Calcolo differenziale per funzioni in pi`
u variabili.
Paola Mannucci e Alvise Sommariva
Universit`a degli Studi di Padova Dipartimento di Matematica
Rapporto incrementale e derivata direzionale
Definizione
Siano f : X ⊆ R
n→ R, x ∈ X , v ∈ R
n, con kvk = 1. La quantit`
a
f (x + tv) − f (x)
t
, t ∈ R\0
si chiama
rapporto incrementale nella direzione v di f in x.
Definizione
Siano f : X ⊆ R
n→ R, x ∈ X , v ∈ R
n, con kvk = 1. Se la
funzione
φ
v(t) = f (x + tv)
`
e definita in un intorno di t = 0 ed `
e derivabile in t = 0 allora
D
vf (x) := φ
0v(0) = lim
t→0Derivata direzionale destra e sinistra
Analogamente si definiscono le derivate direzionali sinistre e destre.
Definizione
Siano f : X ⊆ Rn→ R, x ∈ X , v ∈ Rn, con kvk = 1. Se la funzione
φv(t) = f (x + tv)
`e definita in un intorno di t = 0 ed `e derivabile in t = 0 allora Dv±f (x) := lim
t→0±
f (x + tv) − f (x) t
si dice rispettivamentederivata destra (sinistra) nella direzione v di f in x.
Nota.
Si osservi che
I nel caso n = 1, v = 1, la derivata direzionale coincide con la usuale derivata f0;
Derivata direzionali: esempio
Esempio
Calcolare la derivata di f (x , y ) = e2x +4y, lungo la direzione v = (√2/2,√2/2),
Gradiente
Definizione
L’insieme {ek}k=1,...,n, dove ek= ( k z }| { 0, . . . , 0, 1, 0, . . . , 0) si chiamabase canonica di Rn.Definizione
Ogni elemento x ∈ Rn si scrive per certi x1, . . . , xn∈ R comex =Pnk=1xkek.
Definizione
Siano f : X ⊆ Rn→ R, x ∈ X , {ek}k=1,...,nla base canonica di Rn. Se esiste la
derivata nella direzione ekdi f in x, tale derivata si dicederivata parziale
rispetto a xkdi f in xe si denota con
Dekf (x), fxk(x), ∂f ∂xk
(x), Dxkf (x), ∂xkf (x), Dkf (x).
Se esistono tutte lefx1(x), . . . , fxn(x), la funzione si dicederivabile in xe il
Caso n = 2
Esempio
Nel caso n = 2, si ha e1= (1, 0), e2= (0, 1) e per x = (x , y ) abbiamo fx(x , y ) = lim t→0 f (x + t, y ) − f (x , y ) t , fy(x , y ) = limt→0 f (x , y + t) − f (x , y ) t ,
che coincidono con le classiche derivate per le funzioni di una variabile x → f (x , y ), y → f (x , y ) rispettivamente.
Nota.
Dal punto di vista pratico, per calcolare le derivate parziali rispetto una variabile, si ritiene l’altra come essere una costante, e si procede come per le derivate in R. Cos`ı sef (x , y ) = 3x + 4y ricaviamo
I fx(x , y ) = Dx(3x + 4y ) = 3Dx(x ) + 4Dx(y ) = 3 · 1 + 4 · 0 = 3;
Caso n = 2
Esempio
Sia f (x , y ) = x2− 3x + 4xy + 5. Allora fx(x , y ) = Dx(x2− 3x + 4xy + 5) = 2x − 3 + 4y ; fy(x , y ) = Dy(x2− 3x + 4xy + 5) = 4x.Esempio
Sia f (x , y ) = sin(4x + y ). Allorafx(x , y ) = Dxsin(4x + y ) = Dx(4x + y ) · cos(4x + 1) = 4 · cos(4x + 1);
Derivabilit`
a
Teorema
Siano f , g : X → R derivabile in x0∈ X . Allora `e derivabile in x0∈ X
I la funzioneh = αf + βg per qualche α, β, ed `e
∇(αf + βg )(x0) = α∇f (x0) + β∇g (x0);
I la funzionef · g, ed `e
∇ f · g (x0) = g (x0)∇ f (x0) + f (x0)∇ g (x0);
I il quozientef /g nei punti x ∈ X in cui g (x) 6= 0 ed `e
∇f g(x0) =
g (x0)∇ f (x0) − f (x0)∇ g (x0)
(g (x0))2
Derivabilit`
a
Teorema (Regola della catena)
Siano X ⊆ Rn, I ⊆ R aperti, e supponiamo che sia I g : X → R derivabile in x0∈ X ;
I f : I → R derivabile in g (x0) ∈ I .
Allora f ◦ g `e derivabile in x0∈ X ed `e ∇(f ◦ g )(x0) = f0(g (x0))∇g (x0).
Esempio
SiaF (x , y ) = sin(2x + 4y ).
