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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.16 (1889) n.816, 22 dicembre

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XVI - Voi. XX

Domenica 22 Dicembre 1889

N. 816

LA FINANZA E LA CAMERA

Diamo in altra parte del giornale il riassunto uf­ ficiale della esposizione finanziaria pronunziata alla Camera dal Ministro del Tesoro, on. Giolitti, nella seduta del 17 corrente.

Ormai i lettori conoscono il giudizio che ed i competenti in fatto di finanza ed i profani hanno pronunciato su quel discorso : — fu una vera de­ lusione, inquantochè i problemi finanziari sono così numerosi e così complessi, e la questione del bi­ lancio è tanto intimamente legata alia economia del paese, da doversi attendere che il nuovo Ministro cogliesse la prima occasione per esporre colla Ca­ mera tutto un programma quale doveva essere già maturato nella mente dell’on. Giolitti e del suo col­ lega on. Doda durante il lungo periodo nel quale furono, assieme ad altri, fieri oppositori dell’on. Ma- gliani, e durante il non breve tempo, durante il quale essendo al potere, hanno potuto aggiungere anche la conoscenza pratica delle cose finanziarie.

L’ esposizione dell’ on. Giolitti invece venne giu­ dicata un lavoro di ragioniere che spiega lo stato del bilancio e fa le previsioni con.abili sull’esercizio venturo, corredando queste spiegazioni e queste previsioni con qualche modesta considerazione. Onde a leggere il discorso dell’ on. Ministro sembra che la finanza italiana non abbia importanti quesiti da risolvere, non celi insidie e pericoli che debbano essere preveduti, ma impliciti problemi nei quali debbono arrovellarsi, anche se fosse inutilmente, i cervelli di questi ed occorrendo di altri Ministri.

Ciò premesso i lettori comprenderanno che l’espo­ sizione finanziaria pronunciata dall’ on. Giolitti non viene ad avere che una secondaria importanza, giacché in fondo non ci apprende nulla di nuovo sugli intendimenti del Governo in fatto di finanza e non accenna a risolvere alcuna delle questioni che da tanto tempo si risolvono. Non è quindi il caso di occuparsene ex professo, ma è invece prezzo del­ l’opera far qualche osservazione sul contegno che mostrano di mantenere la Camera e gli uomini più competenti in fatto di finanza di fronte ai concetti esposti o non esposti dal Governo.

1 lettori ricorderanno che durante il periodo nel quale più aspra si faceva la lotta contro I’ on. Ma­ glioni, accusato appunto di voler vivere alla gior­ nata, senza un programma definito, senza una via tracciata sulla quale muovere con tenacità e perse­ veranza, durante quel periodo noi abbiamo più volte avvertito che I’ opposizione si mostrava inferiore al suo compito ed avrebbe accresciuta la confusione che

pur allora si lamentava e che oggi si deplora ancor più. E specialmente nel nostro numero del 23 de- cembre dell’ anno decorso in un articolo intitolato « gli avversari del Ministro Magliani » cercammo di far notare che nè la Camera, nè il paese pote­ vano contentarsi della opposizione che da essi ve­ niva fatta al Ministro, ma domandavano molto di più; volevano cioè che coloro i quali censuravano con tante buoni ragioni il Ministro delle finanze, non si limi­ tassero ad una arida critica, ma esprimessero chiara­ mente ed esplicitamente l’ indirizzo che avrebbero voluto sostituire a quello seguito dal Ministro; in altre parole esplicassero un programma positivo, non essendo sufficiente quello negativo.

Gli avversari dell’ on. Magliani credettero invece di aver tutto fatto quando crearono una situazione per la quale I’ on; Magliani non potè più sostenersi; ma si ingannarono.

La Camera ed il paese giustamente compresero che, così limitata, la questione si riduceva ad un semplice spostamento di persone, giacché la finanza italiana — la quale dimanda il ritorno ai pareggio e la riforma tributaria, mentre non si credono per ora possibili nuovi aggravi — non può essere studiata e curala sepa­ ratamente dall’indirizzo politico del Governo, nè dalle esigenze dei servizi pubblici. Ora nessuno degli op­ positori dell’on. Magliani avendo avuto la volontà od il coraggio di affermare un programma il quale in­ cludesse o le nuove imposte pei servire la politica brillante o megalomane da qualche tempo inaugu­ rata, o le economie nelle spese militari premessa una politica più modesta , od una radicale riforma nelle spese per i lavori pubblici, ne è venuto che si è mantenuta la precedente confusione e che nes­ sun nome rappresenti una bandiera, ma ciascuno voglia dire confusione, transazione, equivoco.

A questo soltanto, noi crediamo, e lo avevamo già preveduto in modo esplicito nei nostri articoli, a que­ sto soltanto si deve il fatto che l’on. Giolitti da una parte sia diventato ministro seguendo con meno au­ torità, meno sagacia e meno esperienza, lo stesso indi­ rizzo dell’on. Magliani, dall’altra il Governo, di cui fa parte l’on. Giolitti, faccia opera per combattere nelle elezioni della Giunta generale del bilancio uomini come gli on. Sminino, Luzzatti e Plebano i quali erano [iure stali alleati di opposizione coll’ on. Giolitti, ma al pari di lui non avevano che un programma ne­ gativo intorno al quale la Camera potè per un mo­ mento costituire una maggioranza, ma dal quale non poteva scaturire nulla di organico e di vitale.

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questione finanziaria a sapere se il disavanzo sia di 30 o di 34 milioni, mentre ormai tutti sappiamo che le cifre sono invariabili e si tratta di una semplice que­ stione di apprezzamento, oggi noi ci lamentiamo che si continui nello stesso errore di credere possibile che la Camera ed il paese si appassionino od anche so­ lamente si interessino delia questione finanziaria, quando i più competenti nella questione stessa non sanno far altro che rilevare il male gravissimo che esiste e si perpetua e si mostrano incapaci di dire cosa farebbero per lenirlo ed evitarlo, date le con­ dizioni attuali del paese, del Parlamento e del Go­ verno.

Per un momento abbiamo sperato che l’on. Gio- litti, giovane e nuovo Ministro avrebbe sentito il van­ taggio di affermarsi una personalità finanziaria a qua­ lunque costo; ma dopo la esposizione finanziaria del­ l’altro giorno, dobbiamo pur troppo convenire che a questo compito o gli mancano le forze, ovvero, se sente di averle, prevale in lui il desiderio di adat­ tarsi all’ambiente.

Forse un raggio di speranza scaturisce dall’on. Doda il quale nella questióne doganale sembra voler pren­ dere una posizione celta e personale. Badi bene però l’on. Ministro delle Finanze,che, per una serie di cir­ costanze che è inutile qui ricordare, egli è circondato da antipatie e diffidenze, onde è necessario per vin­ cerle tanta maggiore energia e tanta maggiore au­ dacia, quanto più ostili gli si presentano le circo­ stanze.

Spieghi un vero concetto di libertà economiche, abbia il coraggio di essere nella quistione della ri­ forma tributaria veramente e coraggiosamente demo­ cratico, e avrà con se, qualunque sieno le vicende parlamentari, la maggioranza del paese.

Ma il tempo stringe, e ciò che desiderano gli elet­ tori che si apparecchiano ai nuovi comizi, è di sapere cosa pensino gli uomini che sono a capo del Governo.

I COMPILATORI DELLA TARIFFA DOGANALE

(all’ I n d u s tr ia )

Nell’ultimo suo numero l’ Industria ci dedica un vivace articolo, prendendo argomento dalle osserva­ zioni che abbiamo fatte alla relazione ministeriale per l’abolizione dei dazi differenziali, e dagli ecci­ tamenti che abbiamo rivolti all’on. Doda perchè per­ sista nella via delle libertà economiche. E VIndustria ci accusa di giudicare, senza analizzarla e senza stu­ diarla, la nuova tariffa generale, della quale noi do­ mandammo e domandiamo insistentemente la re­ visione, affinchè ne sieno temperate le asprezze.

E siccome la rivista milanese si permette di far la voce grossa e di meravigliarsi che vi sia alcuno il quale osi giudicare l’opera dei compilatori della scia­ gurata tariffa generale regalataci due anni or sono, ci sia permesso rivolgere alla Industria, alcune do­ mande nella speranza che la rivista milanese non vorrà rispondere col silenzio che allora ci autorizze­ rebbe a credere che non abbia argomenti da opporre ai nostri.

Ora noi crediamo di poter dimostrare:

l.° che la tariffa generale venne compilata con uno scopo protezionista ;

2° che questa tariffa, sebbene abbia causata una forte perturbazione nel movimento commerciale ita­ liano, non si seppe compilare efficacemente nemmeno dal punto divista protezionista; che l’affermare che la tariffa dovesse portare dei soli vantaggi fiscali è in perfetta contraddizione coll’ altra affermazione che dovesse servire a migliorare le industrie ; che per­ tanto gli stessi difensori della tariffa si mostrano in­ certi ad indicarne il concetto ed anche in ciò cer­ cano di essere opportunisti.

