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INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2016

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CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO 2016

INTERVENTI DEI RAPPRESENTANTI

DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA

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CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

VICE PRESIDENTE GIOVANNI LEGNINI . . . Pag. 1

INTERVENTI DEI CONSIGLIERI PRESSO LE CORTI D'APPELLO

CORTE D’APPELLO DI ANCONA

CONSIGLIERE ERCOLE APRILE. . . Pag. 11 CORTE D’APPELLO DI BARI

CONSIGLIERE PAOLA BALDUCCI. . . . . . Pag. 19 CORTE D’APPELLO DI BOLOGNA

CONSIGLIERE FABIO NAPOLEONE. . . Pag. 27 CORTE D’APPELLO DI BRESCIA

CONSIGLIERE

NICOLA CLIVIO

. . . Pag. 51 CORTE D’APPELLO DI CAGLIARI

CONSIGLIERE LORENZO PONTECORVO. . . Pag. 63 CORTE D’APPELLO DI CALTANISSETTA

VICE PRESIDENTE GIOVANNI LEGNINI. . . Pag. 71 CORTE D’APPELLO DI CAMPOBASSO

CONSIGLIERE ALDO MORGIGNI . . . Pag. 85 CORTE D’APPELLO DI CATANZARO

CONSIGLIERE MARIA ROSARIA SAN GIORGIO . . . . . . Pag. 93 CORTE D’APPELLO DI FIRENZE

CONSIGLIERE LUCA FORTELEONI. . . Pag. 101 CORTE D’APPELLO DI GENOVA

CONSIGLIERE RENATO BALDUZZI. . . Pag. 119 CORTE D’APPELLO DE L’AQUILA

CONSIGLIERE MASSIMO FORCINITI . . . Pag. 131

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CORTE D’APPELLO DI LECCE

CONSIGLIERE ANTONIO LEONE. . . Pag. 141 CORTE D’APPELLO DI MESSINA

CONSIGLIERE ROSARIO SPINA. . . . . . Pag. 155 CORTE D’APPELLO DI MILANO

CONSIGLIERE CLAUDIO MARIA GALOPPI. . . . . . Pag. 167 CORTE D’APPELLO DI NAPOLI

CONSIGLIERE FRANCESCO CANANZI. . . .. . . Pag. 177 CORTE D’APPELLO DI PALERMO

CONSIGLIERE MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI. . . . Pag. 191 CORTE D’APPELLO DI PERUGIA

CONSIGLIERE GIUSEPPE FANFANI . . . .. . . Pag. 199 CORTE D’APPELLO DI POTENZA

CONSIGLIERE PIERANTONIO ZANETTIN. . . . . . Pag. 205 CORTE D’APPELLO DI REGGIO CALABRIA

CONSIGLIERE PIERGIORGIO MOROSINI. . . . Pag. 213 CORTE D’APPELLO DI ROMA

CONSIGLIERE LUCA PALAMARA. . . Pag. 223 CORTE D’APPELLO DI SALERNO

CONSIGLIERE LUCIO ASCHETTINO. . . Pag. 235 CORTE D’APPELLO DI TORINO

CONSIGLIERE ANTONELLO ARDITURO . . . Pag. 247 CORTE D’APPELLO DI TRENTO

CONSIGLIERE ALESSIO ZACCARIA. . . Pag. 257 CORTE D’APPELLO DI VENEZIA

CONSIGLIERE VALERIO FRACASSI. . . . . . . . . Pag. 267

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INTERVENTI DEL SEGRETARIO GENERALE E DEL VICE SEGRETARIO GENERALE

CORTE D’APPELLO DI CATANIA

SEGRETARIO GENERALE PAOLA PIRACCINI. . . Pag. 281 CORTE D’APPELLO DI TRIESTE

VICE SEGRETARIO GENERALE MARCO DALL’OLIO. . . Pag. 289

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CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA

MAGISTRATURA

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INTERVENTO DEL VICE PRESIDENTE GIOVANNI LEGNINI ALL'INAUGURAZIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO 2016

Roma, 28 gennaio 2016

Signor Presidente della Repubblica,

Autorità

Signore e Signori

1. Nel porgerLe un deferente saluto, Signor Presidente, Le rivolgo un sentito ringraziamento per la guida dei lavori del Consiglio superiore, esercitata con saggezza ed equilibrio sin dai primi giorni successivi alla Sua elezione di cui a breve ricorrerà il primo anniversario.

Saluto il Primo Presidente Giovanni Canzio. La sua relazione delinea un disegno di riforma della Suprema Corte che muove da un’acuta e condivisibile analisi. Le sue parole denotano l'entusiasmo di chi persegue quel che è possibile e necessario realizzare, qui ed ora, a legislazione e risorse umane invariate.

Per sostenere in concreto l'ambizioso disegno di autoriforma della Suprema Corte appena illustrato, contraggo subito un impegno, mio e del Consiglio superiore, a provvedere con solerzia al conferimento dei 21 incarichi vacanti di presidenza delle sezioni della Corte di cassazione, a completamento della più estesa e concentrata opera di ricambio nelle posizioni apicali mai verificatasi.

La giurisdizione di legittimità è investita di questioni e carichi notevolissimi che ne pongono a repentaglio il buon esercizio della funzione nomofilattica. Già lo denunciò con forza il Presidente Santacroce, cui pure va il mio ringraziamento, durante l’Assemblea generale dello scorso 25 giugno.

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Incrementare l’efficienza e la funzionalità della Suprema Corte, secondo le soluzioni innovative prospettate oggi dal Primo Presidente, costituirà un decisivo impulso al rilancio dell’amministrazione della giustizia e al più generale obiettivo da conseguire: rinsaldare la legittimazione dell’intero Ordine giudiziario e cioè la percezione positiva, da parte dei cittadini, della funzione giurisdizionale.

Saluto il Procuratore generale Pasquale Ciccolo cui va il mio ringraziamento per il prezioso lavoro che assicura quotidianamente con cura e dedizione alla Procura generale e presso il Consiglio superiore della Magistratura.

Signor Presidente della Repubblica,

dodici mesi fa, non senza emozione, vestivo i panni di esordiente nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario. Oggi, per effetto delle contingenze istituzionali mi trovo a coprire il ruolo di veterano, insieme con il Ministro della giustizia che ringrazio per l'attenzione che riserva al lavoro del Consiglio superiore. Un’attitudine alla collaborazione, questa, che induce a riporre fiducia e nutrire speranza nell'anno che si apre.

2. Proprio nella scorsa cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, tratteggiai l'avvio dello straordinario lavoro che avrebbe contraddistinto la consiliatura indicando le direttrici e i propositi di rinnovamento del Consiglio superiore, all’insegna dell'autoriforma dell'organo di governo autonomo della magistratura.

Le iniziative di riforma interna sono conosciute e dibattute e le innovative misure adottate nonchè i procedimenti in itinere sono sotto gli occhi degli operatori del sistema di Giustizia. Non intendo pertanto occupare lo spazio di questo mio intervento per illustrarli analiticamente.

Il governo autonomo è in cammino, l'attività riformatrice procede ed inizia ad offrire i primi frutti, come dimostrano l'approvazione della riforma del testo unico sul conferimento degli incarichi direttivi, la recente risoluzione del Consiglio sui rapporti tra magistratura e politica, la modifica dei presupposti per svolgere gli incarichi extragiudiziari, la nuova disciplina del collocamento fuori ruolo; tutti tasselli di un mosaico riformatore avviato sin dalla scorsa primavera, da completare

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con l’integrale riforma del Regolamento interno e di quello di amministrazione e contabilità.

Impossibile, tuttavia, non accennare alla straordinaria operazione di ricambio dei vertici degli uffici giudiziari italiani imposta dall'anticipazione dell'età del collocamento a riposo obbligatorio dei magistrati ordinari.

