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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.760, 25 novembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI PRIVATI

Anno IV - Voi. I l i

Domenica 25 Novembre 1888

N. 760

GLI INABILI AL LAVORO

La Cam era dei D eputali, discutendo della legge di pubblica sicurezza, ha inteso di sciogliere una delle più difficili e più controverse questioni sociali quella del m antenim ento degli inabili al lavoro. Dap­ prim a il progetto non faceva altro che stabilire l’ob­ bligo del m antenim ento ai respettivi Com uni, ma poi, durante la discussione, vennero proposti altri due. articoli così concepiti :

79-lis. « Q ualora non esista nel com une un ricovero di m endicità o sia insufficiente, gli indivi­ dui non validi al lavoro, privi di mezzi di sussi­ stenza e di congiunti tenuti, alla som m inistrazione degli alim enti ed ai quali non sia provveduto altri­ m enti, sono collocati a cura dell’autorità politica in un ricovero di m endicità od altro istituto equiva­ lente di altro com une.

« La spesa di m antenim en'o nell’ istituto sarà so­ stenuta dalla Congregazione di carità del rispettivo com une di origine se ne ha i mezzi, o altrim enti dalle O pere pie elem osiniere in esso esistenti, o dalle altre O pere pie, o dalle confraternite che non abbiano scopo di beneficenza speciale, od in m a n ­ canza dal m unicipio ed ove consti che il medesim o non lo possa, la spesa sarà a carico dello Stato.

« L’ente obbligato alla spesa avrà il diritto di far constatare se l’ individuo che deve essere m antenuto sia nelle condizioni sopra stabilite. »

79-ter. « Con decreto reale da pubblicarsi con­ tem poraneam ente alla presente legge, saranno sta­ bilite le norm e ed i casi, secondo i quali gli Enti suddetti dovranno sostituirsi nell’ obbligo sum m en­ zionato, il modo onde accertarsi che I’ individuo da m antenersi sia nelle condizioni contem plate nel p re­ cedente articolo, e tutte le altre disposizioui all’ uopo occorrenti. »

I nostri lettori sanno che fu questo argom ento e quello sulla am m onizione che soli diedero occasione ad una discussione alla C am era, e la discussione ci pare abbia prim a di tutto provato che nè il G overno presentando il disegno di legge, nè la Cam era d i­ scutendolo erano apparecchiati a trattare con com ­ petenza una sim ile com plicatissim a questione che va studiata non solo col sentim ento, ma anche colla ragione, non solo nel, concetto generale ma e più nei particolari.

T utti infatti possiamo essere d’accordo — econo­ m isti ortodossi ed opportunisti, socialisti della ca t­ tedra o p uri, anarchici o nihilisti — tutti possiamo essere d’ accordo sopra un p;incipio em inentem ente

um anitario ed espressione di quell’ egoismo che si trasform a in altruism o, che cioè la società debba prov­ vedere al m antenim ento di quelli fra i suoi m em bri che si resero per età od altro inabili a! lavoro ; ma quando veniam o a stabilire i limiti di questo p rin ­

cipio ed i mezzi coi quali si può applicare, allora la m ateria diventa profondam ente discutibile ed i più illum inati dei seguaci di una o dell’altra'scuola si m ostrano molto peritosi a venire ad una conclu­ sione, non disconoscendo nè le difficoltà nè i peri­ coli che si incontrano nella pratica.

La C am era, meno pochissim i dei suoi m em bri, tra i quali notiam o l’on. T. C a m b ray -D ig n y , ha m o­ strato di non sapere o di non darsi pensiero dei

pericoli che cela la questione e .seguendo in ciò l’on. presidente del Consiglio, il quale dispone di molto cuore e di molto sentim ento, ma di poca scienza e di poco studio, credette che il cuore ed il sentim ento bastassero a risolvere a tam buro battente uno dei più intricati problem i sociali ; molto p ro ­ babilm ente la Cam era ed il G overno avrebbero d i ­ scusso di più se si fosse trattato di cercare le pa­ ròle di u n ordine del giorno, col quale esprim ere fiducia o biasimo ad un M inistero.

Ad ogni modo il voto è staio dato ; il M inistero ha vinto a grande m aggioranza, ed ora im porta soltanto vedere brevem ente alcuni dei lati della questione. Lasciamo gli studi che si fanno in F rancia, in G er­ mania e nel Belgio sullo stesso argom ento e p e r ottenere lo stesso risultato per vie d iv e rse ; oggi im pera la scuola che crede di sciogliere le questioni sociali per mezzo di articoli di legge e bisogna la- ciarla sbizzarrire ; quando avrà finito il suo com pito, probabilm ente non av rà ottenuto altro risultato che quello di aum entare il num ero dei volum i della Raccolta ufficiale delle leggi e dei decreti.

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770 L’ E C O N O M I S T A 25 novembre 1888 lunque sia- la responsabilità che loro incom be di

fronte alla conseguita inabilità. S trana confusione vien fatta così tra i precetti m orali che incom bono alla Società ed i precetti giuridici che essa stessa s’im ­ pone. E d’altra parte che eccitam ento alla sobrietà, al risparm io, alle oneste consuetudini può venire da una legge che assicura a tutti gli inabili per vecchiaia il m antenim ento, senza distinzione di m oralità e di condottai N oi avrem o com presa quella disposizione collegata ad una riform a dalle O pere’ Pie, la quale lasciasse cam po di aiu tare i m eno abbienti ad assi­ curarsi contro la inabilità del lavoro; avrem o anche com presa fa logica della Scuola dei socialisli della cattedra i quali avessero fatto convergere il patrim onio delle O pere P ie, il contributo dello Stato e dei C o­ m u n i a com pletare il prem io per l ’assicurazione o b ­ bligatoria dell’operaio, ma non com prendiam o come quella etica sociale, della quale si vantano sostenitori i socialisti della cattedra, valga a sostenere una tesi pari a quello votata dalla C am era, tesi che — sia pure con uno scopo um anitario ed altruistico — in fin dei conti va a ritroso dei tempi m oderni e ci riporta al tem po della carità cieca, incivile, fom en- tatrice del vizio e della im previdenza.

Chi deve m antenere gli inabili al lavoro? Ecco il secondo quesito che,ci affaccia il disegno di legge; dove vi sono sufficienti ricoveri di m endicità la que­ stione si risolve da sè, ma dove questi ricoveri m an­ cano o sono insufficienti, il m antenim ento diventa ob­ bligatorio per la Congregazione di carità, per le opere pie elem osiniere, per le altre O pere Pie, per le con­ fraternite, p er il C om une e finalm ente per lo Stato. E non discuterem o questa graduatoria, ma ci rib e l­ liam o alla idea di stabilire la unità del contributo pei Com uni. Come m ai non si affacciò alla m ente ilei nostri legislatori il dubbio che gii inabili al la ­ voro ed i mezzi per m antenerli possono1 essere di­ versam ente distribuiti per Com une? Prendiam o degli esem pi: — quasi tutte le grandi città dell’Italia set­ tentrionale e céntrale hanno mezzi abbondantissim i, si potrebbe d ire anche esuberanti, per m antenere i loro poveri ; quasi tutti i centri m inori, specie se r e ­ centem ente form atisi, hanno invece deficenza g ran­ dissim a di questi mezzi. P erchè le O pere Pie, le'C o n ­ fraternite, il bilancio del Com une A devono sopportare dei -carichi in causa di un num ero grande di inabili al lavoro, m entre nel Com une B il ricovero diventa non solam ente esuberante ai poveri del luogo, ma può anche colle rendite accrescere il proprio patri­ monio allargando così la sfera di quelli che sono giudicati inabili al lavoro? S im ileperequazione oltre­ ché ingiusta p e r i contribuenti dèi Com uni e dello Stato, non provocherà tutte quelle questioni e quelle lotte — veram ente vergognose — che im pacciano ora gli am m inistratóri dei Com uni, per esempio, del V eneto, dove tra C om une e Com une si disputa sul debito di spedalità e dove lo spedale, perciò appunto non è aperto ai sofferenti con quella facilità con cui do­ vrebbe essere? E non si avranno anche em igrazioni im portune da Com une a C om une? E non si dom an­ deranno disposizioni di legge per im pedire quelle im m igrazioni che non hanno altro scopo se non quello di lu c ra re d e ll’O pera Pia esistente in un Com une ?

