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L ARENA DI POLA Registrata presso il Tribunale di Trieste n del Anno LXXV Mensile n. 12 del 16 DICEMBRE 2019

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ari lettori,

il 2019 che sta per concludersi è un anno singolare, nel quale parecchi Stati nei vari continenti hanno comin- ciato a sperimentare nuovi moti e rivolte popola- ri, sanguinosi, che mostrano di avere come ori- gine comune la ribellione del “povero” contro il

“ricco”, del “popolo” contro l’“ordine costituito”, mentre nei teatri di guerra del Medio Oriente e dell’Africa sono sorte nuove tragedie di lunga durata, non appena si era ritenuto che alcune delle tragedie ben note fossero in fase di supe- ramento. Contemporaneamente, ci si è resi conto una volta di più che le forze della natura sono superiori alle forze dell’uomo e alla sua continua ricerca di benessere e di produttività a discapito delle risorse del pianeta.

Nella nostra Italia, la banale previsione dei poli- tologi che le elezioni del 2018 avrebbero portato

“lotte di potere interminabili” è stata confermata in pieno anche nel 2019; ancora attendiamo che il senso dello Stato prevalga sulle ideologie di partito.

Tuttavia, nel piccolo mondo degli esuli giuliano- fiumano-dalmati, nel quale coltiviamo le nostre memorie ed alleviamo quei pochi che traman- deranno nel futuro i nostri sentimenti di amore per la terra natale, la situazione è migliorata sotto il profilo delle iniziative portate a conclu- sione e di quelle già in fase di sviluppo. Sempre

grazie alle azioni di FederEsuli, guidata da Anto- nio Ballarin, presso i Ministeri e la Pubblica Am- ministrazione, i catastrofici bilanci delle associa- zioni di esuli degli anni scorsi sono tornati gesti- bili e consentono di programmare iniziative nuo- ve di contenuto culturale e formativo.

In particolare, nel nostro Incontro a Pola fra esu- li e attuali abitanti, fra il 12 e il 16 giugno 2020, contiamo di presentare un’opera di filiale devo- zione alla nostra città: la traduzione in italiano attuale degli antichi Statuti di Pola medievali, con la riproduzione delle antiche pergamene, la trascrizione in latino leggibile, la traduzione vera e propria, i commenti critici, gli indici di nomi e luoghi. Un altro volume di importanza eccezio- nale, scritto dal Direttore de L’Arena, dovrebbe essere dato alle stampe. Inoltre, stiamo per rea- lizzare nuove “mostre” delle vicende del confine orientale, da esporre nelle Scuole e nei Comuni, che sempre più numerosi chiedono la testimo- nianza di esuli in prossimità del Giorno del Ri- cordo; verificheremo la possibilità di erogare borse di studio e di fare altre cose molto concre- te.AUGURI a tutti noi di passare buone feste vicino ai nostri carissimi vecchi, ai nostri carissimi bambini, aspettando un 2020 in cui splenda la pace di Nostro Signore.

Tito Sidari Presidente AIPI - LCPE Fondata a Pola il 29.07.1945 – Mensile di attualità, storia e cultura giuliano-dalmata – Organo dell’Associazione Italiani di Pola e Istria - Libero Comune di Pola in Esilio

Direttore responsabile: Viviana Facchinetti – Redazione: Via Malaspina 1, 34147 Trieste – Cell. (0039) 388 8580593 – [email protected] - www.arenadipola.it Quote associative annuali: Italia ed Europa € 35,00, Americhe € 40,00, Australia € 40,00, da versare sul conto corrente postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola, Via Malaspina 1, 34147 Trieste, o tramite bonifico bancario intestato a Libero Comune di Pola in Esilio, Via Malaspina 1, 34147 Trieste; IBAN dell’UniCredit Agenzia Milano P.le Loreto

IT 51 I 02008 01622 000010056393; codice BIC UNCRITM1222 – Le copie non recapitate vanno restituite al CPO di Trieste per la restituzione al mittente previo pagamento resi L’ARENA DI POLA – Registrata presso il Tribunale di Trieste n. 1.061 del 21.12.2002 Anno LXXV 3.436 – Mensile n. 12 del 16 DICEMBRE 2019

TAXE PERÇUE TRIESTE TASSA RISCOSSA ITALY

Iniziativa realizzata

con il contributo del Governo italiano ai sensi della Legge 72/2001 e successive proroghe

Buon Natale e felice 2020

POSTE ITALIANE SPA spedizione inabbonamentopostale D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004

n° 46), art. 1, comma 2, DCB Trieste

Auguri ricordi progetti e bilanci

Università di Trieste aula al dott. Micheletti

PAGINA 2

Il confine orientale seminari regionali

PAGINA 3

Un anno insieme

PAGINA 11

Il nostro calendario 2020

PAGINA 12

... in questo numero

Pensieri natalizi

Viviana Facchinetti

Finite le novembrine prove generali dell'inverno, con l'ar- rivo della stagione fredda vera e propria dicembre rinfor- za la voglia di tepore: di casa, del proprio nido, degli affet- ti, nell'atmosfera del Natale... Stop! Mi accorgo che devo fermarmi subito per non scivolare negli stereotipi. Perchè i nostri Soci e Lettori sono sparsi un po' ovunque nel mondo e queste poche righe magari li stanno raggiun- gendo nei luoghi dove contingenze della vita li hanno tra- sportati, nell'inversione stagionale di fusi orari diversi;

con un Natale balneare e l'albero dalle sembianze diffe- renti da quelle familiari che, sostenendo a fatica i 30/35 gradi all’ombra, non riesce ad emettere il caro buon pro- fumo della tradizione.

Tradizione. Ecco, per chi ha abbondantemente attraver- sato l'altro secolo, sono giorni che stimolano confronti dolci amari con il “c'era una volta e con chi eri”. Anche perchè un po' ovunque si è trasformato il modo di vivere ed attendere il Natale. In un'atmosfera di luci che affasci- na ed avvolge, non è raro incontrare persone impegnate

a far conciliare tempo, disponibilità eco- nomica e fantasia nella scelta dei regali, quasi fosse un dovere o una gara; e poi c'è addirittura chi auspica un veloce rien- tro nella normalità del fine feste. Ma non è così. Bando ai DEVO, ai ME TOCA. Indi- pendentemente dal luogo in cui ci trovia- mo, immaginiamoci con amichevole slancio di ritrovarci attorno ad un comune, seppur immaginario abete, da- vanti al presepio della tradizione, guardando con simpa- tia al Natale di oggi, ricordando con affetto quello di una volta. Facendo magari sentire la nostra voce nel porgere gli auguri. Perchè benvenga la tecnologia, per accelerare impegni lavorativi e d'informazione, ma gli sms generici e di gruppo non possono sostituire la voce che dall'altro capo del filo ti dice: BUON NATALE!

Mentre ci accingiamo ad archiviare anche questo 2019, l'auspicio che anno dopo anno mi sento di rinnovare, sin- cero e determinato, è che fra 365 giorni, ritrovandoci per gli auguri e riguardando ai mesi trascorsi, si possa dire: è stato un anno veramente buono.

A completare questo breve messaggio di augurio a tutti voi, ho il piacere di informarvi che, come presente natali- zio, ho realizzato il video ricordo del nostro incontro di giugno a Pola. Per visionarlo è sufficiente cliccare sul link https://bit.ly/2LYxfT0

Sempre con voi e ancora auguri il vostro direttore VF

Rinnovi 2019

Vi invitiamo a rinnovare possibilmente entro il mese di marzo l’iscrizione alla nostra associazione AIPI- LCPE. Queste le quote invariate per il 2019:

€ 35 con spedizione de L’Arena di Pola per l'Italia;

€ 35 con spedizione de L'Arena di Pola per l'Europa

€ 40 con spedizione de L'Arena di Pola extra Europa

€ 10 con spedizione del solo giornale in formato pdf per i familiari dei soci.

Per versare le quote, questi sono i riferimenti: Conto corrente postale n. 38407722 intestato a L’Arena di Pola, Via Malaspina 1 - 34147 Trieste.

Bonifico bancario intestato a AIPI-LCPE, Via Mala- spina 1 - 34147 Trieste; IBAN dell’UniCredit Agenzia Milano P.le Loreto IT 51 I 02008 01622

000010056393; codice BIC UNCRITM1222

Vi invitiamo a prendere in considerazione di donare una quota associativa per diffondere l'Arena!