Il Consiglio superiore ha già conferito 252 incarichi direttivi e semidirettivi, provvedendo, proprio in questi giorni, a coprire quasi tutti gli incarichi di vertice delle Corti di appello. Sono in corso di perfezionamento le procedure per l’attribuzione di altri 209 posti alla guida di uffici tra i quali sono comprese non poche Procure distrettuali e Tribunali di notevole rilevanza. La geografia direttiva dell’Ordine giudiziario italiano affronta dunque un passaggio storico e un’autentica palingenesi. E' una sfida raccolta e vinta applicando la nuova disciplina sulla dirigenza giudiziaria. Approvata nel luglio scorso, questa cruciale novità va intesa nel segno della trasparenza e conoscibilità delle procedure di nomina e di un rafforzato impianto delle motivazioni alla base dei singoli conferimenti degli uffici.

Ciò al fine di valorizzare il merito e le attitudini desumibili da precisi indicatori generali e specifici ed, in primo luogo, dalle valutazione delle capacità organizzative degli aspiranti.

Dunque, il primo messaggio da affidare a questo supremo consesso è che il Consiglio superiore sta procedendo con risolutezza a riformare se stesso, in piena autonomia, per contribuire a innovare l’intero Ordine giudiziario.

3. Segnali che testimoniano l'avvio di una fase nuova provengono dai dati illustrati la scorsa settimana dal Ministro della Giustizia alle Camere. Hanno riguardo ai numeri del rito civile, all’implementazione del processo civile telematico, alle misure deflattive del contenzioso civile, all’abbattimento del numero dei procedimenti penali in seguito dell’introduzione della particolare tenuità del fatto. Il percorso riformatore, dopo la recente approvazione delle norme di depenalizzazione, va completato con la legge delega sul processo penale, le nuove norme sulla prescrizione, la riforma organica del processo civile e quella sistematica del diritto delle procedure concorsuali la cui impostazione si deve anche alla Commissione guidata dal Presidente aggiunto di questa Corte, Renato Rordorf.

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Non si può dunque arretrare; è questa la fase per completare il quadro delle riforme necessarie. Occorre inoltre provvedere al reclutamento urgente di nuovo personale, a riqualificare quello già in servizio, attuando le decisioni già assunte, a coprire le gravi carenze di organico e a rivederne la distribuzione; infine, ad approvare sollecitamente la riforma della magistratura onoraria.

E tuttavia, la transizione in atto evoca anche un cammino caratterizzato da incognite gravose.

“Nell’interpretazione e nell’applicazione quotidiana noi ci troviamo di fronte ad uno stato di coscienza assai turbata”.

Queste parole, pronunziate nel lontano 1911 da Vittoria Scialoja, suonano attualissime.

La giurisdizione sembra attraversare cambiamenti epocali, segnata dalla supremazia del diritto europeo, dall'indebolimento della sovranità degli ordinamenti nazionali, dall'affermazione di nuovi diritti e inedite domande sociali, immerse nel vorticoso fluire di dinamiche economiche e sociali che si sviluppano su scala globale.

Le funzioni del giudice richiedono, quindi, un rinnovato impegno intellettuale, una notevole capacità di adattamento, polivalenza culturale, un'attitudine al dialogo e al confronto costante con l'Avvocatura.

Prospettare un nuovo profilo per gli appartenenti all’ordine giudiziario non implica l’anacronistica riproposizione della giurisprudenza dei valori, dell’uso alternativo del diritto, né può risolversi nel fuorviante e vago rimpianto per i ruoli di supplenza, a volte confinanti con taluni eccessi di protagonismo individuale.

Si tratta, invece, di produrre, da un lato, un tentativo di recupero della forza della legge anche nella dicotomia tra diritto in senso generale e comando legislativo, tra jus e lex; dall'altro, è sempre più necessario ridefinire un modello di giudice ormai posto davanti a nuove e crescenti aspettative che si collocano al crocevia tra crescenti diseguaglianze sociali, battute d’arresto nella crescita economica, conflitti tra frammenti di norme e una legislazione multilivello, non di rado oscura.

In questo scenario, si rivelano essenziali la formazione permanente, la specializzazione e l’aggiornamento, la cultura dell'organizzazione, così da

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perseguire l'efficienza non disgiunta dalla qualità delle decisioni. In tale prospettiva si declina l’intensa collaborazione tra il Consiglio e la Scuola Superiore della Magistratura, ora affidata al direttivo appena insediatosi e guidato dal Professor Gaetano Silvestri, cui vanno i migliori auguri di buon lavoro e la stima incondizionata mia e di tutto il Consiglio superiore.

4. Dunque, una magistratura aperta, che non arretra al cospetto di mutamenti tanto repentini; un Ordine giudiziario capace di recuperare l'orgoglio e il senso della sua funzione. E ciò per affrontare con decisione una delle sfide storiche che impegnano il Paese, quella di conseguire “un sistema di giustizia più efficace nella soluzione dei conflitti e dei valori”, secondo la nota espressione coniata da Hans Kelsen.

Si tratta di un obiettivo che, se perseguito con costanza, può segnare un'epoca: una giustizia efficiente nell’affermare i diritti e garantire effettività alle libertà dei cittadini è volano e risorsa per lo sviluppo del Paese e non più freno alla crescita e tantomeno fattore di decremento del suo grado di civiltà giuridica.

Un compito impegnativo e al contempo stimolante, tanto più perseguibile in una fase, quella attuale, che sembra offrire l’occasione per liberare il sistema di giustizia da noti e pregressi conflitti che, per troppo tempo, hanno frenato o reso inconcludente l'azione riformatrice.

Occorre insieme diffondere e portare a frutto la piena consapevolezza di questo nuovo secondo elemento di contesto.

5. Tuttavia, su questo percorso di positiva transizione, incombe una preoccupazione che attraversa il Consiglio superiore e l’Ordine giudiziario nel suo complesso. E' il rischio concreto che l'autonomia e l'indipendenza della magistratura siano minate da un affievolimento della credibilità e della legittimazione, in conseguenza di comportamenti opachi ed anomali.

E' irrinunciabile che l'intera magistratura reagisca a tutela di un’alta tensione etica e deontologica.

Il Consiglio superiore è già oggi protagonista di una svolta; si è dimostrato capace di intervenire con tempestività, rigore e risolutezza, dirimendo vicende complesse. Ma in questa sede solenne ritengo di rinnovare una richiesta al Governo

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e alle Camere. Il vigente articolo 2 della legge sulle guarentigie delinea un istituto ormai connotato da limiti e imperfezioni che non consentono di poter intervenire sui casi, purtroppo in aumento, di incompatibilità ambientale e funzionale.

Nel rispetto del principio di inamovibilità sancito dall’articolo 107 della Costituzione, è opportuno un rapido ed efficace intervento legislativo, così da munire il Consiglio superiore di prerogative tali da incidere, anche in via d'urgenza, sulle situazioni anomale e disfunzionali nell'interesse degli uffici giudiziari e della credibilità e prestigio della magistratura.

L’Ordine giudiziario italiano dispone di formidabili anticorpi per sgomberare qualunque zona di opacità anche al proprio interno. Avrò occasione, sabato prossimo, a Caltanissetta, di manifestare vicinanza e gratitudine nei riguardi dei magistrati nisseni per il coraggio e la determinazione dimostrati nel condurre le recenti indagini volte ad accertare gravi responsabilità nella gestione delle misure di prevenzione presso il distretto di Corte d’Appello di Palermo. Una pagina particolarmente dolorosa per l'immagine della magistratura poiché lambisce, tra l’altro, l'impiego di rilevanti e strategici istituti di lotta alla mafia.

Già il Capo dello Stato, con la sua visita dello scorso 25 settembre, in occasione della commemorazione del sacrificio dei magistrati Rosario Livatino e Antonio Saetta, ha testimoniato la riconoscenza dell'intero Paese verso quei magistrati che operano in condizioni tanto difficili, ma conseguono risultati assai rilevanti in particolare sul fronte del contrasto alla criminalità organizzata.

