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L ALFIERE. Periodico di informazione dell Associazione Sbandieratori di Arezzo

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Academic year: 2022

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L’ALFIERE

Periodico di informazione dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo

Autorizzazione Tribunale Arezzo n. 2/16 del 23/05/16 - Dir. Resp.: Sergio Rossi - Coordinamento redazionale: Romano Junior Vestrini, Daniele Serboli - L’ALFIERE - Pubblicazione a cura dell’Associazione Sbandieratori di Arezzo, Piazzetta del Praticino, 7 - 52100 Arezzo - Hanno collaborato: Giovanni Bonacci, Lorenzo Diozzi, Simone Duranti, Gabriele Rossi - Foto: archivio Sbandieratori

Anno III – n. 3 Settembre 2018

GRAZIE PROFESSORE

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a notizia ci è giunta improvvisa nel corso della nostra recente trasferta in Germania.

È deceduto Vittorio Dini, il Professore per tutti ma soprattutto per noi Sbandieratori di Arezzo, i suoi ragazzi. Come un segno del destino: lui, che aveva fatto degli Sbandieratori gli ambasciatori di Arezzo e delle sue tradizioni, ci ha lasciato proprio durante una delle nostre tournée. Il suo “messaggio”, il sogno della sua vita è ancora attuale. Le parole rischiano di risultare di circostanza o fuori luogo quando viene a mancare una figura importante e per noi Vittorio Dini importante lo era davvero. Ci per- mettiamo tuttavia due riflessioni. La prima è quasi ovvia: se oggi in Italia ed in larga parte anche in Eu- ropa, è radicata la tradizione di gruppi di sbandiera-

GRAZIE PROFESSORE

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L’ALFIERE - n. 3 - 2018

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tori e si assiste ad un fiorire di associazioni storiche

e scuole di alfieri che “maneggiano bandiere”, lo si deve principalmente a lui.

Determinante fu poi l’intuizione di Alberto Mario Droandi, allora direttore dell’EPT di Arezzo, di rendere autonomi gli alfieri dei Quartieri della Giostra del Saracino e di farne strumento di promozione. Assieme al compianto professor Florido Magrini, fu Vittorio Dini a portare a compi- mento una rigorosa ricerca storica, antropologica, culturale, frutto di conoscenze e competenze straordinarie, grazie alla quale seppe restituire significato e senso allo sbandieramento individuale e collettivo, di fatto originando in embrione tutti i futuri gruppi di sbandieratori.

Vittorio Dini, l’artefice del sogno diventato realtà

Sergio Rossi, Giovanni Bonacci

Il saluto dell’Associazione a Vittorio Dini, ricordi, gratitudine e riflessioni

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GRAZIE PROFESSORE

Tutti gli siamo quindi debitori di aver riscoperto e valorizzato questa tradizione, fatta di coreografie e spettacolo, ma soprattutto di storia e valori universali, trasformando il linguaggio della

“bandiera”, per sua natura simbolo di parte, in uno strumento di unione e fratellanza fra mondi e culture le più diverse.

La seconda riflessione è invece più personale ed umana. Vittorio Dini, il Professore come lo chia- mavamo noi ancor oggi dopo oltre quarant’anni dalle sue dimissioni da Direttore Tecnico, è stato, per generazioni di sbandieratori aretini, ancor prima

che istruttore e responsabile del Gruppo, un secondo padre, un esempio e una guida. Con il suo proverbiale e premuroso familiare epiteto “tato” col quale era solito richiamare la nostra attenzione, con il suo stile mai imperioso o autoritario, ma sempre rispettoso e autorevole, ci ha sì insegnato a

“maneggiar bandiera” ma soprattutto ci ha trasmesso educazione, regole, comportamenti, disciplina, pla- smando in uomini un gruppo di ragazzi.

Per tutto questo ancora Grazie Professore, non La dimenticheremo mai.

I suoi ragazzi

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GIOSTRA E DINTORNI

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Il Maestro di Campo, l’arbitro della piazza

«L’Alfiere» intervista il Maestro di Campo della Giostra del Saracino

L’ALFIERE - n. 3 - 2018

Sergio Rossi

Via Madonna del Prato, 12, Arezzo

erdinando Lisandrelli, classe 1954, aretino dal Casentino, è insegnante di educazione fisica ed è stato nominato Maestro di Campo anche per l’anno Giostresco 2018, edizioni di giugno e settembre.

Ferdinando, come nasce questa passione o comunque questa tua presenza nel mondo della Giostra ed in un ruolo così cruciale come il Maestro di Campo?

Tutto è nato da una chiamata che mi fece l’allora Primo Magistrato Dott. Roberto Rossi a fine 1999, primi del 2000, con la quale mi chiedeva se ero disposto a fare il Vice al titolare di allora Massimo Malatesti. In effetti il mio esordio avvenne in occasione della Giostra numero 100 del settembre 2000, iniziando un’alternanza durata alcuni anni con il compianto Dario Bonini, mentre il mio battesimo come Maestro di Campo titolare avvenne nel 2002.

Per quali motivi avvenne la chiamata? Intendo dire, quali caratteristiche o competenze sono richieste per ricoprire un ruolo così importante?

Qualche abilitazione, chiamiamola così, la posse- devo. Ho praticato l’equitazione per anni, facendo gare ad ostacoli e prendendo lezioni anche da Piero D’Inzeo, ho fatto l’arbitro di calcio fino ad un certo livello per diversi anni. Quindi sì, probabilmente so- no state queste le condizioni che indirizzarono il Primo Magistrato verso di me. Non avevo nessuna esperienza né frequentazione del mondo della Gio- stra del Saracino, ma indubbiamente trovare una persona che potesse fare il giudice e arbitro stando a cavallo, effettivamente mi ha aiutato.

