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anche al mercato dei formaggi grana, sebbene una dinamica di segno oppo- sto si era verifi cata nella seconda metà dell’anno scorso, quando l’impenna- ta del prezzo del latte aveva determi- nato una temporanea ripresa dei duri dop e ritardato l’attuale caduta delle quotazioni.

In realtà, il mercato del Parmigiano Reggiano sta ora pagando la crescita della produzione del biennio 2011-2012 (+9,5%), che si è tradotta nei mesi suc- cessivi in un notevole aumento delle disponibilità per il consumo interno proprio in concomitanza con l’acuirsi di una delle peggiori congiunture eco- nomiche che il Paese abbia mai passato.

Attualmente la produzione si è stabi- lizzata, tanto che dopo l’assestamento del 2013 (–0,9%), da gennaio a ottobre dell’anno in corso il numero di forme marchiate all’origine non ha registrato signifi cative variazioni, grazie anche all’applicazione dei piani produttivi voluta dal Consorzio di tutela.

Mercato nel segno del ribasso continuo per il Parmigiano

di

Claudio Montanari

A

partire dallo scorso mese di marzo i listini del Par- migiano Reggiano hanno accusato una serie pres- soché ininterrotta di ribassi, tanto che attualmente le quotazioni hanno raggiunto un minimo che i produttori non sperimentavano dall’ultima cri- si di mercato.

Rispetto ai 9,20 euro/kg del pri- mo bimestre 2014, nel gi-

ro di pochi mesi il valore del prodotto di 12 mesi e ol- tre ha perso alla Borsa mer- ci di Parma quasi il 20%, con i listini di metà ottobre che hanno chiuso a 7,55 eu- ro/kg. I venticinque contrat- ti da caseifi cio a stagionatore pubblicati nello stesso me- se dalle sezioni provinciali del Consorzio del formaggio Parmigiano Reggiano si sono chiusi ad un prezzo nominale di 7,25 euro/kg.

La forte crescita delle giacenze

Un cedimento di quest’en- tità non può essere ricon- dotto solamente alla fl essio- ne del prezzo del latte crudo spot, i cui effetti si sarebbe- ro trasmessi indirettamente

● GRANDI STOCK NEI MAGAZZINI

Di tutt’altro segno, tuttavia, la ten- denza del Grana Padano, che nello stesso periodo ha registrato un aumen- to di oltre l’8%, con una fortissima ac- celerazione proprio nell’ultimo trime- stre, in corrispondenza con la fl essione del prezzo del latte crudo spot.

Salvo una tanto drastica frenata da qui alla fi ne dell’anno, la produzione di Grana Padano si appresta a raggiun- gere il suo massimo storico, e questo è un elemento da tenere in particola- re considerazione alla luce dell’attuale situazione di mercato in cui versano i due formaggi dop.

Nonostante la produzione di Parmi- giano Reggiano nel corso degli ultimi diciotto mesi si sia stabilizzata, ancora non sono emersi segnali di una vera e propria inversione nell’andamento del- le scorte, anche se nel 2014 si è rilevato un deciso rallentamento nella crescita degli stock nei magazzini.

Sotto questo punto vista bisogna smaltire il forte accumulo di giacen- ze che si è concentrato in particolare tra la seconda metà del 2011 e i primi mesi del 2013 e riposizionarsi a livelli adeguati ad una condizione di mag- giore equilibrio di mercato.

La rilevazione delle giacenze viene condotta dal Crpa su base campiona- ria grazie alla collaborazioni di 18 ma- gazzini generali che contano una ca- pacità complessiva di oltre 1,8 milioni posti forme, in larghissima parte de- stinati alla stagionatura di Parmigiano Reggiano. Dall’inizio dell’anno a oggi l’aumento tendenziale men- sile del totale delle giacenze è rimasto compreso tra l’1 e il 2%, ma bisogna conside- rare che per un lungo perio- do si erano registrati aumen- ti a doppia cifra, che hanno spinto i volumi immagazzi- nati agli attuali livelli.

Prospettive

La ripresa dei consumi do- mestici è una delle condizio- ne affi nché a fronte della sta- bilizzazione della produzio- ne si inneschi una più decisa contrazione delle giacenze.

Sotto questo punto di vista, almeno per quanto riguar- da il Parmigiano Reggiano, la situazione degli acquisti nei canali della distribuzione moderna e del dettaglio tra- dizionale è in miglioramento.

Da febbraio scorso il valore del prodotto di 12 mesi e oltre ha perso quasi il 20%.

