DISCORSI TRE
A CO:.i:vIISSIONE DI sua ECCELLENZA REVERENDA!U
MONS. GIUSEPPE AGGARBATI
VESCOVO E CONTE DI SENIGALLIA
PATRIA DI «SITA SANTITÀ'
PETTI IN QUELLA CHIESA CATTEDRALE ALLI 1
6
, 17, E 18 GIUGNO 1871
DAL
SACERDOTE
BENEDETTO GUZZINI
CANONICO DELLA CATTEDRALE BASILICA DI DECANATI
BOLOGNA
ISTITUTO TIPOGRAFICO
nello Stabilimento dell’Immacolata, via Galliera, 183
18
7 1in
2016
https://archive.org/details/laprovvidenzadidOOguzz
0 DEVOTI
ALLA SANTITÀ
DINOSTRO SIGNORE
PIO PAPA IX IL GRANDE
OGGI XX11I AGOSTO MDCCCLXXÌ
OH’
ElCOMPIE GLI ANNI
DIPIETRO NELLA SEDE
DIROMA
BENEVOLI ACCOGLIETE LA UMILE OFFERTA DI
TRE DISCORSI PER LA FESTA DEL SUO
PONTIFICALE GIUBILEO
DETTI NELLA CHIESA CATTEDRALE DI SINIGALL1 A
DAL CANONICO BENEDETTO GUZZINI
DIREC
ANATI
LA PROVVIDENZA DI DIO
E
IL GIUBILEO PONTIFICALE
-
'
Discorso
I.Per me mulliplicabuntur dies Itti et addentile Ubi anni vita; fneedi- ficationem eorporis Chriati (Prov IX II. Cor.).
A
caratteri d‘ oro ci si scolpisca nellamente
e nel cuore il faustissimo
avvenimento
di questodì; a caratteri d’ oro scrivetelo
pur
voi, o Signori, tra le gloriosememorie
dell’avventuratissima Pa- tria vostra,*a caratteri d’ oro il segni [tur ne’suoi fasti la Cattolica ChiesaRomana;
esempre
a ca- ratteri d’oro sitramandi
a’ posteri dalla storia universale delmondo. Nè
state qui a richiedermi quale sia cotestoavvenimento
così sopra ogni al- trodegnissimo
di perpetua ecomune
ricordanza:che
ionon
sonoda
tanto di poterdarvene ade-
quata contezza. Chiedetelo piuttosto, se vi piace, chiedetelo aben
duecento milioni di Cattolici,inqualunque
angolo della terra e' si trovino, eben
io
mi
porto fiducia, ch’eglino co’ fatti vi rispon-deranno meglio
che a parole.E che
vuol ditegliun
sìgran movimento
di gioia,che
invadeim-
provvisonon
solo l’Italia,ma
tutta Europa, e—
f
Asia, e l’Africa, e l’America, e l’Oceania, e a santagara
lemuove
di festeggiare,quanto
cia-scuna
più può, questo giorno?Che
vuol dire,ehe tanti voti oggi alle stelle s' innalzano, tante pre- ghiere si fanno, tanti pellegrinaggi sicompiono da
tutte parti, e tutti aun
solo emedesimo
fine diretti?Che
vuol dire,che
quantisou
sii la terrai seguaci del Vangelo, e i figli di
Gesù
Cristo,tutti al
gran
Vicario di Lui, alcomun
loroPa-
dre e Pastore dall’uno
emisfero e dall’ altro in- dirizzi fan piovere e deputazioni spediscono, a testimoniare in tante guise, e tutte eloquentis- sime, tutte solenni, l’odierna loro giocondissima esultanza?...0
Sinigallia,alma
città,giàda
secoli perfama
chiarissima, e di qui innanzioggetto
d’ invidia alle più vaste e
rinomate
metropolidell’ universo, sai
ben
tu d’onde
nasca, edovo
miri tutto questo inusitato trasporto dimondiale
allegrezza, tu il sai,che
fosti a tuasómma ven-
tura, negli eternali decreti prescelta ad appre- stare la culla, ed essere
Madre
a quelSovrano Monarca,
a quel sopra gli altri glorioso Pontefice,che forma
oggi il tripudio,l’amore
e l’incanto d’ogni cuore benfatto... Sinigagliesi ! l’inclito vo- stro Concittadino, il Fratello, il Padre, il Benefat- tore vostro,F immortale
vostro Pio IX, fu,ven-
ticinque anni or sono, dallaProvvidenza
Divina alsupremo
soglio elevato di Pietro, al più rispet- tabile, al più augusto trono delmondo,
e per di-vina ineffabile Provvidenza, per benefizio in di-
ciannove
secolinon mai
toccato in sortead
alcun de' Successori di Pietro, e’nelsupremo
suo Soglio-tuttora felicemente si asside, e della Pontificale sua elezione il
primo
Giubileo oggi sicompie
Sinigalliesi, fatene
pur
festa, emenate
trionfo;chè
ilbuon
diritto del gioire è più vosiro che di altrui; sì, lo ripeto, più che d’altrui è vostro ilbuon
diritto del gioire...Ma
di qual gioire io fa- vello ?... Deh,che non
entri, o Signori,non
entri, no, ascemar
la nostra letiziaveruna
idea o ri-membranza
di civile politica;non
sene
parli,non
se ne faccia motto.
A me
intanto, poi che del parlarvimi
è datonovellamente
l’onore, tocca ame
di santificare ilmeglio ch’io
mi
sappia il gaudio vostro, o Signori,, e dipromuovere
in voi quella spirituale letizia, la qualenon
per altro ci è infusa nel cuore dallo Spirito settiforme, senon
perchè tutti,secondo
la frase dell’ Apostolo, più
agevolmente
alla per- fezione cresciamo del corpo mistico diGesù
Cri- sto:—
in cedificaiionem
corporis Christi.—
E, se è vero,che
all’edificazione di questo misticocorpo, per testimonianza delgrande
Agostino, tre ele- mentinecessariamente
concorrono, cioè, laFede
la
Speranza
e la Carità; eccovi senz’altro, o si- gnori, il triplice assunto,che
lamateria
sarà di questo, e de’successivi miei ragionamenti: il Giu- bileo Pontificale di Pio IX, nei disegni di su- pernalProvvidenza
ordinato, alla edificazione del mistico corpo diGesù
Cristo, I. col ravvivare nei credenti la Fede; II. col rinfrancarne la cristiana Speranza; III. col riaccendere e dilatare la Carità Cristiana. Deh, faccia Iddio,che
l’ardente vostrabrama
di udirmi sia per tutti a salute: ecomin-
ciamo
dal primo.—
10—
Veglia Iddio, o Signori, veglia Iddio dall'alto de’cieli a conservar nella Chiesa la Fede. Quel Dio, il quale creò il sole, e ogni giorno veste i!