Come si sviluppa l’attività e il ruolo del Maestro di Campo durante tutto l’anno?

In effetti non tutto il ruolo si esaurisce in Piazza Grande il giorno o la notte, nel caso della edizione notturna. Intanto il primo passo è la nomina che avviene ogni anno, generalmente per entrambe le edizioni, da parte della Magistratura della Giostra.

Il secondo passaggio, dopo che la nomina è resa pubblica e comunicata a tutti gli attori e componenti la Manifestazione, è il giuramento di fronte al Sindaco della Città, in occasione della cerimonia di estrazione delle carriere. Da qui inizia il lavoro vero e proprio, perché il Maestro di Campo sovraintende ed è responsabile anche dello svolgimento di quanto accade durante la settimana di prove dei giostratori ed in occasione della Prova Generale. In questo senso, come poi in Piazza, il giorno della Giostra, il Maestro di Campo ha tutti i poteri in tema di sicurezza, regolarità e svolgimento di questi eventi in successione.

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GIOSTRA E DINTORNI

Non è facile controllare, vigliare sulla Piazza, con oltre trecento figuranti e tenere tutto sotto controllo. Come è possibile questo?

Sarebbe impossibile, infatti operare da solo. Il Maestro di Campo è coadiuvato da un Vice, anch’esso a cavallo, e da altri 4 collaboratori a terra, uno per quartiere, che controllano e mi riferiscono su tutto quanto accade e che può rivelarsi non corretto o non rispettoso delle regole del torneo cavalleresco. Mi riferisco per esempio a disturbi di vario genere alle carriere, invasioni della lizza, utilizzo di rumori., fumogeni o altro che possa influire sulla corretta esecuzione della carriera stessa.

La tua esperienza personale di questa “carriera”

ormai di alcuni anni qual è?

Che dire, una soddisfazione nella convinzione di aver sempre agito con correttezza ed imparzialità, così come, ovviamente, si richiede ad un giudice o arbitro. Di sicu- ro mi ha aiutato tantissimo la fiducia, l’esperienza di Massimo Malatesti, Maestro di campo diverse volte ed al quale io ho fatto spesso da Vice, così come lo splen- dido rapporto anche personale che ho avuto con il compianto Dario Bonini, a cui ho fatto il Vice in diver- se occasioni. Due persone esperte, corrette, leali e com- petenti che mi sono state di sicuro insegnamento e mi hanno permesso di esordire come Maestro di Campo..

In sostanza, tante sono le componenti della Manifestazione, ma poi in fondo chi “comanda e dirige” la Piazza è il Maestro di Campo?

Sì, in effetti è così ed è giusto che sia così, ognuno il suo ruolo. Io con la nomina ed il Giuramento, che ricordo avviene congiuntamente a quello della Giuria, del Vice Maestro, dei Famigli del Saraceno, dell’Araldo e del Cancelliere, assumo tutti i poteri ed in conseguenza la responsabilità del regolare svolgimento della Manifestazione. Il Maestro di Campo deve poter vedere tutto o perlomeno il più possibile di quanto accade sia in Piazza Grande che durante le varie fasi dell’ammassamento dei figuranti, della sfilata e così via. Per questo sono necessari collaboratori dislocati in punti diversi e pronti a segnalare ogni fatto di rilevanza che può o potrebbe influire sul regolare svolgimento della Manifestazione. Su mia diretta presa visione o su segnalazione dei miei collaboratori posso per esempio decretare l’allontanamento dalla Piazza di figuranti che abbiano commesso irregolarità o atti contrari al regolamento e chiedere alla Magistratura di adottare i successivi provvedimenti.

E come riesci ad ottenere tutto questo? Qual è il tuo stile e il tuo approccio alla gestione degli eventi?

Innanzitutto sono i rapporti con le persone, soprattutto con i mie collaboratori, poi con i Quartieri, particolarmente con i quattro Capitani e con i Maestri d’armi di ognuno. Ho stabilito, o perlomeno ho cercato di stabilire un rapporto di fiducia e collaborazione, basato sulla lealtà, sulla correttezza e sul rispetto dei diversi ruoli, come si addice ad un vero torneo cavalleresco.

Anche se qualche volta tutto ciò non avviene, in generale posso dire che il Maestro di Campo, se autorevole e rispettato e non autoritario o troppo imperioso, riesce a raggiungere questi obbiettivi con l’intelligenza e la flessibilità.

Un altro trucco o chiamiamola strategia è che il Maestro di Campo deve o dovrebbe prevenire e anticipare qualunque evento negativo dovesse accadere, cioè prevedere prima che ciò avvenga ed evitare che ciò accada.

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L’ALFIERE - n. 3- 2018

NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

Da Piazza Grande alle grandi piazze d’Europa

Gli Sbandieratori protagonisti di importanti manifestazioni estive in Italia e all’esterno

Lorenzo Diozzi

uando si vuole descrivere un oggetto di ar- tigianato per sottolinearne la bellezza e la qualità ci si riferisce ad esso con l’espressio- ne «fatto a mano». Questo elogio si riferisce non solo alla bellezza concretamente apprezzabile dell’oggetto ma anche a quella dettata dalla unicità del manufatto.

