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BIBLIOTECA
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V.
SEZIONE
LUCANA
RAFFAELE DANZI
Poesie scelte m «
• dialetto Potentino
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ANZI
Faggio
1891||
RHGATO
dal Sig.GiuseppeCorrado, nipote (§diRaffaeleDanzi,hoordinato e corretto I*alcune delle poesiedialettali di lui, lequali ebbero granvogaa Potenza, tanto chenonèdifficile imbattersi,dopoquaranta anni,inpersone chele ricordino quasitutteamemoria.La maggiorparte diesse furaccoltan,el70in un volumettoedito conitipiSantanello:pochealtresonoposteriori eviderolalucesufogliettivolanti.Di tutte hocreduto,con l’autorizzazione del Corrado,difareunacernita:alcune, specie quelle degliultimianni,quandol’etàavevainariditala venaedil bisognoturbatol’umoredelDanzi, nonmi sono parse meritevolidiristampa.
Naturalmente quelle presceltemisonosembrate lemigliori.Nonsitrattadi alatelirichecivilio diimpetuosi cantidigloria;dipensieri profondi odiargute satireditempiedicostumi.11Danzi non può nemmenolontanamente essere paragonato ainostrigrandi poetidialettali:alMeli,alBelli, alPorta,enemmenoaimoderni:alRusso,alPa- scarella,a Trilussa.
Altra ala battonoisommidelpassato,ed altra educazioneartistica,altrafinezzadi gustoedi sentimentohannoiviventi!
—
4—
11povera decoratoredisanti potentinoeraun uomosemplice, di pochi studi:eradotatoperòdi unacutospiritodiosservazione ediunacertavi- vacitànaturalediingegno.Isuoiversisonola epressione schietta dello statodell’animosuo,che èquellodiunPotentino del sessanta,dipocacul- tura,che ragioni conisuoiamici deigrandiav- venimentideltempo.
Lasua mentalità èunpò quelladelcontadino, dicuiusaleparole,
ma
appuntoperquestosiri- flettenellesue poesielasinceritàefinanchel’in- genuitàdichinonconoscelefinzionieifalsien- tusiasminell'arteenellapolitica.Unarapidascorsadeliepoesiecheseguonoce ne convincerà subito eserviràanche arenderle piùaccessibiliachinonconosceildialettopoten- tinochenonècertoilpiùsoave,ilpiùmorbido deidialettiitalici,(t)
MalgradociòilDanzi riescequasi sempre a scriveredeiversiche,vintaladifficoltàdella pro- nunzia,apparirannofacilie scorrevoli,e qualche volta dotatidiunabellaefficacia.
Rumaniette mpo’ ncantare Asentìtantarumore: po vertettetreculore elusanghem’aggiardà.
Cosi,senzaunaggettivo,conpoche parole,ci
(i)Aquesto propositobisognafareunaosservazioneim- portante.Moltissime parole del dialetto potentinoterminano con unaelaquale è assolutamente paragonabile alla emuta ose- mimutadeiFrancesi.Nel nostro dialetto èpiùfrequentemente semimutache muta, in quanto nella pronunziadimolte paroleun suonospeciale,cheinitalianonon ha l’equivalente, èadessa dovuto.Orainunbuonnumerodicasiquesta enoncostituisce sillabaconlaconsonante chelaprecede.Chi non tenesse conto diquesta avvertenza troverebbe nellepoesie del Danziun gran numerodiversi sbagliati.
—
5—
raccontadelgelocheglicorsenellevenequando vide,perlaprimavolta,nelgennaiodel 48,il tricoloreinmezzoalla folla,in istrada.Nella stessa poesia,che èfralepiùbeile,riproducelagioiadei Potentiniperlacostituzione chedovevaavere vita cosìcorta.
Nellasua ingenuitàilDanzicercadiscusareil Re, trattoininganno daimaliconsultori e consiglia aigiovaniper1’avvenire ognirisolutezza,a costo dellavita.
DopododicianniilDanziritrovalasuavena che,forse,lareazioneborbonicagliavevafatta inaridire:festeggia ilsessanta,
ma
conquanta paura,conquante riserve:Siso spine noiiiscansamme Siso rosehannedaiurì.
E dopo uncurioso epitalamio(lafestanazio- nale)in cuicelebralenozze dellavagnarda
(1’Ita- lia)cu lu zito (VittorioEmanuele)segueungrup- podipoesie,scrittefrail61edil66,nellequali ilDanzisifaecodeldisagiogeneralenegli anni immediatamentesuccessiviallarivoluzione.
Troppesperanzesieranofattebalenareetrop- po profondo era statoilmutamento,oltrechenel- lapolitica,nell’economia, neicostumi,nelleabi- tudinidellavita.
Lareazione borbonicaèargomentodiduepoesie:
unasullamortediBoryes del 61, eunadel 63, indirizzataallaCommissioneParlamentarevenuta aPotenza a studiareimezziperdebellareilbri- gantaggio.Inquesta sostiene cheibriganti. 3
Sì,gneso:maso oneste a cunfronte dequedditali ca pefaliiibberali solopensanod’arrubbà.
—
6—
Questanotadiantiparlamentarismoricorrespesso neiversidiRaffaeleDanzi.
Dello stessoannoèlaMescapesca,incuièri- levatoildissidiofrapaisaniefrastieriche aPo- tenza ebbe qualche episodio violento.
Le duepoesiescrittenel65 hannoperargo- mentoilmalcontento generale perletristicondi- zionieconomicheeperilritardo nel risolverela quistioneromana.
Arrevassemeaddòhammaesse alumenosempennerrìa!
esclamailDanzi:lestrettezze,isacrifiziisisop- porterebbero allegramente.
Ma
a chi darelacolpa seessaènostra?ChenevulummedaluRegnante Casevere stumale cuntente, Silicorse alucummente NoistesseI’hamme mannà?
*• Intantolagente emigraamorre amorre, ed ilciucciodiSciarrillsilamenta cheilpadronenon abbiamantenutolepromesseelocostringa a par- tireperl’America'66).
Giiavvenimentidel66edel67nonebbero eco nellapoesiadiRaffaeleDanzi. Forseunaccenno diquegli anninonlietisitrova nelprimo sonetto all’Italia(senzadata)pienodiaffettoperlapo- vera
mamma
nosta sfurtunara.Inveceilriscatto diRoma
è l’argomentodibendiecidelleventi-
quattropoesie pubblicate.
Era l’ossessionedituttiinquei tempi,ilsogno sospiratoda tanti anni.
IlDanzi ha,sulleprime,l’illusionedipoter convincerePioIX a rinunziareal poteretempo- raleedinChivoteva e chi nati votemannadice:
7
Ieddelarazzian’hada fa:
Èlarrogna eh’aveattorno Ca Phafattempo'ntustà.
Ma
benprestosiconvince che èinutilesperare:a
Roma
sivendonoleindulgenze a stuppiedde esi bandiscelaCrociata controlaPatria.Eppure(secondo ilDanzi)Gesù Cristol’ha dettochiaramente:
AluPapaogni respetto AfaluRe nulupurmette
Ma
iiPapafailreecondannaamorte:pro- babilmenteilDanzisiriferiscealiacondannadi^ Monti e Tognettideinovembredel 68,quandodo- mandanelbellissimosonetto a Pio IX:
Quannede morte firme na sentenza LuCristo,braccia averte,lutienenannte? Inquelloseguentecercadimostrargliche non può,nellostessotempo, esserepapaere:
Chi volefalumièreo elunutare Nunfane nu strumento e nè na cura.1 Epoiincalza(Una parolaalpapa):
Nunè Vittorio emancheNapolione Simmenoi cavulemme PItaliauna.
