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Academic year: 2021

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Coordinamento:

Angela Maria Digrandi - Istat, dirigente Ufficio territoriale per la Campania Massimo Greco - Istat, dirigente Unità operativa Registro statistico delle

aziende agricole

Maria Passari - Regione Campania, Assessorato Agricoltura - Dirigente UOD 09

Gruppo di lavoro:

Antonia Arena - Tirocinante presso Istat

Cira Acampora - Istat, Ufficio territoriale per la Campania Nicola De Lucia - Regione Campania, componente URC Maria Antonietta Liguori - Istat, Ufficio territoriale per la Campania

Maria Grazia Magliocchi - Istat, Ufficio REG Servizio dei registri delle unità economiche

Marco Passacantilli - Istat, IAC/B U.O. Supporto alla progettazione, sviluppo, manutenzione Basi Dati

Di seguito si evidenziano i contributi degli autori del volume:

I testi sono stati curati da:

Angela Maria Digrandi Emilia Casillo

Elaborazione dati:

Maria Antonietta Liguori Maria Grazia Magliocchi Marco Passacantilli Nicola De Lucia Editing delle tavole:

Cira Acampora Maria Antonietta Liguori Rappresentazioni grafiche:

Cira Acampora

Maria Antonietta Liguori Rappresentazioni cartografiche:

Antonia Arena

Maria Antonietta Liguori

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Pag.

Premessa ……… 1

Introduzione ……… 2

Le principali caratteristiche del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura……… 8

L’unità di rilevazione……… 9

Il campo di osservazione……… 10

Avvertenze……… 11

PARTE 1 La struttura delle aziende agricole campane gestite e condotte da donne……… 13

Capitolo 1 - Aziende a gestione e/o conduzione femminile: confronti territoriali ……… 14

Capitolo 2 – Caratteristiche strutturali delle aziende al femminile in Campania……… 67

PARTE 2 Il posizionamento strategico……… 90

Capitolo 3 – La diversificazione produttiva delle aziende al femminile in Campania ……… 91

Capitolo 4 - L’agricoltura al femminile nei sistemi territoriali rurali………....……… 143

Glossario………...……… 161

Bibliografia e linkografia………...….. 164

Indice delle tavole ……… 166

Appendice A………..……… 171

Appendice B………..…. 191

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Il progetto di dedicare un’attenzione particolare alla componente femminile nell’agricoltura campana è nato con la diffusione dei dati del 6° Censimento dell’Agricoltura, che hanno evidenziato come la presenza femminile nell’agricoltura si sia trasformata rispetto al recente passato. Tutte le analisi di genere sui dati censuari già diffuse hanno delineato infatti un contributo femminile all’agricoltura più professionale e più orientato verso standard di produttività e multifunzionalità, più in grado perciò di cogliere le opportunità offerte dalla politica comunitaria, realizzata attraverso le misure di sostegno delle politiche regionali.

Almeno tre sono i fattori nuovi che emergono dai dati censuari e dalle pubblicazioni già diffuse per la Campania:

 L’attenuazione dell’invecchiamento dell’imprenditoria agricola, favorita anche da specifiche misure di sostegno all’imprenditorialità giovanile;

 La presenza di giovani imprenditori con titolo di studio alto e medio alto che dimostra l’attenuazione del movimento di espulsione dei giovani dal mondo agricolo per entrambi i sessi;

 Una quota di aziende gestite da donne superiore alla media italiana e in linea con la quota media di donne imprenditrici negli altri settori produttivi.

La presenza rilevante di aziende agricole a gestione femminile in Campania, superiore rispetto al Sud Italia e all’intero Paese, ha ispirato il progetto di un’esplorazione del fenomeno attraverso la realizzazione di uno studio congiunto tra Istat e Ufficio regionale di censimento istituito presso l’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania

1

. L’obiettivo è quello di cogliere l’opportunità offerta dalla disponibilità dei microdati aziendali per produrre analisi con un elevato dettaglio tematico e territoriale alla luce della variabile di genere che è stata resa disponibile per le figure giuridiche che detengono la responsabilità aziendale e per tutta la manodopera aziendale.

Con questo lavoro si procederà a declinare gli approfondimenti tematici già diffusi dall’Istat e dalla Regione Campania e resi disponibili dall’Istat nel data warehouse utilizzando una lente di osservazione al femminile

2

.

1 Ufficio ex SeSirca, attualmente UOD09 della Direzione Generale per le Politiche Agricole, Alimentari e Foresta- li, Dipartimento della salute e delle Risorse Naturali della RegioneCampania, partner nella gestione della rileva- zione censuaria.

2 Data warehouse Censimento agricoltura http://dati-censimentoagricoltura.istat.it/;

... sito della regione Campania http://www.agricoltura.regione.campania.it/statistica/statistica_VI_censimento.html

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Il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura descrive le principali trasformazioni dell’agricoltura campana che, rispetto a dieci anni prima, risulta profondamente rinnovata in termini di struttura dimensionale e produttiva delle aziende. La ricomposizione dimensionale delle aziende e la progressiva diffusione di una gestione aziendale più professionale posizionano la Campania sul binario evolutivo già intrapreso dalle regioni italiane più dinamiche. L’orientamento verso un’agricoltura caratterizzata dalla multifunzionalità e dall’apertura a nuovi mercati, non più esclusivamente legati alla vendita dei prodotti di base ma anche dei prodotti trasformati, si integra sempre di più con l’ingresso nei mercati innovativi di fruizione dell’esperienza agricola e del paesaggio agrario che in Campania presenta connotazioni anche di paesaggio storico e culturale.

I confronti territoriali tra Campania, Sud e Italia, che vengono presentati nel primo capitolo, vanno letti alla luce dell’inquadramento generale della Campania come una regione in squilibrio tra quota di popolazione che vi risiede e numerosità delle aziende agricole. Infatti, su 100 persone residenti al Sud ben 41 risiedono in Campania (5.766.810 abitanti censiti a ottobre 2011, pari al 41,3% rispetto a 13.977.431 abitanti censiti nella ripartizione Sud) ma su 100 aziende agricole censite poco meno di 20 sono state censite in Campania (136.872 aziende agricole, pari al 19,8% delle 691.281 aziende agricole censite nel Sud). Con riferimento all’intera nazione, su 100 persone residenti in Italia, 10 risiedono in Campania (9,7% rispetto ai 59.433.744 abitanti censiti in Italia) mentre su 100 aziende agricole censite in Italia solo 8 sono campane (8,4% delle 1.620.884 aziende agricole complessivamente censite in Italia). In termini di superficie fondiaria utilizzata per le attività agricole, le proporzioni cambiano e sono solo 4 gli ettari di superficie agricola utilizzata (da qui in avanti SAU) censiti in Campania su 100 ettari censiti in Italia (549.532,48 ettari di SAU della Campania pari al 4,3% dei 12.856.947,82 ettari dell’Italia) e 15 su 100 rispetto al Sud (SAU pari al 15,5% del Sud che detiene 3.554.348,85 ettari).

