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D V N N V O V _0
MODO DI difendere
Q.VAL
SIVOGLIA FORTEZZA
PER
DEBOLE CHE
SIAREPVTATA.
daqualfiuoglianumcrofo cffercito
conpoca gente:
Ritromto da
GiacintoBarroT^i
detta, il Vignala Architetto,InRoma,ConliccncladeSuperiori•
Appreflogli heredi d*Antonio Biado Stampatori Camerali l’Anno»
M
O LX X
Vili.di 'VN NV;---
M Ó D O DI D
IF E N D E R E Q
V /S r
V O G
L IA FORTEZZA PER
,0EB
O
L EC H
ESIA
R I P V T A T A,- daqual.fiucglia nainerofo cflcrcito
,
' con pocagente :
Ritrouato da Giacinto Barroiii dettoil
Vignola Architetto
.
’HAVE RSfà
difendere,^andare
cercando con
modi
artfciojl uantaggiimftati
fprefupponecome
eineffettofogno,
^timore
,ma doue
cofifiringala necefsitàhè parimenteprudenza
euiueT^a d
ingegno,^
donoprincipalifsimo
delSignor Iddiofaperiofare.Et
perchenellefortf
cationi,^
difef?trouate,^mef
fein ufofinoalgiornoprefentelipratichi,^intendenti
concludonod’accordoinfieme,chead uno
effercitobene ordinato,fs’numerofo incampagna non
fi
p
offameta-
re,checontrinciereapoco,apoco
non
fi
conduca
finfu
lafoffa;
Hanno
ancoradifcorrendo (inquelmodo
chefe ne
puoparlaremoltolargamente)
chedugento offnfo-riincirca,contradiecidiquelliche
fanno
alla dif
e
fa
fieno bafianti
a
bilanciare ilnegociodata laparitànel-l’altre cofeconcorrenti, ^neceffariealt
una
l’altraA
p:iifarte:
Et hanm
perfermo ancora
che crefcendogliof
>
fenfori reflarannotanto
piu
facilmetef
uperiori,(juan-to
ahonderdno
dimaggior numero
^non
ejfendofoccorjì glialtri.Hora approhando
ioejuantodibuono
èfiatoojferuatonelle
moderne
fortificationi:uengo perun'al- trafiradanon
piuintefa,neJcritta,nemanco
mejfainpr
atticache iofappia
:diuolereconun numero
di tre- centohuomini oppormi a
fejjantami
Ilafuor
dellafor- teX^u:ettutticfuefiitenirgliadktro,ouerodifiruggerliprima
che fianoconlorotrencierecondottifu
laf
offa,etche
habbiano
piantatala loroartiglieriaperbattere la forteXzja:^
farecjuefio con lameta manco
fpefa diquelloche
fi
fa ordinariamente
nelle altre difefe.Et
quefia propofia chehorafacciocon
animo
chrifiianoin tanta necefsita didifefa contra l’empito deTurchi,
l’hauerei
fatta prima
feiohauefsi potuto:didaperuen
ticinqueanni
adietro ch’iohabbia
fpefiperlopiu
in quefiifiudijnon mi
eriufcitofenon da
pocotempo
inqua
ilpenetrarequefiefortedidifefa,^in tempo quan
do
meno
ui penfauo ricognofcendo quefiodono
dalla gratiadelSignor Iddio.Et
perchenon
fipotejfedubi- tare che in cofa tantogrande
io ardifciparlarecome
pergiuoco:dico diejfereapparecchiatoad
efporuila ui tapermetterla in chiaro,non
folamentefuifatto con-trainfideli,
maancoranel mofirarlad
chifideue,&I
in
tempo
opportuno :ejfendocofa chefenepuò far
prue-ua
infi
A
inOgnitèmfo, intuttii'luoghi confocaffefa,^
efforienta manifeflifsintaiquale
farà conojciuta)^
falpatanon
folamenteda
quelli della frofejsione,fnada quàlhuomo f
uoglia. Intantociafuno
potràfape.reglieffettiprincipalichenefeguir'anno riUretti nefì~
guenticapi.
j
13 Rima
io dico che fo penfiero diualermidiuna
clifefa inuifibile
à nemici,fnon quanto
lauede^ranno ^fsntirano
inun medefimo
tempooperarefem
preafsignatamene in
danno
loro:ma
tanto diuerfa-mente
allaimaginaticneche fipuohauere
dellemine,
^di qualunque
altraforte di difefa,ouerooffefaufa- tafn
bora:chenon hà da
fare punto conquejte,poichéiointendoconfeguiretuttilifottofcrittifni,^molti al
tridependenti
da
quefliquali per breuitafilafciano.2 Se bene hauerei carocheilnemico
non f
apejfecofaalcuna
di queftanuoua
difefaperpotergli apportareperuna
fol uoltaconuno
belfìratagema
quafil’ultimoatto dellaTragedia
:nondimeno
perejferecofafuor
difpe-ranXa,(f
allafomma
delnegotionon
importa,nefopo~co cafo:quefo
mi
bajìa,cheperbene,eh’eglif
appia
in--tornola
f
irteXg^aejferuidiuerfeinfidie:non
perquefo può
hauermodo da
ripararuifenon
colfiarfi difccfto.^
Volendoapprofsimarf
con trinciere inqual f
uo-glia
modo
fatte,
0
cauamenti
,0 in altramaniera
febene
henetrouajfe ingegniJt
andar
yer.t^ria À uohì
ouertkfotterracomefanno.letalpe,nonhpuofare
fenXà
ma-,nifejlaperdita defuoi.