È possibile inoltre sostenere l’Associzione Italiani Po- la e Istria - Libero Comune di Pola in Esilio, e quindi L’Arena di Pola, anche con il 5 per mille. Sul modello 730-1 per la dichiarazione dei redditi 2019, al capitolo

«Scelta per la destinazione del cinque per mille dell’IRPEF», scrivere il codice fiscale dell’AIPI-Libero Comune di Pola in Esilio: 90068810325.

Grazie in anticipo e auguri a tutti!

Profumo

di Natale

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L’ARENA DI POLA n. 12 del 16 DICEMBRE 2019

Un territorio adriatico dalle mille sfaccettature

L'ATTUALITÀ

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n’opera poderosa, frutto del lavoro di accademici e ricercatori che si sono adoperati in maniera interdi- sciplinare al fine di fornire un quadro il più esaustivo possibile di ciò che rappresenta

“Il territorio adriatico. Orizzonte storico, geografia del paesaggio, aspetti economi- ci, giuridici e artistici”. Tale pubblicazione in tre sostanziosi volumi è stata realizzata grazie al contributo della L. 72/2001 dall’Associazione Coordinamento Adriati- co e data recentemente alle stampe dalle prestigiose Edizioni Scientifiche Italiane di Napoli. Ideata dal prof. Giuseppe de Ver- gottini, l’opera si è poi concretizzata coin- volgendo una cinquantina di autori, i quali hanno fornito il proprio contributo coordi- nati da de Vergottini stesso, Emanuele Bugli, Guglielmo Cevolin, Davide Lo Pre- sti, Valeria Piergigli, Davide Rossi, Ivan Russo e Giorgio Federico Siboni. Questa sorta di enciclopedia adriatica è stata pre-

sentata al Senato il 3 dicembre grazie all’ospitalità del Senatore Luca Ciriani (capogruppo di Fratelli d’Italia), eletto nel Friuli Venezia Giulia e da sempre attento alle dinamiche locali e dell’area adriatica. Emanuele Merlino, dell’Ufficio Studi FDI, ha moderato l’incontro, che si è aperto con un’ampia relazione di de Vergottini che, in qualità di presidente di Coordinamento Adriatico, ha ri- cordato il significativo percorso svolto da questa asso- ciazione, la quale ha svolto grazie ai contributi dello Sta- to e della Regione Veneto un solido lavoro di studio e di ricerca a fianco delle organizzazioni degli esuli, con par- ticolare riferimento alle tematiche di comune interesse.

Quindi non solo la storia del confine orientale italiano, ma anche la salvaguardia delle vestigia e delle testimo- nianze dell’italianità adriatica orientale: catalogazione e recupero di documenti, interventi architettonici, sinergie con l’Università di Fiume ed il Centro di Ricerche Stori- che di Rovigno, nonché convegni e progetti editoriali in cui sono stati coinvolti relatori italiani, sloveni e croati, esuli e rappresentanti della comunità italiana autoctona.

Sono poi giunti i saluti di Antonio Ballarin, presidente del- la Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiu- mani e dalmati («Gli esuli, travolti da interessi geopolitici che si sono scontrati sull’Adriatico, oggi devono allarga- re la propria azione dalla meritoria conservazione della memoria alla prospettiva sul futuro») e della vicepresi- dente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dal- mazia Donatella Schürzel, che ha evidenziato le molte- plici iniziative di scambio culturale che si sono realizzate tra istriani, fiumani e dalmati esuli e rimasti, fino a giun- gere agli odierni auspici di un «ritorno culturale».

È quindi intervenuto il professor Giuseppe Parlato, il

quale ha passato in rassegna soprattutto i saggi di carat- tere storico presenti nell’opera, evidenziando come trat- to comune l’attenzione per le identità nazionali, le quali hanno rappresentato la causa scatenante di molteplici

Avviso ai lettori

Nello scorso numero de L'Arena, per un disguido tecnico non è stato pubblicato il contatto di riferimento per ordinare il libro SGUARDI con le chine di Leonardo Bellaspiga. Ce ne scusiamo con i lettori, informandoli che le ordinazioni possono essere fatte via mail, scrivendo a [email protected]

dinamiche storiche avvenute nei secoli più recenti. Lo stesso irredentismo ha rappre- sentato una declinazione dell’identità na- zionale italiana, assumendo varie forme secondo i contesti ed i periodi (democrati- co e mazziniano, aggressivo nell’accezio- ne fascista, ecc.); analizzando le dinami- che locali Giuseppe Mazzini aveva auspi- cato una sinergia tra la rinascita slava e quella italiana contro l’oppressore asbur- gico, ma la politica del divide et impera viennese portò allo scontro tra questi na- zionalismi. Marino Micich, direttore dell’Ar- chivio Museo Storico “Fiume” a Roma, ha quindi riconosciuto il grandissimo spesso- re accademico de “Il territorio adriatico”, annoverandolo tra le pietre miliari del per- corso di collaborazioni e sinergie sul tema dell’italianità adriatica. Riguardo tale argo- mento permangono ostruzioni sul cammi- no, ma ad esempio le associazioni degli esuli si sono rinnovate e guardano con maggiore attenzione alle terre d’origine e quest’ultima fatica di Coordinamento Adriatico ha il merito di interes- sarsi anche dell’attualità e dell’amministrazione croata in Istria, Carnaro e Dalmazia.

Lorenzo SALIMBENI

I

n occasione delle festività che precedono il passaggio verso il nuovo anno desideriamo porgere a tutti voi un sincero augurio di gioia, pace e serenità. Che i momenti felici passino stretti attorno al calore del focolare domestico o che gli auguri giungano, come portati dal vento, dall’altra parte del mondo, la nostra speranza è che si possa riscoprire in questo periodo un sentimento di misericordia:

per chi ha amato e poi ha perso, per chi è fuggito e non si è mai ritrovato, per chi - pur essendosi ritro- vato - non se ne è mai del tutto andato, per chi è rimasto, ma ha perso la sua identità, per chi è rimasto e ha lottato per mantenerla.

Nel periodo delle festività natalizie non volgiamo lo sguardo soltanto al luccicante splendore delle città addobbate a festa, ma rinvigoriamo il legame con le nostre radici. Eccoci dunque qui riuniti in un pen- siero comune verso tutti voi italiani istriani, fiumani, e dalmati sparsi nel mondo, che guardate verso la vostra casa distante, con affetto e malinconia. Quello che vi chiediamo è di esserci vicini come lo sono a Natale i figli con i padri, come lo sono i marinai con le rive dell'Adriatrico orientale, non appena i loro sguardi riescono a posarsi sul profilo di quelle coste.

Il 2019 volge al termine, ma i nostri sforzi non sono finiti. Anzi, anno dopo anno si rinnovano, sempre più forti: da una parte protesi verso gli impegni istituzionali, dall’altra verso quelli giornalieri, nei quali ci adoperiamo per far conoscere la nostra storia. Abbiamo messo in programma molte attività, che fanno brillare la qualità morale e le idee della nostra gente; molte altre sono in sviluppo per l’anno a venire.

Per tutto ciò vi ringraziamo dal profondo del cuore, sia per la partecipazione che per la vicinanza che dimostrate nel tenere viva la Memoria.

Renzo Codarin presidente nazionale ANVGD Antonio Ballarin presidente FederEsuli

Con tanti auguri

Un'aula alla memoria del dottor Micheletti

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ome emerso nel corso del pro- gramma televisivo Svegliatrieste e come riportato da Trieste all news, il Consiglio degli Studenti dell’Uni- versità degli studi di Trieste ha approva- to nei giorni scorsi, all’unanimità, la pro- posta di Enrico Gusso - capogruppo del gruppo studentesco di Alternativa Uni- versitaria e rappresentante di Azione Universitaria Trieste - che impegna il Di- partimento di Scienze Mediche e Chirur- giche ad individuare un’aula nell’Ospe- dale di Cattinara da intitolare alla memo- ria del dottor Geppino Micheletti, medico insignito della medaglia d’argento al va- lor civile della Repubblica italiana. "La

tragica circostanza della strage avvenuta a Vergarolla nel lontano 1946", ha dichiarato Gusso, nella quale il

C

ome più volte ricordato dalla stampa - memora- bile l'intervista fattale 3 anni fa da Lucia Bellaspiga, inviata di Avvenire – Egea Haffner, con la sua foto che la ritrae bimba di un tempo con la valigia riportante il numero 30.001, rappresenta il simbolo del coatto esodo giuliano dal- mata. Tornata recentemente in cronaca per una controversa cittadinanza onoraria che Bassano del Grappa voleva assegnarle, ha dichiarato a Gaetano Mineo de Il tempo.it di essere onorata dell'iniziativa, di cui però non era stata informata per tempo e che non ha intenzione di accettare. Le sue parole riportate dal quotidia- no: <Io ho già ricevuto dall’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, la "medaglia commemorativa del Sacrificio offerto alla Patria" conferita a mio padre, Kurt Haffner, e mi basta. Adesso non voglio essere strumentalizzata dalla politica>.

