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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.40 (1913) n.2047, 27 luglio

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SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno X L - Voi. X L IV

Firenze-Roma, 2 7 Luglio 1 9 1 3

N. 2 0 4 7

S O M M A R IO : L’azione della diplomazia ed il suo preteso fallimento — Le nuove tasse della Francia— I giuochi d’azzardo del prof. Tullio Martello, M. J. db Johannis— Saggio sugli effetti dei dazi doganali,VlI(cow- tinuazione), Prof. G. Carano Donvito— Le banche italiane di emissione giudicate all’ estero — Prossime modificazioni alla legge per gli infortuni sul lavoro — Il francobollo internazionale — Sulla importanza commerciale e giuridica dei marchi di fabbrica — R I V I S T A B IBLIOGRAFICA: [Fritz Gulich, Geschichte und j Theorie des Kapitalismus - Prof. F. Savorqnan, La distribuzione dei redditi nelle provincie e nelle grandi

città dell’A ustria -'Ministero del Tesoro, Riassunto delle Scritture della Ragioneria generale dello Stato per l'esercizio finanziario 1911-12 - Tip. della Cambra dei Deputati, L egge comunale e provin­ ciale illustrata nelle nuove disposizioni elettorali] -— Federazione internazionale delle mutue -— Le co- perative operaie fiorentine e l’ordinamento della Banca del Lavoro — Il movimento del porto dell’Havre —

N O T IZ IE F IN A N Z IA R IE : Il risparmio in Italia attraverso una relazione ufficiale - Il primo cinquantenario della Cassa Depositi’ e Prestiti - Banco di Napoli - Le ferrovie lombarde - Le tasse sugli affari in Libia - Le emissioni di azioni in Germania - Le nuove imposte sui titoli esteri nel Belgio - La situazione finanziaria rumena - Progetto ferroviario rumeno - Debito pubblico della Spagna - Banca di Spagna Vendita di beni demaniali dello Stato Ottomano - Nuovo prestito del Wurtemberg - Prestito di Neuchâtel - Prestito di Essen • Prestiti di Postdam — MERCATO MONETARIO E R I V I S T A D ELLE BORSE — P R O SPETTO , QUO TA ZIO N I, V A ­ LORI, CAMBI, SC ONTI E S IT U A Z IO N I B A NC A R IE .

L azione della diplomazia

ed il suo preteso fallimento

La complicazione balcanica, che perdura ormai da parecchi mesi con diverse e repen­ tine contrazioni, con spostamenti di com bi­ nazioni e di intese, con rivolgimenti di for­ tune e di eventi, considerata nella contem­ poraneità della conferenza degli Ambascia- tori a Londra può offrire occasione e forse una delle migliori occasioni per giudicare se si possa parlare di azione della diplomazia o di fallimento della medesima.

Può sembrare opportuno cioè domandare: che si aspetta dalla diplomazia? quale è la sua funzione?

La maggior parte del pubbbco che ama di­ scutere specialmente i problemi internazio­ nali, ma che ha sovente una competenza non superiore a quella di un Oronzo E. Marginati, è disposta a credere, che la diplomazia debba essere un organismo serio e misterioso, il cui compito consista nell’evitare la guerra! Ed ap­ pena una guerra scoppia, e non sia una guerra coloniale come quella dell’Italia in Libia, grida al fallimento della diplomazia !

La supposta guardiana della pace dunque fallisce al compito, se per avventura i can­ noni tuonano, senza il suo permesso o contro la sua volontà.

L ’errore così comune deriva da non saper tenere il dovuto conto di quegli elementi, più forti di ogni diplomazia, più insoiferenti di

ogni ostacolo, più pesanti di qualsiasi contrap­ peso diplomatico, che si chiamano fattori eco­

nomici, i quali soli, nfella storia dei secoli e

nelle vicende dei popoli hanno avuto ragione su ogni tentativo diretto a . deviarne, ar­ restarne o modificarne l’ineluttabile corso. Fallisce naturalmente la diplomazia quando viene richiesta di affrontare e di impedire l’av- . verarsi di un evento che è diventato neces­

sario, perchè deriva da una causa economica, ma entra in campo la vera azione alta e be­ nefica della diplomazia quando, superata la crisi del conflitto, residuano le egoistiche esu­ beranti, od irragionevoli pretese dei vincitori, le ribellioni, le resistenze, le impotenze dei vinti. La diplomazia corregge ed equilibria gli errori delle violenze, i difetti dei conflitti, e talvolta anche con disposizione sentimental­ mente equanime, ristabilisce la quiete che l’atto violento della guerra aveva spezzata | sui campi di battaglia, quando era già inesi­

stente od insostenibile nei campi economici. A questo meraviglioso spettacolo di una azione potente ed energica, benché priva della forza di una reale sanzione diretta e di ma­ teriale consistenza, ci sembra che abbiamo assi­ stito ed assistiamo tuttora.

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sola e solo perchè è la voce della diplomazia, compiere atti di difficile assetto che nessu- n’altra potenza, neppure quella delle armi, sarebbe capace di attuare.

Efficace nel mantenere concorde ed unita la volontà di sei potenze, pur tutte alta­ mente ed economicamente interessate nel territorio balcanico, tutte più o meno sature di aspirazioni, di appetiti, di desideri, sul principio del non intervento, noi abbiamo v e­ duto evitato il grave pericolo che la popola­ zione slava, vincitrice, giungesse fino a Co­ stantinopoli; abbiamo veduto arrestarsi la marcia del vincitore ad una ragionevole linea di confine; abbiamo veduto ottenere lo Sgom­ bro di Scutarida parte del più tenace e del più ribelle dei popoli che tutto poteva giuocare, perchè poco aveva da perdere; abbiamo ve­ duto abbandonare Yallona e Durazzo da chi non doveva tenerle e creare le basi di uno stato autonomo nell’Albania, non favorito, nè de­ siderato dai belligeranti.

Ed ancor più recentemente assistiamo all’arresto dell’avanzata Eumena, Greca e Serba, su confini che permetteranno alla B ul­ garia di non essere schiacciata, quanto la forza delle armi avrebbe potuto schiacciarla; e vedremo certamente i Turchi, ritornare sui passi compiuti nel territorio di recente perduto, che è stato rioccupato con spavalda e ridicola fretta, sol perchè non vi erano nemici da com ­ battere, sol perchè il rispetto per le decisioni delle Potenze, non è maggiore di quello che i Turchi hanno per sè stessi.

Chi ha impedito ai Greci, ai Serbi, ai E u ­ meni di giungere a Sofia, se non l’azione della diplomazia? Chi, se non l’azione della diplo­ mazia salverebbe domani l ’una o l’altra nazio­ ne se un conflitto greco-serbo fosse per scop­ piare? •

Anche se il vincitore di ieri è lo sconfitto, il perduto di oggi, purché sia viva e legittima una ragione economica per la sua esistenza, la diplomazia non permette che la forza delle armi abbia sola e ultima la parola.

L ’ultima parola spetta sempre, e lo abbiamo veduto in tutte le guerre, a questo potere tra­ dizionale di equilibrio e di giustizia, che, senza eserciti, senza flotte, senza sanzioni e senza codici, decide delle sorti altrui, analogamente spesso alle sorti delle armi, conformemente sempre alle ragioni di prevalenza economico- politica.

Gli Orazii ed i Curiazii valsero una volta

sola nella storia a risparmiare uno spargi­ mento di sangue, anche per quei tempi, troppo grande.

Gii strumenti della diplomazia, col giuoco delle pressioni, delle limitazioni, delle conside­ razioni, dei tergi versamenti, dei trattati, delle delimitazioni, de le partecipazioni, delle ne­ goziazioni ecc. ecc. che possono talvolta sem­ brare artifizi, ma sono invece il prodotto di complicate prudenze e di oculati calcoli, li anno servito certamente a risparmiare, e ben più d’una volta, una larga e disastrosa conflagra­ zione europea, che senza la istituzione del lento, e spesso apparentemente sonnacchioso organo diplomatico, sarebbe indubbiamente scoppiata.