La causa è la crescita produttiva del biennio 2011-2012

11 10 9 8 7 6

Prezzo nominale (euro/kg)

Gennaio

2012 Gennaio

2013 Gennaio

2014 Produzione

a marchio 2011 Produzione

a marchio 2012 Produzione a marchio 2013 9,98

8,45 8,52 8,53

9,30

9,12 8,10

7,25 Quotazioni del Parmigiano-Reggiano di 12 mesi

La crescita produttiva è avvenuta in concomitanza della forte crisi economica che ha colpito il Paese e questo ha infl uito negativamente sui prezzi.

AGROMERCATI

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L’Informatore Agrario •40/2014

© 2014 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.

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L’ultimo aggiornamento Nielsen (Market track), relativo al periodo gen- naio-agosto di quest’anno, indica un calo tendenziale a volume del 2,8%

per il Parmigiano Reggiano, che è in- feriore alla contrazione subita dall’in- tera categoria dei formaggi duri, pa- ri al 5,4%.

Tra le dop ad accusare la fl essione maggiore è il Grana Padano, dal mo- mento che – dopo la notevole cresci- ta registrata nel 2013 – gli acquisti dei duri generici si sono confermati in au- mento.

La maggiore pressione promozio- nale sul Parmigiano Reggiano e il suo diverso posizionamento hanno inve- ce contribuito a contenere l’effetto di sostituzione con i duri non marchiati all’origine.

Le medesime tendenze erano emerse anche nel 2013, durante il quale al ca- lo del Parmigiano Reggiano e del Gra- na Padano, pari rispettivamente al 6 e 7,8%, aveva corrisposto un aumento sostenuto (+5,9%) dei grana generici.

Di segno opposto la tendenza dell’export, che già da tempo sta dan- do risultati positivi.

Da gennaio a luglio le esportazioni di Parmigiano Reggiano e Grana Padano sono aumentate dell’8% per la cresci- ta verso tutte le principali destinazio- ne, compresi i mercati asiatici nel lo- ro complesso, e con la sola eccezione del Nord America dove fi nora si è regi- strata una sostanziale stabilizzazione.

Il monitoraggio della fi liera del Par- migiano Reggiano viene realizzata dal CRPA attraverso Sipr - il Sistema In- formativo Filiera Parmigiano Reggia- no. Maggiori informazioni e aggiorna- mento continuo sul sito http://http://

sipr.crpa.it/

Claudio Montanari

Ma la conferma del diffi cile momen- to che stiamo attraversando si è avuta all’inizio dell’estate con l’ulteriore ca- duta verticale dei listini.

Tra aprile e luglio essi sono scesi in- fatti da 1,84 a 1,38 euro/kg, il valore più basso toccato in questo mese negli ul- timi quattro anni.

E il mercato si è mantenuto debole anche in autunno, periodo nel quale, di norma, si è sempre registrata una certa ripresa delle vendite del bestia- me e delle carni non solo di coniglio.

C’è da dire, tuttavia, che a partire dall’estate e in particolare dalla se- conda settimana del mese più nero dell’anno, luglio, la situazione è an- data sia pur lentamente migliorando, con prezzi in serie positiva ininterrot- ta fi no alla fi ne di ottobre.

Prezzi dei conigli in lento recupero

di

Gustavo Credazzi

A

poco più di due mesi dal- la fine dell’anno, il bilan- cio mercantile del com- parto cunicolo appare de- cisamente deludente. Nel 2014, dopo un triennio di rialzi, il prezzo me- dio all’origine dei conigli vivi è stato infatti inferiore del 4,3% rispetto al 2013 collocandosi agli stessi livelli del 2010-2011.

A partire dallo scorso mese di feb- braio, nonostante il prodotto delle ma- cellazioni del primo trimestre sia stato inferiore di quasi un quarto rispetto a quello dello stesso periodo del 2013 (–23%) e l’import sia sceso di oltre il 15%, il mercato ha subito un crollo con i prezzi che sono passati, tra gennaio e marzo da 2,23 a 1,60 euro/kg (–28,3%).

● ULTIMO SCORCIO DI UN’ANNATA DIFFICILE

Il 2014 è stato

caratterizzato dal calo dei consumi

e della produzione.

Dopo il crollo dei listini in luglio ora la situazione sta migliorando

AGROMERCATI

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40/2014• L’Informatore Agrario

© 2014 Copyright Edizioni L'Informatore Agrario S.r.l.

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Domanda debole

La domanda di carne di co- niglio come di quasi tutte le altre, con l’eccezione di quel- la suina, è stata quest’anno debole con prezzi inferiori all’anno scorso.