Ilpapainvecerispondevaalleaspirazionilibe- raliconvocandoilConcilioEcumenico dacuiuscì ildogmadell’ infallibilità,ediiDanziloavverte ca lu inorino è struvugliare,edinseguito(Fra ilPoetaelasorte)sostienechelacadutadiNa- poleoneIIIequelladelpoteretemporalesonoef- fettodeidogma.
Occupata
Roma
consiglia(IlRiscatto diRoma
) digridarepoco edistarebeneattentichelagrande conquistanoncisiatolta.Lustrisseècomed’acquaint’alucrive Ca,quannevaipe beve,restangannare
—
8—
Edinseguito:
Savire ca è stanucontrattempe Ca hafatteladupafemmena ncappà;
Lumascole crerìre canustaseir.pe Attentolacumpagnaa rescattà?
Nell’AvvocatoinParadiso, curioso racconto fan- tasticoinquartinediavvenimenti avvenutiin cielo, iquali,per contraccolpo, avrebbero determinatoin terralacaduta del potere temporale,il Danziri- tornaal suoargomentopreferito,trattandoloin formascherzosa.SanPietro è vittimadiunintrigo percuidevelasciareilsuopostodiportinaioce- leste:egliprotestaviolentemente
ma
Gesùè ine- sorabileconlui:Mopurecu milicchiacchierevuo venne? Luvirecalamatassa s'è mbruglià?
O
pigliatilibértelee vattenne O,Pietromio,nun aggiochetefa.Ma
Pietrononvuol sentir parlarediandarvia ed,insegnodiprotesta,decide:Dretelaportamettenatraversa Edigge ca m’hanneposte carcerato.
CosìilDanzispiegalaprigionia deiPapidopo
il70!.
Delle poesie cheseguonosonograziosequella perleelezionipolitichedel1882,chehaunan- damentoscorrevole espigliato,edilMattutino,un dialogofraduefidanzati,unaspeciedicanzonea dispietto,nellavestediunsonetto conlacoda.
Quella del79,scrittadopoilritornodaunlungo viaggioinSiciliaeinTunisia, rinnovaladolorosa costatazione della miseria generale.
Come
risultadaquestabreverassegna,quasi tuttiigrandiavvenimentipoliticisvoltisidal48bi!
all’82,cioèdallaprima auroradi libertàaliari- formaelettorale,trovano neiversidelDanziun brevecommento.Le sue parolesifanno affettuose ereverentiquandoparladell’ItaliaediRoma;sono aspre controipoliticantiche peripropritrascu- ranogliinteressinazionali,sonodolentiedamare quando deveconstatareletristicondizioniecono- michedellenostre regioni.
Qualechesiailvaloreartisticodiquestepoe- sie,che pure,amio giudizio,nonèscarso
;esse
S& riproducono conefficaciaed esattezzalostato dello
,spiritopubblico aPotenza nei primi tempidell’u->
>nità,e,comedocumentodicronacaeditenue psicologiapaesana,nonmeritavanodiandareper-
• dute.
Gliesemplaridellaprimaedizionesonodiven-
É
tatirarissimi:hoperciò incoraggiatoilCorradonel propositodiripubblicareiversidisuononno, il qualese,comescrisseeglistesso,nontrovòmai nudiàveleca discebangiorno a nucruggejisse, edovette perciò starsene cu lapacesova a chian- gerse/assorta,haavutodaluiquestopostumo tributodimemoreaffetto.
Potenza,marzoigr2.
Doti.MicheleMarino
m
i.
'
La
costituzione del1848
(paroledìunvecchio contadinoadei giovani )
Viche giorneprezziose Stu trentuno de
Gennare
(i) Voipo v’arruvurdareQuanne
sirequant’a mi: Iso vecchio, e m’arrivordaialitempruogljo, e n’armunia
Ma
Stùpriesce*,giojamiaNnu
vepozz’affuurà.Er’asciùd’appress’alufuoo
Ca
vedettenu
bellusole.VireDio,
quanne
vole Purelutempe
f’accuncià!Tanne mpò
m’assullevavaE
sentietten’armuniaGienne
fascennepe’lavia:«Viva
sempe
laMaistà.»Chi
purtavalabannera?Queddu
Prèvere de Cuzzale,(2)Pe
lupriesce,menu
maleCa
laviagna ugghià.—
..Rumaniette mpo’ricantare,
A
sentìtanta rumore: Po’veriettetreculore Elusanghe m’aggiardà.(3) Sivuliantennelarmi(4)Manche
unome
responnia, Era tantal’allegriaNon
purìa pappetà. (5)A
ladonga
appercuriette(6
)Ca
luRe
staselanfesfl,(7) 1'disdette;« ognipesoMo
s’avrìad’abbalcà(8) Tantadazii.capaamme
»E
preggiselacartedda,(9) Volestabono Paccatedda(io)Ca
savia ammizzià! Noieramo
lignuranteLorodritte
come
aSopa(11)Eh! mannaggia sempè'Popa
(12) Nuri'vtflemme cchiù parla!»Me
discènu
Saciardote:«
Va
sturegnosempe m^oppa, Mo
s’è> vistesagliengroppaNu
gn’autte d’augghià.»Pe
lafama-tìglimieiSimuriebrfelipoveriedde.. .
Sesoavzàliattariedde
Ne
sstufattecome và?
Ma
luRe
ché nesaviaDe
limale cunsultore Ch’eranotutt’traritoreE
vulieneattraplà!La
Calabriasemueze La
Siciliafoalimmane
Libalcone eli
ccampane
_
Pe
cannonehanne
squaglia!—
Lu Re
dess’aDisciuscedda(13) (Lu Generale chefoze qui)«Tu’nSiciliaaidagì
E
nonhaidarepetà;»Quedde
ntestaserattavaCa
verìanu male mpruoglio;Nu
gnefozesaleeuoglio...E
laveccias’abbuschà.E
lugiornevintisette Licannon’aviampustare S’eraNaple revutare Eu.fraas’avienne dafà.Vettelu
Re
tantacuraggeCa
tenialanazione:«
Mo
duvaresicannoneCa
lavuogliocuntantà».Che
sintistivefiglimii Lipprescezz’egiuvariedde!Po
ncalavanolicappiedde:Viva,viva
Sua
Maistà,Queste mò
vesiadiscempiaSicchiùmpruoglio avess’a esse
A
lirannegiar’appresse E savirevemena
:Affilareveliccette,
Nu
ddasciarelicurtiedde,E
pensare caluvarniedde(14)Nu
v’aviredafastrazza:Esimailupeddacchio Vispannessen’alusole Sia salute.
— Mo
gnevole,Cchiù
v’aviredaprescià.Sipoavirelafortuna
Ca
muriretutt’acciseNe veremme
mparavise,E mo
giàreveacuvernà.(1)Lanotizia della Costituzione concessa daReFerdinando giunse a Potenza nella notte dal 30al31gennaio,portata dal postino,che allora veniva da Napoli, a cavallo, una voltala set- timana.Il31fufattaladimostrazionedigioia.
(2)Luprèvere de Cuzzàle erailsacerdote Pasquale Giorgio che procedevainmezzoalla folla portando unritratto diPio IX.
(3)m’aggiardà;misigelò.
(4)ntennelarmi:informarmi.
(5)pappetà:palpitare,respirare.
(6)appercuriette:mi accorsi, quindi compresi da appercuri- re,l’apercevoirfrancese.
(7)staselanteso:era d’accordo(colpopolo)quindiconce- devalacostituzione.
