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L’OSSERVATORE ROMANO

GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt

Anno CLXI n. 56 (48.679) Città del Vaticano martedì 9 marzo 2021

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RUCIS

• Sguardi che si in-Crociano negli ambienti di un ospedale

Le sofferenze del signor Alberto

VII

stazione: Gesù cade per la seconda volta

Si fanno beffe di me quelli che mi vedono, storcono le labbra, scuotono il capo. Non stare lontano da me, perché l’angoscia è vicina e non c’è chi mi aiuti. (Sal 22, 8.12)

L

a mia sofferenza è molto più grande del mio dolore. Le pene del corpo non sono nulla rispetto alle pene dell’anima.

Mia moglie non c’è più e i miei figli sono in lotta tra lo- ro: questa è la mia malattia più grave, la solitudine.

Almeno in ospedale ho qualcuno con cui parlare. Il compagno di stanza si dilet- ta con me a parlare di calcio

e mi fa tanto bene.

Poi c’è l’infermiere, Ga- briele, che è proprio un bra- vo ragazzo, sempre con la battuta pronta, soprattutto per tirarmi su il morale.

La mia vita è stata piena di tante esperienze belle, ep- pure ora vedo solo cadute.

Mentre sento di avvicinarmi alla fine, mi sembra che que- sta esistenza sia volata in un soffio. Ho raggiunto ottanta anni… in pochi giorni.

Perché, Signore, ci perdia- mo i doni più belli? Perché ci aggrappiamo a tante illusio- ni che portano via il cuore?

Perché i figli non imparano dalle nostre virtù, ma pren-

dono solo i nostri difetti?

L’infermiere mi ha detto che presto si sposerà e — p er farmi sorridere, credo — mi ha detto che mi vuole invita- re. Vorrei potere arrivare al- meno a quel giorno, fargli al- meno un regalo.

Che strano, mi sento fami- liare di un estraneo e sento estranei i miei familiari. For- se posso rimediare alle cadu- te dei miei figli. Magari ap- profitto di questo tempo per scrivere loro parole di pace, di affetto, di amore, come fa- rebbe mia moglie.

Magari, se da questo letto mi rialzo, forse saremo mi- gliori.

O Dio, che hai rivelato il miste- ro della tua sapienza nella follia della Croce, donaci di riconoscere nella passione la gloria del tuo Fi- glio, perché la sua Croce sia sempre per noi fonte di speranza e di pace.

Per Cristo nostro Signore.

PAOLO RICCIARDI

vescovo ausiliare di Roma APA G I N A 8I VERSI DIDANIELEMENCARELLI

Marko Ivan Rupnik, Via Crucis Mengore - Slovenia

Un anno fa la prima messa in diretta da Santa Marta

Vi c i n o nella distanza

di BE N E D E T TA CAPELLI

S

i dice “come un fulmi- ne a ciel sereno” quan- do un evento cambia improvvisamente la vita. Un fulmine porta anche luce e allora in quel bagliore si può intravedere un orizzonte di speranza. C’è la pandemia che soffoca, immobilizza l’esi- stenza, costringe ad alterare equilibri di lavoro, in casa e to- glie anche il nutrimento del- l’Eucaristia. È una scelta, que- st’ultima, che nasce dall’esi- genza di arginare i contagi. In Italia i numeri fanno impres- sione, muoiono quasi mille persone al giorno. La luce si accende sulla dedizione di me- dici, infermieri, donne delle pulizie, commessi dei super- mercati e si attenua sulla vita dei più fragili, gli anziani “me- moria” e “radici profonde” p er il futuro, come ama definirli il Pa p a .

È in questo smarrimento che tutti sentono, nella solitu- dine che in tanti vivono, nella paura di ammalarsi che Fran- cesco sceglie di farsi prossimo.

Offre la sua vicinanza di padre permettendo a chiunque di prendere parte, a partire dal 9 marzo 2020, alla Messa delle 7 del mattino che, ogni giorno, celebra a Casa Santa Marta.

Quell’evento, fino allora rac- contato in sintesi dalle crona- che dei media vaticani e riser- vato a piccoli gruppi, diventa alla portata di tutti. Il Papa in diretta televisiva celebra l’Eu- caristia, mostrando subito il senso di quella scelta: «In que- sti giorni, offrirò la Messa per gli ammalati di questa epide- mia di coronavirus, per i medi-

In ginocchio per disarmare l’o dio

di PAOLOAF FATAT O

F

anno scudo con il lo- ro corpo. A volte con le lacrime, a volte con le braccia aperte in segno di pace, o rivolte ver- so l’alto, in preghiera. Non sono persone senza macchia e senza paura. Sono persone consapevoli che Dio realizza i suoi disegni «attraverso e nonostante la nostra debolez- za», come dice Papa France- sco nella Patris corde. Consa- crati, sacerdoti ed alcuni ve- scovi del Myanmar in queste ore sono scesi in strada, in di- verse città del Paese, con l’u- nico scopo di salvare giovani vite, mentre l’esercito birma- no ha messo in atto un’onda- ta di repressione sempre più forte, diversi mass-media so- no stati oscurati e si teme che, da un momento all’altro, la giunta possa indire un rigido coprifuoco per bloccare ogni forma di protesta.

In due città del Myanmar, Myitkyina e Loikaw, l’inter- vento tempestivo dei consa- crati ha evitato una strage ma, nonostante tutto, due giovani sono stati uccisi, numerosi fe-

A

LL

INTERNO

Il viaggio del Papa in Iraq

L’Alto comitato per la Fratellanza umana sul valore delle tappe

a Ur e Najaf

GIANLUCABICCINI NELLE PA G I N E 2E3

Potenzialità e sfide dell’arte

NELLINSERTO

«QUAT T R O PAGINE» A colloquio con il reggente

della Penitenzieria apostolica

Il buon confessore apre i cieli

NICOLAGORI A PA G I N A 8 SEGUE A PA G I N A 3

SEGUE A PAGINA 4

Mentre continua la repressione delle proteste in Myanmar

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L’OSSERVATORE ROMANO

pagina 2 martedì 9 marzo 2021

Il viaggio del Papa in Iraq

Una visita che non ha lasciato indifferenti

di DEBORADONNINI

U

na visita storica.

Dalle autorità ira- chene alla stampa internazionale, dai leader mondiali — a cominciare dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden — a quelli religiosi fi- no ai tanti tweet: questa defini- zione sul viaggio apostolico del Papa in Iraq torna e ritorna con molta frequenza. In una fase segnata da una pandemia mon- diale, con un mondo dolorante che non trova vie d’uscita a lun- go termine e vive di incertezze, il Papa si reca in uno dei Paesi più feriti negli ultimi 20 anni, che ha patito un’epoca di attac- chi e massacri, per mostrare che rinascere si può. Non con le ar- mi, che solo distruggono, ma con il perdono, l’amore, il dia- logo. Un viaggio che, dunque, non ha lasciato indifferenti.

Biden: visita storica simbolo di speranza

A definire “storica” la visita è stato anche il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che di quanto compiuto da Francesco scrive: «Ha inviato un messag- gio importante che la fraternità è più duratura del fratricidio, che la speranza è più potente della morte, che la pace è più potente della guerra». Biden riecheggia alcune parole che il

Papa ha rivolto a Mosul, lì do- ve il sedicente Stato islamico is- sò la sua bandiera di morte e terrore. «È un simbolo di spe- ranza per il mondo intero vede- re Papa Francesco visitare anti- chi siti religiosi», ha rimarcato il presidente americano, citan- do anche l’incontro a Najaf tra il Pontefice e il Grande Ayatol- lah Ali Al-Sistani, assieme alla preghiera di Mosul. «Conti- nuo — ha sottolineato Biden — ad ammirare Papa Francesco per il suo impegno nella pro- mozione della tolleranza reli- giosa, dei legami comuni della nostra umanità e della com- prensione tra le fedi».