Egea Haffner

e la sua foto simbolo

dottor Geppino Micheletti continuò ad operare ininterrottamente i pazienti per oltre 24 ore, nonostante avesse perso nella stessa esplosione i suoi unici figli, ci fa tutt’oggi profondamente riflettere su quale sia l’esempio di solidarietà, abne- gazione e senso del dovere a cui ognu- no dovrebbe tendere più che mai oggi in una società troppo spesso individuali- sta. Riteniamo, quindi, opportuno che l’Università della sua città natale, Trie- ste, commemori e renda omaggio ad un grande uomo di medicina e al suo eroico gesto di assoluta dedizione alla propria professione, affinché possa rappresen- tare un monito e un esempio per tutti gli studenti e i futuri medici”.

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L’ARENA DI POLA n. 12 del 16 DICEMBRE 2019

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mento nel nostro arsenale per combattere l’ignoranza e l’oblio sulla storia del Confine Orientale. È con iniziative di questo tipo, infatti – ha sottolineato Ballarin - che in questi anni abbiamo colmato un vuoto imbarazzante nei libri di scuola”. Un sentito grazie è stato rivolto ai collabo- ratori e ai partecipanti.

Il seminario regionale di aggiornamento per i docenti sulla storia del confine orientale italiano, a cura del Mini- stero dell'Istruzione Università e Ricerca, in collabora- zione con le più importanti Associazioni degli Esuli, è stato predisposto anche a Dolo (VE).

U

n caloroso invito per la diffusione dell'informa-

zione e la partecipazione all'incontro, è stato rivol- to da Antonio Ballarin - presidente di FederEsuli - in me- rito al Primo Seminario Regionale per il Lazio sulle vi- cende del Confine Orientale, programmato a Roma presso il Liceo Scientifico Aristotele, nel Quartiere Giu- liano-Dalmata. Rivolto ai docenti, il simposio ha previsto una nutrita serie di interventi di ricercatori sul periodo storico a cavallo della Seconda Guerra mondiale in Istria, Quarnaro e Dalmazia. Sottolineato da Ballarin che

“l'evento è un punto di arrivo molto importante per la no- stra storia, poiché si configura come un ulteriore stru-

L'ATTUALITÀ

San Tommaso a Gorizia

A cura dell'associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Gorizia, in occasione della ricorrenza dedi- cata al Patrono di Pola, si è rinnovata anche quest'an- no la tradizione del pranzo di San Tommaso. L'occasio- ne di convivio con tipico menù istriano, è stata prece- duta da un momento culturale con il noto attore Tullio Svettini, rovignese di origini e gradese d’adozione, as- sieme ad un giovane e talentuoso chitarrista. Nel suo intervento, Rodolfo Ziberna, sindaco di Gorizia, ha sa- lutato gli astanti a titolo personale e della città. Non è mancato un breve bilancio delle iniziative svolte e di quelle programmate per il prossimo anno. Nell’angolo del “Mercatino di Natale” è stata allestita la vetrina di li- bri editi dall’ANVGD o da altre Associazioni. L'appunta- mento, in mezzo alla cultura e alla gastronomia istria- na, è stato anche occasione per uno scambio di gli au- guri.

Le vicende del Confine Orientale

Seminari Regionali

Al nostro direttore

La levatura spirituale e professionale di Viviana Fac- chinetti emerge da ogni pagina de L’Arena di Pola da lei diretta. Lo rilevano e testimoniano costantemente i lettori ed il Consiglio direttivo dell’Associazione editri- ce. Che la stessa Città di Trieste, sua amata patria e nostra áncora di salvezza nel turbine dell’esilio, rico- nosca pubblicamente il valore della giornalista e della sua opera nel corso del tempo ci riempie di orgoglio e ci dà nuova forza per il futuro.

Tito Sidari Presidente AIPI - LCPE

Bando di concorso

L’Associazione Nazionale Venezia Giulia, Dalmazia, Comitato provinciale di Bologna (ANVGD Bologna) promuo- ve il concorso, dal titolo “Gli eventi di Fiume e della terra d’Istria esaltarono la poliedrica figura di Gabriele D’An- nunzio sia in ambito politico, in particolare con Alceste De Ambris, sia in ambito letterario. Delinea uno dei due percorsi indicati e rifletti sugli esiti politici, sociali e culturali”. L’iniziativa è rivolta agli studenti delle classi quarte e quinte delle scuole secondarie di secondo grado di Bologna e Provincia, statali e paritarie.

Gli elaborati dovranno pervenire entro il 15 gennaio 2020 a mezzo raccomandata a ANVGD Comitato Bologna – Via Giovanni Natali 1/a – 40127 Bologna. https://bit.ly/359unKJ

FINO A ESAURIMENTO

SCORTE

RReeggaallii ddii N Naattaallee ssoottttoo ll’’aallbbeerroo

regalate ai vostri amici e regalatevi le nostre storie scritte da Piero Tarticchio

In occasione del rinnovo delle iscrizioni, oppure in altra occasione, chi intende elargire un ulteriore contributo a favore dell’attività del- l’associazione riceverà in omaggio uno dei volumi che sono stati gentilmente donati da Piero Tarticchio. Potrà essere indicato il titolo prefe- rito e l’indirizzo di destinazione; la spedizione avverrà sino ad esaurimento scorte; successivamente potrà essere spedito uno dei volumi ancora a disposizione in Redazione, che sono stati elencati su vari numeri de L’Arena.

Per ogni rinnovo di iscrizione o elargizione, trovate il conto corrente postale o il codice IBAN sotto la testata de L’Arena di Pola.

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> In occasione del rinnovo delle iscrizioni, oppure in altra occasione, chi intende elargire un contributo a favore dell'attività dell'associazione riceverà in omaggio, su richiesta, uno dei volumi che sono stati gentilmente donati da Piero Tarticchio. Potrà essere indicato il titolo preferito e l'indirizzo di destinazione;

la spedizione avverrà sino ad esaurimento scorte; successivamente potrà esser

spedito uno dei volumi ancora a disposizione in Redazione, che sono stati elencati su vari numeri de L'Arena.

> Per ogni rinnovo di iscrizione o elargizione, trovate il conto corrente posta- le o il codice IBAN sotto la testata de L'Arena di Pola.

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L’ARENA DI POLA n. 12 del 16 DICEMBRE 2019

in carta colorata, qualche mandarino e alcune mele. Se si voleva «esagerare» ci si metteva anche l’ovatta e del- le candeline. Capitava così che, ogni tanto, qualche al- bero prendesse fuoco.

A mezzanotte si andava tutti nella chiesa di San Antonio a sentire la messa di fra Cristoforo. Non si doveva crede- re al Natale, ma le chiese erano piene quella notte. Il giorno dopo i bambini si divertivano a fare il giro delle chiese per vedere il presepe più bello.

A Pasqua almeno non si andava a scuola. No, ma c’era sempre qualche altro impegno importante: spesso pro- prio quella domenica venivano organizzate le azioni di lavoro «volontario».

La mamma impastava con pazienza le pinze e le titole, colorava con le bucce di cipolla le uova sode e, per riu- scire a sfamare tutti, faceva gli gnocchi con cinque chili di patate. Chi se lo poteva permettere, portava ad arro- stire l’agnello al forno di Fanci, l´unico privato allora. A mio nonno piaceva andare da Fanci a vedere il forno ac- ceso. Quando portavano le fascine con il carro trainato da due cavalli non sapeva cosa fare prima, se ammirare le due bestie o aiutare a scaricare le fascine e sistemarle nel cortile. Adesso, ripensando a quei momenti, dice:

«Chissà se aiutavo o intralciavo, ma ero contento.»

Oggi, anche se mancano ancora tanti giorni a Natale, ha già la tavola in festa, forse per rivendicare quel tempo delle feste godute solo a metà.