Infatti sul primo punto.

Nella relazione dell’ on. Ellena « sulla revisione della tariffa doganale » dopo brevissime parole nelle quali vi è la solita tirata contro i teorici, è sen­ tenziato a pagina 6 che il problema della tariffa do­ ganale non consiste nella scelta del sistema (libero scambio e protezionismo); ma nel modo e nella misura della protezione. — E a pagina 41 della stessa relazione l’on. Ellena, colla competenza sua speciale, dimostra come si debba far il calcolo della misura della protezione e prova che colla vecchia tariffa il lavoro delle nostre fabbriche è talvolta protetto in misura che eccede 40 e 50 per cento

del suo valore.

Ma a pagina 56 e 57 della stessa relazione l'ono­ revole Ellena, con mille restrizioni in favore del consumatore, e considerazioni sul danno dei dazi altissimi, consiglia savie riforme rivolte a compen­ sare i produttori del peso delle imposte cercando di restringere il soverchio delle importazioni di ma­ nifatture forestiere e gli sembra chiaro che i dazi presenti possano essere aumentati, ma in misura

moderata.

Se non che quando siamo stati alla applicazione della misura moderata, l’on. Ellena ha proposto l’au­ mento sopra meglio di 320 voci delle 450 circa di cui era composta la vecchia tariffa. Nè gli aumenti fu­ rono di poca entità, poiché a parte le voci che erano prima esenti e per le quali propose di applicare il dazio, delle altre 300 voci circa 120 sole contem­ plano aumenti in una misura inferiore al 10 per cento le altre 200 si dividono all’ incirca cosi :

9 voci coll’aumento del 10 per cento

9 2» » 12 » 9 » » 15 » 20 » » 20 » 19 » » 25 » 5 » » 30 » 28 » » 33 » 2 » » 38 » 14 5> » 40 » 14 » » 50 » 3 » » 60 » 13 > » 66 » 5 » » 80 » 22 » » 100 » 9 » » 150 » 7 » » 300 » 5 » » 400 » 1 » » 500 » 3 » » 600 »

Vuol dirci ora l'Industria che la tariffa proposta dall’on. Ellena non aveva carattere protezionista?

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22 dicembre 1889 L’ E C O N O M I S T A 819

dendosi sorpassato dal deputato di Padova nel sacri­ ficare all’idolo del protezionismo. E infatti l’ on. Luz- zatti nella sua relazione aumentò ancora 140 voci, e nemmeno qui gli aumenti furono di poca importanza giacché eccone sommariamente la portata.

1 voce fu aumentata dell’1 */, per cento 4 voci furono aumentate del 2 »

3 » 2> » 3 » 2 » » » 4 » 3 » » » 5 » 2 » » » 6 » 3 2> » 7 » 7 » » » 8 » 2 » » » 9 » 13 » * » 10 » 6 » » » 11 » 6 > » » 12 > 2 » » » 15 » 7 » » » 16 » 7 » » » 20 » 10 » » » 25 » 8 » » » 33 » 8 » » 2> 40 » 15 » » 2> 50 » 4 » » » 60 » 8 » » » 66 » 2 » » » 70 » 3 » » » 90 » 11 » » > 100 » 2 » » » 140 » 2 » » » 150 » 1 » » » 200 » 1 > » » 300 » 1 » » » 320 » 1 » » » 800 »

E dopo ciò l’ Industria confessi di non aver mai nè studiata nè letta la tariffa se si maraviglia che noi crediamo di aver tutto detto chiamandola pro­ tezionista ; se si meraviglia che dopo aver confessato che il lavoro nazionale aveva già una protezione del 45 al 50 per cento si proposero aumenti cosi notevoli e poi nuovi aumenti agli aumenti, pur dichiarando per i ciechi e per gli ingenui, che si dovevano fare dei ritocchi in misura moderata, o facendo come l’on. Luzzatti le querimonie sul libero scambio.

Premessa questa dimostrazione che la tariffa ebbe origine protezionista ed ha avuto carattere vera­ mente protezionista veniamo al secondo punto, cioè a provare che i compilatori della tariffa generale non riuscirono nemmeno nel loro intento, e si con­ traddicono.

Non abbiamo bisogno che di citare le cifre som­ marie del movimento commerciale dell’anno 1888 confrontate con quelle del 1887, per provare che dalla applicazione della nuova tariffa, la quale portò con sè la rottura delle convenzioni commerciali con la Francia, il paese perdette nel solo anno 1888 meglio di 500 milioni negli scambi internazionali.

Infatti nei due anni 1887-1888 si ebbe il se­ guente movimento in milioni :

Im portazione E sp o rtazio n e T otale 1 8 8 7 .. .. 1604. 3 1005. 0 2609 3 1 8 8 8 .. .. 1174.6 891.9 2066.5 P e rd ita ... 429.7 113.1 542.8 E noti l’Industria che non si tratta di una deficenza prodotta tutto da aumentato movimento de! 1887

poiché confrontando l’ anno 1888 colle medie del quinquennio precedente si ha :

Im portazione E sp o rtazio n e Totale Media 1883-87 1425.7 1048.5 2474.2

1888 1174.6 891.9 2066.5

Perdita... 251.1 156.6 407.7 E la differenza a danno del 1888 rimane ancora di oltre 400 milioni.

L’ Industria non vorrà negare questa perturba­ zione, come non vorrà negare nemmeno che dalla nuova tariffa attendessero i compilatori un migliora­ mento della bilancia commerciale, cioè una minore preponderanza delia importazione, e da questo miglio­ ramento una discesa del cambio ed una più facile situazione monetaria.

E non riporteremo qui le speranze destatesi nei protezionisti quando videro che la importazione la quale nel 1887 aveva dato una eccedenza di 599 mi­ lioni, nel 1888 non diede che una eccedenza di 282 milioni.

Se non che, ripetiamo, i fatti posteriori hanno subito dimostrato che male si era calcolalo dai com­ pilatori della tariffa quale fosse la potenzialità econo­ mica del paese. Poiché, cessato il primo impeto della perturbazione, ed esaurita la provvista che si era fatta sulla fine del 1887, cominciò ben presto un movimento, il quale in pochi mesi ha condotto le proporzioni del commercio a quello che già era precedentemente. Le nuove tariffe non valgono a ttner lontana la merce estera, ma soltanto a farla pagar di più.

Bastino alcune cifre sommarie. Negli 8 mesi Marzo-Ottobre del 1888 la importazione era dimi­ nuita di circa 230 milioni a paragone dello stesso periodo del 1887 ; ora negli 8 mesi Marzo-Otto­ bre 1889 è aumentala di nuovo per circa 175 mi­ lioni lasciando così una differenza di appena 50 mi­ lioni, ma però con evidente tendenza a sparire, giac­ ché le cifre mensili di aumento sono le seguenti : Marzo 10 milioni, Aprile 35, Maggio 17, (ìiugno 9, Luglio 28, Agosto 33, Settembre 11, Ottobre 28.

Per contro la esportazione che aveva risentito un danno di 50 milioni, si è riavuta meno notevolmente non avendo ricuperalo che 50 milioni circa.

Nè ci dica XIndustria che ora aumenta l’ impor­ tazione della materia prima, me itre prima aumen­ tava quella dei manufatti. La categoria cotone dà a tutto ottobre 1889 circa 21 milioni di aumento di importazione di cui 12 di materia prim a; per cui è già perduto metà del guadagno — se guadagno fu fatto — del 1 8 ì8 ; la lana diè un aumento di 8 milioni di cui due di materia prima ; anche qui il successo del 1888 fu ridotto a metà. Nella seta siamo quasi pareggiati. Per cui tutto l’effetto della tariffa va sparendo velocemente.

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0 meno generosa. Ma è questo un tema nel quale non vogliamo entrare, e se VIndustria vorrà rive­ dere certe recenti polemiche tra i partiti di una delle più importanti Camere di commercio della Lombardia, potrà trovare argomenti che le dimo­ strino quanto fosse comodo avere largo campo di maneggiare le tariffe.

Concludiamo :

La tariffa è protezionista, e se non riesce a modifi­ care la natura del commercio italiano, gli è perchè il protezionismo per produrre i suoi effetti deve es­ sere applicato in un paese che sia in grado di ap­ profittarne. Ed appunto vedendo che tutto il pode­ roso lavoro si riduce a procacciare un aumento di entrate allo Stato a prezzo del sacrifizio di tutti 1 consumatori, l’on. Doda farà opera veramente i1- luminata se porrà sollecitamente la questione della revisione della tariffa generale affine di ridurla ad una misura veramente moderata.