L'ori. Crispí non ha certam ente m ai avuto occa­ sione df studiare le com plicatissim e uorm e austriache vigenti ancora nel V eneto per determ inare a cui spetta la spesa di spedalità, e i lunghissim i incartamenti che raccòlgano la posizione di ciascun m alato; e ci

sovviene di un ospedale che tenne per molti anni una donna com e inferm iera, facendola passare per m alata e facendosi pagare dal Com une di origine una retta giornaliera di L. 2,50.

Anche su questo punto appare la m ancanza dello studio che pur richiedeva così grave quistione. Se la società vuole il m antenim ento degli inabili esso spetta non ad un Com une piuttosto che ad un altro, ma alla società, ed alla società deve in tal caso essere imposto. R iform ale se volete, le O pere Pie, incam erate anche le confraternite, stabilite pure u n contributo pei Co­ m uni, contribuisca anche lo Stato e gli inabili al lavorò, se così si vuole, abbiano il ricovero legale ed i mezzi legali di sussistenza ; ma dividere gli inabili in 8259 C o m u n i,.e stabilire quindi 82 5 9 m odi diversi per m antenerli è a nostro avviso opera che non ha base nè logica, nè am m inistrativa.

Ma uno dei punti sui quali fu più forte la lotta fu quello che com prendeva una specie di nuova destina­ zione delle co n frate rn ite; non ci pronuncierem o sulla questione di m assim a, la quale m eriterebbe di e s ­ sere preceduta da qualche notizia più precisa e più sicura sulle confraternite stesse e sulla loro funzione. Oggi si parla un poco a caso e ciascuno ha su ll’argo­ m ento quel concetto che si può essere form ato esa­ m inando in ristretto cam po questi enti m orali. Non possiamo nascondere però che ci sem bra in contrad­ dizione la disposizione del progetto attuale con quelle colle quali furono bensì convertili i beni ecclesiastici, ma non furono altrim enti destinati quando avevano per ¡scopo il culto. Badiamo ancora che il toccare in modo così leggero la proprietà altrui può essere pericoloso per l’avven ire; oggi si rivolgono ad u n principio um a­ nitario le confratern ite'p erch è si crede che sia m eglio im piegarne le rendite a m antenere i vecchi inabili, che non ad accom pagnare i soci all’ ultim a dim ora con speciali riti del culto, dom ani si potrà credere che sia m iglior cosa dare destinazione diversa ai beni delle Società di M utuo Soccorso, delle Società di Assi­ curazione o della F ram m assoneria.

MUSI DI BORSA « E M U I PARZIALI ’>

Roma, 21 Novembre

Non siete soliti a occuparvi ne\\’Economista dei m o­ vim enti del m ercato e delle Borse con quella assi­ duità e quella insistenza colle quali ad esem pio ri­ volgete il vostro studio al bilancio dello Stato. E p ­ p u re andreste errati ritenendo che le pulsazioni dei valori in genere e di alcuni valori in ¡specie sieno frutto di sem plice e cieca speculazione o di im pres­ sione irreflessiva del pubblico. Sono d’avviso invece, che la cieca speculazione e la irriflessione del pub­ blico non sieno che stra n ie n ti, dei quali interessi

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complicati e talvolta nella apparenza lontanissim i si servono per raggiungere fini a cui i più nem m eno rivolgono il pensiero. Ed è perchè am o il vostro periodico, e quanto, voi lo sapete, e desidero che la sua calm a ed im parzialità di giudizio si rivolgano a tutti i fenom eni che interessano la pubblica econo­ mia, che richiam o la vostra attenzione su questa la­ cuna che scorgo nell’ Economista sopra u n argo­ mento che, trattato con vero disinteresse, può se r­ vire a far molto bene al paese. Fi per m eglio spie­ garvi il pensiero mio, lasciate che con qualche el­ uizione accenni a due ordini di fatti, uno di carat­ tere generale, l’altro locale, che m i sem brano im pe­ rare sui m ercati, che m eritano tutta la vostra a t­ tenzione ed il vostro studio e dei quali dovreste aver studiato la genesi, lo svolgim ento e la p ro b a­ bile fine.

Non vi è alcun dubbio orm ai che i m ercati finan­ ziari europei entrano ora nel periodo acuto di una crise che trova la m aggiore sua m anifestazione a L ondra. 11 disagio econom ico non può evitarsi quando per quasi tre lustri tutti i principali Stati dom andano ogni anno alle popolazioni centinaia di m ilioni per spese straordinarie, che divengono poi ordinarie, af­ fine di preparare e m antenere quegli arm am enti ec­ cessivi che opprim ono la_ politica di questa v ec­ chia parte del mondo. È un im piego econom ica­ m ente im produttivo di enorm i capitali, che varranno è vero a suo tem po a difesa degli im pieghi produt­ tivi, m a che appunto per questo rappresentano un notevole aum ento dei costi di produzione. Dissi più sopra che la principale m anifestazione di questo di­ sagio o meglio del cum ulo di tanti disagi si m an i­ festa a L ondra, ed infatti ne è m isura la situazione di quel m ercato e quella della Banca d’Inghilterra. DueJ fenom eni nuovissim i si sono presentali allo stu- 'dioso delle cose finanziarie; la dim inuzione della r i­ serva della Banca d ’Inghilterra fino a circa 49 m i­ lioni di sterline, m entre da v en t’ anni non aveva raggiunto questo m inim o, e l’impotenza della Banca stessa a trascinare il m ercato libero in quegli a u ­ m enti dello sconto soltanto nei quali il grande Istit- luto può trovare la difesa della propria riserva.

T u tti infatti si attendevano, visti i ritiri che si su c­ cedono non com pensati dai versam enti, tutti si at­ tendevano che la Banca proseguisse com e altra volta negli aum enti del saggio dello sconto e Io portasse al 6, al 7 ed anche all’8 ed al 9 per cento, come in- altre occasioni.