A

ddobbare l’albero di Natale, andare in chiesa, fare tanti e tanti auguri a tutti, scartare i regali, o anco- ra, aprire l’uovo di Pasqua per trovare la sorpresa, tagliare la colomba… gesti normali, quasi scontati per noi. A volte non ci pensiamo neanche che una volta, non tantissimo tempo fa, non era proprio così.

Mi sembrano quasi irreali le cose che mi racconta mio nonno. Lui è nato nel 1944 ed è vissuto in una famiglia numerosa dove, nonostante le difficoltá economiche e altri motivi che non riesco a capire bene, hanno sempre trovato il modo di festeggiare con la dignità dovuta il Na- tale e la Pasqua.

Ricorda, per esempio, che il giorno di Natale la gente andava al lavoro e i bambini a scuola. Il 25 dicembre do- veva sembrare un giorno qualunque, ma non era proprio così. Una volta un suo compagno di classe, uno di quelli più vivaci, disse per scherzo ad un’insegnante: «Buon Natale, compagna insegnante!» Successe un putiferio!

La compagna insegnante convocò la capoclasse, la ca- poclasse informò il direttore della scuola, che chiamò subito i genitori, il Consiglio degli insegnanti discusse il

«caso». L’alunno, lui incosciente, se la rideva: «Tutti og- gi festeggiano e nessuno vuole ammetterlo. Qualche giorno fa li ho visti comprare il baccalà e stasera molti andranno alla messa di mezzanotte, magari di nascosto, in una chiesa lontana da casa.»

Nessuno festeggiava il Natale, eppure tutte le case puz-

zavano di baccalà. Anche la nonna di mio nonno lo pre- parava per la vigilia di Natale, se lo trovava in qualche negozio e se aveva i soldi per comprarlo. Il giorno prima lo metteva a mollo e poi lo pestava ben bene con il mar- tello di legno. Era festa grande tra le mura di casa, quan- do a cena c’era quel saporito impasto bianco e per i grandi un buon bicchiere di vino. I bambini aspettavano con ansia le fritole e i crostoli che non potevano manca- re. Qualche giorno prima di Natale si girava nei boschi vicini per trovare l’albero da addobbare. Non era mica come adesso che l´abete si può comprare al mercato. Si arrangiavano con un ramo di pino, di cipresso o, meglio ancora, di ginepro. Gli addobbi erano caramelle avvolte

Le feste godute a metà

Le feste e le tradizioni Popolari e Religiose all'ombra del tuo Campanile In coincidenza con il periodo

natalizio, Maria Rita Cosliani presidente di Mailing List Histria ci

ricorda il tema di Elena Mušković, allora allieva della IV classe Scuola Elementare Italiana “ Giuseppina Martinuzzi ” – Pola, a

cui nel 2005 venne assegnato il primo premio del sodalizio

Emozioni da Arena

Quante volte ho visto mia nonna sfogliare l'"Arena di Po- la" per cercare qualche notizia della sua terra e della sua gente. Mai avrei pensato che fra quelle pagine un giorno ci sarebbe potuta essere anche una notizia riguardante la sua "picia".

Grazie a Viviana Facchinetti per avermi permesso di condividere un altro articolo sulla nuova edizione di Pro- fughi d'Italia e sulla prima presentazione!

Petra Di Laghi Cara Petra, quanto piacere mi fanno le tue parole! è gra- zie al contributo di validi giovani come te che la cono- scenza della nostra storia può procedere su corretti bi- nari. Contiamo sui tuoi prossimi contributi. VF

Dal Canada

Con Isola nel cuore … Un cordiale saluto a tutta la no- stra gente sparsa per il mondo…

Mario Lorenzutti – London Ontario

Caro Mario, anche da noi un caro saluto e tanti auguri a te e famiglia VF

La caduta del muro di Berlino

Quando è caduto, la mia famiglia era ancora in Germa- nia, io ero tornata giù per frequentare la prima media.

Guardavo la TV con i miei nonni istriani, sperando che anche i confini di uno stato cuscinetto come la Jugosla- via, praticamente la continuazione di quel muro, fossero messi in discussione. Ero contenta per i tedeschi, avevo frequentato parte della quinta su in Germania e i bambini tedeschi mi avevano fatto sentire a casa, come non mi avevano mai fatto sentire a casa in Italia... In Italia il mio Rijeka sui documenti mi faceva vedere (e lo fa ancora ) come un'aliena prima e poi una "fascista" nel momento che si collega Fiume alle foibe ... una bambina fascista anche quando cantava le filastrocche in istroveneto in- vece che in croato... Ero felice per i tedeschi e speravo finalmente in un'Istria italiana. Come mi sono sbagliata a credere che un'Italia che etichettava una bambina come fascista potesse richiedere terre dove ancora tanti esuli in vita avrebbero fatto ritorno e tanti rimasti ancora senti- vano più di oggi legame con l'Italia. Non mi meravigliai di nulla di quanto accaduto negli anni 90 in Jugoslavia, ma

solo la delusione verso un'Italia matrigna si è allargata ancora di più. Oggi leggo che per un giornalista di Chieti, Norma era una fascista che si è meritata il martirio rice- vuto. Nulla è cambiato in questa Italia da quel giorno della caduta del muro verso noi giulianodalmati.

Dell'Europa senza frontiere che immaginavo non vedo nulla, niente popoli che si abbracciano, come nei miei sogni, ma sfruttamento di quelli meno ricchi, tensioni e nulla della memoria comune che speravo dove crimini fascisti e comunisti sono considerati da tutti crimini con- tro tutta l'umanità e da condannare in eguale modo. Nul- la di ciò. Vedo solo come sempre giustificazionismi, ne- gazione e sfruttamento politico di vittime innocenti.

Alle superiori ho imparato che la testimonianza di una superstite ad un lager era usata per motivi politici: quel giorno ho imparato che la storia è plasmata e raccontata da una parte o nascosta da un'altra solo per motivi politi- ci. Mi sono sentita tanto vicina al popolo ebreo: la loro storia usata per politica; quella istriana dimenticata per politica. La caduta del muro non ha cambiato nulla, non pochi anni dopo, non decenni dopo: anzi dopo decenni le vittime sono ancora più utilizzate per motivi politici di allora. Le speranze sono proprio disattese.

Ileana Macchi Amare riflessioni le tue, cara Ileana, continuando a spe- rare in giorni più sereni. VF

In linea con la Scozia

Come da consolidata tradizione, la prima pagina di di- cembre della nostra Arena è corredata dall'immagine che l'amabile signora Silvia Sizzi puntualmente disegna per noi, inviandocela dalla Scozia dove risiede. Motivo in più per rinnovare i nostri sentiti ringraziamenti a questa nostra fedele Socia e lettrice. Dalla sua accompagnato- ria, prudentemente inviataci per tempo il 30 ottobre e, come tutte le sue lettere, redatta rigorosamente a mano, trascriviamo qualche passaggio in cui conferma il suo affettuoso attaccamento al nostro mensile.

Cara Direttrice non è mai troppo tardi per rinnovare l'ab- bonamento all'Arena, tanto più che quassù hanno pro- messo con grande anticipo scioperi a singhiozzo nel pe- riodo pre-natalizio. Perciò, insieme a una banconota da 50 sterline (che spero sia sufficente) invio pure il dise- gnetto di stagione, sperando possa venir pubblicato (…) Rinnovo gli auguri per Natale e buon proseguimento con l'Anno Nuovo.

Silvia Lutteradt Sizzi PS: quasi dimenticavo. Bellissimo ed interessante l'in- serto speciale su d'Annunzio. Grazie infinite, i lettori tutti l'apprezzeranno molto (ricevuta L'Arena ieri!)

Gentilissima Signora Silvia, rinnovo il nostro grazie per il suo disegno e per la sua generosa tempestività nel rin- novare la quota di associazione al nostro sodalizio. È sempre un piacere leggerla e ricevere il copioso mate- riale che lei ci spedisce; è un vero peccato non poterlo pubblicare, perchè gli spazi redazionali non consentono di superare le 4000 battute generalmente previste (tran- ne casi eccezionali). Inoltre, come già ebbi modo di spie-

gare ai nostri lettori in altre occasioni, purtroppo questa testata non dispone di personale da incaricare alla con- versione delle opere, da manoscritte o dattiloscritte a di- gitali. Ci auguriamo che qualche persona a lei vicina possa affiancarla, riproducendo la sua preziosa docu- mentazione al computer.

