLO VI. Dei

con-tributi di miglioria: CAPITOLO VII. Delle imposte in generale; CAPI-TOLO Vili. Delle imposte sui consumi ; CAPITOLO IX. Delle imposte sul

reddito; CAPITOLO X. Delle imposte sui trasferimenti dei capitali;

CAPITOLO XI. Entrate straordinarie dello Stato.

Il brevissimo sommario dell'ampia materia svolta mette in luce la maniera di trattare la scienza finanziaria tenuta in queste lezioni. Le peculiarità essenziali di questo corso sono le seguenti : 1) di avere concepito lo studio della finanza principalmente, per non dire esclusivamente, come uno studio di prezzi ; partendo dalle entrate che consistono in prezzi privati o quasi privati e ve-nendo, attraverso a successive gradazioni, insino alle imposte; 2) quanto a queste ultime, la cui teoria si dimostra ribelle a qual-siasi principio finora escogitato, l'A. ha tentato la costruzione di una teoria che egli chiama dell' « imposta naturale » che è quello che i contribuenti pagherebbero se fossero uomini economici perfetti, imposta che di fatto non si attua, ma a cui si tende ad opera delle varie reazioni, largamente studiate, che i contribuenti oppongono alla eccessiva pressione tributaria; come la frode fiscale, la emigra-zione dei capitali (con la teoria degli Stati cuscinetto), la emigraemigra-zione delle persone, le rivolte e le rivoluzioni ; 3) di avere cercato di dimo-strare come la approssimazione praticamente più perfetta dell'im-posta « naturale » sia l'imdell'im-posta la quale grava sul reddito « consu-mato ». Qui l'A. riprende in esame una teoria classica dello Stuart Mill, insieme con le applicazioni che ne furono recentemente fatte, con profondità ed originalità grandissima, alla scienza economica del Fisher; e ne mette per la prima volta in luce la fecondità di applicazioni finanziarie. Tutto l'ordinamento tradizionale « di merito » delle imposte sul reddito e sul consumo ne riesce mutato a fondo onde l'A. tratta prima delle imposte cosidette sui consumi come della applicazione più perfetta dell'imposta « naturale » e poi delle imposte cosidette sui redditi come di una grossolana approssimazione.

Questa per sommi tratti la tela del corso del prof. Einaudi, che da tempo avevo avuto l'onore di raccogliere e pubblicare. Sapendo che difficilmente l'A. avrebbe presto proceduto ad una trattazione propria, ho creduto opportuno di pubblicare questo mio transunto

(21)

vanti dalla fretta di soddisfare via via alle richieste degli studenti, assumo intiera la responsabilità. Anche così come sono state da me riprodotte, le lezioni mi paiono degne di essere meglio conosciute da quel pubblico di studiosi i cui privati incoraggiamenti soltanto hanno indotto l'A. a darmi il consenso di fare quel pubblico annuncio che insistentemente invano da tempo gli avevo richiesto.

Dott. GIULIO F E N O G L I O .

Il volume, legato in brochure, di 926 pagine litografate, si trova in vendita, al prezzo di L. 10, nette di sconto librario, presso il Dott. Achille Necco, piazza Santa Giulia, 11, Torino, a cui esclusiva-mente dovranno essere indirizzate le richieste.

« Una citazione, a titolo d'onore, tengo a fare : ed è quella delle lezioni « litografate di Scienza delle Finanze del prof. Einaudi, perchè si tratta di « opera inedita: eccellente lavoro, in molti punti assai suggestivo... ».

Colonn. prof. ENRICO BARONE,

in nota preliminare a Sludi di Economia finanziaria, in Giornale degli Economisti. Giugno 1912.

è il giornale commerciale, industriale, finanziario, agricolo più diffuso d'Italia. Arriva nei principali centri di pro-vincia coi primi treni del mattino.

Il suo servizio telegrafico da ogni mercato come da ogni borsa Bia italiana che estera, ò dei più ricchi.

Indnstriali, commercianti, agricoltori, nomini di finanza, ecc., tatti trovano nel Sole notizie preziose pei loro affari, cosi ne hanno largamente compensato il prezzo d'abbonamento.

Prezzo d'Abbonamento per un anno:

Al S O L E Regno L. 28

Al S O L E b Monitore dei Prestiti » L. 33

Al S O L E e Bollettino Protesti Cambiari » L. 40

Al S O L E , Bollettino Protesti e Monitore » L. 45

SOLE

— Estero L. 48

- » L. 55

— » L. 64

- » L. 70

n Monitore del Prestiti -

Giornale settimanale finanziario - pubblica le

Estra-zioni di qualsiasi prestito nazionale ed estero. — Agli Abbonati verifica gratuita delle loro cartelle in tutte le estrazioni.

Abbonamento annuo: P e r l'Italia L. 5 — P e r l'Estero L. S .

J W P e r gli Abbonati delta " Riforma Sooiale „ (L. 1 5 ) ai è istituito

pel 1912 un abbonamento cumulativo col " Sole „ (L. SS) a L. 4EO» Chiedere numeri di saggio all'

(22)

L I R A M A C O M M E R C I A L E

Bollettino Ufficiale della Camera di Commercio Italiana per la Germania

Stadia i più importanti problemi economici che sono all'ordine del giorno in Italia e in Germania.

Pubblica notizie riguardanti le modificazioni della Legislazione com-merciale, bancaria, dei trasporti, ecc. o nelle condizioni dei mercati. È la rivista del genere più diffusa nei due paesi, e non si propone affatto alcuna speculazione commerciale.