Invece i governatori della Banca sospesero questa m isura e non ne nascosero il motivo, osservando non essere possibile che la Banca oltrepassasse il 5 0/o se il m ercato libero m anteneva il 4- ed anche il 3 5 /8 per c e n to ; la Banca si troverebbe esposta naturalm ente a p erdere la clientela. È necessario quindi, prim a di dare l’assalto cogli alti saggi dello sconto girare la posizione e rivolgere l’attacco con­ tro il m ercato libero. Se non erro è questa la tat­ tica che seguì la Banca con provvedim enti che d i­ venteranno sem pre più energici, dim inuire cioè forzatam ente le sue operazioni attive, g li sconti e perfino le anticipazioni, privare così il m ercato del biglietto della Banca, ren d e re raro il m edio circ o ­ lante e trascinare così il m ercato libero a seguire la Banca negli aum enti dello sconto.

R iusciranno i governatori del grande Istituto nel loro intento ? oppure la crise m onetaria si conver­ tirà veram ente in una crise bancaria ? N on saprei

certo prevederlo ma certam ente a voi non m ancano mezzi per rivolgere con particolare predilezione gli studi su questo punto che, ripeto, non è se non la principale e più curiosa m anifestazione di u n o stato di cose generale, inquanlochè e P arigi e Berlino non si trovano in condizioni gran fatto diverse da quella del m ercato londinese, od alm eno le B anche di quei paesi non possono non seguire 1’ esem pio di quella inglese sotto pena di pagare esse le spese del rias­ setto di questa.

Da questo stato di cose generale, il quale può recare ad ogni istante le più ingrate sorprese pas­ sate ad esam inare quello dei singoli m ercati e tro­ verete forse la ragione quasi incosciente di avveni­ m enti che sorprendono i più, ma che io vorrei fos­ sero considerati come preparazione a m eglio sostenere gli urti di una crise generale che è sentita m inacciante.

Infatti se osservate attentam ente il m ovim ento dei singoli m ercati, trovate che a L ondra, a P arigi, a B erlino e nelle Borse italiane si m ostra lo strano fenom eno di valori fino ad oggi rip u tati eccellenti ed al di sopra di ogni pericolo, i quali declinano rapidam ente senza che si sappia v eram ente quale sia la causa che produca l’ im provviso e notevole ribasso dei prezzi. Come più vicini a voi e quindi meglio noti ferm ate la vostra attenzione sopra, a l­ cuni principali valori che accennano ad oscillazioni im prevedute, e studiatene il m ovim ento. Sono le azioni delia Società Veneta per lavori e costruzioni, le azioni della Società Immobiliare, quelle de| Credito Mobiliare ed anche quelle del Lanificio Bossi.

Delle prim e si spiega generalm ente la debolezza coi noti avvenim enti finanziari delle A cciaierie di T erni, nelle quali la Società Y enela, perchè m a­ d re di quello stabilim ento m etallurgico sarebbe più fortem ente im pegnata. S e però questa considera­ zione sia tale da giustificare la m inore fiducia che il pubblico accorda ora a- quel titolo non occorre che io ve lo dica ; le recenti dichiarazioni fatte nell’ultim a adunanza dal Consiglio di A m m istrazione hanno indicati i limiti degli im pegni della Società nelle A cciaierie e pare in verità che non siano tali da dover giustificare la riserv a del pubblico, tanto più se sì pensa ai legam i orm ai notissim i che s tr in ­ gono le A cciaierie di T ern i al bilancio dello Stato nel quale sotto form a di dazi di protezioni, di an ­ ticipazioni sulle ordinazioni, di qualità dei prodotti forniti, attingono largam ente. — M algrado ciò le azioni della Società veneta non si alzano dal corso di 170 a 180. D im andate però ai più sensati quale sia la causa di questo ribasso e vi rispondono : — ribasso! no, l’errore stava nei rialzi passati che spinsero quel titolo sopra 300 ; oggi i prezzi ten­ dono a farsi naturali.

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772 L ’ E C O N O M I S T A 25 novembre 1888 stilili.' ’e con speciale cura — come i risultati e, di­

ciamolo, i subitanei fastigi dell’Im m obiliare destassero le preoccupazioni ed anche l’invidia degli Istituti che esercitano il credito fondiario e specialm ente di quelli am m essi colla nuova legge del 1884, i quali mal v e­ devano che un Istituto si trovasse libero dagli im ­ pacci della legge ad esercitare quelli stessi uffici che a loro dom anvano tante cautele e tante condizioni. La guerra, dapprim a mossa indirettam ente da un solo Isti­ tuto, sebbene potente, non produsse grande emozione poiché il M obiliare accordò aH’ Im m obiliare tutto il proprio^ appoggio, ma più tardi associatisi i rivali ed ordinatisi, pare che prendessero nuova via e dal contestare la legalità delle em issioni fondiarie passas­ sero ad accordi collo stesso Istituto per lim itare la su a jiz k iie . A questo accordo forse è d o v n tT T 5 n tr?ta trionfale dell’ Im m obiliare a capo della im presa per i lavori di risanam ento a Napoli, con esclusione della Società Y en eta, a questa si dovrà, se lo vedrem o pure a capo di una potente Società edilizia in Roma.

Ma tutto questo spiega i ribassi attuali ? — A me pare anzi che appuntò se la guerra cessa coll’ accordo e se in questo accordo l’Im m obiliare non perde come tutti afferm ano e com e è ben naturale, la storia che ho tratteggiato per sommi capi spieghi più che altro * il carattere di tem poraneità dei rialzi del 1886 e 1887, e faccia com prendere che la tendenza del presente m ovim ento è tendenza che mira a rim ettere alcuni valori nella loro naturale posizione cessando gli effetti di una tem poranea speculazione che, profittando, di circostanze speciali li aveva spinti ad alte cifre.

Nè dissim ile a mio credere è la considerazione da farsi sul m ovim ento che soffre il Mobiliare. A lcuni osservano che il Mobiliare era orm ai considerato com e u n im piego da padre di famiglia e che non poteva aspettarsi u n sim ile tracollo. Ma è proprio v e ro ? — P rim a di tutto non può essere che allea­ torio l’im piego in u n titolo che, com e nel 1885, pre­ sentava 4 5 0 lire d i! aggio, essendo allora al prezzo di 9 5 0 . Poi osserverò che se è vera la com parte­ cipazione larghissim a che tutti attribuivano a questo Istituto sull’ Im m obiliare, le ragioni che valgano ad illu strare il m ovim ento delle azioni di quest’ ultim o stabilim ento non potevano non ripercuotersi anche nell’Istituto che era com partecipe di quelle oscilla­ zioni. Il prezzo del M obiliare ad 800 come era al principio del 188 4 non sem brava ad alcuni altis­ sim o quando si pensava che rappresenta un aggio di 3 0 0 lire e quando la rendita si avvicinava al 9 2? Quali fatti sono intervenuti a giustificare gli aum enti a 9 0 0 a 1000 a 1 1 0 0 circa negli anni posteriori se la rendita, il vero titolo tipo del prezzo dei va­ lori, non sali che di 6 o 7 punti e quindi non g iu ­ stificava I’ aum ento delle azioni del M obiliare che di 5 0 o 6 0 lire?