LA PROROGA DELLA' FACOLTA DI EMISSIONE

e del corso legale dei biglietti

La Camera dei Deputati ha discusso nella seduta del 19 il progetto di legge per la proroga della f a ­ coltà di emissione dei biglietti delle Banche e del corso legale.

La Commissione parlamentare aveva modificato il progetto primitivo, aggiungendo anche un articolo nuo°vo per legalizzare la circolazione eccedente. Il relatore, on. Vacchelli, rimproverò anzi tutto il go­ verno di aver presentato in tanta strettezza di tempo un progetto di tale importanza.

« Sarebbe stato desiderabile, diceva il relatore, che una proposta di proroga delle facoltà di emissione, nello stato in cui trovasi la circolazione bancaria, venisse presentata alla Camera almeno alcuni mesi prima della scadenza delle leggi vigenti, ma ormai il tempo è trascorso, tanto che al relatore si sono accordate poche ore per stendere la relazione, la qual cosa è debito accennare per ottenere piu facilmente la indulgenza della Camera.

La Commissione ha mutato il nome al progetto chiamandolo proroga della facoltà di emettere bi­ glietti e non del privilegio per una più conveniente esattezza, poiché veramente un privilegio assoluto nemmeno ora esiste e sarebbe certo possibile accor­ dare per legge la facoltà di emissione ad altri isti­ tuti che si aggiungessero agli attuali o sostituissero quelli che non adempissero ai loro doveri.

Un’ altra modificazione che non incontrò opposi­ zione dai ministri è quella di sostituire alla diretta concessione della proroga, la facoltà al Governo di accordarla, essendosi chiarito che le Società che godono della facoltà di emissione non hanno ancora deliberato di chiedere la proroga e taluna nemmeno di volere prorogare la durata stessa della Società co­ stituitasi soltanto pel tempo nel quale durava il di­ ritto di emissione loro accordato.

La Commissione riteneva colle proposte fatte, di raggiungere lo scopo di ricoverare provvisoria­ mente ^durante la proroga sotto speciali disposizioni di legge, quella maggiore circolazione che si è r i­ conosciuta inevitabile, intanto che il Governo prov­ veda a far liquidare dagli istituti gli eccessivi

im-pieghi diretti; si assicura a tutta la circolazione una riserva metallica nei limili della legge vigente; si elimina la permanenza di eccedenze illegali compu­ tabili, e non computabili, nonché di abusivi pre­ cedenti che inducano a rinnuovare provvedimenti eccezionali ; si ridona la possibilità al Governo di applicare le severe disposizioni di legge a quelli che turbassero la regolare circolazione cartacea.

La Commissione cosi modificò il progetto mini­ steriale :

« Art. 1. Sotto l’ adempimento di tutte le condi­ zioni prescritte dalle vigenti leggi, il Governo potrà stabilire che la facoltà dell’emissione di biglietti di Banca pagabili a vista al portatore, consentita fino al 31 dicembre 1889 alla Banca Nazionale nel re­ gno, al Banco di Napoli, al a Banca Nazionale To­ scana, alla Banca Romana, al Banco di Sicilia ed alla Banca Toscana di Credito per le industrie ed il commercio d’ Italia, sia prorogata fino a che non venga diversamente provveduto per legge, senza che la proroga possa oltrepassare il giugno dell’anno 1891.

« Art. 2 Durante la proroga continuerà il corso legale dei biglietti dei citati istituti, ferme le spe­ ciali prescrizioni degli articoli lo della legge 30 a- prile 1874, 16 della legge 7 aprile 1881, e 2, 3 e 4 della legge 28 giugno.

« Art. 3. Nel decreto reale con cui sarà consen­ tita la proroga della facoltà della emissione a cia­ scun Istituto legalmente esistente, sarà determinata la quantità dei biglietti in circolazione permessa du­ rante la proroga oltre il limite stabilito dalle leggi precedenti.

L’eccedenza della circolazione permessa a ciascun Istituto sarà determinata in modo che insieme a quella precedentemente autorizzata in rapporto al capitale utile alla tripla circolazione, non abbia da superare per ciascun Istituto I’ ammontare della complessiva circolazione dei biglietti accertata al 30 novem­ bre 1889.

Anche per tale aumento di circolazione gl’ Istituti dovranno mantenere la riserva metallica non minore del terzo della circolazione effettiva e sulla circola­ zione eccedente il limite delle precedenti leggi, verrà duplicata la tassa di circolazione.

Nulla ò innovato nelle disposizioni che regolano la emissione dei biglietti contro uguale ammontare di riserva metallica, c

Venuto in discussione questo disegno di legge nella tornata di giovedì, hanno preso la parola al­ cuni oratori, tra i quali gli on, Nieotera, Branca, Miceli, Diligenti. L’ on. Crispí dichiarò a nome del Governo che non accettava l’articolo 3 surriportato perchè egli disse « crediamo che entro sei mesi i biglietti d'ebbano rientrare nel limite legale. » L’ono­ revole Nieotera domandò che venissero rese pub­ bliche e integralmente le relazioni delle ispezioni recentemente fatte sugli istituti di emissione, ma 1’ on. Miceli dichiarò che intende pubblicare solo un riassunto di esse perchè non ritiene utile e conve­ niente di farlo conoscere nella loro integrità. L’ono­ revole Bra ca con parola incisiva mise in luce tutti gli inconvenienti dello stato attuale di cose e seppe riassumere l’opinione generale, che non può non es­ sere di severa censura pel Governo.

« Al punto in cui siamo, egli disse, è necessario vo­ tare gli articoli 1 e 2. Noi ci troviamo unici nel mondo, al 19 dicembre, senza sapere quale] sarà il nostro regime bancario a fine d’anno !

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22 dicembre 1889 L’ E C O N O M I S T A 821

Questo è così grave che tutte le dichiarazioni del presidente del Consiglio sono inutili.

Dacché la politica finanziaria del Governo si ri­ duce a disavanzo e debiti, bisogna bene provvedere al credito.

Del resto il massimo della circolazione abusiva si è verificato il IO ottobre 1887 quani’era lei ¡ce­ mente presidente del Consiglio Ton. Crispí.

Non abbiamo mai saputo che l’articolo 3 non era accettato dal Governo: l’abbiamo saputo adesso. Le incertezze del credito dipendono dalle incertezze delle idee del Governo.

Qualunque legge, anche cattiva, purché definitiva, gioverà meglio del provvisorio. »

Ci pare superfluo aggiungere qualsiasi commento. La Commissione dopo le dichiarazioni dell’ on. Crispí ha ritirato l’articolo 3 del progetto e gli al­ tri due sono stati approvati con 208 voti favorevoli e 84 contrari.

NUOVE RIFORME POSTALI

La legge postale in vigore oggi in Italia è di data e di applicazione così recente che l’opportunità di arrecarvi aggiunte e modificazioni potrebbe facilmente indurre a giudicarla assai imperfetta. — E perfetta la non è dicerto, non solo perchè i meccanismi dei pubblici servizi ch’essa disciplina sono di per sé sem­ pre suscettibili di miglioramenti suggeriti a mano a mano dall’ esperienza quotidiana dei loro risultati, ma anche e prima di tutto perchè le riforme che essa ha introdotte nelle leggi precedenti sulla stessa materia sono in verità poca cosa in confronto di quelle fatte, prima che presso di noi, in altri Stati civili, e timidi passi verso quel progresso che al­ trove si è già raggiunto. Che cosa sono per dirne una, le cartol'ne per l’ i iterno della città e il biglietto postale di nuova istituzione, di fronte a quella mi­

tezza di tariffa per le lettere chiuse comuni, che in Italia è ancora un antico desiderio insoddisfatto e nella più parte degli Stati un pubblico vantaggio già non più nuovo ?

Contuttociò ben vengano - che sarà tanto di gua­ dagnato - anche le piccole riforme, i lievi miglio­ ramenti, specie se con frequenza; tanto più che in questa materia, al contrario di ciò che succede nella maggior parte delle altre, per fortuna non guastano il tutto insieme, non perturbano abitudini^ del pub­ blico con danno di questo, non alterano l’economia di quella parte della legislazione in cui hanno luogo. Oppure mutano bensì qualche abitudine, ma in me­ glio, e non fanno rimpiangere lo stato precedente delle cose.