E fu proprio il giovane Rosario Livatino, nella sua celebre relazione tenuta a Canicattì il 7 aprile 1984, a pronunciare parole forti ed attualissime con le quali vorrei concludere questo mio intervento:

“l'indipendenza del giudice non è solo nella propria coscienza, nella incessante libertà morale, nella fedeltà ai principi, nella sua capacità di sacrificio, nella sua conoscenza tecnica, nella chiarezza e linearità delle sue decisioni, ma anche nella sua moralità, nella trasparenza della sua condotta anche fuori dalle mura del suo ufficio ...; l'indipendenza del giudice è, infine, nella sua credibilità, che riesce a conquistare nel travaglio delle sue decisioni ed in ogni momento della sua attività”.

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Forse fu anche per la straordinaria lucidità e lungimiranza di queste sue parole che Rosario Livatino fu barbaramente ucciso dalla mafia mentre si recava al lavoro, appena trentasettenne, il 21 settembre di 26 anni fa.

Le sue parole rappresentano, allora come oggi, un indelebile messaggio di fiducia e di speranza.

Grazie e buon anno giudiziario a tutti voi.

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INTERVENTI DEI CONSIGLIERI PRESSO LE

CORTI D’APPELLO

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CORTE D’APPELLO DI ANCONA

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE ERCOLE APRILE

Signor Presidente della Corte, Signor Procuratore generale, Signori Presidenti degli Ordini degli Avvocati del distretto, Signori Rappresentanti delle Istituzioni religiose, civili e militari, Signori Avvocati e Magistrati tutti, Signore e Signori presenti, a nome del Consiglio superiore della Magistratura – che oggi qui rappresento – porgo a Voi il più cordiale saluto.

Il mio compito istituzionale è oggi quello di rappresentanza, ma vorrei che esso fosse anche inteso come compito di testimonianza, di attestazione della persistenza di un ruolo di rilevanza costituzionale – quello del Consiglio superiore della Magistratura – che sarebbe vuoto se si esaurisse nelle, pur difficili, attività che si sviluppano in un palazzo a Roma, in piazza Indipendenza, e non si concretizzasse nel continuo rapporto con la realtà viva di questi uffici, nei quali viene amministrata la giustizia e quotidianamente “prende corpo” quella funzione che gli antichi greci ritenevano dovesse essere ispirata all’attuazione delle più elevate virtù universali.

E, tuttavia, la macchina giudiziaria è fatta di uomini, di relazioni, di difficoltà, talvolta di incomprensioni, spesso di ostacoli: è con questa dura realtà che dobbiamo confrontarci e dobbiamo fare i conti, considerando le conseguenze che le inefficienze ed i ritardi di un sistema provocano sulla vita delle persone, le ferite che causano sulla “carne viva” dei cittadini.

Vedete, in tutti questi anni, prima come giudice del merito e di legittimità, poi come componente di un organo di rilevanza costituzionale, mi sono chiesto – talvolta risvegliandomi da un sopore, che è un sopore prima di tutto dell’anima – quali fossero gli effetti delle mie decisioni sulla vita delle persone coinvolte nelle vicende di cui mi stavo occupando. Ed è questo il quesito che, senza cadere in pericolose forme demagogiche, dovrebbero porsi i protagonisti di ogni processo, liberandosi, se è possibile, dalla “maschera” imposta da una rigida celebrazione rituale.

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E ciò, badate bene, è tanto più necessario oggi, in una società che soffre una crisi profonda, che continua a vivere forse la sua più difficile condizione sociale ed economica dal dopo guerra: una realtà nella quale il ruolo del giudice è tanto più importante in quanto lo stesso è chiamato a fornire una risposta alle esigenze dei cittadini anche quando l’ordinamento contempla vuoti normativi; a garantire la tutela di diritti fondamentali della persona – quali, tra gli altri, il diritto alla salute ed all’ambiente – anche con riferimento a risvolti della vita dei singoli e della collettività in passato sconosciuti ovvero trascurati, ed oggi imposti all’attenzione di tutti dai cambiamenti e dalle innovazioni tecnologiche; ancora, di un giudice chiamato a risolvere conflitti di interessi che attengono a rapporti individuali, nei quali però è agevole riconoscere le più profonde contraddizioni che caratterizzano una intera società; ad assicurare un presidio di legalità contro varie forme di malaffare, con importanti interventi – così come è avvenuto nei tre circondari di questo distretto – che finiscono non solamente per ripristinare le formali norme di legge in concreto violate, ma che inevitabilmente devono favorire un processo di recupero dei valori fondanti il corretto funzionamento di una società civile.

Per assolvere a tale compito c’è bisogno di una magistratura sì equilibrata e laboriosa, preparata ed autorevole, riservata e responsabile, ma soprattutto di una magistratura che conservi la sua indipendenza e la sua autonomia: fatta di uomini che devono sapere che i loro eventuali errori non saranno scusati, ma che, senza alcuna forma di indebito condizionamento, possano continuare ad assolvere alla loro funzione senza il timore di ritorsioni, senza la paura di subire le conseguenze di indebite iniziative di coloro che, per censo o altri vantaggi sociali, possono influire sulle decisioni di chi istituzionalmente è chiamato al difficile compito di ripartire ragioni e torti. Giudici che, come recitava un felice brocardo, devono esercitare la loro attività ‘sine spe ac metu’, senza la speranza di vantaggi ma anche senza il timore di inaccettabili forme di pressione.

La tutela di questi valori di indipendenza e di autonomia della magistratura la nostra Carta fondamentale assegna all’organo di rilevanza costituzionale che oggi qui rappresento. Consiglio superiore del quale fanno parte non solo magistrati, quasi che si trattasse di un ente corporativo, ma che i Padri costituenti vollero essere

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composto anche da rappresentanti dell’avvocatura e dell’accademia nominati dal Parlamento, in maniera tale – come venne efficacemente sottolineato durante i lavori della Costituente – da "far sentire un soffio esterno all'ordine giudiziario".

Consiglio presieduto dal Capo dello Stato.

In occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario in ciascun distretto, la legge vuole che il Rappresentante del Consiglio superiore della Magistratura fornisca un contributo di conoscenza su quelli che sono stati i risultati dell’attività svolta da tale organo.

Delle molteplici iniziative assunte dal Consiglio in questo primo anno di consiliatura mi sia permesso sinteticamente richiamare l’azione posta in essere in quattro ambiti.

In primo luogo questo Consiglio ha svolto un ruolo di protagonista accanto alle altre figure istituzionali, per poter fornire un contributo essenziale nella definizione dei grandi temi della politica giudiziaria del nostro Paese. Ciò nella convinzione che gli interventi del Consiglio non debbano esaurire la loro forza consultiva o propulsiva esclusivamente nelle materie attinenti ai profili organizzativi ed allo status dei magistrati, ma possano favorire le condizioni per un efficace esercizio della giurisdizione, capace di dare concreta attuazione ai principi fondanti della nostra Carta Costituzionale.

In questa ottica, e in un più generale contesto di riforme che caratterizza l’attuale vita politica del nostro Paese, il Consiglio ha già fornito il proprio parere su disegni di legge o decreti legge in materia di giustizia, come è accaduto per i provvedimenti legislativi in materia di responsabilità civile dei magistrati, di degiurisdizionalizzazione di alcuni istituti del processo civile, di terrorismo internazionale; nonché sui provvedimenti la cui formazione è ancora in itinere, quali il disegno di legge sulla rimoduluazione dello status e dei compiti dei magistrati onorari.

Nell’esercizio di tale importante compito di interlocuzione, il Consiglio non ha mancato di far sentire la propria ‘voce’ nel sollecitare, tra l’altro, interventi di razionalizzazione della normativa penale, e nel chiedere una riforma della disciplina della prescrizione dei reati e del sistema delle impugnazioni, l’introduzione di

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strumenti di diritto sostanziale e processuale di più efficace contrasto al fenomeno della corruzione, una valorizzazione degli strumenti informatici ed una semplificazione degli oneri di comunicazione, talvolta eccessivamente formalistici, con una complementare previsione di un maggior impegno di leale collaborazione da parte dei soggetti privati.