P R E Z Z I D ' A B B O N A M E N T O

REGNO ESTERO La Riforma Sociale . . L. 15

La Rassegna Commerciale ^ j® j per L. 22 = M. 18 { per L. 25 = M. 30 Chiederò numeri di saggio alla

Ammlnlstraz. de " La Rassegna Commerciale „ Berlin W. Sebosneberger Vfer 31.

IVI I INI

RIVISTA DELLE RIVISTE

R O M A — Via Cicerone, TST. 56 — ROMA

(Casa propria)

Abbonainanto Li» D I E C I - All'isti» Li» Q U A T T O R D I C I . (AbbimiiDti emuliti» con la Riforna Sociali: oil ragno L. 2 0 ; iati» L. 2 0 , 8 0 ) .

La MINERVA. Rivista delle Riviste, entra ora nel suo anno XXII. È diretta da Federico G-arlanda, già Deputato al Parlamento, Professore Ordinario dell'Università di Roma (autore di Filosofia delle parole, Terza Italia, Shakespeare: 11 poeta e l'uomo, ecc.).

La MINERVA è uua Rivista delle Riviste, cioè a dire fa lo spoglio delle più autorevoli Riviste di tutte le parti del mondo, e ne riassume, in forma breve e chiara, gli articoli più interessanti per il lettore italiano.

La MINERVA è la più diffusa fra tutte le Riviste italiane di cultura. Abbo-namento lire dieoi all'anno. Fascicoli quindicinali di 96 colonne, con copertina, contenenti più di mille articoli degli scrittori più autorevoli di tutte le parti del mondo.

La lettura della MINER VA è indispensabile a tutte le persone intelligenti. È l'Università moderna che viene a voi, in casa vostra. Le famiglie, nelle quali si legge MINERVA, acquistano una evidente superiorità di cultura e di idee su quelle che non la leggono.

A richiesta, fascicoli di saggio gratis>

v

•t - 1

(23)

Sulla nozione del reddito imponibile.

(A proposito di un teorema di L. Einaudi).

Se io dovessi esporre, nei termini che mi sono consueti, e da cui non giungo a divellermi, tanto più che coincidono col linguaggio universale — le idee svolte magistralmente dall'Einaudi nel suo recente lavoro (1) — direi press'a poco così :

L'imposta non deve colpire la totalità del prodotto, ina quella sua parte che sopravanza alla reintegrazione del capitale impiegato edalla eventuale accumulazione di un nuovo capitale, e che sola costituisce il reddito vero e proprio. Ora, come si può pervenire all'intento? Il metodo più ovvio e più certo sarebbe di colpire i prodotti, in cui il reddito si consuma, ossia di tassare i fabbricanti di merci-reddito, i quali penseranno poi a rimbalzare l'imposta sui redditieri che ne fanno richiesta. Tale è appunto il metodo che il Prato ha egregia-mente difeso in un numero precedente di questa stessa rivista, con una dirittura di ragionamento e coerenza di logica, di cui debbo fargli i più schietti elogi (2). E se ciò fosse appieno possibile, non vi sarebbe più questione. L'imposta colpirebbe i prodotti di consumo superiore, in cui si realizza il reddito, esentando invece (oltre ai prodotti di consumo necessario, in cui si realizza il salario) i prodotti di

ripro-(1) Intorno al concetto di reddito imponibile e di un sistema d'imposte sul reddito consumato, Torino 1912.

(2) • Di alcune recenti teorie eul capitale e sul reddito e delle loro conse-guenze tributarie », Riforma Sociale, novembre 1912. L'indole del presente arti-colo non mi permette di esaminare qui le acute obbiezioni cbe il Prato rivolge al mio concetto del reddito, nò i giudizi cbe egli esprime su dottrine ed autori recenti, — in parecchi dei quali del resto pienamente convengo ; solo facendo qualche riserva circa il suo apprezzamento, troppo severo a mio credere, del De Franciaci Gerbino, il cui scritto sul reddito contiene saggie e vere osserva-•ioni. Sulla nozione dei reddito ba disquisizioni sottili e profonde un giovane e promettentissimo ingegno, il D.r Guglielmo Masci, nel recente e notevole libro:

(24)

duzione, in cui si realizza il risparmio, e cosi sarebbe ottenuta la piena, completa, irreprensibile attuazione della indicata norma tribu-taria. Soltanto rimarrebbe a discutere, se l'ossequio alla norma designata non fosse per avventura ottenuto a scapito di più elevate esigenze della euritmia tributaria. Perchè insomma nessuna considerazione varrà a cancellare il carattere antipatico e obliquo di un sistema di tassazione, cbe ha bisogno di imporre il tributo a Pietro perchè Paolo lo paghi; nè l'impronta aleatoria e fallibile di un sistema, cbe si affida, per effettuare l'equità tributaria, al processo malcerto ed irto di attriti e di falle della ripercussione; nè infine il fatto, che un tale sistema converte i rivenditori in agenti del fisco ed accorda loro illeciti lucri, così violando il IY canone di Adamo Smith.