La ricomposizione fondiaria ha avuto impatti difformi nelle varie province della Campania soprattutto in relazione all’ubicazione altimetrica delle aziende agricole. La superficie agricola in pianura, in particolare quella della “Piana campana”, che si sviluppa dal fiume Garigliano al fiume Sele interessando quasi senza interruzione le province di Caserta, Napoli e Salerno, si è fortemente contratta. Caratterizzata in passato da un’agricoltura prevalentemente orientata all’arboricoltura da frutto e alle colture orticole e floricole, la superficie agricola è stata sostituita nel corso degli ultimi trenta anni da insediamenti abitativi, industriali e commerciali e dallo sviluppo della fitta rete delle infrastrutture di comunicazione. L’analisi rispetto all’altimetria dei terreni aziendali, tratteggia in maniera efficace, anche se indiretta, l’uso complessivo del territorio campano degli ultimi tre decenni: 150.105 aziende in meno rispetto al censimento del 1982, pari a

3L’introduzione è stata curata da Angela Maria Digrandi

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aziende agricole nelle aree interne di collina, in particolare in provincia di Avellino e nell’ultimo decennio, si è associata alla prosecuzione della perdita di aziende e superficie agraria nella pianura napoletana contribuendo a determinare la contrazione regionale del numero di aziende agricole registrata nell’anno 2010.

La città di Napoli ha continuato a espandersi negli ultimi trent’anni fino a configurarsi come una vastissima area metropolitana che ha lasciato alla preesistente agricoltura modesti interstizi i quali, nonostante la ridotta dimensione fisica, continuano a esprimere intensa produttività e alta redditività, dipendenti dalla qualità del suolo di natura vulcanica. Non va sottaciuto che la sostituzione dell’urbano al rurale, attraverso un modello di espansione ad alto consumo di suolo, abbia deprivato i fondi agricoli sopravvissuti di gran parte della loro connotazione paesaggistica e storica, compromettendone talvolta anche il valore economico di produzione ecocompatibile. Solo la politica nazionale e regionale dei parchi naturali e delle aree protette è riuscita a preservare aree significative di naturalità costituendo una cintura di piccole aziende in linea con le più moderne forme di agricoltura periurbana di pregio, allocate dentro i confini territoriali della città di Napoli e dei comuni altamente urbanizzati dell’area flegrea e vesuviana.

L’espansione della città metropolitana ha determinato un aumento del valore commerciale dei suoli. Il conseguente aumento della rendita fondiaria urbana ha progressivamente espulso le aziende agricole a minore redditività che non sono state in grado di resistere alla pressione degli insediamenti produttivi del settore secondario e terziario, che si sono aggiunti all’inarrestabile ampliarsi della “città diffusa”. Da questa competizione sull’uso del suolo nell’area metropolitana di Napoli e in generale nella Piana Campana è derivata la polarizzazione fra agricoltura intensiva e semi industriale (si pensi all’ortofloricoltura ma anche ai prodotti orticoli preconfezionati), prevalentemente allocata in pianura, in grado di coesistere con altri settori di produzione, e agricoltura delle aree collinari e di montagna. In queste aree le aziende agricole tradizionali sono sempre più spesso affiancate da aziende innovative, cultrici della qualità e della multifunzionalità e, come si mostrerà in questo studio, aumenta il numero di aziende dinamiche gestite da donne. Tuttavia, per quanto l’agricoltura intensiva sia un’agricoltura prevalentemente al maschile, emergerà dalle analisi una penetrazione significativa di donne imprenditrici in settori agricoli per esse inusuali.

La partecipazione delle donne alla gestione aziendale assume in questo

processo evolutivo una dimensione di particolare rilievo, meritevole di un

approfondimento tematico “ad hoc” che consenta l’analisi dei vari ruoli ricoperti,

delle caratteristiche dimensionali e della vocazione colturale delle aziende a

gestione femminile. L’analisi volta a intercettare gli elementi innovativi della

presenza femminile in posizione di responsabilità aziendale è stata realizzata

attraverso l’enucleazione di due variabili chiave di classificazione - età e titolo di

studio - che descrivono le caratteristiche individuali di queste donne associandole

alle caratteristiche strutturali delle aziende che guidano e ai processi di innovazione

che hanno introdotto. Per una corretta interpretazione dei risultati, è opportuno

(7)

ricavi conseguiti. La responsabilità può essere pertanto ricondotta a due dimensioni: quella strettamente giuridico/economica, che nel caso di aziende individuali è in capo a una persona fisica, il Conduttore, che sopporta il rischio della gestione aziendale; quella gestionale, attinente all’attività di organizzazione corrente dei fattori di produzione e delle attività connesse alla vendita di prodotti e servizi per il conseguimento del profitto o almeno dell’equilibrio fra costi e ricavi.

Tale attività è esercitata dal Capo azienda. I due ruoli possono coincidere ed essere esercitati dalla stessa persona.

Il volume

4

è composto da quattro capitoli. Si è scelto di presentare nel primo capitolo le principali caratteristiche strutturali delle aziende al femminile per tutte le tipologie di ruolo di responsabilità: conduttrice (responsabilità giuridica ed economica), capo azienda (responsabilità nella gestione continuativa e quotidiana dell’azienda), conduttrice/capo azienda (coesistenza dei due ruoli in un’unica persona fisica).

Dall’analisi dei dati della Campania, emerge che la coincidenza fra i due ruoli è molto frequente, si diversifica progressivamente all’aumentare della classe dimensionale e nelle classi di ampiezza maggiore il numero di donne capo azienda è nettamente superiore al numero di quelle conduttrici. Poiché tale particolare suddivisione delle responsabilità evidenzia un maggiore ruolo diretto nell’organizzazione aziendale e nelle scelte operative quotidiane, nei successivi tre capitoli viene abbandonata l’ottica comparativa dei tre ruoli di responsabilità e si privilegia l’analisi della gestione quotidiana delle aziende (ruolo di capo azienda).

Il primo capitolo descrive la dimensione aziendale delle aziende a gestione e/o conduzione femminile identificando il posizionamento della Campania nel contesto del Sud

5

e dell’Italia. Vengono analizzate le caratteristiche strutturali delle aziende - superficie aziendale, valore della produzione e giornate di lavoro - in funzione dei ruoli ricoperti dalle donne nella gestione, nella conduzione e in entrambi i ruoli svolti congiuntamente. Il livello dei confronti territoriali è riferito agli orientamenti tecnico-economici generali delle aziende e all’analisi della manodopera aziendale impiegata e delle relative giornate di lavoro a parità di zona altimetrica considerata.

L’utilizzo della classificazione delle aziende secondo l’orientamento tecnico- economico è un obbligo di adeguamento alla normativa europea. L’elevatissima variabilità di colture vegetali e prodotti dell’allevamento e la possibilità di associarle in moltissime forme sullo stesso terreno agricolo

6

determina una difficoltà di comparazione non solo a livello di aree sub regionali ma soprattutto a livello comunitario, rendendo difficile la determinazione degli interventi di sostegno (PAC). Pertanto, per una valutazione dei fattori di produzione impiegati è stato necessario andare oltre la dimensione fisica e tradurre la diversificazione in

4L’editing delle tavole è stato curato da Cira Acampora e Maria Antonietta Liguori.