Crediamo che ben pochi possano disconosce­ re la effettiva azione spiegata dalla diploma­ zia, per non ricredersi d’aver gridato al falli­ mento sol perchè non riuscì, e non poteva riu­ scire, ad impedire le odierne guerre balcani­ che. La diplomazia non è la guardiana della pace, ma la guardiana dell’equilibrio degli interessi economici prima, durante e dopo la guerra.

Sarebbe guardiana di pace solo se fosse ar­ mata e se potesse disporre di una forza ar­ mata ed economica superiore a quella della maggioranza delle potenze assieme coalizzate; potrebbe solo allora esercitare il diritto del più forte, anche senza che si ricorresse alla guerra. Ma fino a che sarà dubbio fra le na­ zioni, sul chi potrà, risultare più forte dalla prova di un conflitto armato, la guerra dovrà esistere per dare o non dare la soluzione dovuta alle necessità economiche che la determinano a seconda che le vicende dei campi di batta­ glia, troppo spesso risultato di elementi limi­ tatamente prevedibili, decideranno se in quel momento, o più tardi, se in tutto od in parte le esigenze del bisogno economico debbano essere soddisfatte.

E la diplomazia terrà conto dei risultati e giudicherà e farà quelle limitazioni che ricon­ durranno all’equilibrio dello squilibrio creato dalla guerra.

Le nuove tasse della Francia

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abbiano preso i governi di quegli stati, che sono assillati dal bisogno di far fronte alle nuove spese militari.

E prendiamo oggi a riassumere le modifica­ zioni e le creazioni di imposte che ha studiate il governo francese, riducendole ad una semplice elencazione, che del resto riesce di per se stessa sufficientemente chiara e dimostrativa.

Alcool. La tassa esistente di 220 fr. per etto­

litro sarà aumentata di un decimo addizionale che porterà l’ammontare complessivo della tassa a 242 fr. Il prodotto di questa soprattassa, te­ nendo conto della diminuzione di consumo che potrà derivare, è calcolato in 23 milioni.

Assenzio. Oltre il decimo che verrà a gra­

vare sull’esercizio per quanto contiene di alcool, l’assenzio pagherà in luogo della soprattassa attuale di 50 fr.. una maggiore di 100 fr.

Il prodotto è stimato in IO milioni.

Registro - 1° Apporto personale dei nuovi

sposi nel contratto di matrimonio: la tassa at­ tuale di L. 0.25 sarà portata a fr. 0.50 per cento. Prodotto calcolato: 3.120.000 fr.

2° Effetti di commercio, negoziabili o non negoziabili. La tariffa di bollo di fr. 0.05 è portata a fr. 0.10 per cento. Prodotto 22 milioni.

3° Permessi di caccia. La parte dello Stato sarà alzata da 18 a 20fr'., ciò che eleverà il costo totale del permesso a 30 fr. in luogo di 28. Pro­ dotto: 1 milione.

4° Contratti di assicurazione sulla vita e di rendite vitalizie ; ima tassa annuale ed obbliga­ toria di fr. 1.25 p. c. rappresentante i diritti di registro; prodotto: 4.800.000 fr.

5° Imposta sul reddito dei valori mobiliari portata da 4 a 5 p. c. nelle azioni ed obbliga­ zioni, da 8 a 10 p.c.sui lotti e premi di rimborso

Prodotto: 28 milioni di fr.

6° Diritto di trasmissione sui titoli al por­ tatore alzati da 0.20 a 0.30. Prodotto calcolato:

17 milioni di fr.

7° Valori esteri; bollo del 2 p. c. all’emis­ sione dei titoli stranieri portato a 3 p. c. Pro­ dotto 15 milioni.

8° La tassa principale di diritti di registro, salvo quelli che colpiscono i mutui mobiliari a titolo oneroso e quelli che sono compresi negli altri aumenti sopra elencati, sarà elevata di un decimo addizionale, in modo da portare da 2 decimi e % a 3 decimi e % l’ammontare dei de­ cimi addizionali attualmente percetti. Prodotto calcolato 51.300.000 fr.

Miniere. Una tassa del 20 p. c. sulla parte del

beneficio netto realizzato dai concessionari di miniere di carbone, al di là del beneficio netto di 1.50 per tonnellata. Prodotto: 9 milioni di fr.

Lampade elettriche. Imposta alla fabbricazione

Prodotto: 1 % milioni.

Cinematografie. Una tassa di 0.10 per metro di

film cinematografica. Prodotto: 5 milioni e y2.

Banca d’Algeria. Modificazioni del tasso di

interesse versato dalla Banca d’Algeria per il conto corrente del Tesoro. Prodotto: 780.000 fr.

La seconda parte delle riserve finanziarie ne­ cessarie alla difesa nazionale sarà chiesta ad un prestito che dovrà raggiungere un miliardo al massimo. Dalle dichiarazioni fatte dal Ministro delle Finanze risulta che questo prestito sarà emesso sotto forma di obbligazioni ventennali, al tasso medio della Rendita al momento della emissione.

Le emissioni avranno luogo in due o tre tempi e fra il 1913 ed il 1916. Le obbligazioni saranno rimborsate al valore di emissione, più un abbuono di 3 franchi ogni 100 fr. nominali rappresen­ tanti un anno di interessi. Avverrà così che la prima emissione essendo stata fatta, per esempio a 86 fr. p. c. il rimborso avrà luogo per 89. Se prima dello scadere del termine per il rimborso, il corso della Rendita sarà salito di 3 fr. i porta­ tori delle obbligazioni avranno il diritto di cam­ biare i loro titoli contro Rendita, il che permet­ terà loro di avvantaggiarsi del miglioramento eventuale dei corsi.

Al fine di procurare le risorse necessarie al versamento delle annualità, è progettata, a partire dal 1° gennaio 1915 una imposta « assai leggera, globale e progressiva, basata sulla stima amministrativa, rettificata a volontà del contribuente con una dichiarazione control­ lata ». Tutti i redditi inferiori a 10.000 fr. sfug­ giranno alle imposte; il tasso della contribuzione sarà dell’ l per cento per le frazioni di redditi compresi fra 10 e 50.000 fr. del 2 percento sulla frazione compresa tra 50.001 e 100.000 fr. e del 3 per cento al di là. Degli sgravi saranno ac­ cordati in considerazione dei carichi di famiglia.

I giudi d'azzardo del prof. Tullio M i o

Non si proponga il lettore di assaporare, per il titolo di questo articolo, la narrazione di un qualche piccante fatto di cronaca.

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Stato e serva a rinsanguare le finanze comu­ nali di qualche stazione balnearia.

E un peccato che il divieto imposto dai diritt di proprietà letteraria, del quale il professore Martello dà speciale notizia di volersi valere pel suo profondo studio pubblicato nel « Giornale degli Economisti e rivista di Statistica »,non ci permetta di riprodurre le pagine più salienti di quel complesso di disquisizioni e di affermazioni, che hanno tutta la apparenza di essere il frutto di una indiscutibile convinzione e di una affan­ nosa serietà di ricerca.

Ma vi sono alcuni dei 40 capitoli scritti dal prof. Martello, che non possono stare total­ mente sotto l’egida dei diritti di autore, perchè si ritrovano, forse in uno stile meno dialettale, in tutte le guide, o meglio ancora in alcuni gratuiti opuscoli di reclame che hanno interesse più per le incisioni, che non per le inserzioni a pagamento cui sono destinati.

Ad esempio al 38° capitolo, l’egregio autore, sente la imperiosa necessità di dire il perchè ha scritto gli altri 37 capitoli precedenti ed i due seguenti. Sempre in relazione ai giuochi d’az­ zardo, ma con notizie utili ed istruttive più specialmente per le carovane di ungheresi ed irlandesi, che per gli studiosi del calcolo di pro­ babilità, egli comincia :

38. Il perchè di queste pagine. ,, Queste pagine furono scritte sotto le impressioni che mi colpirono passando la stagione balneare del

1912 al Lido di Venezia.