sol de’ suoi raggi; creò la luna e le stelle, e nella luna e nelle stelle ogni notte la
sua
luce river- bera; creò la terra, e nelle viscere della terra nascose le più ricche miniere: quel Dio,che
dal seno de’ monti fa scorrer leacque
e inafflare 'lecampagne,
e dal ciel fa discenderepiogge
e ru- giade, e coll* influsso de’ corpi celesti le fomenta, e nutrica: quelDioiche
fissò le stagioni, sicché nell’una
tornassero i prati a cuoprirsi di fiori, nell’ altra icampi
d’ erbe e di biade, in quella le piante di frondi e di frutti, in questa di bianche nevi le crinitemontagne
: quel Dio, per lo cuicenno
veggonsi animali d’ ogni fatta passeggiare sulla terra, volar gli augelli per 1* aere, guizzarei pesci tra le onde: quel Dio
insomma, che
è lacagione
prima, il principio e l’autore di tutte le cose, e’tuttecon
infinitaProvvidenza
conservale, e,suamercè,non
v’ha essere,che perisca fuor del suotempo. E
che! osereste voi dubitarne?È
forse egli possibile,diròio coll’Angelico, è possibile forse,che quanto una
volta uscì dallemani
di Dionon
sia contenutosempre
nell’ ordine di suaProvviden-
za?Orsù
questo Dio,bontà
per essenza, eh*3non
per altro cavò dal nulla le irragionevoli cose,nè
le conserva
per
altro, sentpee* per benefizio degli uomini; lascerà egli forse gliuomini
stessi in ab-bandono
così, chesfuggano
allaProvvidenza
di lui? Seicredan
pure, se possono, seicredan
purnell’ abisso di lor cecità i fatalisti, i deisti, e gli
—
il—
increduli. Noi però,
che
sappiamo, eteniamo
per fede,che
il Signore ci ebbe già dal principio a suaimmagine
foggiati;che
ci arricchì fin d’ al- lora di originale giustizia, elevandoci per cotal guisa al disopra della natura, e mettendoci ingrado
di poter meritare 1’ eterna gloria; e che poscia, divenuti chefummo,
per nostra colpa, a lui ribelli e nemici, e’ colsangue
e collamorte
del suo Divino Figliuolo di ricuperarne si piacque lagrazia
e la vita; noi,che
tutto questo sappia-mo,
e losappiamo
per fede,ben teniamo ancor
per certo,che
leanime
nostreda
lui al ciel de- stinateformano
esse la cura precipua, la più soave, e la più tenera cura di sua paterna so- pranaturai Provvidenza.E come nò
?Gesù
Cristo, vero Dio e veroUomo, non può non pensare
a sè stesso;ma Gesù
Cristonon
sipuò
concepire senza gli eletti: ilche
vuol direche
il Figliuolo di Dionon divenne
figliuolo dell’Uomo, che per es- sere il nostro Salvatoreamoroso. Noi siam
quindicon Gesù
Cristouna
sola cosa,un
sol*uomo, un
sol
Gesù
Cristo :—
Christus, il disse cento volte Agostino, Christus etmembra
eiusunus homo,
etunus
Christus.—
Colmezzo
della fede noi di-ventammo
suemembra;
e così di G. C. e di noi,unitamente
a tutte leanime
giuste, e nelPur-
gatorio gementi, o beate nel cielo,non
viene a formarsiche un
sol mistico corpo, il corpo diGesù
Cristo, vivente la vita del divino suo Capo;il qual corpo
dee
crescere sino alla pienezza del- l’età sua,che
è a dire, fintantochénon
siacom-
pletato ilnumero
degli eletti, finattanto che vi sarà un’uomo da
salvare.—
12—
Gran dono
imperò,gran dono
per noi ella è senza dubbio la Fede, preziosissimodono
dell’ ot-timo
Dio, Signor nostro,dono non
meritato dalle nostre opere, e moltomeno
dalle facohà.chesono
in noi,procacciato; dono, eh’ è principio, fonda- mento, e radice di nostra giustificazione e sal- vezza; origine, fonte e vita di tutti gli altri doni.
