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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2036, 11 maggio

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SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XL - Voi. XLIV

Firenze-Roma, 11 Maggio 1913

N. 2036

SOMMARIO: Le riserve delle Banche di Em issione ed il cam bio-a^gio, A. J. de Johannis — A proposito del progetto di legge sugli in fortuni del lavoro in A gricoltu ra, G. Terni— RIVISTA BIBLIOGRAFICA : A. R .Wa l-

la c e, Esiste un’altra vita ? - An a to le We b e r, Essai sur le Problema de la Misere - Ing. Nunzio Ziin o, La stima delle miniere - D. A . Sa r t o r iu s Fr e ih e r r von Wa e t e r sh a u se n, Die sisilianisce Agrarverfassung und ihre Wandlung (Eine sozialpolitisech und w eltw irtschaftliche U n tersu ch a n g)— L’ im porti sul reddito agli Stati Uniti - Com mercio egiziano nel 1912 e posizione deH’ ltaiia - Com mercio delle colon ie francesi - Com mercio dell’ Africa-Orientale tedesca - L ’ A gricoltu ra n ell’ A rgentina - Sviluppo agrario del Madagascar - Com m ercio degli Stati Uniti e la loro m arina m ercantile - Esportazione dei cereali in R ussia - Com mercio del Canadà - Le ferrovie in Europa - Com m ercio di A n gola - L’ agricoltura a R od i - L ’ azienda del ch inin o di Stato - La statistica dell’ alcoolism o in Inghilterra - Com mercio italiano 1912 - Com mercio del vilayet di Monastir nel 1912 • Terreno coltiva to e raccolti in Rum ania nel 1912 NOTIZIE F IN A N ZIA R IE: Debiti con solidati della Serbia - La Banca di Italia - La Bancaria Italiana a B ologna, Cremona e R avenna - Camera di com pensazione di Brusselles - Camera di com pensazione di L iegi - Ut i l i, Div id e n di, In te r e s si - Pr e s t it i, Em issio n i, Aumentidi Ca p it a l e — MERCATO MONETARIO E R IV IST A DELLE BORSE PROSPETTO QUOTAZIONI, VALORI, CAMBI, SCONTI E SITUAZIONI BANCARIE.

Le riserve delle Banche di emissione

ed il cambio=aggio

La recente discussione sulle cause per le quali l ’aggio aumenta, ha dato la stura alle più strane dottrine, ed alle più audaci affer­ mazioni.

Nella occasione in cui si è discusso, alla Camera, sul bilancio del Tesoro (attendiamo la pubblicazione dei resoconti stenografici per esaminare con più cura certe asserzioni), si è perfino fatto dire a qualche deputato che i Buoni quinquennali si possono consi­ derare come « moneta cartacea in circola zione ». Altri hanno affermato che, rispetto all’altezza dell’aggio, le riserve delle Banche di emissione non hanno alcuna funzione; altri ancora fanno dire ad un illustre par­ lamentare che si sarebbe potuto impedire che l ’aggio si inasprisse, se il Tesoro e le Banche opportunemente fossero intervenute

a frenare la causa psicologica dell’aumento;

tanto è vero, si dice, che lui, Tillustre parla­ mentare, è riuscito, essendo ministro del Tesoro, ad impedire il rialzo ed a debellarlo quando si è manifestato.

Queste ed altre affermazioni mancano di ogni seria consistenza, ma tuttavia, poiché servono a fuorviare la pubblica opinione, che in materia così speciale non può for marsi un concetto proprio, vanno esaminate con una certa cura.

Non diremo della curiosa idea di assimi­ lare, nei loro effetti sul mercato, i Buoni del Tesoro quinquennali ai biglietti di Banca o di Stato ; bisogna proprio non avere nessuna nozione della natura e della funzione della circolazione cartacea, per fare simili confusio­ ni. Come si possa pensare che i Buoni quin­ quennali funzionino da intermediari negli scambi, non sapremmo davvero immaginare; e per quanto cerchiamo di indovinare con quale indiretto ragionamento si possa essere venuti a tale conclusione, non riusciamo a trovare alcuna ragionevole connessione tra la funzione dei due titoli, per loro natura così diversi, e altresì diversi per la loro azione sul mercato.

Nè meno straordinaria ci sembra la affer­ mazione che vediamo ripetuta, e non sol­ tanto alla Camera dove possono parlare an­ che i meno competenti e dire tutto quello che vogliono, non avere cioè le riserve delle Banche di emissione, perchè il baratto dei b i­ glietti in oro non è ammesso dalla legge se

non col sopra prezzo dell’aggio della gior-

nala, alcuna influenza sull’ammontare del­

l’aggio. Sono davvero eresie imperdona­

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libero, la funzione del baratto, per la natura stessa della circolazione; ma da questo al- l’asserire che non hanno alcuna influenza sui fenomeni di cambio ed aggio, è voler negare la funzione potenziale degli stromenti del credito, la quale è appunto notevolis sima, perchè si tratta di credito, cioè di fatti che hanno un larghissimo substrato psico logico.

Lo Stato, che ha in circolazione mezzo miliardo circa di biglietti, non li vede de­ prezzati, perchè il suo credito, cioè la fidu­ cia sulla pronta solvibilità dello Stato, ol­ trepassa di gran lunga il suo debito a vista

dei 500 milioni di biglietti. Le Banche di

emissione possono mantenere in circolazione, senza deprezzamento, notevoli somme di bi­ glietti, non solo perchè la loro organizza­ zione ispira fiducia, ma anche perchè il pub­ blico sa esservi nelle casse delle Banche stesse una riserva metallica che, occorrendo, servirà di garanzia ai biglietti stessi. Ove tali garanzie sparissero, od anche solo d i­ minuissero, in misura sensibile, il biglietto deprezzerebbe immediatamente; ed il deprez­ zamento si aggiungerebbe, sotto forma di aggio, alle altre cause, che determinano il premio necessario per acquistare l ’oro sul mercato. E se queste sembrano virtù elemen­ tari, così da non domandare illustrazioni, come mai si può affermare che le riserve delle Banche non hanno funzione nel de­ terminare la altezza del cambio-aggio ?

L’altra affermazione attribuita all’on Luz­ zatti : che cioè fosse opportuno un inter­ vento del Tesoro e delle Banche per impe­ dire o far cessare l’aumento dell’aggio, non ha bisogno di essere confutata ; lo stesso on. Luzzatti l’ha smentita, nè poteva es­

sere diversamente, nel Sole del 1° maggio.

Egli dice: che nel 1 9 0 1 l ’aggio era aumen­ tato fino a 102.30 per la Francia, che la cagione dell’aggio era principalmente psico­ logica, e che il Tesoro e la Banca d’Italia avevano larghi mezzi disponibili, per poter mettere sul mercato del cambio a vista a ragioni sempre minori; quindi osserva : « s g o ­ minammo la speculazione rinascente con una implacabile assiduità e il cambio tornò alla pari, l’ aggio era debellato per molti anni ».

Però l ’on, Luzzatti non ha commesse im ­ prudenze, ma dichiara che il Tesoro cessò di rimanere inerte di fronte all’aumento del

cambio « finché non si ebbe la sicurezza che

il timore dell’estendersi della guerra in E u ­ ropa non esistesse più. »

Non sono quindi in buona fede coloro che attribuiscono all’on. Luzzatti il pensiero che il Tesoro e le Banche avrebbero dovuto a n ­ che ora intervenire e non rimanere inerti di fronte ail’inasprimento dell’aggio, spen­ dendo in larga misura l’oro accumulato. Manca (e in che modo) la condizione ne­ cessaria perchè l ’intervento sia ragionevole, cioè la sicurezza che il timore dell’estendersi della guerra non esista più.

Pur troppo in questo conflitto balcanico la probabilità della pace si è presentata più volte, ma i fatti hanno poi dimostrato, che non bisogna fidarsi delle sole speranze, ma bisogna, per agire, attendere che sia dile­ guato, anzi che si abbia la sicurezza che sia dileguato, perfino il timore dell’ estendersi della guerra.

Chiariti così questi errori di concetto, au­ guriamoci che il Ministro del Tesoro, se lo crede conveniente, nell’interesse dello Stato, non esiti ad emettere Buoni quinquennali, per timore di accrescere la circolazione car­ tacea ; che il Direttore Generale della Ban­ ca d’ Italia non getti via come inutili le riserve auree; e che, per timore di essere accusato di inerzia, non intervenga" a sgom i­ nare sul mercato la speculazione, pi’ima che il timore di guerra sia completamente sva­ nito.