Il presidente iracheno:

per sempre nel cuore

E se dalla Chiesa irachena arrivano messaggi di profonda gioia e speranza, anche le auto- rità dell’Iraq esprimono grati- tudine. In un tweet in italiano il presidente iracheno, Barham Salih, rivolgendosi al Pontefice ha detto che ha portato «un grande messaggio di umanità e solidarietà con il nostro Paese»

e che «la sua presenza, segno di pace e amore, resterà per sem- pre nei cuori di tutti gli irache- ni». Da parte sua il premier ira- cheno Mustafa al-Kadhimi parla di «consenso nazionale»

e fa appello al «dialogo nazio- nale» per il bene dell’Iraq do-

po la visita di Papa Francesco:

il Paese, ha evidenziato, «ha l’opportunità reale di ripristi- nare il suo ruolo storico nella regione e nel mondo nonostan- te gli ostacoli e le sfide». Un appello al «dialogo naziona-

le», quello del premier, a cui dà il suo sostegno il presidente della regione del Kurdistan ira- cheno, Nechirvan Barzani,

«per arrivare a un accordo defi- nitivo e trovare soluzioni ai problemi della regione del

Kurdistan con il governo fede- rale iracheno nel rispetto della Costituzione». Domenica, nel- l’accogliere il Papa, Barzani aveva detto di essere onorato di riceverlo, ribadendo l’imp egno

«duraturo per la pace, la libertà religiosa e la fraternità».

Una pagina di pace

Plauso alla visita del Papa, specialmente in riferimento al- l’incontro con l’Ayatollah Al- Sistani, viene dall’Iran. Ampio spazio sui media iraniani che sottolineano la portata di que- sto incontro per la pace. «Mol- to positiva e molto importan- te», la definisce il portavoce del ministero degli Esteri, Sa- eed Khatibzadeh, nel primo commento di Teheran sul viag- gio del Pontefice. La visita, ha aggiunto il portavoce, ha avuto un ruolo «costruttivo» nello sforzo per contribuire a un

«Iraq tranquillo e sicuro» e

«l’incontro con l’alta autorità religiosa dell’Iraq, ha mostrato a suo modo il dialogo interreli- gioso e l’avvicinamento tra le re l i g i o n i » .

«Roma accoglie e saluta ca- lorosamente il suo Vescovo al rientro dallo storico viaggio apostolico in Iraq, il primo di un Pontefice in quel Paese, cul- la di una fiorente civiltà ma così drammaticamente segnato ne- gli ultimi decenni da violenza,

distruzione e dolore», scrive in un messaggio il presidente del- la Repubblica italiana Sergio Mattarella. Il capo di Stato mette anche in risalto le parole di speranza e consolazione per i cristiani e per tutti i credenti pronunciate in Iraq, «rinno- vando con altissima autorevo- lezza un appello al rispetto dei diritti umani, alla tutela delle minoranze e al riconoscimento della piena cittadinanza quali fondamenti per una pacifica convivenza civile e un proficuo dialogo interreligioso».

Anche la Chiesa nel mondo esprime la sua gratitudine per la visita del Papa alla comunità sofferente dei cristiani in Iraq.

Dal Celam, il Consiglio epi- scopale latinoamericano, si sottolinea come il Pontefice si sia presentato come «un pelle- grino della fraternità universa- le. La sua visita — si legge in un comunicato — sarà uno stru- mento che, senza dubbio, inco- raggerà e animerà la fede di questa Chiesa perseguitata e s o f f e re n t e » .

Di «una visita benedetta»

parla il Consiglio delle Chiese del Medio oriente: offre un’o c- casione di «riconciliazione tra fratelli in una società ricca di ri- sorse e di innovazione, dopo che erano stati alienati l’uno dall’altro da guerre e trasfor- mazioni globali».

L’Alto comitato per la Fratellanza umana sul valore interreligioso delle tappe a Ur e Najaf

Nel segno del dialogo tra tutti i figli di Abramo

di GIANLUCABICCINI

U

n viaggio storico, importante non solo per l’Iraq, ma per il mondo intero, nel- l’ottica della promozione dei valori con- tenuti nel Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune. Co- sì definisce, elogiandola, la visita di Fran- cesco appena conclusa in terra irachena l’Alto comitato per la fratellanza Umana (Hchf), l’organismo interreligioso per l’attuazione dei principi contenuti nella dichiarazione firmata ad Abu Dhabi dal Papa e dal Grande imam di Al-Azhar il 4 febbraio 2019.

Attraverso un comunicato rilasciato l’8 marzo dalla capitale degli Emirati Arabi Uniti, l’Hchf rimarca l’imp ortanza dei quattro giorni trascorsi dal vescovo di Roma nelle città di Baghdad, Najaf, Er- bil, Mosul, ma in particolare si sofferma sull’incontro interreligioso svoltosi a Ur.

Proprio nei luoghi del profeta Abra- mo, infatti, il Pontefice si è ritrovato in- sieme con appartenenti all’ebraismo, al cristianesimo e all’islam, ad altri credenti e a persone di buona volontà per rilan- ciare i valori della fratellanza umana. Ed è ancora più significativo che questo ap- puntamento conclusosi con una “pre - ghiera dei figli di Abramo” fosse stato preceduto dalla cordiale visita — anch’es - sa senza precedenti — al Grande ayatol- lah Sayyd Ali Al-Husayni Al-Sistani, nella sua residenza nella città sacra di Najaf.

L’apertura di un dialogo con il leader della comunità sciita irachena, segna in- fatti un ulteriore passo in avanti nel cam- mino di dialogo con il mondo musulma- no intrapreso da Francesco sul fronte

sunnita con il Grande imam di Al-Azhar, Ahmad Al-Tayyeb.

Il cardinale Ayuso Guixot:

per una cultura dell’inclusione Papa Bergoglio mira a «promuovere il dialogo culturale e una cultura della con- vergenza e dell’inclusione, in modo che tutti nelle nostre società possano godere della pace nella loro vita indipendente- mente dalla razza, cultura o religione», commenta il cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot. Il porporato combonia- no, che era nel seguito papale in Iraq co- me presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, presiede an- che l’Alto comitato per la Fratellanza umana e ne rappresenta una delle voci cattoliche.

Da parte sua, il giudice Mohamed Ab- delsalam, segretario generale dell’H c h f, a lungo stretto collaboratore di Al-Ta- yyeb, ritiene che il Papa con il suo viag- gio abbia voluto mettere in luce la diver- sità religiosa e culturale dell’Iraq e della regione, e come questa diversità potreb- be servire a raggiungere la pace e la coe- sione tra le varie comunità. Inoltre, ag- giunge, Francesco ha anche portato il potente messaggio che il mondo intero dovrebbe sostenere le vittime di guerre ed estremismo senza abbandonarle in nessuna circostanza. Infine annuncia che l’Alto comitato preparerà uno studio su questa visita con l’auspicio che ne possa- no scaturire programmi a beneficio di tutti gli iracheni.