Lido-Venezia è un’ isola lunga 12 chilometri, larga fra 800 a 300 metri : è una sottilissima striscia di di terra, battuta, da una parte, dalle onde azzurre dell’ Adriatico settentrionale, e dolcemente accarez­ zata, nella parte opposta, dal flusso e riflusso della laguna. A levante la circonda il mare ; a ponente, l’estuario; v is i vede in distanza, a tramontana, la distesa delle Alpi Carniche e Giulie ; a mezzogiorno, il lontano profilo di Chioggia, cielo ed acqua.

L’estuario è una piccola placida regione, incante­ vole ricettacolo d’ isolette verdi, di porti pescherecci, di abitazioni tranquille, di popolazioni sane, robuste, ospitali, pregne ancora di quella educazione oligar­ chica per cui la Serenissim a fiammeggiò di potenza e di gloria ben più di mille anni.

Sull’ isola di Lido prospetta a semicerchio di pa­ lazzi, di ponti, di giardini pensili, d ’ insuperabili bel­ lezze architettoniche, la bella, la sontuosa, la melan­ conica Venezia, la città del mistero, deÙ’amore e dell’arte.

Così situato, Lido è una delizia, un sogno, una idealità : aria saluberrima, satura di sale e di iodio ; acqua pura, che viene dalle limpide fonti del Sile ; sabbia iridescente, che copre la spiaggia liscia come un velluto di seta, su cui stanno allineate in doppia fila duemila capanne balneari graziose, comode, tutte di eguale fattura e disegno. Alla loro sinistra, guar­ dando il mare, sorge la immensa grandiosa palafitta delio Stabilimento dei B agni, che si protende mae­ stosamente sulle onde e che raduna restaurant, caffè, skating-ring, concerto strumentale, esposizione di belle arti, vendita di arazzi, di tappeti persiani, di oggetti turchi, di seterie, di tutto ciò che può tentare il capriccio e il buon gusto; a destra, ì’ E

x-celsior, albergo principésco, di proporzioni colossali, a stile moresco: 500 camere ammobigliate con lusso squisito, opulento, elegantissimo. Nulla in esso manca di quanto possano desiderale i Nabab di ogni paese.

B fra questa linea lucente di mare e di ricchezza e la opposta, che lambisce la laguna, sorge una città nuova, doviziosamente e deliziosamente nuova, for­ mata da ville, da palazzine, da clidlets, da pergolati, da boschetti, da alberghi, e fra le cui strade spa­ ziose, pulite, ridenti, signorili, non si respira pol­ vere, perchè non v ’ è polvere in questo luogo para­ disiaco.

L'E xcelsior avrebbe voluto offrire ai suoi ricchi clienti un Kursaal ed un teatro, e nella Kursaal avrebbe voluto insediare il giuoco d’azzardo. Ma il Governo pose il suo veto assoluto, perentorio. E’ una ingiustizia, è un errore, è un danno.

Una in giustizia, perchè, come abbiamo detto, vi sono in Italia, in gran numero, case da giuoco che non esisterebbero se non potessero violare impune­ mente la legge che le proibisce. L’ autorità le cono­ sce, ma non le tocca, le lascia fare, mostra di non accorgersene. Invece, con uno zelo di sollecitudine, inusitato verso cose di molto maggiore importanza, vigila rigorosamente a che non sorga, in qualsiasi modo lealmente disciplinata, una banca di giuoco

b\V E xcelsior, nel luogo, cioè, dove la guarentigia che nessun abuso possa accadere è assoluta, sia per la dignità personale e l’ interesse stesso dei membri costituenti la Società dei gran d i alberghi, e sia per l’alta classe sociale a cui appartiene la consueta clientela dell’E xcelsior.

Natura lmente il valente professore di economia politica continua lungamente nel tono delle dolo­ rose lamentele, per la mancanza del giuoco al Lido di Venezia dove egli fu impressionato passandovi la stagione balneare del 1912. Noi ci guarderemo bene dal commettere la indiscrezione di ri­ produrre ulteriormente lo scritto di proprietà del prof. Martello; abbiamo soltanto voluto in special modo sottoporre al nostro lettore il motivo evidente pel quale il mite e mori­ gerato prof. Martello si è strenuamente fatto difensore del giuoco d’azzardo. Senza quella franca confessione dell’ autore, senza quel simpatico grido di dolore, non avremmo neppure potuto comprendere nel suo vero significato il titolo del capitolo seguente: Qu a n t o s i a m o,

Q U A L C H E V O L T A , IM B E C IL L I, N O I I T A L IA N I ! che suona un po’ volgare, ma che detto o scritto dal chiarissimo professore dell’Università di Bo­ logna ha dell’abitudinario.

Non vogliamo certo portare la nostra analisi sul lungo e meditato (concepito sulla spiaggia del Lido nel 1912, pubblicato nel luglio 1913) studio del provetto economista, che davvero non ci basterebbe nè competenza, nè autorità, nè economia dello spazio; ma vogliamo spigolare alcune delle più caratteristiche osservazioni, la acutezza delle quali sta a sufficiente testi­ monianza del valore di quelle che dovremo tacere, con grave scapito pei nostri lettori.

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Saggio sugli Effetti dei dazi doganali

zardo. Dopo aver affermato che «la casa di giuoco è un ufficio pubblico, vi si entra, se si vuole : nulla vi si trova di capriccioso, di arbitrario, di losco, di abusivo; tutto invece vi è minuzio­ samente regolato eco. » si leggono le seguenti sentenze*: « la nascita è un giuoco dell’azzardo - la posizione sociale è giuoco dell’azzardo -giuoco d’azzardo è il destino dei delinquenti - giuoco d’azzardo è l’amore - giuoco d ’azzardo il ma­ trimonio - giuoco d’azzardo è la guerra - giuoco d’azzardo è un colpo di Stato - le imprese indu­ striali e il commercio sono giuochi d ’azzardo. Le stesse elezioni pobtiche subiscono la legge dell’azzardo, qualunque ne è il sistema che si vogba loro applicare (qui segue, non sappiamo perchè, una breve poesia che omettiamo) - tanto varrebbe, se vi fossero le categorie degli eleggibili che se ne estraessero a sorte 508. Il nostro Parla­ mento non riuscirebbe peggiore nè migliore di quello che è, che fu, che sarà. » Chiuso con queste ultime parole il capitolo 21 viene naturalmente il 22, che ha per titolo: «i contratti di assicu­ razione e il vitalizio » ed anche qui si ripete che l’assicurazione si basa sul rischio, che il rischio è azzardo e quindi ecco spiegata la assenza contrattuale della assicurazione: « l ’assicuratore scommette che il bastimento non naufragherà, e 1’assicurato scommette che naufragherà - l’as­ sicuratore scommette che rassicurato non mo­ rirà presto, e l’assicurato scommette che morirà appena stipulato il contratto - l’assicuratore scommette che la casa non sarà incendiata, e 1’assicurato scommette che brucierà - l’as­ sicuratore scommette che la grandine non cadrà sul campo dell’assicurato, e 1’assicurato scom­ mette che avrà distrutto dalla grandine tutto il raccolto, e via dicendo a non più finire... »

Più avanti il Martello svolge le stesse mi­ rabili teorie per le tontine alle quali fa se­ guito un capitolo interessantissimo sul «frutto proibito » di Adamo ed Èva.

Due sole obbiezioni avremmo da muovere al­ l’illustre maestro: la prima, perchè non sia in­ cluso nell’elenco dei giuochi d ’azzardo lo scri­ vere articoli muniti di proprietà letteraria in quantochè possono essere egualmente dila­ pidati, come ci siamo permessi di fare, fidando nella sua abituale benevola indulgenza; la se­ conda, se nell’inciso « qualche volta » e nella forma plurale non sia un azzardo il titolo del capitolo che suona gratuitamente: «quanto siamo, qualche volta, imbecilli, noi italiani! » al quale titolo, almeno per la parte che gli tocca, si ribella il sottoscritto.

