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dell’aumentata età dei pazienti trapiantati o donatori, c’è da attendersi la comparsa di

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Academic year: 2021

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Introduzione

Scopo di questo lavoro è di valutare l’insorgenza di neoplasie urologiche, in pazienti sottoposti a trapianto d’organo e trattati dal 2001 presso l’U.O. di Urologia dell’Università di Pisa.

L’attività di trapianto in Italia, in questi ultimi anni, ha registrato un progresso costante ed è in continua crescita. La Toscana soprattutto, ha assunto una posizione di rilievo.

A fronte di questa intensa attività , dei miglioramenti in termine di sopravvivenza e

dell’aumentata età dei pazienti trapiantati o donatori, c’è da attendersi la comparsa di

un maggior numero di complicanze nel dopo trapianto. Per i trapianti di interesse

quelle che più frequentemente si sviluppano sono oltre alle neoplasie (3-16%) oggetto

dello studio, il rigetto, le infezioni, le patologie cardiovascolari , la recidiva della

malattia originaria, specie nel trapianto di rene e le alterazioni metaboliche. Le

motivazioni proposte per spiegare l’aumentato rischio neoplastico, trovano

fondamento soprattutto nella terapia immunosoppressiva. Recentemente è stato

attribuito un ruolo anche ad altri meccanismi, quali l’infiammazione locale, la

disfunzione endoteliale, lo stress ossidativo e l’accumulo di sostanze tossiche nel

tessuto adiposo. Attualmente, è possibile avvalersi dell’utilizzo di farmaci con minori

effetti collaterali e più ampi effetti protettivi. Per poter riuscire a formulare linee

guida e prospettare al paziente una qualità di vita a lungo termine migliore, vi è la

necessità di conoscere i meccanismi alla base delle complicanze per cui la gestione

del paziente trapiantato deve essere multidisciplinare, comprendendo oltre ai

trapiantologi e agli specialisti dei singoli organi trapiantati, nel trattamento della

complicanza neoplasia, l’oncologo, il radioterapista e i chirurghi delle varie discipline

relative agli organi bersaglio delle neoplasie.

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