Comunque, e per quanto voglia farsi una latissima parte alle im-poste sui consuini nou necessari, è forza riconoscere (e l'Einaudi esplicitamente l'ammette) che esse per sè sole non bastano a colpire la totalità del reddito, e che pertanto, ad adeguatamele percoterlo, è d'uopo fare inoltre ricorso alle imposte dirette sul reddito. Ma qui appunto si affacciano le più gravi difficoltà. Se invero fosse sempre possibile di sceverare la parte del prodotto che il redditiere accumula, da quella cbe invece consuma, non si avrebbe che a far pesare l'im-posta su questa seconda massa di beni. Ma disgraziatamente invece la ricchezza si affaccia al fìsco come una totalità inscindibile di ele-menti eterogenei ; in altre parole, dalla miniera della produzione esce una pepita, in cui l'oro del reddito non è mai puro, ma trovasi fram-misto ad altri elementi di ben diversa natura, che è impossibile al-l'occhio più aguzzo di sceverare. Ora, ciò posto, lo Stato, che vuol colpire con una imposta diretta il reddito vero e proprio, non può sorprenderlo senza più nella sua misura e nella sua esistenza auto-noma, ma è costretto a ricorrere a degli indizi, a degli spedienti più o meno efficaci o riusciti. Ma lo spediente supremo riducesi a questo: colpire con un'imposta differenziale quelle parti del prodotto, di cui è presumibile cbe si consumino improduttivamente, ed esentare invece quelle parti di cui può presumersi che vengano accumulate. £ questo il segreto di una serie di istituzioni tributarie, che altrimenti riusci-rebbero inesplicabili, fra cui le precipue sono : l'imposta complemen-tare sul patrimonio ; l'esenzione tributaria di una quota di reddito crescente col numero dei famigliari; l'esenzione tributaria dei premi d'assicurazione, e delle foreste nel periodo del rimboschimento; la

\

(25)

bricata, e l'esenzione dell'area fabbricabile; l'imposta progressiva; le imposte sui trasferimenti fra vivi ; l'imposta successoria ; l'esenzione tributaria dei miglioramenti agricoli e del sopraprezzo dei titoli. — Tutti questi fenomeni finanziari, dice l'autore, cbe a primo aspetto sembrano il frutto del capriccioso arbitrio del legislatore, non sono precisamente che il prodotto della necessità, in cui esso si trova, di aggravare la mano sulla ricchezza cbe è presumibilmente consumata, e in cui pertanto si materializza e concreta il reddito imponibile. — Per es., i redditi maggiori si accumulano in proporzione minore che gli inferiori, quindi nei primi vi ha una parte maggiore cbe è reddito imponibile. Dunque, se si vuol colpire il prodotto percepito dai red-ditieri di vario grado, in proporzione alla parte di esso che è consu-mata, bisogua evidentemente colpire il prodotto ottenuto dai redditieri maggiori in una misura più cbe proporzionale. E di qui la necessità dell'imposta progressiva. Del pari, è noto che i redditi patrimoniali si accumulano meno dei redditi professionali; dunque nella massa totale dei prodotti appropriati dagli uni e dagli altri, la parte consu-mata è maggiore pei primi che pei secondi; dunque bisogna colpire i primi con una imposta differenziale. E ciò si ottiene mercè l'imposta sul patrimonio. E così dicasi degli altri fenomeni ed istituti sopra enun-ciati ; i quali tutti riescono documento, riprova e, comunque si voglia imperfetta, attuazione della norma finanziaria suprema, che sancisce l'immunità tributaria della ricchezza risparmiata ed addensa l'imposta esclusivamente sulla ricchezza improduttivamente consumata.

Tale per sommi capi il concetto, che l'Einaudi svolge con larghis-sima copia di argomenti e con una potenza di coordinazione vera-mente ammirabile, che sa raccogliere i fenomeni in apparenza più vari sotto le grandi ali di uno stesso principio. Ed io non esito a dire che il concetto essenziale dell'autore è verissimo, almeno come tesi di equità tributaria (1) e che moltissimi de' suoi raccostamenti mi paiono pienamente riusciti.

(26)

al mio più esplicito elogio della sua trattazione, alla verità indiscu-tibile di moltissimi fra i suoi pratici corollari — qual valore possono mai avere i miei parziali dissensi, vertenti su alcuni punti secondari della sua dimostrazione ? — Ben poco ; così poco che quasi mi sco-raggerebbe dall'additarli, se non mi sollecitasse ad esporli il desiderio, in me quanto nell'autore vivissimo, che si faccia una luce completa su questa spinosa materia.

Ed anzitutto — se io mi accordo quasi completamente coll'Einaudi circa le cose, non giungo invece (e sarà mio torto) ad accordarmi nella nomenclatura, cbe egli accoglie dal Fisher e che io già ebbi a combattere, quando questi per la prima volta la espose (1). Perchè io non sono mai riuscito a comprendere la opportunità di quella distin-zione fra reddito guadagnato e reddito realizzato, che ingarbuglia, a mio credere, un soggetto già per sè non troppo semplice ed ovvio. — Se io posseggo una casa, e questa soltanto, la quale mi dà (de-tratte le spese di riparazione, amministrazione, ecc.) 5000 lire all'anno,

di cui risparmio 2000 — secondo il Fisher e l'Einaudi si deve dire che io ho 5000 lire di reddito guadagnato e 3000 lire di reddito rea-lizzato. E se io non solo non accumulo alcuna parte del reddito, ma consumo in più annualmente 5000 lire del mio capitale, si deve dire, sempre secondo i citati autori, che io ho un reddito realizzato di lire 10.000. In altre parole: l'aumento del capitale fa parte del reddito guadagnato ed il consumo del capitale fa parte del reddito realizzato. Ora io non posso aderire a queste vedute. Infatti il cosidetto reddito guadagnato non è che una miscela eterogenea di reddito e di capitale, cbe per ciò stesso va contro a tutti i canoni di una esatta classifica-zione scientifica; mentre il reddito vero e proprio non può ottenersi se non dopo cbe si è sceverato da quella complessa miscela la ricchezza nuovamente accumulata. E la verità di questa considerazione è così ineluttabile, che si è imposta agli stessi fautori della nuova termino-logia; al Fisher, il quale dice espressamente essere un errore consi-derare l'incremento di valore del capitale come una parte del reddito (2); e all'Einaudi stesso, il quale nel suo pur uou lunghissimo scritto trova modo di commettere quattro infedeltà alla sua nomenclatura, per

(1) Cfr. la nostra Sititeli economica, p. 47, nota. (2) Capital and incune, 28&

(27)

delle « 50 lire cbe si reputano reddito, benché siano risparmiate »; a pag. 86: una parte del reddito guadagnato in verità è non reddito ; a pag. 98: le 60 lire (ricchezza risparmiata) non sono reddito, anzi sono risparmio; infine a pag. 100: per giudicare se una data ricchezza sia reddito e quindi imponibile, si deve badare esclusivamente alla destinazione sua, dichiarandola imponibile se destinata al consumo. Ora, una volta che si afferma così esplicitamente che la ricchezza risparmiata non è reddito, perchè poi conglobarla nel reddito guada-gnato? Come può chiamarsi reddito, sia pure guadagnato, una massa di beni, di cui una parte si esclude cbe reddito sia?