Anche per il professor Mohamed al- Mahrasawi, presidente dell'Università Al-Azhar e membro dell’Hchf, il viaggio del Pontefice ha portato guarigione alle

ferite dell’Iraq dopo anni di guerre e di- struzioni, grazie ai suoi ripetuti appelli alla tolleranza e alla convergenza sui va- lori di cittadinanza e convivenza tra tutti gli iracheni e tutti i popoli della regione, e rappresenta la migliore risposta all’o- dio e all’estremismo che hanno provoca- to molte vittime e milioni di sfollati inno- centi.

Contrastare i messaggi di odio Infine il membro emiratino dell’Alto comitato, Mohamed Khalifa Al Muba- rak, presidente del Dipartimento della Cultura e del Turismo di Abu Dhabi, si sofferma sulla ferma volontà del Papa di portare a compimento la visita nonostan- te i timori legati alla sicurezza e alla pan- demia, la quale riflette la sua convinzio- ne di dover applicare nella concretezza del quotidiano i principi della fratellanza umana, poiché — chiarisce — il viaggio stesso ha incarnato i valori del “D ocu- mento” di Abu Dhabi, dimostrando nel- la pratica quello che la fratellanza umana può fare per contrastare i messaggi di di- visione, di odio e di estremismo.

E non ha voluto far mancare la propria voce l’artefice dell’incontro che nella ca- pitale degli Emirati Arabi Uniti portò al- la firma della “D ichiarazione” sulla fra- tellanza umana, il principe ereditario Mohamed Bin Zayed. Esprimendo «sin- cere congratulazioni per la storica visita di Papa Francesco», con un tweet sul proprio account sottolinea: «Ammiria- mo molto gli sforzi di Sua Santità per rafforzare l’unità e l’amicizia, ed è nostra speranza che questo segnerà una nuova era di pace e prosperità per il popolo ira- cheno».

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L’OSSERVATORE ROMANO

martedì 9 marzo 2021 pagina 3

Il viaggio del Papa in Iraq #QuarantaGiorni • Tracce di riflessione lungo il cammino quaresimale

Questo è il digiuno che voglio

di CAROLINABLÁZQUEZCASAD O*

«N

on è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?» (Is 58, 6-7).

Fin dall’VIII secolo a. C. Yahwè esortava il popolo di Israele attraverso i profeti perché la relazione di alleanza con lui, Dio liberatore e Salvatore, si esprimesse soprattutto nell’amore al prossimo, nella lotta contro l’ingiustizia e nell’impegno per la

fraternità. Le opere di misericordia erano già preannunciate in questi oracoli:

liberare gli oppressi, vestire gli ignudi, dare da mangiare agli affamati e offrire ospitalità al forestiero:

in una parola, avere cura del prossimo…

Al contrario, spesso il

popolo eletto — così come noi

— cadeva nella trappola di servirsi di Dio e della religione in funzione di sé, favorendo un certo

“puritanesimo” religioso che in nome di Dio mirava in realtà a giustificare il proprio egoismo e n a rc i s i s m o .

Continuiamo anche noi da allora a perpetrare uno scisma fra il

sacramento dell’altare e il

sacramento del fratello. Come se Dio e la religione fossero in

funzione della soddisfazione di una necessità tutta umana: una

dimensione religiosa e trascendente che si cerca di raggiungere in funzione di un benessere e di una realizzazione personale — anche se di ordine spirituale — fino a svelare un elitarismo religioso di stampo neo-gnostico o neo-pelagiano, dal

quale ci mette spesso in guardia Papa Francesco, che ci separa dagli altri e anche da Dio perché ci fa credere autosufficienti.

Durante la Quaresima emerge in modo quasi naturale questa tendenza a fare propositi di conversione in cui corriamo il pericolo di porre al centro noi stessi, attraverso una lista di obiettivi o sfide spirituali che

apparentemente ci fanno sentire forti e degni. In realtà a nulla servono tutte le pratiche ascetiche

tradizionali — il digiuno, la

preghiera, la penitenza, l’elemosina

— se non ci aprono la porta dell’umiltà di chi sa di essere

peccatore, povero, incostante, fragile e perciò stesso

sommamente grato per il fatto che tutto ciò che

possiede è dono e grazia ricevuti per

pura misericordia del Cielo.

I frutti dell’ascesi non sono il rafforzamento personale. Sono piuttosto le lacrime del pentimento, il segno che il nostro cuore di pietra è stato spaccato e dalle sue crepe sgorga l’acqua viva di una nuova nascita.

Da questa fragilità salvata, perché amata da Dio senza condizioni, sorge un’inevitabile spinta a uscire, aprirsi, amare gli altri perché “solo il povero si fa pane”. Il più piccolo, il più indigente, il peccatore

perdonato diviene portatore di una forza capace di trasformare il mondo: la forza dell’a m o re . L’assoluta debolezza di un cuore ferito si trasforma in un balsamo di tenerezza e di compassione sulle ferite di coloro che incontra nel cammino della vita. «Va’ e fa’ lo stesso» (Lc, 10, 37). Questo è il digiuno che Dio vuole.

*Priora del Monasterio de la Conversión, Ávila

Di fronte alla devastazione ambientale lasciata da guerre e terrorismo

I giovani iracheni

rivendicano il loro futuro

da Qaraqosh SI LV I N A PÉREZ

L

e conseguenze delle azioni umane si estendono nello spazio e nel tempo. E Papa Francesco ha più di ogni altro compreso la radicalità del passaggio d’epoca che il Medio oriente sta viven- do. I giovani dei villaggi cristiani arri- vati a Qaraqosh per gridare il loro ben- venuto a Papa Francesco, vogliono dav- vero voltare pagina. «Il Papa ci ha rega- lato una nuova prospettiva da cui guar- dare al mondo. E questa è concreta- mente, non utopicamente, la prospetti- va della fratellanza» afferma Ryan Ra- shad che dopo l’invasione dell’Isis si è trasferito in Germania per gli studi uni- versitari di medicina. Il giovane è torna- to dall’Europa per vedere il Papa nella chiesa in cui aveva ricevuto la prima co- munione.

«Vorrei fondare al più presto un gruppo Laudato si’ qui a Qaraqosh. Così come abbiamo contribuito a ridare vita alla nostra chiesa — sostiene Rashad — dobbiamo ripulire dall’odore della guerra la piana di Ninive».

I conflitti hanno un impatto molto grave sull’ambiente. Quello di cui nes- suno parla abitualmente sono le conse- guenze che l’impatto dell’ambiente ha sulla salute umana. Il cosiddetto Stato islamico è stato sconfitto in Iraq, ma in ogni area che un tempo occupava ha la- sciato la sua impronta tossica.

Il terreno è ancora disseminato di so- stanze chimiche nocive e in alcune zone la rete idrica del Paese presenta infiltra- zioni di petrolio o residui di iprite, co-

nosciuto anche come “gas mostarda”

per il suo caratteristico odore. Una del- le più gravi calamità ambientali è avve- nuta qualche anno fa vicino alla città di Hawija, dove da una raffineria improv- visata dell’Isis è fuoriuscita una mac- chia di petrolio lunga 11 chilometri.

A partire da quest’anno, il governo iracheno e le Nazioni Unite stanno col- laborando per monitorare i gravi pro- blemi di inquinamento ancora non ri- solti. Ma i dati sanitari sull’incidenza di malattie come cancro e leucemia sono in costante aumento.

«I gruppi terroristici hanno usato so- stanze chimiche semplici per danneg- giare il mio Paese e il nostro popolo» di- ce ancora Rashad.