Nella sessione parlamentare in corso il Ministro Lacava presenterà al Parlamento, un progetto di ri forma della legge postale. Non ci è noto tutto il suo contenuto, trattandosi di un progetto tuttora in forma­ zione, ma già è conosciuta la notizia che compren­ derà tra altre cose l’ istituzione di vaglia postali a somme fisse al portatore. Cotesti vaglia, il nome del­ l’assegnatario essendovi in bianco, potranno circo­ lare come i biglietti di banca e come gli assegni bancari

Siffatto meccanismo economico, che è ingegnoso,

ma - saremo per dire - non per merito proprio, in quanto non fa che una nuova applicazione della qualità trasmissibile che hanno parecchi altri titoli rappresentativi del danaro, può considerarsi sotto due aspetti. Uno è il carattere semi-bancario che una delle Amministrazioni dello Stato, la Posta, viene ad assumere, in quanto presta, a titolo oneroso e con proprio lucro, un servigio che di regola e per sua natura spetterebbe piuttosto alle Banche e ad altri Istituti di credito. L’altro è il carattere di ul­ teriore comodità offerta al pubblico, coll’aggiungere, a un mezzo facile e diffuso di trasmettere il danaro da luogo a luogo, la facoltà e il modo di trasmet­ terne e da luogo a luogo e sul luogo stesso e an­ che brevi manu i titoli rappresentativi. Uno dunque implica, volendo, una questione teorica di economia politica, l’altro è puramente pratico e tecnico.

Ci sarebbe infatti molto da dire sulle funzioni sem­ pre maggiori e più molteplici che nella vita sociale ogni giorno che passa lo Stato si assume, in con­ tradizione coll’essenza dell’indole sua. Su questo punto di massima le nostre idee sono ormai note da un pezzo e non staremo qui a farne una volta di più lo svolgimento. Per l’esattezza però delle cose bi­ sognerà soltanto notare che lo Stato, nel caso con­ creto, non tanto assume un nuovo ufficio quanto piuttosto perfeziona gli strumenti d’un lavoro che già da tempo ha preso a disimpegnare e li applica con nuovi modi ed a nuovi e più larghi effetti. E dato il nostro sistema amministrativo vigente, quale è nelle sue linee fondamentali, la posizione che quelle secondarie - per continuare la metafora - hanno poi presa e vanno prendendo e prenderanno, se non è sempre la migliore, è la più naturale, se non sempre si giustifica, si spiega.

Tecnicamente considerata, l’istituzione dei vaglia no­ minativi e girabili non può essere qualificata altro che buona. Si potrebbe anche osservare ch’essa viene a introdurre un mezzo facile e comodo di pagamenti tra privati, creando un biglietto che per piccole di­ mensioni e poco peso non è inferiore ma anzi su­ periore a quelli di banca, di parecchi tra i più grossi dei quali può rappresentare il valore in pochi cen­ timetri di carta. Ma indipendentemente da ciò, basta pensare alle formalità che oggi la riscossione dei va­ glia richiede, alla necessità nel detentore, di farsi riconoscere, alla difficoltà, in molte circostanze di riuscirvi. Ce ne appelliamo alla testimonianza di chicchessia.

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RIASSUNTO DELLA E S P O S I® FINANZIARIA

Ecco il sunto dell’ Esposizione finanziaria fatta alla Camera dall’ on. Giolitti, ministro del Tesoro:

Le condizioni della finanza, alcuni anni fa, avevano cessato di essere causa di preoccupazioni; oggi tornano ad essere una delle difficoltà contro le quali abbiamo da lottare.

Alla soverchia, fiducia, che fece considerare come av­ ventati i presagi di futuri pericoli, è sott’entrata ora una esagerata sfiducia.

È necessario esporre, nel modo il più completo, la condizione della nostra finanza, perchè solamente la verità più chiara e completa può essere solida base del credito pubblico.

L’ esposizione finanziaria esamina partitamente il conto consuntivo dell'esercizio 1888-89, l’assestamento del 1889-90 ed i bilanci preventivi del 1890-91.

All’ esame del consuntivo premette una breve storia del bilancio 1888-89, dalla quale risulta che la prima previsione, presentata il 25 novembre 1887, prevedeva un disavanzo nella parte delle entrate e spese effettive di soli 10 milioni, che poi nelle revisioni fatte dalla Commissione del bilancio e nell’ assestamento si elevò successivamente a 44, a 53, a 68, e finalmente, dopo le leggi per spese militari, a 196 milioni.

Il conto consuntivo registra un disavanzo di 234 mi­ lioni, dei quali 126 per le spese militari e 108 per la

F

arte normale del bilancio. Oltre a ciò nel corso dei- esercizio, la Cassa-pensioni consumò 25 milioni di capitali.

Per effetto del disavanzo nel bilancio 1888-89 e di un peggioramento di 7 milioni nel conto dei residui, le passività del Tesoro, che al 30 giugno erano 264 mi­ lioni, salirono a 502 milioni.

Buoni furono invece i risultati del conto di cassa, poiché le riscossioni complessive superarono i paga­ menti di 12 milioni.

Passaudo all’esame del disegno di legge per 1’ asse­ stamento del bilancio 1889-90, ricorda brevemente le varie fasi anteriori di questo bilancio.

Il progetto di bilancio presentato il 28 novembre 1888, prevedeva un disavanzo fra le entrate e le spese effet­ tive di un milione e mezzo.

Successivamente si ridussero di 40 milioni le pre­ visioni di entrata, e si aumentarono le spese di 28 mi­ lioni, cosi il disavanzo sarebbe salito da 1 lj2 a 69 mi­ lioni.

Di più la Cassa-pensioni, se non fosse stata abolita, doveva alienare rendita per 28 milioni.

Le note di variazione presentate dal ministro Perazzi e dal ministro attuale, migliorarono la posizione, di­ minuendo la spesa di 38 milioni. Dopo tali riduzioni e dopo l’abolizione della Cassa-pensioni, il bilancio vo­ tato dalla Camera, nel quale eomprendevansi gli effetti di tale abolizione, prevedeva un disavanzo di 48 milioni.

Il disegno di legge d’assestamento, non contiene al­ cuna variazione nelle spese facoltative perchè la legge 11 luglio 1889 lo vieta in modo assoluto. Ciò produce una notevole economia, poiché negli ultimi esercizi l’assestamento conteneva in media 6 milioni e mezzo di aumento nelle spese facoltative.

Le sole modificazioni introdotte riguardano le spese obbligatane e d’ordine a quell’ entrate per le quali le variazioni siano accertate. Il risultato complessivo è che il disavanzo da 48 milioni discende a 47.

Però nuovi bisogni sono sorti per spese militari oc­ correndo :

19 milioni per la provvista di polvere senza fumo all’esercito ed alla marina. Questa spesa risparmia però la spesa molto maggiore che si riteneva occorrere per mutare il calibro dei nostri fucili, cambiamento non più necessario con la nuova polvere.

3 milioni per pagare i premi dovuti ai volontari del corpo speciale d’Africa.

3 milioni e mezzo per carbone alla marina. 1 milione per liquidazione di residui passivi relativi agli esercizi anteriori al 1888-1889.

Così il disavanzo complessivo sale a 74 milioni. I proventi maggiori avuti da alcune imposte ed in specie dalle dogane fanno sperare che il disavanzo ri­ sulti poi nel fatto minore.

Quanto al servizio di cassa, il medesimo non sola­ mente è assicurato per tutto l’esercizio ; ma coi mezzi già posti per legge a disposizione del Tesoro, anche inviando all’esercizio 1890-91 quanto occorre a coprire il disavanzo di quell’esercizio, alla fine del 1889-90, il fondo di cassa crescerebbe di 63 milioni, e resterebbero disponibili 15 milioni di buoni del Tesoro e 59 milioni di anticipazioni statutarie.

Nella compilazione del bilancio preventivo per il 1890-91, il primo del quale il ministro attuale abbia piena responsabilità, si ebbero di mira dal Ministero gli scopi seguenti :

1° Arrivare al pareggio, non con artificiose com­ binazioni, ma seriamente ed in modo duraturo ;

2° Non diminuire la forza dell’esercito e della ma­ rinai;

3" Non sospendere le opere pubbliche;

4.° Cercare tutti i mezzi per evitare nuovi sacri­ fici ai contribuenti.

Per ottenere questi risultati non vi sono che due mezzi, ridurre le spese non strettamente indispensabili far crescere il reddito delle imposte attuali col repri­ mere energicamente il contrabbando e ogni specie di frode.

Con questi mezzi, se il disavanzo non scompare fin da questo primo esercizio, è fatto però un gran passo verso il pareggio.

Le risultanze complessive del bilancio proposto per la parte delle entrate e spese effettive sono le seguenti :

Parte ordinaria. Entrata . . . . L. 1,582,746,889 Spese...» 1,525,096,091 Avanzo . . . . L. 57,650,798 Parte straordinaria. Entrata . . . . L. 18,354,047 Spesa...» 97,890,569 Disavanzo . . . L. 79,536,522 Parte ordinaria e straordinaria insieme.