(8)ognepesemos’avriad’abbalcà:sidovrebbediminuire ogni tassa.
(9)lacartedda:latassasuifarinaceichesiesigevanei molini e nei forni.
(10)Paccatedda era un vecchio contadino faceto che sapeva ammizzià, cioè suggerire delle malizie per sfuggireaicarteddari.
(11)Sopa:Esopo che frainostricontadinihaancorafama disapiente.
?
(*»)attrapplà:tender trappole,cioèinganni.
(13)Disciuscedda èilgenelaleDe Souchetcheaccompagnò con 7000 soldatiReFerdinando nel suo viaggioaPotenza,nel settembre del 1846,
(14)vamiedde:corpettodilana,
IL
La
costituzionedel1860
(,)È
cumparsemo
da vereQueddu
giornoprezzioso;Durece annis’èstàascoso.
Che
fenèca(2)aviapiglià!15
— Ma
non veggio1’allegria,Nè
Cuzzale culabannera:Ognaruno
:«figneasta sera.Disce,s’avesseda ntrubbulà.»
SoloSciarocca(3)va stressenne:
«
Dusce
e fuoo petresere!»Canta
tulumiserere,Ca
cannónecotepuòfa.Che mmalora
giaretruvenneChe
pauramo
chiùavire? Litornesipiere piereMmenz’
alistrarehamme
da ntuppàNun
savirequanta prumesseCa
ne fannelisperanziste?Cose
camaise soviste, Figneliccroccedecammenà
!(4)Pureàmmene
latrippa,E spuntàmmene
libottoni,Sempe
carnee maccaroni,Osce
nnantehamme
damagnà.Na
nzalatade denaccia,Na
fretturadepaneasciutto,Pò
spezzarenu
presutto,E
frettaradeGenova
;Doppe
lufèreo (5)abbuttare, Lipolmoninfraggerure.Pò
litestemure
mure,Come
achiovihamme
dangrascià.Cavezare apierepenterra, Ntutt’alanurane vestemme,
Sparagnamm’
ecumparemme Che
tresorohamme
truvà.Che
crerireca èlupassare,Ca
fasciemmeligiuovede core?Eh
!ma mo
chimuore muore
! Sololupanene pomanca.
Va
stressamm’ evviva, evviva, Noinu mort’accumpagnamme
;Siso spinenoiliscasamme, Sisorose
hanne
daiurì.Che
gnemettemme
delunoste? Noilufuoosoloattezzamme:Ma
limane nu
l’accustamme,Ne
purriemme mbrustelà.(6) Dàsciafaalicapuzzone,Ca
setozzonelicappiedde, Prontinoiculimartiedde,Ca
lacaveràhad’arrevà.(7)Quann’
ètempo,dàliafra,E nusciune case scustasse, Pò,formare cas’èlumasse
A
luceddàregiamm:
acanta,«
Hevé Cianna
ebeve Rosa,Ca
luvino èna santa cosa:Questo
èlutempo
desciala,Bona
vene,sibonava.» Sipo votaluquartoladuna,Abballalasortaculafortuna.
(1)Questi versi, che nella vecchia edizione nonhannodata, nonsonoriferibiliadun giorno determinato,comeiprecedenti ecomeparrebbe dalleprime strofe.;RiproduconoIostatod’animo delDanzi(edichisaquantialtri)mistodisperanza ediscet- ticismo,nè del tutto liberodipreoccupazioni, nelperiodosuc- cessivoaiprimientusiasmi della rivoluzione.
() fenèca:paura.
(3)Sciarrocca erailbanditore delComune.
(4)fignelìcroccedecammenà:vedremocioècosestraor- dinarie,perfinolestampellecamminerannosole!
{5)fèreo:fegato.
() mbrustulà: scottarsi.
(7)deve arrivarelacàvera(lacarica)cioèilmomentoop portuno.
17
—
III.
La
festaNazionale
Teretùppetestagiurnara
Ca
lazitavoleabballà: S’è conchiusolumatremonio,Ca
tant’anniavìa frascià.(i) Sinun
crepapelupriesce,Quanta
rrisecan’hamme
dafà:Si
gn’ammatte
lustrangaglione,(2) Stringimamma,
cas’èammuscià.Pare ca
mo
lacatapuzia(3) Linemicifapurea:Sis’àrrarealavagnarda,
Lu
velenognefagettà.Nu
gne volone chiù paure,Ca
lupàppele(4)eveammortà,Mo passamme
lifuossetieddeLu
fossone(5)hamme
da zumpà.Situttierano a
unu
culore,Chi
aTurinohamme mannà, Questa
povera vagnardedda(6)Cu
luzitos’avriacurcà.Dà gne
sonne chiù d’ancuno,Ca
lamusica hanno scurdà,Fanne
accrescie ludigiuno, Solope farnearrevotà.Ma
lumastrode cappellaBono
assail’hamme
truvà:Non
sesperdeintaalafodda, E’alantome,sàcumannà
;Pò
gn’è d’ursode Crapera,La
batturalasa purtà:Na
teràrade contrabbasso Tuttelumonne
tefaarrutà.—
18—
Dunca
pare chelavagnardaCu
ragionevoleabballa:L’hamme
bonasituara, Tuttil’avemme
da onorà.Vivalafestanazionale!
Chi
èsazioha dastressà.Vìvalatagliaelacrerenza!
^Basta che
avemme
chinelafà!) Potenza,1861.(i)avia frascià: era andato a monte, ()sign ammattelustrangaglione:seilmaledigolanon ciuccide,(ammatte probabilmente da matar spagn. uccidere).
(?)catapuzia: èunerbache ha azione purgativa; è1’eu- phorbia LathyrisdiLinneo.
(4)pàppele;ilverme, cioèilnemico,lareazione borbonica.
(5)lufussone:lagran fossa, cioè1*impresadiRoma.
()vagnardedda:giovinetta.
IV.
In morte
diBoryés
(l)De
profunn’èmortoBorcia,Lu
diavolomo
luscorcia,Aneina ecorpo.
Era tantonu generalone!
Ma
daintaalufed^one,Non
giàdafuora.Cu
lufattomo
s’èvistoCa
venezeafal’acquisto,E
se scaaze.Dascèl’attaccoaPietraadd,
Gnè
fascèlacoschaluvadd,Ancuora fugge.
Desse,
quanne mmenzo
alupiette, Se senteze nu cumpiette:Viva1’Italia!
Fascia tantoluvaloroso,
Ggne
fascennenu
pertuso,Es’ingagnaze.
Venne
appostadalaSpagna
P’accattarselapapagna,E
s’addormeze.Dopo
fatteI’attaccoaMosca
Sepigliàzepagliaeiosca,Se n’annegghiava.(2)
Ma
lu^tempenuPavé
avutte,Gne
salaronolupresutte,E mo
se cura.Quanne
sentelaReggina,Ch’
è venùrossalafarina,Arronchialumusse.
Vulia serve a nu regnante,
Ma
èmorteda breante4nnuratamente.
Quanne
mainu breanteHa
mise aiutrononu regnanteE
stànu sonne! Curaggioso,ome
forte,Cumbattia
doppe morte,Ma
culizappele.VivalaSpagna, viva Buorio E’
venù
adasciàlucuorio.Saluteanoi.
Potenza 1861.
(»)IosèBoryes, catalano,nellasperanzadisuscitaredei motiinfavore della monarchia caduta, penetrònellaBasilicata nell’ottobre del186xe,dopovarie azionibrigantesche, fracui l’assalto aPietragalla, fu fucilato a Tagliacozzoildi8dicembre dello stesso anno.
