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Patrimonio e reddito di alcune nazioni civili

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Dott. IACOPO TIVARONI

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PATRIMONIO E REDDITO

ALCUNE NAZIONI CIVILI

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PROPRIETÀ LETTERARIA

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PREFAZIONE

Penso che ai giovani non convenga infervorarsi nella disputa di mal digerite dottrine, una grande parte delle quali non par matura neppur nella mente e nei libri degli economisti più valorosi, ma che debbano rivolgere le loro cure alla ricerca diligente dei fatti, base fondamentale e seria di qualsiasi dottrina economica.

E la ricerca dei fatti, per quanto largamente svoltasi specialmente nell'ultimo trentennio, non è ancora così ricca da dispensare da altre r i c e r c h e ; essa richiede anzi, quanto più le indagini si accumulano, l'esame tanto più attento di chiunque voglia formarsi una cosciente opinione nelle questioni sociali.

Si può dire veramente, nel considerare le acute apo-logie e le formidabili critiche al presente ordinamento sociale, che la deficienza dei rilievi e delle osservazioni riguardanti molte circostanze della pubblica economia, ap-pare evidente, ad eccezione forse dei salari, il cui studio offre una copiosa letteratura, frutto di ricerche indefesse e diligenti.

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Ma pure le conclusioni che scaturiscono trionfanti da una serie di fatti, con imparzialità e discernimento rac-colti, sono cosi importanti da offrire allo spirito l'aspetto di un elevato ideale, nessun ideale riuscendo ad un lavora-tore più alto delle conclusioni solide dedotte da una serie di fatti, sui quali sia possibile elevare l'edificio della verità, al che mirano tutti coloro che consacrano la propria vita allo studio delle questioni economiche.

Ora nelle mie modeste escursioni nel vasto campo del-l'economia e della scienza delle finanze, ho notato che una importante risultanza, quella del patrimonio e del reddito privato di ogni Nazione, che può dar luogo a tante conse-guenze, meritava nuove indagini, e offriva ancora, sebbene considerata da valenti e competenti economisti, per le sue molteplici incertezze, larghissimo margine all'attività dei volonterosi, tanto incompleti, incerti e discutibili sono i dati finora vagliati, e ricchi di obiezioni si presentano i metodi finora escogitati.

Esporre al lume di prudenza e temperanza questo ricco materiale, accrescere le notizie offerte dai maestri, mi parve potesse divenire utile.

Questa ricerca deve offrire all'uomo di governo la base razionale e solida della imposta e all'economista il conto del reddito di ogni classe di persone.

Che se riuscirà forse sempre impossibile di dare alla ricerca fondamento preciso e matematico, pare invece che la verifica diligentemente avvertita di ogni categoria del conto, costituirà un nuovo elemento di quella approssima-zione al vero, che basterà allo statista, al finanziere, al-l'economista per dedurre le opportune conseguenze.

Uno Stato ha un reddito di tre miliardi nell'agricol-tura, di tre miliardi nell'industria, di tre miliardi nel commercio e nelle professioni; quando si conosce cosi con sufficiente sicurezza il reddito, si ha ¡1 modo di distribuire equamente l'imposta.

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positivo per incoraggiare, favorire o frenare piuttosto una qualità di reddito che un'altra.

Mille conseguenze giovevoli possono trarsi da una in-dagine coscienziosa delle reali condizioni di un paese. E poiché lo studio offre ancora lacune, incertezze e conte-stazioni infinite, pare a me che un giovane, senza nessuna pretesa di risolvere definitivamente un problema così irto <3i difficoltà, ben faccia a consacrarvisi, per far conoscere, diffondere, propagare, vagliare, raccogliere i dati ignoti, confrontarli coi noti, accrescere, accumulare dati di fatto fedeli, precisi, numerosi il più possibile, i quali offrano a suo tempo fondamento ad una sintesi dedotta dall'analisi, provata e riprovata.

Dunque non è opera vana soltanto il riassumere le ri-cerche finora eseguite, il discuterle, eventualmente criti-carle, l'aggiungere ogni particolare che possa servire allo scopo, tanto più se si deve ritenere che le notizie finora conosciute sono insufficienti a dar peso e valore ad una conclusione inattaccabile.

JACOPO TIVARONI.

Padova, aprile 1901.

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• 11 ;;

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-Il concetto di patrimonio e di reddito nazionale

ed il metodo della ricerca

È necessario anzitutto di premettere a questo lavoro,, nel quale si tratta continuamente di patrimonio e di red-dito nazionale, un'esatta determinazione di tali parole, tanto più che sono molte e diverse le definizioni che ne hanno dato i diversi scrittori.

A tutti i concetti degli studiosi in questo campo io pre-ferisco quelli del compianto e grande Roscher per la loro esattezza, chiarezza e brevità e li completo con quelli del mio valoroso maestro, l'on. prof. Giulio Alessio.

Patrimonio (Vermögen) è dunque la somma di tutti i beni economici che si trovano in proprietà di una persona fisica e giuridica (reale o ideale), dopoché si sono sot-tratti i suoi debiti ed aggiunti i suoi crediti (1).

Il patrimonio nazionale (Volksvermögen) si può quindi definire come la somma di tutti i beni economici che si-trovano nel territorio di una Nazione o ne formano parte,, dopoché si siano sottratti i debiti ed aggiunti i crediti di questa stessa,Nazione. Per cui si può affermare che il patri-monio nazionale, così definito, è precisamente uguale alla somma dei patrimoni privati (aumentata della somma del beni economici pubblici), perchè quegli elementi di patri-monio, che rappresentano crediti di cittadini verso altri

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cittadini vengono neutralizzati da altrettanti debiti, se con-siderati nell'ambiente nazionale; e rispettivamente il pa-trimonio mondiale o sociale è eguale alla somma dei patrimoni delle singole Nazioni.

Il reddito lordo di un'economia è la somma dei beni prodotti, dopo un determinato ciclo di produzione, per esempio dopo un anno, da quella stessa economia (].) ; per cui il reddito lordo nazionale si può definire la somma dei prodotti ottenuta dopo un determinato ciclo produttivo dall'attività della Nazione, senza detrazione alcuna, mentre il reddito netto nazionale è « il reddito lordo di un dato -ciclo produttivo, detratti i beni che furono consumati per ottenere il reddito lordo, senza che siano entrati in altre •economie come elemento del loro reddito netto » (2).

Quest'ultima definizione, che ho tolto dalle lezioni del-l'on. prof. Giulio Alessio, deve essere opportunamente spie-gata, affinchè sia rettamente intesa da tutti.

Bisogna quindi notare come una grande parte di ciò che un'economia privata considera come costo di produ-zione, per altre economie costituisce invece un reddito netto. Il reddito netto nazionale si ha quindi dal reddito lordo nazionale detraendo quelle parti del patrimonio che formano il costo di produzione, purché queste parti non -siano entrate in altre economie private, come parte del

loro reddito netto.

Rimando infine chi avesse vaghezza di più minute nozioni su questo argomento a due pregevoli lavori tedeschi, ad una trattazione tecnica del patrimonio nazionale del Wein-schenk (3) e ad un lavoro del Losch (4), che avrò occasione di citare anche in seguito.

(1) W . ROSCHER, o p . cit., p a g . 429.

(2) G. ALESSIO, Lezioni di Scienza delle finanze e di Diritto

finan-ziario. Dispense litografate. Padova, 1895-96, pag. 139.

(3) P. "WEINSCHENK, Das Volksvermögen. Jena, 1896.

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— 11 —

¥r * *

Molteplici sono stati i metodi finora usati per stabilire il patrimonio privato e pubblico d'uno Stato, ma non s'ono bastati a vincere le obiezioni che ciascuno di essi ha in-contrato.

Cosi si è tentato — secondo espone l'on. prof. Giulio Alessio nelle sue già ricordate Lezioni di Scienza delle

finanze (1), — di ricercare per ogni paese il valore della

terra, dei fabbricati, della ricchezza mobile, moneta, ti-toli, ecc., e si è presunto che il risultato ottenuto con questo metodo, detto reale od oggettivo, fosse il patrimonio pub-blico e privato generale.

Naturalmente con questo metodo, come con qualsiasi altro, si esclude dal calcolo quella parte della ricchezza nazionale, che costituisce il demanio pubblico (da non con-fondersi col fiscale e con le entrate derivanti da monopolii esercitati dagli enti pubblici), rappresentato, ad esempio, da strade ordinarie, ponti, fortezze, perchè non vi è modo di determinare il valore del demanio pubblico, nè in rela-zione al suo reddito, giacché non è possibile accertarlo, uè in relazione delle spese incontrate per la sua forma-zione, perchè spesso il costo risulta superiore all'eventuale valore di scambio. Un tale metodo reale od oggettivo può seguirsi in due modi: o accertando il valore capitale dei beni, o accertando il prodotto che se ne può ricavare.

Il censimento generale degli Stati Uniti d'America ac-certa il valore di tutte le ricchezze ivi esistenti: terre, fabbricati, mobili, capitali dati a mutuo, telegrafi, ferrovie e il prezzo di esse si valuta sui prezzi di listini, dato che abbiano valutazione sul mercato, altrimenti sulla dichia-razione dei contribuenti, verificata dal controllo di appo-siti ufficiali. E poiché questo metodo fu sempre usato negli

Stati Uniti dal 1790 in poi per ogni decennio, dato pure che sia errata la quantità assoluta d'ogni decennio, è giusta

invece la proporzione di aumento o di diminuzione di un

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r

-— 12 -—

decennio in confronto di un altro. Il quale risultato è sempre apprezzabile perchè offre un criterio sufficiente-mente esatto per sapere se la ricchezza del paese aumenti o diminuisca.