Ma se non trovo cbe possa includersi nel reddito quella ricchezza che è formazione di un capitale nuovo, nemmeno posso convenire coi citati autori, quaudo conglobano a forza nel reddito il capitale impro-duttivamente consumato; poiché si tratta qui di una categorìa affatto diversa dal reddito, che ha ben diverso carattere e ben diverse ed altrimenti fatali influenze. No ; Paolo Lafargue, il quale, giunto in possesso di 160.000 lire, fa un vitalizio con sè stesso, o consuma 10.000 lire all'anno per 16 anni, scorsi i quali si suicida, non ha niente affatto consumato un reddito, perchè quelle 10.000 lire annue non erano reddito, ma parte dol patrimonio. E così ancora, la parte di una rendita vitalizia, che esubera sul profitto ordinario del capitale investito, non è reddito, ma parte del patrimonio. Il che non vuol dire, ben inteso, che questi frammenti di patrimonio consumati deb-bano essere esentati dall'imposta ; vuol dire semplicemente che debbono

essere assoggettati ad un'imposta diversa dall'imposta sul reddito, la quale poi, comunque abbia un posto cospicuo nel sistema tribu-tario, non può in alcun modo tutto comprenderlo ed esaurirlo. E por me riman sempre, malgrado le disquisizioni dei due scrittori, inec-cepibile, che il reddito consta esclusivamente del reddito realizzato, inteso come massa di prodotti di consumo, distruggibile senza lesione del patrimonio, e che il capitale accumulato, o distrutto, appartiene a categorìe economiche sostanzialmente distinte ed inassimilabili a quella di cui qui si tratta.

(28)

ammirando la singolare potenza coordinatrice, con cui l'autore ha saputo raccogliere i più disparati fenomeni attorno ad un solo prin-cipio, pur riconoscendo che in fatto parecchie delle istituzioni finan-ziarie da lui additate giovano come metodi indiretti, o indiziari, di tassazione differenziale della ricchezza in maggior misura consumata, si può proprio affermare che sia questa la sola ragione di codesti istituti? Si può proprio asserire che l'imposta progressiva, l'imposta successoria, l'imposta sui trasferimenti, l'imposta sul patrimonio abbiano ragion d'essere esclusivamente come metodi di tassazione della ric-chezza consumata? Ecco ciò, di cui mi permetto di dubitare; io mi permetto invece di credere cbe, a promovere quelle istituzioni finan-ziarie, confluiscano ben altri e notevolissimi fattori — senza tuttavia escludere cbe v'abbia pure avuto parte quello cbe il nostro autore ha indicato. E ancora : la congestione urbana è proprio eschisivamente il prodotto dell'imposta sulle aree fabbricabili? o non basta a pro-durla l'influenza stessa della rendita edilizia, che il sistema tributario potrà senza dubbio esacerbare ? — Che se taluno mi rimproverasse di fare l'eclettico in casa altrui, dopo aver tanto fatto dell'esclusivismo in casa propria — risponderei che appunto nell'osservare le tesi altrui si raggiunge quella serena visione, che troppe volte difetta quando si ripensino le proprie convinzioni ; e che è libero d'altronde a ciascuno di esercitare a mio carico quell'eclettismo di cui qui mi avvalgo verso il nostro finanziere.

Ma anche indipendentemente da ciò, ed anche passando per buona la tesi essenziale dell'autore, io non ho potuto sottrarmi all'impres-sione che parecchie sue spiegazioni, comunque acute, siano un tantino forzate. Così, senza dubbio è probabile cbe la frazione accumulata del reddito decresca col crescere del reddito stesso — benché vera-mente le statistiche dell'Ireson provino proprio l'opposto; ma è pos-sibile erigere su quella sola e uon al tutto certa premessa un istituto di tanto rilievo, qual'è la progressione dell'imposta? Così ancora, mi pare che l'autore forzi un po' la posizione, quando spiega l'imposta successoria differenziale sui congiunti più lontani, col fatto che questi già consumano improduttivamente le eredità (dico le eredità e non i redditi loro) a differenza di quanto non facciano coloro che ereditano dai più stretti congiunti. E una spiegazione che mi sembra un po' arbitraria, sopratutto quando penso ai tanti figli di padri avari, che si affrettano a scialacquare il patrimonio ereditato ;

(29)

zione di vedute ch'esso è ben lungi, pur troppo, dal possedere. In verità, quando veggo attribuite allo Stato moderno, cosi spesso sven-tato e iguorante, tanto filosofiche e raffinate concezioni, non posso a meno di ricordare l'aneddoto (cbe Marco Minghetti amava spesso raccontare) di quella colta e geniale signora bolognese, la quale, appena lo zotico marito snocciolava qualche scioccheria, soggiun-geva prontamente: Bista vuol dire... e qui enunciava un'idea bella e profonda; mentre il marito brontolava al suo vicino: Non l'avevo nemmeno in fondo ai pantaloni. — E penso che lo Stato potrebbe ben dire altrettanto ai suoi troppo benevoli chiosatori.