Egli è che, in quest’ordine di fatti non si dovrebbe interloquire, senza aver prima presa conoscenza dello stato delle cose. Chi, ad esempio volesse esaminare con attenzione la situazione della Banca d’Italia, troverebbe che l’aumento della riserva andrebbe attri­ buita esclusivamente al Tesoro.

Questo ed altri formano un insieme di pro­ blemi connessi, diversi ed importanti, che meriterebbero di essere opportunamente stu­ diati, prima che giudizi, su fenomeni aventi origine in cause lontane e varie, fossero for­ mulati e serviti con quella leggerezza che abbiamo rilevata e che non è per certo en­ comiabile.

A. J. DE JOHANNIS.

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n

proposito del progetto di legge

sugli infortuni del lavoro in Agricoltura

Il problema dell’assicurazione contro gli infortuni agricoli che ha formato oggetto di di un progetto di legge del senatore Conti, che è stata materia di un progetto mini­ steriale, il quale attende l ’esame delle Ca­ mere, ed il cui tema venne svolto e tratlato in ogni parte da pregevoli monografìe tra cui quella diligentissima del prof. Agnelli, e può essere studiato sotto vari punti di vista. Sotto l’aspetto economico i lati importanti si riassumono a due. Quale ne è il costo? — Può il gravame essere sopportato dall’agri­ c o ltu r a ? — Rimane tuttavia una questione pregiudiziale in questo tema; è sentito il bi sogno dell’assicurazione dagli operai agri­ coli? Ora, tranne qualche voto emesso in occasione di congressi e promosso da persone che coll’agricoltura hanno ben poco a ve- dare, nessuno vorrà sostenere che risponda ad una necessità impellente delle nostre masse rurali, giacché non è stata mai a v ­ vertita un’agitazione su larga scala in questo senso; l’agricoltura nelle sue più usuali man­ sioni non offre pericoli speciali a motivo del lavoro; mentre in quelle che presentano qualche rischio, perchè havvi impiego di mac­ chine mosse da agenti inanimati, quali le trebbiatrici, le sgranatrici, le seminatrici, supplisce l’attuale legge per g l’ infortuni in ­ dustriali. Sotto il lato dell’opportunità è dunque assai discutibile l’urgenza di prov vedimenti in questo senso, i quali impor­ tano, come ora vedremo, oneri tutt’altro che lievi. Noi tuttavia vogliamo considerare il tema nel suo aspetto economico e inten­ diamo limitarci a considerare quale ne sia il presumibile costo; e se il gravame può essere agevolmente sopportato dall’agricol tura. Preventivi sicuri, malgrado gli studi molteplici e diligentissimi, mancano e — ag­ giungiamo — necessariamente, in quanto le statistiche mentre accennano ad un quanti tativo di popolazione rurale, non distinguono fra proprietari e fittavoli, fra mezzadri e braccianti; in una sola cifra di 9.611.003 è riassunta l ’ intera popolazione agricola e questa secondo il censimento precedente; i calcoli adunque partono da un presupposto che non può essere il vero, giacché non avrebbero motivo di essere contemplati in un’assicurazione obbligatoria i proprietari,

come i fittavoli, come anche i mezzadri che avessero in coltivazione appezzamenti di no­ tevole entità. — Quando si tratta infatti di assicurazione obbligatoria non si comprende come possa essere estesa a quelli che pos­ siedono un capitale, che hanno quindi un margine per far fronte agli infortuni che de­ rivano dal lavoro, margine che non può molte volte essere consentito dalla lieve en­ tità del salario. — L ’ intera popolazione agri­ cola secondo il censimento del 1911, ascen­ derebbe quindi a . 9 .611.000 persone; da un lato però ha da tenersi conto dell’accresci­ mento che ha potuto verificarsi negli undici anni anche nelle classi rurali nonostante la emigrazione, dall’altro di tutte le persone che o per condizione — come proprietari — 0 per età — come ragazzi non superiori ai nove anni, non dovrebbero essere protetti dall’assicurazione.— Cosicché i calcoli fatti partono da una cifra di assicurabili di nove milioni.

Ma è qui che s’ incominciano ad incon­ trare difficoltà molteplici. Non si hanno sta­

tistiche attendibili sui quantitativi delle

morti, delle inabilità temporanee e perma­ nenti per l’agricoltura: si è quindi obbligati a procedere per induzione. La relazione di

due valenti attuari, i professori Bagni e

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stabilire il costo generale per la disparità dei premi a seconda delle varie coltivazioni; in­ fatti mentre si richiede un premio del 9 % sul salario per l ’orticoltura, si sale niente­ meno al 40 % per la potatura ed al 45 °/0 per l ’allevamento e cura del bestiame. Le indagini hanno pertanto seguito criteri di­ versi e sono giunte a risultati, quando riu­ scirono a generalizzare, che non presentano alcuna armonia fra loro; lo studio più at­ tendibile che conosciamo è quello ricordato dei professori Bagni e Beggi e che figura come allegato nella monografia dell’Agnelli pubblicata per cura deH’ Ufficio del Lavoro. — Ma anche su questo, o meglio sui suoi pre supposti, c’ è qualcosa da dire.

In primo luogo la misura dell’ indennità, specie quella per inabilità permanente totale non sarebbe da ritenersi sufficiente nella mi­ sura indicata, ed infatti vediamo il pro­ getto ministeriale contemplare l ’ indennizzo per operaio adulto in L. 2000 ; se la legge per gl’ infortuni nell’ industria stabilisce per questa un minimo di L. 3000 non crediamo ci si possa molto allontanare da questa ci­ fra, sebbene la vita nella campagna richieda un costo notoriamente minore e possano quindi ammettersi delle indennità di qual­ cosa inferiori; nè è a ritenersi bastevole la cifra assegnata alle donne in L. 1000. Il criterio della legge attuale per le industrie e che dovrebbe tuttavia dominare, di corrispon­ dere cioè una indennità eguale a sei salari annui per l ’ inabilità permanente assoluta, e cinque se di morte, per bassi che vogliano calcolarsi i salari annui, conduce tuttavia a cifre le quali superano e notevolmente quelle prese a base dagli autori della relazione, criteri d’altronde che vennero allargati nel progetto ministeriale.

Come statistiche pure, e cioè per quanto riguarda le percentuali degli infortunii, l’aver preso a prestito le cifre forniteci dalla Ger­ mania può aver valore di un’ipotesi per ciò che accadrebbe da noi, ma tale che può gio­ vare in mancanza di ogni altro dato anche approssimativo, in quanto l ’organismo del l’assicurazione agraria in quel Paese è tut- t’affatto speciale : non vengono già assicurati tutti i lavoratori della terra, ma solamente gli operai ed impiegati in stabilimenti agri­ coli e forestali; ed è istituito un apposito ufficio governativo per determinare quali debbano essere gli stabilimenti soggetti a

quest’obbligo. Non dunque l’intera massa dei lavoratori rurali viene assicurata, ma soltanto una parte che è compresa in certe aziende, e dove il lavoro si compie in de­ terminate condizioni di sorveglianza anche per il fatto che l ’onere viene sopportato non dallo Stato ma dalle corporazioni padronali. Avendo presento l ’evidente differenza tra il nostro colono e quello tedesco nella pun­ tualità e nell’ordine, i quali sono elementi atti a diradare la possibilità di sinistri, si comprende come i dati che ci vengono sugge­ riti dalle tabelle tedesche, di molto si allonta­ nerebbero dalle nostre, una volta che la legge fosse attuata. Rimarrebbe forse entro questi limiti ove si sopprimesse qualunque inden­

nizzo per la inabilità temporanea anche a s­ soluta, come vuole il progetto ministeriale, ma dubitiamo molto della possibilità a breve

andare di questa restrizione, dal momento

che rimarrebbe stridente la disparità di trattamento colla legge che riflette gli operai industriali.

In conclusione in materia di costo do­ mina molta incertezza; ed anzitutto sareb­

bero da rivedere i limiti della legge, che

non si potrebbero praticamente restringere

alla morte ed alla inabilità permanente.

Tenendo conto di questo non è possibile discutere su l’onere previsto dal Governo in 12 milioni e mezzo; se risultasse effetti va- meute tale, e se potesse ripartirsi equa­ mente e cioè tenendo conto, per ipotesi, da un lato del reddito per ettaro, dall’altro dei gravami fiscali quest’indagine perderebbe assolutamente d’importanza. — Gli è però che non si tratterà di un onere tanto esiguo quando gli esempi che ci vengono dall’estero, pur fatte le debite differenze, c’indicano cifre tanto maggiori ; nè sarà mai possibile, quel che è più, regolare il premio sulla diversa pressione tributaria.