Il Rùmelin invece propose nel 1863 di calcolare il red-dito lordo del W u r t e m b e r g fissando il più esattamente possibile il reddito medio delle varie categorie di ricchezza, moltiplicando i singoli redditi per la quantità degli enti produttivi delle singole categorie e facendo la somma dei prodotti.

Chiamando r, r , , r2 r3, ecc., i redditi medii delle varie

categorie di ricchezza, q, qt, q2, q3, le quantità di ricchezze

delle singole categorie, R il reddito lordo nazionale del Wurtemberg, si h a :

R = (r q) + (r, q,) + (r2 q,) + (r„ qn)

Bisogna anche aggiungere che L. Krug (1808), Dieteri (1) e Neumann studiarono, ad esempio, il reddito derivante dalla produzione agricola, calcolando la quantità di pro-dotti ottenuta in un anno, moltiplicandola per il loro va-lore reale e detraendo su tale prodotto le spese di produ-zione stabilite in una data cifra (2). Aritmeticamente il loro procedimento si può esporre così:

per R = reddito dell'industria agricola espressa in moneta.

Q — quantità di prodotti ottenuti in un anno.

V— valore unitario dei prodotti ottenuti espresso in

moneta.

valore delle spese di produzione espresso in moneta.

R = (Q V) - S

In Italia seguirono tale metodo Amy e il prof. Giulio Alessio.

In Francia, Vacher, per ottenere il valore del patrimonio, accertò il reddito e lo capitalizzò moltiplicandolo per 20 o per 25 a seconda che lo voleva far corrispondere al 5 o al 4 % .

(1) Der Volkswohlstand, im Preussischen Staat von 1846.

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Tutte codeste forme di metodi reali offrono inconvenienti gravi :

1<> I dati statistici sui quali si fondano gli accerta-menti dei prodotti e dei capitali sono presunti;

2° 11 prezzo nei prodotti è incerto, e può variare da mese a mese, da anno ad anno, da giorno a giorno, da mercato nazionale a mercato internazionale;

3° La quota delle spese è incerta, variabile, dipendendo dalla qualità della coltura: si può anche calcolare due volte la stessa ricchezza, essendo impossibile, per esempio, di-stinguere il prezzo degli animali da lavoro da quello degli animali da trasporto ; epperciò il metodo fu ritenuto ca-pace di generare illusione ed errore gravi, ma in ogni modo è certo ch'esso offre dati-numerosi, molteplici, che vagliati, controllati con esattezza, con l'indicazione delle oscillazioni dei prezzi possibili, calcolando per le spese una media e negli eventuali doppi valori gli errori, possono servire a titolo di probabilità.

Altri adottarono nella valutazione il metodo che dissero

personale, perchè con esso si attribuisce alle persone una

data quantità di patrimonio o di reddito.

In Inghilterra e in Prussia, Baxter e Sotbeer somma-rono tutti gli accertamenti parziali dell'imposta sul red-dito (.Income-tax in Inghilterra, e Einkommensteuer in Prussia), ma poiché in Inghilterra non si colpiscono i red-diti inferiori alle L. 1500 (ed in seguito alle L. 3750) e in Prussia quelli inferiori alle L. 525 (ed in seguito alle L. 1130), per la valutazione di tali redditi non tassati ri-corsero ad altre notizie complementari, specialmente sul reddito dei salari.

In Inghilterra, in specie per la divisione delle imposte in classi (proprietari fondiari, capitalisti, commercianti, professionisti), si rende facile qualche doppia valutazione di reddito, di guisa che ne risulta una somma di redditi, non l'importo del reddito personale, e in tutti e due i paesi e dovunque si calcoli sulla base delle imposte si deve te-nere in debito conto il fatto che ogni contribuente cerca di far accertare a suo carico una somma minore del vero.

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ret-tificato con un conto approssimativo del reddito taciuto e che deve altresì calcolare le inesattezze dei redditi non imposti, offre esso pure alcuni dati positivi che se sono assai numerosi, assumono, per la legge dei grandi numeri, l'importanza di una vera approssimazione seriamente va-lutabile.

Roberto Giffen poi tenta di calcolare il patrimonio na-zionale inglese capitalizzando il reddito sulla base

dell'in-come-lax, moltiplicando le cedole del reddito dei fondi

per 24, quelle dei capitali pure per 24, altre per 20, al che il prof. Alessio, dalle cui lezioni furono riassunte le notizie nei riguardi dei metodi della ricerca, giustamente osserva che certe somme di reddito non sono suscettibili di capitalizzazione, come i redditi professionali e com-merciali (1).

De Foville, direttore dell'Ufficio statistico di Francia, l'on. prof. Maffeo Pantaleoni e Luigi Bodio, direttore del-l'Ufficio di statistica d'Italia, fondano i loro calcoli sur un'altra base. Essi ritengono che ogni generazione tras-mette alla successiva il suo patrimonio in un determinato periodo di tempo, che può essere ritenuto in media di 34, 35 o 36 anni, per cui l'insieme di tutti i valori di succes-sione e donazione denunciati in tale periodo costituisce il

patrimonio nazionale.

Questo metodo fu per la prima volta adottato dal Porter in Inghilterra nel 1836, e fu perfezionato dal Riimelin, dal de Foville e da Pantaleoni. V. Turquan, invece, afferma che per quanto concerne la trasmissione del patrimonio, importa anche conoscere l'età della madre, e sopra 4 mi-lioni e mezzo di nascite dal 1892 al 1896, ha ottenuto questo risultato:

Durata di una generazione in Francia.

Per i padri . Per le madri

33 anni, 7 mesi.

legittime . . 29 anni, 10 mesi, 13 giorni, n a t u r a l i . . . 23 anni, 11 mesi.

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Trascurando la durata della generazione per i figli n a -turali (la devoluzione naturale in materia di successione essendo l'eccezione), la durata media di una generazione sarebbe dunque la media aritmetica fra le due prime cifre,, ossia, in espressione decimale, 31,73 (1).

Rumelin ha calcolato la durata media di una genera-zione partendo dall'età media dei padri al momento del loro matrimonio, ed aggiungendovi la semisomma del tempo-in cui i matrimoni riescono fecondi. In tal modo deter-minò la durata di una generazione tra le popolazioni Ariane della zona temperata rette a sistema monogamico, entro due limiti: l'uno, minimo, di 32 anni, l'altro, massimo, di 39 anni, con una cifra media di 35 o di 36 (2).

De Foville, con calcoli e studi al tutto diversi, pervenne allo stesso risultato, poiché fissò a 35 anni la durata delie-generazioni in Francia, cosicché per ottenere la ricchezza denunciata della Francia basta moltiplicare per 35 l'am-montare annuo delle donazioni e delle successioni.

Naturalmente occorre anche tener conto delle d i c h i a r a -zioni infedeli e del silenzio delle denuncie, della g r a n d e deficienza della parte mobiliare denunciata ed infine del fatto che una numerosa parte dei cittadini non e r e d i t a ; si deve tener conto anche del fatto che il patrimonio degli enti pubblici (Stato, Provincia, Comune) non dà luogo a successioni, ma in ogni modo il dato delle successioni è pure un altro elemento di fatto apprezzabile ed importante. Vilfredo Pareto (3) ritiene che il metodo del de Foville, di moltiplicare l'importo medio delle successioni e delle donazioni per l'intervallo medio delle mutazioni di questo genere, sia il migliore per valutare la ricchezza pubblica. Così, ad esempio, la cifra media annua delle donazioni e-successioni in Francia essendo di 6 '/4 miliardi, e 36 il

(1) Revue d'Economie politique. Février, mars 1900.

(2) M. PANTALEONI, Della ricchezza privata in Italia dal 1872 al

1890. « Giornale degli Economisti agosto 1890, pagg. 143-144.

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n u m e r o degli anni che dura una generazione, la somma dei patrimoni privati in Francia sarà di 225 miliardi.

Sarebbe puerile affermare che questo metodo risolva -ogni dubbio e risponda a tutte le esigenze della precisione. Principalmente i dati fiscali delle successioni e donazioni tacciono la maggior parte della ricchezza mobiliare, che

non viene denunciata.

Ma d'altra parte è fuori dubbio che un minimum di -capitale esce dalle successioni e che un qualsiasi dato

positivo è già una conquista in un campo nel quale le constatazioni precise sono così difficili.

I metodi dunque finora escogitati ed adoperati per la verificazione del patrimonio di una nazione possono essere •difettosi e meritare di venir migliorati e perfezionati, ma -ciascuno di essi offre qualche criterio positivo. Io

adope-rerò, secondo i casi, ognuno dei tre metodi perchè, mentre l'eclettismo è pernicioso in fatto di sistemi, è assai utile in fatto di metodi. « P e r c h è , dice lo Schmoller, camminare con un piede solo invece che con due?»

Epperciò si può affermare che se non si conosce ancora •un metodo veramente scientifico per la valutazione precisa

del patrimonio e del reddito, già si possiedono tanti ele-menti da rendere un conto non veramente sicuro, ma tale -da far conoscere le linee generali del patrimonio di un paese, il quale è un risultato notevole. Ciò non significa nè che le difficoltà siano cessate, nò che le indagini deb-bano finire: tutt'altro ; ma quanto maggiori si presentano le difficoltà, tanto più dovrà crescere nelle nature vigo-rose e tenaci la volontà di superare gli ostacoli mediante •quella diligente acutezza, quella moltiplicazione di

osser-vazioni, quella esattezza di ricerche di ogni fonte della ricchezza pubblica e privata, e finalmente quella prudente cautela nella valutazione, che soltanto, e riunite, possono condurre a conclusioni positive e sicure.