Entrata . . . . h. 1,601,100,936 Spesa...» 1,622,986,660 Disavanzo . . . L. 21,885,724

Le categorie delle partite di giro e delle costruzioni ferroviarie hanno tanto in entrata quanto in spesa le prime 69 milioni, le seconde 146.

Nella categoria del movimento dei capitali è un avanzo di 21,885,724 che copre esattamente il disa­ vanzo della parte effettiva.

II vero disavanzo effettivo del bilancio è dunque di 21,885,724 ai quali bisogna aggiungere 10,600,000 di spese straordinarie militari chieste con legge speciale.

In questo totale disavanzo di 32 milioni sono com­ presi 21 milioni di pensioni che negli anni precedenti formavano disavanzo della Cassa-pensioni e 5 milioni di costruzioni ferroviarie, alle quali per il passato si provvedeva per intero con emissioni di obbligazioni ferroviarie.

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22 dicembre 1889 L’ E C O N O M I S T A 823

L’aumento di entrata è previsto in 36 milioni, dei quali 3,767,000 di partite le quali corrispondono ad au­ menti di spesa e sono perciò quasi partite di giro, 2,893,000 per entrate straordinarie già accertate legal­ mente fin da ora. Il resto degli aumenti di entrata di circa 29 milioni è composto principalmente delle par­ tite seguenti:

11 milioni dalle dogane, il cui prodotto si calcola in 276 milioni, mentre nello stesso esercizio in corso, se continua la media delle riscossioni avute finora, si supererà tale somma ;

4 milioni dalle imposte sui fabbricati, dei quali 1 già iscritto nei ruoli dell’esercizio corrente, 1 per nuovi fabbricati e 2 come effetto della revisione generale dei redditi dei fabbricati ordinata per legge ;

3 milioni dall’ imposta sulla ricchezza mobile ri- scuotibile per ruoli, dei quali si fa ora la verifica bien­ nale. Le precedenti due revisioni hanno dato, una 7 mi­ lioni, l’altra 7,600,000;

3 milioni e mezzo dalle tasse sugli affari ; 3 dai sali e tabacchi ;

2 dalle poste ;

1 dagli utili della cassa depositi e prestiti ; il resto dai cespiti di minore importanza.

L’esposizione passa ad un esame analitico delle eco­ nomie introdotte nei singoli bilanci da cui risulta che tolti i Ministeri della Guerra e della Marina e quello del Tesoro per spese obbligatorie e d'ordine, tutti gp altri otto bilanci insieme non presentano aumento di spesa, ma qualche diminuzione.

Nel complesso le spese ordinarie e straordinarie som­ mate insieme, aumentano di 20 milioni, 4 dei quali hanno la contropartita in aumento di entrata ; perciò l’aumento netto totale è di 16 mdioni.

L’esposizione finanziaria del Ministro Perazzi e la Commissione del bilancio prevedevano come inevitabile per il 1890-91 un aumento di 33,898,000.

L’effetto ottenuto col porre un pieno freno alle spese è molto più notevole se si fa il confronto con gli eser­ cizi precedenti.

Le spese ordinarie effettive, al netto dalle partite aventi riscontro nelle entrate, erano cresciute negli scorsi esercizi delle seguenti somme: esercizio 1885-86 L. 31 milioni, 1886-87 33 milioni, 1887-88 46 milioni, 1888-89 lire 41 milioni e quelle dell’esercizio 1889-90 secondo il progetto di bilancio presentato il 28 novem­ bre 1888, dovevano crescere di 44 milioni.

L’aumento medio dei 5 esercizi è stato dunque di 37 milioni, l’aumento medio degli ultimi 3, di 44 milioni.

Le note di variazione presentate dal Perazzi e dal ministro attuale ridussero l’aumento dell’ultimo eser­ cizio da 44 a 25 milioni con beneficio di 19 milioni. Il confronto del bilancio 1890-91 si fa col bilancio 1889-90 così ridotto.

Se il bilancio del 1890-91 fosse stato fatto coi cri­ teri seguiti nei precedenti 5 esercizi, avrebbe aumento di spesa di 37 miiioni, anziché di 16; se fosse stato fatto coi criteri degli ultimi 3 esercizi avrebbe aumento di 44 anziché di 16 milioni.

Tra le riduzioni fatte al bilancio 1889-90 e il freno imposto alle spese nel bilancio 1890-91, si ha dunque un beneficio valutabile da 43 a 49 milioni nelle sole spese effettive ordinarie.

A ciò bisogna aggiungere che le spese straordinarie, compresi i 10,600,000 chiesti, con legge speciale per l’esercito, sono di 108 milioni, mentre negli ultimi quattro esercizi erano stati in media di 125 milioni, senza tener conto dei 126 milioni di spesa straordina­ ria militare votata in dicembre 1888.

Bisogna inoltre aggiungere che per effetto della legge 11 luglio 1889, la spesa ordinaria facoltativa del bilancio, ora presentato, non potrà più crescere coi- l’assestamento del bilancio.

Quando si propose la reimposizione dei due decimi sulla fondiaria e l’aumento di 20 centesimi sul prezzo del sale si calcolava di trarne 41 milioni. Se la

Cr-mera avesse approvato quelle imposte e fosse eonti- i uato l’antico indirizzo finanziario, il disavanzo sarebbe oggi molto maggiore.

Il nuovo indirizzo finanziario ha dato sotto forma di riduzione nelle spese molto più di ciò, che quelle imposte potevano dare, nel qual modo oltre al rispar­ miare gravi sacrifici ai contribuenti, si ha un beneficio per il credito dello Stato poiché se venissero giorni più difficili la finanza potrebbe sempre avere come ri­ serva quegli aumenti d’ imposta.

Ad ogni modo resta un disavanzo di 32 milioni che deve farsi scomparire.

Il ministro nota anzitutto che quest’anno le entrate crescono di 16 milioni di più di quel che crescono le spese, cosicché seguitando l’ indirizzo attuale in due anni il disavanzo scomparirebbe. Avverte ancora che le spese straordinarie per opere pubbliche diminuiranno di 5 milioni nel 1891-92 e di 10 nel 1892-93; che nel bilancio 1890-91 gli effetti della revisione dei red­ diti dei fabbricati non sono calcolati che per metà, per­ chè la revisione ha effetto dal 1° gennaio 1891 ; che il disegno di . egge sugli Istituti di emissione porta al- 1’ Erario un beneficio di circa 4 milioni.

Ricorda i provvedimenti già presi per evitare le frodi a danno dell’ erario nei rimborsi di tassa sul­ l’alcool, il divieto della saccarina, i provvedimenti per reprimere il contrabbaudo ; gli studi iniziati per impe­ dire l’aumento della spesa delle pensioni.

Confida che, cessato lo stato di guerra in Africa, diminuiscano le spese militari e crescano i redditi pro­ pri della colonia cosicché questa, poco alla volta, possa bastare a sé stessa.

Annunzia che si presenteranno due leggi, una per migliorare la gestione del monopolio dei tabacchi, Tal tra per riordinare la tassa sui contratti di borsa.

Raccomanda vivamente alla Camera di provvedere d’urgenza al riordinamento degli Istituti d’ emissione ed all’ordinamento del credito fondiario.

Tutti questi provvedimenti, egli dice, possono por­ tare al pareggio, a condizione che si continui a tenere in freno le spese ; se ciò non si volesse o non si po­ tesse fare, un aumento d’ imposte sarebbe inevitabile. Ritiene compito essenziale di ogni uomo di Stato, impedire che Tonda di piccoli interessi comprometta il credito pubblico il quale, dopo la difesa della indipen­ denza e della dignità dello Stato, è il primo interesse del paese.

Conchiude notando che nel mondo moderno le que­ stioni economiche prendono il sopravvento sulle altre, perchè dalla loro risoluzione dipende il benessere delle classi popolari, che noi abbiamo chiamate a partecipare al governo dello Stato, della Provincia e dei Comuni.

Se risolveremo i problemi economici in modo da as­ sicurare ciò che una voce Augusta in quest’aula definì « il bene degli umili » noi avremo fondato sopra basi incrollabili le nostre istituzioni e la grandezza della

patria. ______________

(Rivista (Economica

L ’a r tic o lo 11 de/ t r a t t a t o d i F ra n c o fo r t e e ¡ R a p p o r t i c o m m e rc ia li fr a n c o -te d e s c h i. — I l q u e s tio n a rio d e l C o n s ig lio s u p e r io r e d e l C om m ercio in F r a n c ia . — Le d is p o s iz io n i s u g li in a b ili a l la vo ro in I t a l i a .

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Tar-ticolo I I è una garanzia per la Francia e non un danno o un pericolo.