5Nella ripartizione Sud non sono comprese la Sicilia e la Sardegna.

6 Sono frequenti le successioni (rotazioni nel tempo) e le consociazioni fra specie produttive diverse (conteggiabili in maniera separata mediante una stima pro-quota della superficie utilizzata per ciascuna).

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dell’azienda. L’OTE di un’azienda agricola viene pertanto definito a posteriori, rispetto alla rilevazione delle informazioni censuarie, attraverso la misura della produzione standard, pari al suo valore normale, definita anch’essa a posteriori rispetto alla fase di rilevazione. La produzione standard (SO= standard output) è il valore in euro della produzione e viene fissato seguendo la metodologia prevista dal regolamento europeo CE 1242/2008. I valori dello SO per ciascuna tipologia di attività agricola sono stabiliti a livello di singolo Paese membro. In Italia sono calcolati per ciascuna regione dall’Istituto nazionale di economia agraria (Inea) in collaborazione con l’Istat e con il Ministero per le politiche agricole. Per ciascuna tipologia di prodotto si applicano i valori medi di redditività stimati in maniera indiretta con riferimento all’unità di misura fisica, costituita dall’ettaro per le produzioni vegetali e dal singolo capo di bestiame per gli allevamenti

7

. Sommando le unità di produzione (ettari o capi) di una medesima tipologia (alle quali si applica, pertanto, lo stesso valore monetario o standard output - di seguito SO) e sommando poi tutti gli SO di tutte le produzioni tipologiche, si stabilisce lo SO di un’azienda che in tal modo viene collocata in una della classi dimensionali di SO.

La quota percentuale di SO di ciascuna tipologia produttiva individua l’OTE dell’azienda agricola e consente di assegnare a ciascuna azienda la classe di dimensione economica. Infatti, tutte le aziende che sono classificate con orientamento tecnico economico unico hanno molteplici caratteristiche in comune.

Il valore della redditività è da ricondurre sia all’ordine di grandezza dei fattori di produzione utilizzati (es. superficie fondiaria, numero di alberi, quantità e qualità del lavoro utilizzato, numero di capi) sia alle caratteristiche di contesto (es.

produttività del suolo, collocazione dell’azienda in posizione favorevole agli scambi commerciali o all’irrigabilità dei suoli) ma anche a fattori relazionali (associazionismo o aree di produzione DOC), oppure a particolari interventi di promozione o valorizzazione delle produzioni.

Nel capitolo secondo, dedicato all’analisi delle caratteristiche strutturali delle aziende gestite da donne, si descrive la struttura giuridico-economica delle aziende secondo le caratteristiche del capo azienda: età, sesso e titolo di studio. La lettura al femminile dei dati dell’agricoltura campana ha condizionato la scelta di utilizzare negli approfondimenti tematici dei capitoli 2, 3 e 4, come sottoinsieme di analisi, unicamente le aziende con capo azienda donna. Questo, come detto, è il ruolo di chi ha la gestione corrente e provvede all’acquisizione e organizzazione dei fattori di produzione: tale attività presuppone l’interazione con i fornitori di materie prime, con la manodopera aziendale e con gli acquirenti di beni e servizi. In virtù della loro centralità operativa, ai capi azienda nel questionario censuario sono state

7Con riferimento all’unità di prodotto utilizzata per il calcolo della redditività esistono alcune eccezioni che, per esempio sono rappresentate dai funghi (unità di prodotto espressa in 100 mq) o dai volatili (unità di prodotto equivalente a 100 capi). Il metodo di stima indiretta è quello in uso in quasi tutti i Paesi europei con pochissime eccezioni di Paesi che effettuano la rilevazione diretta del valore della produzione presso tutte le singole aziende.

(9)

modalità prevalenti di utilizzazione del terreno, le tipologie di allevamento più diffuse e le modalità di ricorso alla manodopera familiare ed extra-familiare nelle aziende gestite da donne.

Il terzo capitolo presenta in maniera dettagliata la diversificazione produttiva delle aziende gestite da donne attraverso tavole che mettono in relazione l’OTE, con l’età e il titolo di studio. Inoltre, viene condotta un’analisi delle attività connesse

8

realizzate da tali aziende, evidenziando la relazione inversa tra autoconsumo, età e titolo di studio. Il terzo capitolo chiude con alcune tavole che utilizzano, per la descrizione della gestione femminile, ulteriori informazioni che il 6° Censimento dell’agricoltura ha reso disponibili per individuare la propensione all’innovazione: applicazione di metodi di produzione biologica certificati, produzioni di qualità, uso di attrezzature informatiche nonché propensione alla produzione di energie rinnovabili.

L’analisi della gestione aziendale femminile non può prescindere dalla descrizione del contesto territoriale in cui tali aziende sono inserite e per tale motivo in questo lavoro, tralasciando le più tradizionali analisi territoriali che utilizzano le province e i comuni come livello territoriale sub-regionale, si studia la presenza femminile nei Sistemi Territoriali Rurali (STR). Gli STR sono ambiti territoriali rappresentati da 28 partizioni che si caratterizzano per l’unitarietà geografica, ecologia e paesaggistica. Tale descrizione evidenzia il fondamentale ruolo della donna nei territori rurali, territori in cui si realizza una stretta integrazione tra l’agricoltura e le altre attività economiche. In tali aree la donna si rende protagonista della custodia e salvaguardia della ruralità, se è già sviluppata, e si impegna nei territori che, seppur in possesso di tutti i requisiti richiesti, stentano a realizzarla. Alcuni elementi di novità emergono da tali analisi, anche se i numeri non sono ancora molto elevati, ed evidenziano una probabile inversione di tendenza che va ulteriormente approfondita. Infatti, la rilevante presenza femminile in posizione di gestione aziendale non può più essere interpretata come un semplice ritorno all’agricoltura determinato dalla fragilità del contesto economico. Questa interpretazione posizionerebbe la diffusa gestione aziendale femminile sul modello del ripiego nel ruolo di "imprenditrice per necessità”, così come definito dai sociologici degli anni ’70 e ’80. Di contro, soprattutto le analisi sviluppate nel capitolo tre, inducono a non accettare tale ipotesi e a valutare la gestione aziendale femminile, soprattutto quella più giovane e più istruita, come un potenziale di innovazione da sostenere affinché si strutturi in forme economiche sempre più solide.

8Le attività connesse sono attività remunerative svolte in azienda e direttamente collegate ad essa che comportano l’utilizzo delle risorse dell’azienda (superficie, fabbricati, macchinari, lavoro) o dei prodotti dell’azienda.Cfr.

Berntsen (2010), pag.203. Per ulteriori approfondimenti si rimanda al glossario.

(10)

modernizzazione dell’agricoltura campana del quale le donne sono partecipi.

Comprendere gli elementi che determinano le scelte e individuare i fattori di contesto favorevoli all’azienda al femminile sono i presupposti per poter costruire un quadro conoscitivo su cui innestare ulteriori analisi e impostare nuove “policy agricole”.