21. Un esempio evidente di quanto innanzi si ebbe di recente in Italia, in seguito ai dazi elevati, nei vari paesi, contro l’importazione del vino italiano. Questi dazi, mentre produs­ sero uno svilimento della cultura enologica, determinarono poi a poco a poco la industria­ lizzazione sempre più accurata dei prodotti della vite. E si ebbe qualche anno fa un’apposita Mostra - se mal non ricordiamo in Roma - ove si ammirò tutta la estesa utilizzazione mani­ fatturiera dei prodotti della vite: vini di lusso, cognacs, acquavite, aceti, mostarde, uve sec­ che, ecc. ecc.

La industrializzazione di un, paese agricolo certo finisce col disavvantaggiare le condizioni dell’altro paese manifatturiero, tassatore, im­ portatore di prodotti agrari; e il disavvantaggio per quest’ultimo si aggraverà quando, sotto la protezione più o meno alta del dazio imposto, tenterà la produzione della merce colpita e che prima del dazio aveva la convenienza di ritirare dall’estero, perdendo così i benefici del

commercio internazionale.

Tutto sommato, adunque, se la imposizione di un dazio doganale può in un primo momento avvantaggiare una nazione ed una classe di produttori o di consumatori di una nazione, a poco a poco, più o meno lentamente o celer­ mente, secondo la energia degli elementi di­ namici, se non interverranno altri elementi disturbatori, il naturale dinamismo econo­ mico sociale finirà col ricondurre le condizioni della ripartizione della ricchezza prodotta, e quindi dei costi di essa e dei benefici di essa, a quel punto di equilibrio che risulta dal valore economico-sociale dei vari elementi della pro­ duzione della ricchezza sociale, ossia, meglio, ricondurre le condizioni di cui sopra non pre­ cisamente al punto in cui erano prima della imposizione del dazio, ma al punto in cui il nuovo equilibrio si stabilirà alla stregua dei mutamenti frattanto subiti dai varii elementi della produzione, nei loro mutui rapporti di com­ plementarità.

22. B) Sui consumatori all’estero - il tentativo di traslazione sui consumatori esteri non av­ verrebbe diversamente da quello or ora stu­ diato della traslazione sui consumatori conna­ zionali del produttore.

Quindi anche per questa via non mancherebbe la possibilità di traslazione nei limiti però sem­ pre dianzi accennati.

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I prezzi interni ed esteri tenderebbero poi ad equipararsi.

I consumatori esteri colpiti, incisi dal dazio dalla loro stessa nazione imposto, si trovereb­ bero di fronte a questo dazio, come di fronte a qualsiasi altro tributo interno ed il fenomeno di traslazione ohe ne potrebbe derivare, ossia il dinamismo che esso determinerebbe, noi abbiamo già estesamente studiato in altre no­ stre pubblicazioni e segnatamente del nostro libro sui Te o r e m i f o n d a m e n t a l i d e l l a s t a­

t i c a E D E L L A D IN A M IC A F I N A N Z I A R I A . Torino,

Roux e Viarengo, 1904 - per cui qui non fa­

remo che riassumere brevemente.

Questo veramente è il caso più frequente de1 dazi protettori, nei quali l’onore del dazio tende, sempre almeno in un primo momento, ad in­ cidere sui consumatori, i quali poi non solo de­ vono subire più o meno la ripercussione dei dazi che colpiscono la produzione estera e quindi la importazione dall’estero, ma altresì l’aumento di prezzo della produzione interna, a causa del dazio protettore. Ecco perchè, come poco fa dicevamo, questa fattispecie è quella derivante dalla prepotenza di una classe, la quale ottenga a proprio favore la istituzione di un'tributo (di un dazio nel caso nostro) che ricada sulle altre classi.

23. Se ammettiamo che questi consumatori così incisi appartengono alla classe industriale e che quindi il dazio colpisca l’entrata di pro­ dotti agricoli ed avvantaggi perciò la classe degli agricoltori, noi avremo che anche gl’in­ dustriali o tenteranno di ottenere gli stessi van­ taggi, le stesse protezioni, per compensarsi dei vantaggi concessi agli agricoltori, o eleveranno i loro prezzi in ragione della cresciuta capacità economica degli agricoltori, o tenteranno di risparmiare sull’impiego di materie prime, col­ pite dai detti dazi agricoli protettori, o di so­ stituire alle materie colpite altre materie si­ milari .

Più difficile sarà una traslazione dagl’indu­ striali sui loro operai, i quali sarebbero già una prima volta incisi come consumatori di pro­ dotti agricoli, che anzi in tal caso potrebbe accadere che gli operai, per la parte del dazio da cui essi restassero colpiti, tentassero alla loro volta di ripercuoterla sugl’industriali, nel qual caso gl’industriali potrebbero scansare la ripercussione o diminuire gli effetti, diminuendo, possibilmente, il capitale salari, con un mag­ giore impiego di macchine.

Abbiamo detto poco fa che gl’industriali, per compensarsi dei vantaggi concessi agli agricoltori con i dazi .doganali, potrebbero ten­

tare di elevare i prezzi in ragione della cresciuta capacità economica degli agricoltori; però qui va subito aggiunto che il protezionismo agrario in una nazione, facendo diminuire le impor­ tazioni agrarie, tende altresì a far diminuire per la stessa nazione le esportazioni industriali; diminuirebbe così la domanda di queste ul­ time e questo tenderebbe ad impedire la ele­ vazione di prezzi all’interno pei prodotti in­ dustriali. Nel contempo il protezionismo agra­ rio della nazione daziatrice potrebbe portare come contraccolpo o rappresaglia il protezio­ nismo industriale da parte delle nazioni agri­ cole danneggiate nei loro rapporti di scambio con la nazione daziatrice, ciò che aggraverebbe anche più la condizione degli industriali di quest’ultima nazione. In tal caso e condizioni: o l’industrialismo e le classi industriali, sempre della nazione tassatrice, sono piene di vitalità, sono in una fase di dinamismo progressivo, e lotteranno validamente per suscitare reazioni a loro benefìcio, in contrasto con le classi agri­ cole, o saranno in decadenza ed allora subi­ ranno le conseguenze del loro diminuito valore economico-sociale.

Avremo cioè, che nel primo caso gl’industriali lotteranno per la conquista del potere, per ser­ virsene a loro vantaggio e contro gli agricol­ tori, o emigreranno con le loro forze, le loro attitudini, i loro capitali, verso quelle nazioni appunto che avranno inaugurato il protezio­ nismo industriale per rappresaglia contro il protezionismo agrario della nazione daziatrice.

Tutte queste azioni e reazioni tenderanno, evidentemente, ad un novello equilibrio eco­ nomico, sia nell’interno della nazione dazia­ trice, che all’estero, fra le varie nazioni in rap­ porti di scambi con la prima, equilibrio che potrà essere.più o meno lontano sia dai van­ taggi sperati dagli agricoltori con l’attuato protezionismo agrario, sia dai vantaggi sperati dalle altre classi con la loro azione contrastante al protezionismo agrario, ma che indubbia­ mente si stabilirà - detto equilibrio - al punto in cui lo comporterà, frattanto, il rapporto di complementarità dei vari elementi che con­ corrono alla produzione e qumdi alla ripar­ tizione dei beni. Sempre, in conclusione, così come fu dimostrato nell’altro nostro studio: « Protezionismo e dinamica economico-socialei).

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talisti e fra agricoltori ed operai. Il Loria (1), occupandosi particolarmente del dazio sui ce­ reali, fa le éeguenti considerazioni

« Il dazio sul grano nuoce dunque agli operai ed ai capitalisti e giova soltanto ai proprie­ tari di terre. Ma anche questo vantaggio dei proprietari è però assai temporaneo e minore di quanto si crede. Anzitutto il dazio provoca spesse volte una espansione insensata della produzione del grano, la quale trae seco il de­ prezzamento dei cereali, la crisi dei fittavoli, la loro insolvenza e quindi per ultimo è pre­ giudizievole agli stessi proprietari. Il che si scorge stupendamente nell’Inghilterra, all’in- domani della istituzione della scala mobile (1828), ossia'del dazio invariabile in ragioni inversa del prezzo del grano; e la terribile crisi agraria che ne segue e che imperversa nel 1831- 1832, rimbalza sinistramente sui proprietari di terre. Ma v ’ha di più. Il dazio, attenuando il saggio del profitto, rallenta l’accumulazione del capitale e con essa gli aumenti nella richie­ sta di lavoro e nella popolazione.

