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TRASCRIZIONE DIALOGO (intervista da trasmissione radiofonica)

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Academic year: 2021

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Comprensione e produzione orale C2

TRASCRIZIONE DIALOGO

(intervista da trasmissione radiofonica)

A: Buongiorno e bentornati a una nuova puntata de “La lingua batte”, la trasmissione di Radio 3 dedicata alla lingua italiana. Oggi parliamo di parole con il nostro ospite, il professor Edoardo Lombardi Vallauri che, insieme a Giorgio Moretti, ha recentemente pubblicato il libro “Parole di giornata”, una collezione di 264 parole accompagnate da etimologie, storie, sfumature e ricchi consigli per imparare a padroneggiare le parole che usiamo.

Professor Lombardi Vallauri, all’interno della vostra raccolta ci sono parole davvero di tutti i tipi.

Qual è il criterio con cui sono state scelte?

B: I criteri sono molteplici, ma principalmente abbiamo voluto contemperare l’esigenza di mettere parole ignote, in modo che il lettore trovasse cose che ancora non sapeva, e parole apparentemente note, in cui il lettore trovasse delle facce familiari e ne scoprisse qualche accezione che ancora non conosceva. Devo anche aggiungere che il nostro è un punto di vista soggettivo sulle parole, non diamo definizioni da dizionario, perché i dizionari dicono quello che consta, quello che si sa scientificamente, i dizionari sono molto asciutti, sobri, mentre qui l’ottica è un’altra, quella di dare informazioni certamente corrette e valide, ma al tempo stesso far assaggiare, far fiutare il possibile godimento che c’è nella parola, come parte dell’umano che manifesta e si perpetua nella storia, è il sapore dell’umanità, della cultura che si sedimentano in un’abitudine che è la parola. E le parole, nel loro insieme, costituiscono l’unica camicia che possiamo mettere al pensiero.

A: Professore, molto spesso oggi si sente parlare di antipatia per le parole, penso ad esempio all’odio per la parola macedonia “apericena”. Perché a volte le parole ci sono antipatiche?

B: Di solito le parole sono antipatiche soprattutto perché ci restituiscono atteggiamenti antipatici.

Quando una parola è troppo di moda, come “apericena”, l’impressione che noi abbiamo è che chi la pronuncia non la pronunci perché aveva un pensiero e ha voluto esprimerlo attraverso quella parola, ma solo perché aveva la parola e quindi finisce per non esprimere alcun pensiero, ma solo per riecheggiare, rimbalzare passivamente quella parola da un’atmosfera generale a cui lui come un burattino appartiene.

A: Spesso le parole considerate antipatiche sono le parole straniere. Eppure nessuna lingua può dirsi pura, ogni lingua nasce e si accresce anche grazie a questo continuo scambio. Nel vostro libro ci sono parole che provengono ovviamente dal latino, dal greco antico, ma anche

dall’arabo, dal sanscrito, dal francese e dal provenzale, dunque basta anche un piccolo campione di parole italiane per ritrovare stratificato tutto questo mondo di contatti fra le culture. Oggi che il contatto fra le culture è visto spesso come uno scontro, forse è bene ricordare questo fatto che è così rilevante nella storia delle lingue?

B: Vedere il contatto tra culture come scontro deriva dalla diffidenza e dalla non comprensione di quello che c’è nell’altro. Inoltre, quando si parla di eliminare dalla nostra lingua le parole straniere, si ignora che moltissime delle parole che usiamo sono di origine straniera e sono entrate nella nostra lingua secoli fa. Quelli che vogliono eliminare le parole inglesi vorrebbero forse eliminare: approccio, barile, bistecca, congeniale, gasolio, rivoltella, seduttivo? Queste sono parole inglesi! Oppure parole francesi, come allegro, burro, agire, retaggio, roccia vogliamo eliminarle? Ma neanche per idea, ne abbiamo bisogno. E allora: ragazzo, dogana,

1. Parole, parole, parole...

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carato, tazza, zerbino, albicocca: queste sono parole arabe, non possiamo farne a meno, come loro non possono fare a meno delle nostre, perché il lessico della musica, della cucina, delle belle arti sono intessuti nel mondo di parole italiane. Vogliamo che ognuno si riprenda le sue parole e se ne stia lì stitico e asfittico? Non avrebbe alcun senso!

Riadattato liberamente dalla trasmissione radiofonica “La lingua batte” di Radio 3, www.lalinguabatte.rai.it

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