(2)Sen’anaegghiava:sene scappava.
20
V.
Alla Commissione Parlamentare
venuta
inPotenza
nel1863
0)Bommenuta
lideputare!Che
favoremo
soquestil Favorire,ma
stipretestiDe
breantil’hamme
daduvà
;Lu savemme
casirevenure,Pe
verède chesitratta.Chi
ne dà panechiamamme
tatta,(2)E
chinebattes’hadastracquà.Cumpiatiresine truvare Senza segge,a.nabuffetta;
Ca
statassa bènerettaManco
ludiettonefàresta!Dasciamme
gitant’atiguaiCa
savirechiùdenoi;Sorialivenure davoi
Ve vulemmè
ringrazià;Bellubene che
hamm’
avutteA
lumeno
teconsola!Ne
batti'alaViola,Mo
lufìanc’ nefascharnà;Assupparevelusuròre, Avirefattassadefesa, La stuvala ancuora è appesa, Tuttelusevesen’è squaglia.
Aggiustacelostubannaglio,(3)
Ca
sedievastumale cuntento!Nun fascemme
ca n’atuventoMo
n’avesseda derrupà.21
Sa che pesce canoipigliamme Sis’affonnalabarchetta1
Gne
vurriapòlacarrettaLa
triacap’ arracà.Mo parlamme
deatifatte Giare truvenn’alibreante?Somme
noituttequante,Ca ngampagna nun
gne nesò;Si,gne sow^l;
ma
soonesteA
confronter aiquedditali,Ca
pe'fElPnbberali Solopensanod’arrubà.Mettirelipesi,e
nun
verireChe hamme
piglia lucape abadde?!(4) Sipò nciàmpecalucavadde Arretentretehamme
daturnà,?Ca
penoièmeno
male,Chiù
luguaiosarràluvoste,Chi
chiù àvute teneluposteChiù
l’azzuoppe à dapiglia.Tre alu
monn
soliputente:Papa,Re, echi
nun
haniente.Iosounodiquesti tre, Diggelacosa
come
è;Alla finena peddatiegne, Purelastrazzasim’ attocca;
Ma
ludiggieculabocca:Quanta
viaca vuogliofà!(x)Alla fine del febbraio del1863vennea Potenza una com- missione parlamentare per studiareiprovvedimentinecessaria distruggereilbrigantaggio:diessafacevano parteSirtori, Saffi, Bixio edaltri.
(a)tatta:padre.
(3)bannaglio:matassa.
(4)hammepigliàlucape a badde:roviniamo per una china pericolosa.
22
VI.
La mmesca pesca
(ilmiscuglio)
Data
seramimiglieràMe
fascè na cevuddara,(x) N’assaggiainafercinara,Non
puriettechiùmagnà.Fo
eh’amime
vennentestaD’ammetà
certifrastieri,(2) Se metterene daconsiglieri,La
fascerenempasticcià. *Chi ammescava
cavolieacci,Chi
lapastaelapatata,•
Quedde
nacosa,equedde
n’ata, Niente chiùs’accapezza.Lu
pasticciopropiovero,Quanne
lasèmmela
gnecalaze,Lu
pocouoglio se1’assuppaze, Cataplasmo addeventà.Sempe
lasemmela
giànzova, Se formaze nusulare:Chiù
venia remmenare,Chiù
nucuorioaddeventà.1pigliailazappariedda
Pe
scavaqueddu
tempone, Loro,cancro,ognibocconeNu
lufasciennerefreddà.S'abbenchiarone(3)acrepa panza,
E
fascienne(4)pòlimastresse,«
Che
soqueste?chesoquesse? Noiv'avemme
da mparà.»-
23— Me
saglièluverme
intesta,Gne
desciettechiare chiare:«Ssu
magna
tanto avantare, Dard’ensognaquinedà.»Nun
parlarono;iopecorrivoGne
cacciailistrascinare, Miegliosefosseneattuare,Me
fernenne d’arruvenà!S’incarnarene,eognigiorno Vòlene
sempe
libonibocconi, Loro carneemaccaroni,Mando
pane chiùpozz’avè.La
bon’anemé
de Testone Primatempo
l’annevenà:La
mescuglia è na vampuglia,(5)Lu
fasulofasazia.Potenza1863.
(1)cevuddara:minestradifave ecipolle.
(2)forestierierano in quei tempia PotenzatuttigliItaliani, non appartenenti all’anticoRegnodiNapoli,venutiquiperra- gionid’impiego od’affari.
(3)s’abbenchiarene:sirimpinzarono, (4.)fasciennelimastresse,cioèisaccenti.
(5)lamescugliaènavampuglia, cioè ècomeunafiamma che poco dura;èun cibo chenonsazia.
VII.
Carnevale
del1865
(l)Carnevaleavisce diette Vaitruvennelimaccarone!
Pur’anoisavienne bone,
Ma mo nganna
sorrestà.Che
nedàscia?...nasajetta!Mo
ca'fau lutestamente,Ca
da cente paa centePe
lurrest’hamma
turnà!24
—
Pe
lacanna Carnevale S’ha da perdeluteniere!(i)Nun’
èsempe
Sante Daviere,(2)Sempe nu
vento numpò mena
!L’ appetite èassaimurboso!
Stanne fascenne lusott’encoppa,
Arreggemm’
a purtà ngroppaCa
starrabbiaha dapassà.Ne sentemme
lirrareareCa
n’arrivanoasciutt’asciutte;Come
n’ossede presutteChiù
spulparehamma
rrestà.Mpo
èlummaste,empo
lasedda,Mpo
lubuoje,empo
lavacca,La
capezzanun
sestacca Int’Roma quanne
sevà?
Chi
netiratorce strara,Chi
va appressenun
setira, Noifascemme
lutiraestira,Che
zelòppa(3)hamma
piglià!E restamme
talee qualeCom’
aAngeloUogghimbonne
(4),Ma
stugiuove d’acchiuppl’asconne(5) Ncarche maschera ha da duvà,Tu
vuo stennequilipiere,E
nonsaica doppe morte Silucodderrestatorte Lavativen’amm’avè.
Tu
lu-saicaquisigiuova?A
nglisenglosintalafossa,(6)E
latassaculatossaLa
umberiafaattassà?(7) Quest’ èdazio,e quedd'è trone,Quest’èmobele, quedd’èferme,
Lu
cuddarefaliverme, Noi che giuovehamme
da giuvà?—
25-
Arrevasseme addò
hamma
esse,(8)A
lumeno
se mpenneria;Sirrestamm’amezzavia
Quanta
zèppelech’amm’avè.
Nu
muri:giamm’
aTurine,Giamm’
afaliDeputare, /Cu
liamme
ncavalcare,Giamme
semp’adidesì.Sine cantanolifuogli
Ca
lafaccia è lucuzzette, Noisunamme
lucularenette Lifascemm’ accujetà: Sino,giamme
quiacent’anne,Ca
sefalaferravia,Mo
lazelalaattamia, Sott’aBorsaham
da mbarcà.(9) Stattebone Carnevale,Ca
chiùappress’avemm
bene,Quanne
torn’avanne cuene Fuoralaportahaidamagnà.Potenza,febbraio1865.
(1)Perdere lu tenière(delfucile)perlacannavale perdere iltuttoperchèunapartenon funziona più bene.
(2)Nunèsempesante Daviere:altromodoproverbialeper direchenontuttiigiornisisomigliano elecose possono cam- biaredaun momentoall’altro.
(3)zeloppa:caduta precipitosa.
(4)AngeloUocchimbonne,cioè dagli occhiinfossati,era un vecchio mendicante.