[Continua) Prof. G. Ca r a n o Co n v i t o.

Le Panche italiane d’ emissione

g iu d ic a t e a l l ’e s te r o

Un recente libro del Sig. Ernest Wilmersdoerf- fer, intitolato « Banques d’emission et papier- monnaie du Royaume d’Italie depuis 1861 », si occupa abbastanza profondamente della posizione dei nostri maggiori istituti banca rii, ed è di vivo compiacimento il constatare come anche all’estero si incominci ad apprezzare con­ venientemente il nostro paese, colla osservazione di un numero sempre maggiore delle sue mani­ festazioni economiche.

Nei cinque capitoli nei quali si divide il lavoro del sig. Willmersdoerffer si nota più che la tendenza all’ottimismo, una ricerca sobria ed obbiettiva delle vicissitudini che hanno cou- comitato coll’evolversi delle nostre banche d’e­ missione.

Dopo aver consacrato alla storia di quelle fino al 1866 il primo capitolo, nel secondo si tratta specialmente del corso forzato, della sua ripercussione sull’economia generale, della legge consorziale del 1874 e dello sviluppo delle banche di emissione durante il tempo in cui detta legge era in vigore. Più avanti, nel 3° 1

(1) A . Lo r i a - I l dazio sui cereali - nel Voi. « Verso la Giustizia Sociale » pag. 347 - 2° Ed. Milano So­ cietà Editrice Libraria 1901.

capitolo l’autore parla lungamente degli sforzi fatti per la abolizione del corso forzoso e della crisi del 1893. Le riforme legislative in materia di stabilimenti di emissione e di circolazione dal 1893 al 1907 formano oggetto della trattazione del 4° capitolo, ed infine nel quinto il Sig. Wil- mersdoerffer considera la organizzazione ed il lavoro delle tre banche di emissione pur mo­ strandosi assai severo nei suoi giudizi, segue tran­ quillamente il filo delle v 'c‘ss:tud;ni economiche e finanziarie d’Italia. Osserva ohe la Banca d’I ­ talia è la vera Banca di Emissione centrale del­ l’Italia, e ritiene che essa, al termine della guerra per la conquista della Libia, si possa compieta- mente consacrare al consolidamento ed allo sviluppo della vita economica interna, essendo ricca di numerario metallico, e potendo real­ mente esercitare una influenza determinante sul mercato delle borse. Continuando nell’at­ tuale metodo e grazie alle eccellenti qualità del paese e del popolo italiano, del progresso agricolo ed industriale, la specializzazione nel campo ban­ cario si perfezionerà, dice l’autore o la Banca- d’Italia verrà facilmente ad occupare uno dei posti più importanti e più influenti fra gli isti­ tuti di emissione europei. E ci è grato constatare che in tal modo il sig. Wilmersdoerffer non ha mancato di riconoscere il merito che deriva al nostro maggiore istituto bancario, dalla ocu­ lata direttiva e dalla rara competenza di chi vi è preposto.

prossime modificazioni

alla legge per gli infortuni sul lavoro

In seguito al primo Congresso nazionale de­ gù industriali e degù Istituti esercenti l’assi­ curazione infortuni, riunitosi a Roma nell’ot­ tobre 1912, venne nominata una Commissione ool preciso incarico di studiare le modificazioni alla legge sugli infortuni attuale, e al relativo regolamento.

La Commissione sta in questi giorni, svolgendo alacremente i propri lavori.

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più da certi avvocati senza scrupoli, profes­ sionisti dell’infortunio, esagerano, o provocano, o simulano sinistri con lo scopo di percepirne la indennità, e, diminuita questa del lauto compenso al complice patrocinatore, sperpe­ rarla in un batter di occhio, per poi tornare da capo alla prima occasione propizia.

Se ciò è dannoso all’assicuratore, sia la Cassa Nazionale, sia un Sindacato d ’industriali o altro Istituto, si risolvè anche in danno grave per l’imprenditore, che, grazie a tali sistemi, deve pagar premi più alti e per l’operaio onesto, poiché lo assuntore, nel determinare il salario, non può non tener conto anche dell’onere d’as­ sicurazione.

Se la legge sugli infortuni fosse applicata senza corruzione, primi a giovarsene sarebbero gli operai che vedrebbero perfezionarsi e salire le indennità. Porse, si troverebbero già ora a tal punto da scorgere prossima l’adozione del pagamento in rendita anzi che in capitale, se­ condo il sistema germanico, o svizzero, o danese. Ma lasciamo cotesta questione che, allo stato attuale delle cose appunto è prematura, e veniamo alle modificazioni ottenibili subito, pur che si voglia e si sappia volere.

Si chiedono, dunque, anzi tutto, norme atte a limitare l’intervento di professionisti, specie legali, nelle questioni fra operai ed istituti as­ sicuratori. A ciò gioverebbe rendere obbliga­ torio l’arbitrato - previsto dall’articolo 115 del regolamento in vigore - quando una delle parti lo richieda. Il giudizio arbitrale sarebbe de­ ferito ad un solo medico con facoltà alle parti di farsi assistere rispettivamente da un medico fiduciario durante lo svolgersi delle operazioni arbitrali. L ’arbitro sarebbe nominato d’accordo fra le parti, o, in difetto, dal presidente del Tribunale competente.

Da alcuni si vorrebbe, poi, che in relazione a quanto stabilisce l’art. 3 per la responsabilità degù industriali, dei capi od esercenti imprese, industrie e costruzioni, la legge assegni una re­ sponsabilità all’operaio per il caso in cui l’in- fortunio sia causato da negligenza o colpa sua, o per la mancanza d ’uso dei mezzi di protezione e difesa contro gli infortuni che l’ industriale mette a disposizione dell’operaio.

Su questo punto, però, c ’è qualche riserva da fare. Se in tal caso si accetti una responsabi­ lità per l’operaio, questa deve essere di assai minore entità che non quella sancita per l’im­ prenditore. Il perchè della differenza è intuitivo. Non esitiamo ad affermare che in materia d’in­ fortuni lo operaio a confronto dell’imprenditore dev’essere favorito.

Crediamo, invece, che unanime consenso debba accogliere la proposta di stabilire nella legge, delle penalità a carico dell’operaio infortunato che con provata simulazione o artifizio riesca a fingere un infortunio non esistente od aggra­

vare le conseguenze di un infortunio reale. In omaggio agli stessi criteri, sembra giusto ottenere una pratica osservanza dell’articolo 13 della legge odierna, anche da parte dell’ope­ raio. L ’art. 13 - e si riferisce tanto all’operaio che agli industriali e agli Istituti di Assicurazione - dice che nel termine di due anni dal giorno del l’infortunio l’operaio e gli istituti di assicurazione avranno facoltà di chiedere la revisione del­ l’indennità, qualora sia provato erroneo il primo giudizio o quando nelle condizioni fisiche del­ l’operaio siano intervenute modificazioni deri­ vanti dall’infortunio.

Ma, per il meccanismo della legge, specie dell’art. 15 in pratica, il diritto bilaterale sopra accennato non può avere effetto utile nei con­ fronti degli Istituti assicuratori, se non quando l’indennizzo liquidato è superiore al 50 per cento dell’indennità che si corrisponderebbe per inva­ lidità permanente assoluta.

Questa ed oltre evidenti inferiorità di condi­ zioni degli Istituti assicuratori, devono scom­ parire nella legge nuova che si attende.

Il francobollo Internazionale

Se ne è parlato più volte, e parecchie riviste estere discussero a lungo della possibilità e dell’utilità di adottarlo. Ma esso richiede ac­ cordi internazionali e conferenze di delegati degli Stati interessati; ora si sa che tutto ciò non costituisce « una pratica » delle più facili; d’altra parte se l’accordo non raccoglie il più gran numero di aderenti, l’innovazione non potrebbe dare quei risultati che sollecitano i fautori del francobollo internazionale.