A LEI ANCORA IL NOSTRO GRAZIE SPECIALE: per la sua collaborazione, la sua attenzione e i suoi auguri, che di cuore contraccambiamo. VF

Il traguardo di un anniversario

Ci scrive il Segretario Generale del Movimento N.I.F.D e volentieri pubblichiamo.

Nella storica sede della Casa Militare Umberto I° di Tura- te (CO) si è svolta l'Assemblea annuale del Movimento Nazionale Istria Fiume Dalmazia. Dopo la posa dell'o- maggio floreale sul cippo dedicato ai martiri delle foibe e agli esuli istriani, fiumani e dalmati, è stato festeggiato il 20° anniversario della fondazione del Movimento N.I.F.D., fondato a Milano nel 1999 da: Nidia Cernecca, Mafalda Codan Sirna, Romano Cramer, Alberto Durin, Carlo Montani, Giorgio Rustia, Maria Renata Sequenzia, Piero Tarticchio, Loris Tanzella, Graziano Udovisi.

Presenti i rappresentanti di Associazioni d'Arma, Com- battentistiche e di vari sodalizi, dopo il saluto del Vice Sindaco Roberta Clerici portato a nome del Sindaco e dell'Amministrazione comunale, il Presidente della Casa Militare Dario Frattini si è congratulato per l'importante impegno del sodalizio, con l'esortazione “a continuare nel meritorio impegno di alto valore storico e morale”.

Romano Cramer e Piero Tarticchio, cofondatori e rispet- tivamente Segretario Generale e all'epoca primo presi- dente, hanno successivamente ricordato la nascita del Movimento, le sue finalità, e coloro con cui hanno per- corso 20 anni di cammino, con tantissime iniziative rea- lizzate non solo a Milano ma anche in altre città italiane.

A conclusione è stata quindi celebrata la Messa nella cappella locale, a cui è seguito il convivio sociale natali- zio, improntato ad un clima cordiale e patriottico

Ci scrivono

Nella foto sopra da sin: Antonino Sequenzia, Cesare Di Dato, Romano Cramer, Roberta Clerici, Dario Frattini, dirigenti della sezione Lombardia dell'Ass. Naz.

Decorati Medaglia d'Oro Mauriziana Nastro Verde Sotto Romano Cramer e Piero Tarticchio

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L’ARENA DI POLA n. 12 del 16 DICEMBRE 2019

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D

opo el mio primo viagio, tanti ani fa, mi e Tony Vlacovich ierimo restai in contato per diverso tempo. Lui ogni tanto el me provocava, el me scriveva: “ quando ti vien a trovarme che an- demo a cacia del leon?” Ma mi iero ciapà con i problemi del lavor, de la famiglia e in quel pe- riodo no podevo pensar de tornar in Africa Dopo, xe passà ancora tanto tempo e se ga- vemo perso de vista. Però ogni tanto me ricor- davo de lui e de le nostra aventure e cussì, quando che son tornà in Sudafrica, go deciso de andarlo a trovar. Da conossenti, go savù che el vecio Vlacovich iera morto e che l’ofici- na che’l gaveva a Johanesburg la iera serra- da. Tony invesse pareva che’l gavessi messo la testa a posto, d’altronde iera ora, el gaveva zà una certa età. El se gaveva sposado con la fia de un grande produtor de vini e, con l’aiuto del suocero, el gaveva messo su anche lui una “Winery”, speciaisandose in vini fati con vitigni de origine italiana. El gaveva avudo su- cesso e, de poco el gavea incomincià a produr anche oio de oliva. La Winery iera a Stellen- bosch, un paese non lontan de Cape Town, che xe el posto più famoso per el vin in Suda- frica. Cussi, con i mii amici gavemo trovà l’in- dirizzo e, l’ultimo sabato che iero là, semo an- dai a trovarlo. El viagio ga durà gnanche un’o- ra e el paesagio iera belissimo. Quel che me stupissi sempre in Sudafrica xe che anche con la sicità che i ga ormai de qualche ano, xe sempre tanto verde. Xe alberi de tute le quali- tà, eucalipti, pini marittimi, querce centenarie, e po’ ulivi e vigneti sule coline, a perdita de ocio. La sede de la Winery iera una costruzion moderna in mezzo al e vigne con davanti un bel pra per i pic nic e un lagheto. Ne ga accol- to una bela signorina nera, la ne ga fato aco- modar davanti a un finestron con una bela vi- sta dei vigneti e la ne ga domandà se volevi- mo far el “Wine Tasting”, la prova dei vini. Ga- vemo risposto de sì e alora la ga fato portar a ognidun de noi sei calici con dentro vini de di- versa qualità. Prima di cominciar la prova, la ne ga contà che la winery iera stada fondada de un signor italian e che i vini iera ricavadi da vitigni de origine italiana.

Gavemo assagià un bianco fresco, ricavà dal Vermentino, con profumo de fruti e de spezie, un rosato seco, ricavà dal Sangiovese e po’

quatro rossi corposi, ricavadi da vitigni San- giovese e Nebiolo. Tuti boni, forti come tuti i vini sudafricani ma assai boni. Finida la pro- va, ghe go dito a la signorina che ierimo italia- ni e che desideravimo parlar con el proprieta- rio, el signor Vlacovich. La signorina ga rispo- sto che no la saveva se el podeva incontrarne perché el iera ocupado con una delegazione

de clienti importanti ma mi go insistido, ghe go da el mio biglieto e la xe andada a sercarlo. Xe passadi pochi minuti e eco che xe rivà squasi de corsa Tony Vlacovich. Al momento gavemo fato fatiga a riconosserse, in trenta ani se cambia non poco. Tony se iera ingrossà, me lo ricordavo come un giovanoto alto e slanciato e adesso me trovavo davanti un omo grande e grosso, Ma el viso soridente e i oceti furbi, pie- ni de morbin iera i stessi! Se gavemo abraccià e ghe go presentà i mii amici. Ierimo tuti due comossi e no savevimo de dove cominciar a cortarsela. Ghe go fato le condoglianze per la morte del papà e i complimenti per la sua nova impresa. Per sdramatizar e butarla in rider, ghe go dito che iero vignù per andar a cacia del leon, come che el me gaveva invità tante volte ma, el me ga risposto che adesso no se podeva più iera proibito. Però el ga agiunto, schizandome de ocio, podemo andar a cacia de qualcossa de altro. Gavemo ciacolà un po- co e Tony me ga rimproverà de no gaverlo avisà prima che arivavo. Purtropo el gaveva questi clienti importanti e no’l podeva fermar- se a lungo. Però se gavemo messo d’acordo de incontrarse la sera dopo a Cape Town, per andar a cena in un famoso ristorante. Lo ga- vemo saludà e semo ripartidi, con un poche de fiasche de vin per gustar a casa. Se gave- mo trovà el giorno dopo, domenica alla Kloof Street House, un famoso ristorante e bar in centro a Cape Town. Xe un local incredibile, in una vecia vila vittoriana, con preziosi arreda- menti d’epoca, frequentà da la bona società de Cape Town. Tony me ga contà che xe difici- le prenotar un tavolo ma lui, come fornitor de vini pregiati ga un tratamento de favor. Gave- mo bevù un aperitivo al bar, dove Tony me ga presentà tanta bela gente e poi semo andadi a cena. Gavemo comincià con ostrighe del Ca- po per proseguir con gamberoni, caramai e altri pessi a la griglia. Tuto acompagnà coi de- liziosi vini de Tony. Intanto che cenavimo, Tony me ga contà un poche de robe de la sua vita dei ultimi trenta ani. De come suo papà, el ve- cio Vlacovich, iera morto e lui no gaveva inten- zion de continuar el lavor de l’oficina. Cussì la gaveva serada. El gaveva lassà anche el lavor de Agente per i componenti eletronici che ghe gavevo trovà mi, perché, con i cambiamenti che ghe iera stai in Sudafrica, no iera più mer- cato. Fintanto che, sposandose con la fia de un grosso produtor de vini, con l’aiuto del suo- cero, el gaveva messo su la sua Winery.

Adesso i afari ghe andava ben e el gaveva anche dei boni apogi politici. Però la situazion

in Sudafrica xe sempre assai flui- da, xe tanta coruzion e, el ga conclu- so, bisogna saver star al mondo. Finida la cena, el me ga dito: “adesso andemo a cacia!”