Non credo che dobbiate occuparvi a cercare se sono più o m eno vere le voci che corrono avere il Mo­ biliare nelle sue casse 15 a 20,000 titoli dellTm m obi- lia re ; anche se questo fosse vero che cosa significa? B isognerebbe sapere a quanto ha com perato in media quei titoli p er precisare la perdita, e poi non è strano che uno stabilim ento come il M obiliare il quale fa tante operazioni ed a tante partecipa in alcune oerda ed in altre guadagni; le perdite potranno es- m aggiori in una annata, m inori nell’ altra, i ^gni più lauti oggi più scarsi dom ani. Ma non ardita di qualche m ilione che può scuotere m Istituto forte, robusto ed avveduto come

il M obiliare, anche se fosse vero quello ch e alcuni affé'm ano con insistenza m ancare ora od essere m eno efficace, non la sapienza o la abilità, che sono sem pre abbondanti negli uom ini che dirigono quella istituzione, ma quella preponderante volontà che all’ ultim o mom ento dice voglio, ed alla quale tutti si sottom ettono; quella quasi violenta unità di con­ cetti direttivi che, pur ascoltando e cercando i con­ sigli, infine conclude ed opera con personalità di idèe e con coscienza della im m ensa responsabilità.

T utto questo non può nuocere al Mobiliare che abbia un prezzo norm ale; l’erro re a mio credere sta in ciò di aver creduto che valesse quanto lo faceva valere la speculazione al rialzo; di aver valutato qualche evento occasionale e passeggero favorevole com e se dovesse essere continuo e dovesse sistem aticam ente ripetersi. L ’erro re m assimo infine sul quale dovete insistere è questo che se nel 1883 e 188 4 il Mobiliare valeva 800 a 850 lire, non si può valutarlo il 40 0 /0 di più ora, e che per im piegarvi i propri averi da buon padre di famiglia non bisogna com perarlo nè a 1000 nè a 1100, cioè quando si vede che è in m ano della piena speculazione, la quale può bensì portarlo an­ che più in alto, ma può anche - quando sia sazia o quando non abbia più forza — stancarsene e la­ sciarlo precipitare al suo posto naturale.

E se esam inate bene le cose, circa gli stessi fatti troverete im peranti intorno alle azioni del Lanificio Rossi ; — la rottu ra dei rapporti com m erciali colla F rancia ed il discorso dell’ on. Ellena ad A nagni ria f­ ferm ante il protezionism o, hanno servito di pretesto ad oscillazioni notevoli su quel titolo del quale parve si im padronisse la speculazione. Ora è inutile affatto che io vi dica copie I’ applicazione delle tariffe ge­ nerali al com m ercio franco-italiano non possa m o­ dificare che lentissim am ente ed in un tem po p e ro ra rem oto le condizioni del Lanificio e sia quindi per lo m eno im prudente scontarne così precocem ente gli effetti.

E da questi esem pi nostrani e da altri che potete trovare nei m ercati esteri mi pare che potrete cer­ care e rinvenire un am m aestram ento in cui sarà bene che insistiate, che cioè esiste quasi sem pre un legam e intim o tra le crisi generali che si svolgono e che m inacciano e le crise speciali e locali che si manifestano nel seno, direi quasi, della crise gene­ rale. A mio avviso, qualunque sia l’esito finale che potrà avere questa situazione europea così tesa, qua­ lunque uscita abbia a trovare questa pace, imposta dagli eserciti num erosi e dai cannoni, un fatto va sem pre più accertandosi per inevitàbile, ed è l’ av ­ vicinarsi di una bufera econom ica e m onetaria sia se si prolunghino le eccessive spese m ilitari, sia se la situazione si risolva nella g u erra. Potrò ingan­ narm i, ma credo che la situazione del m ercato lon­ dinese non sia così passeggera com e alcuni credono, e che anzi rappresenti un disagio generale che è profondo. E d il pericolo che m inaccia il m ercato generale e può risolversi in una crise violenta, com e se ne ebbero per l’addietro, deve pesare più o m eno consapevolm ente Sull’alta finanza di ciascun m ercato e p ro d u rre alm eno in parte quegli effetti locali e parziali su alcuni valori, dei quali vi ho parlato.

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di questi, non vogliano dire nè cattiva condotta, nè perdite, nè debolezza degli Istituti, ma significano sol­ tanto -che la speculazione non opera più così atti­ vam ente e che i prezzi tendono ad adagiarsi sul loro corso norm ale e tranquillo.

Scusate se senza volerlo mi atteggiai quasi a mae stro vostro, me lo consente solo l’età ; e vogliatem i bene

Tutto vostro M . . . .

LO STATO E L’ EMIGRAZIONE

L e notizie che giungono da quelle provincie, per le quali passano, o da cui m uovono g li em igranti e da G enova, loro porto d ’im barco, non sono davvero liete. L a corrente em igratoria si fa sem pre più im ­ ponente, ingrossa in parecchie provincie dove il di­ sagio economico è più intenso e dove l’ inverno si presenta più m inaccioso, in modo tale da far riflet­ tere seriam ente sulla triste, condizione delle classi r u ­ rali. Bisogna certo concedere m olto alla forza irre ­ sistibile che e s e rc ita , specialm ente sulle m asse in ­ co lte, l’ esem pio e nel caso nostro l’ esem pio delle em igrazioni p rec ed en ti, le quali non ostante molte peripezie, raggiungono il più spesso lo scopo di pro­ curare una vita m eno m iserabile di quella che la m adre patria offre agli em igranti. Bisogna concedere anche e non poco allo spirito avventuroso che si im padronisce di chi ha nulla e ben poco da perdere nell’ ignoto verso cui m uove ; conviene certo far larga parte a molte cagioni psicologiche, ma rim ane sem pre abbastanza per poter attribuire questa forte corrente di em igrazione a un peggioram ento sensibile nelle condizioni econom iche del paese.

Q uesto può spiegare l’aum ento, che giova confi­ dare sia tem poraneo, ma non chiarisce le cause d el­ l’em igrazione italiana. Se noi potessim o in tra p re n ­ dere qui uno studio particolareggiato di questo feno­ meno, siamo persuasi che dovrem m o venire alla conclusione doversi attrib u ire la em igrazione del nostro paese alla condizione arretrata, non p ro g re­ diente della agricoltura, alla scarsa produttività del suolo italiano e conseguentem ente alla m isera, insuf- ficente rim unerazione dell’operaio agricolo. F orse la slessa esuberanza di popolazione rispetto allo stato dell’agricoltura fomenta l’ em igrazione, perchè gene­ ralm ente parlando non appare che le provincie dove più cospicuo è il num ero degli em igranti ne risen ­ tano alcun beneficio, tanto è vero che continuano a dare la cifra proporzionale più alta degli em i­ granti. Ora è vano sperare che l’em igrazione passa rallentare finché l’agricoltura dalla quasi inerzia in cui si trova non assum a un altro indirizzo, non a c ­ cresca la sua produttività, non renda questo suolo che n atura ha fatto sì ferace, uno tra i più p ro d u t­ tivi di E uropa, m entre è al di sotto di tanti altri.