Al punto in cui siamo ora, c ’è da credere che la questione sia già matura ed ha raccolto il voto favorevole dei più competenti in materia.

Il Bund di Berna pubblicò, in, questi giorni, alcuni articoli che esaminano il francobollo intemazionale principalmente sotto il punto di vista pratico, quello cioè di agevolare il servi­ zio postale, e di rispondere alle odierne neces- • sita di rapidi e intensi rapporti mondiali.

Il francobollo unico, scrive Thes Schimd, di costo minimo, faciliterà ancora maggiormente il contatto fra i popoli e ne moltiplicherà le relazioni. Inoltre sarà preludio dell’introdu­ zione della banconota e della moneta unica con corso internazionale. «Utopia? E che non fu utopia nella storia dell’umanità? L ’utopia è ideale e l’ideale fu sempre la, ruota motrice che spinse alle grandi opere che la storia uni­ versale registra ».

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indi-nazioni che reca sull’affrancatura delle lettere in servizio internazionale.

Il regime introdotto nel 1878 della lettera a 25 centesimi, è fortemente scosso. Grazie a con­ venzioni postali particolari, le relazioni epi­ stolari fra gli Stati d ’Europa (ad eccezione della Svizzera, della Grecia e della Turchia) e d’A­ merica sono grandemente- facilitate. La tassa postale è ovunque inferiore a quella stabilita nel 1878.

La convenzione conclusa il 1° gennaio 1909 fra la Germania e gli Stati Uniti d ’America fissa la tassa-lettere fra i due paesi a 10 Pfen­ nig per 20 grammi di peso. E ’ noto che fra. la Germania e l’Austria esiste un'unione postale separata, nonostante che ambedue le nazioni facciano parte dell’Unione internazionale. .La tassa lettere Austria-Germaima è di 10 cente­ simi e quella Germania-Austria di due cente­ simi in più. Questa differenza è intieramente, a danno della Germania. Che fanno le case di commercio tedesche che hanno da spedire ai propri connazionali gran numero di lettere (re­ clame, listini, annunci generali, eco’.)? Le af­ francano in Austria: essi guadagnano la diffe­ renza di due centesimi, la propria nazione vi perde il tutto, chè l’affrancazione resta per intiero alla vicina. E’ vero che questi negozianti non dimostrano un patriottismo molto accen­ tuato: ma danaro e patria sono sovente termini antitetici. Il Montenegro gode per il traffico coll’Austria la tassa-lettera di 10 centesimi. Lo scambio della corrispondenza tra la Francia e lTnghilterra è fatto in base ad una tassa di 15 centesimi per ogni lettera e 20 grammi di peso. L ’Unione postale chinese, con 1214 milioni d ’a­ nime di popolazione, ha già la tassa di 10 cen­ tesimi, cioè la tassa ideale, a cui appunto ten­ dono i fautori del francobollo unico.

Il 2 febbraio 1911 è stata fondata a Monte - video l’Unione sud-americana. Vi aderirono 10 Stati, con una popolazione totale d,i 45 mi­ lioni di abitanti. Venne stabilita una tassa-let­ tera, entro l’Unione, di 20 centesimi per ogni lettera e per 20 grammi di peso. LTnghilterra accorda a tutte le sue colonie e domini: Canadà, Australia, Repubblica sud.-s fricana, il Perniy- porto (tassa-lettere di 10 centesimi)- Ne con­ segue che lTnghilterra corrisponde con 491 mi­ lioni di persone alla tassa postale ridotta di 10 centesimi, la Germania con 210 milioni, la Rus­ sia con 151 milioni, la Francia con 37 milioni, là Serbia con 56 milioni, il Montenegro con 50 milioni, il Lussemburgo con 71. Per contro la Svizzera non accorda una tassa-lettere inferiore a 25 centesimi che ai propri abitanti per cor­ rispondere fra loro in patria; altrettanto fanno la Grecia e la Turchia.

E’ il trionfo del Penny-porto internazionale. Il prossimo Congresso postale internazionale che sarà tenuto nel 1914 a Madrid dovrà ri­ vedere la « carta » fondamentale dell’Unione e conformare la tassa di porto delle lettere ai bisogni della società moderna. Dopo che sin­ goli Stati trovarono opportuno di intendersi fra loro per la realizzazione di un sentito pro­ gresso, più nulla può impedire che l’esempio sia seguito universalmente e che il francobollo da 10 centesimi venga introdotto per le corrispon­

denze con non importa qual nazione. Ammesso questo principio fondamentale, non sarà diffi­ cile adottare anche quello formale, cioè di e- mettere un solo ed unico francobollo.

Anche nelle formalità da riempirsi per il francobollo unico non si può vedere un, osta­ colo insormontabile. La questione è già risolta col tagliando per la risposta, introdotto in que­ sti ultimi anni e tanto apprezzato nel mondo degli affari. Questo tagliando, deciso nel Con­ gresso postale universale di Roma, del 1906, non costituisce che una mezza misura, un ri­ medio urgente. Il francobollo unico lo sosti­ tuirà in tutto e per tutto. Il tagliando per la risposta rappresenta in qualche modo già ora una specie di banconota internazionale, di mo­ neta universale convenzionale. Nel 1910 si tro­ vava introdotto in più di 70 Stati ohe fanno capo all’Unione postale. E ’ noto il procedi­ mento seguito con questi tagliandi. Si includono nelle lettere in luogo dei francobolli per la ri­ sposta utilizzati in servizio entro la nazione. Il destinatario li presenta all’ufficio postale della propria località e riceve in compenso al­ trettanti francobolli usuali da 25 centesimi, oppure in danaro il valore corrispondente. La liquidazione delle partite al riguardo fra le singole amministrazioni postali è effettuato dall’Ufficio internazionale delle poste a Berna.

Se nel Congresso internazionale la questione del francobollo unico verrà portata agli stu­ di dei Delegati, essa li troverà meglio disposti a prenderla in considerazione e a risolverla. Ormai se ne conoscono tutti gli aspetti, le diffi­ coltà che potrebbero opporsi, ma l’esperienza che si è fatta in questi ultimi anni colla circo­ lazione del tagliando postale, non dovrà non sollecitare una deliberazione favorevole.

Ad ogni modo, è da augurarsi-e questo preme ai più - che una riduzione della fran­ catura sia votata, e possa presto venir attuata con grande vantaggio delle relazioni interna­ zionali e dell’incremento dei traffici.

Sulla «portanza commerciale e giuridica

dei marchi di fabbrica

Su questa interessantissim a questione, la F e­ d erazione industriale di Monza ha pubblicato un utile avvertim ento ai commercianti italiani.

Costoro attribuiscono in generale troppo poca importanza alla registrazione dei loro marchi, che considerano erroneamente come un onere fiscale da subire solo in caso di assolu ta neces­ sità. Sarebbe invece nell’ interesse di tutti quelli che non vogliono pregiudicare irreparabilmente il futuro sviluppo dei loro traffici di studiare accuratamente questo problema a cui è stretta- mente legato il commercio dei Paesi di espor­ tazione.

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contrario quasi dappertutto le legislazioni sui marchi consacrano il principio opposto in base al quale la proprietà assoluta di un marchio è esclusivamente determinata dalla registrazione che se ne eseguisce secondo le leggi del Paese.

Ognuno sa che ormai l’ etichetta o la denomi­ nazione colla quale è conosciuto un prodotto decidono della sua vendita e quindi il padrone dell’ etichetta è in realtà il padrone del mercato. Non è dunque da stupirsi che nei Paesi dove la proprietà di un marchio spetta a chi ne chiede per primo la registrazione si ripetano gli abusi tante volte lamentati e contro i quali tulle le autorità diplomatiche commerciali hanno insi­ stentemente richiamato l’ attenzione dei commer­ cianti nazionali, ma sempre con scarso risultalo. Questi abusi consistono nella registrazione da parte di un Tizio qualunque (che in alcuni casi è però lo stesso rappresentante) di un mar­ chio già favorevolmente noto su! mercato e nel dilemma che questo tale proporrà al momento opportuno al fabbricante: di ricomprare il mar chio che ha sempre usato e che vuole e deve continuare ad usare o di vedersi sequestrata tutta la merce ed inibita l’ importazione dei suoi prodotti con quei marchio.