Per gli iracheni è inconcepibile che, essendo il loro Paese il terzo esportatore mondiale di petrolio, un quinto della popolazione viva al di sotto della soglia di povertà (meno di 1,8 euro al giorno).

A ciò si aggiunge la mancanza di aspet- tative dei giovani, che finiscono gli stu- di e non trovano lavoro se non hanno contatti con un partito politico o una milizia.

Quasi diciotto anni dopo la sconfitta di Saddam e tre anni dopo l’espulsione dell’Isis dal territorio, in Iraq la mag- gior parte delle case non ha acqua pota- bile, la fornitura di elettricità non è co- stante, non ci sono trasporti pubblici e la sanità e l’istruzione lasciano molto a d e s i d e r a re .

Tre n t ’anni di conflitto hanno contri- buito all’inquinamento dell’aria, della terra e dell’acqua, rendendo questi ele- menti vittime silenziose. I rischi per la salute umana sono enormi. «Altre mor- ti da mettere in conto al califfato», so- stiene il giovane di Qaraqosh.

L’Iraq, conosciuto come il Paese dei fiumi, sta perdendo il suo patrimonio idrico. Cambiamenti climatici, inquina- mento e cattiva gestione delle risorse so- no solo alcuni dei fattori che minaccia- no il Tigri, l’Eufrate e le paludi mesopo- tamiche, una delle più grandi zone umi- de al mondo. La Mesopotamia è stata citata per anni come la terra fertile in cui la civiltà umana ha visto la luce. Oggi rappresenta tristemente lo scenario per- fetto della crisi climatica, in cui scelte sconsiderate dell’uomo continuano a privilegiare gli interessi a breve termine al posto del benessere a lungo termine dei cittadini. I giovani iracheni hanno deciso che è giunto il momento di dire basta: dato che sono già stati privati del diritto all’infanzia, stanno urlando a gran voce che il futuro spetta a loro. Un futuro che sia pacifico e sostenibile.

Vicino nella distanza

CO N T I N UA DA PA G I N A 1

Inquadra il codice Qr per leggere il testo integrale, completato da un’intervista al vaticanista Lucio Brunelli, già direttore di Tv2000

ci, gli infermieri, i volontari che aiutano tanto, i familia- ri, per gli anziani che stanno nelle case di riposo, per i carcerati che sono rinchiusi.

Preghiamo insieme questa settimana, questa preghiera forte al Signore: “Salvami, o Signore, e dammi misericor- dia. Il mio piede è sul retto sentiero. Nell’assemblea be- nedirò il Signore”».

“Preghiera forte”: dice Francesco, una preghiera che si leva dalla sua Casa per diventare respiro del mondo. Un’unica voce che unisce, che fortifica la comu- nità, che aiuta a non arren- dersi alla disperazione.

Ogni giorno il Papa ha un pensiero per chi è in difficol- tà: le mamme in attesa, i bambini lontani dalla scuola e che di fretta non hanno nemmeno salutato maestre e compagni, gli artisti dotati

«di creatività molto grande»

che «per mezzo della strada della bellezza — aveva detto il 27 aprile 2020 — ci indica- no la strada da seguire».

Quel prendere per mano il gregge smarrito ha un eco incredibile, anche in Cina seguono quotidianamente le Messe del Papa. Il 18 mag- gio, dopo oltre due mesi e con la possibilità di ripren-

dere le celebrazioni in pre- senza, Francesco interrompe questa consuetudine perché, come aveva detto il 17 aprile,

«l’ideale della Chiesa è sem- pre con il popolo e con i Sa- cramenti. Sempre».

(4)

L’OSSERVATORE ROMANO

GIORNALE QUOTIDIANO POLITICO RELIGIOSO Unicuique suum Non praevalebunt

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L’OSSERVATORE ROMANO

pagina 4 martedì 9 marzo 2021

Tra polizia e manifestanti antigovernativi

Libano:

scontri a Beirut

Impegno di Ursula von der Leyen contro il covid-19

Da aprile 100 milioni di dosi di vaccini al mese per l’E u ro p a

D

AL MOND O

L’Onu chiede agli stati

più impegno contro la tortura

«La tortura è ancora una realtà in molte parti del mon- do». Il divieto assoluto e universale di torturare e mal- trattare gli esseri umani, previsto dal diritto internazio- nale, «non è rispettato ed anzi molti Governi non dimo- strano nessun impegno in questo senso, ma anzi si mo- strano difensivi, sprezzanti o evasivi sulle accuse di tali abusi». È quanto ha denunciato il relatore speciale del- l’Onu sulla tortura, Nils Melzer, che ieri, di fronte al Consiglio per i diritti umani di Ginevra, ha sottolineato che gli atteggiamenti dei governi sulla tortura vanno

«dal silenzio totale al rifiuto aggressivo, alla negazione infondata e all’ostruzionismo burocratico».

Usa: al via il processo

per l’assassinio di George Floyd

Gli Stati Uniti si apprestano a vivere uno dei processi destinati a fare la storia del Paese: quello che a Minnea- polis vede sul banco degli imputati Derek Chauvin, l’ex agente di polizia che ha provocato la morte di George Floyd, il quarantaseienne afroamericano divenuto vera e propria icona del movimento Black Lives Matter. L’av- vio del processo, inizialmente previsto per ieri, lunedì 8 marzo, è stato fissato ad oggi dopo il rinvio di 24 ore deciso dal giudice. Lo slittamento del processo è stato stabilito in attesa che una corte d’appello definisca defi- nitivamente quali sono le accuse di cui deve rispondere Chauvin, su cui pende già il reato di omicidio volontario e colposo e che è in libertà dopo il pagamento di una cauzione.

Migranti: in 59 scavalcano

la barriera tra Melilla e Marocco

Circa 150 migranti hanno tentato oggi di superare poco prima dell’alba la barriera che separa il Marocco dalla città di Melilla, situata sulla costa nordafricana. Almeno 59 persone sono riuscite a scavalcare ed entrare in terri- torio spagnolo, secondo i media spagnoli. Secondo le autorità locali, gran parte del gruppo è stata trasferita in un centro anticovid, dove si realizzeranno test e i mi- granti verranno sottoposti a quarantena. Due migranti e tre agenti hanno accusato ferite lievi.

In ginocchio

per disarmare l’o dio

riti e centinaia arrestati. «Ab- biamo paura che gli agenti di polizia uccidano i giovani ma- nifestanti. La nostra presenza di persone di fede, operatrici di pace, può aiutare a farli desi- stere. Per questo siamo qui in strada», affermano le suore cattoliche di Myitkyina, città nel nord del Paese, capitale dello Stato Kachin, dove i cri- stiani sono circa il 30% della popolazione. Qui, per sfuggire alle percosse e agli arresti, alcu- ni giovani manifestanti si sono rifugiati nel complesso della cattedrale cattolica di San Co- lombano, ma i militari hanno iniziato a sparare ai giovani di- sarmati: il tragico bilancio è due giovani uccisi e sette feriti dalle forze di sicurezza. Il com- pound della cattedrale è stato circondato dall’esercito che, nelle ore successive ha arresta- to 90 dimostranti. Nonostante la violenza in atto, davanti alla chiesa si sono radunate, in si- lenzio, persone di diverse co- munità religiose vegliando e pregando per i due giovani che hanno perso la vita e per le loro famiglie. Tra loro c’era il ve- scovo emerito della diocesi, monsignor Francis Daw Tang che ha spiegato come «in que- sta fase critica per il nostro Pae-

se c’è bisogno del nostro con- tributo di pace, di misericor- dia, di perdono».