(5)Giocaread acchìuppl” asconne èilgiocare a rimpiattino.
(6)Anglise nglos ecc. èunaltrogiocodiragazzicon dellepallinedilegno.
(7)laumberia:tosse ostinata.
(8)cioèaRoma.
(9)sott’aBorsa:sullaviaestramurale,fuoriportaSanGe- rardo è unposto,indicatoancheadessocon questonome,dove un temposiaccumulavanolespazzature.
—
26—
Vili.
Fa acqua a
lapippa
0)Mo
ludigge,e bonanotte, Allafineche vene, vene: Se sovistelimmosche
prene, So quatt’anne numponne
figlia.Tutte pemièree,epe
mammane
Se nevanne
liturnese;Somme
rrumasispase espese,E
chiùluvinnele;(2)s’èmbruglià.Hamme
fattecome
seconta, Cicine(3)rrott’esenzalatte,Gne
chiaffonna alupiatte:— Bene
miochiagge truvà!—
Prima
giemm’
anu menzette, Tutte fasciemnelamula
zoppa, Mo,tretummule
epurengroppaLu
mulattierehamma
purtà.(4) Sarrianiente,en’atutantoPaarriemme cupiascere;
Da
quatt’annechesevere? Sololacorda deterà.Avemme
tuort,ecammenamme Nu
nnevutamme
detestendrete,Ca
sinoinzeddamm’
arreteLu
mattascione(5)gn’hada pensà.DiscezeboneziCuttèra:
«Aviscive panecacannelline!
Nu
nsavire eh’ astifestineSempe
liruoss’hanno
d’abballà.—
27—
«
Che
nevulemme
daluRegnante,Ca
severestumale cuntente, Silicorse (6)alucummente
Noistessel’hamme mannà?
«1nu nfacce unufascie
Ca
gne sonne purelibone, Sì,ne portanoliragione;M’
aluventeponne abbajà.«
Hanne
datt’ a chistrissava N’ ossemmocca
sane sane,Lu
cetrulede d’urtulane Drete anoimo
had’arrutà.«
Mo
sefa chi afferra afferra Ncape,mpere,eognilate,Queddu
malediSantDunato A
queddavianumpo
afferra?«
Nun
èmò
luchiant’amare,Quanne
veneno queddii appresse!Silu
morbe
èpurelustesse, Sante Vite gne vole pensà.«
Mo duvamme
lumale cuntente,E teramme
lucarré fuora.Si
restamme
tutt’all’ascuraD’une
d’aten’àmma
ratta.Potenza,5febbraio1865.
(1)Nella prima edizioneiltitoloera questo:« Stu tempo ca corre fa acqualapippa e pare ca è depècuralamescisca(la carne disseccata èdipecora),vale a dire sono tempidigran mi- seria.
()vinnele:bindolo.
(3)cicinerotteecc.recipiente a formadifiascodiargilla: è un’ altrafrase cheindicalastrettezzadeitempi.
(4)Alludeall’aumento progressivo delleimposte.
(5)lumattascione:ilfrustino. •
()corse:cani corsi, cioèideputati.
—
28 IX.La partenza per f America
MecheleSciarrill,haipersoluciuccio, (i)
Mo
lummasto
vaitruvenne.A nu
sàliscetepuò mpenn'e,Lu
maste vecchionun
truovechiù.T’accattasteiurumaste nuovo,
Quedde
capongglustraqquale,(2)Nu
lusaieh’ognianimaleAveza
testa,esaneva? L’haivistea morre,‘amorrePovera genta cu
me
.sfratta:La
camorrafalaratta,Lu
prugressenefa.scappa.Lu
vedetteluciuccio tove,Pe
lafame
giàcarenne,E
nu cane gnegiàcantenne:«Toltamialamerolà.» Poverociuccio,gi'afascenne:
«
Che
travagliocam’ è venuro!Pe
stamieglio,muro,muro Sò
reduttoacammenà.
»«
Mo
techiange—
desselucane—
,
Ancuoraladùscia(3)eveappicciara, Chiangerraiquann’èammurtara,
Ca
tesent’arrareà;Te
piascezedigistrissenne Facelipierit’avivecotte?Mo
vurriscilubucconotte,Lu
dretepastohaid’assaggià.»«losociuccio;è
meno
male, Mèretad’essecumpiature;Ma
limieglie cavalcatureMo
sestannoamuzzeà.—
29—
«
Chi
crerl'acamo
Sciarrill Avl'adaiesceda fuorapatto,Me
cagnazelucuntratto,La
scrutturanonfa truvà.«Foz’lupatto a
menza
salma,Po
damenza, auna
e menza, Etrasùmò
’ncumberenza,..Caccialo
mamma,
ca m’ habascià.(4)«
Una
salma sova adata, N’atasalmaèpreparata, N’atam
postaèpelastrara, Pensafutre(5)acammenà.
«Aviad’orgio,epolabiama,
Da
labiamaancarchescaglia,M’
hàduvà mo
purelapaglia, 1chevitaaggiamenà.«M’eratantombriacare, M’ avia miselutorciamusse,
La
canzonadiCaprabbusse(6
)Mo me
1’hafattaarrevurdà.«
E
chite1’hafattalabuva,«
Te
l’ha fattaluzuco de d’uva,«
E mo
casiassincerà,«
Mannaggia
daqui,mannaggia
dadà.»«All’
Amereca giammenenne, Qui
se fàcu tantateste, Siparlamm’avemme
lurreste, N’hanno
troppoaccavaddà,«
Ne purtamm
aCussidente,A
RoccoBisciosciaculutromboneGne dasciamme
luavetone, Selufernessened’alleccà.«
Ne truvamm’
intaastuballe,Mo
rattammenelucuzzette, Silummaste
neva chiùstrette Tutt’arriseI’amma
piglia,—
30—
«
A
Sciarriìlnelupurtamme Cu
latestecutulenne, D’ acceprevere va cantenne:A
luspetalerequià!» Potenza,1866.(1)Èinutiledireche lu ciuccio de Sciarriìl èilpopolo: l’asinobuono, pazienteecc...,propriocomesidiceoggi.
(2)stracquale:eunacinghiachecircondandolenatiche impediscealbastodiscendere sul collo dell’animale nella discesa.
(3)dùscia:luce,per lucerna.
(4)caccialo,mamma,cam’habascià, letteralmentevuol dire:
mamma,mandalo via chem’hadatounbacio,parolecheI’A.
metteihbocca al ciuccio di Sciarriìlprendendoledaquelladi unafanciulla a cuiilfidanzato,entratoncumberenza, hadato unbacio.
(5)futre:parola dispregiativachesiusaancora;valefa- rabutto.
(6)Caprabusseera l’intimatore deipagamenti della fondiaria, uomoquasisempre ubbriaco:ecco perchèlasuacanzoneparla delzuco ded'uva.
X.
Air Italia
,Povera
mamma
nosta sfurtunara!Licaniancuora corronoall’addore,
c
legge averamente decretara!Chi
nasceafflittoscunsularemuore
!Ma
tusina reginariccanara,Non
crerecasia fattanotteancuora:Da
queddistessicasistastrazzara,Mo
t’hanne
dasalutàda ransignora.Tu
sinacreretricea bonafere, Scippaquedde
ca puoiallagiurnara, Appresse,tempo passa e Dio pruvere—
31 Sil’avucato(i)volena buccunara,Pe
rnocatusincùrenahaidacere,(2Ca quanne
pòsimartieddegn’è atastrara.)(1)Chi sià Pavucatonon è facile argomentare;nellaprima edizioneilsonettohaquestotitolo:«Chin’aggiuta vole rruseà » cioè queglicheciaiutavuoleguadagnarequalchecosa.La mancanzadidata rende oscuraPinterpretazione.