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proprietà fondiaria cui deve aggiungersi la tassa sul bestiame, che supera i 16 milioni, si verificano sperequazioni stridentissune, enormi tra i Comuni ; tra imposta erariale, provinciale e comunale aggio pel ricevitore e addizionale pel terremoto, il gravarne rag giunge in qualche centro il 48 % del red dito. Il Boitani nel suo ponderoso lavoro di statistica sugli introiti degli Enti locali ha rilevato dati impressionanti, mettendoci sott’occhio come in ben 2975 Comuni la sovrimposta rappresenta il 50 % delle en trate effettive ordinarie. Ebbene è possibile sui tanti centri cosi duramente colpiti, g ra ­ vare ancora maggiormente la proprietà agri­ cola?

Come potrà il premio stabilirsi, secon do l’estensione del terreno e della coltura, a tenore dell’ articolo 9 del progetto m i­

nisteriale, se per i vigneti, ad esempio,

vediamo imporre dalle Società di assicura­ zione un premio da L. 3 a L. 6 l ’Ettaro, mentre abbiamo estesissime plaghe a vigna soltanto, uniformemente esposte ai flagelli delle malattie e della grandine, oltreché af flitte dall’altro malanno dei dazi di confine ? Come è possibile in queste regioni, doman­ diamo, come nelle Puglie, ove non si può

avere compenso nelle annate tristi tra

le varie colture, applicare un simile gra­ vame ?

Data adunque la necessaria imperfezione nel determinare l ’onere nuovo che assume­ rebbe l’agricoltura e che rappresenterebbe nient’altro che un salto nel buio ; dati i gravami fortissimi cui essa è soggetta e che rende urgente la tanto desiderata riforma sui tributi locali, applicare l ’assicurazione obbligatoria sarebbe pretendere nel momento presente, prima cioè che sieno stati adottati altri provvedimenti, opera immatura. Com­ pito maggiore del Governo consisterebbe se mai nell’incoraggiare le varie forme di as­ sicurazione libera, le quali possono trovare applicazione, là dove prevale la forma del lavoratore a giornata e non già del mezza­ dro; dove sopratutto il reddito netto offre un margine sufficiente per l’adozione di que sto nuovo istituto. Le nostre masse rurali guidate dal buon senso non hanno preteso l’impossibile ; in talune regioni dell’Alta Italia specie nella Lombardia l ’assicurazione è sorta spontaneamente; lasciamo che essa segua il suo cammino, e lasciamo altresì

che ci venga l ’indicazione delle località dove l’opera dello Stato debba opportunamente estrinsecarsi in forma integratrice.

G. Terni.

R

i v i s t a

B

i b u o q r a f k a

A. R . Wa l l a c e. — Esiste un’altra vita? 'Napoli, Società Ed.it. Partenopea. Trad. di F. Ver- d.inois, pagg. 115 (L. 2.00).

In una breve prefazione gli Editori danno qualche notizia sulle opere del Wallace e pro­ mettono la prossima pubblicazione di un altro volumetto col titolo « I Miracoli ed il Moderno Spiritismo ». - Sotto il titolo « Esiste un’altra vita »¡son o raccolti alcuni scritti del Wallace, che trattano anche dei fantasmi, dellh loro real­ tà obbiettiva e della loro essenza. Senza en­ trare in nessuna discussione sopra problemi così formidabili come quelli che ci sono derivati da alcune pretese constatazioni di certi feno­ meni che si chiamano spiritici, ci dichiariamo profondamente scettici su tale materia, fino a che ci si voglia far credere alla esistenza dopo la morte, degli spiriti i quali, nell’altra vita sareb­ bero così sfaccendati, e così puerili nei loro atti, da non saper manifestare la loro esistenza ai viventi se non suonando i campanelli, aprendo senza motivo gli usci, spaventando gli animali o compiendo altre sinaili stupidità.

An a to le We b e r. — Essai sur Le Probleme de

la Misere - Paris, Marcel Rivière 1913, pa­

gine 493 (fr. 5).

L ’Autore ha già pubblicati due importanti e lodati volumi; uno: l ’Assistance aux Misó- reux à l’etranger; l’altro, l’Assistance aux Mi- séreux en Erance, nei quali volumi esamina le Opere e le Istituzioni create, tanto dai pubblici poteri, quanto dall’iniziativa privata allo scopo di soccorrere i miserabili ed ha potuto accertare che tutte quelle istituzioni sono ben lungi dal lenire in misura soddisfacente il male sociale della miseria; che non esistono nè metodi ge­ nerali, nè principii direttivi; che tra le diverse Opere non esiste alcuna coesione; che gli sforzi sono deplorevolmente sparpagliati; che la sor­ veglianza ed il controllo sono assolutamente insufficienti che i mezzi impiegati sono troppo spesso inadatti ai bisogni da soddisfare e tal­ volta anche pericolosi, ecc.

Perciò l ’Autore ha creduto di aggiungere al suo studio un terzo volumetto, nel quale si è proposto di cercare, dal doppio punto di vista

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teorico e pratico, quali sieno i mezzi più razio­ nali per venire in aiuto ai bisognosi validi.

Questo importantissimo nuovo volume del­ l’Autore contiene un esame veramente appro­ fondito sulla vasta e complessa materia; il me­ todo seguito è eccellente poiché l’Autore parte da una esatta conoscenza delle cose, e cerca di disciplinarle razionalmente e di suggerire i rimedi in base alle condizioni diverse nelle quali si trovano ordinariamente i miserabili.

Il libro è diviso in cinque parti; nella prima delle quali viene posta la questione sotto i di­ versi aspetti che domandano una precisa solu­ zione; sopratutto sulle cause che determinano la miseria. E poiché la miseria non è certo un fenomeno moderno, ma proprio di tutti i tempi, ed in ogni epoca si è cercato di soccorrere i bi­ sognosi, con metodi corrispondenti alle condi­ zioni intellettuali e materiali della società, l’Au tore, nella seconda parte, studia la evoluzione delle idee, degli organismi e delle modalità che, attraverso il tempo, ebbe il concetto della as­ sistenza. Capitolo questo, bellissimo, specie per la parte più vicina a noi, ed il quale dimo­ stra come l ’Autore abbia studiato il problema attraverso la storia. Egualmente è di notevole importanza l ’esame dei metodi diversi seguiti per rendere più efficace la assistenza : la morale, la carità, i metodi repressivi, la previdenza, individuale, collettiva e sociale. Le due ultime parti riguardano le nuove id.ee sostenute d.al- ] 'Autore ed i modi pratici per realizzarle.

Crediamo che tutti coloro che si interessano della miseria e della carità, debbano prender conoscenza di questo importante lavoro, che ispirerà certamente concetti nuovi teorici e pratici per esercitare più razionalmente che oggi non si faccia il dovere della assistenza.

Ing. Nunzio Ziin o. — La stima delle miniere Palermo, Scuola Tip. Boccone del Povero, 1912, pagg. 140 (L. 5).

Osservando che pochi si sono occupati inci­ dentalmente d.eH’argomento, e nessuno lo ha trattato ex professo, l ’Autore rileva innanzi tutto la importanza teorica e pratica del tema, e, lasciando ogni trattazione degli argomenti affini, si limita rigorosamente a quanto è indi­ cato dal titolo del suo libro e lo tratta in modo esauriente.

Dopo alcune nozioni generali necessarie ad intendere il linguaggio tecnico, speciale alla trattazione d.eH’argomento, l’Autore indica quali sieno le basi costituenti il valore di una miniera, e quindi esamina i diversi metodi che sono stati proposti ed attuati per determinare detto

va-lore. Analizza successivamente quali sono gli elementi di cui conviene tener conto per sti­ mare una miniera e termina il volume, per più motivo interessante, con alcuni esempi pràtici. Dr. A. Sa r t o r i u s Fr e i h e r r von Wa l t b r s h a u-

8EN. _ Die sizilianisce Agrarverfassung und ihre Wandlung (Eine sozialpoUtisech und welt­ wirtschaftliche Untersuchung). Leipzig, A. Dei- chert, 1918, pagg. 385 (M. 10).

Come quasi tutti i lavori degli scrittori tede­ schi, anche questo è ammirevole per diligenza e per acuta analisi dei fenomeni. Siamo così poco abituati a sentir parlare delle cose italiane contemporanee con sufficiente cognizione della realtà, che il leggere un lavoro di uno stra­ niero, non solo benevolmente disposto verso di

noi, ma anche sorretto da pazienti studi e da esame analitico dello stato delle cose, non può che riuscire gradito.