«È una Quaresima speciale, questa, per noi cristiani in Myanmar», aggiunge suor Ann Nu Tawng, la religiosa di- venuta “icona di pace”, per aver fermato nei giorni scorsi, inginocchiandosi davanti a lo- ro, i militari che avanzavano.

La suora ha ripetuto ieri quel suo accorato appello e alcuni soldati, di religione buddista, si sono inginocchiati accanto a lei, mostrando rispetto ed em- patia verso la sua presenza e le sue parole di mitezza e com- passione. «È nostro compito predicare e testimoniare la scel- ta della non-violenza evangeli- ca, la nostra missione è annun- ciare e vivere fino in fondo l’a- more di Cristo, anche verso il nemico», ha detto, spiegando il suo tentativo di mediazione.

Un simile scenario si è ripe- tuto nella città di Loikaw, capi- tale dello Stato birmano del Kayah, dove la presenza catto- lica è iniziata alla fine del 1800 con l’arrivo dei primi missio- nari del Pontificio istituto mis- sioni estere (Pime) e dove oggi i fedeli sono il 90% della popo- lazione. Centinaia di giovani manifestanti hanno marciato oggi, 9 marzo, sulla strada che lambisce la cattedrale cattolica di Cristo Re. Le forze di poli- zia hanno bloccato la carreg- giata invasa dai manifestanti, preparandosi allo scontro. A quel punto il sacerdote cattoli- co padre Celso Ba Shwe, am- ministratore diocesano di Loi- kaw, e un altro pastore prote- stante hanno rotto gli indugi e si sono frapposti tra i due schieramenti. Il loro abito bianco spiccava davanti alle forze di polizia, mentre implo- ravano gli agenti di fermare l’avanzata e di non sparare sui dimostranti. «Li convincere- mo a tornare a casa. Dateci un p o’ di tempo. Non vogliamo che il sangue bagni la nostra terra», ha supplicato il sacer- dote per prevenire gli scontri.

Dopo attimi di alta tensione, i militari hanno sparato colpi di avvertimento e lanciato grana- te assordanti per disperdere la folla. Per il momento, nessuna vittima.

Colpiti da proiettili mentre uscivano da scuola

Bambini feriti nello Yemen

Il presidente della Commissione Ue von der Leyen (Afp) BRUXELLES, 9. Da aprile, il nu-

mero di dosi del vaccino in Eu- ropa contro il covid-19 dovreb- be raggiungere i 100 milioni al mese. Lo ha indicato ieri il pre- sidente della Commissione eu- ropea, Ursula von der Leyen, in un’intervista a un gruppo di media del Vecchio Continente, tra cui l’agenzia di stampa An- sa.«Da aprile in poi, le quantità potrebbero nuovamente rad- doppiare secondo i piani dei produttori, anche perché stan- no per essere approvati ulteriori vaccini», ha precisato, aggiun- gendo di aspettarsi una media di circa 100 milioni di dosi di- sponibili al mese nel secondo trimestre dell’anno.

Secondo il presidente della Commissione europea, le dosi disponibili in Europa entro la fine di giugno saranno 500 mi- lioni. Al momento i vaccini che sono stati approvati dall’Ema, l’Agenzia europea per i medici- nali, sono Pfizer/Biontech, Moderna e AstraZeneca. A giorni è atteso il via libera anche per quello di Johnson & John- son.

Nell’intervista, von der Le- yen ha inoltre fatto sapere che l’Ema ha già pubblicato le linee guida per accelerare l’approva - zione dei vaccini adattati alle varianti del virus. Linea guida che verranno adotteremo alla

riunione del collegio dei com- missari, l'11 marzo.

Riguardo al vaccino russo Sputnik, von der Leyen si è mo- strata molto cauta. «Ha avviato (Sputnik n.d.r.) una revisione continua con l'Ema, ma deve

presentare una richiesta di auto- rizzazione, aprire i libri, essere trasparente e dimostrare che i requisiti minimi negli studi cli- nici sono stati soddisfatti, per garantire efficacia e sicurezza».

Ma c'è anche un secondo punto su cui il presidente ha insistito:

«I siti di produzione dovranno essere ispezionati. Ogni vacci- no sul mercato europeo è passa- to attraverso questa procedura.

Non è solo il vaccino, ma sono anche le condizioni di produ- zione ad essere cruciali per la sua qualità e la sua sicurezza.

Sputnik non produce in Euro- pa, quindi se presenterà richie- sta all'Ema vedremo se indiche- rà i siti di produzione che inten- dono utilizzare. Lo sottolineo perché assistiamo ad annunci di milioni di dosi per molti luoghi del mondo, mentre il tasso di vaccinazione dei russi è molto basso. Quindi vogliamo chia- rezza». Von der Leyen è anche intervenuta sullo scontro tra Ue e AstraZeneca, accusando il co- losso anglo-svedese di avere di- stribuito «meno del 10 per cen- to» delle dosi previste in Euro- pa per il primo trimestre.

CO N T I N UA DA PAGINA 1

SANAA, 9. Sette bambini sono stati feriti ieri pomeriggio da un attacco di artiglieria mentre uscivano da scuola nella città di Taiz, nello Ye- men sudoccidentale. Lo confermano le orga- nizzazioni internazionale umanitarie che ope- rano nel Paese arabo devastato dalla guerra e dalla carestia.

Questo attacco arriva solo tre giorni dopo che altri tre bambini sono stati uccisi da diversi proiettili di artiglieria sparati nelle stessa zona.

Negli ultimi giorni sono almeno venti i bambi- ni morti nei combattimenti. Recentemente, l’Unicef ha certificato che dopo 6 anni di un conflitto brutale, quasi ogni bambino yemeni- ta ha bisogno di assistenza umanitaria. Si trat- ta di 12 milioni di giovani vite in pericolo, pra- ticamente una generazione intera.

Sulla drammatica situazione nello Yemen è

intervenuta l’Unione europea. «Gli attacchi contro i civili sono inaccettabili», ha dichiara- to in una nota da Bruxelles il portavoce del servizio di Azione esterna della Ue. Nel docu- mento, l’Unione europea ha esortato tutte le parti in conflitto nello Yemen a concordare

«senza indugio» un cessate il fuoco.

«I recenti sforzi della Comunità internazio- nale per stabilire uno slancio favorevole verso una risoluzione politica del conflitto non de- vono essere indeboliti», prosegue la nota.

Il portavoce ha poi ricordato che «l'Unione europea continua a sostenere e lavorare con l’inviato speciale delle Nazioni Unite per rag- giungere una soluzione politica, rilanciare l’e- conomia yemenita paralizzata e fornire assi- stenza al popolo yemenita, che soffre della più grande crisi umanitaria del mondo».

BE I R U T, 9. Sale la tensione in tutto il Libano. Ieri a Bei- rut sono stati registrati nuovi disordini tra manifestanti anti-governativi e forze di si- curezza nella centrale piazza dei Martiri, dove nei giorni scorsi sono tornati a radu- narsi attivisti e gente comu- ne per protestare contro il carovita e la corruzione in un contesto di rapido degra- do della situazione economi- ca.Ma non c’è solo Beirut al centro delle proteste: in qua-

si tutte le regioni del Libano sono stati segnalati blocchi delle principali arterie di co- municazione da parte dei manifestanti. Disordini sono stati segnalati anche a Tiro, Sidone, Tripoli, e in molti villaggi. Lo scorso fine setti- mana il premier dimissiona- rio Hassan Diab aveva mi- nacciato di interrompere il suo lavoro di gestione degli affari correnti a causa dello stallo nei negoziati per la formazione del nuovo esecu- tivo.