È
la fede,che dopo
il fallo diAdamo
subentrò in aiuto dellamisera umanità
a ristorarne gli affanni; è la fede, che il Figliuolo di Dio disceso di Cielo, e fatto carnevenne
a piantare tra noi:e
quanto
egli insegnò di sublime,quanto
operòdi mirabile,
quanto
di laborioso sostenne, tutto fuda
lui ordinato e disposto a stabilire nell’uni- verso la fede: ed è questa, che nelladonna
diCanaan
altamentecommenda
; questa
che
nelCenturione
ricambia colla istantaneaguarigione
di suo figliuolo; questa che in
Tommaso
risvegliacon
novello prodigio; questa inbreve che rimu- nera
in Pietrocon
perpetuo e indefettibil pri-mato
d’onore
e di giurisdizione nella Chiesa.E
chi, chi potrebbe tacciarmi di arditezza e di esa- gerazione, s’ io aggiungo,
che quanto
ame, tengo bene
per fermo,che
questaprecisamente
èche
egli oggi
corona
nell’amatissimo
nostro Ponteficecon
sìnuovo
estupendo
trionfo?Tristi, lo so, corrono i tempi, e guasti son purtroppo i costumi; e la
Chiesa
diGesù
Cristo, piange, o Signori: posciache vede
nel suo cen- tromedesimo,
nel suo cuore stesso,andar vede
oggidìimpetuosamente
ingrossando quel torrente spaventoso, predetto già in ispirito dal Profeta—
13—
Osea, torrente di nefandezze, d’adulterii, d’
omi-
cidii, d’iniquità d’ ogni guisa: torrente di errori
i più madornali, d’
empietà
le più esecrande, di apostasie le più vergognose;vede
conculcate le sue santissime leggi, emesse
in discredito, pro- fanate le, sue feste, deserti i suoi templi, sbeffeg- giati, derisi, insultati i suoi Ministri,vede
i suoi sacri riti, i divini misteri suoi, i suoi sacramenti divenuti ornai ludibrio e trastullo diuna
cieca fi- losofìa, chepresuntuosamente
tuttominaccia
di mettere ilmondo
asoqquadro
: e che è peggio, ella vede,ohimè
! vede, che de’ suoi cariun
tem- po, e sì affezionati figliuoli,oh
! quanti volta- ronleingratamente
le spalle, e baldanzosi la in- sultano, e la osteggian crudeli !oh
quanti fune-stamente
sendormono
in braccio alla indiffererza e alla freddezza! e quanti infine aprirono il loro cuore a dubbiezze, a trepidazioni, ad angoscte.Ma non
più, signori,non
più.Un
vivoraggio
di luce si spicca oggi dal cielo, il fitto delle te- nebre sì dirada, e il
mondo
nella straordinaria successione degli eventi, il iqondo attonito e stu- pefatto le visibili traccecontempla
del dito di Dio:—
DigitusDei
est hic (1).—
Diche Chiesa
santa, obliando quasi perun momento
le tante e sì forti cagioni di lutto, sveste oggi lanera
gramaglia, e di ricchiammanti
vestita si fa in- nanzi allo Sposo a celebrarecon
tutta lapompa
e col più vivo
entusiasmo
di giubilo la venticin-quesima
anniversaria ricorrenza delle sue solen-ti) Exod. Vili. 13.
li-
nissime nozze. Sì, sì, esulti pure il
mondo,
ed esultisoprammodo
la Chiesa:mereechè
in più di1800 anni, e tra duecentocinquantasei Papi suc- ceduti a S. Pietro, egli è il primo, il nostro ve- nerato Pio IX, è il
primo
a toccar gli anni di Pietro nellaSede
diRoma;
è ilprimo, che
per cinque interi lustri abbia inmano
tenuto ilgran
depositoquaggiù
in terra delle chiavi delregno
celesie; è il primo, cui si fosse dato di
compiere un
Giubileo di Ponticato supremo...Gran
Dio! chi dun- que, chi,fuor di voi ,può esser 1’ autore diun
fatto unico,che
negli annali di vostra Chiesanon
trova riscontro? chi,fuor di voi,potè conservare finqua
dell’
amatissimo
«ostro Pontefice la preziosa esi- stenza? chi lo resse fra tanti cimenti ? chicam-
pollo
da
tanti perigli? chiincolume
il trasse dalle rovine di S.Agnese?
chi il sostenne fra tante esì potenti cagioni di dolore,
non men che
di gioia? Voi, sì, foste voifche
proteggeste il vostro Santo; Voi, che in tutte le cose il guidastesempre come
permano,
Voi,che
’1 serbaste a prò di Israele per 1’amore, che
gli portate... Tant’è, Si- gnori, tant’ è.Perchè
Iddioamava
il popolo Ebreo,che
si era prescelto, eperchè
voleva colmarlo di prosperità, per questo ci fa sapere la Scrittura,che
diegli a reun Salomone: — Quia
diligitDeus
Israel, et vult servare
eum;
idcirco posuit te su-per eum regem
(1),—
e per questoprima
di lui gliaveva
datoun
Davidde, il cui cuore era tem- prato sullatempra
del cuore stesso di Dio:—
(1.) II. Parai. IX. 8.
—
15—
Quia
diligitDeus
Israel, et tuli servareeum;
idcirco posuit te
super eum regem.
E
qui dite voi, Uditori, se poteva essere più provvidenziale, più acconcio , e piùopportuno
algoverno
della Chiesa e all’incremento
della cat- tolica fede il Pontificatolunghissimo
delSanto Padre
Pio IX; dite voi se l’età nostraavrebbe
potutomai
aspettarsiun Papa
di tante doti ric- chissimo, di tante attrattive, di tante virtù,quan-
te
ne
risplendono nell’ adorato nostro Pio IX;un Papa
sì dolce adun tempo
e sì forte, sìsublime
e sì entrante, sìmaestoso
e sì affabile:un
Papa, che fosse così , coni’ è egli,sempre grande
, sia checonceda
o perdoni, siache
resista ocondan-
ni, sia
che
regni e trionfi, siache
soffra edie
pianga;
un Papa sempre grande egualmente
o assiso sul trono, o prigioniero a Gaeta, o isolato nella sua Reggia;sempre
infine così grande,com’è
PioIX
Tse prega, se parla, se tace. Dite voi , se fin dai
primordt
del gloriososuo
Pontificato fu già chivedesse
nel «ostro PioIX
1’uomo, che
alla potenza dell’ intelletto la rettitudine unisce del cuore (1); chi soggiugnesse ,che il
cuor
diPio
IX
era pieno di dolcezza; e cheBologna
per- ciò accesa dinon compro
affettobenediceva
pian-gendo
al suo belnome
(2); chi attestassenon
a- vere PioIX
pensatomai neppure
un’ opera bia- simevole, e di grandi fin d’ alloraaverne
fatte già tante,quante
avrfano bastato aonorare
guai-ti) Marco Minghetti.
(2) Gioacchino Pepoli
—
-siasi più lungo
regno
(1); chi riconoscesse in lui l' inviato dal cielo , che stese lamano
all’ Italia, e asciugò le sue lacrime (2); chi vedesse in lui le virtù tutte diLino
e di Cleto , e felici chia-masse
gli Stati della Chiesa,che
sì grand’uomo
possedevano, e più felice l’ Italia se tutti i Prin- cipi suoi lo avessero imitato (3); chi ringraziasse a Dio del prezioso
dono,
ch’egli ci fece d’uri tanto Pontefice, euomo
lo appellasse digran mente,
e d’alto cuore, di saldo e risolutoanimo,
franco, aperto, e leale nel suo operare; e lo be- nedicesse perciòcome
1’opera
più bella, che po- tesse uscire dallemani
di Dio (4); chi Protettorelo definisse della
umanità;
chiAngelo
che portò in terra dal cielo 1’amore
e la pace; chi tau-maturgo
del secolo...Era
forse la ipocrisiache
consigliava i malevoli di prodigare siffatti elogi a PioIX?
sia pure: ipocritadunque
fu il cuore,ma
il labbrono\
di certo; conciossiachè le lodi furon tutte piùche
verissime.Ondechè
la con- fession de’ maligniquantunque
ipocrita -si fosse,non
per questoscemerebbe
giàpunto
a PioIX
delle lodi 1'onore.