L ’ Autore comincia con una descrizione della Sicilia sotto i diversi aspetti che possono inte­ ressare l’ argomento, di cui tratta; e natural­ mente si sofferma maggiormente ad accertare le condizioni delle terre dei lavoratori di esse, ed alquanto, forse meno di quanto fosse neces­ sario, dei proprietari. A questo scopo divide le terre siciliane in due zone, quella lungo la costa e quella interna, cioè i latifondi. Successiva­ mente analizza e descrive la situazione della agricoltura siciliana alla fine del passato secolo ; e poscia esamina i risultati della recente in­ chiesta reale sulle condizioni dei contadini in Sicilia, e le più recenti leggi che furono pro­ mulgate per il miglioramento della proprietà. La emigrazione siciliana e la presente condi­ zione dei contadini costituiscono i due Capitoli del libro, dove l’ autore più particolarmente esa­

mina la questione sotto l’ aspetto, diremo così pratico, quale risultato o conseguenza dello studio fatto.

Quasi impossibile, come ben si comprende è un giudizio su un lavoro così denso di pensieri e di fatti; osserveremo soltanto che l ’Autore nelle sue conclusioni, sembra inclinato ad indi­ care i rimedi ed a pronosticare l ’ avvenire, in base alla storia, di cui si mostra profondo co­ noscitore. Nelle cose economiche non crediamo (juesto un metodo utile; le basi della vita eco­ nomica sono così profondamente mutate in questi ultimi cinquanta anni, ed accennano a mutare ancora e sempre più rapidamente, che male si può inferire l’ oggi da ieri, o il domani dal­ l’ oggi.

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non appena dai piccoli fatti comincierà a capire per quale via potrà raggiungere la prosperità; ma per affrettare tale evento occorre che migliori la classe dirigente ed impari a valutare quanto bene avvenire può derivare dal sacrifizio del­ l’ oggi.

L’ imposta sul reddito agli Stati Uniti

La Corte Suprema aveva sentenziato, diciotto anni or sono, che una imposta federale sul reddito sarebbe stata incostituzionale. In se­ guito, venne approvato - e ratificato dalla mag­ gioranza degli Stati dell’ Unione - un emenda­ mento alla Costituzione, tale da permettere l’ im­ posta prima vietata. Il presidente Wilson, ap­ profittando subito di cotesta facoltà, l’ ha ora proposta al Congresso.

Non si può negare che il programma demo­ cratico del presidente sia logico in ogni sua parte. La revisione delle tariffe doganali favo­ rirà il consumo a buon mercato delle merci e derrate popolari ; l'imposta globale e progres­ siva sul reddito - specie pel modo come s ’ in­ tende disciplinarla - piegherà il contribuente ricco a maggior devozione finanziaria verso lo Stato.

Diciamo, non a caso, contribuente ricco. In­ fatti, mentre la vecchia Europa è solita consi derare imponibili anche i redditi mediocri, pic­ coli, o minimi addirittura (in Inghilterra i soli redditi esenti sono quelli inferiori a lire esatte 1.125 !), gli Stati Uniti intendono esentar dalla imposta i redditi che non oltrepassino le 20.000 lire ! (4000 dollari, cioè, per esser precisi 20.720 lire).

L’imposizione, poi, ne! progetto americano è mitissima: 1 % pei redditi da 20.000 a 100.000 lire ; 2 % da 100.000 a 250.000 ; 3 % da 250.000 a 500.000 ; 4 % oltre 500.000.

L'imposizione media si aggirerà perciò intorno l i\i 1 Y% %■ Chi possiede 20.000 lire di red­

dito pagherà 300 lire ; chi 100,000, 800 ; chi 500.000, 11.300; chi 1,000.000, 31.300. L’ im­ posta così immaginata ha il grande merito di tutte le imposte miti: cioè, da un lato, il con­ tribuente non è indotto ad eluderla; dall’ altro, se un errore viene commesso dall’ AmminisIra- zione finanziaria, il danno per il contribuente non riesce insoffribile. Come osserva il Leroy- Beaulieu, un’ imposta mite può sopportare molte imperfezioni, un’ imposta greve non le può sop­ portare senza nuocere troppo.

Ma Vequità fiscaleamericana si rivela per altro ancora. A esempio, le Società per Azioni e le

Compagnie di Assicurazione sono soggette a un’ imposizione del 1 ’ 1 % sugli utili netti. Eb­ bene, la nuova legge d ’ imposta mantiene questa, ma ne lien conto. Così i portatori di azioni non pagheranno due volte. E vi è di più. Gl’ in­ teressi decorsi dei debiti dello Stato federale o degli stati singoli, esenti da imposta oggi grazie alle leggi federali vigenti, lo saranno anche nel regime tributario nuovo.

Qual’ è precisamente la materia imponibile? Ecco. La imposta è globale nel senso più comprensivo della parola : colpisce i salari e gli stipendi, i prolitti degli industriali e com­ mercianti, i guadagni delle professioni liberali, i redditi mobiliari e immobiliari d’ ogni specie, le rendile vitalizie, e così via. Per evitare le evasioni fiscali, l’ imposta è prelevata sul red­ dito, in quanto possibile, all’ origine. 1 padroni, imprenditori, ecc. dovranno eseguir ritenuta dell’ imposta in ragione dell’ l % (tasso ritenuto, a confronto degli altri, normale) sulle paghe ai loro impiegati e salariati. Ne saranno perso­ nalmente responsabili, sarà loro obbligo eseguir la ritenuta anche se sì tratti di retribuzioni che non raggiungano le 20.000 lire annue; tocca all’ impiegato dimostrare a mezzo-di documento che ha diritto alla esenzione, poiché i suoi red­ diti complessivi - con e oll:e lo stipendio - non raggiungono le 20.000 lire.

Analogamente, le Società finanziarie tratter­ ranno l’ I % sul pagamento degli interessi, de­ corsi dei loro titoli ; i banchieri e le altre per­ sone che rendono o realizzano coupons, cheques, cambiali, ecc. emesse a pagamento di interessi o dividendi, dovrrnno pure prelevar l ’ imposta, anche se si tratti di valori esteri.

Il tributo sarà restituito in seguito a domanda degli interessati che dimostreranno la non im­ ponibilità del loro reddito. Quanto ai supple­ menti di 1, 2 o 3 % , qualificati dalla legge come imposte addizionali ed elevanti il tasso totale a 2 o 3 o 4 % per le categorie superiori a 100.000 lire, essi non saranno — per impos­ sibilità — ritenuti all’ origine. Saranno percetti sul reddito globale in seguito a denuncia del contribuente.

L’ agente delle imposte ha il diritto di elevare il contributo se lo reputa insufficiente, ma con l'onere della prova. In difetto di denuncia, si procede amministrativamente e l’ imposta è accre­ sciuta della metà. In caso di dennncia fraudo­ lenta, l’ imposta è raddoppiata. Infine, i tribu­ nali avranno diritto di esigere la produzione dei libri e registri.

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dol-lari. Ciò significa, che, se il calcolo vale, gli Stati Uniti possiedono una somma complessiva di redditi superiori a 20.000 lire annue equiva­ lente a trenta miliardi di lire. Non altrettanto reddito possiede la Francia, pur considerando

tutti i redditi, dai massimi ai minimi!

Commercio egiziano nel 1912

e posizione dell’ Italia

Il Bollettino della Camera di Commercio Ita­ liano in Egitto avverte che è stato pubblicato in questi giorni il numero di dicembre 1912 del Bollettino Mensile del Commercio Estero del­ l’ Egitto, con un quadro riassuntivo per l’ anno 1912. Dobbiamo anzitutto notare la sentita di­ minuzione dell’ importazione generale di merci che nel 1912 ha raggiunta la cifra di L. E. 25,907,759, mentre nel 1911 essa si era elevata alla somma di L. E. 27,227,118: tale diminu­ zione è tanto più da notare inquantochè trova un forte riscontro nel notevole aumento della cifra raggiunta dalle esportazioni che nel 1911 fu di L. E. 28,598,991, e in quest’ ultimo anno salì a L. E. 34,574,321.

Ecco il raffronto delle variazioni e del disli­ vello tra le importazioni e le esportazioni negli ultimi quattro anni :

Anni Importai. Esportai.

1909 L. E. 22,230,409 L. E. 26,315,673 1910 L. E. 23,552,826 L. E. 28,944,461 1911 L. E. 27,227,118 L. E. 29,598,991 1912 L. E. 25,907,759 L. E. 34,574,321 È bene osservare che, proporzionalmente al­ l’ aumento nel valore della esportazione gene­ rale, la cifra delle esportazioni dall’ Egitto in Italia è anche aumentala, da L. E. 814,064, che era nel 1911, a L. E. 948,889 nel 1912.