L’em igrazione potrà essere un m ale, m a è certo che se lo è la sua cura non può essere diretta, im ­ mediata. P reten d ere di agire senz’altro su essa, sup­ porre di poierla contenere a proprio capriccio è un errore che si può scontare assai caro. S e essa è una conseguenza della m iseria è anche, bisogna r i­ conoscerlo una valvola di sicurezza che lascia sfug­ gire il soverchio vapore, quel vapore che oggi non

può trovar im piego adeguato. Si em igra anche dai paesi ricchi, è vero, ma per ragioni affatto diverse, per intenti che non riguardano tanto la ricerca di m eno dure condizioni di vita, quanto l’ im piego di attività speciali, che nella m adre patria soverchiano o di capitali che sovrabbondano. Nei paesi in cui l’aum ento della popolazione contrasta col lentissim o svolgim ento economico e in particolare con la quasi im m obilità dell’ industria agricola, che sono i paesi poveri, l’em igrazione si im pone ineluttabilm ente e se è violentata nella sua esplicazione allo scopo di frenarla si può esser certi che ciò non avverrà senza qualche danno. Chi ha mai indagato seriam ente se la tenue decrescenza della delinquenza in Italia non sia anche in qualche modo un effetto della em igra­ zione? Non vogliamo dare cifre, alm eno per ora, m a preghiam o quelli che si occupano di questa grave questione a voler studiare la statistica g iu ­ diziaria penale e a m etterla in relazione a quella dell’ em igrazione. C erte differenze nel m ovim ento della delinquenza negli ultim i anni e tra certe re ­ gioni ci pare che abbiano un significato. Ad ogni modo è chiaro che se com e non v ’ ha dubbio la em igrazione è un tentativo di rim e d iare a una si­ tuazione divenuta o m aterialm ente o psicologica­ m ente insopportabile, il precludere la via a questo ricorso non avrebbe altro effetto che di gettare gli em igranti per altre vie ancor più dannose.

Ma, si dice, non si tratta di im pedire 1’ em igra­ zione che tutti o quasi vogliam o m antenere libera, bensì di ren d e re sem pre m eno possibili le frodi a danno degli e m ig ra n ti, epperò vuoisi fare una buona legge sulle agenzie di em igrazione. Lo Stato in altri term ini non pretende di in tervenire a reg o ­ lare il fenomeno della em igrazione, ma vuol tutelare gli em igranti contro gli inganni, le angherie, le frodi che possono subire e perchè la tutela sia ef­ ficace vuoisi esercitare una rigida prevenzione. Il vescovo di Piacenza, m onsignor S calabrini, in una pregevole lettera indirizzata àll’on. deputato Carcano (v. Rassegna Nazionale, fascicolo del 1° N ovem ­ bre) dopo aver detto che il disegno della Com m is­ sione parlam entare (sul quale altra volta abbiam o inform ato i lettori >) è a suo giudizio piu pensato,- più organico e liberale (di quello m inisteriale) poi­ ché fin dal prim o articolo sanziona la piena libertà di em igrare, salvo gli obblighi im posti ai cittadini dalle leggi, aggiunge che il bel quadro ha però una m acchia « e questa m acchia è la facoltà che il di­ segno di legge della Com m issione accorda agli agenti di em igrazione, di faro arrolam enli ». È questa l’opinione di un distinto prelato, che della em igra­ zione si occupa da qualche tempo ed è senza d u b ­ bio una opinione tem perata, ragionata, frutto di pro­ fonda convinzione. Essa riproduce sostanzialm ente il concetto di molti dei fautori di una legge sulla em igrazione. L ibertà di em igrare, ma riduzione al m inimo dell’azione degli agenti di em igrazione. Se- nonchè queste b arriere che si vogliono elevare con­ tro gli agenti, è puerile non riconoscerlo, si risolvono all’atto pratico in tanti inciam pi che lo Stato m ette innanzi all’em igrante intenzionale e per ciò l’inter­ vento indiretto del legislatore si trasform a nei suoi effetti in ostacoli direttam ente frapposti alla effettua­ zione della volontà di em igrare. Nè si com prende

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774 L’ E C O N O M I S T A 25 novembre 1888 d ie per tutelare gli em igranti contro gli inganni, le

frodi e sim ili, sia necessario di im pedire agli agenti i cosi detti arruolam enti.

Poiché se questi possono d ar luogo a colpe, ad atti fraudolenti con cui si specula sulla ignoranza e sulla buona fede, la logica suggerisce che 1’ agente colpevole soltanto venga punito. Ma im pedire affatto l’ arruolam ento è an d ar oltre il segno ; equivale a voler togliere in certi casi la possibilità di em igrare quando sussiste già la volontà e senza avere la since­ rità di dichiararlo.

N inno contesta la necessità di non lasciare im p u ­ niti certi fatti crim inosi che si collegano coll’ em i­ grazione. Ma pu r troppo vediam o nelle recenti ela­ borazioni di progetti di legge una assenza del crite­ rio giuridico veram ente desolante. Si direbbe che si va perdendo la conoscenza del linguaggio giuridico. Alla form ola, al canone giuridico che abbraccia un dato g ruppo di infrazioni alla legge, che le sintetizza con enunciato chiaro e com prensivo, in m odo da m ettere il giudice in grado di m antenere illeso lo spirito della legge, si preferiscono le disposizioni analitiche, quasi sem pre m onche e ¡incom plete che lasciano 1’ adito a u na sequela di abusi cui il legi­ slatore non ha posto m ente. Così è dei progetti di legge coi quali viene proposto di regolare l’em igra­ zione. In essi noi troviam o, come altre volle no­ tam m o, disposizioni superflue, m entre dubitiam o assai che all’atto pratico riescirebbero ad evitare gli abusi nuovi o vecchi degli agenti di em igrazione.

Non intendiam o di ripetere ora quanto sui prò getti stessi altra volta abbiam o esposto. P e r conto nostro, e vediam o con piacere che è della m ede­ sim a opinione 1’ au tore della lettera sopracitata, siano fermi nell’idea già esposta che se proprio si vuole fare una legge sull’ em igrazione meglio è em endare il progetto della Com m issione. E conve­ niam o pienam ente nel giudizio che del disegno mi­ nisteriale reca m onsignor S calabrini di cui vogliam o rip o rtare le precise parole perchè sono un au to re­ vole conferm a delle idee che intorno all’ em igrazione abbiam o sem pre sostenute:

« Il disegno di legge m inisteriale è più propenso a considerare il grande fenomeno cosmico ed um ano della em igrazione com e un fatto anorm ale, piuttosto che un diritto n aturale, e lo circonda di tante pa­ stoie che quasi lo confisca. Esso, oltre una certa fretta di redazione rivela più e troppo la preoccu­ pazione del m inistro dell’interno, il quale vede con dolore i solchi abbandonati da un num ero di con­ tadini, che va di anno in anno m ontando, e quindi im poverite la produzione e la proprietà agricola e resa più grave la crisi che attraversa la nostra agri­ coltura, anziché la chiaroveggenza dello statista, che guarda innanzi e lontano e non im pedisce, ma di­ rige le correnti m igratorie, perchè diventino una delle cause di potenza e di benessere della m adre patria.

« Il disegno m inisteriale non tenne conto di una esperienza di non vecchia data, la quale dim ostrò alla prova dei fatti, che le m isure di polizia non a r r e ­ stano, bensì deviano dai nostri ad altri porti le m asse m igratorie, rendendo così più doloroso e più dispen­ dioso I’ esodo dei no stri connazionali. Gli ostacoli artificiali non trattengono le correnti, ma le fanno rigurgitare, aum entandone e rendendone più rovi­ noso l’im peto ».