E’ doveroso aggiungere che, sempre nell’ambito dei rapporti con le altre istituzioni dello Stato, questo Consiglio – nella constatata persistente inerzia del Legislatore – ha già preso una netta posizione sul tema del ‘passaggio’ dei magistrati dalle funzioni giudiziarie a quelle extragiudiziarie, in specie alle funzioni amministrative e politiche, con l’adozione di una importante delibera di sollecitazione, con la richiesta di una regolamentazione normativa di questi passaggi sia “in entrata” che “in uscita”, allo scopo di rafforzare l’esigenza di salvaguardare anche l’immagine di indipendenza ed imparzialità della funzione giudiziaria.

Nell’ambito di tale attività di leale collaborazione con le altre figure istituzionali dello Stato e con i rappresentanti delle altre categorie forensi, il Consiglio ed i magistrati tutti non devono mai rifiutare il dialogo – anche per scongiurare il rischio di apparire, agli occhi della opinione pubblica, come una istituzione ‘arroccata’ a protezione di logiche corporative – purché tale confronto sia autenticamente finalizzato a restituire piena credibilità alla giurisdizione, ad eliminare ingiustificati privilegi e possibili ‘sacche’ di inefficienza.

Seguendo una seconda linea di tendenza, allo scopo di affermare un’innovativa cultura gestionale dell’amministrazione della giustizia, il Consiglio ha incentivato l’adozione da parte dei capi ufficio dei cc.dd. ‘programmi di gestione’, finalizzati soprattutto a programmare l’attività di smaltimento dei procedimenti civili pendenti; ha proseguito lo studio di meccanismi per definire gli standard di rendimento cui è tenuto il magistrato, standard necessari poi per valutarne il profilo professionale attraverso i parametri della laboriosità, della diligenza e dell’impegno; ha avviato uno stabile ‘tavolo tecnico’ per seguire il progetto ministeriale di riscrittura della geografia giudiziaria e di rimodulazione degli organici della magistratura; ha promosso l’adozione da parte degli uffici giudizi di ‘best practices’, fenomeno di cui questo distretto si è fatto positivo

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protagonista, in particolare con l’avvio del progetto sperimentale di finanziamento e monitoraggio per i tirocini formativi in favore dei neo laureati in giurisprudenza e per l’ufficio del processo, progetto presentato lo scorso 18 dicembre ad Urbino:

tirocini che si svolgeranno negli uffici giudiziari del distretto – con attività di studio, ricerca e redazione di bozze di provvedimenti in affiancamento ai magistrati togati – in attuazione della convenzione stipulata lo scorso anno da questa Presidenza, dalla Regione e da varie Università marchigiane.

Né vanno sottaciute le continue sollecitazioni del Consiglio dirette a sopperire, sia pure in parte, alle annose carenze negli organici del personale amministrativo, impulsi che hanno già trovato alcune prime confortanti risposte positive da parte dell’attuale Ministro della Giustizia. Tanto nella convinzione che ogni sforzo della Magistratura sarebbe del tutto vanificato in mancanza di un adeguato rafforzamento del numero dei cancellieri e dei segretari, come pure hanno avuto modo significativamente di denunciare tutti i capi degli uffici, anche di questo distretto.

Una terza linea di tendenza riguarda l’ammodernamento dei processi amministrativi di autogoverno della magistratura.

A questo riguardo vanno segnalate, da un lato, l’oramai definito funzionamento di un autonomo Ufficio statistico e l’adozione da parte del Consiglio della delibera sulla c.d. ‘reingegnerizzazione’ del sistema informatico del CSM che ha consentito di passare alla fase attuativa di un progetto che, al termine del suo percorso, dovrebbe permettere una velocizzazione nel trattamento delle pratiche, attraverso una totale interoperatività con i sistemi informativi degli uffici giudiziari e con i registri informatici elaborati e gestiti dal Ministero della Giustizia.

Da altro lato, il Consiglio ha adottato innovative forme di valorizzazione dei Consigli giudiziari, in un’ottica di decentramento dei compiti di valutazione dell’impegno giurisdizionale dei singoli magistrati e dei programmi organizzativi degli uffici: decentramento che dovrebbe comportare la tendenziale definizione a livello distrettuale di pratiche di limitata complessità o prive di osservazioni degli interessati (ad esempio, in materia di incarichi extragiudiziari, di incompatibilità parentali e di modifiche tabellari). A tal fine, anche per permettere una

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semplificazione ed un accorciamento dei tempi delle procedure, si è deciso di sostenere economicamente i maggiori sforzi che saranno domandati ai Consigli giudiziari, in particolare con l’adozione di un bando di gara, in corso di svolgimento, per l’acquisto di materiale informatico da inviare ni singoli distretti.

Da ultimo, è opportuno evidenziare come questo Consiglio, per adempiere ai suoi doveri istituzionali in maniera adeguata, efficace e soprattutto ‘credibile’ agli occhi dei cittadini – anche per contrastare fenomeni circoscritti, ma purtroppo perniciosi, di comportamenti deontologicamente discutibili di taluni magistrati – si sia sforzato di garantire risposte tempestive ed agevolmente intellegibili in settori strategici dell’autogoverno, quali quelli della valutazione della progressione in carriera dei magistrati, della nomina dei direttivi e semidirettivi, della organizzazione degli uffici, del disciplinare, delle incompatibilità ambientale o funzionale. A tal fine pure dotandosi, in una ottica di ‘autoriforma’, di nuovi moduli normativi, con l’approvazione del nuovo testo unico della dirigenza e di una nuova circolare sugli incarichi, e modificando significativamente la circolare sull’autorizzazione del fuori ruolo.

Compiti che, per certi versi, si presentano immani. Basti pensare agli effetti della riforma relativa al c.d. “prepensionamento” dei magistrati che – pure per l’assenza di una graduale normativa transitoria – non poche difficoltà hanno già provocato nelle attività del Consiglio e che hanno destato un giustificato senso di allarme.

E, però – come ho già accennato nella parte iniziale di questo mio intervento che, signor Presidente, mi avvio a concludere – l’esercizio di tali delicate funzioni di alta amministrazione non devono far dimenticare come esse rimangono espressione di un’attività ‘strumentale’, al servizio dell’attività principale, che è quella di chi amministra la giustizia nelle aule di questi palazzi.

Ed ai tanti protagonisti di questa realtà, a coloro che, tra le mille difficoltà – spesso prodotte più da un decadimento di valori etici, che non dalla mera mancanza di risorse – nel silenzio dei loro studi rendono un faticoso quanto indispensabile servigio alla collettività, cercando di dare concretezza alla naturale vocazione della

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coscienza umana per la giustizia, che il Consiglio superiore deve rivolgere la sua costante attenzione e la sua deferente gratitudine.

Auguri di buon lavoro a Lei, Sig. Presidente, a tutti i Magistrati, a tutti gli Avvocati ed a tutto il personale amministrativo del distretto della Corte di Appello di Ancona.

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CORTE D’APPELLO DI BARI

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE PAOLA BALDUCCI

Signor Presidente,

Illustre Procuratore Generale, Magistrati,

Autorità,

Signore e signori

1. Sono particolarmente lieta di rappresentare il Consiglio superiore in occasione di questa cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario.

L’inaugurazione dell’anno giudiziario, non è una vuota celebrazione liturgica, un cerimoniale formale, ma è un momento fondativo condiviso, vitale per l’amministrazione della Giustizia: un’occasione preziosa di confronto e di impegno.

In questo contesto, la mia partecipazione, quale rappresentante del CSM, vuole essere segno tangibile che non vi è nulla che il Consiglio non ascolti o di cui non intenda assumersi la responsabilità. Sono qui, dunque, per manifestare, nei fatti e nella testimonianza, la presenza effettiva di questo Organo, quale soggetto istituzionale non “lontano”, non estraneo o addirittura contrapposto agli uffici giudiziari, ma parte integrante di uno dei servizi più strategici del Paese: la Giustizia.

2. Chi mi conosce sa quanto profondamente io sia legata al territorio pugliese, dove ho avuto la fortuna di svolgere preziose esperienze politiche e professionali. Parlo di “fortuna” perché questo contesto mi ha arricchito moltissimo, come nessun altro, in termini di relazioni umane, valori, cultura e professionalità.