Il processo di realizzazione artigianale infatti è carat- terizzato da conoscenze e gesti irripetibili e l’oggetto che viene plasmato è a sua volta irripetibile e segnato da dettagli di perfezione e di errore. Anche lo sbaglio fa parte di questo processo e in maniera non inferio- re agli altri elementi rende unico il risultato del lavo- ro. Anche l’esercizio dello sbandierare è fatto a mano ed ogni sbandieratore ne porta i segni sui propri palmi. Chi ha esperienza di gruppo attivo conosce molto da vicino questa caratteristica delle mani, le madri e le mogli degli sbandieratori le osservano e, anche chi è più distante dell’Associazione, non fa fatica ad immaginarle. Il periodo estivo che com- prende gli allenamenti per le Giostre del Saracino di Giugno e Settembre e per le numerose esibizioni in

Italia e all’estero è quello in cui i segni sulle mani so- no più visibili. Gli sbandieratori e i musici eseguono esibizioni fatte a mano e pur essendo le loro mani molto diverse da quelle segnate dalla nobiltà del lavoro, allo stesso modo ne portano i segni.

Dopo pochi giorni dall’esibizione in Piazza Grande, in occasione dell’edizione notturna del Saracino, gli Sbandieratori hanno portato musiche e colori per le strade di Anghiari. Dal 1441, ogni 29 giugno in que- sta città si corre il Palio della Vittoria, per ricordare e festeggiare la vittoria delle truppe fiorentine e dei loro alleati sui milanesi di Filippo Maria Visconti. Il giorno dopo l’appuntamento di Anghiari, il Gruppo Sbandieratori si è esibito nella Notte del Re Baldovino di Monte San Savino. La notte di

«allegrezze» del 30 giugno chiude la settimana di festa della città con la quale viene rievocata la cerimonia dell’investitura del Conte Baldovino e la solenne concessione ad esso delle chiavi della città.

Terminato il mese della prima Giostra, le bandiere e gli strumenti degli Sbandieratori hanno portato colo-

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NOTIZIE DALL’ASSOCIAZIONE

ri e note tra i magnifici luoghi delle feste di Castel- luccio e della Verna. La festa medievale «Campus Leonis», presso il paese di Castelluccio, è un appun- tamento di due giorni al quale l’Associazione parte- cipa con regolarità da molti anni. Tra gli Sban- dieratori e la festa del «Campus Leonis» si è infatti creato un forte legame e questa collaborazione è diventata oramai una tradizione. Presso la Verna in- vece, sabato 14 luglio, il Gruppo si è esibito per la celebrazione della Donazione del Monte della Verna a Francesco di Assisi. La ricorrenza fa riferimento alla donazione compiuta dal Conte Orlando Cattani in favore di Francesco nel 1213. Prima degli appun- tamenti che hanno impegnato gli sbandieratori nelle piazze fuori dall’Italia, il gruppo si è esibito anche a Gargonza e Ambra, confermando la capacità dell’As- sociazione di riuscire a gestire un alto numero di esi- bizioni, così come accaduto negli anni passati.

Le trasferte all’estero sono iniziate con Waldkirch, comune tedesco che ogni anno nel mese di luglio si colora con i costumi di numerosi figuranti storici, tra i quali hanno spiccato anche le nostre bandiere e lo

stendardo della Città di Arezzo. Questa città già in anni passati ha ospitato l’Associazione Sbandieratori nella sfilata della festa storica. Gli Sbandieratori si sono ritrovati poco prima di Ferragosto per partire per Medina del Campo. La città, che si trova nel centro della Spagna, in provincia di Valladolid, ha ospitato il Gruppo varie volte negli anni passati e questa estate il nostro spettacolo è stato riconfermato con continuità rispetto all’anno scorso, alimentando l’entusiasmo di collaborazione tra l’Associazione Sbandieratori e l’Organizzazione spa- gnola. Negli stessi giorni in cui parte del Gruppo si trovava in terra straniera a Medina del Campo, altri alfieri si sono esibiti nella festa medievale della città di Mondaino in Emilia Romagna. Anche in questo caso si tratta di una collaborazione confermata a se- guito di precedenti partecipazioni del gruppo alla rievocazione storica. A fine Agosto, nel periodo di allenamento in vista della Giostra di Settembre, merita di essere citata anche la partecipazione a Poppi all’evento «Gusto dei Guidi», che promuove realtà agricole e vinicole della zona aretina.

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In questa prestigiosa cornice il gruppo si recò a Stoccarda dove giocava la nazionale italiana il primo turno a gironi di quell’infausto mondiale dal quale uscimmo subito (debacle esemplificata dal “vaffa”

di Chinaglia al C.T. Valcareggi al momento della sostituzione nella partita contro Haiti). I mondiali della Germania Ovest si svolsero in un clima di cupa preoccupazione conseguente al trauma dei giochi olimpici di Monaco di appena due anni prima coi 17 morti nell’azione terroristica di Settembre Nero verso la rappresentanza israeliana. Le misure di sicurezza furono le più ferree della storia dei mondiali e anche gli sbandieratori ne fecero le spese, non riuscendo mai ad esibirsi negli stadi. Per comprendere quel clima ci affidiamo alla memoria del nostro tamburino Sergio Rossi, parte di quella spedizione: “…le misure di sicurezza furono insopportabili: non ci fu mai concesso di esibirsi allo stadio in occasione delle partite, soprattutto dell’Italia, cui tenevamo, ovviamente, in modo particolare. Ricordo che potemmo andare, quello sì, un paio di volte al ritiro della nostra Nazionale e ci sono in giro delle foto con Valcareggi, Facchetti, Albertosi, Boninsegna e altri giocatori. Era presente anche l’allora Consigliere della Federcalcio, il concit-

TRASFERTE MEMORABILI

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Gli Sbandieratori in terra tedesca

