• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.753, 7 ottobre

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.753, 7 ottobre"

Copied!
20
0
0

Testo completo

(1)

L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI PRIVATI

Anno XV *- Voi. XI \

Domenica 7 Ottobre 1888

N. 758

G - H i I S T R A N I E R I

Anche questa volta il primo passo verso la rea­ zione ci viene dalla Francia ; è questo un sintomo notevolissimo che una nazione, la quale fino a qual­ che tempo fa, ha ostentato di essere e di volersi mantenere alla testa del progresso intellettuale, ora invece si compiaccia quasi di mostrarsi la prima nei provvedimenti che segnano veramente un regresso.

Nelle colonne delVEconomista abbiamo altra volta esposto e sostenuto il concetto che non vi possa es­ sere in un paese vero sentimento e vero godimento di libertà, se non quando profondo ed esteso sia il rispetto per la libertà economica. Fummo allora ac­ cusati di arditezza, anzi di esagerazione ; tuttavia noi persistiamo a credere che è colla schiavitù eco­ nomica che si prepara quella politica, che è colla tirannia nel fatto economico che si arriva ad eserci­ tare e tollerare la tirannia delle manifestazioni po­ litiche; è cedendo nella più utile delle libertà, quella che riguarda i suoi interessi, il suo tornaconto, che un popolo si dispone a diventare indifferente per le lesioni alla sua libertà individuale, alla sua stessa li­ bertà di coscienza. Una popolazione composta di in­ dividui assolutamente nullatenenti non avrà mai una organizzazione politica, non avra nemmeno il con­ cetto della personalità.

Ed è perchè persistiamo in questi concetti, che cre­ diamo essenziali a ben comprendere il senso e l’eserci­ zio della libertà, che vediamo con dolore i nuovi passi che la Francia segna nella via del regresso, lungo la quale ha fin qui trovati tanti solleciti imitatori.

E veramente il passo che compie oggi la Francia è enorme, poiché, ripudiando quei famosi principi di eguaglianza, di fraternità e di libertà che la san­ guinosa rivoluzione di un secolo fa aveva —- sia pure esagerandone il concetto — messi a motto delle aspirazioni avvenire, la Francia distingue, con un de­ creto die sembra di semplice formalità, ma che può diventare odiosamente vessatorio, distingue dai na­ zionali gli stranieri, e perchè stranieri li considera

a priori come nemici da essere sindacati, sorve­ gliati, quasi minacciati ad ogni istante di espulsione.

Alcuno ha mostrato di credere che questi nuovi provvedimenti — i quali, è palese, sono o possono essere il prodromo di altri e più severi — sieno suggeriti dalla politica. Noi riconosciamo volentieri che la politica può aver avuto una parte anche im­ portante per determinare il Governo francese a si­ m ili misure, come in pari tempo non possiamo il­ luderci sino a sconoscere che il decreto contro gli stranieri non è che un passo di più in quella via

malaugurata nella quale ci hanno condotto le mo­ derne presentuose scuole economiche, le quali senza principi, senza guida, senza meta precisa possono bensì avere avuto la forza e la abilità di impadro­ nirsi della cosa pubblica, ma ogni giorno più d i­ mostrano che il guidarla verso il bene generale è superiore alla intelligenza, alla virtù , allo stesso or­ ganismo delle scuole stesse.

Sono le moderne scuole economiche le quali hanno spinti ed incoraggiati i Governi ad obbligare i c it­ tadini a vendere e comperare dove, come ed al prez­ zo che sembri al Governo stesso più conveniente ; è ben giusto che i cittadini, di fronte a questa pre­ tesa onnipotenza ed ogniscenza dello Stato si sentano rim piccioliti, ed esagerando il concetto, oltrepassando l’ intenzione degli stessi maestri, domandino prote­ zione, tutela, aiuto, qualunque volta ostacoli grandi o piccoli si sollevino ad impedire il facile percorso nella via defle ricchezze.

Avete voluto rendere care le manifatture, delle quali lamentavate il buon mercato, vi siete spaven­ tati del basso prèzzo del pane ed avete voluto r in ­ cararlo, perfino il buon prezzo dell’argento vi ha commosso ed avete istituiti dei Comitati per ottenerne quella che chiamaste riabilitazione ; era possibile che questo chauvinisme economico non generasse anche un chauvinisme per le persone e non spingesse i Go­ verni a mettere ostacoli alla locomozione degli uo­ mini che sono i produttori, se se ne erano messi tanti al trasporto ilei loro prodotti ?

E non vi ha dubbio che altri Stati imiteranno la Francia, e dalle leggi per disciplinare amministra­ tivamente ed in modo speciale gli stranieri, si pas­ serà ad impor loro delle lotte speciali ; si ispirerà a poco a poco nel popolo il sentimento di conside­ ra rli come nem ici; mutatis mutandis ritorneremo ancora — sebbene'* con modi più dolci e con forme meno crude — all’antico concetto greco e romano che, fuori dei propri 'cittadini, tutta la umanità fosse composta di barbari.

Negli Stati Uniti si espellano i cinesi o se ne impedisce la immigrazione; in Germania si muove guerra ai proprietari polacchi o russi e si eccitano e disciplinano emigrazioni dall’ una all’altra provin­ cia del Regno per sostituire coi nazionali coloro che stranieri di razza e di lingua dimorano sul suolo nazionale. In Francia si comincia a far la lista degli stranieri per tendenza alla protezione del lavoro na­ zionale e si finirà colle tavole di espulsione.

(2)

prò-654

L’ E C O N O M I S T A

7 Ottobre 1888

lezionista le poche gloriose gesta della scuola dei so­

cialisti di Stato.

Noi ormai speriamo poco nella moderazione dei nostri avversari e tanto meno nella loro conversione ; ma, pure assistendo con rammarico grandissimo a queste dolorose aberrazioni dello spirito pubblico, quasi invochiamo che si vada sollecitamente fino in fondo, giacché ancora ci'rimane la speranza di trovare

salutem ex nimicis nostris.

IL c o n IELLE s o m « M I T I I t i l t

Non sappiamo se la coopcrazione abbia in Italia degli avversari dichiarati, ma ad ogni modo è certo che gli scettici a suo riguardo non fanno difetto. Noi deWEconomista sentiamo di non poterci ascri­ vere nè tra gii avversari, nè tra gli scettici e senza condividere certe illusioni e certe speranze a nostro avviso esagerate, simpatizziamo vivamente con la cooperazione. Ma la nostra sincera e disinteressata simpatia per un movimento economico che è affatto volontario, che trae la sua origine da sentimenti in generale nobilissimi e degni di lode, non ci ha mai impedito di esprimere schiettamente il nostro pen­ siero sull’ indirizzo che nel nostro paese e fuori di esso la cooperazione ha assunto. Egli è per que­ sto che allorquando, due anni or sono, assistendo al Congresso di Milano, abbiamo potuto notare certe malsane tendenze, dei pregiudizi economici, degli errori di metodo, abbiamo detta chiaramente la no­ stra opinione senza curarci se essa poteva spiacere a qualcuno. Nel fatto questo è avvenuto e in alcuni scritti intorno a quella prima riunione dei coope­ ratori italiani non siamo stati trascurati e i nostri giudizi furono argomento di critiche e anche di qualche frecciata al nostro indirizzo. Ma l’ esperienza ci ha provato che gli appunti da noi mossi al Con­ gresso di Milano non erauo senza fondamento, per­ chè, lo riconosciamo con soddisfazione, certi difetti, se non sono scomparsi del tutto, sono molto meno gravi e le discussioni vanno assumendo un carattere più positivo, più pratico.

Ci sono due modi per convincere intorno ai p rin ­ cipi che si vogliono difendere e diffondere; l’ uno procede per via di ragionamenti, di fatti e di dati ; I’ altro sì afferra alla declamazione e abusando della eloquenza cerca impressionare più che convincere. È questo ¡1 sistema adottato spesso dagli oratori dei nostri Congressi e a quello delle cooperative è stato da taluno il preferito. Ciò contrasta notevolmente con le concioni tenute nei vari Congressi inglesi che sono ormai più di venti e nei quali gli argomenti, pochi e importanti, sono trattati con molta compe­ tenza dai più autorevoli e con uno spirito pratico piuttosto raro sul continente. Noi abbiamo sott’ occhio oltre 70 opuscoli pubblicati dall’ ufficio centrale delle cooperative inglesi e contenenti discorsi o memorie lette in varie riunioni, tenute in epoche diverse. Chi vuol farsi un’ idea del carattere eminentemente pratico di quei discorsi, alieni dal pretendere di risolvere i problemi economici e sociali, non ha che a consultare quel ricco materiale pubblicato dall’ ufficio centrale delle cooperative inglesi e per vedere quale distacco esiste ancora nella maniera di considerare la coope­

razione tra gli inglesi e gli italiani, basterebbe pa­ ragonare uno dei discorsi inaugurali del Congresso di Bologna con quelli di Lord Derby, di Lord Morley, del Jones, del Neale tenuti nei Congressi di questi ultim i anni.