3. Questa Corte d’Appello, come abbiamo ascoltato, presenta diverse gravi criticità, tra le quali: l’insufficienza degli organici di magistrati ed impiegati amministrativi, l’inadeguatezza dell’edilizia giudiziaria, la scarsità dei mezzi e delle risorse, dati che, purtroppo, ricorrono lungo tutto il territorio nazionale.

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Alcuni Uffici del Distretto, come la Procura di Foggia, oltre alle endemiche difficoltà, sostengono anche lo sforzo organizzativo conseguente alla revisione delle Circoscrizioni giudiziarie. Altri, come la Procura di Bari, sono chiaramente sottodimensionate rispetto ai carichi di lavoro reali.

4. E’ vero che il quadro complessivo in cui si trova ad operare l’Ordine giudiziario è percorso da fenomeni inquietanti ed è ancora gravato da questioni di ardua risoluzione. Da un lato, il ruolo del giudice e del magistrato requirente evolve:

il sistema delle fonti di produzione del diritto si stratifica e non di rado si complica ulteriormente, creando intarsi non sempre decifrabili; l’attività interpretativa si vena di difficoltà ed incognite inedite.

Non sfugge, peraltro, che persino i recenti quesiti referendari consultivi su cui si è espressa la magistratura ordinaria fanno capo a diversi volti di una stessa, complessa questione.

E’ il rapporto tra le prerogative del magistrato che sembrano modificarsi e trasformarsi a fronte del mutamento delle domande sociali, degli indici di laboriosità, delle prospettive professionali.

Dietro a temi e dubbi quali la sostenibilità dei carichi esigibili si staglia, infine, il medesimo e costante interrogativo circa i contorni delle nuove funzioni e responsabilità dei giudici e dei pubblici ministeri.

In questo senso, il contesto in cui opera la giurisdizione nel distretto di Corte di appello di Bari, si mostra persino paradigmatico.

5. Voglio tuttavia sottolineare con soddisfazione i dati incoraggianti che il Presidente della Corte d’appello ha riferito in merito alla riduzione del debito giudiziario conseguente anche ad un percorso virtuoso di best practises intrapreso da qualche anno.

6. Sul versante penale, vi sono aree del controllo giurisdizionale e delle attività di indagine che assumono particolare e specifico rilievo: i reati ambientali;

le condotte illecite connesse con lo sfruttamento della mano d’opera, anche straniera; l’evoluzione dell’attività criminale organizzata.

La criminalità organizzata pugliese, negli ultimi anni, ha mantenuto livelli di intenso allarme sociale dovuti non tanto e non solo ad una maggiore offensività

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delle attività criminose ma causati dalle connotazioni di progettualità organizzativa di segno quasi manageriale.

Il territorio pugliese, inoltre naturalmente, non si presenta omogeneo, così che l'amministrazione della giustizia non si trova a dover fronteggiare un fenomeno criminoso unitario riconducibile ad un'unica matrice criminale. Vi è anzi un mosaico di organizzazioni locali dedite a diverse attività illecite.

Lo sviluppo dell’agricoltura nelle campagne pugliesi, ad esempio, è piagato dal fenomeno dello sfruttamento dei lavoratori e da un’intermediazione della mano d’opera che, pur avendo abbandonato le forme rudimentali del caporalato, le ha sostituite con pratiche nuove e minacciose. Da qui originano le morti bianche connesse al lavoro nero.

Dunque, emerge un ulteriore profilo di diversificazione e differenziazione che costituisce un problema di particolare rilevanza per condurre le indagini. Infatti, il coordinamento investigativo, lo scambio di informazioni e dati, nonché le modalità di conduzione delle indagini, avvalendosi del personale di polizia giudiziaria, risultano criteri e tecniche dal rendimento meno efficace, di fronte all’entità di una minaccia tanto variegata.

7. Dalla relazione svolta dal Presidente della Corte di appello, può cogliersi il peso delle scoperture d’organico le quali, sia detto per inciso, non sono mai passibili di essere compensate attraverso le attività amministrative che sorreggono il “sistema giustizia” anche se altrettanto importanti: dalla formazione all’informatica, dalla gestione delle risorse umane e strumentali, all’edilizia giudiziaria.

Il Consiglio superiore della Magistratura, tuttavia, ha avviato un percorso di concreta collaborazione con le iniziative adottate dal Ministro della Giustizia, dal Governo, dal Parlamento.

In questo senso le mie parole non devono suonare come un algido richiamo ad iniziative che comunque rimangono lontane dai problemi specifici del distretto di Bari.

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8 Inoltre, alcune iniziative concrete hanno dispiegato effetti sulle condizioni di lavoro dei magistrati che operano negli uffici del distretto di Corte d’appello. Ricordo il conferimento dell’incarico di procuratore generale che ha seguito la logica generale, adottata dall’organo di governo autonomo, di attribuire assoluta priorità agli incarichi direttivi apicali di secondo grado.

Si tratta di un criterio orientativo che ha guidato le scelte di programmazione dei lavori consiliari, per fare fronte alla massiccia opera di ricambio al vertice degli uffici giudiziari. La Quinta Commissione - di cui faccio parte - prosegue nell’impegno di far fronte alla modifica normativa dell’età massima di collocamento a riposo obbligatorio per i magistrati ordinari.

Da ultimo, sempre in tema di conferimento degli incarichi apicali nell’Ordine giudiziario, non posso nascondere il mio orgoglio perché l’organo di governo autonomo sta progressivamente procedendo a nominare molte donne alla guida degli uffici. Un importante passo avanti. Il tetto di cristallo che impediva alla donne l’accesso alla guida degli uffici giudiziari si sta progressivamente rompendo.

E noi continueremo in questo percorso.

E’ poi della massima importanza tenere presenti i risultati conseguiti dalla Settima Commissione in punto di diffusione delle buone pratiche organizzative in materia giudiziaria.

Inoltre, verrà concluso a breve il procedimento volto a delineare un quadro di buona organizzazione per gli uffici di procura, investiti tra l’altro, dalle rilevanti novità normative determinate dall’entrata in vigore del decreto legge n. 7 del 2015, in materia di lotta al terrorismo.

9. Quella pugliese è spesso definita una terra di frontiera; non deve essere considerata, tuttavia, una periferia dell’esercizio della giurisdizione. E ciò per la semplice ragione che non lo è, sotto qualunque punto di vista si intenda guardare allo stato in cui versa l’amministrazione della giustizia nel distretto.

Nella Puglia di questi anni sono maturate trasformazioni anche drammatiche, che interessano il tessuto economico, sociale e culturale e si prestano, come dicevo poc’anzi, ad una lettura metaforica della storia recente del Paese provato dalla crisi;

anche per questo, come ebbe a dire proprio il Procuratore generale Anna Maria

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Tosto, pochi mesi fa, Bari “appare scenario adeguato nel quale riflettere sul ruolo della giurisdizione e sull’adeguatezza della risposta giudiziaria”.

10. Impossibile non fare cenno alle vicende della grande industria, all’Ilva di Taranto. Una realtà che, come poche, racchiude i problemi che oggi si pongono all’attenzione dei giudici, ma paiono talvolta inestricabilmente connessi tra loro: la tutela dell’occupazione che può confliggere con la protezione della salute e dell’ambiente; dunque, incombono frequenti e lancinanti conflitti che poi trovano sbocco persino nello stridere tra il ricorso a provvedimenti d’urgenza governativi e decisioni dell’Ordine giudiziario. Viene in gioco, in altre parole, il delicato equilibrio nei rapporti tra i poteri dello Stato. E dunque la lettura dei risvolti giudiziari connessi alla storia difficile dell’Ilva di Taranto ci interroga sul celebre quesito posto dal compianto Federico Caffè: “E’ ammaestrabile il conflitto?”.