Non sarà superfluo, adunque di rammentare ai lettori il testo preciso dell’articolo I I del trattato di Francoforte.

« Les traités de commerce (dice quell’ articolo) avec les différents Etats de l’Allemagne ayant été anuulés par la guerre, le gouvernement français et le gouvernement allemand prendront pour base de lew s relations commerciales le régime du traite­ ment réciproque de la nation la plus favorisée.

Toutefois, seront exemptes de la règle susdite les faveurs qu’ une des parties contractantes, par des traités de commerce, a accordées ou accordera à des Etats autres que ceux qui suivent: l’Angleterre, la Belgique, les Pays-Bas, la Suisse, l’Autriche, la Russie. » Il contralto essendo bilaterale, la Germania e la Francia sono per principio vincolate dallo stesso patto; ciascuno dei due Stati si è impegnato a con­ cedere all’altro il trattamento dogauaìe concesso alla nazione più favorita. Ma qui è da osservarsi che sono tassativamente indicate le nazioni il cui trat­ tamento doganale può essere invocato dalla Francia e dalla Germania. Sono i sei Stati suindicati, dai quali restano esclusi, tra gli altri: la Spagna, l’Italia, la Turchia, la Grecia ecc.

Sicché l’articolo non ha una estensione indefinita, bensì con esso sono in questione soltanto i patti commerciali che i due Stati firmatari del trattato di Francoforte hanno o potranno avere con l’Inghilterra, il Belgio,i Paesi Bassi, la Svizzera, l’Austria e la Russia.

La Francia negoziando con la Germania aveva da optare tra due parliti : o concludere una con­ venzione speciale con la Germania o proporre sempli­ cemente la clausola che costituisce l'articolo 1 1 già riportato. Il Thiers preferì questo secondo partito, per la ragione ch’egli calcolava sulla cessazione dei trattati di commercio e quindi sulla possibilità di rendere lettera morta quell’articolo. La Francia però continuò fino ad oggi ad avere trattati di commer­ cio con i sei paesi suaccennati, avendoli rinnovati nel 1882; invece la Germania non ha quasi più concluso trattati di commercio dacché ha instaurato il protezionismo. Secondo il sig. Pouyer-Quertier sarebbe stato il timore,di dover accordare dei fa­ vori alla Francia, quello che ha impedito alla Ger­ mania di concludere dei trattati anche utili, ed egli crede che se l’art. 11 venisse abrogato, la Germania si affretterebbe a negoziare con l’Austria una conven­ zione e probabilmente a organizzare una estesa Lega doganale, con l’esclusione s’intende della Francia.

Perchè si abbia un idea precisa dei rapporti com­ merciali franco-tedeschi diamo qui sotto le cifre del commercio speciale tra i due paesi che com­ prende le merci non in transito, ma destinate al consumo interno di ciascun paese:

Anno Im portaz. tedesca in F ran c ia E s p o rta i, francese in G erm an ia 1877. . .. 372 milioni di fr. 395 milioni di fr. 18 7 8 .. ..4 1 8 343 » 1879.. ..4 1 3 » 343 » 1880.. .. 438 362 » 18 8 1 .. ..454 » 383 » 1882 .. . . 476 338 * 1883.. .. 451 326 » 1884.. ..4 1 6 » 327 » 1885.. .. 374 300 » 1886.. .. 334 297 i>

Da queste cifre, che sono quelle date dalle stati stiche francesi, si desume che dal 1874 ^al 1881 l’e c ­ cedenza dell’importazioni tedesche in Francia è stata piuttosto forte; dopo il 1884 la differenza tende a diminuire, specialmente per effetto della legge frati cese del 1884 sugli zuccheri e delle facilitazioni delle compagnie delle strade ferrate per lo smercio dei carboni francesi sul mercato interno; il che fece appunto diminuire le importazioni tedesche. Ma non si conosce, e sarebbe certo interessante di saperlo, in quali proporzioni l’applicazione della clausola della nazione più favorita ha aiutato dal 1872 in poi lo sviluppo delle importazioni tedesche in Francia.

— L’inchiesta che è stata ora iniziata dal Consiglio superiore del commercio e dell’industria non servirà neanche essa a chiarire questa questione. Il consi­ glio ha già formulato il questionario da essere di­ retto alle Camere di Commercio, e altri corpi eom - petenti. Esso è il seguente :

1° Quale è la situazione delle industrie della vo­ stra circoscrizione?

Quale influenza il regime economico vigente ebbe su di esse dal punto di vista della produzione, del consumo interno e della concorrenza estera?

2° In quali paesi esportate ? In quali importate ?

A qual cifra si elevano le esportazioni, e per che parte entrano nella cifra totale ?

Quale è la cifra delle vostre importazioni di pro­ dotti similari esteri ?

Quali variazioni queste cifre hanno subito dall’inau­ gurazione del regime vigente?

3° Pensate che convenga denunciare i trattati esistenti? Come sostituirli?

Intendete che non se ne devono conchiudere di nuovi ? Intendete che lo stato conservi la sua piena libertà d’azione, o ohe stabilisca sia una tariffa ge­ nerale, sia una tariffa generale unica applicabile a tutti i paesi senza distinzione, sia due tariffe, una massima, una minima applicabile alle Nazioni che ci accorderanno dei vantaggi correlativi ?

4.° Che pensate d’un diritto sulle materie prime necessarie alla vostra industria, e in che modo sa­ rebbe possibile d’ impedire che questo diritto non intralci la vostra esportazione ?

Bisogna ricorrere al drawback, all’ ammissione temporaria o ad altri mezzi?

3° Domandate che si modifichi la tariffa gene­ rale delle dogane sia circa il tasso dei diritti, sia circa la loro classificazione?

Quali sono le modificazioni che domandate e per quali ragioni ?

6° Conviene assimilare completamente il regime doganale delle colonie a quello della metropoli?

7° Fra le tariffe delle vostre ferrovie ve ne sono che favoriscono la concorrenza estera in vostro danno ?

Cotesto questionario offrirebbe argomento a varie considerazioni perchè, in verità, il modo con cui sono state formulate talune domande non è tale da portare tutta la luce che sarebbe necessaria sulla grave controversia. E infatti alcuni giornali francesi, quali il Temps e il Siècle, hanno vivamente criti­ cato il questionario del Consiglio di Commercio. Ad ogni modo sarà sempre di molto interesse il cono­ scere le risposte che saranno date a quelle varie questioni.

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presen-22 dicembre 1889 L’ E C O N O M I S T A 825

tono, ci par utile riprodurre le norme, stabilite con re­ cente regio decreto, che dovranno regolare I’ appli­ cazione ilell’art. 82 della nuova legge sulla pubblica sicurezza.

Tale decreto prescrive che siano considerati ina­ bili al lavoro coloro che per infermità cronica o per insanabdi difetti tisici od intellettuali non pos­ sono procacciarsi i mezzi di sussistenza.

Sono considerati pure come inabili i fanciulli, di età inferiore ai nove anni.

L’ inabilità verrà constatata dall’uflìciale sanitario comunale.

L'autorità di pubblica sicurezza dovrà provvedere all’invio dei mendici nei ricoveri pii, ove qualcuno non si assuma l’ obbligo di mantenere il mendico stesso, il quale, se colto a chieder l’elemosina, verrà arrestato.

Gli enti obbligati al mantenimento potranno do­ mandare all’autorità di pubblica sicurezza la revoca dell’ordinanza, ed in caso che l’ istanza sia respinta | avranno diritto di reclamare alla Giunta ammini­ strativa.

I ricoveri di mendicità ed istituti equivalenti fis­ seranno nel bilancio annuale preventivo la spesa di mantenimento di ogni mendico.

Gli avanzi che si verificassero in seguito all’ ap­ provazione dei bilanci consuntivi saranno destinati a beneficio dei mendici del comune se il ricovero ha carattere di Opera pia comunale, a beneficio dei mendici della provincia, se l’istituto è provinciale.

Le donazioni ed elargizioni saranno considerate avanzi.

Qualora le rendite dei ricoveri non bastino a co­ prire la spesa di mantenimento dei mendici, dovranno provvedere gli enti indicati dalla legge in propor­ zione dei loro averi, ed ove nessuno di essi abbia rendite a ciò destinale o non siano sufficienti, saranno devolute da ciascuno tutte le rendite non destinate a scopo speciale di beneficenza e tutte le altre che si potranno invertire.

Saranno detratte dalle rendite delle confraternite le spese per imposte e mantenimento degli edifici, quelle per il mantenimento degli arredi necessarii al servizio religioso della Chiesa o del tempio e quelle strettamente necessarie per gli uffici religiosi nei giorni festivi e per l’adempimento degli oneri as­ sunti dalle confraternite verso i soci.