Molto si progredito anche in Italia, lo ripetiamo, ma molto rimane a fare nell’ opera di epurazione delle idee per così dire, affinchè i cooperatori lascino ai dottori di filosofìa sociale la cura di approfondire o meno le così dette questioni sociali. Business is bu­ siness, usan dire gli inglesi, gli affari sono affari e la cooperazione che ha anzitutto uno scopo econo­ mico, se lo ha da raggiungere dev’ essere conside­ rata in sè e per sè stessa, in relazione al suo fine, senza divagazioni e senza invadere il campo dei declamatori e dei riformatori a buon mercato.

Queste considerazioni ci sono venute alla mente leggendo i resoconti del Congresso delle cooperative tenuto a Bologna nei passati giorni e del quale ren­ deremo ora conto sommariamente. Assistevano al Congresso, come avevamo già preannunziato, due illustri campioni della cooperazione in Inghilterra G. J. Holyoake ed E. Vansittart Neale, i quali, come già lecero a Milano, con un breve ma concettoso discorso esposero idee giustissime ed elevale consi­ derazioni sulla cooperazione e sui suoi benefici. L 'a v­ vocalo Romussi, segretario del Comitato, ha letto una relazione langa ed interessante dalla quale reputiamo utile togliere alcuni dati, che se non soddisfano com- p.etamente il desiderio da noi già espresso che venga tentato di compilare una statistica completa, servono tuttavia a dare una idea approssimativa dello sviluppo che la cooperazione ha preso in Italia. Dopo il secondo Congiesso, tenuto I anno scorso a Milano, sono sorte 10o nuove società cooperative e dalle notizie rac­ colte dal Dottore Bassi risulterebbe ohe esistono in Italia 1111 cooperative delle quali 109 di credilo, 176 di produzione, 63 di costruzione, 229 latterie sociali, 31 agearie, 43 forni, 403 di consumo e il resto di varie forme.

In questa statistica hanno gran parte le cooperative dell Emilia studiate dal Rava, e cioè 52 di credito, 11 di costruzione di case operaie, 17 di consumo, 27 magazzini, forni e spacci e 36 di produzione e lavoro.

(3)

7 Ottobre 1888

L’ E C O N O MI S T A

655 1878 la causa dell’ insuccesso di molte cooperative

di produzione.

Lo stesso sig. Romussisi occupò anche dello sviluppo grandissimo che ebbero fra noi le società di produ­ zione; e citò ad esempio quelle di Snmpierdarena dove la società di produzione meccanica, forte di 700 soci e con un capitale di 41,550 lire costruì tre piro­ scafi, la società di costruzione di Genova che ha fabbricato 401 appartamenti e ne ha in corso di costruzione oltre 500 per il valore approssimativo di 5 milioni.

Rammentò i muratori di Milano cbe l’ anno scorso, usciti appena dallo sciopero avevano radunate le prime azioni e quest’anno si presentavano forti di lavori compiuti per 100,000 lire : ed hanno pensato una forma nuova di estrinsecare la loro attività. Hanno comperalo un pezzo di terreno sul quale tutte le domeniche converranno mille muratori ad erigere le case: invece della mercede i lavoratori riceveranno un bono che si tradurrà in azioni della società la quale, colia sola spesa dei materiali di­ venterà proprietaria di un grande edifizio. Parlò della colonia sociale di Cittadella sorta per opera del Con. Mori e di Gio. Rossi, e diede altri esempi ab bastanza luminosi, fermandosi sulla Romagna — cui disse spettare il trionfo maggiore — e specialmente sulle associazioni de’ braccianti di Ravenna, Forlì, Bagnacavallo, Cotignola e Faenza e ne spiegò dif­ fusamente l’organismo.

Il discorso veramente inaugurale è stato fatto dal- l’on. Luzzalti, presidènte effettivo. L'on. deputato con­ siderò la cooperazione in riguardo alla scienza eco­ nomica e a tutta la questione sociale. 11 suo discorso solleverebbe non poche obbiezioni e potrebbe dar luogo a una discussione su principi fondamentali ; ma ciò ci porterebbe troppo lontano. Ne riferiamo alcuni punti :

« La cooperazione, cbe ebbe i suoi inni trionfali, non ha vinto ancora colla gloria l’ invidia: non manca di detrattori pertinaci.

« Quali sono i vostri intendimenti? Oscillanti fra l’antica economia politica, che a nome di fantasticate armonie prestabilite assolve e giustifica tutte le in ­ giustizie e le ineguaglianze sociali, e le nuove dot­ trine sociologiche e socialistiche, voi, cooperatori, rappresentate ornai l’ impotenza e la sproporzionalità tra i fini immensi e i piccoli mezzi cbe presumete idonei a raggiungerli ; voi state creando una nuova aristocrazia del lavoro; ma lasciate intatte, e rese piu cocenti dall’ invidia dei vicini paragoni, le pro­ fonde miserie delle moltitudini.

« Questa è la principale obbiezione, che ci mosse anche di recente un grande scrittore, il quale esprimo le opinioni dei socialisti anarchici e intransigenti. E ne profittano subito con gioia certi conservatori a fine di assalire la cooperazione; poiché, in politica come in economia, essi non si peritano a giovarsi delle opinioni degli anarchici per impacciare il pro­ gresso dell’ umanità.

« Rispondiamo a costoro con modesta fierezza, quale si addice a uomini consapevoli della loro grave re ­ sponsabilità ; noi cooperatori non pretendiamo di r i­ vedere le bozze della, creazione, che non ci pare errata nelle sue linee eterne e fondamentali, noi non aspiriamo a riformare colla violenza la società fog­ giandola secondo i disegni essenzialmente unilaterali e mediocri sognati da pochi cervelli e per ciò solo inferiori a quelle creazioni spontane, originali e fe­

conde che da sè elaborano le umane società, ma vogliamo ertile virtù della previdenza e dell’associa­ zione, affinate dall’esercizio, aiutate dall’ incremento continuo o naturalmente livellatore del progresso, redimere il lavoro, mutando gradatamente, per evo­ luzione organica e spontanea, senza violenze o so- perchierie, senza disconoscere la funzione legittima del capitale, il salarialo in compartecipe, il lavorante dipendente in cooperatore sovrano. » .

E dopo aver accennato splendidamente agli esempi forniti dalITnghilterra e all’opera illuminata e feconda degli illustri inglesi che sedevano al banco della pre­ sidenza così si pronunciò intorno alle leggi sociali e all’aiuto integratore dello Stato :

« I cooperatori non escludono le leggi a giusta tu­ tela del lavoro e dei lavoranti. Ma queste rechereb­ bero in atto il più mostruoso panteismo di uno Stato assorbitore delle energie individuali e della d i­ gnità dei lavoratori, se non avessero il loro contrap­ peso in una solida base di libere e fiorenti coope­ razioni.

« Nell’ Inghilterra, ove la cooperazione potente dà asilo, tutela e libertà elfettiva ai lavoranti, le leggi sociali compiono l’ edificio delle grandi riforme colla loro opera; la quale non può essere che di comple­ mento, e mai di sostituzione alle energie individuali. »

E dopo altre considerazioni cosi conchiuse:

« I cooperatori non esercitano un monopolio del bene; non creano una nuova aristocrazia. Essi sono gli esploratori di nuove vie, in fondo alle quali stanno — mèta bramata a benefizio di lu tti — le soluzioni possibili, non utopistiche, dei problemi so­ ciali, che ci affannano. Per ritrovarle siamo mode­ sti, salviamoci — dubitando e pur cercando con candore — dal peccato, che è indizio di decadenza dei partiti conservatori e anarchici ; salviamoci, o signori, dalle illusioni della infallibilità. »

Abbiamo detto cbe non possiamo esaminare ora il discorso dell’on. Luzzatti, perchè dovremmo occupare uno spazio cbe ci manca. Potremo farlo un altra volta, ma intanto non possiamo passare oltre senza far notare a ll’on. Luzzatti che l’economia politica non è punto avversaria Iella cooperazione e che non vi è tra esse un antagonismo necessario. Qualunque sieno i resultali avvenire della cooperazione, essa non è che uno svolgimento ulteriore del sistema economico che dominava al sorgere della scienza e ohe dominò e dominerà ancora per molto tempo. Il concetto della cooperazione quale lo formulò I’ on. Luzzatti, ci è sembrato a giudicare dal suo discorso, piutto­ sto indeterminalo, nebuloso, il che spiega anche al­ cune contraddizioni cbe si possono rilevare nelle pa­ role da lui dette a Bologna.