L’intero volume è guidato dall’esigenza di contestualizzazione delle aziende al

femminile e dall’ipotesi di lavoro di intercettare, attraverso i dati censuari, le

potenzialità ancora inespresse. Una maggiore conoscenza settoriale e territoriale è

il presupposto per individuare, da un lato, le modalità di accompagnamento delle

iniziative di eccellenza avviate dalle donne e, dall’altro, le modalità di divulgazione

delle stesse. L’azione congiunta delle due attività aiuta a diffondere interesse per

l’imprenditorialità femminile in agricoltura e fa crescere la consapevolezza che

essa può configurarsi come una leva occupazionale in un mercato del lavoro che

oggi si presenta sempre più complesso, chiuso e, nel contempo, efficiente e

integrato.

(11)

La Regione Campania, adottando il modello organizzativo ad alta partecipazione, ha colto una delle innovazioni strategiche introdotte dall’Istat volte a valorizzare la collaborazione interistituzionale per la realizzazione del 6°

Censimento dell’agricoltura. Il profilo organizzativo scelto, nel rispetto delle disposizioni tecniche, metodologiche ed organizzative emanate dall’Istat, ha attribuito al Settore Sperimentazione, Informazione, Ricerca e Consulenza in Agricoltura (SeSirca) dell’Assessorato all’Agricoltura della Regione Campania la responsabilità dell’Ufficio di Censimento Regionale valorizzando in particolare le competenze tecniche dell’Assessorato all’Agricoltura. L’articolazione territoriale sub regionale ha coinvolto i settori Tecnico amministrativi provinciali dell’agricoltura (Stapa Cepica) e i 22 Centri di sviluppo agricoli (CeSa), i quali hanno messo a disposizione delle aziende agricole la competenza e la logistica capillarmente presente sul territorio campano, favorendo anche la vicinanza fisica fra struttura di rilevazione e soggetti rilevati.

Altra scelta strategica, connessa strettamente all’adozione del modello ad alta

partecipazione, è stata l’organizzazione della rete di rilevazione che attraverso la

gestione informatizzata delle operazioni, ha permesso di selezionare, formare e

assistere con continuità la rete dei rilevatori. Questi, in numero di 828, sono stati

formati con un sistema misto in aula e a distanza e continuamente assistiti da una

doppia linea di comunicazione fisica e informatica nel contempo. Tale

organizzazione e la strettissima collaborazione tecnica tra Ufficio territoriale Istat e

Ufficio regionale di censimento ha contribuito al rispetto dei tempi di esecuzione

del censimento e alla qualità dei dati raccolti. La tecnica di rilevazione, che ha

favorito la compilazione via web dei questionari, è stata basata sul monitoraggio in

tempo reale di tutte le operazioni e ha beneficiato di un’altra fondamentale

innovazione metodologica introdotta nella fase di costruzione della lista delle unità

pre-censuarie, ovvero la realizzazione dell’elenco delle aziende agricole esistenti

sul territorio campano mediante l’integrazione degli archivi amministrativi e degli

archivi statistici. Il duplice obiettivo della realizzazione dell’elenco pre-censuario è

stato quello di facilitare il contatto con le unità da censire tramite un elenco di nomi

dei responsabili aziendali e dell’indirizzo presso il quale attivare i contatti per la

rilevazione (obiettivo ex ante) e quello di pervenire alla realizzazione di un

Registro nazionale delle aziende agricole (Farm register), da poter aggiornare negli

anni successivi (obiettivo ex post). Tale Registro viene utilizzato per disporre di

informazioni strutturali aggiornate a cadenza annuale e come archivio dal quale

estrarre gli insiemi di aziende da includere nei campioni statistici per soddisfare le

esigenze conoscitive di particolari settori produttivi e per rispondere alle richieste

comunitarie in campo di politiche agricole. Un’ulteriore scelta della Regione

Campania è stata quella di sottoporre a test di verifica preliminare, attraverso

un’indagine pre-censuaria, le aziende maggiormente a rischio di mancata

rilevazione: le piccole aziende specializzate nella coltivazione di ortaggi e fiori che

rappresentano realtà piccole in termini di superficie coltivata ma redditizie e molto

dinamiche in termini di risultati produttivi.

(12)

L’

UNITÀ DI RILEVAZIONE

L’unità di rilevazione del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura è l’azienda agricola e zootecnica, definita come unità tecnico-economica, costituita da terreni, anche in appezzamenti non contigui, eventualmente da impianti e attrezzature varie, in cui si attua, in via principale o secondaria, l’attività agricola zootecnica ad opera di un conduttore - persona fisica, società, ente - che ne sopporta il rischio sia da solo, come conduttore coltivatore o conduttore con salariati e/o compartecipanti, sia in forma associata

9

.

Secondo questa definizione, i caratteri distintivi fondamentali dell’azienda agricola sono i seguenti:

 l'esistenza di un’unità tecnico economica, individuata dall’utilizzo di forza lavoro e di mezzi di produzione (per es. macchinari ed attrezzature agricole);

 l’utilizzazione di terreni per la produzione agricola e/o zootecnica. Si evidenzia che costituisce unità di rilevazione anche l’azienda puramente zootecnica priva di terreno agrario;

 la gestione unitaria ad opera di un conduttore;

 lo svolgimento di una o più delle attività economiche specificate dal Reg.

CE n. 1166/2008, con riferimento alla Classificazione europea delle attività economiche (Nace Rev. 2)

10

.

Per collocare un’azienda sul territorio - poiché i relativi terreni possono essere situati anche in comuni diversi - si fa riferimento al centro aziendale, definito come il fabbricato, o il complesso dei fabbricati, connesso all’attività aziendale e situato entro il perimetro dei terreni aziendali. In assenza di fabbricati, il centro aziendale si identifica con la porzione più estesa dei terreni aziendali.

L’utilizzo di una lista pre-censuaria, basata principalmente su un’integrazione di fonti amministrative, ha comportato una differenza rispetto ai censimenti precedenti: le aziende sono state individuate in base all’indirizzo della residenza o del domicilio del conduttore oppure della sede legale nel caso di persone giuridiche. Nel caso di mancata coincidenza tra residenza o sede legale e il centro aziendale, quest’ultimo doveva essere indicato dal conduttore. Nei precedenti censimenti, l’azienda veniva individuata con riferimento alla collocazione sul territorio del proprio centro aziendale e tale indirizzo figurava nella lista pre- censuaria.

I dati rilevati dal censimento sono diffusi sia con il tradizionale riferimento al centro aziendale, ovvero facendo riferimento al Comune a cui afferisce la gestione dell’azienda, sia con riferimento al Comune in cui sono localizzate le consistenze

9Cfr. Berntsen (2010), pag.31.

10 Si veda Allegato I del Regolamento (Ce) N. 1166/2008

(http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:2008:321:0014:0034:IT:PDF).

(13)

Il campo di osservazione del censimento è costituito dall’universo delle aziende agricole individuate secondo le direttive previste a livello comunitario. In particolare, nel campo di osservazione del 6° Censimento Generale dell’Agricoltura rientrano tutte le aziende con almeno 1 ettaro di Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e le aziende con meno di 1 ettaro di SAU che soddisfano le condizioni poste nella griglia di soglie fisiche regionali stabilite dall’Istat tenendo conto delle specializzazioni regionali degli ordinamenti produttivi (per la Campania la soglia è stata uguale o maggiore a 0,2 ettari)

12

. Non è stata applicata alcuna soglia minima per le aziende agricole operanti nei settori florovivaistico, viticolo e ortofrutticolo, in considerazione della loro rilevanza economica anche per superfici limitate.