Alle confraternite tutte riconosciute come Opere pie saranno applicate le suddette disposizioni.

Gli istituti di beneficenza avranno diritto a con­ seguire il rimborso della spesa dello Stato, in ra­ gione del loro credito, salvo a questo la rivalsa con­ tro gli enti di cui si tratta nella legge ed in questo decreto.

L’Intendente di finanza delibererà sui rimborsi allo Stato delle somme anticipate ai ricoveri, fissando l’ammontare della spesa da essi sostenuta.

La sezione del contenzioso al Consiglio di Stato deciderà dei reclami, che venissero presentati contro

le deliberazioni dell’Intendente.

IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO

Dalla Commissione di vigilanza sull’amministra- zione del Debito pubblico è stata presentata la sua relazione per l’anno finanziario 1887-88, e da essa

cominciamo col togliere il seguente quadro dimo­ strativo dei pagamenti effettuati negli esercizi dal 1775 al 1887-88 per interessi di rendila consolidata 5 0|0 con la distinzione dei pegamenti eseguiti all’ estero da quelli eseguiti nel Regno.

E S E R C IZ I Pa g a m e n t i e f f e t t i v a m e n t e e s e g u i t i R ap p o rt o p er o ra - ta a le de i p as am en tì a ll ' e st er o n e l Re g n o a l l’ e s t e r o To t a l e 1875 . . . . 248,151.800 51,543,507 299,695,307 17.19 1876 . . . . 204,187,884 54,804,899 313,092,783 17.18 1877 . . . . 260,420,210 61,330,386 321,750‘596 19.07 1878 . . . . 259,895,214 63,313,026 323,208,241 19 59 1879 . . . . 261,828,049 62,374,942 326,702,991 19.06 1880 . . . . 272,068,265 64,467,214 336,235,480 19.17 1881 . . . . 281,715,181 61,748,239 343,463,371 17.97 1882 . . . . 278,641,176 87,586,329 366,227,506 23.91 1883 . . . . 800,351,512 77,040,628 377,392,211 20.41 1884 1° sein. 146,672,679 29,236,564 175,909,243 16.62 1884-85 . . 308,374,562 79,316,465 388,191,032 20.43 1885-86 . . 298,601,016 97,302,366 395,903,383 22.05 1886-87 . . 270,924,300 97,107,744 368,031,045 26.38 1887-88 . . 252,345,033 131,628,378 383,973,412 ^ 34.28 To t a l e . 3,707,176,839 1,018,806,769 4,725,977,608 ,a)2l1.5C a) Media.

L’egregio direttore generale rileva in proposito che nonostante sia stato abolito sino dal 1883 il corso forzoso e che si coutiuui ad accettare in pagamento di imposte dirette dovute allo Stato le cedole del Consolidato nel semestre che precede la loro sca­ denza, e ad autorizzare il pagamento nel Regno alcun tempo prima che scadine, pure dal 1885 in poi i pagamenti di cedole all’ estero tornarono ad essere assai rilevanti, in continuo aumento e non certo pro­

porzionati alla quantità di rendita al portatore pos­ seduta all’estero. Ed a questo fatto si argomenta che fu ripresa la speculazione di fare incetta nel Regno delle cedole per mandarle a riscuotere a Parigi, e lucrare così la differenza del cambio sfavorevole al­ l’Italia.

Fra le altre cose poi è da notarsi che i pagamenti di cedole al portatore danno il contingente mas­ simo alla cifra dei pagamenti all’estero di consoli­ dato italiano. Troviamo infatti die dalla somma di L. 1,018,800,769, che si è pagata in complesso al­ l’estero dal 1873 al 1887-88 per la rendita 5 per cento, L. 1,001,732,024.79 cioè a dire il 98 per cento sono state fatte per cedole al portatore.

Se si indica poi cou la cifra 100 il totale dei pa­ gamenti fatti nel 1875 per interessi della rendita consolidata 5 0|0, si trova che i pagamenti degli anni successivi sarauno indicati rispettivamente dalle se­ guenti cifre, le quali indicano l’aumento progressivo del debito pubblico,durante il periodo 1875al 1887-88:

1875 100. 00 1882 122.19 1876 106. 43 1883 125. 92 1877 107. 36 1884 117. 39 1878 107. 84 1884-85 129. 52 1879 108. 34 1885-86 132. IO 1880 112.29 1886-87 126.13 1881 114. 60 1887-88 128. 12

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superato il punto massimo, che per il periodo in esame è stato l’anno 1880-86.

In complesso l’aumento del debito pubblico conso­ lidato nel giro di quattordici anni è stato di oltre il quarto.

IL MONTE DEI PASCHI DI SIENA NEL 1888

Il Provveditore del Monte dei Paschi, come per I addietro, ci ha anche quest’ anno gentilmente in­ viato il rendiconto della gestione del 1888. Prima di riassumerne la parte più importante premetteremo, con la scorta di quello che dice la relazione, che le condizioni generali del 1888 poco propizie ad un tranquillo e fecondo sviluppo della prosperità economica del paese, come influirono a turbare I azione di molti altri istituti di credito, così pure ebbero sfavorevole influenza su quella del Monte dei Paschi, quantunque i risultati non sieno del resto stati molto sconfortanti.

Il movimento infatti dei depositi di contanti da cui meglio che da altri articoli può attingersi un criterio meno fallace per giudicare sia della fiducia di cui gode I istituto, come delle condizioni pecu­ liari di una parte della sua clientela, ne offre subito un primo contrassegno. Infatti se le cifre di ol­ tre 12 milioni e 100 mila lire che compendia i versamenti ricevuti nell annata a titolo di deposito fruttifero, ne mette limpidamente in rilievo il cre­ dito immenso, e se per altra parte l’eccedenza di oltre un milione di lire di questa somma in con- franto di quella ricevuta I’ anno precederne, rivela un afflusso sempre abbondante di capitali, non è d’altra parte men vero che le restituzioni nel 18-58 superarono quelle del 1887 e I’ intero ammontare dei nuovi depositi. Eccoci adesso alle cifre:

I depositi di contanti (a scadenza e a vista) in corso al 31 dicembre 1888 ascendevano a N. 21,380 per un capitale di lire 57,610,894 41, le quali cifre confrontata con quefle esistenti al 31 dicem­ bre 1887 portano un aumento di 650 nel numero delle partite accese, e un aumento di L. 34,783. 74 nel capitale.

II credito Medio in capitale di ogni singolo de­ positante era al 31 dicembre 1888 di L. 2°07J, 45 contro 2,743.19 nel 1£86.

I versamenti nel 1888 ascesero a N. 14,935 per 1 importo di L. 12,124,101.58 con una differenza in più sul 1887 di 810 nel numero dei versamenti e di L. 1,020,949.43 nel capitale.

Le restituzioni nel 1888 ascesero a 8737 per la somma di L. 12,089,317. 84 e queste cifre confron­ tate coi rimborsi del 1887 danno un aumento di 197 nel numero delle restituzioni, e una maggior somma di L. 1,242,368.32 nel capitale.

La media di ogni versamento nel 1888 fu di L. 811.79 contro 785.33 rei 1887 e la media di ogni restituzione di L. 1,383.60 contro 1,270.13 nell’anno precedente.

I depositi in valori al 1° gennaio 1888 ascen­ devano a L. 7,2 7,309.03 e nel corso dell’ anno l’istituto ne ricevè per la somma di L. 8,204,802. l i : ma durante l’ anno le restituzoii ammontarono a L.7,169,035. 39 cosicché la somma dei depositi in va­

lori ascendeva al 31 dicembre 1888a L .8,313,076.08, che dividevausi come appresso :

Obbligazioni fondiarie nominai. Id. ferroviarie . . . Id. comunal i . . . . Consolidato italiano nominale . Libi etti Cassa di risparmio. . Titoli diversi . . . . Totale L 4,807,000 00 » 440,000.00 » 176,3M). 00 » 2,610,599.99 » 32,681.71 8 246,441.38 L. 8,313,076.08 Analizzando più intimamente le cifre di questa categoria è facile riconoscere che quelle nelle quali è meglio presumibile il carattere di rendita, 0 di rinvestimento, non mantengono l’ammontare che ave­ vano al principio deila gestione, giacché per esempio senza il compenso correspettivo nei depositi della Cassa di risparmio, quelli della Sezione centrale ap­ pariscono diminuiti per oltre 510 mila lire.

Passando ai mutui anche questi contengono altro indizio rivelatore del disagio economico generale.