(30)

autori dei delitti più atroci, adducendo che in essi malitia supplet aetatem.

Un altro punto ancora ed ho finito. In una nota di scorcio, che ci lascia desiderare una più larga trattazione dell'argomento, l'autore inclina ad affermare che l'imposta sul reddito può dar luogo al feno-meno dell'ammortamento anche quando sia universale ; perchè, anche una tale imposta può lasciar costante il saggio dell'interesse, a cui si capitalizzano i redditi ; e quando scemi il reddito, mentre il saggio dell'interesse è costante, evidentemente il valore del capitale dimi-nuisce. Dunque l'imposta, che colpisce il reddito, si risolve in una diminuzione del capitale. Se un capitale di 100 dava finora un inte-resse di 5, ed ora l'imposta sul reddito riduce questo inteinte-resse a 4,50, il valore del capitale resta 100, quando l'imposta scemi il saggio dell'interesse da 5 a 4,50 m a se invece, successivamente all'im-posta, il saggio dell'interesse resta 5 °|0, l'interesse di 4,50 dà un valor capitale di 90, ossia dunque l'imposta dà luogo ad una ridu-zione del capitale, ossia viene ammortizzata.

Anche qui si sente l'ispirazione del Fisher e della sua tesi, che il valore del capitale si determina capitalizzando il saggio dell'interesse. Ora, come già ebbi a chiarire (2), questa tesi mi sembra insostenibile. Il valore del capitale, ossia della massa di prodotti cbe lo costitui-scono, è, come quello d'ogni prodotto, misurato dal suo costo di pro-duzione e perciò affatto indipendente dal reddito più o meno cospicuo, ch'esso può dare. Dunque se un capitale 100 dava fin qui un profitto o interesse di 5, ed ora, in seguito all'imposta, non dà più che un interesse di 4,50, tutto ciò non può avere alcuna influenza sul valore del capitale, che rimane in ogni caso 100; e quando il valore del capitale resta invariato, evidentemente la riduzione dell'interesse importa una diminuzione correlativa del saggio dell'interesse. Dunque l'ipotesi stessa, che al profitto ridotto di 4,50 corrisponda un capitale di 90 ed un saggio d'interesse di 5 %, è affatto inammissibile.

Ho scritto già troppo più di quanto mi ero proposto, e tuttavia mi avveggo che non ho ancora avuta un parola di elogio per le con-siderazioui acutissime dell'autore sulle foreste e sulle case ; o pel suo

(1) L'apprendo dall'illustre prof. Manzini. (2) Rivista di Scienta, il, 6.

(31)

accenno suggestivo al retto principio, che le spese pubbliche sono limitate dal reddito dei contribuenti; o per la giusta insurrezione contro la dosimetria edonista: o per la pietosa ed opportunissima riabilitazione di un valoroso scrittore, troppo presto rapito alla scienza e troppo immeritamente obliato — Amilcare Puviani. — Ma è ornai tempo di chiudere, e chiudo, raccomandando questo insigne lavoro ai giovani economisti del mio paese, i quali vi troveranno ammaestra-mento e modello di una profonda, ingegnosa e sistematica trattazione di uno fra gli argomenti più complessi ed impervii della scienza finan-ziaria contemporanea.

(32)

LA MERAVIGLIOSA STORIA

di una cantina comunale socialista.

Il documento amministrativo clic offriamo ai lettori della Riforma co-stituisce una vera rarità bibliografica, cosi magicamente sollecita fu la scomparsa dalla circolazione delie poche copie indiscretamente divulgate. L'episodio a cui si riferisce non potrebbe essere infatti più giocondamente istruttivo. Promossa dal partito socialista locale, sotto gli auspici del-l'on. Luigi Montemartini, deputato del collegio e professore di botanica, — al quale dobbiam d'altronde esser grati per Vinteressante contributo recato, con la pubblicazione, da lui promossa, di questa straordinaria inchiesta ad un ordine di studi cui l'illustre suo fratello prof. Giovanni, direttore dell'Ufficio del lavoro, conferì tanto prestigio ed incremento con la poderosa e ben nota opera apologetica sulla teoria e la pratica delle municipalizzazioni — la cantina comunale di Canneto Pavese, salutata con entusiastica gioia al suo apparire da tutti gli organetti dell'italico riformismo, ha trovato modo di lasciar in eredità al Comune, dopo quattro anni di vita, tanti debiti e passività per una somma complessiva di oltre 250 mila lire, alla quale si contrappone un attivo di liquidazione che, nella migliore ipotesi, non arriverà a 100 mila lire. Il diligente commissario prefettizio riassume le cause di un esito cotanto trionfale nell'« anarchia

completa di amministrazione e direzione, nell'incompetenza ed inerzia amministrativa, nell'ignoranza delle discipline legali e quindi nell'inos-servanza di esse; nell'ignoranza completa e continuata delle condizioni economiche dell'azienda; nell'inesperienza delle responsabilità che si po-tevano incontrare ». Ed è invero assai divertente apprendere da queste coscienziose pagine con quali ameni criteri si scegliessero i

rappresen-tanti e si accettassero i clienti, quali inauditi sistemi di contabilità ve-nissero applicati, così da rendere impossibile, dopo pochissimo tempo, qualunque controllo circa le somme incassate o i pagamenti eseguiti; con che olimpica noncuranza si trattassero le precise disposizioni di legge; come fosse osservata la separazione fra l'azienda municipale e la finanza del Comune; con quale facilità riuscisse al primo venuto (clienti ignoti

V

/

(33)

c lontani, nullatenenti insolvibili, perfino due donile semi-analfabete e, per colmo d'ironia, il parroco del paese) di sorprendere la credulità degli

amministratori cogli espedienti più puerili.