Rientrano nel campo di osservazione, purché aventi i requisiti di azienda agricola:

 le aziende agricole gestite da imprese, istituzioni pubbliche e istituzioni non profit; ad esempio le aziende agricole degli istituti di ricerca, degli ospedali, delle cliniche, delle comunità religiose, delle scuole, degli istituti penitenziari e delle imprese industriali, commerciali e dei servizi;

 gli allevamenti di tori, verri, montoni e becchi per la riproduzione, gli allevamenti di cavalli (esclusa la gestione di scuderie di cavalli da corsa e le scuole di equitazione), gli impianti di incubazione per pollame;

 le unità zootecniche che praticano esclusivamente allevamento del bestiame anche se prive di terreno agrario (ad es. allevamenti di suini annessi a caseifici industriali, allevamenti avicoli intensivi);

 le unità zootecniche che utilizzano terreni pascolativi che non si configurano come elementi costitutivi delle suddette unità agricole (ad es. terreni appartenenti a Comuni, ad altri Enti pubblici o a privati);

 le proprietà collettive ad uso agricolo (common land).

11 I dati relativi al centro aziendale sono consultabili ai seguenti indirizzi

http://www.agricoltura.regione.campania.it/statistica/statistica_VI_censimento_centro.html http://dati-censimentoagricoltura.istat.it/

12 Prospetto 1 riportato nel Piano Generale del 6° Censimento dell’agricoltura, Roma, 22 dicembre 2009 (http://www3.istat.it/censimenti/agricoltura2010/normativa/pianocensagr.pdf).

(14)

Nelle tavole statistiche è adoperato il seguente segno convenzionale:

Linea (-): a) quando non esiste il fenomeno;

b) quando il fenomeno esiste e viene rilevato, ma i casi non si sono verificati.

Ripartizioni geografiche

Sud: Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria

Avvertenze generali

Le denominazioni e le circoscrizioni territoriali di province e comuni fanno riferi- mento alla data del 24 ottobre 2014.

Per alcune tavole si deve tener presente che, secondo i caratteri considerati, la stes- sa azienda può essere considerata più volte. Con riferimento alle coltivazioni, ad esempio, un’azienda che pratica la coltivazione della vite e dell’olivo risulta sia tra quelle che coltivano la vite che tra quelle che coltivano l’olivo.

Poiché la superficie agricola utilizzata (SAU) costituisce parte della superficie tota- le, nella ripartizione delle aziende per classi di SAU si verifica normalmente uno slittamento delle aziende verso le classi inferiori.

Nei casi in cui il capo azienda abbia conseguito più titoli di studio è stato conside- rato quello più elevato.

Avvertenze particolari

Nelle tavole del capitolo 1 gli indicatori sono stati così calcolati:

Campania/SUD – è il rapporto tra i dati regionali e i dati della ripartizione SUD;

Campania/Italia – è il rapporto tra i dati regionali e i dati nazionali.

Tavole 2.2, 2.3, 2.4, 2.5, 2.6 - L’incidenza percentuale è stata calcolata rapportando

i dati delle aziende a gestione femminile con il relativo totale (la somma dei capi

azienda dei due generi).

(15)

Tavole 1.1, 4.2, 4.5 – La SAU media è stata calcolata come rapporto tra la superfi- cie agricola utilizzata e il numero delle aziende.

Tavole 3.11– Sono escluse le aziende in cui la famiglia del conduttore non ha con- sumato nell’annata agraria 2009-2010 i propri prodotti vegetali e zootecnici.

Tavola 3.12 – Sono escluse le aziende che non vendono (sia al mercato sia nazio- nale sia all’estero) i propri prodotti vegetali e zootecnici.

Tavole 3.19 – Sono escluse le aziende che non sono informatizzate.

Tavola 3.20 – Sono escluse le aziende che non possiedono impianti per la produ- zione di energia rinnovabile.

Tavole 2.8, 7 – Sono escluse le aziende senza terreni (esclusivamente zootecniche).

Tavola 4.2 - La SAU media è stata calcolata rapportando la superficie agricola uti- lizzata delle aziende di ciascun sistema territoriale rurale e il numero delle aziende nel rispettivo sistema territoriale rurale.

Tavola 4.5 - All’interno della tavola sono stati calcolati:

1. l’incidenza percentuale delle aziende biologiche all’interno di cia- scun sistema territoriale rurale rispetto al dato complessivo della Campania;

2. l’incidenza percentuale della superficie biologica all’interno di cia- scun sistema territoriale rurale rispetto al dato complessivo della Campania;

3. la SAU media femminile (delle aziende con superficie biologica), calcolata come rapporto tra la superficie agricola utilizzata delle aziende con superficie biologica a gestione femminile all’interno di ciascun sistema territoriale rurale e il numero delle aziende con su- perfici biologiche a gestione femminile nel rispettivo sistema terri- toriale rurale;

4. la SAU media femminile calcolata come rapporto tra la superficie

agricola utilizzata delle aziende a gestione femminile all’interno di

ciascun sistema territoriale rurale e il numero delle aziende a ge-

stione femminile nel rispettivo sistema territoriale rurale.

(16)

P ARTE PRIMA

(17)

Il 6° Censimento Generale dell’Agricoltura ha censito in Campania, alla data del 20 ottobre 2010, 136.872 aziende agricole di cui 51.471, pari al 37,6%, sono gestite da donne che operano su 160.383 ettari di superficie fondiaria (in Italia le aziende rilevate sono state 1.620.884 di cui il 30,7% è gestito da donne che operano su 3,4 milioni di ettari). In termini di responsabilità giuridico-economica, la presenza femminile è lievemente superiore: i conduttori donna in Campania sono 52.765 rispetto a 83.049 uomini (in Italia sono 531.860 i conduttori donna, rispetto a 1.071.849 di uomini) e hanno la responsabilità giuridica ed economica di oltre un terzo delle aziende agricole campane.

La tavola 1.1 evidenzia le due figure giuridiche del capo azienda e del conduttore, affiancando una terza figura giuridica mista costituita dalla coesistenza in capo alla stessa persona delle due funzioni. La sostanziale coincidenza in termini di numerosità dei due ruoli di responsabilità indica una intercambiabilità delle due figure nel misurare l’incidenza delle donne che ricoprono ruoli di responsabilità aziendale e nel descrivere le principali caratteristiche di tale consistente presenza.

Per delineare il ruolo della gestione femminile e valutare se e in che misura le differenze siano da ricondurre alla specificità dei ruoli di responsabilità ricoperti, nella tavola 1.2 vengono riportati i dati ottenuti confrontando la superficie agraria impiegata (SAU), il valore della produzione standard (SO) e la quantità di input di lavoro, misurata in termini di giornate di lavoro aziendale. Si registra un numero non trascurabile di aziende nelle classi di dimensione economica più elevata altamente performanti rispetto a tutti i parametri osservati (tavola 1.2). Le analisi sono state effettuate per entrambi i ruoli, capo azienda e conduttore, e per i due ruoli congiunti, sotto l’ipotesi di individuare il ruolo che caratterizza maggiormente i migliori risultati economici e su questo focalizzare le successive analisi di dettaglio.