11. Muovo dunque dalle nomine effettuate ed ai procedimenti in corso.

Il Consiglio superiore ha già conferito 252 incarichi direttivi e semidirettivi in un anno, provvedendo, proprio in questi giorni, a coprire quasi tutti gli incarichi di vertice delle Corti di appello. Sono in corso di perfezionamento le procedure per l’attribuzione di altri 209 posti alla guida di uffici tra i quali sono comprese non poche Procure distrettuali e Tribunali di notevole rilevanza. La geografia direttiva dell’Ordine giudiziario italiano affronta dunque un’autentica palingenesi. E' una sfida raccolta e vinta applicando la nuova disciplina sulla dirigenza giudiziaria.

Approvata nel luglio scorso, anche seguendo le preziose indicazioni della magistratura e del Ministero della giustizia, questa cruciale novità va intesa e aggiungo io deve essere perseguita nel segno della trasparenza e conoscibilità delle procedure di nomina, di un rafforzato impianto delle motivazioni alla base dei singoli conferimenti degli uffici.

12. Dunque, il primo e fondamentale messaggio che tengo a trasmettervi oggi è che il Consiglio superiore sta procedendo con risolutezza a riformare se stesso, per contribuire ad innovare l’intero Ordine giudiziario

Il 2015 è stato, per il governo autonomo, un anno di intensa azione riformatrice, che ha trovato primaria espressione in delibere attraverso le quali si è

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inteso incidere sulla disciplina regolamentare e sulle circolari di valore e portata sistematici.

In particolare, l'attività riformatrice procede ed inizia ad offrire i primi, fertili frutti, come dimostrano la recente risoluzione del Consiglio sui rapporti tra magistratura e politica, la riforma degli incarichi extragiudiziari e del collocamento fuori ruolo, tutti tasselli di un sistemico ed integrato disegno riformatore avviato sin dalla scorsa primavera.

13. Ribadisco, infine, che queste parole non possono certo essere l’immediata soluzione dei quattro fattori problematici che emergono dalle relazioni odierne: il debito giudiziario; gli investimenti nelle infrastrutture per rendere giustizia; la carenza degli organici; la manutenzione degli uffici giudiziari.

Tuttavia, credo che il metodo seguito dal Consiglio in questi mesi possa consentire di individuare soluzioni efficaci: rinsaldare i rapporti con i Consigli giudiziari; elaborare soluzioni per affrontare il montante carico di arretrati;

sviluppare una cultura organizzativa quale caposaldo della nuova dirigenza giudiziaria; rilanciare il ruolo delle donne nella magistratura, rimuovendo ogni ostacolo di fatto al loro accesso alle posizioni apicali; collaborare con il Ministero per diffondere le buone pratiche a beneficio di tutti gli uffici della geografia giudiziaria italiana; elaborare soluzioni per far fronte alle scoperture degli organici, adottando misure nuove che esulino dal ricorso alle applicazioni e alla sostituzione con i magistrati ordinari in tirocinio dei colleghi più esperti e produttivi, collocati a riposo per sopraggiunti limiti di età.

14. Il Primo Presidente della Cassazione, nell’apertura dell’anno giudiziario in cui si respirava un’aria nuova e positiva ci ha ricordato che, cito testualmente “il Paese ha sete di giustizia, legalità, efficienza ed efficacia della giurisdizione. Chiede che la legge venga applicata in modo uniforme e rapido e che tutti abbiano uguale trattamento in casi simili”, parole, queste, che tutti vorremmo fossero attuate perché la magistratura è e rimane il vero baluardo della tutela di questi valori.

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Ed infine io credo che nonostante le difficoltà serie, vere che vive la magistratura ai nostri giorni “il lavoro, ogni lavoro, deve nascere da un sentimento profondo”.

E quel sentimento, io credo, è e deve rimanere la passione civile e l’intima adesione ad un’idea di giustizia quanto più diffusa ed estesa.

Buon anno giudiziario a tutti voi.

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CORTE D’APPELLO DI BOLOGNA

INTERVENTO DEL CONSIGLIERE FABIO NAPOLEONE

Signor Presidente,

Signor Procuratore generale,

Signor rappresentante del Ministro della Giustizia Ecc.za rev.ma,

Signori colleghi della Corte e degli altri uffici del distretto;

Signori magistrati onorari;

Signor Presidente del Consiglio dell'ordine degli avvocati;

Signori funzionari ed impiegati degli uffici giudiziari;

Signori ufficiali ed agenti di polizia giudiziaria;

Autorità tutte,

Cittadine e cittadini presenti

l. Premessa

Saluto a nome del Consiglio superiore della magistratura tutti i presenti.

Lo stato della Giustizia nel distretto, oggetto di accurata analisi nella relazione del Presidente della Corte d’Appello, si offre ad una valutazione positiva in considerazione dei traguardi raggiunti con soddisfazione per tutti coloro che operano nel servizio giustizia: magistrati, forze dell'ordine, personale amministrativo, avvocatura. Restano molti problemi a cominciare dalla carenza di personale. Voglio subito offrire un sentito ringraziamento al personale amministrativo che, spesso a titolo gratuito ed a livelli di organico insufficiente, rende possibile il funzionamento del sistema giudiziario. Assume carattere centrale, nel quadro complessivo del recupero di efficienza del sistema giudiziario, il tema dell'organizzazione del lavoro giudiziario e della

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ottimizzazione delle risorse. Si tratta di un ambito nel quale sono diverse e complementari le competenze del Consiglio superiore della magistratura e del Ministro della giustizia (cfr. art. 110 Cost.) su cui hanno incidenza rilevantissima, innanzitutto, le innovazioni ordinamentali ed i provvedimenti di natura finanziaria.

Occorre comprendere che l'effettiva e leale collaborazione con il Ministero della Giustizia e l'interlocuzione permanente è funzionale a salvaguardare l'indipendenza della giurisdizione, perché una Giustizia senza risorse corre il rischio di mortificare le motivazioni dei magistrati che quotidianamente si sforzano di mantenere alta la qualità del proprio lavoro. Ma occorre rifuggire dalla tentazione di intendere l'organizzazione come sostitutiva delle risorse, e non - invece - come un metodo di migliore gestione delle stesse che - in ogni caso ed in modo omogeneo - devono essere costantemente assicurate in misura adeguata. Moduli organizzativi nuovi ed il massimo impegno individuale e collettivo non bastano più. Sul punto deve essere ribadito l'allarme per la ormai non più sostenibile carenza del personale amministrativo.

In più occasioni il CSM, sia nel dibattito in assemblea plenaria che attraverso pubbliche dichiarazioni del Vicepresidente e dei suoi componenti, ha rimarcato l’emergenza e la necessità dell’intervento da parte di chi ha la responsabilità di offrire qualificata esperienza personale per il buon funzionamento dei diversi e delicati servizi che gli Uffici giudiziari devono assicurare a tutti gli utenti. Le prospettate ipotesi di reclutamento e di attuazione di una consistente mobilità costituiscono interventi non urgenti, ma di somma urgenza ed indifferibilità.

Analogamente l’organico della Magistratura riflette situazioni territoriali ormai mutate da tempo nel suo tessuto economico e sociale anche in considerazione delle nuove, maggiori e complesse competenze che diverse disposizioni legislative hanno affidato alla cura della giurisdizione. Il CSM è pronto ad offrire ogni contributo di analisi, di studio e di proposta in qualsiasi sede. Anche questo intervento si presenta come non più eludibile, non essendo sufficiente la copertura degli organici, dove si registra un apprezzabile sforzo del Ministero della Giustizia che ha indetto bandi di concorso con sollecitudine al

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fine di colmare i vuoti che attualmente superano le 1.000 unità. In materia di piante organiche vi è una interlocuzione continua nell’ambito del comitato paritetico tra il CSM ed il Ministero della Giustizia che ha già deliberato due pareri di modifica delle piante organiche, l’una riguardante il personale di magistratura della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo con un incremento di due unità relative ai posti di nuova istituzione di procuratore aggiunto, l’altra relativa alla modifica della pianta organica del personale di magistratura degli uffici di sorveglianza (per il Distretto di Bologna l’ufficio di Reggio Emilia). Il trattamento penitenziario ed il contrasto al terrorismo internazionale costituiscono senz’altro emergenze. Ma si impone una rivisitazione complessiva degli organici di tutti gli uffici giudiziari con speculare celerità.