Vi fu un tempo in cui simili incidenti, vera­ mente non rari, si verificavano soltanto al Giap­ pone ed all’ Argentina e molte importantissime Case italiane hanno fatto la dolorosa esperienza. Perfino il suo nome un noto fabbricante italiano trovò registrato da altri nell’ Argentina e quando pensò di proteggervi il marchio della sua Casa non vi fu modo di far radiare la registrazione abusiva perchè i Tribunali argentini hanno ri­ petutamente deciso e, attenendosi al testo della legge, continuano a decidere che la proprietà di un marchio si acquista solo colla registrazione e si stupiscono delle lagnanze degli stranieri ai quali sarebbe altrettanto facile invocare la protezione della legge.

Ora, oltreché all'Argentina, ove l’ inconve­ niente si verifica in proporzioni sempre mag­ giori, si presentano già dei casi analoghi in altri Paesi dell’ America latina, all’ Uraguay, al Chili e perfino in Germania. Non si deve dunque più pensare soltanto all’ Argentina, quando si teme l’ usurpazione del proprio marchio, ma a tutti i paesi dove la legislazione è analoga a quella argentina, poiché prima o poi questa specula­ zione metterà radici ovunque esistano degli uo­ mini scaltri o senza scrupoli. E gli Stati dove la legge attribuisce l’assoluta proprietà del mar­ chio a chi lo deposita pel primo, sia o non sia il proprietario che noi usiamo chiamare « legit­ timo », sono numerosi e precisamente i se­ guenti :

Argentina, Bolivia, Chili, Costa-Rica, Guate­ mala, Paraguay, Uraguay, Venezuela, Giappone, Serbia, Svezia, Norvegia, Russia e Bulgaria, nei quali due ultimi Stati, è però concesso, a chi abbia usato in precedenza lo stesso marchio, di contestare la registrazione, ma ciò sol­ tanto entro un breve periodo di tempo, dopo di che la registrazione produce tutti i suoi effetti.

Perciò un commerciante che, seguendo l’ abi­ tudine generale, non si curi di proteggere il suo marchio, sacrifica la possibilità di intraprendere una vera e propria esportazione, poiché prima

o poi in ciascuno dei paesi indicati si troverà chi pensa a procurarsi con la registrazione del marchio stesso, un mezzo molto semplice per escludere un concorrente o, quanto meno, per imporgli i suoi servigi.

Si tratta di una questione molto grave per chi ha avuto la disgrazia di arrivare troppo tardi, ma che è facilmente risoluta quando il le­ gittimo proprietario sia ancora in tempo a met­ tere a suo profitto le disposizioni sancite dalle leggi e faccia registrare il suo marchio, tanto più che le spese a cui va incontro non solo non possono lontanamente paragonarsi ai danni in­ calcolabili di una usurpazione, ma non rag giungono l’ importo di una giornata di reclam e.

E si noti che la rècla m e, per la quale nes­ suno pensa a lesinare, diventa un’ operazione aleatoria se non si è prima certi del nome o dell’ etichetta alla quale si dà tanta diffusione con la pubblicità.

R

iv is t a

B

idlioqrafica

Fr i t z Gt t l i c h - Geschichte und Theorie des Kapi­

talismus. — Duncker und Humblot, München

und Leipzig, 1913.

L ’Autore scrive la storia del capitalismo non limitandola all’epoca moderna, ma estendendola alla grande epoca antica, babilonese, egizia, greca, romana.

« Il capitalismo del Medio Evo — afferma infatti l’Autore - è da ritenere non già come il principio, ma come un ulteriore gradino di quello sviluppo economico che ha avuto i suoi inizi con l’inizio della storia della prima antichità ».

Il libro oltre i fatti, espone teorie che ai fatti servono di commento, e volentieri si legge sino alla fine, poiché se la storia politica è in misura considerevole una concatenazione e fusione di biografie, la storia economica è sempre la inda­ gine delle condizioni collettive. Quella svela la superficie ora tranquilla ora burrascosa del mare, questa ne rivela i commovimenti profondi.

A. M. Prof. F. Sa v o r g n a n. —- L a distribu zion e dei red ­

d iti nelle p rov in cie e nelle g ra n d i città d el- l’ A u stria . — Pubblicazioni del Museo Com­ merciale di Trieste. Trieste, 1912, pag. 52. Esaminato l’ indice di distribuzione del Pareto e di concentrazione del Gini, l ’ Autore applica quest’ ultimo ai redditi delle provincie e delle grandi città dell’ Austria, osservando le varia­ zioni che essi presentano e come la concentra­ zione si verifichi nelle provincie industriali.

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Ti p. della Camera dei De p u t a t i. L egge c o ­ m unale e p rov in cia le illu stra ta nelle nuove d i­ sposizioni elettorali. Roma 1913, pag. 190. L. 1,50.

È una ottima iniziativa quella presa dal si­ gnor Carlo Colombo della tipografia della Ca­ mera dei Deputati nel pubblicare, appena appro­ vate dai due rami del Parlamento, come egli promette, le leggi principali, non solo nella loro forma schematica, ma anche corredate dai chia­ rimenti contenuti nei lavori preparatori, rela­ zione ministeriale e parlamentare e nelle discus­ sioni, in cui si trovano non rare volte spiega­ zioni che assumono vero e propiio carattere di di interpretazioni autentiche. Se tutti i volumi di questa serie di Manuali pratici legislativi sa­ ranno redatti come il primo testé inviatoci, e che racchiude la Legge comunale e provinciale, il­ lustrata nelle nuove disposizioni elettorali, cor­ redata del Testo completo della legge, il suc­ cesso non sarà per mancare, in vista anche della mitezza del prezzo. Raccomandiamo soltanto all’ Editore, che i manuali siano forniti di un indice alfabetico analitico il più possibile com ­ pleto; è assolutam ele indispensabile per ren­ dere i manuali veramente pratici e servibili.

J.

Federazione internazionale delle mutue

Le Società di mutualità indipendenti di Eu­ ropa e d’America hanno deciso in un Congresso tenuto a Gand in occasione della Esposizione universale di costituire una federazione inter­ nazionale amministrata da una Commissione esecutiva composta di un delegato per ogni 100.000 membri.

I delegati di tutte le nazioni hanno tenuto una riunione al palazzo della mutualità e, dopo aver preso cognizione delle deliberazioni delle varie Società, è stata costituita la Commissione esecutiva. La Commissione esecutiva ha nomi­ nato all’unanimità Jules Cels deputato presi­ dente della Federazione internazionale. Essa ha stabilito la creazione di una Rivista inter­ nazionale della mutualità indipendente che si pubblicherà a Parigi. La sede della Federazione intemazionale sarà a Parigi al palazzo della mutualità.