Quando
cotestoroencomiando
PioIX
ferivan nel segno, ionon mi
curo di al- tro ; e se taluno m'insista,che
i loroencomii non
partivan dal cuore;—
tantomeglio —
iosoggiungo.
Furono
essidunque da
PioIX molto
(1)
Aw.
Pizzoli.(2) Filippo DeBoni.
(3) G. La Cecilia.
fi) Massimo d’ Azeglio.
—
17—
piu meritati,
quantochè
la sola forza del vero potè loro strapparli di bocca. Oltracciò feria nel segno, edesprimea certamente
quel«che sentiva nel cuore,un John
Russel, dicendo, ch’eglinon
poteva ameno
di scorgere in PioIX
ilSovrano
piùamabile
e più intelligente,animato
dai dise- gni più generosi ; feria nelsegno
,ed
espri-meva certamente
quel,che
sentiva nel cuore,un
Brofferio,affermando
eh’ e' si sentivacommosso,
e gli
parea
d’ aver fatto ritorno a’tempi
del set-timo
Gregorio, e eh’ egli a PioIX
inchinavasi e applaudiva; feria nel segno, edesprimeva
quel che sentiva nel cuore,un
Emilio Ollivier, asse- rendo,che
la Cattedra di Pietro è oraoccupata
dauno
de" Pontefici più rispettabiliche
abbianomai
esistito; feria nel segno, edesprimeva
quelche
sentiva nelcuore, un
Boggio, asseverando,che
PioIX
salì alla Cattedra diRoma
precedutoda
tale riputazione d’ onestà di carattere, dipu-
rità di vita, e d’ integrità di
costumi, che non doveva mai smentire
nellungo corso del suoPon
tificato ; e
soggiugnendo
, esser cosa impossibile avereuna
volta visitato PioIX
, enon
portarecon
sè nei lasciarloun
vivo e sincerosentimento
di
ammirazione,
e di simpatìa per la sua sacra persona.Ma che
fo io?Perchè non m’
affretto ad accennarvi piuttosto ilravvivamento
di nostra fede santissima,che
oggisegnatamente
in tutti noi si verifica in vista diun
fatto, del qualenon può
trovarsi sufficiente ragione, salvochè nell* or- dine maraviglioso di soprannatural Provvidenza?...Signori, i fatti parlano di
per
sè stessi, e parlanfi
—
18—
sempre un
linguaggio il più eloquenteche
mai.Ai fatti
dunque
iom’
appello, ai fatti.Non
è egliun
fatto, cher tutto l’orbe cattolico simuova
oggi agran
festa, e ogni nazione, ogni popolo, ogni città, ogni villa si sforzi agara
di celebrare collamaggiore
solennità di ecclesiastici riti il faustis-simo avvenimento
del Giubbileo Pontificale di PioIX? Non
èun
fatto,che
i figli, vo’ dire icredenti ,
anco
da’ più remoti paesi intorno alcommi Padre
si affollano, cioè a Pio IX, per ral- legrarsicon
lui della singolare diuturnità del suo regno, ed offerirgli per sè, e pe’ loro rappresen- tanti sincerissime proteste di figliale riverenza ed ossequio?Non
èun
fatto,che
a lui sollevan tut-ti la voce
esclamando
pieni di giubilo:—
Salve, salve , o SantissimoPadre!
tu sei Pietro (1): ilPastore sei tu della
greggia, nonmenchè
delle agnelle (2): a te ebbe Iddio affidate le chiavi del cielo (3): sopra di te,come
sopraimmobile
sco- glio, ebb’egli edificato il corpo mistico della sua Chiesa (4) . Salve, o Pietro, salve o Pio IX, eter-nalmente
salve!— Ed
èpure un
fatto,che
tuttirichiaman
quivi allamente
le antichepromesse dà Gesù
Cristo in Pietro a lui fatte diperenne
e singolare assistenza, acciocchésenza timor d’in- gannarsicostantemente
eserciti presso tutte le na- zioni delmondo
lasuprema
autorità dell’ infalll-(1) Matt. XVI. l8.
(2) Giov.
XXI
15. IT.(3) Matt.
XVI
19.f4) iv t8.
luie sno magistero (1).
È pure un
fatto,che quan-
ti oggi pigliano parte a cotesto universal
movi mento,
tutti, tutti, a gloria del nostro PioIX,
iluminosi fasti
rammentano
del suo Pontificato. F.chi saprebbe ridirmi
per
qualearcano
irresisti- bile impulso in tante guise diverse, più omeno
esplicite, tutti a lui si congratulano, e tutti
ap- plaudono
a lui diquanto
eglioperò
perP
incre-mento
della cattolica fede?A
lui di tante spedi- zioni felicissime d’operai evangelicinelle più ino-spiti regioni e selvagge; a lui di quel riordina-
mento
della ecclesiastica gerarchla in Inghilterra e in Olanda,onde
riuscì ad erigervi ben 117 tra Arcivescovati e Vescovati, e 35 tra Delegazioni.Vicariati e Prefetture Apostoliche^ a lui di tante
massime
salutarisolennemente proclamate
pel bi-sogno
de’ tempi, o nelle Pontificali sue Encicliche, o nelmemorando
suo Sillabo , o nell'Ecumenico Vaticano
Concilio ; a lui dell’ avere glorificata la S. Sede, stabilendo qualdomma
la infallibiliià delRomano
Pontefice; glorificata laVergine Ma-
ria, diffinendo 1’
Immacolato
suoConcepimento;
glorificato il
gran
Patriarca S.Giuseppe Sposo
dilei , e vice-Padre a
Gesù
Cristo, dichiarandolo Protettore della Chiesa; glorificati finalmente tanti Eroi insigni per santità elevandoli all’onor
deglialtari...