“Ma come a cacia, se ti me ga dito che no se pol più, che xe proibito.” “No andemo a cacia del leon ma de leonesse”, el me ga risposto e el me ga schizà de ocio. “Ma no ti cambi mai ti”, ghe go dito, “no te xe passà ancora el mor- bin!” El se ga messo a rider, el ga pagà el con- to e semo andai via.

Semo andai in un Cafè, no lontan, un picio lo- cal, intimo con musica reggae, in stile Bob Marley. Tony iera ben conossudo e evidente- mente el gaveva zà prenotado. Al tavolo ne spetava due signore carine e eleganti. Una, Ketty go visto subito che la iera molto amica de Tony, con l’altra, Cindy, semo entrai subito in simpatia. Gavemo bevù champagne o meo

“bubbles”, bollicine de le vigne de Tony, ciaco- là, fato amicizia ma, sul più bel che l’atmosfe- ra se riscaldava, a la Ketty ghe xe rivada una telefonada. La Ketty ga risposto, la ga dito due parole in Afrikaan e la ga impalidì. la xe diven- tada de colpo seria. Tony e la Cindy i la varda- va preocupadi, aspetando de saver cossa che iera sucesso. La Ketty ga incomincià a parlar in Afrikaan e mi no capivo gnente ma vedevo che anche Tony cambiava espression. A un certo punto, el se ga alzà, el ga ciolto su le sue robe e el me ga dito: “Andemo via, subito!”

“Cossa xe, cossa xe sucesso?” “Xe pericolo, andemo via subito!”

Intanto che noi pagavimo el conto, anche le due signore ga ingrumà le sue robe e semo andai fora tuti insieme. Le gavemo saludà, messe su un taxi e semo andai via con la no- stra machina. Questa fuga precipitosa me ga ricordà ricordà come che ierimo scampai dei teroristi trenta ani prima e alora ghe go do- mandà a Tony: “Cossa xe successo, perché scampemo, adesso me par che no gavè più teroristi” Tony me ga vardà serio e el me ga ri- sposto: “Noi qua in Sudafrica vivemo sempre col pericolo, se no xe i teroristi, xe el leon o se no xe el leon xe qualche altra bestia pericolo- sa. Bisogna star sempre pronti per scampar, quando che xe el momento!” No’l me ga volù dir altro, ma evidentemente el gaveva i sui motivi. El me ga compagnà a casa e, quando che’l me ga saludà e e el me ga dito: “quando che ti vien un’altra volta, fame saver prima, cercherò de organizar meo!” Ghe go risposto:

“Tony. Ti no ti cambierà mai, chissà che casini che ti ga ancora in balo!” Tony se ga messo a rider, el me ga schizà de ocio e el xe andà via.

E cussì, dopo trenta ani, xe finida ancora una volta scampando l’aventura africana con To- ny!

L’ARENA DI POLA

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EL CANTONZIN DEL NOSTRO DIALETO

"No xe mai freda la note de Nadal"

nona diseva, anche se iera neve

per la strada e sui vetri fiori de iazo.

"No se ciapa rafredori na la santa Note e i fioi se porta a messa

a mezanote.

Gesù xe su la paia che ne speta.

Metighe la siarpa a la muleta e andemo che xe ora".

De sconto me portavo drio la covertina de la pupa

per darghela al Bambin.

Perchè nissun pensava a quel picinin?

Ma i frati no lassava rovinar el presepio

e mi frignavo

in brazo de mama imbarazada con nona vizin

che la me sussurava

"sta bona, questo xe finto, el vero xe nel presepio nostro

e quel xe in caldo, go provedù.

Ma,se no te tasi, fin che no te cressi in cesa, a mezanote,

no te portemo più".

Graziella Semacchi Gliubich

Avventure africane trent'anni dopo

Roberto Stanich

Nadal de una volta Nadai nel tempo

I mii presepi de una volta profumadi de mus’cio vivo

se slargava soto l’albero de Nadal

vignudo dei monti, co’ le balete de vetro legere

de tuti i colori, e le candelete de cera de impizar a mezanote e i bengai de fiaba.

Quei de plastica che ogi se vedi no sostien el confronto.

Teneri ricordi incantadi sbusa el bombaso del tempo

e se scontra col presente, ma xe question de un momento:

Nadal xe Nadal.

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LL’’A Arreennaa ddii PPoollaa::”Come eravamo” - Cultura, Arte, Fatti e Tradizioni

LIBRI E CURIOSITÀ LETTERARIE

Johann Wolfgang von Goethe

DIE LEIDEN DES JUNGEN WERTHER INTRAMONTABILE WERTHER

di ROMANA DE CARLI SZABADOS

D

a tradurre con: le soffe- renze o i patimenti, mai con i dolori che hanno un significato fisico.

Del resto le traduzioni tradisco- no… oppure si dice “ le tradu- zioni sono come le donne, quelle belle sono infedeli.”

Allora il sottotitolo di Mittner ri- sulta esauriente e pregnante “Gli autoinganni del cuore irresolu- to”, romanzo epistolare certa- mente meditato a lungo, ma scritto in quattro mesi che affa- scinò non solo la Germania ma tutta l’Europa e causò la suici- diomania inesorabilmente, pur- troppo i cui motivi, anche a Werther quasi ignoti, cercano di nascondere al lettore e confon- dere a se stesso.

Goethe perdona tutto al suo be- niamino, paladino della sua gioiosa giovinezza. Ormai a 25 anni il poeta lasciava l’ebbrezza dei suoi slanci amorosi e… mor- bosi, deliziosi equivoci inegua- gliabili, ma irripetibili, in Wer- ther mai del tutto confessati, ma non perdonati… Ma a ottanta Goethe si pente... e non l’avreb- be fatto morire

PARTE PRIMA

Immergiamoci, prego, nel testo stupendo… del più romantico dei romanzi.

U

na mirabile serenità si è diffusa nella mia anima, simile al dolce mattino primaverile, e ne gioisco con tut- to il mio cuore. Sono solo e mi godo la mia vita in questa terra fatta per anime simili alla mia.

Sono così felice mio caro, sono così immerso nel mio placido es- sere che la mia arte ne soffre.

Quando la diletta valle a me è avvolta nei suoi vapori e l’alto sole passa sull’impenetrabile oscurità della mia selva, e solo qualche raggio filtra nell’interno sacrario, io mi stendo tra l’alta erba presso lo scrosciante ruscel- lo, e più vicino alla terra osservo mille svariate specie d’erbette, allora sento più vicino al mio cuore la presenza dell’ Onnipos- sente che ci fece a Sua immagine e l’alito dell’infinito Amore che ci conduce e ci sostiene in una eter- na delizia: oh amico! E poi quan- do davanti ai miei occhi si esten- de il crepuscolo e a me posa il mondo e il cielo penetra nella mia anima come le sembianze di una donna amata, allora spesso mi prende nostalgia e penso: Ah potessi esprimere tutto questo…

Che la vita dell’uomo sia soltanto un sogno è già stato affermato da molti e tale sentimento si è impa- dronito anche di me…

Mi domandi se mi devi mandare i miei libri. Mio caro, per amor di Dio lasciali dove sono. Non vo- glio più farmi guidare, spronare, infiammare dai libri, questo cuo- re divampa già di per sé, io ho bi- sogno di un canto che mi culli, e l’ho trovato, abbondantemente nel mio Omero. Quante volte placo il mio sangue agitato…per- ché non c’è nulla di così mutevole e incostante come il mio cuore.

Mio caro, ho bisogno di dire que- sto a te che hai sopportato così spesso il fastidio di vedermi pas- sare dall’affanno ai più arditi so- gni, e da una dolce malinconia al- la più funesta passione.

E’ vero che io tratto il mio cuore

come un bimbo ammala- to e tutti i capricci gli sono concessi. Ma non lo dire a nessuno.

Ora si affaccia Carlotta nella vita di Werther,

“Una bella ragazza di me- dia statura, con indosso un semplice abito bianco ornato da nastri rosa sul petto e sulle braccia.”

SECONDA PARTE Per un abbraccio improv- viso proibito si può mori- re…

L

a felicità e il dolore dipendono dalle co- se in cui ci troviamo, e nulla è più pericoloso della solitudine.

Debbo, cara Carlotta, scri- verle qui nella stanza di una piccola osteria di campagna dove mi sono rifugiato per il cattivo tempo. In questa capanna, in questa solita- ria e misera cornice, mentre il ne- vischio e la grandine infuriano contro la mia finestrella, il mio primo pensiero è stato per lei.