I lavori del Congresso sono cominciati con la discussione sul 1° te'ma : i rapporti dei gruppi re­ gionali o speciali colla federazione delle cooperative italiane. Su questo tema riferì il prof. Gobbi. Dopo varie raccomandazioni dei signori Nathan e Ronchi il regolamento cbe dà vita e norma alla federazione delle società cooperative venne approvato in vìa prov­ visoria o di esperimento. Essendo stato invertito l’or­ dine del giorno l’avv. Manfredi riferì poscia sul te­ ma 4° e cioè selle disposizioni fiscali relative alle società cooperative. È questo un punto sul quale divergiamo completamente e possiamo dire a priori,

perchè siamo contrari a qualunque privilegio fiscale, il quale si risolve in una enorme e deplorevolissima ingiustizia a danno di tutti quelli che non fanno

(4)

656

L ’ E C O N O M I S T A

7 Ottobre 1888

parte delle cooperative. Quando il Congresso propu­ gna la abolizione del dazio consumo noi siamo con lui, perchè abbiamo sempre condannato quella imposta medioevale, ma il principio dell’uguaglianza dinanzi alla legislazione fiscale, sia pure assurda e condan­ nabilissima, dovrebb’essere mantenuto illeso. Le coo­ perative invece si sono sforzate in passato e si sfor­ zano ancora a ottenere esenzioni. Queste le avvan- taggeranno materialmente, ma moralmente no, perchè i privilegi suscitano sempre l’ avversione di quelli che non sono chiamati a goderli. 11 Congresso, manco a dirlo, ha chiesto nuove esenzioni dal dazio consumo, confermando i voti espressi nelle riunioni precedenti.

Una interessante discussione venne poi fatta sul tema della istituzione dei sindacati agricoli. Il relatore avv. Basilio ricordò ciò che è stato fatto in Francia, ove se ne sono già istituiti oltre, a 500. Ne indicò la utilità e i vari modi di funzionare, specialmente per acquisti di sementi ed altre cose più necessarie agli agricoltori ; parlò pure del modo di costituirli legalmente. Presentò un ordine del giorno affinchè il Governo proponga una legge, sul genere di quella Irancese, sui sindacali agricoli come istituzioni auto­ nome fra proprietari, fittaioli e agricoltori per acqui­ sti di concimi, sementi ecc.

Fu osservato, non senza ragione, che non si può fare una legge su ciò che ancora non esiste e che i Comizi agrari fanno alcuni uffici analoghi a quelli dei sindacati francesi. L ’ on. M. Ferraris espose la opinione che nel Codice di Commercio vi sono di­ sposizioni sufficienti e non occorrono leggi speciali e si fini per approvare un ordine del giorno dello stesso Ferraris che fa voto per la istituzione e dif­ fusione dei sindacati e istituzioni cooperative regionali. L ’ ultimo argomento discusso dal Congresso è stato quello delle Società dei braccianti che, come è noto, si trovano principalmente in Romagna. Il relatore di questo tema fece la storia di quelle So­ cietà, notando le vicende attraversate da varie di esse. Considerò la loro azione rispetto ai salari e notò che sono un po’ slegate tra loro. Si dichiarò favorevole a una federazione tra le Società de’brac- cianti. Esaminando poscia i modi m igliori per aiutare coleste Associazioni propose che il movimento sia incoraggiato dal Governo e con speciali patronati ; che si compili uno Statuto modello ; che le Asso­ ciazioni si confederino ; che si modifichi la legge sui lavori pubblici e sulla contabilità dello Stato facilitando alle cooperative di lavoro di prender parte agli appalti, e si autorizzino i pagamenti a conto sui lavori come in Francia.

Le proposte del relatore, prof. Rahbeno, sollevarono una lunga e vivace discussione. L’ on. F erri Enrico respinse i patronati perchè ha paura dei patroni e deplora che le varie forme di cooperazione sieno troppo isolate le une dalle altre. Nella vita queste forme di cooperazione sono intrecciate in modo vivo e vitale ; citò in proposito il Mantovano dove le Cooperative sono figlie delle Società operaie. Egli vorrebbe che le Società di mutuo soccorso si tra­ sformassero e rivolgessero gran parte dei loro capitali alla Cooperazione. Queste idee dell’ on. F e rri furono combattute dall’ onor. Ferraris il quale espose, con franchezza, opinioni che reputiamo giustissime. Fece osservare che le Società di mutuo soccorso hanno ancora molto cammino da percorrere, domandò per­ chè le Società dei braccianti, ossia le Cooperative di lavoro, debbano sdegnare il concorso del capitale, se

è appunto di esso che abbisognano; respinse infine alcune conclusioni del relatore, perchè non vuole privilegi e il privilegio non è che il patronato del Governo. Crediamo che l’onor. Ferraris sia stato il solo tiratore del Congresso di Bologna che non si sia lasciato trascinare dalla corrente dominante e favo­ revole alle domande di privilegi. L ’ idea di trasfor­ mare le Società di mutuo soccorso in cooperative di lavoro non ci pare buona, nè consigliabile. Sono Società che hanno una missione loro speciale e lo esempio dell’ Inghilterra dove vi sono a un tempo le Società di resistenza (trade-unions) le Società cooperative di consumo e di produzione e le Società di mutuo soccorso (friendly Societies) non dovrebbe essere trascurato perchè dimostra che presentano tutte la loro utilità speciale.

A ltri oratori hanno parlato su quel tema e tra essi, P onor. Luzzatti, il prof. D’Apel, l’ on. Ferrari Luigi e si finì per votare quest’ ordine del giorno:

Il Congresso plaudendo all’opera emancipatrice dei lavoratori di varie regioni d’Italia e specialmente delle Romagne e del Mantovano : opera di ordina­ mento e di previdenza, costituente una lega dei de­ boli che tenta di debellare la speculazione egoistica dei forti, ed iniziante una radicale trasformazione nelle imprese di lavori pubblici, fa voti:

a) perchè questo movimento, nuova o preziosa

gemma della cooperazione italiana , si diffonda, in­ coraggiato da un liberale concorso del Governo e della nazione tu tta ;

b) perchè _ si compili uno statuto modello per­

le Associazioni di lavoratori, avente per ¡scopo di render loro possibile il conseguimento dei fini che si propongono, di dar loro tipo schiettamente coope­ rativo ; pur consentendo ad esse di disporre dei loro capitali per tutti gli atti che mirano al migliora­ mento delle condizioni del lavoro ;

c) perchè le associazioni dei lavoratori di cia­ scuna regione o provincia si confederino fra loro per porgersi reciproco aiuto, assumere lavori in comune, organizzare in comune il credito ed evitare di farsi concorrenza l’una l’altra ;

d) perchè si modifichi la legislazione attuale sulla

contabilità generale dello Stato, e su tutti gli enti morali, in base ai seguenti criteri :

1° accettare come garanzia dei lavori assunti

dalle Associazioni di lavoratori o un deposito del 2

par 100 dell’importo del lavoro, o la ritenuta del 15

per 100 sulla situazione dei lavori ;

2° Facoltizzare lo Stato, le provincie, i comuni e tutti gli altri enti morali a concedere lavori per trattative private per qualunque valore alle Associa­ zioni di lavoratori ;

_ 3° Obbligo di preferire negli incanti a prezzo di perizia le Società di lavoratori ;

4“ Adozione negli appalti di un sistema di pa­ gamento quindicinale.

(5)

7

Ottobre 1888

L’ E C O N O M I S T A

657

rapporti tra il capitalo e il lavoro e sopratatto la danneggia e temiamo forte la trarrà a rovina la mania aggravatasi di volgere gli occhi verso lo Stato chiedendo al Governo la tutela, i favori, il suo in - lervento. Facciano i cooperatori con le loro proprie forze, si affidino a se stessi, alla loro intelligente e operosa iniziativa, ne trarranno veri e duraturi van- lao-gi e potranno assidero la cooperazione sulla base salda e sicura dei costumi, della bontà intrinseca della istituzione, anziché sulla fragile e mobile vo­ lontà dei governanti. Ma è tanto più facile e spedito invocare i favori del Dio-Stato !