La sicurezza degli uffici giudiziari, accanto ai problemi di manutenzione degli immobili che accolgono gli uffici giudiziari, costituisce un problema da porre costantemente all’ordine del giorno, trovando le soluzioni più adeguate, ricercando le relative risorse, per consentire a tutti gli operatori, magistrati, cancellieri, avvocati di assicurare i rispettivi contributi in condizione di serenità.

2. L’azione del CSM e le sue prospettive.

Nel tempo a mia disposizione, intendo fornire un breve resoconto ragionato dell'attività del Consiglio superiore della Magistratura nell'anno appena trascorso al fine di delineare le possibili linee di evoluzione ed i tratti essenziali dell'autoriforma del C.S.M. programmata al fine di assicurare, anche per il Governo autonomo della Magistratura, un'azione ispirata a criteri di efficienza e di razionalità. La sfida che l'Amministrazione della Giustizia è chiamata ad affrontare con tutte le sue componenti è quella di riuscire a coniugare efficienza, qualità e garanzie per assicurare un servizio giustizia che fornisca al cittadino e agli operatori economici risposte rapide e qualitativamente adeguate agli interessi da tutelare.

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2.1. La mobilità dei magistrati e il passaggio dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti e viceversa.

La principale esigenza, particolarmente avvertita da tutti gli operatori della Giustizia, è la copertura effettiva dell'organico, che presenta carenze notevoli destinate ad aggravarsi, per effetto della legge sulla riduzione dell'età pensionabile. La politica di programmazione dei concorsi per l’accesso in Magistratura nel breve e medio termine soffre della lunghezza dei tempi di definizione. L’auspicio è che si trovino modalità che consentano di assicurare la presenza di tutti i magistrati necessari per fornire le risposte dovute ai cittadini che a vario titolo vengono coinvolti nel circuito giudiziario. Il ritorno al doppio concorso annuale potrebbe costituire una soluzione.

Nel corso dell'anno appena trascorso al fine di aiutare gli Uffici giudiziari dove si sono registrati i gravi problemi di copertura dell'organico, collocati sia nell'Italia settentrionale sia nel Mezzogiorno, si è in primo luogo tentato di porre rimedio mediante l'assegnazione di magistrati di prima nomina. Si è proceduto con una doppia metodologia di lavoro per l’individuazione dei posti vacanti da pubblicare dove assegnare i nuovi magistrati: uno basato sul carico di lavoro teorico medio nazionale ed uno sulla percentuale di scopertura di organico. I carichi di lavoro, le piante organiche e le relative vacanze hanno consentito di ricostruire la geografia degli uffici in maggiore difficoltà cui destinare le nuove generazioni di magistrati. Tale soluzione, tuttavia, incontra il limite normativo di cui all'art. 13, co. 2, d.lgs.n. 160/2006 in relazione alla destinazione dei MOT alle funzioni giudicanti penali monocratiche e alle funzioni di giudice delle indagini preliminari e di giudice dell'udienza preliminare. Sarebbe utile un ripensamento normativo perché quel divieto crea molti problemi sia nel settore penale che in quello civile.

Il CSM, per venire incontro alle difficoltà organizzative degli Uffici giudiziari, soprattutto di piccole e medie dimensioni ha ridotto i tempi procedurali con una scansione temporale abbreviata della metà, ossia con un meccanismo che prevede modalità cronologiche di svolgimento del

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procedimento diverse da quelle ordinariamente previste dalla circolare consiliare in tema di valutazione di professionalità .

Più in generale per la mobilità il CSM è in possesso di consolidati sistemi informatici che permettono una conoscenza pressoché immediata dei dati necessari alla valutazione di ciascun magistrato interessato al trasferimento. Ciò consente, ormai stabilmente, di velocizzare di molto i tempi di espletamento delle procedure concorsuali che vengono esaurite in poche settimane. Nei trasferimenti ordinari si è, da un lato, favorita una certa mobilità per agevolare il flusso di rientro verso le sedi dei distretti più ambiti, dall’altro la copertura delle sedi con gravi scoperture di organico. Nel complesso è stato deliberato il cambiamento di sede di 315 magistrati coprendo altrettanti posti vacanti.

Deve, inoltre, registrarsi la diminuzione delle domande per le funzioni di Consigliere di Corte di Appello, ufficio giudiziario in grave crisi per effetto di un arretrato imponente maggiormente bisognoso di interventi normativi e di assegnazione di risorse.

La riduzione dei passaggi dalle funzioni requirenti a quelle giudicanti e viceversa appare particolarmente eloquente. La disciplina di cui al d.lgs. n.

160/2006, ponendo vincoli temporali e territoriali al mutamento delle funzioni giudiziarie, ha prodotto un risultato che le statistiche rendono evidente: i dati segnalano che nel 2015 solo 21 magistrati su 433 trasferimenti sono transitati dal ruolo requirente a quello giudicante; 11 magistrati da giudicante a requirente. In appello, solo 11 magistrati da funzioni giudicanti sono passati a quelle requirenti su 99 trasferimenti effettuati e nessun magistrato dalle funzioni requirenti alle giudicanti. Nel conferimento degli incarichi direttivi non si è mai registrato un passaggio di funzione. Il nuovo TU sulla dirigenza, del resto, attribuisce speciale rilievo alle attitudini specifiche per l’ufficio da ricoprire. La separazione delle carriere di fatto è già operante, ma il pericolo è che la stabilità della vocazione ad una determinata funzione venga fortemente condizionata dalla prima assegnazione del giovane magistrato al termine del tirocinio e, quindi, influenzata da aspetti logistici più che da naturali inclinazioni.

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2.2. Le valutazioni di professionalità.

L'analisi, estesa all'intera consiliatura appena trascorsa, delle valutazioni di professionalità evidenzia che l’aspetto critico posto in risalto dai Consigli giudiziari ha ad oggetto quasi esclusivamente il profilo della diligenza, raramente lo scarso impegno e la ridotta produttività dei magistrati. La violazione della diligenza, in particolare, si concentra nel ritardo del deposito dei provvedimenti.

Il CSM si è discostato dai pareri rilasciati dal Consiglio Giudiziario soltanto in rarissimi casi (3). Se la valutazione di professionalità non funziona non è per un orientamento rigoroso o meno del CSM, semmai del sistema nel suo complesso, quindi dell’intero circuito dell’autogoverno, compresa la capacità di valutazione da parte dei dirigenti degli uffici. In realtà la gran parte dei magistrati è professionalmente ben attrezzata. E le carenze gravi dei pochi emergono e vengono affrontate. Servono invece innovazioni che, da un lato, favoriscano l’emergere delle reali differenze di valore e, dall’altro, tratteggino più in generale il profilo professionale del singolo magistrato in modo coincidente ad ogni autentico aspetto dell’attività svolta. E’ certamente un risultato difficile da raggiungere, ma la complessità del problema non deve portare ad una rinuncia a risolverlo. Su tale fronte sono in corso lavori presso la competente commissione consiliare, volti a migliorare la normazione secondaria per agevolare il ricorso a fonti di conoscenza idonee ad integrare il rapporto informativo del Dirigente. Gli eventuali interventi normativi e le soluzioni organizzative devono considerare, quindi, le cause reali del difetto di funzionamento che non contempla un accumulo di arretrati presso il CSM né richiede una particolare velocizzazione della procedura di valutazione. E' sul fronte delle disfunzioni e carenze dei mezzi di conoscenza delle singole professionalità che va operata un'accurata analisi per trovare le soluzioni idonee ad una ricostruzione completa e fedele delle caratteristiche professionali di ciascun magistrato. La riduzione dei tempi di definizione delle pratiche relative alla valutazione dei magistrati è un obbiettivo già raggiunto in virtù di una normativa secondaria ispirata a logiche di buona amministrazione che ha

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consentito di semplificare e velocizzare un procedimento complesso, garantendo nel contempo il rispetto del principio del contraddittorio con il magistrato in valutazione. E' in corso anche un’opera di ridefìnizione di tutta la modulistica, volta ad escludere tutte quelle considerazioni generiche ed astratte non fondate su riscontri oggettivi.

