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IL MARXISMO ITALIANO: ANTONIO GRAMSCI (1891-1937) prof. Andrea Bongiovanni

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IL MARXISMO ITALIANO:

ANTONIO GRAMSCI (1891-1937) prof. Andrea Bongiovanni

Grazie ad una borsa di studio si trasferisce dalla Sardegna a Torino, dove entra nel movimento socialista. Creatore dei consigli di fabbrica, nel 1919 fonda la rivista

“Ordine nuovo” e nel 1921 è tra i fondatori del Partito comunista d'Italia.

Nel 1922 in Unione Sovietica conosce Lenin. Nel 1924 è eletto deputato e fonda il quotidiano “L'Unità”.

Nel 1926 viene arrestato e poi condannato a vent'anni di carcere in quanto

“cervello del comunismo italiano”. Gravemente malato, viene scarcerato nell'aprile 1937, una settimana prima della morte.

Il suo pensiero è contenuto nei Quaderni del carcere, pubblicati postumi.

Gramsci si volge in primo luogo alla critica della filosofia all'epoca dominante in Italia, il neoidealismo di Benedetto Croce, che egli considera “speculativo”, cioè con un fondo sostanzialmente teologico, al pari di Hegel.

Contro il positivismo distingue il metodo delle scienze naturali dall'ambito delle discipline storico-sociali per cui vale il metodo dialettico.

Alla stessa dottrina marxista rimprovera di aver concepito le leggi storiche con la stessa meccanicità delle leggi naturali, considerando come “automatica” la fine del capitalismo.

A questa visione Gramsci contrappone la necessità della prassi, cioè dell'impegno di trasformazione della società.

IL CONCETTO DI EGEMONIA

Secondo Gramsci la supremazia di un gruppo non si manifesta soltanto attraverso il dominio e la forza, ma anche tramite la capacità di direzione ideale.

Il dominio si basa sugli apparati coercitivi politici; la direzione attraverso gli apparati egemonici della società civile: la scuola, la chiesa, i partiti, i sindacati, la stampa, il cinema, ecc.

Con egemonia si intende proprio questa capacità di direzione intellettuale e morale.

E' necessario, secondo Gramsci, farsi prima classe dirigente per poter diventare classe dominante, ossia svolgere un ruolo nella società civile per modificare idee, mentalità, modi di vivere.

In questo modo egli sottolinea il ruolo decisivo della sovrastruttura, cioè dell'ambito culturale in senso lato, non ridotto a semplice riflesso dei rapporti di produzione.

La conquista dell'egemonia è finalizzata a formare un blocco storico di forze differenti, tenute insieme da una visione del mondo.

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Di qui l'importanza degli intellettuali per trasmettere idee-guida: ogni classe crea i propri intellettuali organici, funzionali ai propri interessi. Secondo Gramsci lo stesso Partito comunista deve farsi intellettuale organico, “moderno principe” in quanto guida verso un supremo fine politico.

Pertanto in Occidente lo scontro politico è essenzialmente una “guerra di posizione” nella società civile, attraverso una battaglia delle idee.

L'ANALISI DELLA SOCIETA' ITALIANA

In Italia la lotta per diventare classe dirigente e quindi dominante deve affrontare due questioni fondamentali: la questione vaticana, ossia l'influenza della chiesa sulle masse, e la questione meridionale, relativa al divario socio-economico tra Nord e Sud del paese.

Il Risorgimento, e quindi il processo di unificazione nazionale, si è svolto secondo l'egemonia dei moderati, che sono riusciti ad attuare il “blocco storico” tra industriali del Nord e latifondisti del Sud.

Gramsci attribuisce al Partito d'azione mazziniano la responsabilità di non essere stato “giacobino”, ossia di non aver saputo porre la questione della riforma agraria, la redistribuzione del latifondo ai contadini, e quindi di non aver creato un blocco sociale in grado di far scaturire “dal basso” il processo di unificazione e di evitare la sperequazione economica tra Nord e Sud.

Contro il blocco industriale-agrario è necessario (guardando all'esempio di Lenin) legare le lotte operaie del Nord alle rivendicazioni contadine del Sud: questa mancata connessione è l'errore compiuto durante il biennio rosso dal Partito socialista, che non ha compreso il carattere essenziale e nazionale della questione del Sud.

Legare le due istanze e strappare le masse contadine all'egemonia cattolica pone in primo piano la questione degli intellettuali, ceto che finora (come nel caso di Croce) ha svolto lo stesso ruolo della chiesa, quello cioè di “cerniera” tra il grande proprietario e il contadino.

Sul mancato carattere nazional-popolare della letteratura italiana:

https://www.youtube.com/watch?v=YjEGiTnAJMM

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