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L’OSSERVATORE ROMANO

martedì 9 marzo 2021 pagina I

Q quattro pagine

A P P R O F O N D I M E N T I D I C U L T U R A S O C I E T À S C I E N Z E E A R T E

Audacia

e originalità

In alto il Museo nazionale del Qatar a Doha.

In basso a sinistra il Guggenheim Museum di Bilbao, a destra l’interno del Louisiana Museum of Modern Art

Cosa esprime e rivela il museo contemporaneo

V isti da vicino

di MARIOPANIZZA

N

ei musei contemporanei l’architet - tura dell’edificio tende ad assumere un ruolo sempre più prevalente; in molti casi l’originalità e l’innova - zione costruttiva rappresentano un richiamo così forte da far scivolare quasi in secondo piano il valore ar- tistico delle opere contenute. Nei musei storici, di grande tradizione, erano invece i capolavori esposti a primeggiare, a caratterizzare il mu- seo fino a sostituirsi a esso, a identi- ficarlo o, perlomeno, a costituirne il riferimento principale: il Giudizio U n i v e rs a l e e la volta della Cappella Sistina (Musei Vaticani); l’Ara di P e rg a m o e la Porta di Mileto (Museo Pergamon a Berlino); il Fregio del Partenone (British Museum a Lon- dra); la Gioconda (Louvre a Parigi).

In molte realizzazioni contempora- nee, al contrario, le opere contenu- te, anche se di grande interesse, so- no offuscate dal prestigio, guada- gnato a livello internazionale dal- l’architetto progettista: il Museo Guggenheim di Frank Gehry (1997) a Bilbao, il Getty Center di Richard Meier (1997) a Los Ange- les, il Museo Maxxi di Zaha Hadid (2010) a Roma, il Museo Mart di Mario Botta (2002) a Rovereto, ecc.Questa tendenza ha inciso sulla trasformazione progressiva, ma so- stanziale, dell’impianto museale, generando, a scala diversa, due di- stinte strategie, tra loro strettamen- te connesse: una urbana, insediati- va nei confronti della città e, più in generale, dell’ambiente; l’altra edi- lizia, legata all’organizzazione e al- la distribuzione delle parti funzio- nali e, quindi, alla tipologia stessa dell’opera. Il differente ruolo urba- no del museo ha comportato, infat- ti, la revisione delle quantità inter- ne delle singole parti, concedendo una maggiore generosità di superfi- cie a quelle destinate all’accoglien - za, alla permanenza e al ristoro. I

musei ottocenteschi offrivano una superficie espositiva totalizzante;

viceversa, quella destinata agli spa- zi complementari era alquanto con- tenuta. La funzionalità interna era affidata, quasi esclusivamente, alla predisposizione di ambienti, alme- no quelli per il pubblico, che aves- sero pareti vaste, dove appendere quadri, e pavimenti liberi, dotati di luce diretta, su cui disporre sculture o teche per gli oggetti più minuti.

Il museo contemporaneo si pro- pone soprattutto come servizio ur- bano, punto di aggregazione, capa- ce di attrarre visitatori attraverso la fornitura di più prodotti, tra loro anche molto differenziati. Offre al suo interno, insieme alle opere d’ar - te, punti vendita di libri specialisti- ci e di oggetti particolari, oltre ad ambienti accoglienti e ben forniti per la ristorazione e per il soggior- no. Abbandonato ormai, con la fine del post-modern, ogni richiamo alle

memorie stilistiche, l’immagine rappresentativa dell’intervento è agganciata ad alcuni temi che ricor- rono anche nella maggior parte de- gli edifici che accolgono i servizi ur- bani: l’audacia costruttiva, la rap- presentatività del luogo, l’originali - tà della composizione formale.

In alcuni esempi, soprattutto in quelli che dialogano con la dimen- sione territoriale e assumono il pae- saggio come termine principale di riferimento, la combinazione di questi tre temi è evidente.

Il nuovo Museo nazionale del

Qatar a Doha, opera imponente, costruttivamente sperimentale, dell’architetto francese Jean Nou- vel, inaugurato nel 2019 dopo 18 anni di cantiere, si ispira alla forma di una rosa del deserto.

Portata alla scala gigan- te, esprime, nonostante le esagerazioni dimen- sionali, un’eleganza na- turale che ben si armo- nizza con le forme e i co- lori del terreno circo- stante. Essa, non alterata nella sua composizione, proietta nello spazio enormi petali color sab- bia, trasformati in volu- mi, capaci di ospitare grandi am- bienti espositivi. Nel Museo di Doha permane la sedimentazione, non della storia, bensì della geome- tria dei cristalli che, solo in determi- nate condizioni ambientali, vanno a raccogliersi in una combinazione unica e irripetibile.

Nell’epoca moderna e contem- poranea, quando il museo ha rag- giunto l’autonomia tipologica di edificio istituzionale, il ventaglio degli attributi connotativi si è mol- to ampliato, raccogliendo sempre nuove fonti di ispirazione. Gli ele-

menti naturali e le composizioni or- ganiche sono diventate ricorrenti:

fra tante, le forme lievitate del Gug- genheim a Bilbao, ormai simbolo della città, espressione e linguaggio di una ricerca di suggestioni che af- fida al fuori scala uno dei modi per catturare la curiosità del visitatore.

All’interno di un’ambientazione paesaggistica si inserisce anche l’Art Museum a Jining in Cina, progettato da Ryue Nishizawa e inaugurato nel 2019. L’impianto costituisce un insieme unitario, che si raccoglie al di sotto di

una copertura piana, dove le parti funzionali si susse- guono, intervallate da spa- zi esterni e interni, sia co- perti che non. L’itinerario della visita, interamente complanare, rafforza l’idea di una passeggiata tra ope- re d’arte proiettate su un fondale naturale. La scelta stilistica è ben riconoscibi- le; corrisponde infatti a un

modello formale già ampiamente collaudato dallo studio giapponese di progettazione; la soluzione qui adottata evoca tuttavia alcune im- postazioni, diverse nella forma, seppure simili nell’esito della frui-

zione. L’organismo, modellato sul territorio, accompagna il visitatore in un susseguirsi di scoperte sia al- l’interno che all’esterno. Istintivo è il richiamo allo spirito della raffina- ta sistemazione del Louisiana Mu- seum of Modern Art di Wilhelm Wohlert e Jørgen Bo (1958) a Hu- mlebæk, vicino a Copenaghen, or- dinato dallo svolgersi di una suc- cessione di ambienti che traguarda- no il mare da una morbida collina verde. La dimensione territoriale è conservata anche nel disegno della passerella che accompagna nella vi- sita dello spazio all’aperto, in un ri- lassante giardino di statue. Le pie- ghe sinuose invitano a scoprire il disegno d’insieme dall’alto, come tracce di sagome naturali impresse sul terreno.