Oltre venti spedizioni, a partire dalla prima trasferta datata 1966

Simone Duranti

L’ALFIERE - n. 3 - 2018

el lungo peregrinare sul suolo europeo gli Sbandieratori hanno effettuato trasferte importanti, lunghe e a volte memorabili in terra tedesca, a partire dalla prima nel luglio 1966 a Krempe e Landshut per una riunione internazionale della Bandiera. 22 spedizioni che hanno riguardato soprattutto grandi centri urbani e città storiche della Germania meridionale (Baviera, in particolare la Bassa Franconia), della zona del Reno, con una puntata nordica ad Amburgo. Ogni volta che il direttore tecnico annuncia una trasferta in Germania non ci sono da parte del gruppo le reazioni entusiastiche che riguardano invece la Spagna, a dimostrazione della generalizzata istintiva preferenza per le accoglienze e gli ambienti latini e

“meridionali” piuttosto che per la “compostezza teutonica”. Ma in numerose occasioni i luoghi visitati e la risposta del pubblico tedesco ci hanno fatto ricredere, lasciando alle nostre squadre impegnate ricordi importanti. Chi scrive è certamente di parte, amando profondamente la cultura e la storia tedesca, consapevole della sua ricchezza e complessità. Ho avuto la fortuna di far parte di due spedizioni in Germania col gruppo nei primi anni duemila, all’interno di manifestazioni promozionali della città e del commercio aretino, ma soprattutto negli anni settanta e ottanta ci sono state importanti esibizioni per festival folkloristici che hanno riguardato centri di assoluto rilievo come Augusta, Francoforte, Düsseldorf e Saarbrücken. In due occasioni, nel 1989, abbiamo presenziato alle cerimonie di gemellaggio di località tedesche con comuni della nostra provincia: Uffenheim con Pratovecchio e Kitzingen con Montevarchi.

Importanti poi furono certamente l’esibizione del 1967 per i celebri Giochi senza frontiere ad Aquisgrana, città termale romana, capitale del Sacro romano impero dove riposano le spoglie di Carlo Magno e soprattutto i Mondiali di calcio del 1974.

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TRASFERTE MEMORABILI

tadino Azelio Rachini. Indimenticabili gli sforzi del nostro autista di autobus – dell’organizzazione – simpaticissimo che, diventato in breve un nostro grande estimatore, fece a più riprese, tentativi di superare, in giorni diversi, i vari sbarramenti a cerchi concentrici che erano stati predisposti intorno allo stadio, parlando ovviamente in tedesco e millantando permessi ed autorizzazioni che in realtà non avevamo. Infatti, l’unico successo fu di arrivare un giorno proprio sotto lo stadio, appunto di Stoccarda – c’è la famosa ed unica foto in tutti i nostri libri – dove poi fummo definitivamente bloccati e minacciati di non ripetere simili sciocchezze…perché avremmo corso seri rischi per la nostra incolumità. La sola consolazione fu quindi di esibirci sempre nella piazza principale della Città e di vedere le partite…alla televisione!!”.

Le trasferte del gruppo in Germania hanno consentito di esibirci in luoghi che con la nostra tradizione medievale hanno molto a che fare: i centri storici della Baviera e del Reno, nonostante le immani distruzioni della seconda guerra mondiale e i numerosi incendi del passato, sono largamente ben conservati e ospitano spesso iniziative ispirate al folklore e alla parata in costumi antichi. Sono questi i contesti che ci vedono assai omogenei allo spirito tedesco interessato alle divise, all’araldica e alle nostre musiche. Spesso si dimentica quanto la storia

tedesca sia permeata di Sacro romano impero, di politica, trattati, eserciti, organizzazione sociale, civile e religiosa che hanno contribuito molto alla fisionomia del continente europeo che conosciamo oggi. La “Germania che amiamo” – per mutuare il titolo di un vecchio scritto di Lucio Lombardo Radice – è avida di cultura, curiosa delle diversità ed aperta ai colori e allo spirito vivo di un gruppo come il nostro che, da Bonn a Norimberga e Colonia è riuscito ad inserirsi perfettamente fra resti romani e cattedrali gotiche, reminiscenze Beethoveniane e incisioni di Duhrer. La Germania distrutta e ricostruita infinite volte, sepolta e rinata sulle proprie incontestabili contraddizioni, è oggi multietnica e plurale e anche per questo molto attenta al passato, anche a quello remoto che noi mettiamo in scena ogni volta che indossiamo i nostri costumi. Ricordo assai bene la bocca aperta dei bambini che ammiravano i nostri lanci sotto i due enormi campanili del duomo di Colonia, uniche colonne di civiltà passata rimaste in piedi dopo il bombardamento alleato che rase al suolo il centro della città, e non posso dimenticare la soddisfazione delle nostre fotografie fra le arcate della cattedrale di Ratisbona, sede vescovile di fondamentale importanza a presidio della dimensione cattolica in conseguenza della diffusione del protestantesimo del XVI secolo.

Gli sbandieratori, col loro esibirsi cercano di riportare in vita un passato affascinante quanto ingombrante: quella medievalità che attrae ma che è pure alla base di cruente visioni del mondo. Le divisioni religiose, il pregiudizio, la violenza, come la miseria materiale sono tutt’uno con quell’araldica che intriga lo spettatore di oggi. Ed è per questo che assume un grande valore di speranza portare la

“nostra idea ricostruita” di medioevo attraverso il nostro peregrinare: scettica, smagata e sorridente, frutto della breve esperienza di giovani dell’oggi. A questo pensavo con un sorriso quando, in costume, nel duomo di Regensburg osservavo un triste Judensau, un gruppo scultoreo raffigurante una scrofa che allatta tre ebrei, orientata, a mo’ di umiliazione e scherno, proprio in direzione dell’antico quartiere ebraico della città.