I mutui ipotecari a privati con lungo ammortamento erano alla line del 1888 in numero di 2158 per l’im­ porto di L. 58,871,284 72 mentre alla fine del 1887 erano 2112 per la somma di L. 56,471,300. 58. Di quelli esistenti alla fi e del 1888 per L. 37,708,197.05 erano stati contratti dal Monte dei Paschi secondo il diritto comune, e per L. 21,163,0.87.67 dal Cre­ dito fondiario 0 cartelle secondo la legge speciale. La media generale di ciascun mutuo fu nel 1888 di L. 27.2,80.'48 contro L. 26,264 82 nel 1887.

L’ammontare dei mutui ipotecari a privati stipu­ lati nel corso dell’ anno furono 150 per l’ Importo di L. 5,187,785 di cui per L. 2,851,285.76 con­ chiusi a contanti, e per L. 2,336,500 in cartelle.

L’istituto nel 1888 comprò dal mutuatari N. 3497 cartelle 5 0/o al prezzo medio di L. 499 .0 6 e ne vendè 1384 a L. 501.07. Le cartelle 4 0/o che furono comprate a 475.73 furono 1283 e quelle vendute furono 1220 a L. 471.01 per ciascuna.

Le cartelle fondiare 5 0/o in circolazione al 1° gen­ naio 1888 erano 36,963: ne furono emesse nel corso dell’anno 3399, ma estendono state tolte dalla cir­ colazione un certo numero, ne rimanevano al 31 di­ cembre dello stesso anno 37,996.

Le cartelle fondiarie 4 1/2 per 0/o erano al 1° gen­ naio 1888 N. 3421 ne furono emesse nel corso del­ l’anno 1334: ma essendone state tolte dalla circo­ lazione 26 ne rimanevano al 31 dicembre 4732.

Cumula ido le cartelle del 0 e del 4 1/2 per cento ne rimanevano in circolazione alla fine del 1888 N. 42,728 per l’importo di L. 21,561,000.

I mutui ad enti morali ebbero il seguente mo­ vimento :

SI dicem bre 1887 31 dicem bre 1888 Monte dei Paschi. L. 1,934,995.27 1,778,811 46 Cassa di risparmi. » 3,108,799.33 3,103,857.11

L. 5,093,794. 60 4,882,668.57 Le anticipazioni su cartelle fondiarie, oggetti pre­ ziosi, masserizie ecc. erano alla fine del 1888 per l’ importo di L 370,111.28 contro L. 332,573 alla fine del 1887.

(11)

22 dicembre 1889 L’ E C O N O M I S T A 827

è rappresentato dalla somma di L. 20,399,345.79 e quello Jegli usuiti da L. 16,604,940.99.

Le rendite lorde dell’ esercizio 1888 comprese altre contabilità ascesero a L. 4,219,266. 27 contro L. 4,177,607,05 nell’esercizio precedente, e quindi un aumento nel 1888 di L. 41,659.22.

Le spese ammontarono a L. 3,755,957. 36 contro L. 3,683,272.48 nel 1887, e quindi un aumento di spese nel 1888 per l’ importo di L. 104,954.82.

Depurando adesso l’entrata dalla spesa ne resulta per il 1888 un’entrata netta di L. 465,308.91 con­ tro L. 494,335.57 e quindi una minor rendita netta per l’importo di L. 31,025.66.

Le attività nel 1888 raggiunsero la cifra di L. 102,980,974.48 aumentando così di L. 3,182,120.58 su quelle del 1887 e le passività andarono a L. 96,513,789. 39 con un aumento su quelle del 1887 per la somma di L. 2,905,533. 34. E così nel 1888 le attività superarono le passività per la somma di L. 6,467,189.09 mentre nell’ anno precedente le avevano superate soltanto per L. 6,190,601.85.

Il patrimonio dell’ Istituto che costituisce la ga­ ranzia che esso offre a coloro che li affidano l’am­ ministrazione dei loro capitali era alla fine del 1888 di L. 6,467,189. 09 contro L. 6,190,601.85 e quindi un aumento di riserva per l’ importo di L. 276,587.24.

Camera di Commercio di Firenze.

— I prin­

cipali tra gli argomenti trattati nella seduta del 14 dicembre furono i seguenti:

1. ° Il cons. Ernesto Mori, riferì intorno ad una controversia promossa dal sig. Dante Arcangeli rap­ presentante la Ditta Beste Bruno contro la Dogana di Firenze. Trattavasi di coperte di cotone e di lana qualificate dal denunziarne come tessuti di cotone bianco operato e tessuti di lana scardassata in oggetti cuciti, mentre la Dogana aveva ritenuto trattarsi di generi conformi ma ambedue ricamati a punto passato, perchè essendovi una cifra in un angolo delle co­ perte questa costituiva un ricamo a punto in croce essendo esso la cifra della proprietaria cui erano destinate e quindi per tassativa disposizione del Re­ pertorio non dovevasi badare alla entità ed alla esten­ sione del ricamo, ma semplicemente alla esistenza o no del medesimo in un punto qualsiasi dell’ oggetto. Ciò si contrastava dal sig. Arcangeli dicendo che quella che la Dogana riteneva per una cifra ricamata era semplicemente un segno e che se anche fosse stata una cifra non poteva considerarsi ricamata. Il relatore fatto esaminare alla Camera il campione delle coperte, propose il seguente schema di Deliberazione. La Ca­ mera di Commercio di Firenze. Visto, ec. Consi­ derando che quello che la Dogana vorrebbe ritenere per una cifra non possa in verun modo ritenersi per tale non essendo altro che un segno di fabbrica di nessuna figura alfabetica. E come tanto meno possa considerarsi come ricamo od ornamento qualunque, che stia come tale ad aumeutare il valore della merce. Ritiene che la merce che forma oggetto della controversia debba classarsi alle voci. - Tessuti di cotone bianco, e tessuti di lana scardassata. — La Camera approvò ad unanimità;

2. ° Fu inviato allo studio della Commissione IVa

l’ argomento riflettente la diminuzione della spesa dei protesti cambiari, segnalato alla Camera del Pre­ sidente, dietro i lamenti di molti commercianti.

3.° Il cons. Emilio Landi, per mandato ricevuto dal Comitato costituitosi in Firenze tra vari egregi cittadini per una Esposizione Nazionale a Firenze da effettuarsi dopo la Mostra di Palermo del 1891 pregò I’ on. Presidente e gli altri suoi on. Colleglli della Camera di volere accordare al Comitato stesso l’ uso della Sala della Borsa per tenervi le adunanze che quel Comitato avrebbe per se, o per convocare varie classi di cittadini, effettuate, e ciò venne accordato.

Indi Io stesso sig. Landi fece premure affinchè la Camera volesse occuparsi aneli’ essa di un argo­ mento così importante e volesse tenere a tale effetto una adunanza speciale. E così fu pure stabilito.

Camera di commercio di Napoli.

— Nella tor­ nata del 20 Novembre dopo il rinvio di alcuni af­ fari, approvava il bilancio preveni vo per il 1890 nella somma di L. 193,903.60 tanto alla entrata che all’uscita. Il Presidente quindi informa la Camera come il Ministero della Marina nella considerazione che i principi stabiliti dal nuovo Codice Penale di pros­ sima applicazione, rendendo necessaria la modifica­ zione del Codice per la marina mercantile nella parte penale, i ministeri di marina e di Grazia e Giustizia ha no convenuto di delegare ad una commissione composta di giuristi e di persone competenti nelle cose di mare, lo studio delle modificazioni all’ uopo occorrenti, e ha aggiunto che i ministeri medesimi credono utile di esaminare in questa occasione se e quali modificazioni fosse conveniente apportare all’altro parti del Codice stesso. A tale uopo il Mi­ nistero scrivente si è rivolto alle Associazioni ma­ rittime, alla Società di navigazione, alle Autorità pro­ poste al servizio della marina mercantile ed alle Ca­ mere di Commercio perchè manifestino quali sareb­ bero, a loro avviso, le modificazioni da introdursi nel Codice marittimo, tenuto conto anche della Legge 11 Aprile 1886 onde porla in armonia co’ progressi fatti negli ultimi tempi dalla industria marittima, ed in ispecie dalla navigazione a vapore.

La Camera senza discussione approvava la pro­ posta della Giunta cioè che la Presidenza si rivolga con una circolare alle Associazioni mutue, compa­ gnie marittime, armatori ed esportatori del proprio distretto camerale, nonché a’ principali Avvocati Com­ merciali, pregandoli a voler studiare l’ argomento e comunicare al Collegio le proprie proposte per quindi discuterle in una seduta Camerale con l’ intervento de’ proponenti.

Mercato monetario e Banche di emissione

L’attenzione del mercato inglese è stata rivolta principalmente ai movimenti di specie metalliche per l’estero. L’esportazione dell’oro è continuata in­ fatti per tutta la settimana e la Banca ha dovuto dare a quello scopo 793,001) sterline, che in parte hanno preso la via del Brasile e dell'Argentina col tramite di Lisbona.

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