A Montignac, nel Sud-Ovest della Francia, lo studio norvegese Snøhetta, coadiuvato da esperti scenografi, realizza nel 2016 il Cen- tro internazionale di Arte Rupe- stre. L’edificio, destinato a ripro- durre la vicina grotta originale di Lascaux, nota per l’importanza e la ricchezza di quanto rinvenuto al suo interno come la Cappella Sisti- na della preistoria, chiusa per pro- teggere i dipinti dalla luce, propo- ne un’immagine che marca la frat- tura del terreno e la conseguente immersione nella caverna. La scelta non vuole essere mimetica, ma allu- siva, servendosi di profondi tagli ir- regolari che rompono blocchi di calcestruzzo bianco, che descrivo- no le fratture su una parete roccio- sa. Al di sotto di questa pesante co- pertura frammentata si apre una compressa vetrata che accompagna il percorso museale.

Anche Snøhetta, come Nishiza- wa, imprime il suo marchio di fab- brica, già esposto in un’ambienta -

zione del tutto diversa, attraverso i blocchi di marmo bianco dell’O pe- ra House (2007) di Oslo. Anche qui la densità dei volumi si confronta con la trasparenza delle ampie aperture vetrate. La suggestione è però del tutto differente: il carattere degli iceberg del porto norvegese è sostituito dal senso delle fenditure nella roccia che anticipano l’entrata nella caverna.

Tranne qualche caso, fortunata- mente raro, in cui si sono smarriti eleganza ed equilibrio, i musei con- temporanei, pur tra ispirazioni e modelli profondamente diversi, propongono per lo più un’architet - tura di qualità e questo è il miglior richiamo per accelerare il ritorno dei turisti a viaggiare e conoscere, al termine di questo periodo che ha generato non poca insicurezza e preoccupazione. È bene che la loro forza evocativa rimanga robusta, anche se questa dovesse imporsi e assorbire sempre tanta curiosità da sovrastare l’interesse per le opere contenute.

La nuova vocazione urbana ha concesso

una maggiore generosità di superficie all’accoglienza, alla permanenza e al ristoro

Spesso le strutture dialogano con la dimensione territoriale e assumono il paesaggio come termine principale di riferimento

P OTENZIALITÀ E SFIDE DELL ’ ARTE

«Piranesi» di Susanna Clarke

Scheletri tra il marmo

GABRIELENICOLÒ A PA G I N A II

Arte e solidarietà in Puglia

Quando il quadro è in multisala

ENRICARIERA ALLE PA G I N E II E III

Nelle fotografie di Josef Koudelka

Rovine che parlano

GA E TA N O VALLINI A PA G I N A IV

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L’OSSERVATORE ROMANO

pagina II martedì 9 marzo 2021 martedì 9 marzo 2021 pagina III

Q quattro pagine Q quattro pagine

di ENRICA RIERA

C

olmare il vuoto attraverso l’arte si può. A di- mostrarlo sono Jasmine Pignatelli, Pierluca Cetera e Maurizio Di Feo che, a partire dal 30 gennaio scorso, a Bari e in altre città pugliesi, hanno letteralmente riempito gli spazi resi sgombri dalla pandemia. Col loro progetto Prossimamente – L’Arte sostiene il Cinema, il Cinema sostiene l’Arte hanno, infatti, riunito artisti di fa- ma nazionale e internazionale, chiedendogli di realizzare un manifesto da donare alle sale cinematografiche aderenti.

I lavori artistici sono stati, dunque, inseriti all’interno degli espositori su strada dei cine- ma — attualmente chiusi — al posto delle (mancanti) locandine dei film. «L’idea di P ro s s i m a m e n t e — raccontano i curatori del pro- getto — è nata in modo spontaneo. Noi siamo tutti e tre artisti e, durante i vari lockdown, ci siamo ritrovati a lavorare con strumenti di-

versi dal solito e soprattutto senza l’interazio - ne col pubblico. La stessa cosa è accaduta ai cinema: con le serrande abbassate, per gli operatori di quest’ambito è venuta meno la relazione con l’altro. Di conseguenza — pro - seguono — il progetto è un modo per rincon- trarci, per riaccendere i riflettori sulle arti».

Con i cinema che espongono l’arte e con l’arte che illumina i cinema, è sorta, pertanto, una vera e propria mostra diffusa e all’aria aperta; una mostra collettiva che attraversa la Puglia ed è in grado di intercettare gli sguardi e l’attenzione di chi s’imbatte in spazi pubbli- ci non vitali come un tempo. «Tra gli obiettivi dell’iniziativa — dicono Pignatelli, Cetera e Di Feo — c’è proprio la volontà di far rivivere i luoghi urbani tramite la bellezza perché sì, l’arte può tutto, anche rigenerare i vuoti».

E a oggi, tramite un proficuo passaparola e un positivo riscontro nella comunità, Prossi - mamente ha pure ampliato la sua rete («adesso sono addirittura i cinema a contattarci, anche

«Piranesi» di Susanna Clarke

Scheletri che si confondono tra il marmo

Quando il quadro

è accolto dai multisala E gli ridà vita

La mostra

Nell’inverno del 1954 Pablo Picasso realizzò

un desiderio a lungo accarezzato. Allora settantatreenne, l’artista spagnolo «formulò la risposta» (così si espresse) al celebre dipinto di Eugène Delacroix Le donne di Algeri (1834). Nell’arco di tre mesi Picasso realizzò quindici pitture a olio, accompagnate da più

di cento fra schizzi e litografie. Alcune di queste tele rappresentano il fiore all’o cchiello della mostra che si inaugurerà il prossimo 7 maggio alla Galleria nazionale di Berlino (si chiuderà l’8 agosto). L’esp osizione

comprende anche altri quadri, di artisti minori, che ispirarono Picasso e alcuni dei suoi capolavori. Le tele esposte, che formano

“la risposta” di Picasso, rivelano una delle caratteristiche pregnanti dell’artista spagnolo:

la geometrica spigolosità delle figure ritratte, cui si lega la sovrapposizione e intersezione

di piani prospettici atti a creare uno scenario che trasmette un senso di vorticosa

dinamicità. La figura femminile viene scomposta in differenti segmenti: tale narrativa pittorica ha il

peculiare pregio di creare un insieme organico e

omogeneo nonostante la spiccata e pronunciata frammentazione degli elementi. Delacroix realizzò Le donne di Algeri dopo un

viaggio compiuto, nel 1832, nel nord Africa.

Con un’accurata attenzione per il dettaglio, l’artista francese descrive un harem: la vividezza dei colori, accentuata dai netti

contrasti cromatici, costituisce una dei tratti distintivi della tela. Ciò che in particolare colpì Picasso fu il senso di mistero che da essa emana:

in felice sintesi, si legano e si compenetrano l’elemento esotico, la dimensione romantica e l’afflato sensuale. (gabriele nicolò)

La risposta di Picasso

Arte e solidarietà

di GABRIELENICOLÒ

S

taticità e dinamicità. Sono le due dimensioni, in rapporto simbioti- co, che fanno da architrave al sedu- cente e avvincente romanzo di Su- sanna Clarke, P i ra n e s i (Roma, Fazi Editore, 2021, pagine 267, euro 16.50, traduzione di Donatella Rizzati). L’ambientazione è data dalla Casa, un luogo mitico in cui il tempo sembra essersi fermato e in cui aleggia una legge non scritta, ma non per questo meno rigorosa ed esigente, intessuta di regole che non tollerano trasgressioni o sotterfugi: la Soglia e il Confine sono termini che ricor- rono con costanza metodico nel corso del racconto. E al rispetto di questi due valori deve attenersi il protagonista, quel Piranesi la cui sete di sapere lo porta a bramare il su- peramento sia di quella Soglia, sia di quel Confine, oltre ai quali si sviluppa una teoria di «Saloni e Corridoi a Perdita d’O cchio».