RICCHEZZA MOBILE

E ASSLCÜEAZIONI SU LLA V ITA

Fra i disegni di legge stati presentati alla Camera e non peranco discussi, ve n’ è uno, che si trova allo stato di Relazione, dal titolo « Disposizioni con­ cernenti l’ imposta di ricchezza mobile a carico della Società di assicurazioni sulla vita dell’ Uomo. » Esso è molto breve e cosi concepito:

Articolo Unico

« Nel reddito delle Società di assicurazione mutua e a premio fisso, sulla vita dell’ uomo, da accertarsi agli effetti dell’ imposta di ricchezza mobile in base al bilancio, compilato in conformità del modello ap­ provato col R. Decreto del 9 gennaio 1887, N. 2398, non vanno comprese le somme destinate a costituire la riserva matematica. »

« La presente disposizione comincierà ad essere applicata nell’ accertamento dei redditi da assogget­ tarsi all’ importo per Tanno 1889. »

La riserva matematica, per chi non lo sapesse, è la somma che le Società di assicurazione sulla vita, alla chiusura di ogni esercizio, debbono de­ trarre dai premi riscossi nell’anno per costituire un fondo che faccia fronte ai rischi assunti e non estinti, cioè al debito contratto verso gli assicurati. Si noti che cotesta somma da detrarsi dal premio annuo cui l’ assicurato paga, costituisce la maggior parte del premio stesso. Il rimanente rappresenta ciò che alla Società è pur dovuto per supplire alla spese diverse d’amministrazione, per pagare le tasse ed anche perchè essa dal proprio lavoro ritragga un giusto guadagno. Ora quanto rappresenta un guada­ gno vero e proprio della Società, è naturale che si consideri dal fisco come un reddito imponibile e venga colpito, alla pari di tutti i redditi, dall’ imposta sulla ricchezza mobile; e ciò tanto se viene distribuito agli azionisti, ove si tratti di Società per azioni, quanto se viene erogato in altro modo, per esempio a scopo di beneficenza, quanto finalmente se viene messo da parte per aumentare il capitale e consoli­ dare l’ impianto sociale, ossia se viene, come sogliono dire i ragionieri, passato a riserva. Ma questa ri­ serva, il cni nome corrisponde al significato più co­ mune che gli si dà nelle amministrazioni, è cosa ben diversa dalla anzidetta riserva matematica. Una è il frutto godibde del lavoro clic si è esercitato, l’altra è il mezzo, lo strumento per esercitarlo; una è un guadagno, un reddito netto, l’altra rappresenta una porzione d’ un debito verso l’assicurato, ed è solo conservandola, cumulandola con quelle consimili so­

praggiungenti ogni anno alla stessa data, ed unen­ dovi gli interessi composti di tutte,-che il debito alla scadenza potrà essere pagato; una pertanto è tassa­ bile, T altra no.

Eppure ci sono stati in questi ultim i anni alcuni agenti delle imposte, i quali, prendendo abbaglio, in modo che ci pare alquanto grossolano, sulla confor­ mità della parola, non hanno saputo, o voluto, por mente alla diversità grandissima della cosa, ed hanno preteso di colpire coll’ imposta anche le riserve ma­ tematiche. Ma ciò che è più strano si è che, por­ tata più volto lo controversia dinanzi all’ Autorità giudiziaria, si ebbero alcune sentenze favorevoli ai rappresentanti dell’ Erario. — È poi anche notevole il fallo che lo stesso Governo con una sua disposi­ zione manifestava il convincimento che la parte del premio annuo pagato dagli assicurati, destinata dalle Società a far fronte a suo tempo, insieme cogli in ­ teressi composti, agli impegni assunti verso gli as­ sicurati medesimi, non fosse materia imponibile. La disposizione in discorso è il R. Decreto 9 gen­ naio 1887 n. 2398, con cui venne prescritto alle Società di assicurazioni il modulo secondo il quale esse devono redigere e presentare i propri bilanci. Esso modulo vuole che da una parte sia portata in entrata nel conto profitti e perdite, la riserva ma­ tematica stabilita alla chiusura del precedente eser­ cizio, ma che dall’ altra siano portate in passivo le somme pagate durante I’ esercizio e la riserva ma­ tematica per i rischi futuri. Anzi il predetto Decreto non adoperò neppure la formula riserva matematica,

benché generalmente adottata dalle Società, la quale come si è visto, è stala sorgente di equivoci. Ado­ però invece T altra : Ammontare delle quote di premio destinate all' adempimento degli obblighi futuri ; la quale ha il pregio di indicare chiara­ mente la natura e lo scopo della cosa a cui si riferisce.

Non abbiamo sott’ occhio le sentenze contrarie alla tesi e al legittimo interesse delle Società d’ assicu­ razioni e davvero non sappiamo immaginarci a quali argomenti abbiano potuto appoggiare il loro dispo­ sitivo. Ma non importa : ch’esse non abbiano bene interpretato il pensiero del legislatore, questo lo prova, che il legislatore stesso ha sentito la ne­ cessità di intervenire con una legge nuova che non avrebbe dovuto essere come invece oggi è, neces- | saria: quella proposta alla Camera dei deputati e

più sopra riferita testualmente.

La Commissione parlamentare incaricata di esa­ minarla la approva can elogio e fa sua la prima parte dell’ articolo unico. In quanto al capoverso, propone di modificarlo come segue :

« La presente disposizione sarà applicala nell’ac­ certamento dei redditi 'da assoggettarsi all’ imposta per l ’ anno 1889 e negli accertamenti di redditi r i­ spetto ai quali il giudizio sia tuttora pendente ».

E T equità di questo temperamento viene assai bene dimostrato dalla relazione della Commissione che così si esprime:

(6)

So-658

L ’ E C O N O M I S T A

7 Ottobre 1888

cietà d’Assicnrazifme sulla vita, non si comprende­ rebbe come il Governo stesso potesse credersi au­ torizzato n continuare a sostenere, dinanzi alle Au­ torità competenti, pretese che se pur possono appog­ giarsi sai lesto letterale della legge attnale, si rico­ noscono dal Governo stesso, di fronte allo spirito della legge, infondate. »

Diremo da ultimo die alcuni giornali lianno sol­ levato la questione se non sarebbe giusto che si ag­ giungesse alla legge proposta una disposizione in ­ tesa a far rimborsare alle Società rimaste soccom­ benti in giudizio le somme fatte loro indebitamente pagare per titolo di cui si è discorso fin qui.

tl nostro parere è per il no. Nessuna autorità sta sopra all’ Autorità giudiziaria nel decidere su que­ stioni di mio e di tuo tra privati cittadini e anche tra i cittadini e lo Stato. A un altro potere spetta fare le leggi, ad essa interpretarle in ordine ai casi concreti che le si presentano ; e' nulla è più rovi­ noso della confusione dir poteri nell’ andamento di uno Stato, l i in facoltà del Governo e del Parla mento proporre e rispettivamente approvare leggi il cui contenuto contraddica (e siamo nel caso) alla interpretazione data dai tribunali a leggi preceden­ temente in vigore. Ma finché queste non siano state abolite o modificate dalle nuove, l ’ interpretazione loro data da chi è competente a darla deve far legge anch’essa. Potrà talvolta essere intrinsecamente er­ ronea, come crediamo sia stata questa volta, ma uf­ ficialmente e negli effetti pratici non è ammissibile la si consideri tale, giacché res judicata pro ven ­ tate habetur. Lo stesso fatto che i competenti Poteri hanno sentito la necessità d’ nna legge nuova la cui applicazione sia diversa da quella della 'egge finora vigente,

é

una riprova che quest’ ultima aveva o deve considerarsi avesse un significato conforme a quello che i tribunati hanno creduto doverle attri­ b u ire ; altrimenti la legge nuova sarebbe superflua, non facendosi mai fina legge per interpretarne un altra, all’ interpretazione di tutte essendo preposti, giova ripeterlo, soltanto i magistrati.

Come dato di fatto, crediamo sapere che il danno delle Società non è stato finora di molto rilievo. Poteva divenir tale eoll’ nndar degli anni, ma il r i ­ medio arriva a tempo.

IL COMMERCIO D ì VENEZIA

La Camera di Commercio di Venezia pubblica il consueto rapporto annuo del suo Comitato di stati­ stica per il 1887. Rendendo conto del volume del- I’ anno precedente (vedi n. 697 dell’ Economista)

lodavamo il rapporto del Comitato, ma esprimevamo in pari tempo il voto che alle interessanti e sempre competenti osservazioni sul movimento della navi­ gazione e del commercio, venissero aggiunti dei mag­ giori particolari sullo svolgimento che le più impor­ tanti industrie hanno avuto nel corso dell’ anno, su quello prevedibile, che sono per avere, sulle difficoltà che incontrano, sai consigli da seguirsi per supe­ rarle.

Quest’ anno invece la Camera di commercio di Venezia pubblica le tavole statistiche del movimento commerciale o di navigazione e non le fa precedere

né seguire da una sola parola (|j commento. — Non sappiamo se i eomponenti il Comitato ed i preposti alla Camera abbiano un ehiaro concetto dello senpo a cui deve servire In pubblicazione di una statistica commerciale, ma possiamo dir loro che questo scopo non si raggiunge assolutamente mettendo alla luce un volume di quasi duecento pagine tutto di cifre senza lina riga di illustrazione ; diremo di più, la Camera di Commercio non adempie al suo compito verso j propri amministrati rendendo loro conto in tal modo di fatti i quali toccano così davvicino l’ interesse di una importante città come é Venezia. E ne'Ie pre­ senti circostanze noi diremo, che questa traseuranza

od indifferenza del Comitato e della Camera somiglia .quasi ad una colpa, poiché è noto che il m ovi­

mento commerciale di Venezia segnò uno sviluppo notevole in questi ultimi tempi; e come era e doveva essere desiderio di tutti avere notizie e giudizi in­ torno a questo lietissimo fatto, così era veramente

doveroso, per chi ha assunto il compito di rap­ presentare Venezia commerciale di dare intorno a questo fatto le maggiori illustrazioni e le piu ampie notizie.