Ah
! se tutta questa serie, se tutta questaconcatenazione
di fatti, di cui ilmondo
intero è testimonio, e che noi stessiveggiamo
cadere sot- to degli occhi nostri, etocchiamo con mano;
se(!) Lue. XXII. 32.
—
20—
non
è questa lina profession sincera della fede ,che
di questi giorni siva
tuttavia nella Chiesa ravvivando; qual saràmai?
E
noi?che farem
noi intanto, Uditori, dimezzo
a sinuova commozion
de’ credenti?... Sini—galliesi, lasciate
che
ilnome
vostro io qui vi ri- cordi,per dirvicon
questa sola parola quanti ti- toli, equante
ragioni voi avete diandar
innanzia
tutti i popoli della terra nel festeggiar questo giornocon
sincerità e vivezza di fede , e nel be- nedirefervidamente
quel Dio,che
di cotantoonor
vi fa lieti. Il
Supremo Gerarca
della Cattolicità,il vostro Pio IX,
non
sarebbe oggi spettacolo almondo
di tenerezza e di gioia, senon
fosse aun tempo
dolce spettacolo dellaProvvidenza
di Dio.A
Diodunque,
'si sollevino a Dio i nostri cuori:— sursum
corda.—
Col cuore e colla voce con-fessatelo Creatore,
com’
è, e Signore dell’ univer- so, eRegolatore sovrano
di tutte lecose : col cuo- re e collavoce
confessatelouno
nell’ essenza e trino nelle persone; confessate ilPadre generante
ab
eterno il Figliuolo, e il Figliuolo ab eterno generato dal Padre, e lo SpiritoSanto ab
eternoprocedente
dalPadre
e dal Figliuolo. Col cuore e colla voce confessateGesù
CristoVerbo
di Dio fattocarne
per noi, eche
per noi diè ilsangue
e la vita; confessatelo nellatomba
disceso,non
che
nell’ inferno; confessatelo in corpo, in anima, e in divinità gloriosamente risorto, e alla destra assiso del celeste suo Padre,uguale
aLui secon- do lanatura
divina,mi no
"e a Luisecondo fuma-
na
natura; e giudice futuro de’ vivi e de' morti—
21—
nella valle del
gran
sindacato. Col cuore e colla voce confessate la onnipotente virtù dello Spirito settiforme, la cuimercè
la santificazione s’ infon- de nelleanime
nostre, esovrabbonda
la grazia.Col cuore e colla voce 1’ autorità confessate di ministero, di magistero, e di
regime
dellaRoma-
na
Chiesa; e il poter delle Chiaviconcedute
alCapo
di lei per la remission de’ peccati, eper
lacommunione
de’meriti e delle soddisfazioni a prò’dei fedeli tra loro. Col cuore, e colla
voce
la ri- surrezion confessate riserbata sul finire de’ secoli a tutta la figliuolanza diAdamo;
e confessate e- ziandio la eternitàche
ci aspetta, eternità di pre-mio
,ovvero
eternità di supplizio,secondo
che ciascheduno si sarà meritato.Le
quali cose con- fessando, osannatepure
a quel Dio,che
vive pe-rennemente,
qualCapo
, nella sua Chiesa, e che ora nel Giubbileo Pontificale del suoRappresen-
tante Pio IX,con
disegno diProvvidenza
inef- fabile,va mirabilmente compiendo
la edificazione del suo mistico corpo:—
- In aedificationem cor- poris Christi.—
Dicea.oOO^OOfl-
Notile timere. Il Vang. di S. Matt.X
Non
vi perdete d'animo,nò, miei Signori,non
vi perdete
d’animo,
se giàda
più anni la Chie- sa diGesù
Cristo è in lutto:—
Nolite timere.—
Sì, piange ora la Chiesa; e
come
potrebbenon
piangere dimezzo
a tante cagioni di pianto ?Ma
la Chiesa di
Gesù
Cristonon paventa
enon
tre-ma:
ecome
potrebb’ ella impaurirsi etremare
dimezzo
a tante sicurtà,che
larendono
certa del suo pieno eimmanchevol
trionfo?—
Figli miei, queste parolemettea
in bocca allaChiesa
il S.Vescovo
d’Ippona, semi
vedete fatta bersaglioa‘ miei nemici, nò, figli, di
me non
temete:mer-
cecehè a’ travagli son’ioben
assuefatta infin dal- la culla.— Saepe expugnaverunt me
a inventatemea —
. (1) Fate concetto: era iosul principio delmondo
rappresentata in Abele, e Abelecadde
vit-tima
dello spietato Caino; era poscia raffigurata in Enoc, e bisognò ritirarlo dall’ odio e dallemani
de’peccatori : e
che non
ebbe sofferto dai perfidiil) Sili. CXXV1II.
—
23—
un
Noè, dagliempi un Abramo, da
Ismaeleun
Isacco,un
Giacobbeda
Esali? eMosè, Elia, i Pro-feti, e
Gesù
Cristo stesso,mio Fondatore
emio
Sposo, e gli Apostoli suoi quanto, ahi !quanto non han dovuto
aneli’ essi patire?Nullameno
guarda- tecome
i mieicapellison
bianchi :ebbene
le per- secuzioni delmondo mi hanno
fors’ ellenoimpe-
dito di arrivare a questa venerabil vecchiezza:
—
Numquid
ideonon per
veniad
senectutern ?Fede-
le al
mio
compito, ionon mi
scordogiammai
dimostrar
viscere di tenerezzamaterna anco
a’ più perversi, sospiro egemo
sui loro traviamenti, e attendolonganime che
facciansenno una
volta, emi
ritornino in sene:ma
e’ si fan beffe di tan- temie
industrie, e insultando a’ miei gemiti,vor- rebbon fare dime un
più crudelegoverno
:—
Supra dorsum menm
fabricaverunt peccatores—
.