Per intanto raccogliendo tutti i dati che riesca possibile conoscere, se non si scopre nessun nascosto tesoro, si offre

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condurre alle rettifiche, ai miglioramenti, alla esattezza ed alla compiutezza.

Prendiamo Stato per Stato e studiamo le varie manife-stazioni della ricchezza privata, certi che altri dati per-metteranno in seguito di completare gli elementi del conto, che altre attività vi consacreranno le loro cure, che v e r r à quindi l'ora in cui al finanziere e al sociologo saranno presentati gli elementi precisi, sui quali essi potranno basare con sicurezza le proposte di rimedi all'attuale ripar-tizione della ricchezza. Imperocché ogni seria proposta di riforma economica deve avere per fondamento la cono-scenza: 1° del vero ammontare della ricchezza di ogni Na-zione; 2" della differenza proporzionale tra le ricchezze delle varie Nazioni; 3° della quota potenziale di ricchezza per ciascun abitante e quindi per ciascuna famiglia.

Queste sono tutte domande alle quali manca ancora una risposta concreta, seriamente apprezzabile.

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Avvertenze necessarie

La prima preoccupazione di chi ricorre al metodo sta-tistico è di fortificarlo con ogni specie di controllo, però che anche i dati delia statistica vadano accolti con pru-dente riserbo. Il caso denunciato dal prof. Cauwès e avve-nuto in Francia nel fissare in due susseguenti statistiche ufficiali il numero dei proprietari in cifre straordinaria-mente diverse, di 10.600.000 nel censimento del 1870 e di solo 3.000.000 in quello del 1886 (1) non è isolato, ed induce a guardare ed a vagliare con diffidenza ogni elemento non ammettendone l'esattezza, sempre relativa, se non dopo prova e controprova.

Inoltre si deve confessare che la difficoltà di raccogliere dati recenti non è facilmente superabile.

Poi occorre avere riguardi di ogni specie perchè il pe-ricolo massimo di ogni valutazione della ricchezza pub-blica e privata di un paese è quello dei duplicati.

De Foville, per esempio, esclude dalla somma delle ric-chezze private i titoli di credito dello Stato, le azioni, le obbligazioni, i crediti ipotecari e chirografari, ecc., tutti titoli che rappresentano altrettanti debiti di altri cittadini dello Stato e che perciò — egli dice — si elidono l'un l'altra. Ora è certo che se tali titoli costituiscono per conto loro un'attività, essi rappresentano invece una passività per lo Stato, la società, le banche e corrispondentemente

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per i privati; ma non pare esatto che nel tradurre in cifre la ricchezza di un paese si debbano omettere i cre-diti perchè si neutralizzano coi debiti.

Aggiungendo — scrive de Foville — al valore delle azioni ed obbligazioni delle nostre società ferroviarie il valore delle terre e case sulle quali hanno ipoteca, aggiungendo al valore delle proprietà di una società immobiliare o di credito il valore delle azioni e dei titoli che essa possiede, s'ingrosserebbe indebitamente il totale; c'è là il miraggio di cui non si diffiderà mai abbastanza (1).

Senonchè diviene vittoriosa l'obiezione che un conto non è fedele e preciso se non dà crediti e debiti. Crediti di privati e debiti dello Stato possono certamente elidersi, ma vanno conteggiati perchè esistono, senza per questo aggiungerli alla ricchezza totale. Si forma con essi una specie di partita di giro che il finanziere e lo statista devono conoscere, perchè completa la fisionomia del conto. Ed anzi col metodo del de Foville nelle passività si deve tener conto dei pagamenti da parte dei debitori, compreso lo Stato, e degli interessi e dividendi pagati da loro dal momento che nelle denuncie delle successioni sono com-presi nelle attività i titoli di rendita, le azioni, le obbliga-zioni ed i mutui: altrimenti sarebbe eliminata una sola parte, quella dei debiti, e rimarrebbe quella dei crediti.

Ma per evitare la duplicazione in cui si incorrerebbe aggiungendo alla ricchezza una partita che deve in ultima analisi essere eliminata, quando si sommano le categorie del conto riuscito fedele, basta calcolare la somma dei crediti e rispettivamente dei debiti, tenendo conto di questi crediti e debiti che si neutralizzano.

Così anche, per avere completo il bilancio di un paese, bisogna tener calcolo delle proprietà che i suoi abitanti posseggono all'estero, dei crediti che hanno sugli abitanti e sui governi di altri paesi, e bisogna conseguentemente detrarre la somma dei beni posseduti in ogni paese da stranieri e i crediti di questi sui cittadini.

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Con ciò il pericolo delle duplicazioni non è però del tutto tolto.

Inventariando separatamente i diversi valori sui quali vertono le ricerche e poi sommando le cifre si corre ri-schio spesso di contare due volte la stessa ricchezza.

Se, per esempio, si vuole t r a d u r r e in cifre separatamente e poi addizionarle, la ricchezza immobile e la mobile, bi-sogna non dimenticare che esse hanno alcuni elementi comuni e compenetrantisi, per così dire, l'uno con l'altro.

Qui non sì tratta per fortuna di applicare quelle medie che destano tanta giusta diffidenza perchè nascondono completamente la condizione dei più miseri e la reale di-stribuzione dei redditi, ma anche in questo occorre tenere gli occhi aperti e vigili contro gli errori, ed anche l'even-tualità dell'errore deve venire apprezzata.

In ogni modo se si vuol conoscere, s'intende bene, ap-prossimativamente, la ricchezza probabile di un paese, non è possibile limitarsi al conto delle successioni e donazioni, conto di per sè incompleto e che inoltre non comprende il reddito delle categorie di cittadini i quali non lasciano eredità.

Occorre verificare quanti essi siano, coi dati i più pre-cisi possibili, e calcolare quanto guadagnino, il che costi-tuisce una delle maggiori difficoltà dell'inchiesta, però che in questa materia le medie delle quali conviene fare uso, per quanto riservato, troppo di frequente ingannano e danno un risultato o inesatto o completamente dimentico della questione vitale della ricchezza dei singoli, e inoltre nello stesso Stato le variazioni da zona a zona, da regione a regione, in Italia specialmente dove l'unificazione è ap-pena" cominciata, sono infinite e non agevolmente appu-r a g l i e constatabili. Quindi in questo campo solò una larga ed abbondante messe di dati, che poi si devono riu-n i r e e siriu-ntetizzare, può coriu-ndurre a risultati riu-notevoli.

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— 21 —

Quanti più dati si raccolgono, tanto maggioro è l'utilità della ricerca, salvo a detrarre, con criterio fondato, quei dati che riuscissero inutili. E l'errore e l'omissione do-vranno essere specificatamente valutati per le necessarie rettifiche, ma il ricercatore deve già sapere che l'errore è inevitabile, e che allo stato degli atti, per dirla con una frase curiale, sarebbe stolto pretendere di giungere a con-clusioni matematicamente positive, mentre riesce in ogni modo importante raccogliere tutti i dati possibili, valen-dosi di tutti i metodi, di tutte le ricerche altrui, vaglian-done solo l'esattezza.

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P r e m e s s a

Passerò a ricercare con tali criteri la ricchezza di alcuni Stati dei quali si hanno notizie sufficienti. Poi registrerò qualche dato generale dell'Europa e del mondo.

Di alcune Nazioni, anche importanti, si hanno però no-tizie scarse, come del Giappone, della China, dell'India, o non se ne hanno affatto, come di molte regioni dell'Africa e delle meno conosciute dell'Asia, per cui la somma totale non è possibile.

Se non che ogni conto attuale è un gradino nella scala dei conti futuri; gli studiosi che lasciano il campo della indagine e della vita sono oggi sicuri di poter consegnare ad altri, più numerosi e parimenti coscienziosi continua-tori, la fiaccola della scienza cui essi tenevano accesa, a loro ben si addice il verso di Lucrezio:

et quasi eursores vita! lampada tradunt

(De rerum natura, li, 78).

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I. — La ricchezza del Regno Unito d'Inghilterra,

Scozia ed Irlanda

Ricchezza t e r r i e r a .

La popolazione del Regno Unito (Inghilterra e Galles, Scozia ed Irlanda, escluse le isole di Man e dei Normanni), la quale era nel 1780 di circa 12 '/, milioni, salita nel 1821 a quasi 21 milioni, era nel 1891 di 37.732.000, nel 1900 di 40.909.925.

Vilfredo Pareto nel suo Cours d'Economie politique (1), presenta la seguente tavola della divisione della popola-zione inglese secondo il territorio, da me completata per gli anni successivi al 1891 (2).

Anni 1066 1381 T>28 1672 1700 1712 1730 1754 1770 1780 18 il Inghilterra e Galles (000) 2150 2360 4356 5500 5475 62S0 5791 7020 7428 8080 8992 Scozia (000) 350 400 550 900 1050 1265 1130 1608 Irlanda (000) Anni Inghi itsrra e Galles (000) Scozia (000) 1000 1811 10164 1806 l i n o 1821 12000 2092 770 1831 13897 2364 1320 1841 15914 2620 1851 17928 28S9 2099 1861 20006 3062 1871 22712 3360 2373 1881 25975 3736 1891 29:101 4026 3050 1896 30717 4186 — 1900 32091 4313 Irlanda (000) 6802 7767 8197 6574 5799 5412 5175 4705 4560 4504

Ciò premesso e premesso che il Regno Unito (Inghilterra, Galles, Scozia ed Irlanda, escluse le isole di Man e dei

(1) V I L F R E D O P A R E T O , o p . c i t . , i, 1 1 0 .