Gli articoli principali esportati in Italia sono i seguenti: cotoni, pomidoro, cipolle, cereali, legumi, materie per medicinali, zucchero di can­ na, lavori in legno, quaglie vive, uova, droghe e altre derrate coloniali; da! Sudan si espor­ tano penne di struzzo, avorio e gomma arabica. Fra tutte le nazioni che concorrono al pro­ gresso generale dell’ importazione, 1’ Italia ha il sesto posto: Inghilterra . . 7,984,825 Francia . . . 2,411,071 Turchia . . . 2,236,099 Austria-Ungheria . . 1,616,194 Ge~ \ania . . . 1,420,668 I t a l i a ... . 1,242,729

Commercio delle colonie francesi

Dalla Rivista diplomatica e commercialedi Pa­ rigi riassumiamo i dati riflettenti il commercio generale di un anno delle Colonie francesi ;

Commercio

A frica O :cid m tale A frica Equatoriale R iunione

Mad g is c a r e di-p in d nze Costa dei Som ali India Francese Indochina Saint P ierre o Mi quelon G-uadalupa e dip. M artinica Guiana francese N u ova Caledonia e dipenderne Stab, franc, della

Oceania Im portaz. (franchi) 153,096,648 13,190,677 18,852,882 34,595,435 21,024,712 8,376,531 238,686,288 5,113,622 16,804,237 19,562,817 12,233,120 12,688,639 F.sportaz. (franchi) 125,193,172 21,630,872 16.914,922 17,882,798 33,566,887 37,466,013 290,516,912 9,394,483 21,053,098 27,587,223 11,567,118 9,732,047 6,031,289 totale (franchi) 278,290,120 37,821,549 35,767,801 82,178,233 54,591,599 15,812,511 529,233,200 11,508,111 40,857,335 47,150,070 23,800,568 ‘ 22,120,686 11,690,656 5,659,376 Totali 559,885,311 661,567,1641,224,452,475

li commercio dell’ Algeria e delia Tunisia, che amministrativamente non sono delle colonie, non è compreso in queste cifre. Esso raggiunse nel totale 1,226,987,382 di franchi, fn Algeria il movimento commerciale è stato di 1,001,089,000 di franchi. (Importazioni : 507,822,000 di fran­ chi ; esportazioni: 493,267,000 di franchi). In Tunisia i valori sono stati di 225,889,382 di franchi. (Importazioni: 105,497,289 di franchi ; esportazioni: 120,401,804 di franchi).

Commercio dell’Africa Orient. Tedesca

Ecco il movimento 1912 in milioni di marchi, confrontato con quello del 1911.

1911 1912 Diff.

Importazione 45.8 50.2 -j- 4.4

Esportazione 22.4 31.4 + 9.

-Totali 68.2 81.6 + 13.4 E’ uotevole il forte aumento nella esporta­ zione che nel 1912 fu addirittura superiore dei 40 % a quello del 1911.

Il che dimostra che questa colonia, la quale non ha dato pochi fastidi e grattacapi alla Ger­ mania, comincia a fruttare notevolmente con esportazioni di prodotti e materie prime, le quali sono per lo più assorbite dalle grandi industrie tedesche.

L’agricoltura nell’Argentina.

Sono veramente straordinari i progressi dell’a ­ gricoltura nella Repubblica Argentina.

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Dal 1892 in cui gli ettari coltivati erano 580.000 si è arrivati al 1912 con ettari coltivati 24.365.000.

In conseguenza di un così rapido e largo svi­ luppo l’esportazione dei prodotti agricoli da 170.176.805 franchi che era nel 1894 è salita nel 1912 a 2.220.244.697 franchi.

Il raccolto del 1912 fu di 4.788.445 tomi, di frumento, 8.500.000 tonn. di mais, 559.000 tonn. di lino e 950.000 tonn. di avena.

Un calcolo approssimativo - poiché manca da lunghi anni un censimento generale della p o­ polazione - permette di fissare nel 74 % la pro­ porzione dell’elemento italiano sul totale della popolazione agricola.

Dal che si deduce : primo, che l ’Argentina ha grandi attrattive per le nostre popolazioni rurali, secondo che nell’eccezionale sviluppo agri­ colo e nella conseguente prosperità economica del paese, entrano in molta parte le fatiche dei nostri coloni.

1968 equini e 5.330.209 bovini, ai quali con­ viene aggiungere il numero rilevante di buoisel­ vatici che vivono nelle zone desertiche dell’o ­ vest. il branco di struzzi della colonia; che nel 1910 contava 319 uccelli, ne conta oggi oltre 500. Si tentano inoltre incroci con coppie venute dall’Abissinia.

Il servizio forestale della colonia si occupa da parecchi anni, della protezione delle foreste malgascie, gravemente danneggiate sia dagli incendi delle macchie, sia dall’usanza indigena di distruggere il bosco per impiantare « ta vy» (piantagioni eli riso) e dallo sfruttamento inten­ sivo. L ’amministrazione si è occupata dellari- costituzione dei boschi distrutti, servendosi di essenze locali, e dell’impianto di boschi uniformi, da ottenersi acclimando essenze a rapido sviluppo e di consumo corrente.

Commercio degli Stati Uniti

e la loro marina mercantile.

Sviluppo agrario del Madagascar.

La colonizzazione agricola europea è in forte aumento al Madagascar; nel 1912 essa aveva messo in valore 102.300 ha. di terreno, contro 42.600 ha. nel 1911. Come conseguenza diretta la produzione agraria passò da 53.800 t. a 112.500 t. Questo aumento riguarda soprattutto dei prodotti poveri, poco o punto sfruttati ne­ gli anni precedenti, come il manicco, il granturco, gli ortaggi, ecc. Ne risulta che il valore dei rac­ colti non aumenta in proporzione con la super­ ficie delle terre messe in cultura ; abbiamo in­ fatti un valore di L. 6.150.000 nel 1912 contro L. 5.600.000 nel 1911. Il valore della produzióne agraria subirà tra poco un rapido aumento quando entreranno in produzione le importanti piantagioni di vainiglia, di caffè, di cacao, di cocco, e d ’ylangylang, che hanno assunto un grande sviluppo durante gli ultimi anni. Tra le culture ricche, quella del cacao ha assunto la maggiore estensione. Si calcola che nella sola provincia di Mananjary il numero delle piante raggiungerà tra poco la cifra di un milione.

Nel 1912, gl’indigeni avevano reso produttivi 781.000 ha. contro 672.000 nell’anno prece­ dente. I Malgasci coltivano principalmente il riso; ma anche molto il manicco e ilgranoturco. Nelle terre vulcaniche del Vakinankàratra essi coltivano l ’orzo ed il grano ; e dedicano attua - mente ogni anno 1.100 ha. alla cultura del ga­ rofano ; 1000 ha. a quella del cocco, 450 a quella del caffè, 229 a quella del cotone, 357 a quella della vainiglia.

L ’effettivo di bestiame della colonia conta

Il commercio degli Stati Uniti va assumendo un’importanza sempre crescente.

, Nel 1912 le vendite raggiunsero quasi 10 miliardi e mezzo di lire, mentre sette anni fa non costituivano nemmeno la metà di questa somma. Il valore totale degli scambi con l ’estero è salito l ’anno scorso a 18 miliardi di lire.

Benché dal 1901, che segna l ’apogeo della potenza commerciale, il traffico degli Stati Uniti non sia progredito in proporzione quanto quello del Belgio e della Germania, le espor­ tazioni nord-americane costituiscono una cifra delle più considerevoli. Ciò è mostrato dalla tavola seguente :

Import. Esport. Eccedenza delle esport. Anni In milioni di dollari

1912 1620 2171 551 1911 1491 2013 522 1910 1522 1710 188 1909 1237 1638 351 1908 1168 1835 667 1907 1409 1854 448 1906 1201 1718 517 1905 1091 1492 401 1904 965 1435 470 1903 997 1392 390 1902 877 1325 478

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zioni americane : nel 1890 raggiunse il 21 % o lo scorso anno quasi il 50 % .

Lo sviluppo rapido del commercio americano farebbe supporre subito un eguale , sviluppo nellar marina mercantile e tanto più quando si pensi che tra gli Stati Uniti e gli altri paesi si trasportano ogni anno merci per un valore di 15 miliad.i e che nel movimento della navigazione essi occupano il secondo posto tra le grandi na­ zioni del mondo.