Nè
io per questomi
rivolgo contr’ essi,nè
gliabbandono. Ma
che! peròappunto
eh’ iosono
co-sì rassegnata, e così paziente, e’
non metton
fine alla loro barbarie :Prolongaverunt
iniquitatemsuam —
.Or segua
pure chi vuole il suo malta- lento,chè
del patire, nò, ionon
posso stancarmi, fintanto chèmi
risovvenga,che
il divinomio
Sposo porse già agli schiaffi le guance, enon
ri- tirò dagli sputi il suo volto.Sappian
però gl’ in-felici, (e voi, o figli, statene
pure
tranquilli,)che
Dionella sua inesorabil giustizia, Dio stesso schiac- cerà finalmente ilcapo
a’peccatori perversi. I)o-minus
instus concidet cervicespeccatorum. —
Co-sì, miei Signori, il lodato
Agostino
facea parlarefin da’ suoi
tempi
la Città santa di Dio; così n<ril corso di altri
ben
quattordici secolida
Agostino a noi già passati; e così ripeter potrebbe a’ dì nostri; così negli anni avvenire fino all’ ultimaconsumazione
de’ secoli.Gesù
Cristo infatti ebbe vinto ilmondo,
(1) e 1’ ebbe vintouna
volta persempre; ma non
d’altramaniera
ei volle vincereil
mondo,
che col diventarsegno
alle contraddi- zioni delmondo,
(2) col far di sè stessoun gran
mistero di debolezzaumana
e di potenza divina.Ecco, Signori, il carattere di
Gesù
Cristo; ed ec- co altresì il carattere della sua Chiesa. Nò;non
sarebb’ella la Chiesa del Cristo, se
non
fosse o- diata dalmondo
emessa
in angustie;ma
Chiesa del Cristonon
sartanemmeno, dove non
venisse difesa,anco
per via di miracolo,bisognando
:—
Portae
inferinon
praevolebunt.(3)—
Dioècon
lei.e
combatte
per lei:e chilapuò
contro Dio? il brac- cio di Dio la sostiene:nessun
la tocchi...! Deh.che
ogni lingua riconosca e confessi, o Signore, nelle prosperitàegualmente che
nelletribolazioni della Chiesa gliamorosi
disegni di vostra super- imiProvvidenza
!che
ogni cuore eogni lingua vibenedica del protegger,
che
fate,con
predilezio-ne
sì speciale 1’amatissimo
nostro Pontefice PioIX! che
ogni cuore e ogni lingua vi ringrazrdel- lo avere ordinato il suo Pontificai Giubileo a rin- francare le speranze nostre!... Sinigalliesi, è qui.(1) Lue. XVI. 33.
(2) Lue. II. 34.
13) Ma». XVI. 13
dov'io
ho promesso
di far cadere iìmio secondo ragionamento,
e confidato nell’ aiuto di Dio, e nel- labenevolenza
vostra,ne vengo
tosto alle prove.Non
è strano nell’ordine diProvvidenza
di- vina, eh’ ella arai talvolta diveder
tribolatoan- che
il giusto, e che aspetti di venirgliin soccorso quando, a giudizio d’uomo, poco
o nulla vi sa - rebbe piùda
sperare. Delche non
farete voi cer- to le meraviglie, sol che poniate attenzione,che
Iddiotuttosa trarre a nostro prò, eche non
èmale,da
cuinon
sappiacavare
ilbene
per noi. Ignora- te voi forse, che le tribolazioni sono sovente inmano
di Diostrumento
efficace, di cui e’ si ser- ve, o per purificareviemmeglio
i suoi prediletti, o per metterli ingrado
di meritar quasi in via di giustizia ciò, eh’ essernon
potrebbeche mero
suo dono, o perrender
più sensibile e più lumi- noso il valore di suaProvvidenza?
ParliSamaria
e dica senon
le valseper
mille vittorie ilvede-
re per
man
d’un Angelo
passate a fil dispada
le poderose schiere nimiehe, ond’ella eracinta d’as- sedio, e il trovarsi nel tripudio e nell’abbondan-
za,
quando
già per leinon
v’ era piùscampo. An- che
l’ Egitto vide Israele soggiacerlunga
pezza alla barbara schiavitù di Faraone; e’ si sarebbe forse creduto che il Signoreabbandonato
avesseil suo popolo in balta di quell’
empio monarca.
Ma
qualmutamento,
allorché 1’ Eritreo divise lesue acque, e restando il suo corso, fu di salvezza agli Ebrei, e all’esercitoEgiziano di
tomba!
Nel-la fossa in
un
co’ leoni era Daniele rinchiuso, e a fornirgli il necessario alimento ecco un’angeli-— —
ca
mano
pigliar pe’ capelli Abacueco,mentre
fipane
recava a’ suoi mietitori, e levatolo in aria dallaGiudea
trasportarlo in Babilonia.Che
più?Signori,
che
più? Diomedesimo, conforme
legge- si nella Sapienza si fè prigionierocon Giuseppe
nel carcere, econ
lui rimase nel carcere prigio- niero, finchénon
l’ ebbe elevato agli onori del trono.Tanto
è vero, che sebbene il Signore ri- tardi, a nostromodo
di vedere, le sue grazie;tuttavolta a chi in Lui riposatamente confida
non
fallisce
giammai!
In teDomine
speravi,noncon- fundar
in oeternum. (1)Or
pensate seun
Dio di tanta bontà, e prov- vido,conT
è ,universalmente
per tutti, pensate, dico, se poteanon
mostrarsi tenerissimo a prò del Vicario suo, e suoRappresentante quaggiù
in terra,da
lui stesso costituitoCapo
e Pastore di tutta la Chiesa.E
qual Capo, Diobuono
! qual Capo, e qual Pastorenon
fusempre
Colui, del quale oggi festeggiamo il venticinquesimoanno
di Pontificato! Nò, Senigalliesi, io
non temo
diandar
lungi dal vero, asserendo,che
il vostroPioIX
nell’innocenza òun
Abele, nella fedeun
Noè.nella ubbidienza
un Abramo,
nella pazienzaun
Giobbe, nella puritàun
Giuseppe, nellacontem-
plazioneun
Davidde, nella caritàun
Lot, nello zeloun
Elia.E come adunque, come
potrebbe Id- dionon
riguardar PioIX con
occhio di specialcompiacenza?
Oltreché Pio
IX non
ebb’egli onoratosempre
(.1) In. Ambr.