Il dirigente, in ogni caso, deve sentirsi responsabile del processo di valutazione dei magistrati che lavorano nell'ufficio. Il CSM ha già stabilito che il Dirigente deve sentirsi responsabile in presenza di ritardi significativi anche di uno solo dei magistrati dell'ufficio, parimenti dovrà esserlo nel compito di rappresentare a tutto il circuito dell'autogoverno caratteristiche corrispondenti al magistrato da valutare. Serve una cultura della valutazione che il Dirigente dovrà dimostrare di possedere al fine della conferma nel suo ruolo.

Si è approvata una nuova delibera in ordine all’informatizzazione e semplificazione delle procedure consiliari in tema di aspettative e congedi.

L’autorizzazione e la registrazione avviene direttamente presso gli uffici giudiziari mediante la rete intranet. Il CSM ha diffuso al riguardo un vademecum con spiegazioni sulle modalità procedimentali per qualsiasi tipologia di assenza. La gestione avviene esclusivamente per via telematica.

Per le ferie dei magistrati è in corso uno studio ed una raccolta di tutti i provvedimenti dei dirigenti degli uffici giudiziari per individuare le disomogeneità di trattamento e, quindi, deliberare linee guida che escludano trattamenti diseguali in sedi diverse.

2.3. Il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi.

La nomina dei Dirigenti giudiziari è stata oggetto di una approfondita attività di revisione della normativa secondaria. Sul tema sono opportune alcune riflessioni che fornirò, in seguito, nell' accennare all'autoriforma consiliare.

Alcuni dati statistici relativi alla attività della commissione consiliare competente nel corso del primo anno possono risultare di qualche interesse.

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Nelle nomine recenti si registra una tendenza ad una crescita dell’accesso delle donne agli incarichi direttivi. La percentuale di magistrati donna, nel periodo dall’1.10.2014 al 22.1.2016 cui è stato conferito un ruolo direttivo è del 20%

mentre nelle nomine al ruolo semidirettivo la percentuale sale al 33%. Questo dato va poi raffrontato alla differente percentuale di aspiranti. Fornisco il solo dato del 2015. Per gli uffici direttivi 609 aspiranti uomini 218 aspiranti donne.

Per gli incarichi semidirettivi 597 uomini 401 donne.

Altro dato su cui riflettere. La percentuale di ricorsi amministrativi contro i provvedimenti di conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi: nel periodo dal 1.10.2010 al 22.1.2012 il contenzioso amministrativo negli ultimi 4 anni è sceso dal 36% al 19% e nell’ultimo anno risulta ancora diminuito. Le percentuali di accoglimento, per di più, risultano nell’ordine del 19%. L’età anagrafica dei nuovi dirigenti risulta, inoltre, diminuita. La media per le nomine ad incarichi direttivi nel periodo dal 1.10.2014 al 31.10.2015 è di 63 anni per i magistrati uomini e di 59 anni per i magistrati donne. Per gli incarichi semidirettivi è di 59 anni per gli uomini e 58 anni per le donne. Per effetto della modifica dell’età pensionabile l’età anagrafica appare inevitabilmente destinata a scendere, comportando una nuova generazione di dirigenti anche sul fronte anagrafico.

Sono stati definiti tutti i concorsi precedenti al bando del 30 giugno scorso nel rispetto del termine di 6 mesi previsto dalla recente legge, e per quest’ultimo bando, che riguarda tutte le vacanza determinatesi per effetto della modifica dell’età pensionabile, si è proceduto già alle nomine dei Presidenti di Corte d’Appello e dei Procuratori Generali, salvo in pochi casi, per i quali non sono ancora pervenuti tutti i pareri dei Consigli giudiziari.

Colgo l’occasione per esprimere un grande ringraziamento a tutti i componenti del Consiglio giudiziario che so avere affrontato, ai fini della valutazione attitudinale di una moltitudine di aspiranti ai numerosi uffici direttivi, una mole di lavoro imponente con celerità e tempestività, complicata da una nuova normativa, nuovi moduli e cadenze cronologiche assai ristrette. La

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risposta valida ed efficace dimostra un forte impegno ed una elevata professionalità.

2.4. I compiti consultivi.

Il CSM ha elaborato diversi pareri sui principali interventi normativi attuati dall'Esecutivo con lo strumento della decretazione d'urgenza e in relazione a numerosi disegni di legge. Ha inteso operare, con la necessaria tempestività e completezza, sulle disposizioni che possono incidere in misura sensibile sull'amministrazione della Giustizia. Si ricordano i pareri sul testo del decreto legge che ha introdotto misure urgenti per il contrasto del terrorismo, sulle disposizioni in materia di organizzazione degli uffici giudiziari e di giustizia, collegate ai temi della crisi d’impresa ed alla tutela del credito, sul disegno di legge concernente le misure volte a rafforzare il contrasto alla criminalità organizzata ed ai patrimoni illeciti.

2.5. L'azione di raccordo e di coordinamento con la Scuola superiore della magistratura.

Sul punto va ricordata, da un lato, la predisposizione per l’anno 2016 delle linee programmatiche sulla formazione e l’aggiornamento professionale dei magistrati, dall’altro, l’individuazione dei sei magistrati e del professore universitario componenti del comitato direttivo della Scuola Superiore della Magistratura, scelti sulla base di criteri predeterminati con la delibera del 22 ottobre 2015. La formazione va concepita come espressione di un dovere deontologico all’aggiornamento e alla crescita professionale del singolo magistrato; sicché l’ordinamento giudiziario deve creare le condizioni per assicurare a tutti magistrati un’offerta formativa tanto adeguata, quanto indipendente. Le linee programmatiche concorrono a definire la cornice della programmazione didattica della scuola, unitamente a quelle elaborate dal Ministro, alle proposte pervenute dal consiglio nazionale forense e dal consiglio

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universitario nazionale. Si rende necessario realizzare momenti di raccordo effettivo e costante tra lo stesso CSM e la Scuola, improntati alla reale collaborazione, allo scopo di verificare gli esiti delle attività formative nel corso della loro manifestazione. Del resto una verifica delle attività svolte dalla SSM è prevista con la trasmissione al Ministro e al CSM della relazione annuale. È stato istituito un tavolo tecnico di consultazione tra CSM, SSM e Ministero, per verificare con una cadenza trimestrale le modalità di realizzazione degli indirizzi forniti per la programmazione degli incontri di formazione. I componenti potranno suggerire al consiglio direttivo della scuola l’adozione di atti di impulso allo scopo di sollecitare e meglio indirizzare le attività delle strutture distrettuali. L’offerta formativa non può avere come obiettivo quello di insegnare come si interpreta o come si applica la legge, quanto piuttosto quello di sviluppare un approccio critico alle molteplici questioni tecniche o valoriali al fine di sviluppare autonomia ed indipendenza del magistrato. Deve consentire che ciascuno di essi sia professionalmente capace di maturare un’opinione, informata e attendibile, sulle questioni poste dalla pratica della giurisdizione. Va rimarcata la centralità della esperienza giudiziaria nella elaborazione e nell’attuazione dei programmi, pur nel rapporto vitale con il mondo universitario, con quello delle professioni e con quello delle scelte applicate. Ciò non potrà non riflettersi sulle strutture dei corsi. Viene, infatti, richiesto ai magistrati un serio impegno formativo che si aggiunge faticosamente a quelli dell’attività giurisdizionale e, quindi, il tempo della formazione deve trovare una disciplina che ne valorizzi la piena pertinenza al lavoro giudiziario. Deve, poi, garantirsi la pari opportunità in ordine all’accesso ad ogni evento formativo.

Assai significativa e’ anche l’attività internazionale, concretizzatasi nella predisposizione di un piano quadriennale dell’attività internazionale del Consiglio che ha partecipato negli ultimi anni a diversi progetti internazionali, riconoscendo l’importanza strategica della cooperazione internazionale. La formazione internazionale necessita di un confronto continuo tra i diversi sistemi giudiziari e tra le magistrature nelle sedi europee.

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