In questa Casa, la cui identità viene a configurarsi nella duplice, complementare prospettiva di realtà e di sogno, nessun Sa- lone o Vestibolo, nessuna Scalinata, nes- sun Corridoio è privo di Statue. (Da nota- re che l’uso delle maiuscole, da parte della scrittrice, non risponde ad un vezzo grafi- co, ma alla precisa volontà di dare ancora maggiore sostanza a presenze che rivendi- cano, in quella Casa, una conclamata indi- pendenza ed una riconosciuta identità).

Nella maggior parte dei saloni le Statue coprono tutto lo spazio a disposizione, sebbene qua e là si possano trovare un Plinto, una Nicchia o un’Abside vuoti o persino uno spazio sgombro

su una parete altrimenti intar- siata di Statue. «Queste as- senze — scrive Clarke, o me- glio annota Piranesi — sono a loro modo misteriose quanto le Statue stesse». Per amor di conoscenza e di metodo, Pira- nesi decide di comporre un ca- talogo per registrare la posi- zione, la taglia e il soggetto di ogni Statua. Perché l’esigenza di questo catalogo? In questa

Casa, Piranesi si sente solo e nel registrare queste presenze, sì prestanti ma comunque mute, egli compie un atto che spezza, al- meno nel suo sentire, la solitudine.

Ma a un certo punto irrompe sulla sce- na l’Altro che, come Piranesi, è alto un me- tro e ottantotto e ha una corporatura slan- ciata. Tra i due s’innesca un dialogo che fa passare il romanzo da statico a dinamico, intrecciando un coinvolgente viluppo di vicende. L’Altro è convinto che, nascosta da qualche parte nel mondo, vi sia una grande e segreta Conoscenza, che, una volta scoperta, garantirà un enorme pote- re. Tuttavia l’Altro non sa con certezza in che cosa consista questa Conoscenza. Pre- sume, nondimeno, che essa possegga alcu- ne precise capacità, tra le quali, sconfigge- re la morte, spegnere e riaccendere il sole e le stelle, come pure dominare gli intelletti più deboli per poi piegarli al proprio vole- re .L’invasiva presenza dell’Altro e le sue ambizioni prometeiche rappresentano per Piranesi un prezioso alleato nel tentativo di varcare quella Soglia e quel Confine che simboleggiano le regole della Casa. Nel- l’Altro e in Piranesi l’autrice sembra rievo- care lo struggente e temerario anelito alla conoscenza che vibrava in Ulisse e che lo

portò a sfidare le celeberrime colonne d’E rc o l e .

Sempre assorbito in uno studio appas- sionato e capillare, Piranesi stabilisce di in- contrarsi con l’Altro a scadenza regolare, ovvero ogni martedì e venerdì, in modo da raccontare al suo interlocutore le sue sco- perte. Del resto questa presenza enigmati- ca è l’unica persona con cui parla, perché i pochi che sono stati nella Casa prima di lui

«sono ora soltanto scheletri che si confon- dono tra il marmo». Improvvisamente ap- paiono alcuni messaggi misteriosi. Sem- bra dunque che vi siano altre presenze vive

in quella Casa. Il fatto determina reazioni opposte nei due protagonisti: Piranesi è contento perché immagina potrà contare su altri interlocutori; l’Altro non lo è affat- to perché teme di perdere “l’esclusiva” del rapporto con Piranesi, il quale, nel frat- tempo, ha sviluppato con la Casa un rap- porto sempre più saldo, al punto da sentir- le come una propria “divinità protettrice”.

Il romanzo, per certi versi, può essere definito, con la clas- sica formula, di “formazione”, perché attraverso il costante confronto con l’Altro, Piranesi esplora se stesso e si scopre, qua e là, vulnerabile. «Su una cosa l’Altro ha ragione — confessa il protagonista —. Io non sono ra- zionale come pensavo. Ero cer- to che le mie azioni fossero gui- date esclusivamente dalla Ra- gione. Ma mi stavo solamente illudendo». Per Piranesi tale constatazio- ne ha, in parte, il sapore della sconfitta. E non potrebbe essere altrimenti per uno come lui che, con pazienza certosina, tie- ne, per esempio aggiornata con scrupolo- sa regolarità la Tavola delle Maree, sulla base di osservazioni rigorose e di impec- cabili equazioni. Ma la razionalità di Pi- ranesi non è banalmente ligia e formal- mente protocollare. Al contrario, essa è costantemente sollecitata da impulsi «ri- belli», tanto che il protagonista — che agogna un rapporto dinamico con il mon- do esterno — ammette di essere interessa- to alle «idee trasgressive», alle persone che le formulano e a come vengono rece- pite dalle varie discipline. Ovvero, la reli- gione, l’arte, la letteratura, le scienze, la matematica.

Insomma in Piranesi, incarnazione di uno spirito illuminista votato alla cono- scenza enciclopedica, mai si spegne il desi- derio di varcare la Soglia. A testimonianza di ciò, lo stesso Piranesi dichiara che in un certo Laurence Arne-Sayles riconosce «il pensatore trasgressivo per eccellenza», avendo egli scritto di magia e facendo finta che fosse scienza. Ma soprattutto perché questo Arne-Sayles «ha varcato così tanti confini».

Nel protagonista,

incarnazione di uno spirito illuminista votato alla conoscenza,

mai si spegne il desiderio di varcare la Soglia

di SI LV I A GUSMANO

S

cienza e tecnica, crimini e fu- ghe d’amore, ma soprattutto la meraviglia che il cinema ha prodotto sui primissimi spet- tatori. Tutto questo è al centro de La scatola dei sogni (Editoriale Scienza, 2021, pagine 160, euro 9,90), il nuovo romanzo per giovani lettori di Guido Quarzo e Anna Vi-

v a re l l i .

Siamo nel 1895 quando, grazie ai fratelli Lumière e alla loro straordinaria macchina, inizia a Lione la grande av- ventura del cinema- tografo. Marcel, gio- vane apprendista giardiniere al servi- zio dei due fotografi, è assolutamente rapi- to dalla loro inven- zione, diventando poco alla volta — gra- zie alla sua notevole capacità di osserva-

zione — un esperto proiezionista.

Nel corso delle dimostrazioni della loro scoperta, che i Lumière fanno

Con le serrande abbassate

è venuta meno

la relazione con l’a l t ro Ma sono nate nuove idee per creare occasioni di incontro

esercenti di ulteriori regioni italiane», chiosa- no i curatori). Più di sessanta sono gli esposi- tori messi gratuitamente a disposizione dai cinema che, come accennato, si trovano non solo nella città capoluogo ma anche nel suo hinterland e in ulteriori province (Santeramo in Colle, San Giorgio Ionico, Mola di Bari, Conversano, Cassano delle Murge, Poligna- no, Monopoli, Lucera, Barletta, Lecce e così via).

Il progetto — patrocinato dal Comune di Bari e sostenuto, tra gli altri, da diverse galle- rie d’arte — è inoltre realizzato con il contri- buto di Cellule Creative Aps, l’asso ciazione di promozione sociale guidata da Stefano Straziota (presidente) e Valentina Bonomo (vicepresidente). Il motivo del resto è chiaris- simo: P ro s s i m a m e n t e si basa su una commistio- ne tra arte e solidarietà, va oltre i suoi scopi principali.

«I manifesti sono acquistabili attraverso

P a r t i c o l a re

da una tavola di Silvia Mauri

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