Da Fx(x , y ) = 2 cos(2x + 4y ), Fy(x , y ) = 4 cos(2x + 4y ), abbiamo
∇F (x, y ) = (2 cos(2x + 4y ), 4 cos(2x + 4y )). Dalla regola della catena, per
g (x , y ) = 2x + 4y , f (t) = sin(t), ∇g (x , y ) = (2, 4), f0(t) = cos(t) ricaviamo similmente, visto che α · (x , y ) = (α · x , α · y ),
Caso n = 2
Nel caso X intervallo aperto, se la funzione `e derivabile in x0allora `e continua
in x0. Ci chiediamose f `e derivabile in x0∈ Rnallora f `e continua in x0? La
risposta `e negativa.
Esempio
Sia f (x , y ) = 0, se x · y = 0 1, altrimenti. Osserviamo cheI la funzionenon `e continua in (0, 0), visto che lim(x ,y )→(0,0)f (x , y ) non
esiste in quanto
I lungo laretta y = 0si ha f (x , y ) = 0 e quindi
limx →0f (x , y ) = limx →0f (x , 0) =0;
I lungo laretta y = x si ha f (x , x ) = 1 per x 6= 0 e quindi
Caso n = 2
I per quanto riguarda la derivata parziale in x fx(0, 0) = lim t→0 f (t, 0) − f (0, 0) t = limt→0 0 t = 0, I per quanto riguarda la derivata parziale in y
Calcolo differenziale per funzioni in pi`
u variabili
Esempio
Determinare le derivate parziali della funzione f (x , y , z) = 3x + 5y sin(z).
Svolgimento.
Si vede facilmente che
I fx(x , y , z) = fx(3x ) + fx(5y sin(z)) = 3fx(x ) + 0 = 3;
I fy(x , y , z) = fy(3x ) + fy(5y sin(z)) = 0 + 5 sin(z) · fy(y ) = 5 sin(z);
I fz(x , y , z) = fz(3x ) + fz(5y sin(z)) = 0 + 5y · fz(sin(z)) = 5y cos(z).
Esercizio
Differenziabilit`
a
Nel caso di un intervallo aperto X ⊆ R, una funzione f : X → R `e derivabile in x0∈ X con derivata m = f0(x0) se e solo se
f (x ) = f (x0) + m · (x − x0) + o(x − x0).
Generalizziamo queste idee al caso in cui sia X ⊆ Rnaperto.
Definizione
Sia X ⊆ Rnaperto e f : X → R. La funzione f si dicedifferenziabile in x0∈ X
se esiste a ∈ Rntale che
f (x) = f (x0) + (a, x − x0) + o(kx − x0kRn)
per x → x0, dove (·, ·) `e il prodotto scalare di Rn.
Nota.
Ricordiamo che se x = (x1, x2, . . . , xn), y = (y1, y2, . . . , yn), allora
Differenziabilit`
a
Nota.
I concetti di differenziabilit`a e derivabilit`a coincidono se n = 1. Non sono invece equivalenti nel caso n > 1 in cui la nozione di differenziabilit`a `e pi`u forte.
Teorema
Sia X ⊆ Rnaperto e f : X → R. Se la funzione f `e differenziabile in x0∈ X ,
allora
I f `econtinuain x0;
I esistono le derivate parziali di f in x0e
f (x) = f (x0) + (∇f (x0), x − x0) + o(kx − x0kRn).
I per ogni vettore v tale che kvkRn = 1, esiste la derivata direzionale
Dvf (x0) ed `e
Dvf (x0) = (∇f (x0), v).
Teorema
Differenziabilit`
a
Nota.
Si osservi che una funzione derivabile in X ⊆ Rnnon `e necessariamente continua, mentre una funzione differenziabile lo `e.
Nota.
Si supponga che f abbia derivate in ogni direzione v (con kvk = 1). Se f non `e differenziabile, non si pu`o dire che per ogni vettore v tale che kvkRn= 1, sia Dvf (x0) = (∇f (x0), v).
Nota.
Sia f : X ⊆ R2 → R. Il grafico di f (x)= f (x0) + (∇f (x0), x − x0) =f (x0) + fx(x0, y0)(x − x0) + fy(x0, y0)(y − y0)rappresenta ilpiano tangenteal grafico di f in (x0, y0, f (x0, y0)). Il piano
Piano tangente
Esempio
Calcolare il piano tangente alla funzionef (x , y ) = 3x2+ 4xy + 5y, nel punto
(3, 1).
Svolgimento.
Osserviamo chefx(x , y ) = 6x + 4y , fy(x , y ) = 4x + 5.
Le due funzioni fx, fy sono polinomi in due variabili e quindi continue in R2. Di
conseguenza f `e differenziabile in (3, 1) in quanto possiede derivate parziali continue in un intorno del punto (3, 1).