Ma la meravigliosa istoria non è tutta altrettanto umoristica: cliè a ben più gravi rilievi ed a considerazioni assai più dolorose si presta questo brillante saggio di iniziativa modernissima per chi voglia esami-nare con attenzione le risultanze della disastrosa inchiesta. Non si tratta sempre di incapacità, di negligenza e di disordine. La scomparsa miste-riosa di merce, le alterazioni sistematiche di libri, gli occultamenti di partite, la vendita di prodotti di cui non figurano i corrispettivi, le con-nivenze con agenti o compratori insolvibili, le violazioni di tassative garanzie legali, la manipolazione di regolamenti per procurare ai diri• genti indebiti Uteri, sono altrettante manifestazioni di evoluta coscienza che ancora trovano nel codice penale la loro nobilissima sede. Lecita pertanto e doverosa ci sembra la domanda a quale punto si trovi il procedimento contro gli amministratori del Comune ed i gerenti la

Can-tina municipale di Canneto Pavese, o se si debba classificare anche questo tipico caso fra quelli, ormai numerosi, di sfacciate impunità, coi quali il Governo incoraggia la prostituzione progressiva del riformismo parlamentare, a scapito del sentimento di giustizia, del quale scompaiono

nella coscienza del nostro popolo le ultime vestigia.

L A RIFORMA SOCIALE.

Assunte le funzioni di Commissario Prefettizio per la gestione provvisoria e liquidazione dell'Azienda Cantina municipalizzata, a sensi dell'art. 162 del regolamento 10 marzo 1904, n. 108, iniziai gli atti ed i provvedimenti accen-nati dall'articolo stesso, e dovendo quindi formare lo stato attivo e passivo dell'azienda ed il progetto di liquidazione, ho ritenuto doveroso formarmi anzitutto un concetto sul come la Cantina sorse, funzionò e cadde così rapi-damente. Ho creduto di dover rilevare e studiare le cause che condussero fatalmente alla disastrosa caduta per farne ammaestramento. E queste cause verrò esponendo, trattando l'argomento solo obbiettivamente, lontano quindi da ogni apprezzamento soggettivo.

(34)

di molto la rinomanza dei prodotti cannetesi e il loro prezzo, da non ritenersi quasi più rimunerativo. Ciò fece sorgere l'idea della istituzione di una Cantina che valesse a frenare il continuo ribasso e a ritornare in onore la fabbricazione di vini a tipo naturale, costante, classico, sia da pasto, sia di lusso.

A questo mirava l'on. prof. Montemartini, come si rileva chiaramente dalle relazioni a suo tempo passate per la stampa. Egli giustamente considerava che a raggiungere lo scopo sarebbe occorso elio i proprietari, avvezzi a vendere con profitto le loro uve, avessero le cognizioni tecniche necessarie per produrre razionalmente vini stimati, mentre per contro ciò riesciva difficile, non avendo essi locali e recipienti sufficienti a ricevere neppure la metà dei loro prodotti, non essendo che pochissime, appena una decina, le cantine capaci di qualche centinaio di ettolitri. Da queste considerazioni traeva la necessità dell'impianto di una Cantina, ma, anziché di una Cantina Sociale, occorreva, secondo il relatore, l'impianto di una Cantina Comunale.

Non la Cantina Sociale (a differenza di quanto si fece in vari altri Co-muni) in quanto che sarebbe occorsa la direzione di una persona tecnica (requisito, secondo me, necessario per tutte le cantine di una certa impor-tanza, anche private), con locale e macchinario occorrente, e munita di cogni-zioni razionali di vinificazione (non ritenendo possibile 1" istituzione di tale Cantina da parte di grossi proprietari, per il pericolo di cadere nella specu-lazione, coll'aggravamento della crisi per la maggioranza dei proprietari) ; non una società fra i piccoli proprietari, per ragioni multiple, non ultima quella di realizzare subito il prezzo dei prodotti.

Quindi la necessità della Cantina Comunale, invocandosi per essa la legge 29 marzo 1903, n 103, sulla municipalizzazione dei pubblici servizi. Che si trattasse di un pubblico servizio, nel vero senso della parola, non è ammis-sibile; che siasi voluto tentare un servizio, dirò cosi facoltativo, si ammette; ma certo fu un salto nel buio, poiché era a tenersi presente l'alea che si correva colla istituzione di un'azienda di carattere eminentemente industriale impossibile a monopolizzarsi, e che, oltre a combattere la forte concorrenza dei prodotti sui mercati e la possibilità di ribassi nei prezzi, poteva andare incontro a tanti e tanti pericoli da lasciare assai trepidanti nel prendere una determinazione in favore.

Se ancora fosse stata incontrastata l'istituzione! ma invece molti pro-prietari e forse i più facoltosi furono contrari, e cioè quelli cbe più sarebbero stati vigili e interessati a condurre correttamente l'azienda. L'on. Relatore, animato da sincero amore per l'azione collettiva, e persuaso del bene cbe avrebbe potuto derivare al Comune in generale ed ai singoli comunisti, avrebbe voluto spingere le Cantine, se ve ne fossero state in Comune, a ritirarsi di fronte alla iniziativa del Comune, il quale, coll'autorità del nome, avrebbe sui mercati riaffermata la buona fama goduta dai prodotti locali, assumendo un'a-zione quasi da calmiere, determinando i prezzi minimi delle uve, impedendo i ribassi eccessivi con vantaggio di tutti, specie dei piccoli proprietari. Aspira-zioni legittime d'ogni onesto, ma cbe purtroppo anch'esse caddero nel vuoto, se pur non si raggiunse lo scopo assolutamente contrario. Secondo il progetto,