Il tonnellaggio delle navi giunte in America da paesi esteri o uscite dai porti americani è infatti quasi il quadruplo del tonnellaggio fran­ cese e ad esso deve aggiungersi il movimento della navigazione che ha luogo sui Grandi La­ ghi che riuniscono i distretti più ricchi dogli Stati Uniti.

Durante l ’anno 1912 entrarono nei porti dei Grandi Laghi. 100.000 navi aH’incirca. La ma­ rina americana entra solo in parte nel movi­ mento dei suoi porti, e risulta insufficiente al trasporto delle merci nazionali verso i varii paesi di destinazione. Ciò è mostrato dalla se­ guente tabella :

Numero Tomi, lordo Tonn. netto Inghilterra 6558 18.515.000 11.390.000 Germania 1412 4.161.000 2.562.000 Stati Uniti 993 2.033.000 1.357.000 Norvegia 1199 1.650.000 1.024.000 Francia 642 1.028.000 947.000 Giappone 708 1.308.000 829.000 Italia 473 1.119.000 684.000

È molto se si trasportano sotto la bandiera americana più del 10 % del valore attuale delle importazioni ed esportazioni degli Stati Uniti. Quando scoppiò la guerra di secessione la marina americana contava 4 milioni di tonnellate; in seguito questo tonnellaggio è diminuito consi­ derevolmente. Le causé di questa decadenza sono molteplici e le- riassumiamo qui appresso.

Innanzi tutto l ’alto costo delle costruzioni, I cantieri degli Stati Uniti esigono tali prezzi in confronto a quegli degli altri paesi che riesce impossibile agli armatori americani sostenere la concorrenza con gli esteri. Così per esempio, per una nave da carico d.i 8000 tonnellate, un costruttore aveva chiesto 223.560 dollari, men­ tre un costruttore del Pacifico ne aveva chiesti 560,000. Per una nave di 7000 tonnellate, c o ­ strutta da un cantiere inglese per 200,000 dol­ lari, una compagnia di costruzioni navali del­ l ’Est America ne aveva chiesti 430,000. La sproporzione così forte fra il prezzo d ’acquisto chiesto agli Stati Uniti e quello chiesto in Europa dipende sopra tutto dal .osto elevato della mano d ’opera in America. Inoltre le navi americane

devono portare un equipaggio e una ufficialità molto più numerosa di quelle delle altre marine; la legge prescrive per essi un alloggio, un trat­ tamento e una paga molto più onerosa che nelle altre nazioni.

Si calcola che una nave che batta bandiera americana viene ad essere onerata per l’ecce­ denza numerica del personale e per le sue mag­ giori paghe, di una maggiore spesa mensile di 855 dollari ed annua di dollari 10,260 ! Come si vede, la situazione è assai grave.

Molti rimedi, molti sistemi si sono studiati per porre fine a questo deplorevole stato d 1 cose ; ma le condizioni politiche degli Stati Uniti non hanno finora permesso una seria e profonda riforma. Si sa perfettamente agli Stati Uniti che non è possibile che i legislatori vengano nell’idea di sopperire al decadimento della marina mercantile con premi e sovvenzioni; dimessa dunque questa idea, scartata la possi­ bilità di chieder aiuti al tesoro, conviene pensare a una seria e profonda riforma dei regolamenti, la quale alleggerisca il materiale navale da im­ pacci e da spese onerose ed inutili, e consenta agli armatori americani di registrare sotto la loro bandiera navi costruite o acquistate al­ l’estero.

Esportazione dei cereali in Russia.

Durante il 1912 l’esportazione dei cereali della Russia fu assai scarsa. Gli affari d ’O- riente, le mediocrità delle raccolte nelle pro- vincie del Sud-Ovest, le cattive qualità dei grani guasti dall’umidità: le pioggie che hanno ro­ vinate le strade impedendo alle merci di raggiun­ gere le linee ferroviarie, sono stati avvenimenti disastrosi per il commercio dei cereali.

Da Odessa, cioè dal maggior porto di esporta­ zione secondo aherma il console di Francia, furono esportate nel 1912 in confronto al 1911 le seguenti quantità di cereali e cioè Grano to n ­ nellate 195.000 nel 1911, 90.507 nel 19121 Segala. 120,000; 81.671; Orzo 531,000, 247,875 ; Granturco 689,000, 27!),721 ; Aveva 15,000, 1,916; Totale tonnellate 1,550,000 nel 1911 e 701,690 nel 1912.

Per il corrispondente valore di franchi 198,200,000 pei 1911 contro90,200.000 nel 1912.

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Commercio del Canada.

Per bene interpretare i dati statistici che se­ guono, occorre tener presente :

1. che le cifre si riferiscono al valore delle merci in dollari (1 - L. 5.20 circa) :

2. che gli anni finanziari cui si riferiscono le statistiche canadesi corrono dal primo aprile di ciascun anno al 31 marzo dell’anno succes­ sivo :

3. che, nel caso degli scambi italo-canadesi, il carattere approssimativo delle statistiche è aggravato da ciò che, non esistendo comunica­ zioni dirette, non viene sempre tenuto esatto conto della provenienza dei nostri generi im­ portati nel dominio. Inoltre, anche per il Ca­ nada, come per tutte le colonie e possedimenti britannici, la madre patria agisce come un potente centro di assorbimento e di distribu­ zione, rendendo così più difficile la formazione d.i statistiche esatte per quel che riguarda la vera origine delle merci importate nei vari possedimenti e colonie

Dalle cifre seguenti si desume dunque sol­ tanto approssimativamente l’andamento com ­ plessivo dei nostri scambi commerciali col Ca- nadà in questi ultimi tre anni :

Im porta z. E s p o r t a i. C om . to t. n el C an ada da l C anada

1901-10 D . 1.774.751 9 4 5 .2 4 3 3 2 9 .5 0 8 1 9 1 0 - 11 » 1.4 01 .0 7 5 1 .021.805 3 7 9 .2 7 0 1 9 1 1 - 12 » 1 .485.545 1.2 00 .4 5 4 285.091

Considerando tali cifre assolutamente, si d o­ vrebbe concludere che nell’insieme degli scambi italo-cadanesi, e sopratutto nelle nostre im­ portazioni nel dominio, vi è un certo progresso. Ma questo progresso è così lento che esso equivale ad un vero e proprio regresso, ove lo si metta in relazione con l’aumento totale del commercio e con le cifre delle importazioni ed esportazioni complessiva nel e dal dominio.

Le percentuali degli scambi italo-canadesi relativamente al commercio generale ed alle im portazioni-ed esportazioni totali nel e dal dominio negli ultimi tre anni sono le seguenti :

C om ni. tot. Im p orta z . E sportaz.

1 9 0 9 - 10 0,25 % 1 9 1 0 - 11 0,18 » 1 9 1 1 - 12 0,17 » 0,2 4 % 0,27 % 0,21 » 0,13 » 0,21 » 0,0 9 »

È ben vero che la parte presa dagli Stati Uniti e dall Inghilterra nel commercio estero del Canada è così predominante che, per gli altri paesi non è rimasto complessivamente nello stesso periodo che un margine medio del 14.80 per cento per le importazioni, e dui 13.60 per cento per le esportazioni.

Ma anche tenendo conto di ciò, bisogna pur

troppo riconoscere che la parte da noi presa agli scambi internazionali del dominio è minima, di fronte a quella che vi prendono altri paesi, eccettuati gli Stati Uniti e l’Inghilterra.

Le ferrovie in Europa.

Secondo le ultime statistiche, l ’Europa pos­ sedeva alla fine dello scorso anno 340.000 chi­ lometri di ferrovie : vale a dire poco più di 7 km. per ogni 10.000 abitanti.

Il quoziente della Francia, sensibilmente su­ periore alla media, è di km. 12.8 per ogni 10.000 abitanti.

La Francia possiede attualmente una rete ferroviaria di 31.000 km. Questa lunghezza è superata in Europa soltanto dalla Russia e dalla Germania, le quali possiedono 10.000 km. di più della Francia.

L ’Austria-Ungheria e l ’Inghilterra vengono in seguito con 45.000 km. la prima e 38.000 km. la seconda.

L ’Italia con 18.000 km. occupa il sesto posto.

Commercio di flngola.

Il commercio generale dell’Angola durante il primo semestre 1912 fu di franchi 26.888.303 (calcolato il cambio in 200 reits pari a un franco) così divisi :

Importazione nazionale e nazionalizzata fran­ chi 6.070.693 ; id. estera 6.777.070. Totale

importazione 12.847.763.