(24)

— 24 —

N o r m a n n i ) , h a u n ' e s t e n s i o n e di 313.555 c h i l o m e t r i q u a d r a t i dei q u a l i l ' I n g h i l t e r r a e il paese di Galles soli o c c u p a n o 151.015 k m q . (1), la d i s t r i b u z i o n e d e l l a p r o p r i e t à t e r r i t o -r i a l e dal 1872 al 1875, si p -r e s e n t a v a c o m e s e g u e : (2)

T A B E L L A A

Distribuzione della proprietà territoriale in Inghilterra e Galles, esclusa la capitale, secondo il censimento 1872-75:

Classi di estensione delle proprietà Numero dei proprietari Estensione delle proprietà • • in acri (! acro = 40.47 are) ' Proporzione percentuale | del numero dei '

proprielari ! Proporzione percentuale della estensione-delio proprietà Meno di un aero 703.289 151.171 7 2 . 2 9 0 . 4 6 Da 1 acro a 10 121.983 478.679 1 2 . 5 4 1 . 4 5

Da meno ài 1 acro a 10 8 2 5 . 2 7 2 6 2 9 . 8 5 0 8 4 . 8 3 1 . 9 1

10 acri a 50 72.640 1.750.079 7.47 5.30 50 100 25.839 1.791.605 2.66 5.43 1 0 1 0 0 9 8 . 4 7 9 3 . 5 4 1 . 6 8 4 1 0 . 1 3 1 0 . 7 3 100 500 32.317 6.827.436 3.32 20.68 500 1.000 4.799 3.317.678 0.49 10.05 1 0 0 1 . 0 0 0 3 7 . 1 1 « 1 0 . 1 4 5 . 1 1 4 3 . 8 2 3 0 . 7 3 1.000 10.000 5.115 13.S03.221 0.52 40.30 10.000 50.000 289 5.015.750 0.03 15.19 50.000 100.000 3 194.938 — 0.59 olire 100.000 1 181.616 — 0.55 da 1 0 0 ad oltre 1 0 0 . 0 0 0 4 2 . 5 2 4 2 8 . 8 4 0 . 6 3 9 4 . 3 7 8 7 . 3 6 Estensione ignota 6.448 — 0 . 6 6 — Rendita ignota 113 1.423 0.01 — T O T A L E j 972.836 33.013.596 I 100.00 | 100.00

(1) Almanach de Gotha. Iustus Perthes, 1900, pag. 867.

(2) CARLO F. FERRARIS, Saggi di Economia, Statistica e Scienza

dell' Amministrazione. Torino-Roma, E. Loescher, 1880, pagg. 304,

(25)

Il fatto più saliente — nota il prof. Ferraris — si è che 42.524 ossia il 4,37 per cento possiede 28.840.639 acri, ossia 1'87.36 per cento del totale del suolo.

T A B E L L A Scozia. Classi di estensione delle proprietà Numero dei proprietari Estensioni) dello proprietà in acri (latro = 10.17 ari) Proporziono percentuale del numero doi

proprielsri

Proporzione percentuale della estei:8:one'

delle proprietà Meno di un aero 7 6 . 7 3 2 2 2 . 3 2 1 . 8 1 . 0 8 0 . 1 2 Da 1 a 1000 1 6 . 1 5 8 1 . 4 5 2 . 4 4 4 1 7 . 0 8 7 . 6 7 « 1000 « 1 0 0 0 0 1 . 4 2 5 4 . 3 5 5 . 4 0 1 1 . 5 1 2 3 . 0 1 S o p r a 1 0 0 0 0 3 2 6 1 3 . 0 9 5 . 5 4 4 0 . 3 4 6 9 . 1 9 D a 1 0 0 0 s o p r a 1 0 0 0 0 1.751 1 7 . 4 5 0 . 9 4 5 1 . 8 5 9 2 . 2 1 T O T A L E 9 4 . 6 4 1 1 8 . 9 2 5 . 7 9 0 1 0 0 . 0 0 1 0 0 . 0 0

Questa tavola prova, commenta il prof. F e r r a r i s , che, 1751 proprietari, ossia 1' 1,85 del loro totale, possiede in Scozia il 92 °/0 del suolo.

Il censimento dei proprietari eseguito nel 1872-73 po-neva dunque in luce che 1*87 per cento del suolo dell'In-ghilterra e Galles, esclusa Londra, apparteneva a 42.524 persone sur una popolazione di 19 milioni, come pure che il 92 per cento del suolo della Scozia, escluse le sue nove principali città, era posseduto da 1751 persone sur u n a popolazione di circa 2 '/2 milioni.

(26)

— 26 —

acri, 100 persone 3.917.611 acri. In Scozia un solo proprie-tario disponeva di 1.323.000 acri e 26 altri di 1.500.000 acri. In Irlanda non si avevano più di 12.000 proprietari impor-tanti.

Anche de Foville nel Morcellement avvertiva che su un territorio di 31 milioni di ettari, metà circa di essi ap-parteneva a 225 proprietari « Novanta persone possiedono 1 1.760.000 acri, ossia '/-, del Regno Unito, 63 persone possie-dono '/a d el| a Scozia. Non si conta che 1 proprietario su 26

capi di famiglia in Inghilterra, 1 su 84 in Scozia. 1 su 54 in Irlanda, m e n t r e in Francia il rapporto è dì 1 proprietario su 2 capi di famiglia ed agli Stati Uniti di 1 su 3 ».

In Inghilterra dunque si notava una immensa spropor-zione, molto maggiore che in F r a n c i a , fra il numero dei g r a n d i e quello dei piccoli proprietari, e nella estensione delle grandi e delle piccole proprietà.

Di guisa che i socialisti avevano ragione di affermare c h e metà dell'Inghilterra e del paese di Galles era

posse-duta da 150 persone e la metà della Scozia da 70 persone, mentre uno dei più autorevoli economisti osservava che vi era un milione di famiglie indigenti, un altro milione sospeso con un filo di cotone su l'abisso della miseria.

Per cui John Bright, in un discorso pronunciato a Bir-m i n g h a Bir-m il 27 agosto 1866, diceva: « Sapete voi che 150 per-sone posseggono la metà del suolo in Inghilterra, che il suolo di Scozia appartiene a 10 o 12 individui? » —

Egual-mente F o u r n i e r affermava che '/, dell'Irlanda appartiene a 2860 proprietari (1), e Ottavia Hill notava che le leggi di espropriazione dal 1710 al 1843 avevano ridotto in de-manio privato 7.660.413 acri di terreno, ossia V3 dell'area

coltivata che .nel 1807 comprendeva 2.545.162 acri. « Sapete voi, continuava Bright a Birmingham, che il mo-nopolio della proprietà privata si concentra di giorno in giorno in un numero più esiguo di mani, e che questo monopolio ingrandisce vieppiù? ».

Senonchè gli ultimi censimenti del 1885 e del 1895

pre-(1) E. FOURNIER DE FLAIX, Traité de critique et statistique

(27)

— 27 —

sentano dati alquanto diversi, e dimostrano che vi è piut-tosto tendenza alla diminuzione delle imprese grandi e grandissime ed all'aumento delle imprese piccole e medie.

Cosi Bernstein (1) ci presenta la seguente tavola delle imprese agricole in Gran Bretagna, dove gli acri sono ridotti in ettari e dove, non si sa perchè, sono omesse le imprese minori di 2 ettari.

Classi di imprese 1885 1895 Aumento o diinionziptie

da 2-20 ha 232 955 235.485 4- 2.526 » 20-40 » 64.715 66.625

+

1.910 » 40-120 » 79.573 81.245

+

1.672 » 120-200 » 13.875 13.568 — 307

oltre 200 » 5.489 5.219 — 270

La seguente tabella invece è tolta dal « Journal of the Royal Statistical Society » del 1897 (2) e mostra come erano composte (nel 1895) le diverse classi delle aziende agricole in riguardo al numero ed all'estensione.

T A B E L L A y .

, Classificazione delle aziende

nella Gran Bretagna

Numero Percento del numero Numero degli acri Percento degli acri Estensione media della tonala in acri da 1 a 5 aeri 117.968 22.68 366.792 1.13 3 5 20 149.818 22.80 1.667.647 5.12 11 20 50 85.663 16.47 2.864.976 8.79 33 50 100 66.625 12.81 4.885.203 15 — 73 100 300 81.245 15.62 13.875.914 42.59 171 300 500 13.568 2.61 5.113.945 15.70 377 500 1000 4.616 0.89 3.001.184 9.21 650 oltre 1000 603 0.12 801.852 2.46 1330 TOTALE 520.106 100 — 32.577.513 100 — 6 3

-Con i dati esposti in questa tabella io ho formato il seguente diagramma rettangolare dimostrante la classifi-cazione della proprietà terriera in Gran Bretagna nel-l'anno 1895.

(1) BERNSTEIN, Socialisme théorique et social-démocratie pratique. Paris, 1900, pag. 111.

(28)
(29)

— 29 —

Questa tabella e le cifre diligentemente raccolte dal dott. Paasche in suo studio sullo sviluppo dell'agricoltura inglese sotto la pressione della concorrenza estera (1), ci permettono di istituire degli utili confronti tra periodo e periodo.