Nell’ Economista abbiamo avuto occasione di rias­ sumere ed analizzare degli importantissimi lavori ohe altre Camere di commercio italiane ed estere di grande e di piccola importanza pubblicano sullo stato e sul movimento economico del loro distretto, e non fummo parchi di lodi ; — siamo dolentissimi di dover sug­ gerire alla Camera di Venezia lo studio di quello che fanno le altre consorelle, per trarne argomento di imitazione. Non é così che le autorità di un paese, che non ha certo fama di soverchia attività, pos­ sono contribuire a fargli meritare diverso giudizio.

Ciò premesso, daremo brevemente conto delle cifre che ci presenta-o i prospetti raccolti nel volum e; e cominciamo dalla navigazione.

1 navigli entrati nel porto durante il 1887 fu ­ rono 3021 per tonnellate 967,613, e notiamo subito che durante I’ u'timo decennio 1878-1887 in nes­ sun anno vi fu tanto tonnellaggio come, nel 1887 e soltanto nel 1883 si ebbe un numero di navigli leg­ germente maggiore. A questo movimento contribui­ rono 376 navigli per tonnellate 83,933 di prove­ nienza italiana, e 2145 per tonnellate 881,660 di provenienza estera. L ’ Italia meridionale diede 36,534 tonnellate. 26,140 la Sicilia, 12,951 le coste adria- tiche dell’ Italia centrale, e poco più di 10,000 ton­ nellate il genovesato ed il veneto. Dall’estero le mag­ giori provenienze furono dalla Gran Brettagna. 289,000 tonnellate, dall’impero Austro-U 'garieo, 264.000 ton­ nellate, dalla Russia. 65,000, dall’Egitto 61,000, dalla Turchia 48,000, dalle Indie orientali 43.000, dalla Francia 37,000, dalle Isole .Ionie 51,000, Un im ­ portante aumento durante il decennio è fornito dalla Russia, specialmente nel 1887 e certo per la mag­ giore introduzione dei grani, ed è pure importante l ’ aumento delle provenienze dell’ Anstria-Ungheria.

Soffermandoci un momento sulle cifre che riguar­ dano il naviglio a vapore troviamo nel decennio le seguenti cifre di bastimenti a vapore entrati carichi nel porto di Venezia :

N u m ero T o n n e lla g g io

1878 616 441,895

1879 663 457,180

1881 647 460,660

(7)

7 Ottobre 1888

L ’ E C O N O M I S T A

659

N um ero T o n n e lla g g io 1882 845 617,304 1883 832 611,834 1884 779 622,075 -687,349 1885 923 1886 689 589,397 1887 1083 811,308

In quanto alia bandiera, i navigli entrati si divi­ devano in .1613 eoi bandiera italiana e con tonnel­ late 508,5-47 o 1406 di bandiera estera con tonnel­ late 639,268 ; di questi ultimi il maggiore contingente era fornito dalla bandiera Austro-Ungarica con 981 navigli per 197,759 tonnellate, e dall’ inglese con 333 navigli con 431,400 tonnellate.

Passando ora al movimento commerciale comples­ sivo, troviamo che in quanto al valore la importa­ zione fu di L. 227,248,810, cioè inferiore di 8 milioni circa alla media del decennio e di 7 milioni circa a quella del 1886; la esportazione fu di L. 186,830,979 cioè inferiore di 2 milioni circo alla media del decennio e di 11 milioni alla cifra dell’ anno precedente. Se si esamina invece la quantità delle merci impostate e di quelle-esportate, si ha che le prime salivano a 9,581,224 quintali, con aumento di 2 milioni sulla media del decennio e di 280 mila quintali sull’anno 1886; e le seconde di quintali 6,23/8,611, con au­ mento di uu milione e mezzo di quintali sulla me­ dia del decennio, e di circa 500 mila quintali sul 1886. —- Vi è adunque un notevole ribasso nei prezzi? E di quali prezzi tieu conto la Camera di Commercio di Venezia? — Non vi è una sola pa­ rola che spieghi il va'ore assoluto o relativo da at­ tribuirsi a quelle cifre. Dei 227 milioni di lire di importazione avvenuta nel 1887, tennero la via di mare 132 milioni, con una diminuzione di quasi 15 milioni e mezzo su1 1886, e delle esportazioni che furono del valore di 187 milioni, solo 34 tennero la via di mare, con un aumento di quasi 10 milioni e mozzo a paragone del 1886; perciò il movimento per via di terra e fluviale fu di 93 milioni, con aumento di 6 milioni e mezzo per la importazione e di 152 milioni e mezzo, con diminuzione di 21 milioni per la esportazione.

La Camera di Commercio divide le merci impor­ tale ed esportale in 43 gruppi, di cui i più impor­ tanti per la importazione sono: i cereali 29 milioni, tra cui 520,000 lire di ave a dalla Russia e 519,000 dalla Romania, 1,700,000 lire di frumento dalla Rumenia e 10 milioni dalla Russia, 2 milio. i di riso dalle Indie Orientali e 600,000 dal Giappone; le manifatture e filati diversi per 26 m ilioni, tra cui quasi sei milioni di cotonerie, e di queste quasi 2 m ilioni e mezzo dalla Gran Brettagna, sei milioni e mezzo di lanerie, e di queste un milione pure dalla Gran Brettagna ; . sette milioni di telerie e di queste oltre uu milione dalla Gran Brettagna ; gli oli fissi diversi per 17 m ilioni, dei quali 16 mi­ lioni di olio di oliva, quasi tutto proveniento dal Napoletano (12.7 milioni) e dalle Isole Jonie (1.7 milioni) ; — Yacquavite, spiriti, vini, aceto e birra

dà oltre 17 m ilioni; e vi sono 11 m ilioni ili vino comune, di cui 4 e mezzo proveniente dal Napole­ tano ed uno e mezzo dalTAustria-Ungheria ; 3 mi­ lioni e mezzo di vini di lusso, quasi tutti provenienti dalla. Sicilia e dalla Turchia — il cotone greggio

dà 14 milioni di entrata, dei quali 10 dalle Indie

Orientali; — i metalli greggi o lavorati hanno dato 13 milioni di importazione, tra cui 5 milioni e mezzo di acciaio lavorato, 2 milioni e mezzo di ferro bat­ tuto e cilindrato, 2.7 milioni di ferro fuso; — i

combustibili entrarono per 11 milioni e mezzo, dei quali 8 di carbon fossile, quasi tutto dalla Gran Brettagna, due milioni e mezzo la legna da fuoco, quasi tutta dall’ Impero Austro-Ungarico.

Nella esportazione le seguenti sono le cifre principali: i cereali per 26 milioni, di cui 10 milioni di fru ­ mento, 10 milioni di farina di frumento, destinala per 5 milioni nel Napoletano e per oltre un milione nella Sicilia; 2,6 milioni di riso con lo lla ; un mi­ lione di riso brillato, esportato per mezzo milione nell’Impero Austro-Ungarico; — le manifatture e filati diversi danno una esportazione di 20 m ilio n i, dei quali 4,2 ili cotonerie che vanno specialmente nel Napoletano e-nelle lid ie Orientali; 2.8 milioni di lanerie destinate specialmente nel Napoletano, nella Sicilia e nella Turchia, un milione e mezzo di se­ terie, destinate in Turchia e nelle Indie Orientali; -— gii oli per I 4 milioni, di cui l’olio di oliva per 15 milioni e mezzo, quasi tutto esportato per via di terra e fluviale.

Aggiungiamo lo sviluppo della stazione marittima, nella quale sono entrati nel 1887 navigli 826, con tonnellate 371,600; continua adunque a segnare un notevole aumento

Prioia di terminare questa rapida rassegna do­ mandiamo il permesso di muovere al Comitato sta­ tistico della Camera di Commercio di Venezia la preghiera di osservare se non fosse il caso di por­ tare alcune correzioni di forma ai quadri che pub­ blica.

Il lungo ed interessante quadro II « qualità, quantità e valore delle merci importate ed esportate per le vie di mare terra e fluviale » manca di to­ tal i per gruppi o categorie di merci, e manca pure dei totali che rappresentino l’entrata od uscita com­ plessiva tanto per via di mare ohe per la via di terra ; le indicazioni della provenienza hanno pre ­ posta una preposizione articolala che non regge da­ vanti tutti i paesi, perchè non si può dire dal Tur­ chia, dal Malta ovvero dalla impero Germanico ;

la indicazione quintali è fuori di posto, tanto più mancando nelle colonne valore la indicazione di lire.

Meriterebbero riforme anche le indicazioni geogra­ fiche : in un prospetto di provenienze non si può dire Africa & poi separatamente Egitto, Algeria ecc.; non si può dire America, Stati U n itiAmerica altri Stati e poi indicare separato il Brasile', nè è permessa la indicazione Grecia quando si indica a parte isole Jonie; nè la sola indicazione Turchia

serve a comprendere.se sia la Turchia europea sol­ tanto o comprenda anche l’ Asiatica quando vi sono a parte indicati tanti paesi più o meno soggetti alla Turchia ; varrebbe anche la pena di spiegare la pa­ rola Barbaria.