Esportazione 14.040.763. Totale 26.888.540. Questo commercio generale è un p o ’ meno della metà del commercio generale dell’anno 1911, e la diminuzione si riflette quasi esclusi­ vamente sulla importazione, che, fu durante il 1911, di 19 milioni circa, mentre l’esportazione accenna a mantenersi costante.

Le condizioni del mercato di Angola nel 1912 sono le stesse che nel 1911, i corsi del principale prodotto della colonia, il cauciù, essendo stati nel decorso anno presso a poco gli stessi che nell’anno precedente.

Come sempre mancano i dettagli statistici che permettano di fare uno studio delle varie voci della importazione e della esportazione.

Le tabelle che la dogana pubblica forniscono solo le cifre per i vari porti.

Dall’esame di questo risultano i seguenti dati per Loanda, che è il porto, oltre che del distretto omonimo della Loanda : e per Lobito e Benguella, i due porti del distretto di Benguella :

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Quindi il commercio d.el distretto d,i Ben- guella, è circa il doppio del commercio di tutta la regione settentrionale della Colonia, l’im­ portazione essendo presso a che uguale mentre l ’esportazione ne è circa il triplo.

Il solo commercio di Bcnguella rappresenta oltre la metà del commercio totale della colonia, ciò che conferma essere quella regione ricchis­ sima e chiamata ad un rapido c sicuro sviluppo per sola virtù delle sue risorse naturali, oltre che per il progresso agricolo che non potrà man­ care .

L’agricoltura a Rodi.

L ’isola di R odi aveva un tempo grande pro­ sperità agricola. Lungo il mare e nell’interno erano magnifici boschi. La gelsicoltura fioriva, e i bachi da seta formavano una delle ricchezze dell’isola. Oggi le foreste sono quasi scomparse, e la bachicoltura non può risorgere e svilupparsi per mancanza di gelso.

Ma, oggi come ieri, sono magnifici, a Rodi, gli orti e i frutteti. Su tutti i mercati del Le­ vante i legumi, le patate, i mandarini di Rodi hanno il posto d ’onore.

Anche i vigneti c gli uliveti compensano a sufficienza il coltivatore.

Però il quadro agricolo dell’isola non potrà riacquistare tutti i suoi colori che quando il coltivatore avrà introdotto le concimazioni artificiali, avrà adottato in più larga misura le macchine agricole - è da sostituire ùi ¡specie il vecchio frantoio nella industria dell’olio di oliva - e potrà aver prestiti a normale scadenza e mite interesse. Gli usurai indigeni sono la ro­ vina dei piccoli proprietari.

Alla mancanza di moderna disciplina dei si­ stemi agricoli e di sana disciplina del credito si deve il mediocre rendimento complessivo di un secolo feracissimo che potrebbe dare assai più. Si pensi che a Rodi vaste estensioni colli­ nose atte in modo singolare alla coltura della vite non sono per nulla coltivate.

Che potrebbe fare l’Italia ?

Il contadino rod.ioto è intelligente. Si appro­ fitti di questa intelligenza con una elementare ma moderna istruzione agraria sperimentale. Sopra tutto però l ’Italia potrebbe dare nuovo impulso agricolo all’isola combattendo l'usura, che è quanto dire gittando le basi di un Istituto di credito agricolo. Sarebbe vanto e vantaggio nostro riescire in quest’ impresa' che è stata un insuccesso per la Turchia. La Banca agricola turca infatti, per deficiente organizzazione, non ha saputo mutare le condizioni esistenti.

L’azienda del chinino di Stato

Il bilancio industriale dell’ Azienda del chi­ nino di Stato — per l’ esercizio 1911-912 ha fruttato un beneficio netto di L. 919,762.44 con un aumento di oltre 76,000 lire su quello del precedente esercizio. Tale beneficio è stato tra­ sferito al fondo destinato a combattere le cause della malaria. Tale fondo, dopo le elargizioni fatte in sussidi e premi durante l’ esercizio, pre­ sentava, al 30 giugno 1912, un disponibile di L. 1,485.950.29.

La produzione dei preparati chiuinici fu di 35,605 chilogrammi.

La relazione nota una diminuzione di smercio, nel Regno, di chilogrammi 1477 di cui non è agevole rintracciarne le cause; è da augurarsi dipenda da una minore estensione e minore in­ tensità dell’ infezione endemica nella stagione malarica del 1911; ma non è da escludere che si possa attribuire anche in parte alla trascu- ranza dei Comuni nell’ adempimento degli ob­ blighi di legge, cioè della gratuita distribuzione del farmaco, siano che essi non abbiano avuto disponibilità di fondi per acquistare il chinino da distribuire, sia che a ciò non siano stati efficacemente obbligati dalle competenti autorità.

La statistica dell’aEcoolismoin Inghilterra

li segretario della Lega britannica di tem­ peranza ha pubblicate le statistiche circa il con­ sumo nel Regno Unito di bevande alcooliche durante il 1912.

Da questo risulta che, in media, ciascun abi­ tante del Regno Unito beve nel corso dell’ anno ventisette galloni e mezzo di birra, cinque gal­ loni e mezzo di liquori ad alta gradazione al- coolica e due galloni di vino. La spesa media per ciascun abitante del Regno Unito fu durante l'anno di tre sterline, dieci scellini e n ovepence, paii a lire italiane 88.40. La spesa media per fa­ miglia. di cinque persone fu di 17 sterliue, 13 scellini e dieci pence, corrispondenti a lire ita­ liane 440.

In complesso la pi polazione del Regno Unito ha speso in bevande alcooliche durante l ’anno preso in esame sterline 161,533,330 con una diminuzione di sterline 1,243,890 in confronto dell’ anno precedente.

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11 maggio 1913 L ’ ECONOMISTA 305

Commercio internazionale 1912

li Govèrno inglese ha pubblicato la seguente tabella, in cui è riassunto il movimento com­ merciale dei principali paesi del mondo durante l’ anno 1912.

A titolo di confronto poniamo le cifre corri­ spondenti dal 1911 che rappresentano milioni

di franchi. Im portazioni Esportazioni 1911 1912 1911 1912 R ussia Germania B elgio Francia Svizzera Spagna Italia Austria-Ungh. E gitto Stati Uniti Giappone India inglese Canada Sad A fr. ingl. Gran Brett. 2,698,700 11,930,325 4,189,000 8,065,825 1,802,350 991,700 3,389,300 . 3,324,700 698,400 7.981.025 1,309,075 2,372,750 2.583.025 961,100 14.434,950 2,729,925 12,650,700 4,382,075 7,950,850 1,963,725 1,044,350 3,604,100 3,582,500 664,575 9,469,450 1,577,600 2,644,150 3,266,225 1,012,125 15,826,475 3,995,325 9.963.575 3,423,500 6,076,850 1,257,300 961,975 2.204.275 2,504,475 733,600 10,720,900 1.130.575 3.625.275 1,436,050 1,443,375 11,352,975 3,765,775 10,925,550 3.788.000 6,636,350 1,357,600 1.044.000 2,396,150 2,772,800 886,850 12,305,700 1338,850 4,003,650 • 1,757,400 1,598,300 12,185,850

Commercio del vilayet di Monastir

nei 1912

Dal rapporto del nostro R. Consolato in Mo­ nastir sul movimento commerciale del vilayet nel 1912 :

Zucchero (Austria)

Caffè (Trieste e Salonicco) Riso (Inghilterra, Austria) Petrolio (Russia, America) Farine (Bulgaria)

Ferro (Belgio) Punte di Parigi

Nessuna importazione di prodotti italiani si è avuta nel corso dell’ anno; prima a causa della guerra italo-turca, poi per la guerra bal­ canica. L. 270.000 » 188.000 » 338.000 » 350.000 » 555.000 » 300.000 » 112.000 L. 2.163.000

Superi, coltivata Produzione Ettari Ettolitri Grano 2.0)9.420 31.336.822 Granturco 2.079.220 36.621.385 Orzo 499.885 7.504.141 Avena 381.785 7.321.030 Segala 107.244 1.262.685 In confronto con l’ anno precedente vi fu una notevole diminuzione nella produzione dei rac­ colti e cioè di :

ettolitri 1.691.273 in 'netio per il grano * 1.713.586 » » granturco

» 2.393.429 » » orzo

» 1.919.599 » » avena

» 195.551 » » segala

Nella produzione dei vigneti ha dato un a mento nel 1912 di ettolitri 596.538.

NOTIZIE FINANZIARIE

D e b iti co n so lid a ti della Serbia. — Ecco lo spec­ ch io di tutti i debiti con solidati della Serbia nel 1913.

migliaia di franchi.