L’INDUSTRIA DEGLI ALCOOLS

E L ’INTERPELLANZA D E L L ’On. COLOMBO

L ’ abuso che si è fatto in questi ultim i anni in Italia dei così detti rim aneggiam enti di im poste, ha com inciato a p ro d u rre i suoi effetti dannosi. Si è

creduto che a certi aum enti di imposte sui consum i non vi fosse limite o che fosse ancor tanto lontano da poter elevare la m isura della tassa, senza tema che il consum o ne sentisse grave turbam ento e per ripercussione l’ entrata finanziaria relativa venisse a scem are. Come nella direzione delle finanze è man­ cato u n criterio direttivo oculato, d eterm in ato , con­ scio dei pericoli che si possono creare con il si­ stem a dei ripieghi e delle mezze m isure, così nella parte tributaria si è proceduto con criteri fiscali as­ solutam ente poco ponderati. Ne è un esempio cal­ zante l’alcool, sul quale si è spinto molto in alto la tassa di fabbricazione al punto da provocare una vera ('.rise. La qual cosa corrisponde pienam ente alle pre­ visioni che erano state fatte, specialm ente da un egregio deputato di M ilano, 1’ on. Colombo, allor­ quando la tassa da 150 fu portata a 480 lire.

Q uesta nuova tassazione degli spiriti ha danneg­ giato notevolm ente la industria relativa, che si è iti non piccola parte arenata. Sono orm ai alcuni mesi che a Milano due fabbriche di spirito, tra le mag giori che conta il nostro paese, hanno dovuto so ­ spendere il lavoro e questo ed altri fatti sim ili hanno portato la conseguenza di una notevole riduzione nelle riscossioni della tassa di fabbricazione, la quale, com e nota giustam ente un periodico di R om a, Ita finora fallito nei suoi ultimi rim aneggiam enti a tutte le speranze finanziarie ed econom iche ; si riscuote molto m e n o , sono chiuse tante fabbriche m aggiori e m inori, lo spaccio dell’alcool si rattrappisce. Quanto al lato finanziario della cosa è da notarsi che le tasse di fabbricazione nel loro insiem e diedero nel 1 8 8 6 - 87 oltre 35 m ilioni, e m entre dovevano g ittare 41 milioni e mezzo nell’ esercizio chiuso il 30 giugno, ultim o, si ebbero p er contro 30 m ilioni e mezzo di cui 2 8 milioni per 1’ alcool. N ell’ esercizio in corso dovrebbero dare 47 milioni, dei quali 42 per l’alcool, ma è da notarsi che dal luglio a tutto settem bre di quest’anno la tassa di fabbricazione ha dato 4,888,238

lire, cioè 2 ,0 9 4 ,8 1 0 meno che dal luglio a settem bre del 1887. A nche se nel secondo sem estre dell’eser­ cizio finanziario la condizione dell’industria degli spi­ riti m igliorasse , non pare possibile che si abbiano dall’alcool nel co rrente esercizio i 42 m ilioni, più i l o previsti dal nuovo rim aneggiam ento, approvato dopo il bilancio con I’ ultim o omnibus finanziario.

In questa condizione di cose era opportuno chiedere conto al m inistro sul modo con cui intende non solo colm are il disavanzo, ma provvedere a un m iglior or­ dinam ento della tassazione dell’ alcool e alia crise che ha colpito l’ industria degli spiriti. L ’on. Colombo ha giustam ente ritenuto che gli incom beva tale officio e con la sua interpellanza svolta alla Cam era nella seduta del 21 corrente ha messo in chiara luce la situazione. L’on. deputato di Milano com inciò dal notare che i fatti hanno giustificato i dubbi ch’ egli ebbe a m anifestare ripetutam ente sul sistem a di tassazione degli spiriti.

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Cilò a conferm a le cifre del dazio di consum o di Roma duran te gli ultim i m esi, e la difficoltà incon­ trata nella vendita dello spirito sequestrato dalla do­ gana, nonostante la riduzione del prezzo.

Inoltre l’ industria dei liquori e dell’aceto è a re ­ n ata; si sono chiuse le grandi fabbriche di Milano e di N apoli; m olte rivendite di liquori si sono chiuse, altre sono fallite. Ma se l’ industria ' è rovinata, se n’ è alm eno avvantaggiato l’erario?

Q uando si elevò la tassa da 150 a 180, gli introiti scem arono di 4 milioni e mezzo, anzi di 9 m ilioni ri­ spetto alle previsioni del bilancio di assestam ento. Nel quadrim estre dal luglio all’ ottobre, da che la nuova legge è entrata in vigore, l’ introito è sce­ m ato regolarm ente di oltre un m ilione al m ese. A n­ che volendo essere ottim isti, non si potrebbe sp e­ ra re dagli spiriti più di 25 milioni nel 1 8 8 8 -8 9 , m entre si è preventiva il doppio.

Escluse che il fenom eno possa spiegarsi con la liquidazione dello stock.

L ’onor. Colombo am m ise che è troppo presto per ded u rre conseguenze assolute da questi fatti. P e rò essi perm ettono di dire, che il sistem a di aum entare la tassa ò un sistem a dannoso per l’industria e p er la finanza, e che e’ è qualche cosa che non va, nel m ec­ canism o della tassa com e è ora applicata.

10 ho sem pre creduto un erro re , egli disse, di elevare la tassa sugli spiriti da 150 a 180 lire nel 1 8 8 7 ; ma fu più grave e rro re di elevarla a 240 sotto la form a di una tassa di vendita, che ò r iu ­ scita anche a disordinare e danneggiare tutto il re ­ gim e 'di quest’ industria.

11 m inistro e la Com m issione p arlam entare non hanno voluto esam inar bene la proposta, che era pure suffragata dal voto di un gran num ero di in­ teressati, di abbassare la tassa di fabbricazione alla cifra prim itiva, e di supplire ai bisogni dell’E rario con una tassa d’esercizio, scevra dalle vessazioni della tassa di vendita che si volle adottare. Si sarebbero assicurati all’ E rario alm eno 5 0 m ilioni, m entre è m olto se se ne avranno 25, o 30, com prese le ri­ m anenze. C onchiuse dom andando al m inistro delle finanze di rid u rre la tassa di fabbricazione a 150 lire e di sostituire la tassa di vendita con una tassa di esercizio.

L ’on. Magliani nella sua risposta dichiarò che le cause sostanziali della crisi che si deplora debbono ricercarsi nella perequazione della industria fra le fabbriche di l a e di 2 a categoria nella facilità del contrabbando o nella illegale circolazione dell’alcool. Secondo lui non si può dire ancora se le leggi del 1887 e del 1888 abbiano raggiunto lo scopo di rem uovere quelle cause, non soltanto perchè è troppo breve il tem po trascorso, m a anche perchè quésto tem po trascorse ancora sotto l’influenza della situazione precedente. A ssicurò la Cam era che il contrabbando e la circolazione illegale sono g randem ente dim inuiti e quanto alla asserita dim inuzione del consum o disse che l’esperienza non è ancora fatta. Secondo l’ on. Magliani non è ancora accertato l’effetto prodotto dalla tassa sulla v en d ita; ma qualora fosse quello prev i­ sto dall'on. Colombo non m ancherebbe di provvedere. Egli è d’avviso che l’attuale depressione dell’ in d u ­ stria sugli spiriti sia dovuta al basso prezzo del vino e ai larghi approvigionam enti fatti in previsione dei- fi imposta nuova, approvigionam enti che furono cal­ colati a 120 mila ettolitri. Concluse che allo stato delle cose non potrebbe assum ere im pegni precisi

all’ infuori di quello di osservare con attenzione sc ru ­ polosa l’andam ento dell’ im posta per trarn e pòi le necessarie deduzioni.

