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Istologia 06

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Academic year: 2021

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Istologia 06 – Cellule non cheratinocitarie 1

Istologia 06 – Cellule non cheratinocitarie

Negli epiteli squamosi composti, oltre ai cheratinociti vi sono anche altri tipi di cellule. Esse hanno caratteristiche diverse dai cheratinociti e, per questo, sono dette cellule non cheratinocitarie. Le cellule non cheratinocitarie sono melanociti, cellule di Langherans e cellule di Merkel.

Melanociti

Sono situati a livello dello strato basale. Derivano dal neuroectoderma (come le cellule nervose), e non dall’ectoderma (come i cheratinociti).

A differenza dei cheratinociti (che tendono a progredire verso la superficie man mano che va avanti il loro differenziamento), i melanociti, non essendo collegati tramite giunzioni alle cellule circostanti, rimangono fermi nello strato basale.

Il melanocita ha una forma dendritica (un corpo cellulare da cui si dipartono un certo numero di prolungamenti che s’insinuano negli spazi intercellulari). Grazie a questi prolungamenti, un melanocita può venire in contatto con un trentina di cheratinociti. L’insieme di un melanocita e dei 30 cheratinociti coi quali viene in contatto costituiscono l’unità melanica.

I melanociti hanno un RER e Golgi molto sviluppati. Nel citoplasma sono evidenziabili granuli elettrondensi, detti melanosomi.

A seguito di esposizione raggi UV (come i raggi solari), i melanosomi subiscono un processo chiamato citocrinia.

La citocrinia avviene in diverse fasi:

Alcuni melanosomi si concentrano all’estremità di un prolungamento del melanocita;

L’estremità si strozza e si distacca dal prolungamento, formando il vacuolo eterofagico, libero nello spazio intercellulare.

Il vacuolo viene a sua volta fagocitato

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dai cheratinociti.

Una volta entrato nei cheratinociti, il vacuolo può avere due comportamenti diversi:

 Si fonde con vescicole provenienti dall’apparato del Golgi (e contenenti enzimi) e subisce la degradazione dei melanosomi contenuti al suo interno.

Questo accade soprattutto nei soggetti di pelle chiara (ceppo caucasico).

 La membrana del vacuolo è più labile e si rompe prima della fusione con le vescicole dell’apparato di Golgi.

I melanosomi vengono quindi liberati nel citoplasma dei cheratinociti.

Questo accade soprattutto nei soggetti di pelle scura (ceppo camitico).

I melanosomi contengono una proteina, la melanina. Essa ha la capacità, una volta entrata nei cheratinociti, di colorare la pelle. Ha anche un ruolo nella regolazione della temperatura del corpo.

Nel corso della sintesi della melanina, inoltre, vengono prodotte sostanze che funzionano da “spazzini” dei radicali liberi

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.

La melanina esiste in due varianti:

Feomelanina: determina una colorazione giallo/rossa. La feomelanina è fototossica.

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1 Quindi, il melanosoma presente nel cheratinocita, almeno inizialmente, è avvolto da un doppio involucro membranoso: quello più esterno derivato dall’endocitosi da parte del cheratinocita e quello più interno derivato dal processo di gemmazione dal melanocita.

2 I radicali liberi sono molecole che si formano, generalmente, in seguito al metabolismo cellulare. Sono sostanze che tendono a legarsi rapidamente ad altre molecole, danneggiandole.

3 Una sostanza fototossica è una sostanza che, a contatto con la luce, diventa tossica. Viceversa, una sostanza fotoprotettiva, a seguito del contatto con la luce, svolge un’azione protettiva.

melanociti

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Istologia 06 – Cellule non cheratinocitarie 2

Eumelanina: deterimina una colorazione nero/marrone. L’eumelanina è fotoprotettiva.

L’effetto determinato dalla melanina ( e quindi dai melanociti) sulla pelle prende il nome di abbronzatura.

L’abbronzatura può essere di due tipi:

Duratura (dopo prolungata esposizione a raggi UV). In questo caso, si ha un aumento della produzione di melanina da parte dei melanociti e, conseguentemente, una maggiore assunzione di questa sostanza da parte dei cheratinociti. L’effetto finale è un inscurimento dell’epitelio.

Temporanea (dopo breve esposizione a raggi UV). In questo caso, non c’è una aumentata produzione di melanosomi, ma questi si dispongono semplicemente in maniera diversa all’interno dei melanociti.

Di norma, infatti, i melanosomi si concentrano nei corpi cellulari. A seguito dell’esposizione ai raggi UV, i melanosomi si spostano alla periferia dei prolungamenti. In questo modo, le particelle colorate si dispongono su una superficie maggiore, colorandola.