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e trasferte di Waldkirch e di Medina del Campo hanno rappresentato l’occasione per rivedere in costume diversi ragazzi che hanno fatto la storia della nostra Associazione. Anche se non più facenti parte del gruppo attivo, sono sempre rimasti vicini agli Sbandieratori e hanno dimostrato, ancora una volta, che Sbandieratori si è per sempre. In queste pagine riportiamo le impressioni e le emozioni di Leonardo, Paolo e Gabriele, tre acrobati doc, che si sono ritrovati in Germania e di due veterani, nonché consiglieri, come Sergio e Carlo.

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L’ALFIERE - n. 3- 2018

DIETRO LE QUINTE

Sbandieratori si è per sempre

Daniele Serboli

Gabriele Tinti: Grazie Mario! Si, è proprio grazie a lui se dopo giusto una decina d'anni ho potuto ri- provare quel che vuol dire il Gruppo! Tornavo dal- l’ospedale pensando a dove andare in ferie con mas-

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simo 200 euro, indeciso fra visitare un’amica in Danimarca o un amico in Germania...Danimarca o Germania, Danimarca o Germania? Danimarca?...

quando in via Crispi vidi lui col sorriso che tutti co-

Le emozioni dei ragazzi che sono tornati a vestirsi in occasione di importanti trasferte

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DIETRO LE QUINTE

noscete, arrivato a sciogliermi ogni dubbio in un baleno: “Abbiamo pensato di coinvolgere qualche sbandieratore di quelli forti allontanati ormai da un po' per una trasferta in Germania, vicino a Friburgo, Waldkirch. C'è una festa medievale, se non hai progetti migliori puoi unirti a noi!”.

L'ultima girata come membro attivo fu nel 2005 (avevo 25 anni) dopodiché avevo partecipato a Valencia 2007 (se non ricordo male) e al Cinqunten- nale nel 2010. Sarebbe stato fantastico riprovare le sensazioni che ognuno di noi ha ben presenti!

Ovviamente non finì neanche di parlare che io ave- vo detto già di sì: in un attimo avevo anche rispar- miato i 200 euro che mi ero accantonato! Proprio il Mario ci voleva! Ho pensato subito a come sarebbe stato bello rifare “La Schermaglia” e due salti fra i movimenti di sfilata, ma quando ho realizzato, per ovvi motivi, che tutto ciò non avrebbe mai potuto neanche lontanamente avverarsi (per questa volta...

attenzione!), ho pensato a quanto sarebbe stato comunque bello tornare a fare cose, tipo prendere il Rosso a “capaccioni” o cantare dietro l’immensa chitarra del Pedone e davanti a un po’ di vino (meglio se un BEL po’!)...Non vedevo l'ora di ripartire e rindossare la pazienza del grande Milani!

La valigia era già pronta! Partiti!!! Le mie aspettative sono state abbondantemente soddisfatte! Ho trova- to la solita bellissima atmosfera che mi era manca- ta...e anche di più! Posso dire a questo punto di far parte dei grandi del gruppo...di età ovviamente! Un grande onore! Almeno, questo è quello che ho sentito forte e chiaro! Non solo per il bel calore dimostrato dai più vecchi, ma anche per il rispetto ricevuto dai novelli (viva la manata pedagogica!). E per questo vi ringrazio! Tutti (non solo Mario)! A cominciare da Steno e il Vice Serbolone che mi hanno permesso di partire! Dai Rossi, sia il più anziano che l'evangelizzatore, a Tony il più piccino!

Pedone e Riccardone! Gli acrobati miei predeces- sori! Il Bonacci (praticamente non lo rivedevo dalla Nuova Zelanda!) E tutti gli altri! Nessuno escluso!

Ho finito la saliva, ma non posso non ringraziarvi anche per l’accoglienza data a Raimondo che anco- ra si diverte! GRAZIE RAGAZZI! Anche se una cosa un po’ più amara ve la devo dire: guardare, men-

tre gli altri si esibiscono, non è certo esilarante, anzi, delle due un po’ frustrante! Tornerò! Chissà se un giorno anch’io avrò 3 stelle! A presto!

Tinto...ma potete chiamarmi ancora Capriola!

P.S.: Era Raimondo l'amico che sarei andato a trovare…e l'amica in Danimarca? Voi sapeste..

Paolo Severi: Questa trasferta è stata un’opportu- nità che mi è stata offerta dal Direttore Tecnico, Stefano Giorgini e che io ho subito colto al volo. È stata anche l’occasione per riassaporare l’emozione della “Uscita” e il gusto di stare insieme ad amici di sempre, come Leonardo Calcini, con il quale ho condiviso, fin da ragazzo, l’esperienza del Gruppo Sbandieratori. In realtà è stato per me un ritrovarsi non solo con Leonardo, che frequento da sempre, anche e soprattutto al di fuori dal gruppo, ma anche con vecchi sbandieratori e nuovi arrivati che vivono il gruppo in maniera diversa da noi vecchie glorie, ma non per questo meno partecipativa. Devo dire che a distanza di tempo ho potuto verificare, con questa trasferta, quanto ancora conti per ciascun membro lo spirito di appartenenza al Gruppo Sbandieratori.

Per quanto riguarda il livello tecnico, ritengo che non sia facile esprimere un giudizio, tuttavia credo che spetti a ciascuno impegnarsi quotidianamente per migliorare, così da raggiungere obiettivi tecnici sempre più alti, evitando l’errore di ritenersi arrivati.