Il numero delle imprese nella Gran Bretagna era 1880 1885 1890 da '/4 a 50 acri 391.429 392.203 409.422 da '/4 a 50 1895 da 50-100 » 64.095 67.715 66.625 » 100-300 » 78 721 79.573 81.245 » 300 500 » 14.075 ì 3.875 13.568 » 500 1000 » 4 831 4 826 4.616 oltre 1000 » 585 663 603 Ma mentre i dati esposti nella tabella a e lì indicano il nu-mero dei proprietari rurali, quelli raccolti dal dott. Paasche e dal sig. Bernstein, e quelli rappresentati nella tabella y si riferiscono alle classi d'impresa. Per cui non è possibile un confronto esatto tra gli uni e gli altri. — Però è in-controvertibile che anche in Inghilterra cresce il numero dei piccoli proprietari. Le piccole porzioni di terreno, col-tivate dai loro stessi proprietari (Allotments) sono pure in rapido aumento. Queste ultime erano (2) nel

1873 243.398 1886 357.795 1890 455.005 Le piccole aziende (small Holdings) di '/» — a c r i

aumentano parimenti di numero. Esse erano (3) nel 1875 388.941 1880 391.429 1885 392 203

1890 409.422 Laonde, osserva il dottor Paasche (4), dal quale abbiamo tolte queste cifre, non vi è nessun cenno ad un'evanescenza

(1) Dr. PAASCHE, Die Entwickelung der Britischen Landwirtschaft

unter dem Druck ausländischer Konkurrenz. Jahrbücher für National

(30)

— 30 —

della classe media, ad una quiete da tomba nelle campagne, ad immensi latifondi, popolati solo da bestiame, ma piut-tosto sembra che, malgrado la forte diminuzione della col-t u r a a grano, si mancol-tenga la col-tendenza all'impiccolirsi delle imprese agrarie.

Per fermo l'Inghilterra, in causa del regime feudale che essa mantiene pressoché integro ancora nel secolo ventesimo, rimane il paese tipico della grande proprietà agraria, e la divisione della t e r r a non vi è così molteplice come in Francia ed in Italia, ma i dati qui raccolti di-mostrano che non è vero che la proprietà agraria si con-centri ogni giorno in un numero sempre più esiguo di mani, come affermava .John Bright nel 1866, ma che al-l'opposto vi è la tendenza ad una diminuzione della grande proprietà e ad un incremento della piccola e della media. Che se esistesse la tendenza al condensamento della proprietà fondiaria in poche mani, e questa tendenza fosse l'effetto di una legge economica, dovrebbe venire il mo-mento nel quale questa proprietà sarebbe condensata in un numero cosi piccolo di proprietari, che basterebbe una scossa, anche occasionale, per farla passare in mano ad un solo, cioè dello Stato.

È stato detto che la piccola proprietà non può resistere all'imposta, alla concorrenza delle maggiori imprese, alle minori spese proporzionali della grande proprietà, e che per conseguenza è destinata a sparire.

Ma si dimentica che se in realtà una parte della piccola proprietà scompare, la tenace attività dell'interesse indi-viduale ne crea incessantemente una nuova, perchè nel mondo, e specialmente in Inghilterra, la proprietà t e r r i e r a non è la sola fonte di ricchezza, e perchè il nullatenente il quale ha conquistato nell'industria o nel commercio il suo modesto capitale e sente il bisogno di riposarsi, è ine-vitabilmente spinto ad impiegarlo nella terra.

Tutti i fenomeni e la tendenza alla condensazione sono in tale maniera compensati da fenomeni e da tendenze al frazionamento, cosicché i primi perdono ogni carattere di rigidità e quindi di legge costante.

(31)

— 31 —

dell'agricoltura inglese va crescendo l'importanza del capi-tale e diminuendo quella del lavoro.

Così secondo Marx (1) dal 1851 al 1861 il personale im-piegato nell'agricoltura della Gran Bretagna era diminuita da 1.241.269 individui a 1.163.227.

Anche dati più recenti confermano questo movimento di diminuzione del proletariato agricolo, come lo dimostra il seguente specchietto (2):

Numero degli operai agricoli Diminuzione, 1871 1891 per cento

Inghilterra e Galles 966.642 798.912 19,85 Scozia ' 165.096 120.770 26,8 Irlanda 509.314 288.086 45,5

1.671.082 1.207.768

E qui torna opportuna anche un'altra osservazione. Ricardo sosteneva che l'accrescimento della ricchezza e l'aumento della popolazione (3) devono creare una rendita, un maggior valore del suolo, indipendentemente dall'opera del proprietario — unearned increment — donde i colletti-visti deducevano la conseguenza che la rendita non spetta equamente al proprietario. E il prof. Gide, in un suo studio sulla Proprietà fondiaria (4), riteneva che il valore della terra si raddoppiasse ogni 70 anni.

Ma a ciò R. Giffen (5) oppone che le t e r r e del Regno Unito, le quali nel 1865 valevano 1864 milioni di lire ster-line e che erano salite nel 1875 a 2000, secondo le va-lutazioni dell' income tax, ridiscesero nel 1885, ad onta dell'aumentata popolazione, a 1691 milioni di lire sterline.

Nel 1892, secondo la valutazione dell'incoine tax, alle

(1) C. MARX, Le Capital. Traduci, de M. J. Roy. Paris, Librairie du Progrès, cap. xxv, v, p. 298, 2" colonna.

(2) LUIGI EINAUDI, La crisi agraria nell'Inghilterra, in Giornale degli Econ., Roma, nov. 1895, p. 521.

(32)

— 32 —

t e r r e inglesi fu attribuito un valore ancora assai, minore, cioè di 1024 milioni di lire sterline.

Sotto l'influenza della concorrenza americana, provvi-soria forse, ma che non è il solo elemento della diminu-zione di valore dei fondi, le t e r r e inglesi hanno dunque subito una diminuzione di valore stimata dal 20 al 30 per cento.

In Inghilterra propriamente detta e nel Galles il numero delle case nel secolo X V I I I secondo YinhaUted house Duty,

era di circa 500,000; nel 1805 le case soggette all'imposta e r a n o 1.171.111, nel 1844 6 087.419 (1), nel 1892, secondo M. E. Boutin (2), vi erano ili tutto il Regno Unito 7.411.000 edifici col reddito di 3 l/s miliardi di franchi.

2 °

A l t r i in li zi della ricchezza.

Il reddito delle società industriali inglesi nel 1869 si valutava a L. st. 50.458.344, nel 1884 a L. st. 111.216.161 (3). Il reddito del commercio e delle professioni, che era va-lutato nel 1869 a Lire st. 122.595.850, nel 1884 saliva a L. st. 181.920.734, per Londra nel 1884 a L. st. 58.277.291 (4).

Secondo i dati della imposta dei poveri (poor-rale) la quale costa ai contribuenti inglesi 200 milioni di lire al-l'anno, nel 1881 il reddito lordo della proprietà imponibile in Inghilterra e Galles era valutato a 173.447.682 L. st., il reddito netto a 145.938.592 L. st.

(1) FORMER DE FLAIX, Critique et statistique comparée. (2) M. E. BOUTIN, La propriété bâtie en France, etc., nol Bulletin de l'Institut International de Stat:stique. Rome, 1892, p. 134.

(33)

- 33 —

Il Slalistical illustred (3" ediz., p. 36) stabilisce poi che un milione di famiglie inglesi ha un reddito di 25 lire ster-line ed un secondo milione da 33 a 50 lire st.

Il valore locativo delle terre era valutato 700 milioni nel 1804, 750 milioni nel 1838, le rendite della terra e delle decime rappresentavano nel 1814, secondo Leone Levi, 985 milioni di franchi.

Teisserenc de Bijrt nel 1871, discutendo all'assemblea

francese con Wolowski, riteneva il reddito dell'Inghilterra di 25 miliardi, mentre nel 1838 il totale delle rendite fondiarie del Regno Unito ammontava, secondo la

West-minster Review dell'ottobre 1881 a circa 45 milioni di st.

e nel 1881 a 67, aumento attribuito in gran parte allo svi-luppo delle manifatture.

Il valore delle case della city di Londra che nel 1861 ammontava a Lire steri. 1.280.000, nel 1881 saliva a Lire sterline 3.535.500 (1).

Il perimetro del Board of Works di Londra (4 milioni di abitanti) non si poteva calcolare valer meno di 28 mi-liardi di fr (2).

Secondo Wolowski (3) nel 1874 la circolazione si faceva con 3 miliardi di fr. di numerario, mentre il capitale della Nazione era di 200 miliardi di fr., e Arnauné (4) calcolava in 75 od 80 milioni di lire st. lo stock di oro dell'Inghil-terra (da 1875 a 2000 milioni di fr.).

Gladstone in un discorso ai Comuni nel marzo 1893 valutava in due miliardi di sterline (50 miliardi di fr.) i crediti inglesi sull'estero.

I profitti dei noli marittimi, che l'Inghilterra ottiene dagli altri paesi, venivano valutati da Giff'en ad 1 miliardo per anno (5).

Saverio Merlino (6) a proposito dei profitti dei negozianti

(1) Westminster Review, 1881, October.

(2) FOURNIER DE FLAIX, Critique et statistique comparée. (3) Assemblée nationale de Franee, 3, li, 1874.

(4) ARNAUNÉ, Tm monnaie, le crédit et le change. (5) CAUWÈS, Cours d'Economie politique, li, 536.

(6) FR. SAVERIO MERLINO, Socialismo o monopolismo? Napoli-Londra, 1887, p. 75.

(34)

T

— 34 —

rileva: nel 1851 furono vendute soltanto a Londra 7.856.158 tonnellate di carbone, e su ognuna di esse i negozianti hanno preso 1 scellino e '/, oltre il prezzo di costo. Cosicché il popolo di Londra ha lasciato loro a titolo di monopolio — si potrebbe anche dire a titolo di interesse del capitale impiegato e di rimunerazione del loro lavoro e della loro intelligenza — L. st. 589.264 in un anno.

Il profitto dei mercanti di pesce di Londra ascende al 50, all'80, al 100 e persino al 200 °/0, mentre il pescatore della

costa deve vendere a prezzo basso o gettar via il pesce. Questi ed altri guadagni eccessivi, che di solito la libera concorrenza riduce al giusto, possono richiamare l'atten-zione dell'economista per studiare il modo di rimediarvi; ma come fatti sono indizi per il nostro conto.