—
27—
il Signore
con
tale e tanta fiducia nellaProvvi- denza
di Lui,con una
fiducia, dico, cosìespansiva e così sovrappiena,da
parereanco
talvoltama
l’ho
da
dire?... sì, sì, a gloria di Pio IX, e a gloria di quel Dioche
il protegge, il dirò fran- camente: la fiducia del nostro PioIX
nella Prov- videnza di Dio fusempre
tale e tanta,che
agli occhi degliuomini parve
talvoltaanche
soverchia;e il parve
non
giàagli occhi diuomini
volgari;ma
sì
anco
de’ più esperti,anco
di coloro,che
in fat- to diprudenza
e disenno
soglionsempre vede-
re più lontano e più dritto.E quando
fu, ditelo per fede vostra, Uditori,quando
fu che in tutti gli atti immortali del suolunghissmo
Pontificato ei simuovesse
piuttosto permira
diprudenza u- mana, che non
perabbandonamento
nellebraccia dellaProvvidenza superna
?Una
vista di pruden- zaumana,
enon
anziun abbandonamento
nei disegni diProvvidenza
divina sarà statoadunque
in Pio
IX
lo aprir, che fece, gli ergastoli e spez- zar le catene a tanti miserifigli, chedoveano po-
co appressoamareggiarlo
di nuovo, eviemmag- giormente
infierirecontra di lui?Una
vista di pru-denza umana,
enon
anzi un’abbondonamanto
nei disegni diProvvidenza
divina sarà stato ilcon-
gregar,che
fece, perben
quattro volte inRoma
l’Episcopato dell’ universo, in
tempi
i più difficili econ
elementi tutti opposti allasaggezza
delmondo,
econ
circostanze tutte contrarie?Una
vi- sta diprudenza umana,
enon
anziun abbando-
namento
ne’disegni diProvvidenza
divina sarà stato il proscriverche
fece nelVaticano
Concilio—
23—
massime
cd errori dominanti tra’ popoli,nonme-
riochè nelle corti,
quando
e’pareva che
del favor delle corti e de’ popoli avessemaggiormente
bi-sogno? Una
vista in breve diprudenza umana,
onon
anziun abbandonamelo
nei disegni dellaProvvidenza
sarà stato ildommaticamente
defini- re laImmacolata Concezion
di Maria,Madre
diGesù
eMadre
nostra, e la infallibilità delRoma-
no
Pontefice,quando
inEuropa segnatamente
fer-vea soprammodo
laguerra
della ragione alla fe- de, epiucchemai
inveì vasi contro il culto del Cri- sto e della divina sua Madre, e contro la ubbi- dienza dovuta alla Chiesa?... Signori, disaminate pur, se vi piace, gli eventi, ponderatequanto
vo- lete ciò,che ha
fatto Pio IX,come
loha
fatto,e quali e quanti ostacoli dipotenza umana
dovette perciò superare.Senza
dubbio dovrete poiconve-
nirecon me, che
PioIX
fusempre
tutto dellaProv- videnza,eche laProvvidenza
fusempre
tuttaal fian-co diPio IX, e ch'egli perciò,perdistintivocarattere e
con nome
suo proprio, potrebb’ essere per anto-nomasia meritamente
chiamato: ilPapa
della di- vinaProvvidenza.
Pio IX
ilPapa
dellaProvvidenza?
Sì, fiaquesto
un
giorno il suonome.
Nelle braccia dellaProvvidenza
ei si pose fin dal principio, e dichia- rollosolennemente un
dì (1) al vedere la ingra- titudine di parecchi,che
tantoaveva
egliamato,
(son parole sue) e pei qualiaveva
fatto tanto. Io sono(proseguiva) nelle braccia dellaProvvidenza.
(1) Li il Febbraio 1848.
—
29—
e son certo che
non mi
fallirà rqai.—
Il disse, epoteva ben
dirlo.La Provvidenza
infatti al trono lo elesse, e laProvvidenza
ilmantenne
sul trono;la
Provvidenza
loaccompagnò
nell’ esilio, e laProvvidenza
dall’esilio il ricondusse; la Provvi-denza
gli diresse lamente,
glimuovò
il cuore,campógli
la vita in tantoavvicendar
di successi ; tuttoinsomma
il suo Pontificatonon
è cheun
intreccio miracoloso di provvidenziali lavori, o,dirò meglio, tutto
un
disegno di Provvidenza....0
divinissimaProvvidenza quanto
nascoste e quan- to ineffabili son le tue vie !E
fiadunque
possibi- le,che un Papa
cotanto a te caro, e che tutto in te si riposa, veggasi per tuomezzo
arrivato aveder
gli anni di Pietro,non
per altro, ciré peraggiungere
ilcolmo
alle sueambasce,
e per tra- scinare i giorni di suaestrema
vecchiezza nell’an- gustia e nel pianto? Fia possibile, cheun
privile- gio così nuovo, anzi unico nella storia de’ Papi, a lui toccato, dicompiere
cioèun
Giubileo diPon-
tificato
supremo, debba
poiandare
disgiunto dalla consolazione del trionfo?Sì, lo so, miei Signori,
che
le cose a g,rnn passi traboccano verso ilmale
; so,che
imalvagi
ne’rei loro divisamenti s’ostinano, e
che
i ne- mici della verità e della fede tentano ilsupremo
sforzo per venire a
capo
de’loro disegni.Ma che
'per questo?E non
vedete che tutti*cotesti loro sforzi,checché
fingano essi in apparenza,non
dp altro procedono, senon
se dalveder prossima
la loro caduta ?A
somiglianza di quegli spiritima-
ligni, i quali
non
per ossequio all’autorità di Dio— —
rivelante;
ma ^per
naturai perspicacia, e per-chè non
posson, volendo, resistere all’ evidenza dei motivi di credibilità di nostra fede,ammetto- no
le verità eterne;ma con
dispetto leammetto-
no, e
con
rabbiacoguntur ad credendum, come
scrisse l’Angelico; per
non
dissimile guisa gli odier- ni nemici delPapato
e del Cristo, nella provvi- denziale incolumità del venerato nostro Pio IX,non
possono ameno
di scorger 1’impronta
del dito di Dio; e conscii della loroimpotenza
acom-
batter
con
Dio, dannosi a diveder coraggiosi,ma
dentro del cuor
ne paventano: —
Credunt, etcontremiscunt.
—
Osservate all’incontro, di grazia, osservate contrapposto mirabile.