E poiché da anni, di fron- te al continuo ridimensio- namento della richiesta in- terna ed estera, l’offerta ha cercato di adeguarsi ai nuo- vi e ridotti livelli di vendi- ta per mantenere tonico il mercato, anche nel 2014 c’è stato un ridimensiona- mento della produzione e dell’import.

D’altra parte è noto che il comparto cunicolo per alcu- ne sue peculiari caratteristi- che – alta concentrazione e stagionalità della domanda – è molto sensibile alle va- riazioni dell’offerta.

Per cui, soprattutto nei pe- riodi diffi cili come quello at- tuale caratterizzato dal pro- gressivo ridimensionamento

della base consumatrice e della stessa capacità di spesa delle famiglie, a ogni sia pur minimo incremento dell’offer- ta fa riscontro una reazione negativa del mercato.

Mentre al contrario al calo dell’offer- ta i prezzi tendono a rivalutarsi.

Nel 2010 la produzione nazionale di carne di coniglio – il prodotto delle ma- cellazioni – secondo l’Istat è aumentata rispetto all’anno precedente dell’1,1%, pari a 377 tonnellate, mentre il saldo tra import e export, entrambi in calo ma in misura diversa (–7,2% e –26,7%) è salito solo di 187 tonnellate, per cui

le disponibilità complessive si sono ac- cresciute dello 0,3%. Ma è bastato que- sto ritocco alle dimensioni dell’offerta per far scendere i prezzi dei conigli di quasi il 5%.

Nel biennio successivo la produzio- ne interna si è ridotta del 3,5%, mentre il saldo negativo del commercio este- ro, la differenza tra l’import e l’export, è sceso di oltre un terzo (–37,7%) per cui tra il 2010 e il 2012 c’è stato un ca- lo del quantitativo di carne cunico- la destinato al consumo interno del 5,5% che ha avuto effetti benefi ci sul mercato: i prezzi sono infatti aumen- tati dell’8,2%.

Segnali positivi dai listini

In base alla tendenza del mercato, dell’attività di ma- cellazione e dei flussi del commercio estero di com- parto, le prospettive a breve non dovrebbero essere ne- gative.

Il prezzo all’origine dei conigli è in lento recupero, mentre il più recente dato sulle macellazioni (luglio) in- dica un quantitativo di car- ne inferiore del 5,4% a quello dello stesso mese dell’anno scorso.

E anche dal commercio estero vengono segnali sta- bilizzanti.

All’inizio del secondo se- mestre le importazioni so- no state leggermente infe- riori a quelle dell’anno pas- sato (–1%), mentre le nostre esportazioni che già nel pe- riodo aprile-giugno erano quasi raddoppiate (71%) ri- spetto all’anno scorso, han- no registrato un nuovo netto incre- mento (44%).

Se questi segnali troveranno confer- ma, il 2015 potrebbe rivelarsi un anno positivo per il piccolo ma importante comparto dell’allevamento cunicolo.

Gustavo Credazzi

Italia - Mercato all’origine dei conigli (

1

)

Mese 2012 Var.

su anno

prec. (%) 2013 Var.

su anno

prec. (%) 2014 Var.

su anno prec. (%)

Gennaio

1,89 +4,7 2,10 +11,0 2,23 +6,2

Febbraio

1,79 +14,1 1,89 +5,7 1,77 –6,4

Marzo

1,74 –3,2 1,92 +9,9 1,60 –15,4

Aprile

1,72 –9,0 1,91 +10,9 1,84 –3,5

Maggio

1,76 +5,4 1,75 –0,4 1,78 +1,6

Giugno

1,78 +20,3 1,66 –6,6 1,52 –9,5

Luglio

1,56 +0,4 1,51 –3,2 1,38 –8,6

Agosto

1,57 –6,6 1,48 –5,7 1,53 +3,4

Settembre

1,86 +7,1 1,87 +0,5 1,82 –3,1

Ottobre

2,13 +8,2 2,18 +2,3 1,93 –11,5

Novembre

2,21 +2,9 2,30 +3,9

Dicembre

2,24 +3,8 2,33 +4,4

Media 1,85 +4,2 1,90 +3,0 1,74 –4,3 (1) Prezzi medi mensili in euro/kg, peso vivo, franco azienda di allevamento, Iva esclusa.

Fonte: elaborazione su dati Ismea.

Il commercio delle carni di coniglio mostra una certa stabilizzazione che lascia ben sperare per il 2015.

AGROMERCATI

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L’Informatore Agrario •40/2014

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