Un altro valore ingente deve essere preso in nota, quello delle ferrovie, tutte private in Inghilterra, il cui

prezzo di riscatto si calcola in 22 '/2 miliardi (1).

Dal 1885 al 1899 le esportazioni dei principali articoli della produzione inglese ed irlandese sono salite da 213 a 264 milioni di lire st. (2).

Quanto alle Casse di risparmio, in principio del secolo esse erano istituzioni assolutamente private, ma nel 1817 il Parlamento decideva che d'allora in poi esse deposite-rebbero le loro somme al National Deht Office per essere gestite dallo Stato.

Questa prescrizione non è stata eseguita, ed abusi gravi s'introdussero nella gestione, una grande inchiesta — val-vola di sicurezza inglese — rivelava disastri che si eleva-vano a 10 milioni, sebbene le casse nel 1850 non avessero più di 723 milioni di depositi.

In seguito a ciò nel 1861 si creava una Cassa di Stato in dipendenza dell'Amministrazione delle Poste — Post

office Savings Bank — senza recare offesa, tuttavia, alle

casse private.

In 15 anni il risparmio popolare ha più che raddop-piato, la progressione dei depositi è stata di 100,000 lire

(35)

— 35 —

circa per anno, nel 1800 le Casse private avevano 1,585,000 depositanti e 41,259,000 1. st/di depositi, nel 1876, fra Casse pubbliche e private, si avevano 3,263,000 depositanti e 70,279,000 lire st. di depositi.

Certamente anche nelle Casse di risparmio si rimarca una sperequazione. Nel 1876 si avevano tra Inghilterra e Galles 1,118,902 depositanti nelle Casse pubbliche, dei quali la metà 560,200 possedeva lire st. 1,365,700, mentre 205,080 persone avevano depositato 20 '/, milioni di lire st., f}3 c i oè

di tutti i depositi (1).

Ma si constatò pure che il Post office attira i piccoli risparmi.

Nel 1876, dei 1800 milioni di fr. di depositi, 761 circa appartenevano alle Casse postali e oltre un miliardo alle Casse private. Nel 1890 vi erano 6 '/.2 milioni di

deposi-tanti con depositi di quasi tre miliardi di franchi col quoto medio individuale nelle antiche Casse di 750 fr., e nelle postali di 350 fr. (2). Nel 1899, nel Regno Unito il numero dei libretti delle sole Casse postali era di 8,016,680 (3).

Lo specchietto seguente (4) illustra a sua volta il mo-vimento delle Società Cooperative di costruzione inglesi (Building Societies).

Numero dello Società Membri Incassi annui

Inghilterra 1870 2000 800.000 11.000.000 » 1888 2444 582.000 19.480.489 Scozia 1870 88 20.635 1.000.000 » 1888 50 968 403.617 Irlanda 1870 17 3.836 — — » 1888 51 12310 531.751 Nel 1891 più di 1500 Società cooperative di consumo contavano 1,200,000 membri, e con le loro famiglie 5 mi-lioni di persone, cioè circa '/s della popolazione. Ma il

(1) Miscellaneous statistics of the United Kingdom. Parliam. Papers.

in F. S. Merlino, op. cit. p. 7. (2) VILLEY, Da role de VEtat.

(3) Statistical Abstract, 1900, op. cit., p. 222.

(4) PALGRAVE, Dictionary of Political Economy, London, 1894, Vol. I, p. 190.

M

(36)

— 36 —

capitale di queste Società non rappresentava eh'1 310

mi-lioni di fr., poco assai in confronto della ricchezza totale del Regno.

Del resto le sole Friendly Societies, Società di mutuo soc-corso, erano 32,000 nel 1888 con 4 '/2 milioni di soci e un

capitale di 1 '/2 miliardo di fr. Le ultime statistiche sulla

cooperazione quali appaiono dal rapporto stampato del Con-siglio Centrale dell'i/mone Cooperativa, che fu presentato

nel Congresso di Liverpool nel maggio 1899, davano: nu-mero delle Società cooperative in Inghilterra e in Scozia 1440, numero dei soci 1,644,078, importo delle azioni dete-nute fr. 403,975,975, vendite fr. 1,636,521,775, utili: franchi 179,143,825, il che se prova che la potente leva della coo-perazione non manifesta ancora tutta l'energia di cui è capace, ne segna però i progressi.

Non è vero che l'industria provochi fatalmente il pau-perismo, scrive Paul Leroy-Beaulieu (1).

Utili dati reca appunto lo studio del pauperismo, ch'è uno degli indici più sicuri delle condizioni economiche e morali di un popolo.

Ebbene, in Inghilterra, propriamente detta, e nel Galles i poveri erano (2)

nel 1849 il 6.3 0/0 della popolazione

» 1860 4.3 » » 1863 (guerra americana) 5.3 » » 1873 3.8 » » 1883 3.0 » » 1893 2 5 » » 1896 2.6 » Nella Scozia dal 1817 al 1893, mentre la popolazione è cresciuta da 2,781,000 a 4,170,000, il numero dei poveri è diminuito da 106,000 a 98,000. Per i primi venti anni di questo periodo, la proporzione dei poveri con la

popola-(1) P. LEROY-BEAULIBU, Essai sur la répartition des richesses. Quatrième édition, Paris, 1897, p. 437-585.

(37)

— 37 —

zione era di circa il 3.8 per cento, per gli ultimi venti anni la media era del 2.5, e nel 18:6 di 2.3 (1).

Leroy Beaulieu anzi s o s t i e n e — ed io riporto la sua

opi-nione per quello che può valere — che la miseria è maggiore negli Stati agricoli che negli industriali, negli Stati non industriali dell'Asiache negli industriali d'Europa, in

con-ferma della quale tesi egli cita le seguenti cifre in parte ad essa contrarie di M. Block: nel 1865 in Inghilterra vi sarebbe stato un individuo soccorso su 12 abitanti, gli

Statisti al Abstracts ne danno 1 su 27 nel 1878. in Francia

1 su 30 nel 1866, 1 su 35 nel 1856, in Norvegia 1 su 20, neli'Oldemburg 1 su 22, nella Sassonia 1 su 56, 1 su 7 nel Belgio, 1 su 64 in Olanda.

Le spese totali dell'assistenza pubblica nel 1889 sono state di 210 milioni di fr„ cioè 7.82 per abitante e 6.77 de-dottene le spese di assistenza a Londra.

Un'altra spesa che si connette strettamente con quella per i poveri è quella volontaria per i liquori forti che nel 1833, secondo il Dott. Chadioich, si elevava a 45 o 40 milioni di st. (1 miliardo 250 milioni di fr.).

11 Journal des Économistes del 1878 valutava la spesa annuale degli ubbriaconi a 2/3 del loro bilancio totale.

Se-condo gli astinenti, la spesa in bevande sarebbe anzi ora di 3 1 /2 miliardi di fr.

Riesce utile conoscere anche quest'altro dato: la chiesa anglicana ha un reddito di 5,803.000 lire st. delle quali 4,054,0C0 ricavate da decime, reddito che va diviso fra 33 vescovi, 166 canonici, 14,780 rettori e 5050 parroci, in tutto fra 17,029 persone; in Scozia il reddito sarebbe di 240,302 lire st. più una proprietà fondiaria con un reddito di 25 milioni di fr.

11 reddito dei capitali mobiliari ecclesiastici non è esat-tamente conosciuto.

Però l'insieme del reddito della chiesa anglicana, secondo Hubbard, statistico autorevole e membro del Parlamento, sorpasserebbe 150 milioni di fr., dei quali 100 provenienti da decime. Il dominio ecclesiastico senza le case, i

pre-(1) Ibidem, p. 160.

(38)

— 38 —

bistori e le chiese, non sorpasserebbe 500,000 acri del va-lore di 1 miliardo di fr. ; le decime d'Inghilterra e Galles nel 1882, secondo la Land Commission, resero 4,053,905 lire st. al clero parrocchiale, 766,233 lire st. a laici, e 196,050 lire st. ai collegi ed alle scuole.

Venti arcivescovi e vescovi si dividevano 205,000 lire st., più di 5 milioni di fr., m e n t r e 4000 benefici sono inferiori a 2500 fr. P a r e di essere in Francia, un secolo fa, prima della rivoluzione.

Quanto al debito pubblico inglese esso è disceso nel 1898 a lire st. 634,435,204, e il bilancio preventivo ha toccato parimenti nel 1898 lire st. 126,418,416, di cui 25,000,000 furono spesi f r a interessi e annualità del debito pubblico (I). I bilanci delle amministrazioni locali della Gran Bre-tagna, nel 1895-96, a m m o n t a v a n o a un totale di lire ster-line 92,713,840 (1).

3.

D i t i più precisi.

Cominciando da un tempo r e l a t i v a m e n t e antico, da quando cioè si può raccogliere qualche elemento positivo, il censo ufficiale presenta il seguente q u a d r o :

anno famiglie agricole % industria e comm. % altre ° / o

1811 35 44 21 1821 33 46 21 1831 28 42 30 1841 22 46 32 con avvertenza che le cifre del 1841 non si riferiscono più a famiglie, ma ad individui atti al lavoro, dei quali eranvi 307,065 farmers e graziers (affittavoli e bovai), 53,650

florists, nurserymen, gardeners (fioristi e giardinieri),

1,138,563 agricultural labourers (braccianti agricoli).

(39)

— 39 —

Nel 1851 nell'Inghilterra e Galles esercitavano l'agri-coltura 1.576,080 uomini di almeno 20 anni di età, nel 1861 1,531,290, ossia rispettivamente il 16.1 e il 13.9 °/o della popolazione totale (1).

Il censimento inglese delle professioni del 1891 dava a sua volta i seguenti risultati (2).