(2)adesso cheseiincudine devi cedere.
XI.
Chi
voleva
e chinun
volemanna.
Giamme
aRoma, giamme
fràGiamme
luPapa
asupplica,Ca
vicariosiadiCristo, rMa
luRe
nuI'ha dafà.Casomai
capuòntustasse, Noiturnamm’
asupplica.Ses’imbruoglianolimatasse
Nun avemme
pòchifa.Giamme
aRoma, giamme
frà, Jeddelarazzianelafà;n
larognaeh’aveattornoCa
1’hafattompò
ntustà.Noiallegrine
turnamme,
SalutennelaSantità,Addò
Vittorionegiamme
:Viva,viva sua Maistà!
Giamme
aRoma,
egiamme
frà, Noilapalmahamma
purtà:Cu
lupriesce,ei’armunia AUna
PItalias’ha dafà.Una
vosce,unu
sfrisse: SiluPapa
volefà, S’abbracciasseluCruggefisse,*
Ma
Vittorioha daregnà.—
32—
XII.
La Crociata
Viacurrirevagnenciedde,(i)
Ca
sevènnene
a stuppiedde Int’aRoma
l’ìnnulgenzeDa
luPapa,eliMenenze.S’eve avertalaCruciata:
Va
allatestaCicco detata;Cu
stascusaliGesuiti S’aumentano
lipartiti.Giareprestoafalapesca,
Ca
poavirena cosafresca:Mo
rrutedd’eartefìcio,Po
tortureeSantoUfficio.Mo
èlutempo
d’ess’accise, GiaredrittemparaviseCu
n’Anodica
a metragliaDe
luConte
d’Seneaglia.«
Bonvenuta —
disce Cristo,—
A
ssuConte nun
l’aggiovisto, Tantotempo
caiol'aspetto;Gne
mancasselucataletto?«
Che
nutizieme
purtareDe
lumonne
ngravugliare? »«Si
nun
mettelamano
tova,Vanne
licosesottosova:«
Lu
nnabbissodescijalaPuta,(2) S’hanne
spennalacuta cuta:(3) Niente chiùsenecapisce, E’nu
fuoo ca maifernisce.—
33—
«
Vene
rossa la farina,Chiù
non cerne Catarina, Tuttoè fattaconfusione,E
chiparlava mpregione.«
Mo
luPapa
pure n’ha miseLa
Cruciatap’ess’ accise, Noipe quessesomme
qui,E
quant’aten’hanna
veni. »«Giacchéèquesseascirefuora.
Giarevenn’allabanora, Mparavisenunè lucanna,
Chi
è quesso che vemanna
?»«
Che culpamme
noipoveriedde!Sentemme
dipelipurtiedde:Dioncielo,e
Papa
nterraA nome
tovefascemme
laverrà. »«
E
tantaciucciaviredaesse,De
gicontra avoistesse!A
luPapa
ognirispetto.A
faluRe
nulupermetto.«Va,turnare egnédescire,
Nun
avessetant’ardire,Ch’è
passàlutempe
de vava,Quanne
Bértelatelava.«
Chi
èche vaallaCruciata?Ncarche
anema
desperata!Siretantacrusci'are!
Manco
ancuorave casteare!«V’aggiodattealu
Re
voste,A
Vittorioil’aggioposte, Soloaledd’aubberire Ate chiacchierenun
sentire.»y
(1)vagnenciedde:giovanotti.
(2)LaPuta:donnascherzosa,secondo è dettoinnota nella vecchia edizione.
(3)
lacutacuta èlagallina:cosiledonnechiamanoipolli quandodannoloroilcibo.
34
—
XIII.
A Pio IX.
Ma
dimrne, santopatre,incuscienza?Come
puòfàluPapa
eluRegnante?A
quanne, de morte, firme na sentenza,Lu
Cristo,braccia averte,lutienenante?E come
poavè tanta pacienza?!!Ca
sìvicariosove,e fradetanteTe
staipiglienne tantacumperenza,Ca
faid’appaltatore e sovastante!Situsisanto enunsìtantazione, Repara ca moresse tanta gente,
Ch’
èfucilarape devozione.Non
sacciocome
Dio ne tene a mente.Dacché
s’èquimpruogliàlapreggissione PoveranavadiPietroa acquaevente!!XIV.
Sul
poteretemporale.
Se
fàI'Italiauna, e che banora!Lu Papa
avesseda essematemenare
? E’capodelachiesia,ognuno
l’adora,Ma
ca volefaluRe
sampò
d’amare.Intanto
mo
sefàstucongestora, p’addeggerirlempo’ castaacciaccare, Sedisce:lutemporalemanna
a malora,Pensa
aluspiritualecastàattrassare.Chi
volefalumièreo elunutare,Nun
fanè nu strumento enè nacura,E
senzaconchiureniente,stampicciare;Dunca
pe esselumonne
arrevelare,O
PietroI’ha dafàagiustamesura,O
quessa èlaviatova,passacumpare.—
35—
XV.
Una parola
alPapa.
Fernèmmela
mo, Papa,stacanzona,Ca
nonsavemme
marzo che nemena, Tu
fai:buoiepasce,campana
sona,Nun sempe
canterrailumareelena.Arrospe
come
ludepre a,iu feddone,Te
crirecanoistascemm’ intaaladuna,Non
èVittorioemanco
Napolione, \Somme
noicavulemme
l’Italiauna.Mo nun
segiuovachiùamungiardino,(i)Ca
d’uogghie l’haveaverte cch’iùd’ancune:Nu
lufarraichiùtuluPallarino,Ca come
tunecante,giamm’
atuono.Te
1’hamme
dittesempe
culibone: Fairegghiede mercant’ avaio viene, E’lurispettoalareligioneCa
nont’hafattodi:terramantiene.{2)Nu
gitruvennevai( 3)culalanterna, Cuntentati a cantàlusestoenone Sino pòvired’urs’alataverna, Perde d’uva e d’ascene,e.stattebone.(1)giocare amungiardino:amoscacieca.
(2)Canon t’ha fattodi:terramantiene:cioèche nontiha fattotremarelaterrasottoIpiediinmododafartidesiderare che stesse ferma.
(3)Vai:guai.
XVI.
Il Concilio
Ecumenico.
(1) Senti,PioNono
mio,teparlochiare,Cu
ssuCunciliomuove
nuterrore:Tu
saicamo
lumonn’
è struvegliare.Che
servechiùdefàtantarumore?36
— Mo manco
puoifachiùluputeàre:Se
vennene
1’indulgenzieavapore;Natu Don
nfallibileeramerciare, Falleze,eiuchiamarenempallatore.Ne dimme
:èvecchio Dio, o chiùnun
vere?Che
hadatte tutteatilifurnesure,O nun
pensaze a temp’ afarsicrere? Situaccummenz’
addò Cristo hafernure,Dunca
purefalleze?emo hamme
dacrereCa
siinfallibiletu! U’che impusture!!!(x)Nel luglio del 70ilConciliòecumenico convocato a Ro- madaPioIXproclamòildogmadeH’infallibilitàdelpontefice.
Viparteciparono 683 vescovi:quellodiPotenza,monsignorFa- nia,cappuccino, votò contro, confermandoletradizioniliberali dalcleropotentino.
XVII.