/

\

a r "' * 1

(35)

la spesa complessiva per la Cantina doveva essere di L. 55.000: a questa somma, secondo l'on. Relatore, dovevansi aggiungere L. 4000 per acquisto attrezzi, inoltre occorreva un capitale circolante di L. 50.000: una somma quindi complessiva di L. 109.000, che si proponeva assumere a prestito dalla Cassa depositi e prestiti. La quota di ammortamento avrebbe dovuto per gli interessi andare a carico dell'azienda, per il capitale a carico del Comune, e dal progettato bilancio di annata buona si sarebbero avute L. 11.473 di utili, delle quali L. 8000 ai proprietari delle uve e L. 3500 alla cassa co-munale. In un'annata cattiva si sarebbe verificato un deficit di L. 527 da porsi a carico comunale, e questo per una pigiatura di 4000 quintali d'uva in annata buona e 2000 in annata cattiva.

Si presumeva facile il procurarsi i 4000 quintali d'uva per i primi anni, quindi anni di buon vantaggio pel bilancio dell'azienda e del Comune, tanto da costituire un buon fondo di riserva per fronteggiare l'eventuale deficit di un'annata scarsa. Superata la crisi vinicola, si sarebbero avuti i tipi costanti, i grossi spacci, e la Cantina, dopo tre o quattro anni, già bene avviata, cono-sciuta sul mercato, con una clientela acquisita, avrebbe svolta la sua attività in condizioni favorevolissime e assai rari sarebbero stati gli anni d'aggravio al bilancio comunale. Trascorso il trentennio per l'ammortamento del mutuo, il Comune sarebbe rimasto in possesso di un capitale fisso e circolante.

Queste ottime intenzioni, questi buoni propositi, queste rosee speranze dovevano cadere e vertiginosamente cadere in breve volgere di tempo.

Infatti :

Superata od almeno attenuata la crisi vinicola, sopraggiunse fatalmente la crisi procurata dagli elementi atmosferici ; le grandinate inevitabili. Ma niente vini tipi, costanti; spacci si, non grossi, ma abbastanza per procurare veri disastri. Cantina avviata, conosciuta sul mercato, bene avviata? no; conosciuta sul mercato? si, per essere sfruttata da spacciatori creati, improvvisati, in Italia ed all'estero, da una miriade di rappresentanti, da altrettanti cassieri con maneggio di fondi dell'azienda, con più o meno, ma quasi sempre meno buone intenzioni di fare gli interessi dell'azienda. Clientela conquistata: in gene-rale clientela senza vantaggio e spesso dannosa sotto tutti i rapporti ; fittizia in gran parte, perchè cercata, proposta dai sedicenti rappresentanti, cassieri manipolatori d'imbrogli, per non dir altro.

Attività svolta in condizioni sfavorevolissime. Attività negativa da parte di chi doveva esercitare oculatezza nella conclusione degli affari, poca praticità e facilità nelle spese.

L'azienda non sarebbe stata di peso al Comune. Al Comune no; ai contri-buenti s). Il Comune sarebbe rimasto dopo trent'anni, e senza sacrificio, pos-sessore di uno stabile e di un capitale circolante. Pospos-sessore dello stabile, sì, dopo soli quattro anni; ma quante volte ipotecato? Capitale circolante, sì; ma rappresentato da cambiali, dà conti correnti passivi, da mutui gravantisi sulla sovrimposta.

Ma quali le cause? quali gli effetti? quali i rimedi possibili?

(36)

delle disposizioni legali e regolamentari; mancanza di funzioni contabili e corrette norme amministrative ; irregolare sistema nelle riscossioni e nei paga* menti; molteplicità di rappresentanze commerciali; facilità nel credito; spese eccessive d'impianto, di amministrazione, di rappresentanze, di provvigioni, di viaggi.

Per quanto all'idea dell'impianto della Cantina siasi cercato di dare un indirizzo di interesse generale dei comunisti, disgraziatamente il tentativo non riesci, perchè l'operazione nel suo primo nascere fu considerata dal punto di vista politico, e come nelle cose del Comune, nelle opinioni politiche, i cittadini sono divisi in partiti, così avvenne della Cantina, la quale sorse sotto l'im-pressione che dovesse essere cercata, voluta da un partito contro gli interessi dell'altro e degli altri e quindi da questi contrastata.

Probabilmente anche gli oppositori si sarebbero in appresso avvicinati all'azienda se questa fosse stata diretta ed amministrata con criteri inecce-pibili, nè si può, a scusare l'insuccesso, addurre l'opposizione, il contrasto da parte dei dipendenti, poiché l'amministrazione della Cantina ebbe campo di svolgere la sua azione senza di essi, colla quantità di materia prima più che sufficiente per un normale funzionamento.

All'insuccesso dell'azienda concorse in gran parte l'inosservanza delle

disposizioni legali, l'inosservanza delle disposizioni di legge. La legge vuole

che le aziende municipalizzate siano amministrate da speciali Commissioni, i cui componenti, per l'art. 7 della legge e 81 del regolamento, unitamente al Direttore, devono essere responsabili, anche civilmente, dell'andamento del-l'azienda. Di fronte a queste disposizioni, era naturale che il Consiglio comunale dovesse con scrupolosità osservare il disposto dell'art. 5 della legge e 6 del regolamento e scegliere gli amministratori fra quegli elettori che avevano

competenza tecnica e amministrativa per studi compiuti, per funzioni

disim-pegnate presso aziende pubbliche o private, per uffici pubblici coperti, ed infine, in relazione al citato art. 81, che si trovassero nella possibilità di rispondere

eventualmente dei danni recati.