Inghilterra e Paese di Galles.

P R O F E S S I O N I UOMINI DONNE T O T A L E

Agricoltura 1.260.024 51.696 1.311.720

Pesca 24.895 330 25.225

Commercio e trasporti . . 1.364.377 35.358 1.399.735

Industria 5 495.446 1.840.898 7.336.344

Professioni elevate (libere) . 597.739 328.393 926.132

Domestici 140.773 1.759.555 1.900.328 Senza professione . . . . 1.708.713 7.445.660 9.154.373 TOTALE . . 14.052.901 14.949.624 29.002.525 ^ ÌCOzia. P R O F E S S I O N I UOMINI DONNE T O T A L E Agricoltura 190.769 26.216 219.985 Pesca 2 I . 2 7 3 866 29.139 Commercio e trasporti . . 170.676 10.276 180.952 Industria 742.036 290.368 1.032.402

Professioni elevate (libere) . 75.532 35.787 111.319

Domestici 13.102 190.C51 2 0 3 . 1 5 3

Senza professione . . . . 722.329 1.5263.66 2.948.695

TOTALE . . 1.942.717 2.082.930 4.025.647

(1) Statistical Journal, 1864, p. 390.

(40)

— 40 —

Irlanda.

Agricoltura

Commercio e trasporti Industria

Professioni elevate (libere) Domestici Senza professione . . . 845.691 91.068 936.759 81.012 2.161 83.173 404.155 2.522.255 656.410 138.971 75.272 214.043 34.490 220.654 255.144 814.634 1.744.387 2.559.021 TOTALE . 2.318.953 2.3857.97 4.701.750

Or bene: la divisione del patrimonio nel 1883 per Mul-hall, le cui deduzioni sono però vivamente contestate e

dichiarate arbitrarie, è la seguente:

Hyndman (1) calcola il reddito annuo in lire st. 1300 milioni, dei quali 300 sugli operai.

Il risparmio annuo dei ricchi è secondo Mulhall di 154 milioni di lire st., secondo Giffen nel 1878 di 240 milioni; le Banche d'Inghilterra appartengono ad 88,000 azionisti, ciascuno dei quali possiede in media 1000 1. st. in Scozia, 780 in Inghilterra, 720 in Irlanda.

Nel decennio dal 1863 al 1872 si ebbero 171 successioni di oltre 6,250,000 fr., tra le quali 53 di oltre 12.500,000 fr.,

10 di oltre 25 milioni di fr , nel decennio dal 1873 al 1882 il numero di successione superiore a 6 '/4 milioni fu di 215,

fra le quali 45 eccedevano 12 milioni, e 17 superavano i 25 milioni; l'insieme di tali fortune formava una massa di 2 miliardi 455 milioni di fr. Nell'esercizio finanziario 1895-96

Classe ricca 202.000 Classe media 604.000 Commercianti 1.200.000 Operai 4.629.000

Famiglie Reddito in milioni di lire si.

233 241 244 447 Totale 6.665.000 1265

(41)

— 41 —

le successioni oltrepassanti 50.000 L. ster. (1.250,000 fr.) sono state 525 in Inghilterra per un ammontare comples-sivo di 71.639.000 L. ster. (1.790,975.000 fr.), ossia con un ammontare medio di 138.455 L. ster. (3.411,380 fr.) ciascuna; 59 in Scozia per un ammontare complessivo di 7.893,000 L. ster. (197.435 000 fr.) con una media di 135.320 L. ster. (3.392,000 fr.) ciascuna; 28 in Irlanda per un ammontare complessivo di 2.811,000 L. ster. (70.275,000 fr.) con una media di 100.392 L. ster. (2.509,700 fr.) ciascuna. In totale nel Regno Unito per l'anno 1895-96 si ebbero 612 successioni di oltre 50.000 L. ster. (1.250.000 fr.) ciascuna, per un ammon-tare complessivo di 82.343,000 L. ster. (2.258,575,000 fr.) (1). e con una media di 134.547 L. ster. (3.363,675 fr.) ciascuna. Nel 1865, secondo Giffen, l'insieme del patrimonio mobi-liare dell'Inghilterra si elevava a 72 miliardi, e nel 1875 a 117 miliardi, nel 1872 Leroy Beaulieu riteneva che fossero 130 miliardi.

Così de Foville (2) sostiene che l'Inghilterra avrebbe approssimativamente 750 capitalisti proprietari di più di 12,500,000 fr. e 60 di più di 25 milioni di valor mobiliare, in tutto da 8 a 9 miliardi, la 12* o 15a parte del valore

mobiliare inglese.

De Foville poi crede che in Inghilterra vi sono da 8 a 10.000 persone che hanno oltre un milione di fr., oltre 10,000 persone hanno più di 50,000 fr. di rendita all'anno. 11 reddito dell'Inghilterra non potendo calcolarsi a più di 30 miliardi, ì milionari ne avrebbero quindi la decima

parte. R. tìiffen nel 1878 fissava in 240 milioni la media del risparmio annuo delle classi ricche, mentre Leone Levi afferma che la media del reddito delle classi operaie si è elevata da 1300 fr. nel 1851 a 2075 fr. nel 1883, e Bern-stein riferisce che nell'anno finanziario 1893 94 il numero di persone che godevano un reddito di 3600 fr. e più (red-dito proveniente, dai profitti commerciali, funzioni supe-riori, ecc.) era nel Regno Unito di 727,270 (pag. 83). Ag-giungendo a queste persone quelle che ottenevano i loro

(1) LEROY BEAULIEU, o p . cit., p . 541.

(42)

— 42 —

redditi dalla terra, da case e da impieghi imponibili di •capitale, il loro numero si t r o v a v a probabilmente

raddop-piato (pag. 83).

Nella British Review del 22, v, 1897, troviamo qualche a l t r a cifra sopra l'aumento dei redditi in Inghilterra, dal 1851 al 1881. Secondo queste cifre il numero di famiglie •che godevano d'un reddito da 150 a 1000 lire st. (la media e la piccola borghesia, e la più alta aristocrazia operaia) e r a in I n g h i l t e r r a

nel 1851 di 300,000 nel 1385 di 991,000

la popolazione e r a a u m e n t a t a .di circa il 30 la cifra dei •contribuenti di questa categoria di circa il 233 %<,. Recen-t e m e n Recen-t e Giffen valuRecen-ta il loro numero ad un milione e

mezzo.

4.

Gli elementi dell'lncome-tax.

AVVERTENZA. — Il saggio di tale imposta fu spesso

va-riato ed è a n n u a l m e n t e ripreso in esame.

Nel 18S7 il saggio era del 3.28 % , nel 1890 del 2.46 % . I redditi inferiori a L. st. 150, cioè a 3750 fr. sono

total-m e n t e esonerati da questa itotal-mposta. 1 redditi cototal-mpresi t r a 150 e 400 L. st. (cioè t r a 3750 e 10,000 fr.) pagano soltanto sulla differenza compresa t r a essi e lire st. 120 <3000 fr.) (I).

Or bene, la cedola A di tale imposta, che dà i redditi imponibili dei t e r r e n i e dei fabbricati comprese le decime, m o s t r a il movimento seguente (2), (3) :

(1) A. GRAZIASI, Istituzioni di Scienza delle Finanze. Torino, BOCCA, 1897, p. 4 9 3 .

(2) Balletin de Statistique et Législation comparée. Paris, 1884-85, vol. xx, p. 514.

(3) Le cifre dopo l'anno 1834-85 sono riportate dallo Statistical

(43)

— 43 —

In Inghilterra solo compreso il paese di Galles.

Reddito imponibile Reddito imponibile

A N N I dei terreni A N N I dei terrreni

(44)

— 44 —

Reddito imponibile dei terreni in L. st.

in Inghilterra, Scozia, Irlanda e nel Regno Unito,

ANNI INGHILTERRA S C O Z I A I R L A N D A REGNO UNITO

1 8 6 1 - 6 2 44.639.211 6.075.244 8.990.830 60.305.285 1 8 6 2 - 6 3 44.611.281 6.715.341 8.747.754 60.674.376 1 8 6 3 - 6 4 44.672.219 6.717.827 8.728.794 60.118.840 1 8 6 4 - 6 5 " 46.403.437 6.830.639 8.893.060 62.127.136 1 8 6 5 - 6 6 46.421.748 6 849.704 9.142.809 62.414.261 1 8 6 6 - 6 7 46.492.268 6.964.704 9.240.370 62.697.342 1 8 6 7 - 6 8 47.711.252 7.186.295 9.211.018 64.108.565 1 8 6 8 - 6 9 47.744.493 7.216.988 9.201.785 64.163.216 1 8 6 9 - 7 0 47.802.991 7.194.579 9.135.619 64.133.189 1 8 7 0 - 7 1 48.938.030 7 301.182 9.141.754 65.380.966 1 8 7 1 - 7 2 48.964.149 7.325.591 9.140 356 65.430.096 1 8 7 2 - 7 3 49.009.457 7.363.235 9 . 1 4 1 . 2 - 5 65.513.977 1 8 7 3 - 7 4 49.905.815 . 7.496.905 9.177.214 66.579.934 1 8 7 4 - 7 5 50.124.975 7.493.453 9.293.035 66.911.469 1 8 7 5 - 7 6 50 218.150 7.505.178 9.291.066 67.014.394 1 8 7 6 - 7 7 51.811.234 7.689.717 9 937.681 69.438.6H2 1 8 7 7 - 7 8 51.722.294 7.666.090 9.936 605 69.324.989 1 8 7 8 - 7 9 51.657.681 7.667.629 9.940.001 69.265.311 1 8 7 9 - 8 0 51.798.950 7.769.303 9.980 648 69 1 8 8 0 - 8 1 51.599.428 7.711.895 9.980.650 69.291.973 1 8 8 1 - 8 2 51.182.228 7.648.51 9 9.980.215 68.811.632 1 8 8 2 - 8 3 48.402 915 7.573.251 9.981.156 65.957.322 1 8 8 3 - 8 4 47.954.834 7.505.321 9.982.072 65.442.227 1 8 8 4 - S 5 47 594.178 7.461.957 9.983.031 65.039.116 1886 45.993.545 7.320.599 9.954.535 63.268.679 1887 45.375.763 7.099.580 9.957.806 62.433.149 1888 44.471.842 6.824 100 9.957.580 61.253.522 1889 42.274.444 6.539 762 9.940.928 58.755.134 1890 41.795.594 6.416.507 9.941.799 58.153.900 1 8 9 1 4 1 . 3 7 8 . 5 - 9 6.374.863 9.941.368 57.694.820 1892 41.129.907 6.318.581 9.943 358 57.391.846 1893 40.804.619 6.291.119 9.894.202 56.989.940 1894 40 065.831 6.251.898 9.89"'.005 56.212.734 1895 39.680.346 6.193.310 9.895.405 56.769.061 1896 39.365.825 6.147.882 9.894.358 55.408.065 1897 3H.806.310 6.100.326 9.894.266 54.800 9 0 2 1 8 9 8 38.142.515 6.045.378 9.719.254 53.937.147 1899 37.296.350 5.967.345 9.747.391 53.011.086