Il riscatto di
Roma
Hamm’
avutteRoma
allegramente, S’èpiglià luCuvuzze (i)abottede pugne.La
navesomme
rumase a tenèamente E
s’è calmàlabuoria,elufaugne.(2
)
Somme
giùstressenn’:evviva,evviva, Pecchèhamm’
avutte d’uovescuzzulare,Lu
striss’ècome
d’acquaintaalucriveCa quanne
vaipe beverestengannaré.Pensamme
canun
ne scappa dalimane, Perdemme
sieicent’annidefatihe, Duràre pestrapparladalucane:N’avessen’afalispaddecom’ afihe.
Savìre ca èstanu contratempe
Ch’
hafattoladupa femmena
ncappà?Lu
mascolecrerirecanu
stàsempe
Attentoallacumpagna
arescattà?—
37— O
crerìrecaèduposularino?Sa quanta dup’edupacchieh’aveattorno!
MasteLiola (3) assai èmalandrino Limani nefastrengecu nu cuorno.
Setrattaavè chefaculucarbone,
Ca
quann’ è mortotenge,evivoarroste;Nè
gnemanca
labonantenzi'oneDe
vulèreturnàa lustessoposte.«Senza vulerediDio:
—
disceieddestesse—
Nun
pocarèdad’àrbelena fronna».Dunca
Diostessemo
ne1’ha permesseDuvargne
dalimaniladoppiaionna.(4) Noinon'hamme
fattaresistenza.La
peraeramatura e ècarutta, Scrupolenun avemme
de cuscienza Nè,come
lacosapare,è tantabrutta.Quest’era robba nosta usurpara S’èrescattàcuforche,ecualèra,
Tenemmennella
bona cunservaraCa
vaianoisitorna pò com’era.(1)Lucuvuzze é un piccolo monte a nord-ovestdiPotenza' pigliarelucuvuzze a botte depugneèfrasedialettalechesi- gnificacompiereimpresafacile.
(2)lufaugne:ilfavonio.
(3IMastoLiola:Loyola cioèiGesuiti.
(4)ladoppiaionna:iadoppia fionda,ilpoterespiritualee iltemporale.
XVIII.
Air
Italia.Erapussibelemai!
Unu
stuvale, S’avienne da càvzàDuchi
eRegnante!Fasciennelumporchia esforchialuammale, Chi gnestrazzava lu drete,e chiLavante;
-
38-
Doipieriintanascarpa,ènaturale,
Ca
nonsipuriadànu
passennante;Ma mo
s’èditte:uno èlustuvale,?E uno
èIupatrone,enu
gnèsante.Mo
queddirumanure
depierepenterra,Chi schama
danu canto, echidan’ate,Chi
fùlmenalascommunea,
echi la verrà..Ma quedde
eh’èscrittoèscritto,dessePilato, Ev’asciuralasentenzia,editte sterra,(i)«Vittorioèlupatrone,enisciun’ate.» Potenza.1870.
(1)dittesterra:e basta.
XIX.
Fra
ilpoeta
e la sorteVurriasavèdati,sortascurara,
Chi
hafattopiglial’azzuopp’alicolosse. (i) Fossestalammiria?Limale gente,larrabbia,lutraremente?
—
Niente—
E’stàlaperfìria?O
clamore depopolo,crer’io,Ca
èsentenziadiDio?E’stal’abuso,olaterannia?
— O
via!—
— La
ngiustizia,lumalefatto Li veleni, luSantoUfficio?—
Nient’affatto—
E’stàludoidecembre?oquestaverrà? L’innulgenzie,eli
scommunee
terra terra?—
—
Nientedituttoquesto!— Dunca
sepo savè che càncheroèstàCa
tuttiedoidebotta1’hasfrattà?—
—
L’infallibilità.—
(x)Licolosse:PioIXeNapoleoneIII.
—
39XX.
L’ avvocato
inParadiso
ossial'entratainRoma
V’aggiacuntànufattecriuse,criuse
Ca
gezen’avucatomparavise;Ma
fòch’eramalatoluZerlùse,(i) E San (Jiuvannefascezestustravise.(2)La
moffa l’avucatoaviaalunase,Tant’annieh’addurava peluattare,(3) SanPietromai gne desse:«vienetrase, » Savia ca gne brusciavalupagliare;
E
com’infattefoze;emo
sentire,Ca
purelucuglionaze,enun
sicrere;L’affaredellaPrussialasavire? LuigiPagliarotta,(4)avèlippere.
A
Pietrognemuè
lavermenara, Rrestàcome
alupàppePintaa lafava, Lest’avèze dacorreladavannara,Ca
tuttelucammesciuottese zelava.S’avèze dagìantanàintaaludiette, Licoppole curriennesott’esova Mast’Antunieddecotte,e
menzo
fritte, San Pàvele s’ascunnèdretea na dova.(5) Sant’AngelodoispatesfutarareFa
vulialisòletebravure, Creria ch’erene pureappapagnare(6) Tantadiàvlenuove ca sosciure.Fascènuparapiglia,nasburrara,
Lu
fornes’appicciàpelapaura;Nunn’arruvazeafa
menza
mpurnara, Perdèlupane,lufuoo,elamasciarura—
40—
Senteze l’avucatostasunara:
Parìanutoctabballa,(7)egi'astressenne:
«Ev’ arruvàlachiena alaiumara,
Lo
porcemo
èlumio, eme
nempenne. »Pò
vett’aSanGiuvanne
purtanare:«Carutto èintalocascio lumaccarone:
Stu povero vagnenciedde(8)ècapitare,
Me
1’aggiaspezzelàcome
a peccione.» Sentireche pensara cafasceze,Da
veropagliettonesepurtaze, Tugnetto e Monti accantosemettezeE
tuttilimàrtirinostilimpustaze.Pò
s’accustà alaportaetuzzulaze,— Non
possumus—
daintarespunnia Giuvanne; «Lu
torciamussesespezzaze,Lu mulo
èdurrupàmmenz’
alavia.« Arbe, casoio,solunutare, Soasciòpegiaccattòlumereamente.
La
cartaporto,penne e calamare.SanPietros’ha dafalutestamente.»
A
forzaarbèlaportaSanGiuvanne
;E
desse:«bommenuta,
vienet’ assetta, »E
ieddeaccumenzaze:«u’da quant’anne T’ave aspettastaseggiabeneretta;«Tu
sai?caquestu postoeraassurpareDa quedde
vecchiomenze
nzalanure(9), SeI’hapigliòcutìcasisfiancare,Cu
mi,latestadattaavriaalumurj.«Tu
fust’aGiese Cristeprecursore.Tu
calubatteggiast’esicumpare,Come
venèluvecchio apprettatore?Ca
s’assettazepèsele,et’hacacciare?» RestòGiuvanne
com’anu
cane ciuotoE
nun savia mane’ addò responne.Chiù
assaipò l’avucate denguaggiuto;
Te
lusturdeze,etelufascecunfonne,—
41Ma
pòse ripiglià lusemplecione, E desse:«epurelusacce, echen’accatte?Nun
sai,come
fu fattostupurtone?E
maste Custantine che mal’ hàfatte!!(io)«
Che
porte,che purtone?se trasìa!Nu
gn’erap’assettarnenupesùlo,Lu
varosemp’ averte quistasela:Face’eralamassariade Rezzùlo;
«
Pò
doppefozen’terrafrabbeare,E
lusaglieronosovaanupallone.Non
neparlantine chiù.Sosfurtunare,Nun
aggioavuttemai prutezione!«1nu spaddaggioaviett’invitamia, E pure m’ aggiustaze pelafesta,
Ca
doppo tanta bene camu
vulìa All’ùtemame
fascè tagliàlatesta;«
Mo
che genia truven nelimosche mmuola!