Questa trasferta, effettuata da me a distanza di quasi 20 anni dall’ultima, mi ha permesso di assaporare nuovamente la gioia di stare insieme ad amici con i quali è possibile condividere esperienze diverse da quelle del contesto familiare e amicali, atteso che nel momento in cui tutti indossano il costume del Gruppo, tutti diventano parte del Gruppo, senza alcuna distinzione tra vecchi e giovani, tra acrobati, sbandieratori e musici. Spero che questa trasferta in Germania sia per me l’inizio di una ripresa della mia partecipazione attiva al Gruppo e per questo mi rendo fin da ora disponibile a partecipare ad altre trasferte. Il mio auspicio è di riuscire a trasmettere questa mia grande passione e attaccamento al Gruppo anche a mio figlio Pietro, così che un gior- no anche lui possa assaporare le sensazioni e le esperienze che può dare il Gruppo e se possibile giunga a sbandierare insieme al suo “Vecchio”.

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DIETRO LE QUINTE

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mato alle armi, mi sono sentito perfettamente a mio agio, come se da quel pullman non fossi mai sceso.

Non ricordo chi disse “sbandieratori si è per sempre”, forse il recentemente scomparso prof.

Dini in occasione della conferenza per il cinquantennale, ma non ne sono sicuro, comunque, chiunque l’abbia detto, ha detto una cosa di cui adesso ho le prove.

Sergio Rossi: Il mio rientro, anche se non ho mai lasciato di fatto il Gruppo, è stato quest’anno in due occasioni. La trasferta a Waldkirch in Germania a fine luglio, dove sono anche tornato a suonare il tamburo e ho fatto anche l’alfiere e a Medina del Campo, proprio pochi giorni fa, dove insieme al Vicepresidente Carlo Lobina, abbiamo indossato i

“lucchi” e abbiamo fatto gli accompagnatori a fianco del Direttore Tecnico Stefano Giorgini. Che dire, poche cose, forse le stesse di sempre. Che una volta che sei entrato a fare parte di questa splendida realtà che sono gli Sbandieratori non ne esci più, perlomeno per me è stato ed è sempre così. La consapevolezza che ogni volta che indossi quel costume o porti quella bandiera rappresenti la tua città, la sua storia, le sue tradizioni. Con il piacere, l’orgoglio e l’onore di farlo e di farlo al meglio e tutto in questo in mezzo ad un gruppo di amici, visitando luoghi del mondo, conoscendo persone e culture diverse e tutto ciò è sempre, un’esperienza straordinaria. In Germania avevamo con noi un esordiente, un ragazzino di quindici anni, con il quale mi sono fatto volutamente una foto, il più giovane ed il più anziano della delegazione. Poteva essere mio figlio, no, forse anche mio nipote…e questa cosa mi è rimasta veramente dentro. Poi ho ritrovato il Paolo, Gabriele, Leonardo, l’inossidabile Piero Pedone e c’era anche il Presidente Govanni Bonacci ed è stato come un tuffo nel passato, così come è stato poi a Medina del Campo, dove con Carlo Lobina, al di là dei capelli bianchi che ci accumunavano, abbiamo potuto dare – speriamo – il nostro modesto e marginale contributo alla mi- gliore riuscita della trasferta, incontrando persone, parlando del Gruppo, distribuendo materiale infor- mativo sull’Associazione, facendo appunto un po’ di relazioni pubbliche, con i nostri palandrani e stivali, Leonardo Calcini: Allora, innanzitutto grazie per la

possibilità che ci date di scrivere e quindi fissare il ricordo della nostra scorsa avventura in terra di Germania. Ho vissuto la trasferta con molto entusiasmo, i giorni prima, ti confesso, ero eccitato come quando affrontavo le mie prime uscite nella seconda metà degli anni ‘80. Forse sarà stato per il fatto che nella squadra erano presenti elementi della mia generazione, dal Paolino Severi, compagno di una vita e di mille trasferte, allo stesso Presidente Giovanni Bonacci, con il quale abbiamo condiviso in passato grandi trasferte, forse perché anche ele- menti del gruppo attivo erano anch’essi della mia generazione (vedi Mario, Piero, Flebo), o forse per la nostalgia di rivivere le emozioni di un tempo (anche se, per la verità, l’anno passato avevo partecipato ad una trasferta in Francia per le stesse necessità del gruppo). La trasferta si è poi prestata alla nostalgia in maniera particolare grazie anche alla sistemazione “approssimativa” da casermone, un tipo di sistemazione che ha sempre evocato ricordi legati a scherzi e zingarate. Insomma, gli ingredienti c’erano tutti per passare delle belle giornate con un gruppo di amici.

Al di là dell'aspetto emozionale, ho avuto una bella impressione da parte del gruppo dei giovanissimi, ragazzi che potrebbero essere miei figli, alcuni di loro alla loro prima esperienza all’estero, che si sono adattati senza difficoltà alla convivenza con persone molto più grandi di loro, che non avevano mai visto e di cui non conoscevano neppure il nome. Sempre molto gratificante l’accoglienza che ci hanno riservato quei ragazzi che avevamo lasciato alle prime armi e adesso sono le colonne del gruppo, ragazzi come Daniele Serboli e Gabriele Rossi.