Nonostante il ridottissimo scarto numerico fra le due figure, l’analisi sulla distribuzione percentuale delle aziende a gestione e di quelle a conduzione femminile evidenzia una peculiarità della Campania specifica rispetto al Sud e al resto dell’Italia. Infatti, nelle classi dimensionali più strutturate, caratterizzate da una dimensione economica media e medio grande, si rileva un maggior numero di donne capo azienda rispetto al corrispondente ammontare di donne in posizione di conduttrici di aziende agricole. Per comprendere tali differenziazioni è necessario richiamare le definizioni

2

delle caratteristiche di responsabilità, che distinguono la figura del capo azienda da quella del conduttore, e le metodologie di

1Il capitolo è stato curato da Angela Maria Digrandi, le tavole statistiche sono di Maria Grazia Magliocchi e Marco Passacantilli

2 Cfr. Introduzione pag.8.

(18)

produzione standard nelle aziende a gestione femminile rispetto a quelle a conduzione femminile. Esse presentano, di contro, una maggiore incidenza di giornate di lavoro aziendale nelle classi dimensionali di 500 mila euro e oltre, con un differenziale, in termini di produzione standard (SO), di 1 punto percentuale.

Tale differenziale per il Sud è pari a 1,6 punti percentuali e per l’Italia a 2,6 punti.

Si rileva, pertanto, che nel Sud e nel resto del Paese le grandi aziende a conduzione femminile realizzano una quota di SO pari a quella prodotta dalle aziende con capo azienda donna. Il contrario si registra in Campania dove sono queste ultime a raggiungere maggiori livelli di SO. La differente performance che si registra in Campania rispetto al Sud e all’Italia non descrive sistemi produttivi nettamente differenziati a favore della conduzione o della gestione ma mette in luce un peculiare posizionamento dei capi azienda donna nella gestione di aziende di dimensione più ampia, in grado di produrre maggiore reddito. In un’ottica economico-sociale più generale, questi segnali forniscono elementi adeguati per identificare un inizio di cambiamento del ruolo delle donne nella gestione di aziende agricole che, da ruolo di supporto-sostituzione nell’ambito di un’agricoltura marginale (in cui i risultati economici attesi erano la semplice integrazione del reddito familiare), si proietta verso la partecipazione attiva nella trasformazione dell’agricoltura. I dati suffragano l’ipotesi che l’universo femminile sia in grado di aprirsi verso forme di imprenditorialità economicamente rilevanti e in grado di mettere in atto i principi della multifunzionalità produttiva, organizzando in tal senso i fattori di produzione di aziende non più marginali ma in grado di competere con grandi aziende gestite da uomini e in settori non tradizionali.

Analizzando l’orientamento tecnico economico (tavola 1.3), la presenza di capi azienda donne assume dimensioni ragguardevoli soprattutto nelle colture permanenti, che sono presenti nel 58,7% delle aziende campane. Tuttavia il settore che emerge per numero di aziende sia rispetto al Sud sia all’intero Paese è quello dell’ortofloricoltura, in cui la Campania esprime quasi la metà delle aziende a gestione femminile del Sud e circa un decimo di quelle nazionali.

In termini di SAU, le aziende a gestione femminile in Campania che si

dedicano prevalentemente alle colture permanenti costituiscono il 32,2% del totale

(pari al 14,9% della superficie a colture permanenti del Sud) mentre i valori della

redditività delle colture permanenti rappresentano una quota superiore,

raggiungendo una produzione standard pari al 37,1% (17,3% del Sud) con un

grande investimento in input di lavoro. Infatti, la quota di giornate di lavoro nelle

aziende classificate nell’OTE culture permanenti è pari al 44,8% del totale delle

giornate di lavoro e rappresenta il 20,4% del totale Sud, a riprova che si tratta di

aziende con un’alta redditività delle superfici agrarie utilizzate e delle singole

specie coltivate. Le colture permanenti rappresentano, pertanto, il settore di

specializzazione produttiva dei capi azienda donne e richiedono il maggior impiego

di manodopera aziendale rispetto ad altri orientamenti. L’alto impiego di

(19)

con una superficie aziendale molto ridotta (SAU media pari a 1,32 ettari, giornate di lavoro pari a 381 mila, SO pari a 48 milioni e mezzo di euro). La vocazione del territorio campano in questo settore per il complesso delle aziende, risulta confermata anche per le aziende a gestione femminile: esse, nonostante rappresentino nel settore una quota inferiore rispetto alla quota media (solo un quinto delle aziende appartenente a questo OTE sono a gestione femminile), esprimono alta efficienza, dimostrata dall’appartenenza a classi di standard Output che collocano tali aziende sulla frontiera dell’efficienza produttiva italiana.

A un livello di redditività intermedia si collocano gli allevamenti di erbivori (allevamenti bovini, bufalini e ovicaprini). Si tratta di allevamenti con utilizzo estensivo di suolo agrario e alto impiego di manodopera aziendale ma con differenziali di produzione standard per unità di lavoro superiori alle quote di giornate di lavoro richieste (SAU media pari a 11,80 ettari, giornate di lavoro pari a 694 mila, SO pari a 79 milioni di euro).

La tavola 1.4 presenta i dati relativi alle aziende classificate nell’OTE allevamenti al quale generalmente si associa, con giudizio pre-costituito, una gestione esclusivamente maschile. I dati del 6° Censimento, di contro, descrivono una maggiore incidenza della presenza di aziende a gestione e conduzione femminile in Campania rispetto al Sud e all’Italia nel suo complesso, confermata dai dati sulla dimensione delle aziende al femminile misurata dal numero di capi allevati (39,7% di bovini e 87,6% di bufalini rispetto al Sud e 11,5% di bovini e 40,9% di bufalini rispetto all’Italia). Tale presenza è notevolmente superiore alla quota di donne in analoga posizione di responsabilità registrata nel Sud e avvicina la Campania alle aree più dinamiche dell’Italia. E’ da rimarcare la responsabilità gestionale ricoperta nell’allevamento di bufalini da latte con una presenza registrata non soltanto nei territori più tradizionali (area casertana) ma anche nella piana del Sele, in provincia di Salerno, nella quale si è rilevato di recente un notevole incremento di tali tipologie di allevamenti finalizzati alla produzione di mozzarella di bufala campana. È interessante sottolineare che, se si analizzano tutte le persone che lavorano in azienda, la quota rosa pari circa a 1/3 aumenta notevolmente e ciò avviene soprattutto in Campania. Considerando tutta la manodopera assunta dall’azienda, sommando quindi la manodopera aziendale all’altra manodopera aziendale (sia in forma continuativa che saltuaria), le donne che lavorano nelle aziende agricole campane sono più di 145 mila a fronte di 180 mila colleghi di sesso opposto. Il divario di genere, in termini di occupazione, si affievolisce notevolmente: le donne rappresentano, infatti, il 44,5% della manodopera aziendale. Tale ‘recupero’ non si verifica in tutte le regioni del Sud e ancor meno in tutte le regioni italiane: difatti, la percentuale di donne impiegate nel settore agricolo nel Sud è pari al 38,5% e in Italia scende al 37,1%.