Le cooperative operaie fiorentine

e l’ordinamento della Banca del Lavoro

In una importante riunione convocata a Fi­ renze per discutere intorno alPordinamento della Banca del Lavoro, presenti i delegati di tutte

le cooperative operaie fiorentine, venne appro­ vato questo ordine del giorno :

« I rappresentanti dello Cooperative di produ­ zione e lavoro, di consumo, edificatrici ed agri­ cole di Firenze e provincia, convocati dalla Ca­ mera del Lavoro e dal Consorzio Toscano delle Cooperative di consumo, riuniti il 29 giugno 1913 in Firenze; mentre non rinunziano alla Banca del Lavoro di Stato, secondo il disegno di legge Luzzatti già posto all’ ordine del giorno della Camera dei deputati ;

protestano vivamente per la esclusione di una sufficiente rappresentanza della Cooperazione Italiana nel consiglio di amministrazione del nuovo Istituto di credito per la cooperazlone ;

domandano che nella formazione dei Consi­ gli di reggenza, e precipuamente nelle commis­ sioni di sconto, siano in modo assoluto esclusi coloro che abbiano in qualsiasi guisa interessi contrari alia Cooperazione e che sia dato con­ gruo numero di posti ai rappresentanti diretti delle Cooperative ;

che il nuovo Istituto funzioni sollecitamente per ovviare il danno gravissimo derivante dalla limitazione del credito, praticato fino ad ogg i;

che in Firenze, ove già esiste una filiale del­ l’ Istituto di credito di Milano, sia istituita una sede locale e che nel frattempo la succursale di Firenze dell’ Istituto di credito delle Coope­ rative che, si dice, dovrà fondersi col nuovo istituto non limiti le operazioni con le coope­ rative ;

intanto, mentre deliberano di comunicare il presente ordine del giorno alla Lega delle Coo perative, con invito ad intensificare la iniziata agitazione ;

nominano una commissione di cinque mem­ bri perchè esplichino, insieme coi deputati lo­ cali, nel senso suesposto le opportune pratiche presso le autorità locali e presso il Governo ».

Il movimento del porto dell’ Havre

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NOTIZIE FINANZIARIE

Il ^ risparmio in Italia attraverso una relazione ufficiale. — L'Italia Settentrionale comprendo 36 Casse di Risparmio, di cui 15 appartengono al Pie­ monte, 3 alla Lombardia, 1 alla Liguria e 14 al Ve neto.

L Italia Centrale ne conta 122, di cui 32 nell’Emilia, 14 in Toscana, 48 nelle Marche, 10 nell’ Umbria e l i nel Lazio.

L’ Italia Meridionale ne ha 25, di cui 10 negli Ab- bruzzi e Molise, 4 nella Campania, 7 nelle Puglie, e nella Basilicata, e 1 nella Calabria. La Sicilia ne possiede 3.

L’ incremento dei depositi presso le Casse ha se­ guito un vero cammino ascendente Presso le Casse di Risparmio ordinarie i depositi delle varie cate­ gorie, da milioni 6.3 nel 1830, sono saliti a milioni 21.4 nel 1840; 42.5 nel 1850; 157.7 nel 1860; 347.7 nel 1870; 686 nel 18 8 0 ; 1186.7 nel 1890; 1504.9 nel 1900 e 2479.8 nel 1910.

Presso le Casse di Risparmio postali i depositi a risparmio da milioni 2.3 nel 1870, anno in cui le Casse furono istituite, sono saliti a milioni 46.3 nel 1880; 310.5 nel 1800; 682.1 i el 1900 e 1773 6 nel 1910.

Complessivamente alla fine dei 1910 i depositi rac­ colti presso le Casse di Risparmio ordinarie e postali ammontavano a milioni 4253.4.

I depositi a risparmio costituiscono la categoria più copiosa ed importante ; i depositi in conto cor­ rente e quelli su buoni fruttiferi hanno scarso svi­ luppo.

I depositi a risparmio nel 1911 presentano un au­ mento di L 64.508,617.82; nel 1910 invece l’aumento era stato di L. 91,896,942 e nel 1900 di L. 139,857,720.

A rendere il più possibile completo il quadro del risparmio nazionale, è bene dire anche dei depositi esistenti presso i Monti di Pietà.

I Monti di Pietà che presentemente sono dai loro statuti autorizzati a ricevere depositi, ammontano ad una sessantina circa; di questi al 31 dicembre 1912 solo 19 li ricevevano effettivamente, e tra essi 9 hanno cominciato a raccoglierli nel 1912.

I Monti di Pietà ricevono depositi a risparmio e in conto corrente : i depositi a risparmio al 31 di­ cembre 1911 ammontavano a L. 110,645,511,233 e quelli in conto corrente a L. 33,432,105.28 Durante il 1912 si è verificato un sensibile aumento dei primi, che sono’ saliti a L 115 milioni 775,170.88; al 31 dicembre 1912 è avvenuta una diminuzione dei se condi discesi al 31 dicembre 1912 a L. 32,111,198.78. Nella somma complessiva dei depositi si è verifi­ cato, durante il 1912, un lieve aumento di lire due milioni 808,759.65.

II primo cinquantenario della Cassa dei depositi e prestiti. — Spigolando alcune cifre che sono indice eloquente del grande sviluppo raggiunto dalla Cassa Depositi e Prestiti, e più ancora dei larghi benefici da essa portati all’ economia nazionale, per effetto degli aiuti concessi agli Enti locali : comuni, provin­ ole, consorzi ecc. si ha che i depositi fatti presso la Cassa risultavano al 31 dicembre 1912 in N. 229,694 per L. 204,131,665,65. Quelli ricevuti lungo tutto il cinquantennio 1863-1912 furono N. 857,824 per Li­ re 2,350,013,268.95; quelli restituiti : N. 628,130 per L. 2,145,881,603 30.

Col capitale dei depositi e con altri fondi di en­ trata vennero concessi dei prestiti, e di questi al 31 dicembre 1912 erano ancora vigenti N. 9079 per Li­ re 781,643,518 93. Negli anni dal 1883 a tutto il 1912 i mutui furono; N. 14,955 per L. 1,449.650,652.54 quelli concessi. N. 5.876 per L. 718,007,133,61 quelli restituiti.

La distinzione che vien fatta dei prestiti secondo gli Enti cui furono concessi e secondo gli scopi cui vennero destinali, mentre che dal 1863 al 1912

ri-sultarono conceduti : N. 13.809 mutui a Comuni per L. 1,120,314,534.35. N. 281 mutui a Provincie per L. 185,292,221 36. N. 71 mutui a Consorzi per Li­ re 73,504.035.83.

Gli enti ora detti riguardano : P Italia settentrio­ nale per L. 396,829,308.55. L’ Italia centrale per Li­ re 481,368,730.23. L’ Italia meridionale per Lire 392,183,218.67. L’ Italia insulare per L. 108,729,534 09.

Le somme mutuate vennero destinate: alla co­ struzione di strade comunali obbligatorie per Lire 55,474,876,42, ad opere di bonifica per L. 33,521,435,97, ad opere d’igiene per L. 164,727,804,37, ad edifici sco­ lastici per L. 118,973,924,51, ad opere pubbliche va­ rie 414,029,958,88, al riscatto di antichi debiti one­ rosi per L. 592,382,792,89.

Altre operazioni della Cassa di prestiti furono ad esempio gli investimenti dei propri fondi disponibili in titoli di Stato, i quali rappresentavano al 31 d i­ cembre 1912 il capitale di L. |,315,301,722,98 ; — dette anticipazioni di somme al Tesoro o ad altre Amministrazioni dello Stato per L. 216,188.868,57; — del movimento dei fondi delle gestioni annesse r i ­ sultato nel 1912 in L. 2,381,9C9,239,09 ; — dei vari conti correnti : uno attivo col Tesoro per Lire 72,791,564.76, gli altri passivi con quasi tutte le am­ ministrazioni dello Stato per L. 26,740,891,93; ecc. ccc. L’esame delle tre più importanti gestioni annesse che sono: le Casse postali di risparm io (per la parte finanziaria); la Sezione autonoma dì credito conni naie e provinciale ; e g li Istituti di previdenza (que- st’ultimi elevati poi a Direzione Generale), mette in luce i saggi percentuali di rendimento dei vari capi tali amministrati dalla Cassa depositi.

Per non parlare che del 1912, l’entrata delia Cassa fu di Lire 79,774,569,88 che , diminuita di Lire 69.660,666,45 per il frutto dovuto ai capitali delle Casse postali e di altre spese proprie della Cassa stessa, dà l’ utile netto di L. 3,970,760,68. Esso venne ripartito per un decimo al Fondo di Riserva, per un altro decimo alla Cassa di colonizzazione dell’ Agro Romano e per la somma residua, e cioè per Li­ re 3,176,604,54 al Tesoro dello Stato.

Banco di Napoli. — II Banco di Napoli inseguito agli eccellenti risultati dati dalla creazione delle a- genzie di Sala, ha disposto perchè ne sia aperta una anche a Valle della Lucania.

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