Ma purtroppo, salvo poche eccezioni, le Commissioni che si succedettero, e continuamente completate con nomine suppletive a cagione delle frequenti dimissioni verificatesi specialmente dopo i primi due anni di esercizio, vennero composte di persone che, per quanto buoni viticultori e per quanto potessero essere attivi, non avevano in massima alcuno dei requisiti accennati

dall'art. 6 e spesso neppure la possibilità di rispondere a' sensi degli articoli 7 e 81 succitati. In questi due ultimi anni poi la Commissione fu

lasciata senza presidente e mancante di vari membri, sia per dimissioni, sia per morte, sia per trasferito domicilio.

Il Consiglio comunale non pensò a completare la Commissione o più esat-tamente dovette lasciarla monca forse perchè, dato l'andazzo delle cose del-l'azienda, nessuno trovò conveniente di accettare la carica, e gli amministra-tori rimasti, uno effettivo e due supplenti, ritenendo poter evitare una eventuale responsabilità, se ne disinteressarono affatto e l'amministrazione per tutto questo periodo di tempo fu lasciata pressoché a discrezione del solo Direttore.

(37)

RITARDI NELLA PRESENTAZIONE DEI BILANCI E CONTI. — Quasi inosservato rimase l'articolo 16 del regolamento nella parte che riguarda la presentazione di Bilanci e Conti, che fu fatta sempre in ritardo forse per colpa dei Diret-tori, per la inosservanza dell'art. 33 del regolamento.

CAUZIONE DEL DIRETTORE TECNICO. — L'art. 4 della legge prescrive che il Direttore dell'azienda debba presentare una cauzione. Non discutiamo sul-l'entità della somma fissata dal regolamento speciale in L. 1000. Ma devesi porre in rilievo il fatto che a due dei Direttori succedutisi (e furono ben 4 i titolari in circa 5 anni), cioè ai sigg. Scannavacca e Sernagiotto, non fu fatta prestare cauzione alcuna; e fu male poiché ora non si avrebbe a discutere ancora su di una vertenza lasciata insoluta dal primo, il quale contesta al-l'azienda un credito per una somma, fortunatamente non rilevante.

Volendo ora accennare all'importo della cauzione prestata dagli altri due Direttori, devesi notare cbe questa non garantiva affatto il maneggio dei fondi, inquantocbè non era raro il caso cbe il Direttore si trovasse in pos-sesso di rilevanti somme, avendo in fatto sempre funzionato da tesoriere, e ciò contrariamente al disposto dell'articolo 19 del regolamento speciale del-l'azienda.

SERVIZIO DI CASSA - TESORIERE - DIRETTORE TESORIERE. — Per l'art. 8 della legge il servizio di Cassa dell'azienda doveva essere fatto dal tesoriere comunale, con Cassa e contabilità separate. Al tesoriere, invece di un aggio di riscossione, venne, e ritengo opportunamente, stabilito un assegno fisso di L. 150 che non sarebber state troppe se il tesoriere avesse dovuto veramente esercitare le sue funzioni. Ma, per l'esattore, quel compenso, dopo il primo anno, fu una entrata straordinaria, perchè egli non ebbe mai a funzionare da tesoriere, senza neppure l'onore della compilazione del rendiconto che gli veniva presentato per la firma del Direttore, il quale avendo l'intero maneggio dei fondi, era unico competente a compilare anche il conto finanziario.

Probabilmente, per non trovarsi l'esattore sul posto, ne conseguiva spesso la necessità di dover anticipare fondi; come pure per la natura dell'azienda non era molto pratico il lasciare le riscossioni all'esattore. Ma a ciò riparava la legge, la quale all'art. 8 ed il regolamento agli art. 69-70, lasciavano facoltà di stabilire nel regolamento speciale di un tesoriere proprio con adeguata cau-zione, invece si ebbe una finzione di tesoriere, ed un Direttore, che effettiva-mente funzionava da tesoriere senza controllo. Tutte le riscossioni furono fatte dal Direttore, tutti i pagamenti fatti dal medesimo e generalmente con mandati tratti a suo favore e per spese moltissime e rilevanti e di varia na-tura e perfino i pagamenti ai creditori del sito furono fatti con mandati di rim-borso al Direttore anziché con mandati diretti e giustificati spesso da semplici ricevute e tutto ciò con grave pregiudizio di una retta amministrazione

e di corretta contabilità.

Riferimenti

Documenti correlati

Fra altri argomenti, si tratterebbe di esaminare lo sviluppo di tutti i mezzi che dispensano sempre di più il pensiero dagli sforzi più sgradevoli: i metodi di fissaggio che

Probabilmente Fermi era interessato ad una simulazione numerica, non tanto per controllare la sua “dimostrazione” dell’ipotesi ergodica, quanto per indagare sui tempi

Dossier > Qual è il peso degli immigrati nella nostra economia. Lo straniero ci

Imprese migranti, contatti in vendita a Genova centro [ INTERVENTO DI MASSIMO CANNARELLA ] Nei carrugi della città vecchia convivono il massimo e il minimo dell’integrazione

con popoluione superiore ai 100.000 abitanti. Avremo occasione di tornare su questi aumenti, per il momento commentiamo le cifre cosi come si presentano. Tra le più

nista nell'agricoltura per garantirsi gli approvvigionamenti alimentari; no, essa deve coltivare tutte le sue terre e per le produzioni più con- venienti all'esportazione,

I fattori extra fisici della naturalità dell'industria sono assai svariati, e consistono nelle qualità morali ed intellettuali della popolazione, ossia in quel complesso di

Infatti gli assicurati che hanno versato 500 contributi (o un numero minore, se essi sono stati assicu- rati dopo i 55 anni) hanno diritto al compimento del 60° anno al rimborso