Appena sono entrato, la sua im- magine, il suo ricordo, Carlotta, mi sono tornati davanti cari sa- cri! Mio Dio! E’ il primo momen- to felice che ritrovo. Dio vi bene- dica miei cari amici, e vi conceda i bei giorni che a me toglie. Al- berto ti ringrazio di avermi in- dotto in inganno; attendevo di sapere quando avrebbe avuto luogo il vostro matrimonio…

Ma ora siete sposati… So che vi sono vicino , e che, senza farti torto, sono anche nel cuore di Carlotta, in esso vengo al secon- do posto, e voglio e devo conser- varlo. Se lei mi dimenticasse di- verrei pazzo; Alberto c’è una confusione nei miei pensieri. Addio Alberto!

Addio angelo del cielo Carlotta, addio!

Ho presentato le mie di- missioni a corte e sono tornato nella mia patria con la devozione di un pellegrino e sono stato colto da sentimenti inatte- si. Giunto presso il grande tiglio ho fatto fermare la carrozza per godere il flusso dei ricordi… Ades- so mi trovo nella casa da caccia del Principe… che apprezza la mia intelli- genza e i miei talenti più del mio cuore che è la cosa di cui sono più orgoglio- so, che è la fonte di ogni energia, di ogni fonte, di ogni dolore. Ah quello che

io sono tutti lo possono sapere…

ma il mio cuore lo possiedo io solo.

Volevo andar volontario in guer- ra... il Principe mi ha dissuaso, avrei dovuto essere guidato dal- la passione, piuttosto che dal ca- priccio. Non posso restare in questo luogo; dove dovrei anda- re? Voglio solamente riavvici- narmi a Carlotta… Quando sono così rapito dai miei sogni, non posso fare a meno di pensare: Se Alberto morisse ! Tu saresti… Sì, lei sarebbe… e continuo a so- gnare fino a quando non mi ri- trovo sull’orlo di un baratro, dal quale mi ritraggo con terrore.

Tutto, tutto è finito. Nessuna traccia di quel mondo di prima.

non un palpito del mio senti- mento di allora. Mi sento come un fantasma, che rientrato nel

suo castello, lo trova di- strutto dalle fiamme. Lei aveva scritto una lettera a suo marito, il quale si tro- vava in campagna:

“Caro, carissimo fai più presto che puoi, perché ti aspetto con grande an- sia.” La lettera rimase sul- la tavola e, a sera la vidi.

Lessi e ne sorrisi. Lei me ne chiese il motivo. Dissi:

“La fantasia è un dono di Dio, perché ho potuto cre- dere per un momento, che quelle parole fossero dirette a me.”

Mi basta vedere i suoi oc- chi neri per essere felice.

Vedi quello che mi turba di più è che Alberto non mi sembra così felice…

come…, sperava come potrei esserlo io se… Ah!

Questo vuoto! Questo or- ribile vuoto che sento nel mio petto. Spesso penso se tu potessi una volta, una sola volta stringerla sul cuo- re, tutto il vuoto sarebbe colma- to. Oh, non c’ho nessuno che possa darmi quell’amore, quella felicità, quel calore, quella vo- luttà che non possiedo. Ho tanti sentimenti in me e l’immagine di lei sovrasta tutti, ho tante cose e senza di lei ogni cosa si dissolve.

Cento volte sono stato tentato di gettarmi al suo collo. Dio solo sa che cosa voglia dire sedersi, es- sere dinnanzi ad una creatura in- cantevole e non poter porgerle la mano… Dio sa quante volte mi metto a letto col desiderio, e per- sino con la speranza di non ri- svegliarmi più; al mattino poi riapro gli occhi, vedo il sole, e mi sento infelice. mi si nasconde la fonte di ogni dolore, come una volta in me era la sorgente di ogni gioia. Io stesso so che un tempo vivevo in un mon- do di sentimenti, che avevo il paradiso, e che il mio cuore era capace di stringere con amore tutto un universo. Questo cuo- re è morto, non vi è più felicità… Soffro perchè non ho più quella che era l’unica gioia della mia vi- ta; la santa forza anima- trice con cui creavo mon- di a me Con quale grazia mi ha rimproverato i miei eccessi, perché mi faccio sedurre da un bicchiere di vino a bere tutta la bot- tiglia! “Non faccia così, pensi a Carlotta!” “Pensa- re a lei , non è necessario.

Ricordarmelo, che io pen- si o non pensi , lei è sem- pre parte del mio spirito.

Oggi mi trovavo in quel

luogo, dove lei qualche tempo fa, scese dalla carrozza… Lei cambiò discorso, perché io non insistessi.

Io sono un uomo finito; lei può fare di me ciò che vuole. Lei non vede non si accorge che sta pre- parando un veleno, che ci trasci- nerà entrambi in un abisso; men- tre io con tutto il mio desiderio, bevo, bevo fino in fondo il calice che mi offre per la mia fine. Che cosa significa lo sguardo tenero che spesso…, no, non spesso, qualche volta lei mi rivolge? Ieri, mentre mi congedavano, lei mi porse la mano dicendo: “Addio, caro Werther”. Era la prima vol- ta che mi diceva caro, e questa espressione mi toccò fin nell’inti- mo di me stesso. E ieri sera men- tre andavo a letto me la ripetevo mille volte piano. E ho dovuto sorridere di me stesso. Non pos- so pregare: “Dio mio lasciame- la!” Eppure spesso ho l’impres- sione di possederla. Non posso neppure pregare “Concedime- la” perché è di un altro. Ti prego vedi per me è finita, io non sop- porto più, ero seduto vicino a lei, mentre era al piano e suonava varie melodie. Quanta espressio- ne!... La sorellina vestiva la bam- bola sulle mie ginocchia. Mi so- no venute le lacrime agli occhi.

Ho chinato lo sguardo ed ho po- tuto scorgere il suo anello nuzia- le. E ho pianto. Ad un tratto ha intonato l’antica melodia. Nell’a- nimo mio si è destato un senso di conforto e un ricordo del passa- to. Dei tempi, quando udii quel canto, dei tristi giorni sopravve- nuti, di tutte le speranze deluse.

Il cuore mi soffocava dall’emo- zione. “In nome di Dio la smet- ta”.

Lei si fermò e mi guardò fissa- mente. “Lei non sta bene, Werther,” disse con un sorriso che mi penetrò l’anima “Sarà meglio che vada e si metta tran- quillo”. Mi sono strappato da lei… Dio, tu che vedi la mia mi- seria, falla finire! Come la sua immagine mi perseguita! Che io vegli o sogni, mi riempie tutta l’anima. Qui se chiudo gli occhi, sulla mia fronte, stanno i suoi oc- chi neri… come un oceano da- vanti a me, dentro di me, occu- pano tutti i miei pensieri… omis- sis. Con quanta malinconia volsi lo sguardo verso il posticino do- ve m’ero riposato con Carlotta, all’ombra di un salice durante un’accaldante passeggiata esti- va! E il raggio di sole del passato rischiarò il mio pensiero. Ero lì e non ho rimproveri per me stesso, perché ho il coraggio di morire.

Ho paura di me stesso! Il mio amore per lei non è forse il più sacro, il più puro, il più fraterno amore? Ho mai dato spazio nella mia anima ad un desiderio col- pevole?... Non voglio giurare… e ora sogni… stanotte tremo nel ri- peterlo, l’ho tenuta fra le mie braccia, l’ho stretta al petto, ho coperto di innumerevoli baci la sua bocca che mormorava parole d’amore; i miei occhi si perdeva- no nell’ebbrezza dei suoi. Mio Dio! Sono colpevole se ancora adesso provo un senso di beati- tudine, rievocando, nel mio inti- mo, tutta la pienezza; Carlotta!

Carlotta! è finita per me! Sto ma- le ovunque, e ovunque sto bene, non desidero nulla non chiedo nulla.

Sarebbe meglio se me ne andas- si...

Johann Wolfgang von Goethe

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LA BELLEZZA E L’ESTERIORITÀ

a cura di Piero Tarticchio

CINQUANTA ANNI

DI SOLITUDINE

di Antonio Masseni

D

iffido di tutto ciò che è perfetto.

L’esteriorità affascina e confonde la mente, ma dura solo il tempo della sua seduzione.

Non amo dare credito alle opere vistose, che non hanno nulla a che spartire con l’estetica, anche se, devo ammetterlo, dall’attrazione ini- ziale partono le emozioni che considero “pri- marie”.