Oltre alle emozioni ed ai rapporti con le differenti generazioni ci tengo moltissimo a dire una cosa: io abbandonai il gruppo controvoglia nel 2002 per motivi che non sto a ricordare e vi sono rientrato in occasione dello splendido saggio del cinquan- tennale; da allora ho frequentato il gruppo quando c’era bisogno di dare una mano a qualche acrobata in erba o in occasioni “goderecce”, quindi frequen- tazioni occasionali. Ecco, nonostante ciò, appena salito in pullman, non mi sono sentito un ex richia-

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DIETRO LE QUINTE

che cominciamo a far fatica a portare in giro. Ho e abbiamo trovato un Gruppo sempre all’altezza, nelle prestazioni e nelle esibizioni, nei comportamenti, nei viaggi e nelle più diverse occasioni di relazione con organizzatori, con il pubblico…insomma un gruppo in buona, anzi ottima salute, con dei ragazzi dei nostri tempi diventati oggi uomini adulti, colonne portanti indispensabili per l’Associazione e con attorno un vero e proprio vivaio di giovani, giova- nissimi che stanno iniziando ora questa splendida avventura e ai quali auguro di rimanere a lungo – sempre – parte del Gruppo. Forse, speriamo e ci auguriamo, tutto quello che abbiamo ricevuto noi dagli Sbandieratori lo abbiamo poi trasmesso a quelli che sono venuti dopo di noi…quindi un piccolo, immeritato merito ce lo prendiamo, nella speranza che continui nel tempo questo grande sogno che è diventato la splendida realtà che si avvia a festeg- giare i suoi sessanta anni di storia.

Carlo Lobina: Medina del Campo, Comunità Autonoma di Castiglia e León. Basterebbe questo per fare le valige e partire alla scoperta della città dove trovò la morte Isabella di Castiglia, colei che favorì l’impresa di quel Cristoforo partito per le Indie è approdato nelle Americhe. Invece la motivazione è diversa: accompagnare il Gruppo in una trasferta prestigiosa dopo più di trent’anni dall’ultima volta.

Grande soddisfazione e grande piacere rivivere quei momenti di responsabile avventura dovuta dal dover rappresentare la nostra città nel mondo. Scoprire poi che i nostri ragazzi sono apprezzati e riconosciuti per nome dagli organizzatori che cercano gli assenti e individuano i nuovi come me ti rende orgoglioso, se ancora necessitassero motivazioni, di far parte di un Gruppo come il nostro. Quindi un invito, rivolto ai più vecchi, di partecipare alla vita sociale e, perché no, uscire ogni tanto accompagnando i ragazzi in trasferta e uno per i giovani, di proseguire con serietà ed impegno nel percorso tracciato, divertendosi a stare insieme con l’ironia e la goliardia che fa superare ogni difficoltà. Infine Medina del Campo: strepitosi spagnoli che non perdono occasione per dimostrare la loro voglia di vivere le tradizioni con l’allegria e la partecipazione che li rende unici.

Conosciamo i consiglieri

Daniele Serboli, il nostro «Jesus»

Romano Junior Vestrini arlare degli Ami- ci non è mai fa- cile, perché si ten- de a vedere solo i pregi (pochi), senza accorgersi dei difetti (tanti). E Danie- le amico, posso dirlo con orgoglio, lo è davvero.

Entra nel Gruppo a gen- naio 2000 e da allora ben 495 trasferte ad altissimo livello, perché sbandierare, a dispetto di un aspetto fisico non proprio sportivo, sa sbandierare bene. A pochi anni dal suo ingresso nel gruppo, decide di entrare anche in Consiglio, portan- do avanti le sue idee con l’apertura mentale di un mu- lo sardo. E da allora, alla disperata ricerca del costu- me perfetto (quello che gli piacerebbe può solo chie- derlo in prestito a chi scrive), ogni anno viene casual- mente confezionato un nuovo bellissimo costume sulle sue strane misure, che, puntualmente, dopo in- numerevoli modifiche sartoriali, viene ceduto ad altri, accampando le scuse più disparate. Forse il problema non è il costume!! Qualcuno può dirglielo per favore??

Vendicativo e permaloso come una scimmia del Borneo, ricordo quando mi riversò addosso un bilico di sabbia, solo perché gliene avevo tirati due granelli, oppure quando mi fece volare, senza alcun motivo, un waffel alla nutella che mi stavo accingendo a mangiare. E in entrambi i casi non potete lontana- mente immaginare le liti che ne scaturirono…

Altra peculiarità: se una cosa gli interessa la fa con il massimo impegno e la massima passione, ma se una cosa non gli piace lo puoi pregare anche in aramaico, ma col cavolo che ti aiuta. Qualcuno alzi la mano se lo ha mai visto aiutare per una festa in sede…

Concludo, sopraffatto dall’invidia, con una richiesta a Steno: fagli tagliare quei capelli da «Jesus», sono troppo lunghi e soprattutto, sono troppi!!

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L’ALFIERE - n. 3 - 2018

SCUOLA SBANDIERATORI

Il doveroso omaggio ai ragazzi che sono entrati quest’anno nel Gruppo

Gabriele Rossi

l Saracino è alle porte e l’ultimo colpo di mortaio, oltre ad indicare la fine della Gio- stra, sancisce anche la fine dell’allenamento estivo a Villa Severi. In attesa che finiscano i lavori del nostro amato palazzetto di San Lorentino (Gamu! Datti una mossina per favore…), siamo pronti a trasferirci nella palestra della Scuola Severi.

Gli allenamenti vengono confermati per i giorni di lunedì e venerdì dalle 21:30 alle 23:00, anche se dallo scorso anno il calendario si è arricchito anche del giovedì, interamente dedicato alle giovani speran-

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ze degli sbandieratori di domani.

Ma facciamo un passo indietro, vediamo cosa ci ha portato l’ultima sfornata e cogliamo l’occasione per presentarvi i giovani sbandieratori che, superando l’esame, sono entrati a far parte attiva del gruppo:

• Lorenzo Roghi detto «LOLLO BISCOTTO»

• Matteo Scaccini detto «PARESI»

• Matteo Fratini

• Luca Pambianco detto «PANATTA»

• Giosuè Cabitta

• Lorenzo Razzolini detto «LANCIA»

Il futuro della nostra Associazione

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SCUOLA SBANDIERATORI

Ognuno di loro ha una storia diversa. C’è chi, come

“Lollo Biscotto” è entrato spontaneamente dopo aver visto un post su Instagram del “Dingio”, chi, come il “Lancia” perché amante del Saracino, chi, invece, perché accompagnato da sbandieratori in attività. Tutti però da questa nuova avventura si aspettano tanto divertimento e tanti viaggi in giro per il mondo e la possibilità di poter costruire nuove amicizie che, molto probabilmente, con il passare del tempo, diventeranno anche le più solide.