Pertanto, se la manodopera campana nel complesso rappresenta circa l’8,6%

della manodopera italiana, tale percentuale per le donne campane sale al 10,3%

mentre per gli uomini è pari al 7,6%.

(20)

poco il 44% mentre con riferimento alla manodopera aziendale in forma saltuaria

rappresentano il 44,6%.

(21)

Aziende Superficie Superficie media

aziendale Aziende Superficie Superficie media aziendale

CAMPANIA 51.471 51.463 189.353,32 3,68 51.412 160.382,69 3,12

Montagna 12.787 12.785 74.313,82 5,81 12.779 63.826,55 4,99

Collina 31.367 31.361 97.087,72 3,10 31.319 79.974,25 2,55

Pianura 7.317 7.317 17.951,78 2,45 7.314 16.581,89 2,27

SUD 239.748 239.671 1.109.553,21 4,63 239.507 950.460,62 3,97

Montagna 43.063 43.038 313.529,49 7,28 42.989 239.197,56 5,56

Collina 124.443 124.406 549.127,65 4,41 124.314 479.744,81 3,86

Pianura 72.242 72.227 246.896,07 3,42 72.204 231.518,25 3,21

ITALIA 497.847 497.483 3.401.893,23 6,84 496.775 2.652.447,55 5,34

Montagna 88.015 87.883 909.075,48 10,34 87.704 605.127,48 6,90

Collina 266.117 265.963 1.698.386,84 6,39 265.664 1.336.287,94 5,03

Pianura 143.715 143.637 794.430,91 5,53 143.407 711.032,13 4,96

Aziende Superficie Aziende

CAMPANIA/SUD 21,5 21,5 17,1 21,5 16,9

Montagna 29,7 29,7 23,7 29,7 26,7

Collina 25,2 25,2 17,7 25,2 16,7

Pianura 10,1 10,1 7,3 10,1 7,2

CAMPANIA/ITALIA 10,3 10,3 5,6 10,3 6,0

Montagna 14,5 14,5 8,2 14,6 10,5

Collina 11,8 11,8 5,7 11,8 6,0

Pianura 5,1 5,1 2,3 5,1 2,3

INCIDENZA PERCENTUALE CON SUPERFICIE TOTALE

TERRITORIO ZONE ALTIMETRICHE

Totale aziende

CAPO AZIENDA FEMMINA

Superficie CON SUPERFICIE AGRICOLA

UTILIZZATA TERRITORIO

ZONE ALTIMETRICHE Totale

aziende

CON SUPERFICIE TOTALE UTILIZZATA

CAPO AZIENDA FEMMINA VALORI ASSOLUTI

(22)

Aziende Superficie Superficie media

aziendale Aziende Superficie Superficie media aziendale

CAMPANIA 52.765 52.757 186.743,33 3,54 52.700 159.799,02 3,03

Montagna 12.986 12.984 73.831,15 5,69 12.979 63.930,93 4,93

Collina 32.208 32.202 94.361,77 2,93 32.154 78.771,46 2,45

Pianura 7.571 7.571 18.550,41 2,45 7.567 17.096,63 2,26

SUD 255.143 255.065 1.115.831,16 4,37 254.900 976.308,88 3,83

Montagna 44.133 44.110 286.785,58 6,50 44.064 233.260,47 5,29

Collina 131.878 131.840 567.992,37 4,31 131.746 498.065,31 3,78

Pianura 79.132 79.115 261.053,21 3,30 79.090 244.983,10 3,10

ITALIA 531.860 531.483 3.305.193,88 6,22 530.772 2.669.937,76 5,03

Montagna 92.246 92.110 769.093,44 8,35 91.928 564.886,19 6,14

Collina 283.391 283.229 1.713.862,81 6,05 282.935 1.366.092,04 4,83

Pianura 156.223 156.144 822.237,63 5,27 155.909 738.959,53 4,74

Aziende Aziende

CAMPANIA/SUD 20,7 20,7 16,7 20,7 16,4

Montagna 29,4 29,4 25,7 29,5 27,4

Collina 24,4 24,4 16,6 24,4 15,8

Pianura 9,6 9,6 7,1 9,6 7,0

CAMPANIA/ITALIA 9,9 9,9 5,6 9,9 6,0

Montagna 14,1 14,1 9,6 14,1 11,3

Collina 11,4 11,4 5,5 11,4 5,8

Pianura 4,8 4,8 2,3 4,9 2,3

TERRITORIO

ZONE ALTIMETRICHE Totale

aziende

CON SUPERFICIE TOTALE CON SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA

CONDUTTORE FEMMINA VALORI ASSOLUTI

CONDUTTORE FEMMINA INCIDENZA PERCENTUALE TERRITORIO

ZONE ALTIMETRICHE

Totale aziende

CON SUPERFICIE TOTALE

Superficie

CON SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA

Superficie

(23)

Aziende Superficie Superficie media

aziendale Aziende Superficie Superficie media aziendale

CAMPANIA 50.505 50.497 178.669,55 3,54 50.448 153.564,42 3,04

Montagna 12.582 12.580 71.229,32 5,66 12.575 61.992,54 4,93

Collina 30.746 30.740 90.203,95 2,93 30.699 75.663,18 2,46

Pianura 7.177 7.177 17.236,28 2,40 7.174 15.908,70 2,22

SUD 235.227 235.153 1.040.778,23 4,43 234.998 910.767,35 3,88

Montagna 42.299 42.277 273.806,59 6,48 42.231 223.145,62 5,28

Collina 122.162 122.125 529.429,08 4,34 122.038 464.778,31 3,81

Pianura 70.766 70.751 237.542,56 3,36 70.729 222.843,42 3,15

ITALIA 487.071 486.715 3.061.160,76 6,29 486.056 2.476.869,18 5,10

Montagna 86.219 86.091 723.489,69 8,40 85.919 533.562,78 6,21

Collina 260.422 260.270 1.588.834,80 6,10 259.995 1.269.420,62 4,88

Pianura 140.430 140.354 748.836,27 5,34 140.142 673.885,78 4,81

Aziende Aziende

CAMPANIA/SUD 21,5 21,5 17,2 21,5 16,9

Montagna 29,7 29,8 26,0 29,8 27,8

Collina 25,2 25,2 17,0 25,2 16,3

Pianura 10,1 10,1 7,3 10,1 7,1

CAMPANIA/ITALIA 10,4 10,4 5,8 10,4 6,2

Montagna 49,1 49,1 37,8 49,2 41,8

Collina 46,9 46,9 33,3 46,9 36,6

Pianura 50,4 50,4 31,7 50,5 33,1

TERRITORIO

ZONE ALTIMETRICHE Totale

aziende

CON SUPERFICIE TOTALE CON SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA

CONDUTTORE CAPO AZIENDA FEMMINA VALORI ASSOLUTI

CONDUTTORE CAPO AZIENDA FEMMINA INCIDENZA PERCENTUALE TERRITORIO

ZONE ALTIMETRICHE

Totale aziende

CON SUPERFICIE TOTALE CON SUPERFICIE AGRICOLA UTILIZZATA

Superficie Superficie

(24)

(SAU). In Campania tali superfici risultano dimezzate; infatti, le donne gestiscono una SAT media aziendale pari a 3,68 ettari e una SAU media aziendale pari a 3,12 ettari. Il Sud Italia si colloca in una posizione intermedia tra i due livelli territoriali analizzati (grafico 1.1).