Il guscio in cui si nasconde un’opera d’arte mi intriga, ma solo per ragioni che imputo alla mia curiosità. Senza scomodare la psicanalisi, ma basandomi su informazioni scientifiche, risulta che lo stimolo che ci sprona a conoscere sia il prodotto dell’attività di neuroni, il cui compito è di innescare un impulso nell’area del cervello che attiva la voglia di apprendi- mento. E questo avviene per l’innato desiderio dell’uomo di dare una spiegazione razionale a tutto quanto è sconosciuto. Tuttavia mi capita spesso di chiedermi se esista veramente la bel- lezza assoluta, quella perfetta, quella ideale ed eterea estrapolata dalla materia. E non mi riferisco necessariamente a tutto ciò che è già stato apprezzato e universalmente riconosciu- to. Esistono forme di avvenenza, la cui iden- tità si cela sotto parvenze per nulla appari- scenti, anche se ciò fa parte di un atteggiamen- to per dissimulare la perfezione. Da bambino sentivo gli adulti dire: “...non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace.” Questa massi- ma vanifica l’esistenza stessa della perfezione.

E’ pleonastico mettere in risalto solo ciò che è già stato universalmente accettato e ricono- sciuto, come la Monna Lisa del Giocondo di Leonardo da Vinci.

Avevo un amico di collegio a cui piaceva l’olio di ricino; a me dava il voltastomaco, ma lui lo centellinava come fosse rosolio.

Ripensando a questo fatto mi viene spontanea la domanda: che cos’è veramente ciò che chia- miamo l’appagamento interiore?

E’ solo un cocktail di mistero, fascino, e misti- cismo? oppure possiamo identificarlo nell’im- magine di un volto sconosciuto? Non riesco a trovare una spiegazione convincente per defi- nire ciò che provoca la seduzione, se non la trasgressione della visione delle cose. Il segre- to sta nel motto: “col cercar si trova”.

Ebbene, questo aforisma, mi ricorda, a parti

rovesciate, le parole di Pablo Picasso, il quale affermava: “io non cerco, trovo”. A quanti me lo rammentano rispondo, “beato lui”.

Effettivamente la genialità dell’artista spagno- lo consisteva nel recuperare forme già esisten- ti che aveva intorno a sé, ma alle quali nessu- no aveva fatto caso. Gli esperti di estetica sanno bene che solo penetrando la materia in ogni frammento si può mettere in luce il suo valore. Pertanto ritengo l’asserzione di Picasso sia un motto di spirito che, irridendo la logica formale, abbia un senso solo a livello del gesto creativo. Buona parte degli aneddoti non sono altro che parole messe insieme in modo origi- nale o poetico, con l’intento di esprimere fatti o concetti risaputi.

Per l’artista la bellezza nasce dalla sofferenza interiore, che si fa passione nell’atto di “cerca- re” prima e “trovare” la propria creazione. Ma per costruire l’uomo deve prima distruggere, deve mortificare il manierismo che impone alla mano di scorrere autonomamente sulla tela, prevaricando gli impulsi che gli vengono dal cuore. Questo spiegherebbe la ricerca del- l’ordine formale nel quale si identifica l’intera armonia del creato. Chi si occupa di arte sa bene che la bellezza comunica attraverso un linguaggio che parla direttamente all’anima e si rivela a coloro che non si limitano soltanto all’apparenza di ciò che vedono. La percezione del bello e del valido non è mai un fatto istin- tivo, ma viene trasmessa in forma culturale attraverso la conoscenza. Per apprezzare appieno l’arte, sia lo studioso che il neofita, devono sviscerarla e, solo dopo essersi appro- priati della sua totalità, possono assaporarla e valutarla nel suo insieme.

A chi spetta il compito di giudicare non dovrebbe mai farsi coinvolgere dalle emozioni che tendono a mistificare l’essenza della bel- lezza e della perfezione. E’ pur vero che il valore di ogni cosa può essere espresso per comparazione, lo afferma la legge dei contrari che codifica questa regola. Il pane viene gusta- to maggiormente da chi ha provato la fame.

Chi può amare la propria terra più dell’esule che l’ha perduta? La bellezza, si esalta dal con- fronto con il suo opposto. A tale proposito il poeta libanese Kahlil Gibran ha detto: “Ciò che reputiamo brutto non è altro che il tradi- mento dell’esteriorità nei confronti dell’inte- riorità.” Una simile definizione non è un teo- rema, ma il concetto è fondamentalmente esat- to.

di PIERO TARTICCHIO

Lo stimolo che ci sprona a cono- scere è il prodot- to dell’attività dei neuroni, il cui compito è di innescare un im- pulso nell’area del cervello che attiva la voglia di apprendimen- to.

C

inquant’anni di solitudine.

Non sono diventato un plagiario, né un discepolo di Marquez, perché non ho in- tenzione di scrivere un libro, ma soltanto un breve articolo.

Siamo stati per più di cin- quant’anni i figli spuri di una madre assente. Avanguardia ex- tracomunitaria ante litteram. Ac- colti a sputi in faccia e chiamati sporchi fascisti, fuggenti dal pa- radiso titino. Ghettizzati in cam- pi di raccolta profughi per anni e annorum, che poco erano diversi da quelli nazisti: a onor del vero non c’erano i forni crematori. Al- l’improvviso, dopo più di cin- quant’anni, siamo riscoperti e ri- coperti di attenzioni, non più ne- gative come si dice oggi, ma posi- tive: grandi patrioti, italiani DOC. Anche prima lo eravamo, ma nessuno lo diceva o lo scrive- va. Adesso lo dicono e lo scrivo- no. Cos’è successo? E’ causa del cambiamento epocale del clima terrestre? Inverno che diventa estate, tempeste e tornado a non finire, sconvolgimenti climatici che hanno finito per sconvolgere anche il cervello della gente?

Niente di tutto questo.

Facciamo un piccolo passo indie- tro. Cancellato il fascismo e saliti al potere i resistenti si sono detti:

“Per più di vent’anni c’è stata un’abbuffata di patriottismo na- zionalista che si deve cancellare del tutto: mettiamo in naftalina la bandiera tricolore, diamo il via a quella rossa e scordiamoci della parola patria. Così è stato per quasi sessant’anni. Ora, sparita

l’URSS, deus ex macchina del co- munismo mondiale. Finite tutte le grandi illusioni nella pattu- miera della storia. Invasi lenta- mente, ma con metodo, da un islam che vuole fagocitare il mondo occidentale, constatato che, nelle nuove leve la parola patria viene scambiata, nel mi- gliore dei casi, per un frutto eso- tico. Il nostro Presidente della Repubblica (Carlo Azeglio Ciam- pi), uomo intelligente e sagace, ha pensato bene di recuperare in extremis quant’era possibile del passato: ha sdoganato la parola patria e ha tolto dalla naftalina il tricolore, visto che circolavano solo quelle rosse e quelle arcoba- leno della pace. I più scic della si- nistra si sono detti: “Dobbiamo far vedere che anche noi siamo dei buoni patrioti, se vogliamo comandare nel prossimo futuro”.

Guardandosi hanno visto che il miglior modo era rispolverare quelli che avevano sempre bi- strattato o al meglio ignorato,così si sono messi ad incensarci. E qui, nella mia mente, hanno fatto subito capolino le parole di Vir- gilio, illo tempore, avevo apprese studiando l’Eneide: “Timeo Da- naos et dona ferentes” (Temo i greci anche se portano doni). Ho subi- to pensato: “Sta a vedere che ci cospargono di miele per farci meglio divorare dalle formiche, come facevano gli apaches con i loro nemici.” Ma una frase del mirabile senatore Andreotti, mi ha tirato le orecchie: “Non bisogna mai pensar male del prossimo, anche se qualche volta ci si azzecca.”, per- ciò mi affretto a concludere, con la lungimirante saggezza che or- mai è nel DNA delle genti itali- che - che nei secoli ne hanno viste di tutti i colori - con due sole pa- role, che probabilmente nel futu- ro prossimo venturo, entreranno a far parte di tutte le parlate del- l’UE: Allah Akbar! Tristemente vostro Antonio Masseni.

Articolo apparso

sull’Arena nel 2004 ma ancora di grande attualità.

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LL’’A Arreennaa ddii PPoollaa::”Come eravamo” - Cultura, Arte, Fatti e Tradizioni

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