Infine domanderemo che fosse indicato in qual modo il Comitato calcola i valori delle m erci; coi listini ? — o in tal caso di qual epoca ? — coi pro­ spetti doganali? — e allora come si fanno le medie dei gruppi ?

(8)

060

L’ E C O N O M I S T A

7 Ottobre 1888

(Rivista

q

Economica

/ / lavoro dei carcerati e la concorrenza al lavoro liberoL’assicurazione obbligatoria in Svizzera.

La concorrenza che il lavoro dei carcerati fa al lavoro dell’ operaio libero è uno dei lagni perma­ nenti del socialismo e si è giunti a dire che quel lavoro non è che il lavoro servile ristabilito. Sembra tuttavia che si sia esagerata e di molto la impor­ tanza di questa concorrenza, di cui è arduo dimo­ strare direttamente il valore. Tale è almeno 1’ opi­ nione del doli. R.P. Falkner, che ha pubblicato nelle Memorie del seminario statistico di Halle, diretto dal prof. Conrad, un eccellente studio su questo argo­ mento.

Secondo il Falkner vi è agli Stati Uniti un con­ dannato sopra 300 operai. Ora nel 1880 il valore della produzione libera è stato stimato a oltre 5 miliardi e mezzo di dollari e quello delle prigioni a 28 milioni. Quest’ ultima era dunque soltanto di 5.4 per 1000 della prim a; 20 per cento dei dete­ nuti erano occupati a fare delle calzature e l’ insieme della loro produzione raggiungeva appena il S 0|0 della produzione totale.

In Prussia nel 1882 vi erano 3,650,526 operai e 30000 detenuti. FI Nicollet ha calcolato che in Francia la produzione delle prigioni rappresentava 1/850 della produzione libera. Nel Belgio vi sono meno di 3 detenuti per 1000 operai liberi e se si ripartissero sopra questi le quantità prodotte da quelli, ogni operaio sigaraio, per esempio, farebbe 79 si­ gari di più I’ anno, ogni sarto 6 capi di vestiario. Agli Stati U niti nel 1880, 45,227 detenuti, il cui lavoro era considerato eguale a quello di 35,534 operai liberi o la cui produzione era valutata a 28 milioni e 2/3 di dollari, erano così occupati: 14,827 sotto il regime della regia, 15,670 sotto quello del contratto e con intraprenditori, 56,761 a opera, 9,184 erano stipendiati, 7,609 fabbricavano scarpe per 10 milioni di doli., 5,561 dei vestiti per 2,200,000 dollari, 4,876 tagliavano delle pietre (1,300,000 doli.), 3,446 fabbricavano dei mobili (1,280,000 dollari) 2,123 delle spazzole, 1,227 degli utensili di ghisa .(1,254,000 doli.), gli altri rami principali orano la selleria, le vetture, i tessuti, le botti. Sotto il regime del contratto che corrisponde all’impresa privata il prodotto del lavoro di un detenuto è calcolato a 1,154, dollari, sotto quello della regìa o fabbricazione per conto dello Stato, ò calcolato a 275 dollari. Su 51,034 detenuti nell’ Illinois, 532 erano dei delinquenti di professione, 16,370 non avevano appreso alcun me stiere, 13,823 erano operai, 7,280 commessi e do­ mestici.

Quando si confrontano g li operai ai detenuti non bisogna trascurare che molti fra questi ultimi sono in uno stato di salute poco sodisfaciente. Il lavoro a ope­ ra, che è una specie di compromesso tra il contratto e la regìa, perchè l’intraprenditore consegna la materia prima e la fabbricazione ha luogo per suo conto sotto la sorveglianza esclusiva del personale peni­ tenziario, il lavoro a opera diciamo, necessita una contabilità complicatissima e fa sorgere numerosi conflitti, per questo è poco in uso,

Negli Stati del Sud, nei quali i negri formano il maggior numero dei condannati esiste una specie di schiavitù legale, in questo senso che per una somma

| determinata per ogni detenuto, questi viene dato come in locazione a un intraprenditore. Questi è obbligato ad alloggiare, sorvegliare, nutrire i condannati e in cambio ha diritto al loro lavoro. I condannati sono impiegati nelle miniere e nei lavori pubblici o agricoli.

Le prigioni americane rassomigliano a grandi fab­ briche con macchine perfezionate e il vapore quale forza motrice. Nel carcere cellulare di Pènsilvania dove il trattamento è individuale non sono praticati (die ì mestieri della piccola industria. *

Secondo una statistica recente in 33 prigioni degli Stati Uniti aventi 15,585 detenuti le officine hanno 118 operai in media. Nella prigione di Sing-Sing a Nuova Y ork 709 detenuti lavorano alla fabbrica­ zione dei paeles, 300 a quella delle calzature, 131 a quella della biancheria; essa realizzò nel 1886 un avanzo di entrate ammontante a 75,000 dollari pari a 48 doli, per testa. E questo non è un caso isolalo come può vedersi dal secondo rapporto del Commis­ sario del lavoro, sig. Carroll D. W rig h t, sul lavoro dei carcerati (Convict Labor).

— La questione dell’assicurazione obbligatoria in caso di malattia è ora assai discussa nella Svizzera e in particolar modo a Ginevra dove i vari partiti lottano per fare approvare un progetto di legge con­ forme ai principii che ciascuno di essi difende.

L ’ autore principale del progetto che forma ar­ gomento di vivaci critiche è I’ on. Favon, uno dei capi più ascoltati del giovane partito radicale. Il suo progetto dormiva da qualche tempo, ma 1’ ap­ prossimarsi delle elezioni legislative l’ ha ridestato e rimesso all’ordine del giorno del Gran Consiglio perchè come è noto, i legislatori non sono mai così ardenti filantropi che alla vigilia di uno scrutinio di cui l’esito è incerto. L ’ on. Favon si preoccupa sinceramente delle questioni sociali, e del miglioramento della sorte della classe operaia. Ma disgraziatamente il suo progetto ha il torto di contentarsi di stabilire dei principi generali e di lasciarne l’applicazione pratica a un altro progetto di legge che l’Ospizio generale sarà incaricato di elaborare.

L ’ indole del progetto consacrante 1’ avvento del socialismo di Stato si desume facilmente da queste parole: « la società, dice il sig. Favon, deve ga­ rantire i suoi membri mediante l’assicurazione mutua contro gli infortuni derivanti da forza maggiore ». Ecco del resto, in breve, il concetto del legislatore radicale di Ginevra, T u tti i ginevrini dei due sessi aventi oltre 18 anni sono obbligati ad assicurarsi contro le malattie. In cambio di una quota di 18 franchi per i celibi e di 30 franchi per le persone coniugate, l’assicurato riceverà, in caso di malat­ tia le spese di cura e se vedovo o celibe una indennità di 1 franco per ogni giorno di malattia a partire dal terzo giorno, e se coniugato una in ­ dennità di 2 franchi e 50 centesimi per ogni figlio senza che la somma totale possa eccedere i 3 franchi e mezzo. Lo Stato verserà alla cassa di assicurazione un sussidio massimo annuale di 150,000 franchi. I vantaggi dell’ assicurazione non saranno concessi ai cittadini la cui indigenza risulterà noto­ riamente dalla loro cattiva condotta.

(9)

7 Ottobre 1888

L’ E C O N O M I S T A

601

sarebbe facoltativo. Il relatore della minoranza ono­ revole Odier ha combattuto il progetto radicale del Favoli in un notevolissimo lavoro. Egli mostra che 10 Stato esce dalla sua orbita intervenendo negli affari privati del cittadino, imponendogli delle regole di condotta, introducendo nella legge la nozione della virtù obbligatoria e decretando la previdenza. « D if­ fondere-in un popolo l’ idea che lo Stato ha per missione di imporre e di regolare lo spirito di so­ lidarietà e l’ idea della mutualità è portare un colpo sensibile a ciò che fa la forza di una società; il sentimento della responsabilità dei suoi membri verso i loro concittadini, l’ energia individuale, lo spirito di iniziativa, I’ amore all’ interesse pubblico ».