La
incolumità stessa del-1’ augusto Pio IX,
ancorché
abbia già il vigesimo quintoanno
valicato di regno, egli èun
fatto pertutti noi consolantissimo,
un
fatto,che
in fondoal cuore
un
misterioso presentimento ci risveglia di tranquillità e di pace; presentimento,che
rin- gagliardisceviemmeglio
le speranze nostre, ami-
sura eziandioche
le cose piùprendono
di dispe- rata/l’aspetto. Nessuno, è vero, nessuno ardisce di pronunziarne ilmodo, nè
ilcome;
e forse nes-suno
il sa:ma nessuno
èad
un’ ora,che non
sentasi allargare il cuore alla
speme.
E
PioIX che pensa
egli ?che prevede
? chespera? Ah!
(semi
è lecito di penetrare inque^
«a grand’anima!)
nò, eglinon bada
a quelche
sarà di sè stesso;non
glielconsentono
le virtù sue.Ma
il suogran
cuore è tutto per la Chiesadi
Gesù
Cristo, e altronon
chiede,non
ispera al- tro,che
il suo coftante sospirato trionfo.—
31—
E che dunque
? speròAbramo
(benché Iddio gl’intimasse di sacrificargli il suo figliuolo uni- genito avido già più per miracolo,che
per bene-fizio di natura) sperò, dissi,
Abramo
di conserva- re la sua stirpe; e nella stirpe diAbramo
furon benedette le genti (I); sperò
Giobbe
nel letamaio prostrato, e ridotto agli estremi; e Giobbe fu alla fine ricolmo d’ognimaggiore
prosperità (2); spe- rò Davidde,avvegnaché
a mille a milleaccam-
pati si fossero contro a lui de’
nemici
; eDavidde andò
salvo (3); sperò Pietro frai ceppi e gli or- rori del carcere: ed eccoun Angelo
disceso vi-sibilmente dal cielo venire a lui, scuoterlo, de- starlo, sciogliergli le catene, aprirgli l’uscio: e e farsi sua
guida
per metterlo in libertà (4):solamente dunqne
PioIX dovrà
sperare in-darno
?Voi mi
direte forse,che
ad ottenere cosiffat- to prodigio rispetto al Principe degli Apostoli valsero moltoanco
le preghiere di tutta laChie-
sa, preghiere,
che
a Dio silevavano
incessante-mente
per lui (5).Ma
qui èappunto dove
ioben
v’
attendeva
; ed èpur
questo ciò,che
vuoisi ri-guardare
qual’ altrofondamento
saldissimo della nostra cristiana speranza.Imperocché
dove, equando
fu vistomai,siccome
oggidìun
infervora-li) Gen.
XV.
(2) Iob. XLII.
(3) Sai:
XXVI.
3.(4) Alt. XII.
(5) Ivi.
— —
mento
sìgrande
nello spirito cattolico,un impe- gno
così universale in tutto ilmondo,
euna
per- severanza così costante a pregare e scongiurareil cielo, che ridoni finalmente la pace alla cri- stiana famiglia,
che
s’aggrandisca e si consolidi sulla terra ilregno
diGesù
Cristo, cioè la sua fede, eche
1’augusto
Pio IX, egli stesso ne in- tuonipur
finalmente 1’ inno della vittoria?Avvi
forse alcuna parte del globo, in cui si adori in ispirito e verità 1’Uomo-Dio
crocefisso, la quale ogginon
pigli partecon
noi a questasolennissi-ma
festa, enon
si stringanon
noi inun
sol cuo- re' e in un’anima
sola a far voti all’Altissimo pel trionfo della verità e della giustizia,che
èquan-
to dire, della Chiesa, del Papa, di
Gesù
Cristo, e per la salvezza delleanime da
Lui redente? V’eb- be già, secrediamo
alla storia, v’ ebbe già altri tempi, che la fede dei popoli correr sivedea
gra- ve rischio, allorquando barbari e prepotenti ne- miciosavan
portare nella terra de’ Santi lo ster-minio
e la morte. Ebbene, di qualiarmi
si valse allora la Chiesa, per abbatterli ?Memore
ella, che la vittoria di Giosuè controAmalec,
anziché allaspada
di lui e al valor de’suoi prodi, alla lingua piuttosto e alle braccia alzate diMosè venne
giu-stamente
riferita (1); la Chiesa in que’frangenti pregò, e vinse.Senonchè
lecomuni
preghierevenivano
allora o dal Papa, o dai Vescovi d’ or- dinario prescritte.Ma
nò, viva Dio! nò,che non va
così la bisogna per noi.La
singoiar circostan-ti) Esod. XVII.
—
33—
za del Giubileo Pontificale di Pio
IX ha
parlato essa sola ; essa sola è bastata a raccogliere insie-me
tutti i fedeli delmondo
in orazioneunanime
e perseverante.
Non
accade, nò,che intervengano
ingiunzioni superiori; sol che a’ popolinon
ven-ga
interdetto, basta par questo solo,perchè
siveggano
sfoggiardovunque con
tutta lapompa
e con tutta lamaestà
di sacre funzioni: e nò, ripe- terono anch’io in lode del vero,una commozione
simile a questa,
una commozione
sì generale, sìprofonda, sì efficace, nei fasti della Cattolicità
non
ci vien fatto di rinvenirla ; e quindi le speranze nostre
non
furonomai
così salde,come
losono
al presente.
Si faccia
pur
beffe di noi lacieca miscredenza, e icontumaci
figli della malizia guatinopure con
occhio torvo e pien di livore cotante manifesta- zioni di ferventissimo zelo. Ionon ne
stupisco, o fedeli; anzi pare ame
esserenaturalmente im-
possibile
che avvenga
altrimenti.Imperocché
fu già tempo, ch’eglino lusingarsi potessero di reg- gersiancora
in piedi,che
osassero d’incriminare la Chiesa, quasiche
fosseun
aver le traveggole agli occhi, oun malignare
eun
agitarsi fuor di luogo per motivi di sola politica, a volercondan- nare
le sètte.Ora
però Iddio gliha
confusi, e la- sciati in balìa della loroempietà
; lamaschera
diper sè stessi e’ se la son tolta dal viso: e
come
se fosse poco l’avere appreso
da
essi senzaam-
bagi e senza velo,