4
Se conilperderecento,odugento defuoifcuopre nel principio doueuienl'ojfefa:nonper
quejìopotràimpe-^dire chedal
me
defimo
luogononglijeguanuoua
ojfefa,t^tuttauia
maggiore^
y
Secon ojlmatauogliamrrà
perjìjierenon
fì curan^do
di'perditad’huomini
in uolerecominciareà fupera
rele
prime
difjiculta,colguajiarmil’operafatta,farà
quello
apunto
cheiofaprei piudefiderare.6
Seapajfo apajfotentando ilfondo
,sfacendo
fidop-pietrincieròdi
quandi
la(
chequefo
farebbe ilfuo
manco
nociuopartito^penfafeca
. ' tareinnanXg:ol-treche incorreriainaltriinconuenie? ù,
ad
ognimodo non refa fcuro
che in partenon
lofotterriuiuo,^
conaltra uiolenXal’occida,olofroppij
.
7
Secon fubitacorreria penfqjfediandare
all’.affaltonon
ficurando
divna gran
mortalità de fuoi peruna
foluolta:di
quefo non
eda
dubitare,nechem
loroca-dejfequejìarifolutione,ne
tampoco
quelli dellafortef, Zjafi lafciajferoopprimereda
uriempito cofmal fon- dato:^nel
ritirarfiglienefeguiriamoltomaggiore
oc-àfone da
que(ìn nucfia difefa,di quella che haueffe-rohauuta
nei correreall’affalto,5 Effe
perqual
fiuoglia accidenteueniffe nellemani
del
delnimicoquejìa
nuoua
difefa(fichenon
potriaauue- nirefenon
^er manifejìo tradimento)ad
ognimodo non
apporterebbealtropregmditiod
quelli dellaforteX^^,fe non
diejferepriuatidiquejìadifefa,
^
J\daquejiotradimentonon
potrebbe'.^agioneuolmenteauuenire,offendocheilgouernodi
quefa nuouadife fa
donerebbe ejfere nellemani
diun
folapermanente
nella
fortef^a y^potrebbe
ejfere ilproprio principale dellaforteX^a,onerofuo
luogotenente:ilqualecoman
deria talmente al
numero
diquefi trecento detti,che vpèrarieno tutta la difefa detta,fenZj>auedere quajtmai
ilnemico
inufo
:dimodo
chelafomma
delnego-tiopenderla
da
quelfolo,ilqualehauerebbeda
operare folamenteconlingegno,^
mgilantia,conilfuo difegno tuttauia in mano,etcomadando
conm fura
ditempo,et
memoria
difinta,confcrÌtturaapprejfo tuttelecofe,IO
Sepure
auuenijfechequalchluno
delnumero
delli trecentodettifuggiffeà
nemici,^ d
tuttofuo
poteregUfcoprijfequel tanto
fap
effefopra
quejìo fatto:tanto è lontanochepotejfelorogioiaare in partealcuna
,chefe anco
glidejfeinfm
poterequalchepartedidetted
fife,ad
ognimodo non
feruirialorofenonperriceuerenuo-^mdannoa:^^^ : :: y ' •
'
j I
Et
ficome
l'artedelladifefaha
tanta relationeco laoffeftychedalliintendentif
conclude, chechifaprd
fortifcarecon
bmngiudicio, quefo medefmo faperà
ancora
Ancora
difsipare^
eugnare
:nondimeno
làpropo^
itone
non ha
luogo inquefìa difefa: perch’io concludo chefc mifojfeconcejfoilfareuna
difefatalecontuttiliparticolariimaginati:dequalioltrelidifegni,
^mo^
deUicontuttele confideràtioniconcorrentine hofatta tefperienZja ifejfafaluo che dal nafcerui mortalità
d’
huomini
,ma
fattauiolcnZja talea cofeinfenfateda
potercognofcere
chiaramente
che ne refarebbonomor-
tiancoragli
huomini
armati,(
:he tuttoquefo
infiememi
rendefecuro per diogratiaà fare
quejìapublicapropofla)
^
poimi f
offedata
lacura
permodo
di diredi difruggerla, io per
me non mi
reputarci hauerci puntopiu
diuant
aggio,chequal
fiuogliahuomo
,chenon
hauejfe notitiaalcuna
:faluoche diejfere piu cau-to
à
nonuolereandarmi à
perdere:dimodo
che quejìa inuentioneepropriaperquellicheshanno da
difende-re,^non
pergliojfenfori.1 2
Et
percheèdetto che inquefa nuoua
difefa tre- centopotrianofofiencreilnumero
difejfantà milla,bo-ra
utaggiungochefefojfeancora Uno
ejfercit'odicento- milla,conpochipiu
di difenforifopradettonumerofa
reiil
medefìmo
effetto,purchéfejferofaldelemonitioni bafianti,lequalituttauiafiprefuppongono.I
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