Di conseguenza esiste il piano tangente e da
I f (3, 1) = 3 · 32+ 4 · 3 · 1 + 5 · 1 = 27 + 12 + 5 = 44 I fx(3, 1) = 6 · 3 + 4 · 1 = 22;
I fy(3, 1) = 4 · 3 + 5 = 17;
Differenziabilit`
a
Teorema
Siano f , g : X → R differenziabili in x0∈ X . Allora `e differenziabile in x0∈ X
I la funzioneh = αf + βg per qualche α, β, ed `e
∇(αf + βg )(x0) = α∇f (x0) + β∇g (x0);
I la funzionef · g, ed `e
∇ f · g (x0) = g (x0)∇ f (x0) + f (x0)∇ g (x0);
I il quozientef /g nei punti x ∈ X in cui g (x) 6= 0 ed `e
∇f g(x0) =
g (x0)∇ f (x0) − f (x0)∇ g (x0)
(g (x0))2
Differenziabilit`
a
Teorema
Siano X ⊆ Rn, I ⊆ R aperti, e supponiamo che I g : X → R differenziabile in x0∈ X ;
I f : I → R differenziabile in g (x0) ∈ I .
Allora la funzione f ◦ g `e differenziabile in x0∈ X ed `e
∇(f ◦ g )(x0) = f 0
Teorema del differenziale totale
Teorema (del differenziale totale)
Sia X ⊆ Rnaperto, x ∈ X . SeI esiste unintorno U di xnel quale f `ederivabile;
I se lederivate parziali fx1, . . . , fxn sono continuenel punto x;
allora f `edifferenziabilein x.
Definizione
Siano X ⊆ Rnaperto, f : X → R ed E ⊆ X . La f si dice I derivabile in E se `e derivabile in ogni x ∈ E . I differenziabile in E se `e differenziabile in ogni x ∈ E .
Definizione
Siano X ⊆ Rnaperto, f : X → R ed E ⊆ X . Se f `e derivabile in E e se le n derivate parziali fxk con k = 1, . . . , n sono continue in E , allora f si dice di
classe C1 in E e si scrive f ∈ C1(E ).
Corollario
Siano X ⊆ Rn
Derivate di ordine superiore
Definizione
Siano I f : X → R, con X ⊆ Rn aperto; I v, w ∈ Rn, tali che kvk Rn= kwkRn = 1. Allora Dw, v2 := Dw(Dvf (x)) cio`e Dw, v2 = lim t→0 Dvf (x + tv) − Dvf (x) t .Definizione
Sia f : X → R, con X ⊆ Rn aperto. Sia {ej}j =1,...,n la base canonica di Rn.
Allora D2
ejek`e laderivata parziale del secondo ordine(lungo le direzioni ej, ek). Tale quantit`a a volte si indica con
fx,x (x),
∂2f (x)
Derivate di ordine superiore: esempio
Esempio
Si calcolino le derivate del secondo ordine dif (x , y ) = 3exy2+ x sin(y − 3).
Svolgimento.
Osserviamo che I Dxf (x , y ) = Dx(3exy 2 + x sin(y − 3)) = 3y2exy2+ sin(y − 3); I Dyf (x , y ) = Dy(3exy 2+ x sin(y − 3)) = 6xyexy2+ x cos(y − 3).
Le derivate parziali sono continue nell’intorno di un punto qualsiasi, e la funzione `e derivabile ovunque. Le suddette derivate sono differenziabili, in quanto combinazione o composizione di funzioni differenziabili. Possiamo calcolare le derivate successive.
I Dx ,xf (x , y ) = Dx(3y2exy 2
+ sin(y − 3)) = 3y4exy2;
I Dy ,xf (x , y ) = Dy(3y2exy 2
+ sin(y − 3)) = (6y + 6xy3)exy2+ cos(y − 3); I Dx ,yf (x , y ) = Dx(6xyexy
2
+ x cos(y − 3)) = (6y + 6xy3)exy2+ cos(y − 3). I Dy ,yf (x , y ) = Dy(6xyexy
2
Derivate di ordine superiore: Teorema di Schwarz
Definizione
Una funzione f : X → R, con X ⊆ Rn aperto, x ∈ X , si dicedue volte
differenziabile in x, se
I `e differenziabile in un intorno di x,
I le derivate parziali fxk, k = 1, . . . , n, sono differenziabili in x.
Teorema (di Schwarz)
SianoI f : X → R, con X ⊆ Rn
aperto; I x ∈ X ;
I f differenziabile due volte in x. Allorafxi,xj(x) = fxj,xi(x).per ogni i 6= j .
Teorema (di Schwarz, variante)
Derivate di ordine superiore: matrice hessiana
Definizione
SiaI f : X → R, con X ⊆ R2aperto;
I x ∈ X ;
I f possieda tutte le derivate parziali in x. La tabella Hf(x) = fx1,x1(x) fx1,x2(x) fx2,x1(x) fx2,x2(x) si chiamamatrice Hessianadi f in x.
Nota.
Se le due derivate miste fxi,xj, fxj,xi, i 6= j esistonoin un intorno di x0e sono
Derivate di ordine superiore: matrice hessiana
Esempio
Si calcoli la matrice hessiana di