L’on. M agliani non ha sm entito sè stesso in fatto di ottimism o cronico, E del resto si capisce che egli non sia stato disposto a condannare 1’ opera propria. Ciò non vuol dire che essa sia buona ; e m a ­ lauguratam ente le cifre parlano u n linguaggio elo­ quente che se continuasse finirebbe certo col con­ vincere lo stesso on. M agliani dell’e rro re com m ésso. Noi ci lim iterem o a notare elio intanto la politica tributaria dell’ on. M agliani tra gli altri pregi ha pu r questo, di arrestare delle industrie fiorenti, di to­ gliere lavoro a num erosi operai.

LETTERE PARLAMENTARI

Roma, 23 L a le g g e s u lle p e n s io n i d e i m a e s t r i e le m e n ta r i - La

s itu a z io n e f in a n z ia r ia - I l t r a t t a t o d i co m m ercio f r a n c o -ita lia n o .

La C am era ha fatto opera buona approvando pa­ recchie modificazioni alla legge 16 dicem bre 1878 concernente il Monte delle Pensioni p e r gl’ insegnanti nello scuole elem entari. Con quella legge le pensioni dei m aestri, che avevano 30 anni di età al 1° gen­ naio 1879, subivano la riduzione di u n terzo sullo am m ontare norm ale delle pensioni, e la riduzione della m età, quello dei m aestri che avevano da 40 a 55 anni. Al di sopra di questa età erano esclusi dalla pensione, com e si erano esclusi tu tti gl’ insegnanti degli Asili d’ Infanzia.

L ’ attuale progetto di legge del M inistero, accettato dalla Com m issione, p ortava già u n notevole vantaggio, facendo giustizia per gl’ insegnanti degli Asili e di­ sponendo che le pensioni dei m aestri che avevano 30 anni al 1° gennaio 1879, fossero ridotte soltanto di un quarto (sem pre sull’ am m ontare norm ale delle pensioni) e soltanto di un terzo quelle dei m aestri aventi a quell’ epoca da 40 a 55.

Ma a com pletare 1’ atto di giustizia, rim anendo in quella specie di scala proporzionale stabilita dalla legge 1878 e serbato p u re nelle modificazioni del progetto, veniva u na proposta S onnino, che am m et­ teva alla pensione, con una riduzione delia m età, anche i vecchi m aestri che avevano 55 anni al 1° gennaio 1879.

Il benefizio reale ai m aestri elem entari e il m i­ glioram ento della istituzione del M onte delle P ensioni verranno dalla modificazione degli articoli 3 e 4 del progetto, presentata dall’onorevole S onnino, accettata con prem ura dal M inistro Boselli, approvata dalla Cam era. Q uei due articoli dim inuivano il contributo annuo passato dalla legge del 1878 e, cioè, portavano da 5 a 2 centesim i quello dei C om uni sull’ a m ­ m ontare degli stipendi m inori legali spettanti alle Scuole obbligatorie, e da 3 a 2 quello degl’ inse­ gnanti su ll’ am m ontale degli stipendi calcolabili nei modi di legge. Invece con gli em endam enti Sonnino il contributo annuo dato finora, com e in via e c c e ­ zionale, dallo Stato in lire 3 0 0 m ila, dai C om uni in 5 centesim i e dai M aestri in 3 centesim i sugli sti­ pendi, diviene contributo n o rm ale; sicché la Cassa

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776 L ” E C O N O M I S T A

25 novembre 1888 Maestri al di là di quel che ora siano, avrà in più

di quanto le veniva dal progetto della Com missione per 10 anni circa 6 5 0 m ila lire annue, e in seguito 870 mila, ogni centesim o corrispondendo a 215 mila lire circa, all’anno.

,, ^,11 correspettivo di questo aum ento troviam o: 1 ' I obbligo (già accennato) di am m issione im m e ­ diata alla pensione dei vecchi m aestri, che avevano 55 anni al 1° gennaio 1879, finora esclu si; 2° l’im ­ pegno che gli avanzi, che risultassero assicurati alla Cassa dopo redatto il Bilancio tecnico alla fine del 1889. dovranno con una legge devolversi a beneficio di un Istituto per le vedove e gli orfani dei m aestri ele­ m en tari e, possibilm ente, per un m iglioram ento delle pensioni.

P are accertato che la questione finanziaria, come già se ne aveva il dubbio, non sarà risoluta apertam ente, francam ente nella sua totalità, ma solo in parte. La cifra del disavanzo varia, secondo i vari e più com petenti finanzieri della Cam era da 160 a 200 m ilioni. A m m ettendo qualsiasi esagerazione in cotesti calcoli, è però cosa inoppugnabile: che non basta a riparare il disavanzo, fare ciò che orm ai è nel program m a del M inistero, ossia ristabilire i due de­ cimi sulla fondiaria (1 9 milioni), e I’ antico prezzo sul sale (28 m ilioni poiché per due milioni si rim ise l’ anno passato), in totale 4-7 m ilioni. Con questa somm a siam o lontani non dai 200 ó dai 160 milioni di disavanzo, ma anche dai 100 e dai 120, che non sono messi in dubbio da nessuno.

Il prossim o ripristinam ento di quell’ aggravio, fa osservare da un deputato all’ altro, quanta ragione avessero coloro, i quali, a suo tem po, dicevano che troppo leggerm ente si aboliva, si dim inuiva. E ra una vera im prudenza; e l’on. Magliani fu più d ’una volta richiam ato a voler ten er conto dell’ aum ento di spesa che portavano per l’avvenire certi progetti di legge, com e la creazione di due nuovi Corpi d’A rm ata, senza parlare di tanti altri. Ma il Mini­ stro delle Finanze non volle prevedere, e sperò nella fortuna. Essendogli questa venuta m eno, getta tutto a càrico degli aum enti im provvisi straordinari. Alla Cam era si sanno queste cose, e si dà generalm ente ragione all’ on. Saracco, delle cui argom entazioni aveste un ce n n o ; poi si ricade nell’ apatia. Si parla per p arlare; ma se non reagisce F o n . Crispi, c e r ­ tam ente non reagiscono altri, e le faccende finan­ ziarie an d ran n o come prim a.

Eccovi un altro sintom o della situazione: voi v e ­ dete qualche autorevole giornale p rep arare con se ­ rietà, con studio una battaglia finanziaria. E bbene, potete essere certi che si continuerà a prepararla, ma la vera battàglia non si darà.

— L ’opera che il nuovo am basciatore di F rancia si proponeva qui a Rom a è in parte già guastata da tutto ciò cch e gli hanno fatto dire. E gli intervistato da più d’ un giornalista si è lagnato che abbiano inventato il suo colloquio col M inistro del Com m er­ cio, onor. G rim aldi e col S ottosegretario di Stato, on. Ellena, m entre non aveva avuto alcuna co n fe­ renza con quei signori e tanto meno a proposito del trattato di com m ercio. Egli non si fa illusioni sulle difficoltà della situazione e sa che il verbo del G overno italiano è il discorso di A nagni, la cui prim a conseguenza sarebbe questa, di lottare a ol­ tranza se la F ran cia non fa patti d ’ oro ; sa che 1 on. Ellena, che ha più specialm ente in mano q ue­ ste trattative, non cederà di un palmo ; sa che con

nuove proposte può esporre il suo G overno ad un brutto insuccesso. E ppure egli è pieno di speranze nella sua missione ; ed ha già accennato che se si com inciasse da un modus vivendi, potrebbe preve­ dersi prossimo il trattato ; e il procedim ento alla possibile conclusione di un modus vivendi egli lo troverebbe — com e lo aveva trovato un giornale rom ano — nella facoltà che, anche secondo lui, ha il G overno francese di potere abbassare proporzio­ nalm ente ai nostri i suoi dazi — Vedremo.