Questa osservazione vera ovunque è tanto più op­ portuna per Ginevra dacché vi si possono ammirare numerose e fiorenti istituzioni filantropiche d’ ogni specie; non vi sono meno di 57 società di mutuo soccorso in caso di malattia che hanno saputo svi­ lupparsi senza E appoggio dello Stato.

i l rapporto del sig. Odier sottopone a una critica serrata le varie disposizioni del progetto. Egli dimo­ stra che l’ indennità uniforme promessa agli assicu­ rati, insufficientissima per gli uni, procurerà un be­ neficio agli altri e che molti cittadini indigenti non pagheranno il loro premio e profitteranno tuttavia dell’ assicurazione, mentre molti altri ' pur pagando 11 premio avranno ripugnanza a ricevere l’ indennità; sicché da una parte vi saranno assicurati paganti che non godranno l’ assicurazione e dall’ altra parte degli assicurati non paganti che ne avranno tutto il profitto. Si calcola del resto sopra questa anomalia per rendere il progetto finanziariamente possibile. Questo equivale però ad aumentare l’ imposta per un certo numero di contribuenti onde assistere una nuova categoria di cittadini ; è I’ assistenza da parte dello Stato, mascherata sotto il nome di assicurazione, E che dire poi dell’ indegnità dell’ assicurato, del de­ litto sociale preveduto dalla legge ? Quale tribunale di costumi sarà in grado di conoscere e di misurare il grado di « notoria infingardaggine » e di « mala condotta » che priverà il cittadino dèi beneficio del­ l’ assicurazione? Quanto al lato finanziario del pro­ getto il sig. Odier dimostra nel suo rapporto, con la statistica in mano, che la cifra delle indennità da pagarsi salirà a oltre 1,600,000 mentre le entrate compreso il sussidio dello Stato, saranno di 630,000 franchi. E dunque un deficit annuale di circa un milione promesso al cantone di Ginevra, una somma di un milione da ottenersi dalle imposte già abba­ stanza gravi.

Insomma, anche prescindendo dalla questione di principio, il progetto del partito radicale ginevrino è pessimo e qualora fosse attuato non avrebbe che un effetto certo, quello di assicurare la rovina delle fi­ nanze ginevrine.

LI S IT IM I! DEGLI ISTITUTI DI EMISSIONE

a l 3 0 g i u g n o d e l l ’ a n n o 1 8 8 8

Il Bollettino mensile che si pubblica per opera del Ministero di Agricoltura e commercio, contiene la situazione delle banche di emissione al 30 giugno p. p. Nel riassumere i risultati più importanti , crediamo opportuno confrontare questa situazione con quella

che appariva al 31 decembre 1887 ; affine di potere apprezzare con maggiore esattezza le differenze avve­ nute nel movimento bancario nel periodo di sei mesi.

L'attivo delle sei banche di emissione alla fine dei due periodi si decomponeva come segue:

30 giu g n o 1888 31 dicem b . 1887 D iffe re n z a a l 30 giu g n o 1888 Cassa e ria. L. Portafoglio. . Anticipazioni Impieghi dir. T ito li... C rediti... Sofferenze... Depositi . . . . Partite varie 539,606,446 714,628,161 131,889,340 141,644,111 32,242,400 192,797,387 20,638,220 618,304,840 279,145,435 504,223,067 713,173,077 140,474,138 149,143,062 31,609,112 201,237,488 22,917,877 650,452,343 280,629,934 -1-35,383,379 + 1,455,084 — 8,584,798 — 7,498,951 + 633,288 — 8,439,901 — 2,278,667 —32,111,503 — 1,484,499 Totale.. . . L. 2,680,896,343 ' 0 2,693,860,103 —12,963,760 L ’ attivo delle sei banche diminuiva nel periodo di sei mesi di L . 12,963,760, e le diminuzioni e gli aumenti delle varie partite resultano dal prospetto comparativo più sopra riportato.

Il passivo alle due date resultava come appresso:

! D iffe re n z a

|30 g iu g n o 1888 31 dicem b . 1887 n e l g iu g n o 1888

Cap. e massa di risp. Circolazione. Debiti a vista Debiti a scad. Depositanti . Partite varie. 387,846,165 381,129,464 1,076,151,182 1,075,743,152 157,158,844 157,139,601 154,317,378 160,264,986 618,314,840 : 650,452,343 279,292,369 256,963,488 + 6,716,701 + 408,030 + 21,143 — 5,947,608 -32,147,503 +22,328,881 Totale .. .. L. 2,673,070,780^2,681,693,037 — 8,622,257 Il passivo delle sei banche alla fine del 1° seme­ stre del 1886 era diminuito di L. 8,622,257, e tanto gli aumenti ohe le diminuzioni sono indicati nel pro­ spetto comparativo più sopra riportato.

La circolazione complessiva delle sei banche ascendeva al 30 giugno 1888 a L. 1,097,505,87450 quali le dividevansi per L. 1,076,151,182.50 in biglietti propri degli istituti di emissione, e per L . 21,41-4,692 in biglietti già consorziali. La circolazione dei biglietti già consorziali dà una diminuzione di L . 918,585,308 in confronto di quella di L . 940,000,000, diminu­ zione che deriva dall’essere stati cambiati in moneta metallica biglietti per L. 587,855,168, e in biglietti di Stato da L . 5 e 10 per L. 330,732,140.

Dal 1° gennaio 1888 a tutto giugno le rendite delle banche ammontarono a L . 13,467,105.01 e le spese a L. 5,482,154.30.

Il prezzo corrente alla fine dei due periodi delle azioni di quelle banche costituite da società anonime era come appresso :

30 g iu g n o 1888 31 d ie . 1887

Banca Naz. Italiana L. 2,125.00 2,197.50

» Naz. Toscana » 1,100.00 1,185. 00

» Romana » 1,200.00 1,180.00

» Toscana di cred. » 535.00 540.00

(’ Abbiamo omesso le frazioni centesimali.

(10)

662

L ’“E C O N O M I S T A

7 Ottobre 1888

LA CASSA DI RISPARMIO DI FIRENZE

La Direzione della Cassa di risparmio e depositi di Firenze e delle sue casse affigliate avendoci gen­ tilmente inviato il rendiconto dell’ esercizio del 1887 che è il 592 dalla sua istituzione, ne daremo un breve riassunto col solito metodo comparativo fra le due gestioni cioè quella del 1886 e quella del 1887.

L'attivo durante il 1887 aumentò di L. 3,290,275,74 come apparisce dalle seguenti cifre:

Al 31 dicembre 1886 era di L. 81,201,789.37 E al 31 dicembre 1887 » » 87,492,065.11

Aumento . . . L. 3,290,275.74 Il passivo aumentava di L. 2,835,275.89. Infatti si trova che al 31 die. 1886 resultò di L. 81,04.3,031.85 mentre al 51 die. 1887 ammontava a » 83,880,307.74

Aiynento . . . L. 2,835,275.89 Mettendo a confronto le resultanze dei due stati cioè: Attivo in più . . . L. 3,290,275.37 Passivo in più. . . » 2,835,275.74 Si ha una ecced. attiva per il 1887 di L. 454,999.85

Confrontando i resultati dei due esercizi ossia Avanzo netto dell’esercizio del 1886 L- 455,121.85

hi. id. dell’esercizio del 1887 » 454,999.85 Resulta un maggiore avanzo nel 1887 di L. 1,878.00 Aggiungendo infine le L. 454,999.85 costituenti l’ a­ vanzo netto del 1887 al patrimonio netto (o riserva in avanzo) che era al 31 die. 1886 di L. 3,156,757.52 resulta che quel patrimonio netto al 31 dicemb. 1887 elevavasi a L. 3,611,757.57.

Passiamo adesso al quadro comparativo delle ren­ dite e delle spese.

Rendite

Nell’ esercizio del 1886 furono di . L. 2,870,870.17 Id. del 1887 salirono a » 3,051,990.48 Aumento nel 1887 di L. 181,120.34

Spese

Nell’ esercizio del 1886 ammontar, a L. 2,417,748.52 E nell’esercizio del 1887 ... » 2,596,990.63

Aumento nel 1887 di L. 179,242.31 Sottraendo dall’ aumento rendite in L. 186,120.51 L ’aumento spese in ... » 179,242.91 Si ha un maggiore avanzo nel 1887 di L. 1,878.00

Questi in compendio sono i resultati della gestione dell’ anno decorso, il quale mentre da un lato dimo­ strano il sempre crescente credito dell’ istituto, dall’ al­ tro fanno prova luminosa della saviezza e previdenza della sua amministrazione.

I TELEGRAFI IN ITALIA

n e l l ’ e s e r c i z i o f i n a n z i a r i o 1887-88

La Direzione generale dei telegrafi ha pubblicato lo s^occhio dei prò fotti telegrafici in Italia dal 1° lu­ glio 1887 a tutto giugno 1888, confrontandoli col periodo corrispondente dell’ esercizio precedente. I resultati sono i seguenti :

Alla fine dell’ esercizio finanziario 1887-88 fun­ zionavano nelle varie provincie italiane 2350 uffici telegrafici, mentre alla fine dell’ esercizio 1886-87 non ve n’ erano che 2192, sicché nel corso del 1887-88 furono creati 158 uffici telegrafici.

Il numero dei telegrammi spediti nel corso del­ l’ anno resulta di 7,972,057 dei quali 7.202,452 furono privati ; 548,990 governativi, e 220,615 di servizio Nell’ esercizio precedente i telegrammi spe­ diti essendo stali 7,723,328, nell’ esercizio finanzia­ rio 1887-88 si ebbero 248,729 telegrammi in più ; > spediti.

Dei telegrammi privati che abbiamo veduto essere stati 7,202,452 ne furono spediti all’interno 6,512,141 e all’ estero 690,311.