Grafico 1.1 – Superfici medie gestite da donne (valori in ettari)

Effettuando i confronti di genere, risalta con evidenza che le aziende a gestione maschile sono di dimensioni più ampie. Il divario - per la SAU - a livello nazionale è in media di quasi 4 ettari; in Campania, la differenza è pari a solo poco più di un ettaro a causa della ridotta estensione media della superficie aziendale che si riscontra anche per le aziende gestite da uomini. Infatti, la SAU media regionale a gestione femminile è di 3,12 ettari a fronte dei 4,56 ettari gestiti da maschi (grafico 1.2).

Grafico 1.2 - SAU media aziendale per genere del capo azienda (valori in ettari)

3,12 3,97

5,34

3,68 4,63

6,84

0,00 1,00 2,00 3,00 4,00 5,00 6,00 7,00 8,00

CAMPANIA SUD ITALIA

SATmedia aziendale SAUmedia aziendale

3,12 3,97

5,34

4,56 5,77

9,09

0,00 2,00 4,00 6,00 8,00 10,00

CAMPANIA SUD ITALIA

Maschi Femmine

(25)

media femminile pari a 4,63 ettari, SAU media maschile pari a 7,35 ettari) e di 5,34 ettari in Italia (SAU media femminile pari a 6,84 ettari, maschile 12,18 ettari) (grafico 1.3).

Grafico 1.3 - SAT media aziendale per genere del capo azienda (valori in ettari)

3,68 4,63

6,84

6,25 7,35

12,18

0,00 2,00 4,00 6,00 8,00 10,00 12,00 14,00

CAMPANIA SUD ITALIA

Maschi Femmine

(26)

(superficie in ettari e valore in migliaia di euro)

Numero Composi-zione % Ettari Composi-zione % Migliaia

di euro Composi-

zione % Numero Composi-zione %

CAMPANIA 51.471 100,0 160.382,69 100,0 545.900,18 100,0 5.810.110 100,0 Senza dimensione

economica (1) 722 1,4 951,45 0,6 - - 11.061 0,2 Meno di 2.000 euro 18.789 36,5 14.727,22 9,2 20.007,66 3,7 876.443 15,1 2.000 - 3.999 9.658 18,8 16.273,01 10,1 27.728,16 5,1 715.400 12,3 4.000 - 7.999 8.560 16,6 23.884,78 14,9 48.648,76 8,9 933.713 16,1 8.000 - 14.999 5.802 11,3 24.697,55 15,4 63.555,75 11,6 912.424 15,7 15.000 - 24.999 3.423 6,7 21.295,17 13,3 65.746,96 12,0 722.707 12,4 25.000 - 49.999 2.747 5,3 24.938,79 15,5 95.153,18 17,4 752.346 12,9 50.000 - 99.999 1.166 2,3 15.593,88 9,7 79.169,57 14,5 435.510 7,5 100.000 - 249.999 445 0,9 10.871,50 6,8 64.838,09 11,9 241.773 4,2 250.000 - 499.999 114 0,2 4.824,53 3,0 38.996,61 7,1 95.473 1,6 500.000 euro ed oltre 45 0,1 2.324,81 1,4 42.055,44 7,7 113.260 1,9 SUD 239.748 100,0 950.460,62 100,0 2.457.666,25 100,0 22.275.482 100,0 Senza dimensione

economica (1) 3.797 1,6 11.543,74 1,2 - - 99.483 0,4 Meno di 2.000 euro 96.521 40,3 88.393,07 9,3 100.872,98 4,1 3.881.641 17,4 2.000 - 3.999 47.461 19,8 86.766,22 9,1 137.541,27 5,6 2.913.031 13,1 4.000 - 7.999 36.960 15,4 121.369,16 12,8 210.421,67 8,6 3.261.704 14,6 8.000 - 14.999 22.993 9,6 127.039,67 13,4 251.439,93 10,2 2.980.880 13,4 15.000 - 24.999 13.109 5,5 112.211,35 11,8 251.836,23 10,2 2.365.617 10,6 25.000 - 49.999 10.962 4,6 143.926,62 15,1 380.290,16 15,5 2.788.481 12,5 50.000 - 99.999 4.983 2,1 110.078,88 11,6 341.507,32 13,9 1.786.104 8,0 100.000 - 249.999 2.216 0,9 92.460,48 9,7 326.437,46 13,3 1.284.517 5,8 250.000 - 499.999 503 0,2 32.781,64 3,4 169.440,29 6,9 441.616 2,0 500.000 euro ed oltre 243 0,1 23.889,79 2,5 287.878,94 11,7 472.408 2,1 ITALIA 497.847 100,0 2.652.447,55 100,0 8.039.264,82 100,0 56.104.394 100,0 Senza dimensione

economica (1) 9.104 1,8 31.539,96 1,2 - - 218.969 0,4 Meno di 2.000 euro 175.143 35,2 172.291,35 6,5 180.617,33 2,2 7.551.145 13,5 2.000 - 3.999 88.758 17,8 180.879,89 6,8 257.153,19 3,2 5.780.199 10,3 4.000 - 7.999 75.729 15,2 265.665,87 10,0 433.067,84 5,4 7.167.229 12,8 8.000 - 14.999 53.745 10,8 305.647,39 11,5 590.562,09 7,3 7.411.265 13,2 15.000 - 24.999 34.242 6,9 285.813,25 10,8 662.567,28 8,2 6.407.336 11,4 25.000 - 49.999 32.414 6,5 408.875,14 15,4 1.135.867,66 14,1 8.158.765 14,5 50.000 - 99.999 17.083 3,4 376.834,94 14,2 1.180.968,41 14,7 5.890.111 10,5 100.000 - 249.999 8.409 1,7 350.837,24 13,2 1.251.328,43 15,6 4.230.430 7,5 250.000 - 499.999 2.016 0,4 139.522,00 5,3 687.780,44 8,6 1.512.527 2,7 500.000 euro ed oltre 1.204 0,2 134.540,52 5,1 1.659.352,16 20,6 1.776.418 3,2 (1) Aziende che hanno terreni prevalentemente a riposo e beneficiano dei contribuiti comunitari nell'ambito della politica agricola comune (PAC), ma non creano una reale produzione agricola.

CAPO AZIENDA FEMMINA VALORI ASSOLUTI REGIONI

CLASSI DI DIMESIONE ECONOMICA

AZIENDE SUPERFICIE

AGRICOLA UTILIZZATA

PRODUZIONE

STANDARD GIORNATE DI

LAVORO AZIENDALE

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