R estante S tato V a lore n o - V a lo re d el p re- d ei deb. P restiti m in a le effettiv o stito al a llo g e n i!.

l°g e n n . 1»U ! 1913 24.587 21.920 21.070 6.100 8.930 8.370 Lotti 2 % del 1831 33.000 a Premio del 1888 10.000 Unificato 4 % 1895 355.292 247.187 333.520 331.760 Dei m onopoli 5 % ( I °0 2 ) ' 60.000 48.000 55.643 55.119 4 % % del 1906 95.000 85.000 91.214 90.511 4 i/2 % del 1909 150 000 131-250 147.588 146.720 L a R a n ca d’ Ita lia . — Il 5 cori- è stata in au gu ­ rata la filiale della Banca d ’ Italia a Tripoli.

L a B a n caria Ita lian a a B olog n a , C rem ona e R a ­ ven n a . — La Società Bancaria llalian a ha deliberato di aprire unafiliale a B ologn a,ed altre a Cremona, pren­ dendo il seguito dalla Ditta R. Pagliari e C . ed a R a­ venna, prendendo il segu ito della B in ca G. Cosso- vicb e C.

Cam era di e o m p cn sa z ion e di B russelles. — Que­ sto Istituto ha com pensati in aprile scorso 57,719 ti­ toli per un totale di 847,657,490 franchi.

Cam era di com p e n sa z io n e di Liegi. — Le opera­ zioni fatte in aprile da questo islitu to danno un totale di 34,603,723 fr. rappresentati da 13,933 titoli.

Durante la guerra i nostri articoli su questa piazza furono forniti dalla Francia, Inghilterra, Germania, Austria, per un valore di L. 500.000 circa.

E sportasene.

L ’ esportazione è slata quasi nulla. Solo tra luglio e settembre si sono esportate in Austria pelii di ovini per un valore di L. 263.000 circa.

Terreno coltivato e raccolti in Rumania

nel 1912

La superficie coltivata nel 1912 dai grandi e piccoli proprietari e le loro produzioni dei rac­ colti furono per i principali articoli i seguenti :

Ut i l i, In te r e s si, Dividendi

B a n ca tran sa tla n tica - P arigi. — Il saldo utili del 1912 è di 1,601,039 fr. con tro 1,351,600 nel 1911. li dividendo pagato è mantenuto a 15 fr. per azione e, coinè l’ anno scorso, una somm a di 3 50,000 fr. sarà portata ni fondo di riserva.

B a n ca di c o m m e r c io di M osca . — l con ti del 1912 accu san o un beneficio netto di 818,200 rubli, contro 775,086 nel 1911. Il dividen do è mantenuto al 12 per cento sul capitale di 5 m ilioni di rubli.

Pr e s t it i, Em iss io n i, Aum enti di Ca p it a l e.

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ed il gruppo dei fondatori 10,000. Il saldo delle azioni sarà offerto in pubbliche sottoscrizioni, ma i titoli sarebbero riserbati di preferenza agli azionisti del Sindacato Pechinese.

P restito G ia p p on ese. — L’ avviso di rip artizione dice: le sottoscrizion i di 1 e 2 buoni saranno accordate; quelle da 3 a 10 riceveranno 3 titoli, da 11 a 25 avranno il '25 % dei buoni dom andati con un m i­ nimo di t titoli, da 25 a 150 il 10 % con un m i­ nim o di 7, da 151 a 500 il 4 % con un m inim o di 15, da 501 a 1000 il 2 l/2 % con un m inim o di 20 titoli. Al di sopra di 1000 l'u n o % con un minimo di 25.

C ittà di L osanna.- — l a città ha fatto con un gru ppo di banche svizzere un nuovo prestito 4 % %> nel quale 8 m ilioni di franchi saranno emessi prossi­ mamente a 8 % .

B u o n i del T e s o ro B a verese. — Si offrono questi b u on i a breve scadenza al tasso del 5 ' / 8 % .

P restito g re co di 50 m ilion i. — 11 Giornale Uffi­ ciale di Atene pu bblica un decreto reale che in c o n ­ form ità della legge recentem ente votata, sanziona ia convenzione conclusa, fra il Governo e la Banca Na zionale e un gru pp o di capitalisti per un prestito provvisorio di 50 m ilioni al 6 per cento.

Mercato monetario e Rivista delle Borse

10 maggio 1913.

La reazione favorevole registrata sul mercato internazionale al principio del mese si è, negli ultimi otto giorni, gradualmente sviluppata, la grande rinunzia del Montenegro e Formai ira minerite consegna di Sculari ai contingenti della flotta internazionale, avendo eliminato la ragione dei recenti allarmi ; nondimeno la situazione monetaria non è, nell’ ottava, sostanzialinenle mutata. Timori di complicazioni gravi per le questioni che, concordate ormai le basi della pace fra Turchia e Alleati, restano da risol­ versi per opera delle Potenze, non può dirsi che sussistano; ma il capitale, ammaestralo dagli incidenti di fine aprile, mostrasi lento nel- l’ abbandonare il nuovo riserbo assunto, e sem­ bra attendere la liquidazione di ogni causa di incertezza prima di riprendere un’ attitudine decisa.

Alla nuova riserva del capitale concorre, non vi ha dubbio, la offerta dei prestiti che, attra­ verso le vicende politiche, vengono via via emessi, e la prospettiva delle sottoscrizioni che segui­ ranno il regolamento delle questioni balcani­ che ¡ovun qu e si manifesta la tendenza a ser­ bar liquide le maggiori risorse possibili, e, di conseguenza, i bisogni del commercio, che li- mangono ovunque importanti, si ripercotouo assai sensibilmente sui saggi.

È così che negli ultimi otto giorni lo sconto libero è rimasto invariato a 3 7/ 8 % a Londra e Parigi, passando da 4 7/ 8 a 5 % % a Berlino. A Londra, infatti, i bisogni delle proviucie re­ lativi alla ricorrenza delia Pentecoste, le con

suete domande del commercio e i versamenti sui nuovi titoli hanno assorbito grandi dispo­ nibilità, indipendentemente dalla scadenza dei prestiti già dal mercato contratti con la Banca d ’ Inghilterra: il bilancio di quest’ ultima, a gio­ vedì scorso, è assai favorevole, ma in confronto dell’ anno scorso così la riserva come il metallo perdono Ls. 2 ,4 milioni, mentre la proporzione percentuale, data la diminuzione di 4, 1 milioni nei depositi, si limita a passare, da un anno all’ altro, da 51.20 a 49.90 % . A Berlino la lentezza del riafflusso, in questi primi giorni del mese, del capitale verso la Reichsbank, e il conseguente riserbo dell’ istituto, contribuiscono a mantener sostenuti i saggi; sul mercato pa­ rigino, infine, ia Banca di Francia continua a veder declinare il proprio fondo metallico, che essa si accinge a rafforzare con importazioni di oro da New York.

Più sensibile è stuta, come è agevole inlen dere, la favorevole ripercussione dei fatti poli­ tici sul mercato finanziario. Risolta la questione di Sculari e ormai avviali i negoziati di pace fra la Turchia e gli Stati alleati, la specula­ zione, ridivenuta ottimista, si è ovunque orien­ tata al rialzo. La questione albanese, sia per la speranza che un’ azione italo-austriaca possa essere evitata, sia per il carattere diverso che questa ora assumerebbe, non pare destar in­ quietudini. I corsi, spinti anche dai riacquisti degli operatori che furono cosi solleciti a rea­ lizzare la precedente ottava, conseguono sui vati centri, così pei titoli di Stato come pei va­ lori, notevoli progressi, eia settimana si chiude con tendenza, ferma ovunque. Tra i consolidai1, fa eccezione la Rendita francese che ha ormai perso il corso di 85 ; ma per quanto le rendite sieno attribuite alle liquidazioni forzale di de­ boli posizioni al rialzo seguite al regolamento mensile, la relazione sul Bilancio francese e la parte del discorso Barthon relativa alla imprsta sul reddito bastano a giustificarle. Per contro la nostra Rendita, che ha superato il prezzo di 97 a Parigi, è in nuovo guadagno all'inter­ no, mentre, i nostri valori, sia d ’ impiego che della speculazione, hanno sviluppato il movi mento di ripresa iniziato sul finire della pre­ cedente ottava e chiudono tutti con sensibile plus-valenze sulle quotazioni di etto giorni fa.

L a m acchina da scrivere J 3 M P I K E è la più solida, la più p erfetta , la meno costosa [YT. in; ei zione in copertina pag. 3].

Prof. Ar t o r o J . d e Jo h a n n i s, Direttore-responsabile

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