1 telegrammi ricevuti nell’ esercizio 1887-88 am­ montarono a> 9,943,636 contro 9,527,487 nell’ eser­ cizio precedente. Vi fu così nell’ esercìzio 1887-88 un aumento di 416,149 nei telegrammi ricevuti.

Dei telegrammi ricevuti nel 1887-88 o. 9,129,411 provenivano dall’ interno e 814,225 dall’ estero.

Riassumendo resulta che nel 1887-88 gli uffici telegrafici aumentarono di n. 158; i telegrammi spe­ diti di n. 248,729 e i telegrammi'ricevuli di 416,149. Circa ai proventi ottenuti l’amministrazione dei telegrafi nell’ esercizio 1887-88 incassò le seguenti somme.

Per telegrammi spediti all’ interno

dello S t a t o ...L. 8,019,614.15

Id. Id. all’estero. » 3,206,598.34

Proventi vari ... » 37,270. 77 Contributi diversi per spese tele­

grafiche ... » 536,979.58 Concorso delle provincie e comuni

per nuovi uffizi telegrafici. . . » 73,140.85

Totale L. 11,873,603.69 la qual somma supera di L. 570,652.04 quella ot­ tenuta nell’ esercizio precedente.

Le tasse per telegrammi governativi a pagamento immediato o differito ammontarono nel 1887-88 a L. 1,956,573.31 contro 1,649,736,01 nell’ eser­ cizio precedente e il valore dei telegrammi gover­ nativi spediti in franchigia a L. 1,196,738.20 con­ tro 811,286.10 nell’ esercizio 1886-87.

(11)

7 Ottobre 1888

L ’ E C O N O M I S T A

663

con un aumento rispetto all’ anno precedente di 17,939,778 yen.

I m p o r ta z io n e E s p o r ta z io n e Yen Yen

1886 . . . 57,298,7-15 18,870,191

1887 . . . 51,699,769 52,109,223 L ’ importaz.e quindi aumentò nel 1887 di 11,101,026 yen, e l’esportazione di 5,338,752 yen.

A questo aumento contribuirono all’ importazione tutti i paesi ad eccezione degli Stati U niti e dell’Au­ stralia ; specialmente poi l’Inghilterra e la Germania; all’ incontro l'esporlazione aumentò per gli Stati Uniti, China, Germania, Australia; per gli altri paesi d i­ diminuì. Im p o r t a z i o n e Es p o r t a z i o n e 1886 1887 1886 1887 S ta t i U n iti... 3,358,986 3 ,2 8 3 ,0 9 6 19, 988. 216 21,529. 266 I n g h i l t e r r a ... 12,703,248 18,970,541 4,195, 355 3.4 7 8 ,7 2 9 C h in a ... 7,123,851 7 ,985,820 9,5 9 4 ,9 0 7 10,970,043 F r a n c i a ... 1,330,913 2 ,313,345 9 ,632, 902 9 ,528.396 I n d ia O rie n ta le . 3,561,319 5,2 9 1 ,6 1 4 649,143 453,472 G e r m a n i a ... 2,313,659 4 ,010,915 864. 158 921,723 C o r e a ... 563,417 1,010,374 829,516 551,908 A u s t r a li a ... 80,465 32, 265 469,514 535,082 A m e ric a In g le s e " 714,174

La importazione dagli Stati Uniti è seriamente m i­ nacciata dalla concorrenza russa nel petrolio, che co­ stituisce il principale articolo d’esportazione degli Stali U n iti; la nafta russa viene già introdotta nel­ l’Asia orientale e vi è molto apprezzata.

L ’ importazione dall’ Inghilterra è cresciuta di 6 milioui di yen, e l’aumento si è verificato in quasi tutti gli articoli, specialmente in : sbirting, macchine da cucire, macchine e caldaie a vapore, rotaie da ferrovie, cristallo, piombo, filati, merci di cotone e di lana,

L ’ importazione dalla Germania è aumentata di 1,697,256 yen, rispetto all’ anno precedente. Gli arti­ coli principali di questa importazione in cifre rotonde furono: panno 118,000 yen, rotaie ferroviarie 311,000, birra 218,000, filati di cotone e seta 206,000; aghi 171,000; armi e munizioni 159,000; filati di lana 119,000; macchine 113,000, oltre ai colori di anilina, carta, vino, gioiellerie, abiti italiani, merci di mezza lana, merci di cotone, zinco, cuoi, cemento.

Notevolisssimo fu l ’aumento dell’ importazione della birra, da 93,000 yen a 218,000, del vino da 19,000 a 38,000 yen, cemento da 10,000 a 27,000 filati di lana da 52,000 a 119,000, panno da 206,000 a 118,000, ecc. Quasi tutti gli articoli dell’ importa­ zione dalla Germania presentano un aumento.

Prima di enumerare tutto quello' che è stato fatto per questo ramo di servizio premetteremo che dalla m

relazione resulta che nessuna legge regola la co­ struzióne e l’ esercizio delle tram vie, le quali anzi- cominciarono ad essere costruite in opposizione alla legge.

La prima concessione chiesta ed approvata di una ferrovia a cavalli fu quella per congiungere nel 1851 Sampierdarena con Genova. Nel 1857 alla Camera di commercio di Lodi fu presentata la domanda di concessione di una tramvia a cavalli fra Lodi e Crema che non venne eseguita. Altre concessioni che vennero posteriormente domandate o non ven­ nero approvate o non furono eseguite.

Fu sofianto nel 1872 che venne aperta all’ eser­ cizio una tramvia concessa did Municipio di Torino da piazza Castello alla barriera di Nizza, la quale cominciò a funzionare senza alcuna autorizzazione governativa. L ’ esempio del Municipio di Torino fu subito seguito da altri e da allora in poi lurono nu­ merosissime le concessioni date dai comuni dalje provincie e dallo Stato per l’ impianto di tramvie sulle strade comunali, provinciali e nazionali.

Il seguente prospetto contiene il numero delle domande presentate in ciascun anno dal 1872 al 1886 distinguendo quelle che furono accolte da quelle so­ spese e respinte. A ccolte S ospese R e s p in te T o ta le A n terio ri a l 1872... 4 9 2 15 P re s e n ta te n el 1872: . . . . 2 — — 2 » 1873... 3 3 1 7 » 1 8 7 4... 2 — 2 4 » 1875... 5 — 2 7 » 18 7 6... 5 — — 5 » 1877... 21 — 8 29 » 1 8 7 8... 28 — 11 39 » 1 8 7 9 . . . , . 55 3 12 70 » 1880... 59 I O 18 87 » 1881... 34 1 12 47 » 1882... 32 2 3 37 » 1883... 9 — 3 12 » 1884... 13 — 1 14 » 1885... 5 1 1 7 » 1886... . 4 — 3 7 In v a rie d a te non d ic h ia r a te 17 1 — 18 298 23 86 407

Resulta da questo prospetto che le domande concessione furono dal 1872 a tutto il 1886 in n mero di 4Ô7 di cui se ne accolsero 298 ; se lasciarono in sospese 23 e se ne respinsero 86.

Il periodo nel quale si manifestò la maggiore at­ tività comprende i sei anni dal 1877 al 1882 toc­ cando il massimo nel 1880; dopo il 1882 le do­ mande diminuirono, e nei due anni 1 8 8 5 -8 6 se ne contarono sole 11.

LE TRAMVIE IN ITALIA

La commissione d’ inchiesta incaricata di racco­ gliere notizie e date sul movimento delle tramvie in ìtalia ha pubblicato ultimamente la sua relazione sui servizio tramviario dalla sua origine cioè dal 1851 fino a tutto il 1886.

Camera di Commercio di Napoli. — Nella tor­

Riferimenti

Documenti correlati

Ma se non è stata ottima l’ impressione lasciata dal Presidente del Consiglio durante la discussione della Riforma Comunale, quella della Commissione è stata

Dispone espressamente l’ articolo 16 della legge testé pubblicata, riguardante la tassa di vendita del- 1’ alcool, che il governo del Re è autorizzato a

Vi sono non poche Casse di risparmio, e fra que­ ste talune delle meglio ordinate e più reputate, le quali da lungo tèmpo fanno il servizio dì cassa alla

« Se il monopolio potesse regolarsi come la libera industria, dovrebbesi tener depressa la coltivazione indigena, i cui prodotti sono di peggior qualità e

doganale internazionale; e più ancora la diminuzione complessiva dei nostri scambi col­ l’ estero, diminuzione che in sette mesi ha quasi rag­ giunti 180 m ilioni

— Dal_ complesso delle notizie avute dai prin­ cipali mercati dell’ interno apparisce che le transa­ zioni ebbero minore estensione delle settimane pre­ cedenti, e

L ’on. Luzzatti nella sua relazione sul bilancio di assestamento, si mostra certo più avveduto dell’ on. Giolitti, ma anche in quella relazione all’ esame freddo

Canada pretendeva di computare le tre leghe della zona ri­ servata a partire dalla linea collegante, due promon­ tori di ogni baia o porto; questo principio era