Giosuè in particolare sottolinea la sua voglia di rappresentare la Città di Arezzo nel mondo, mentre

“Panatta” si sofferma anche sui valori che la nostra Associazione rappresenta e che, quindi, evidentemente, riesce ancora a trasmettere anche alle nuove generazioni.

Tutti, già messi al vaglio della calzamaglia e del pubblico festante, hanno avuto modo di assaporare anche le emozioni delle trasferte.

“Lollo Biscotto” ricorda la sua prima uscita a Bolzano: “era l’ultimo giorno di scuola dell'anno scorso, pensavo che palle io vado via e gli altri festeggiano perché la scuola è finita. Poi arrivati a Bolzano abbiamo sbandierato (io no ovviamente, ma essere lì in mezzo faceva comunque un certo effetto) e la sera dopo aver mangiato in 2 ristoranti diversi ci siamo messi a chiacchierare un po’ di tutto davanti ad un dolcino (che mi è stato offerto). Non

è niente di particolare, però era la prima volta che facevo un’esperienza di questo tipo quindi mi è rimasta impressa”.

Per “Paresi” la Germania è stata un’emozione speciale “poiché non si è trattato di qualche ora di trasferta ma di intere giornate che ho passato veramente bene con tutto il gruppo”. Dello stesso avviso anche “Panatta”: “un’esperienza fantastica, orgoglioso di rappresentare la mia città e di sentirmi parte di un grande gruppo”. Giosuè invece non ha dubbi: “Il primo ingresso in piazza è stato l'evento più significativo, in quanto l’atmosfera di piazza grande è unica nel suo genere”.

Matteo Fratini ci tiene a sottolineare come, in que- ste prime trasferte, sia riuscito a stringere rapporti con gli altri componenti del gruppo attivo, mentre Lorenzo Razzolini si sofferma sull’aspetto ludico delle trasferte a cui ha preso parte: “tutte belle e divertenti, soprattutto abbiamo sempre riso parecchio”.

I nostri giovani, la maggior parte dei quali hanno già avuto la possibilità di esibirsi anche di fronte al pubblico, si dividono tra la giusta soddisfazione per quanto fatto fino ad oggi e la voglia, altrettanto apprezzabile, di migliorarsi continuamente.

A tutti auguriamo ovviamente grandi soddisfazioni e un grande futuro nell’Associazione: Adesso viene il bello!!!

DIVENTA SBANDIERATORE

Da settembre ha riaperto la «Scuola Dissennati» per i giovani che

desiderano diventare Sbandieratori o Musici dell’Associazione

Sbandieratori di Arezzo. Se hai un’età compresa tra i 14 e i 18 anni

e vuoi girare il mondo da protagonista contattaci al 335.1249965.

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Pallanti, che fissava il risultato sul 3-2, consentendo a Mister Bulletti, per la verità più impegnato con la birra che con la tattica, di tirare un grande sospiro di sollievo. Nel secondo tempo, con i Musici sbilanciati alla ricerca del pareggio, altre due reti del migliore in campo, che non a caso, oltre a far parte della nostra Associazione da circa quindici anni, gioca nel cam- pionato Toscano di Promozione, hanno consentito agli Sbandieratori di chiudere la partita sul 5-2.

Come si sa, nelle partite amatoriali la forma fisica è spesso un optional e ciò ha anche causato, quando nella seconda parte del secondo tempo la lucidità è venuta a mancare, qualche fallo di troppo…ma con il “terzo tempo” a tavola i piccoli screzi del campo si sono ricomposti e ognuno ha saputo dare il meglio di sé!!! Davvero una bella serata in allegria quindi e un grazie a tutti coloro che sono intervenuti, impegnandosi in campo, facendosi va- lere con la forchetta o semplicemente venendo so- lo a guardare, divertirsi e magari anche applaudire!

ercoledì 4 luglio, presso l’Impianto Sportivo di “Le Poggiola” si è tenuta la seconda partita amichevole di “calciotto”

tra Sbandieratori e Musici, egregiamente diretta dall’ottimo arbitro Farnetani, che ringraziamo per la disponibilità dimostrata. È stata senza dubbio una bellissima serata, all’insegna del divertimento e dell’amicizia tra due gruppi che rappresentano al meglio, da sempre, le tradizioni della città di Arezzo.

Si è trattato tuttavia di partita vera in quanto, si sa, perdere, soprattutto a calcio, non piace a nessuno. E così Sbandieratori e Musici hanno onorato l’impegno, dando vita ad una gara avvincente e anche equilibrata, specialmente nel primo tempo. Gli Sbandieratori, tra- scinati da un Pallanti in stato di grazia, si sono por- tati per due volte in vantaggio, ma per due volte so- no stati raggiunti dai Musici, ben organizzati e ben messi in campo. Quando il primo tempo sembrava concludersi in parità, è arrivata la terza prodezza di

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Romano Junior Vestrini

L’ALFIERE - n. 3 - 2018

Associazione Sbandieratori VS Gruppo Musici

Trascinati da un Pallanti stratosferico, gli Sbandieratori battono i Musici 5-2

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www.sbandieratori.arezzo.it

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SBANDIERATORI…IN CAMPO

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