Questo spiega gli inscurimenti momentanei della pelle che seguono ad una esposizione al sole di alcune ore e che scompaiono a distanza di qualche ora dal termine dell’esposizione stessa.

Il processo che porta alla formazione della melanina è detto melanogenesi.

La melanogenesi è attivata o dall’ipofisi (la maggiore ghiandola endocrina del corpo) o dai cheratinociti stessi.

La melanogenesi indotta dai cherationociti avviene in diverse tappe:

A seguito dell’esposizione ai raggi UV, il cheratinocito produce una proteina molto grande, detta pro-opiomelanocortina (POMC);

La POMC viene tagliata e si formano tre proteine: la β-endorfina, l’ACTH e l’α-MSH. Le prime due vengono riversate nel sangue (sono quindi ormoni), mentre l’α-MSH viene liberato nello spazio intercellulare e raggiunge il recettore MC1R sulla membrana del melanocita.

A seguito dell’interazione ligando-recettore, all’interno del nucleo del melanocita si attiva il fattore MTF. Questo avvia la sintesi di tutte le componenti della melanina e dei melanosomi.

Cellule di Langerhans

Sono situate a livello della parte alta dello strato spinoso e, talvolta, nello strato granuloso. Derivano dal mesoderma e non dall’ectoderma (come i cheratinociti).

La cellula di Langerhans ha una forma dendritica simile a quella dei melanociti.

Hanno un apparato proteosintetico (RER e Golgi) molto sviluppato.

Presentano, al loro interno, i granuli di Birbeck. Questi hanno la forma di una racchetta da tennis e sono costituiti da una membrana che avvolge una serie di lamelle elettrondense disposte perpendicolarmente all’asse maggiore del granulo.

Producono una sostanza, l’inteleuchina-1, una importante molecola della risposta immutinaria.

Le cellule di Langerhans sono cellule deputate alla sorveglianza

immunologica. Si localizzano, infatti, negli strati più alti dell’epidermide. L’attività delle cellule di Langherans avviene in diverse fasi:

La cellula di Langerhans viene a contatto con una sostanza estranea che ha superato la barriera dell’epidermide e la fagocita.

A questo punto, la cellula di Langerhans si sposta nel labirinto intercellulare, scende dall’epidermide, supera la giunzione con il tessuto connettivo e raggiunge un capillare linfatico.

Attraverso il capillare linfatico, arriva ai linfonodi, dove incontra i linfociti (cellule deputate a reagire

contro tutto ciò che è estraneo all’organismo).

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Istologia 06 – Cellule non cheratinocitarie 3

La cellula di Langerhans “presenta”

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la sostanza estranea (antigene not-self), a una particolare categoria di linfociti, i linfociti B, i quali danno l’avvio alla risposta immunitaria, che a sua volta porterà all’eliminazione di tutte le molecole simili che siano riuscite ad entrate nell’organismo.

Cellule di Merkel

Sono situate a livello dello strato basale. Derivano dal neuroectoderma (come le cellule nervose), e non dall’ectoderma (come i cheratinociti).Hanno una forma più o meno ovale.

Diversamente dai melanociti e dalle cellule di Langherans, le cellule di Merkel contengono i filamenti di precheratina e si legano ai cheratinociti tramite desmosomi.

Nel loro citoplasma ci sono granuli contenenti particolari sostanze quali VIP

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e metencefalina, utilizzate dal sistema nervoso per scambiarsi i messaggi.

Grazie ai desmosomi, uno stimolo meccanico applicato alla superficie dell’epidermide si ripercuote anche sulle cellule di Merkel. Ciò provoca lo svuotamento all’esterno del contenuto dei granuli (mediante esocitosi).

Si ipotizza che le cellule di Merkel svolgano il ruolo di recettori di stimoli che provengono sull’epidermide. A rinforzare questa ipotesi c’e il fatto che la porzione della cellula di Merkel che tocca la membrana basale presenta sempre una connessione con una terminazione nervosa afferente ai centri nervosi. Inoltre, la densità delle cellule di Merkel è massima in zone dove è noto che la sensibilità tattile è particolarmente sviluppata, come i polpastrelli delle dita.

Altre cellule dentritiche

Tra queste, le più importanti sono le cellule di Granstein, che formano insieme un tessuto di natura linfoide chiamato SALT (Skin Associated Limphoid Tissue – Tessuto linfoide associato alla pelle).

4 Le cellule di Langerhans fanno parte di una categoria di cellule definite “cellule presentanti l’antigene.

5 È l’acronimo dei termini anglosassoni che stanno per “polipeptide intestinale vasoattivo”.

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