<”) 50solo,e pò m’ abbuscolustufate, Stupostome
farrialacannavola,(12) Nanniente caderria:socarcerate.»A
stiparolechiùludutturonePigliàcuraggio e desse;«echeteschante? Affacciate,cavirequanta squatrone Tutt’a favore tove da nnante nnante;
«
Pò
che paurahai,soiocuti,!Fa
lacausa,eaCristotepresente,Mo
taccioladumanna,
esent’a mi,Lu
postotul’avraifradoimumente.
» Fasceze nadummanna
marteddara,Ch’
aGiese Cristelufrontegne suràva,Nu
lafernèdelegge,amenza
straraGne
desse:«hairagione,atiaspettava.'<
Ma
ipò che ne sacce destufatto,Mo
m’hanno
dittecaPietro sta malato,Nun
sacciecuchiàfattostucuntratfo, 51ioso lupatrone,olucrìato.(13)—
42—
«Porte,pftttone,purtiedde,purtunare, Legge, chiave, camauro,basciapere,
Scummùnee,
indulgenzie cuntrattareTu
vire!culabuntà cheme
succere!«Va,fagnellalegge aleddestesse,
E
digne,catefascesselacunsegna,-Ca
fno,pemo Fha
da dàpussesse, Devasse dalaportaquedda
nsegna.»Leggè San
Pietro,ecome
anafui'na,'Currìa,e gnepassaronelidolori,
Chiangenne
nnanta Cristo: « ah!che ruvina!Ncielo
mt^so
trasùlitraretori ».«
Che
traret^ji!Pietro vaitruvenne,Lu
troppe e troppe!lusaicafacrepà?Tu
tanto a poco, a pocosigiùtrasenne,Pe
tignecalabarracca è derrupà.«
Mo
pure cu mi.lichiacchierevuò
venne?!Lu
virecalamatassas’è mpruglià.O
pigliatilibértele(14)e vattenne, O,Pietromio,nonn’aggio chetefà.«Pietro,
Tu
sai,cheiteparlochiare:FagnellalacunsegnaaGiuvanniedde;
Tu
saicheitepozzespodestare Dalla seggiatepasso aluscagniedde.(15)Quanne
sentèSanPietrostitrunàre,TutteluParavisegiàcarenne:
— Pe
caretà,Signore,metterepare,—
La
tigna(16)culimane
se giàsceppenne.Abbattagliavaforteluscuràre: (17)
«Signore!falacausa, e pòluvire,
Pe
na papocchia(18)che t’hanno appurtare,Tu
tanto,tantomfame mo me
crire?!!«
Oh
!PoveroPietro:superpetramhanc, Battia lumonne
ntiero,ch’aggioabbaglià!Mo,
super petramhanc,ntang,ntang, Lispadd’mieme
sent’arramaccà.—
4?—
«
Ma
(19)Jedde ha l’avucate caludefenne,E
pareeh’avessetuttalaragione, Sivene nat’avucato,(sevote tnpenne) Sefà lacausa,esenzaquistione.»«E pureiotel’accordo statuverse,
(Gne
desse GieseCrist’)epureaspette;Ma
pòtepozzedieh’ètempe
perse,Ca
s’èsfigghiàda veromo
lucurpette«Basta...
Ca
siafernura.lopure t’accordoLu tempe
tigneca venenat’aucate.Da mo
da nante nonfacciochiùlu sordo, 50iol’infallibile,enisciun’ ate.» Frattante ca fasciennestucungestora,Trasènnetuttel’anime mparavise, ListatuediPasquino ede Martora, Pure Jupriesce loregn’ avienne mise, San Giovanne, ascètutto presciare,
SanPietromuzzacavalufasulo:
«Lanfallibilitàm’ ha arruvenare!
E
tuttechignecolpa?.,queddu
mulo!Aggio passa cchiù
mbonna
laiumara (20)E mo
im’aggiasperd’intalafodda:Già
ebellamo
è fattalapensala,Ca
de dasciàstuposte nunme
ncodda.Diete alaporta mettonatraversa,
E
digge ca m’hanne
poste carcerato:51
mo
sefalacausa,èbellaepersa,Nu
cuornetras’incielo nat’avucato!»Potenza,1870.
(x)luzerlùso:ilbistetico,ilburberochesiinquietaper niente:taleèlaqualitàcheicontadini attribuiscono a S.Pietro
(a)stu stravise:questo errore.
( 3 )lu attare:bucafattanelleporte perlasciareI*entrata algatto.
(*)èevidente che allude a Napoleone111:nonsicomprende
—
44—
perchèlochiami Luigi Pagliarotta, che èun nomignolo comune fraicontadinidiPotenza.
(5)dova:doga.
(6)appapagnare:presidalia «papagna»(papavero)cioè dormienti.
(7)toctabballa:giocodiragazzi chesifaconlebacchedi unapianta.
(8)vagnenciedde:giovanotto.
(9)nzaianuro:scimunito.
(10)masto Costantine:allude alladonazionedell’Imperatore Costantino alla Chiesa.
(11)limoschearnimuola:Jemoschea volo.
(xa)mefarrìalacannavola:mi farebbe gola.
(13)criàto:servo.
(14)bértele:bisacce.
(15)scagniedde:piccoloscanno; passare,(insenso attivo), dallaseggia aJuscagnovale destituire,punire.
(16)latigna:icapelli.
(17)scurare:disgraziato.
(18)papocchia:fandonia.
(19)Jedde:cioèSanGiovanni.
(20)iumara:fiumana.
XI.
Lu chiù
pizze fredcT è lufuulare 1879
Spolpatene,
Mengenza
mia, Aggio truvàstuchiantalere!(i) Senzafumo
aliciminiereDoppe
deceanne
ca soturnà.Statt’allegra,
nun chiangemme Nun fascemme
licriatureMo
nemagnanime
liscorzedure Appresseavemme
lutallirà.{2) Ancuora èniente,è giuove deroseFigne a tante can’
avvezzamme
A
stadeggiune, e pò negiamme
AddìiziRrocch’a sternegghià.(3)—
45 Paci'enza,paci'enza,Desselu
monaco
alavagnardaDoppe
fattalamustardaCa
defumé
era piglia.(4) Siparlamme avemme
tuorte;So fannonieliragioni
Quanne
sesàcalipatroni JSempe
prima hanne da magnà.Pò
senevenelacamorraDe
liservie cammarieri, Licriati,elicucchieri Li famiglielilacchè.Me
descire:ma
so tant’anneCa
se’rrèmenastansalata,Quanne
luverme
delaNcurnata Liferniscedefaaffuà?A
chièfàveze pòdigg’ ioChe,
crerirecasonosce!Solibonicafignea osce
Nun
ne fannegia urbeà.Ma
simagnano
lipatrone Pure penoihanne da pensare,Che,
ve fùsceve scurdare Lipiattecan’hanne mannà
?Ne mannarene
liricchezze Mobiliesmobilencrusciare,Lu
cuntarore,lumascenare;Che
ne fannedesirerà?Linemici ne descienne:
— Mo
sedievalumascenare.— Cu
lufattes’èduvare D’ osse nerestaa mascenà.(1)Aggiotruvà stu chiantalere:hotrovatouncosìpro- fondo statodimiseria edidepressione.
(a)tallirà:i!boccone saporito,
(3)Pigne a tante ecc.\:finoa chenonciabitueremoa star digiuni,chè alloraandremoastemegghiarcialcamposanto (ziRocchene erailcustode).
(4)lamustarda ecc...:quandosiaccorse che,.,lapietanza nonera riuscitacomeerasuo desiderio.