E finalmente occorre fissare il prospetto delle differenze dei redditi fondiari (1):

(45)
(46)

— 46 —

Redditi mobiliari cedola D.

La cedola D dell' Incoine tax comprende i profitti indu-striali e commerciali e le r e n d i t e mobiliari, senza i fondi pubblici del Regno, delle colonie e s t r a n i e r i e senza quelli imposti dalla cedola E.

La cedola E c o m p r e n d e le pensioni e i salari pagati dallo Stato e dagli enti pubblici ad eccezione degli a r r e t r a t i di r e n d i t e comprese nella cedola D.

Ecco le cifre di questo movimento secondo l'Ammini-strazione del reddito i n t e r n o inglese.

Categorie di redditi 1855-56 in 1883-84 milioni di s t . da 200 t 300 L. st. 7.7 13.8 » 300 400 » 5.1 12.0 » 400 500 » 3.2 8.1 » 500 600 » 3.0 6.7 » 600 700 » 2.0 4.9 » 700 800 » 1.6 3.5 » 800 900 » 1.5 3.6 » 900 1000 » 0.5 1.8 » 1000 » 2000 » 7.2 16.9

L'insieme della cedola D si elevava nel 1876-77 a 258 mi-lioni 908,743 L. st. (6 miliardi 473 mimi-lioni di fr.). La sola I n g h i l t e r r a per la cedola D dava profitti per 130,825,878 sterline (3 miliardi 270 milioni di fr.), essendo fino al 1876 esenti i redditi inferiori a 2500 fr., e dal 1876 i redditi inferiori a 3750 fr. (150 st.) (1).

Le dissimulazioni di reddito devonsi, secondo Leroy Beaulieu, v a l u t a r e al 30 %> ed il reddito della p r i m a classe (fr. 3750) può v a l u t a r s i a fr. 5000.

(47)

— 47 —

Dati della cedola

Classi del riddilo

al di sotto di 3.750 fr. da 3.750 a 5.000 » » 5.000 » 7.500 » » 7.500 » 10.000 » » 100.00 » 1.2.500 » » 12 500 » 15.050 » » 15.000 » 25.000 » » 25 000 » 50.000 » » 50.000 » 75.000 » » 75.000 » 100.000 » » 100.000 » 125.000 » » 125.000 » 250.000 » » 250.000 » 1.250 000 » al di sopra di 1.250.000 » T' D pel 1876-77.

S. dei toniribueoli Riddilo tolalc imposi, s t .

50.671 2.018.754 126.692 6.397.103 89.030 12.429.912 39.909 10.845.924 17.179 6.989.131 12.818 6.461.280 17.738 12.550.983 12.274 15.464.818 3.861 8.748.034 1.774 5.789.808 1.008 4.324.435 1.896 12.533.015 1.036 18.312.724 86 7.959.957 381.972 130.825.878

Dati della cedola D . Redditi per l'anno 1879-89.

Sumero dei eonlriliaenli

(ìa 3.750 a 12.550 303.183 da 12.500 a 75.000 44.808 superiore a 75.000 5.052

Totale 353.043

Il totale dei contribuenti dell'Income Tax nel 1879-80 era di 1,060,000 costituenti con le famiglie 4,700,000 per-sone. Inoltre si calcolava 1,300,000 famiglie, cioè 5,900,000 persone che avevano un reddito da 2500 a 3750 fr. per famiglia, dunque 10,600,000 persone che godevano di di-screte rendite.

Una tabella (1) anche più dimostrativa a stabilire il pro-gressivo sviluppo dei redditi dell'Inghilterra e la loro di-stribuzione è la seguente :

(1) Bulletin de statisi, et de Législ. comparée, P a r i s , 1 8 2 6 . v o i . 8 0 , .

(48)

Classificazione dei contribuenti della cedola D? CATEGORIE D I R E D D I T I st. 1845-4 Ü 1S55-56 18(55 6(5 ; CATEGORIE D I R E D D I T I st. Coniribncnti (1)

Redditi Contribuenti Redditi Contribuenti <

I

(49)

xondo l'importanza del loro reddito.

1 865-60 1875-76 1879-80 1 8 8 3 - 8 4

Redditi Contribuenti Redditi Contribuenti Redditi Contribuenti Redditi

3.089.512 34.601 992.634 n 7) n » » 243.463 9.242.783 » n JJ » 115.470.733 ìì n » j, » » n

49.110 1.682.218 48.368 1.640.499 n 92.593 8.699.305 150.426 6.921.365 163.736 7.479.756 18.560.245 370.657 18.934.722 199.536 8.603.583 212.104 9.120.254 11.193.724 90.239 15.840.128 102.000 13.074.442 110.626 13.769.022 ; 6.911.112 36.673 11.422.862 45.497 11.516.041 48.572 12.012.569 4.687.403 16.491 6.782.565 18.911 7.660.584 19.996 8.114.744 [ 4.400.128 13.148 6.646.004 12.945 6.522.711 13.334 6.686.805 f3.021.193 7.785 4.731.134 7.916 4.772.573 8.121 4.888.572 ! 2.249.537 4.547 3.277.529 4.701 3.353.994 4.908 3.498.969 ' 2.118.912 4.276 3.469.498 4.106 3.319.000 4.430 3.562.937 1.080.123 1.001 1.470.502 1.699 1.545.109 1.976 1.792.161 54.222.377 555.417 72.574.444 397.311 60.368.037 424.067 63.445.973 10.528.177 12.679 16.007.181 2.011 15.215.146 13.268 16.938.846 ì 5.732.340 3.942 8.936.148 3.604 8.204.073 4.202 9.591.592 4.252.223 1.859 6.054.877 1.664 5.437.809 1.947 6.360.667 ; 2.922.710 1.060 4.508.683 898 3.859.580 1.117 4.775.900 77.657.827 564.957 108.081.333 415 488 93.084.545 444.601 101.110.986 9.391.132 2.026 13.308.594 1.671 10.966.248 1.871 12.260.043 19.257.819 1.178 21.131.985 939 16.347.040 1.192 21.031.563 13.840.917 88 8.080.712 81 7.561.978 104 9.545.417 L20.147.695 568.249 150.602.624 418.179 127.959.911 447.768 143.948.009 ) Il documento porta 148,670, ma con tale cifra la somma non è esatta.

(50)

— 50

Questa tabella, che non è certo una delle t a n t e decla-mazioni di cui i r e t o r i vanno riempiendo il mondo, prova la sproporzione notevole nella distribuzione della ricchezza privata in I n g h i l t e r r a , ma prova altresì, come i redditi medi da 0 a 500 lire st. sono notevoli come risulta dal seguente quadro: CEDOLA B 1883-84. Reddito da 0 a 500 sterline. da Categoria 0 a 200 201 a 300 301 a 400 401 a 500 Contribuenti 212.104 110.626 48.572 19.996 st. Totale 391.298 Reddito 0.720.254 » 13.769.022 » 12.012.569 » 8.114.744 st. 34.616.589 La seguente tabella dà la ripartizione dei redditi della cedola D t r a il 1869 ed il 1884 (1).

1 8 6 9 1 8 8 4

Classe del reddito N. delle persone Reddito netto tass. N. delle persone Reddito netto tasi.

da Oa 100 st. 78.959 3.558.986 » 100 a 150 » ^ • ¿ M L ì i . t } — 48.368 1.649.499 » 150 a 200 » — — 163.736 7.479.755 » 200 a 300 » 57.657 12.773.818 110.626 13.769.022 » 300 a 400 » 24.854 7.904.211 48.572 12.012.569 » 400 a 500 » 12.421 5.179.585 19.996 8.114.544 » 500 a 600 » 9.528 4.882.085 13.334 6.686.805 » 600 a 700 » 5.485 3.370.915 8.121 4.888.572 » 700 a 800 » 3.410 2.272.242 4.908 3.498.969 » 800 a 900 » 3.059 2.492.579 4.430 3.562.937 » 900 a 1 . 0 0 0 1.222 1.141.418 1.976 1.792.101 » 1.000 a 2.000 » 8.959 11.441.956 13.268 16.938.846 » 2.000 a 3.000 » 2.666 6.019.735 4.902 9.591.592 » 3 000 a 4.000 » 1.320 4.377.133 1.947 6.309.067 A riportarsi 443.484 96 334.078

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