Rivista (Economica

/ / nuovo p r e s tito d e lla R u s s ia — L a s t a t is t ic a d e i

ce lib i d e lla F r a n c ia .Le f a ls if ic a z io n i d e i p r ò-

d o tti a lim e n ta r i in In g h ilt e r r a .

Il nuovo prestito stipulalo dal G overno russo con un gruppo bancario francese richiam a 1’ attenzione sulla situazione della Russia. È noto che per parec­ chio tem po il G overno di P ietroburgo ha negoziato inutilm ente coi banchieri parigini un prestito rile ­ vante. Solo nella prim avera di q u est’anno fu possibile v enire a u n -a c c o rd o ; ma la situazione generale e quella speciale della Russia consigliarono di procrasti­ nare la em issione alla fine dell’ anno, od anche al principio del nuovo. La concentrazione di truppe russe in Polonia aveva fatto sorgere molte apprensioni in E uropa e indisposti i capitalisti tedeschi a for­ nire danaro alla Russia. La stam pa officiale e sem i­ officiale della G erm ania hanno a più riprese edotto il pubblico tedesco sulle condizioni effettive delle finanze ru sse e la Banca im periale germ anica giunse persino a stabilire che non avrebbe più fatto a n ti­ cipazioni sopra rendita russa. Il rublo era ribassato e vi era pure utia notevole discesa nei corsi dei titoli russi. P er tu tte queste ragioni fu riconosciuto che non era allora opportuno di in tra p re n d ere una em issione, ma si sperava che u n possibile cam bia­ m ento avrebbe avuto luogo prim a della fine del— I anno. E infatti alcune circostanze davano fonda­ m ento a quella opinione. Il raccolto del 1887 era stato copioso e la R ussia esportava im m ense q u an ­ tità di cereali. Si calcolava che questo avrebbe in­ fluito sul corso del rublo e che il suo aum ento dovea m ettere i capitalisti interessati in grado di far elevare il corso dei titoli russi in generale. Nè m ancava la speranza che i tim ori politici potessero nel frattem po dileguare e per ciò stesso volevasi fare un tentativo presso i capitalisti tedeschi per interessarli nell’operazione.

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a 101, ma per l’ interesse del 5 O/o, che scade al I o dicem bre, il corso si rid u ce a 98 1 /2 , cioè quasi alla pari. Le previsioni dei banchieri di P arigi, com e si vede, si sono realizzate e la conseguenza è ap ­ punto l’em issione dei prestito, progettata già da al­ cuni mesi: Secondo le notizie pubblicate dai gior­ nali il suo am m ontare è di 5 0 0 milioni di franchi, e pare destinato principalm ente alla conversione di prestiti già esistenti. P erò vi sono fondate ragioni per ritenere che quello non sia il solo scopo del nuovo debito, e, com e è naturale, la politica non può vedere con soddisfazione una sim ile operazione finanziaria.

Q uantunque il program m a della em issione non sia ancora reso noto si dice che verranno offerti titoli di una nuova specie. Fino ad ora la R ussia ha preso a prestito sul credito, sulla fiducia che gode lo Stato ; ora parrebbe che il governo russo intenda offrire dei titoli con garanzia speciale, forse per es­ sere più sicuro del successo dell’operazione. Ciò non ostante è da notarsi che la stam pa inglese e quella ted tea non presentano il nuovo prestito sotto i co­ lori più favorevoli ; anzi cercano dissuadere i ca p i­ talisti dal partecipare a sim ile operazione. La sotto- scrizione sul nuovo prestito dovrebbe essere aperta a Berlino, L ondra, P arigi e A m sterdam , ma è fuori di contestazione che l’operazione è diretta e assunta per conto di un gruppo francese. F orse a Berlino si vuol profittare dell’ occasione per liberarsi in gran parte dei titoli ru ssi, tenendo alti provviso­ riam ente i corsi. Certo è che dalla linea di con­ dotta che sarà per adottare Berlino dipenderà il suc­ cesso del nuovo prestito, perchè se i capitalisti te­ deschi vendono i valori russi che ancora posseggono, sarà diffìcile che i francesi riescano a collocare, il nuovo prestito. La situazione del m ercato m onetario internazionale non pare debba essere di ostacolo, perchè i capitali in cerca di im pieghi abbondano, ma non è possibile fare previsioni sulle sue vicissi­ tudini da ora a quando il prestito v errà offerto al pubblico.

— F ra le molteplici notizie interessanti che si pos­ sono desum ere dai risultati del censim ento del 1886 (Statìstique generale de la France) ci pare valga la pena di rilevare I’ aum ento nel num ero dei celibi. Nel 1856 erano stati censiti in F rancia 9 1 1 ,7 8 8 fa­ m iglie (minages) com poste d ’una sola persona e tren- t’ anni dopo nel 1886 questo num ero si trova ra g ­ giungere 1 ,5 3 8 ,6 1 2 . Il num ero degli individui che vivono soli èM i 10.9 per cento abitanti nel dipartim en- delia Senna ; nell’ A ube, nella C harente in feriore, nel Calvados, nella M arne, nella Meuse, nel Rodano n e l- 1’ O rne esso oscilla intorno al 6 ; è prossim o al 2 nella C orsica, la D ordogna, la Alta K enna, il F ini- stére e le Còtes-du-Nord ; discende a 1 .4 Corréze. Com e si vede è nel centro e nella B rettagna che il num ero degli individui soli è m inore q u an tu n q u e in q u est’ ultim o dipartim ento il num ero dei vedovi sia considerabile in seguito a m orte prem atura degli uo m ini im piegati nella pesca costiera o alla pesca di lungo corso.

lì num ero totale dei celibi è di 2 0 ,0 1 2 ,1 9 8 dei due sessi la m aggior parte della popolazione francese ossia il 52 .7 6 O/o vive dunque nel celibato. Conviene del resto di notare che dalla proporzione 52.76 O/o bisogna d ed u rre 29.49 per cento di individui che non sono ancora all’ età nubile. I celibi adulti dei due sessi rappresentano il 23 .3 7 per cento della- popola­

zione e si decom pongono in due parti quasi eguali 11,37 per cento pel sesso maschile e 1 1 .9 0 p e r cento per quello fem m inile. Ben inteso è nelle grandi città che la proporzione è m aggiore, essa eccede 11, per cento a Parigi.

In riassunto si contano in Francia 2 0 ,0 1 2 ,4 9 8 ce­ libi, 1 4 ,959,335 uom ini e donne coniugati, 2,948,511 vedovi o vedove e 11,415 divorziali; le vedove sono quasi due volte più num erose dei vedovi (esattam ente 194 vedove per 100 vedovi) il che può essere a t­ tribuito a parecchie cause. A nzitutto la donna essendo generalm ente più giovane del m arito ha m aggiori probabilità di sopravvivergli, astrazione fatta dalla m or­ talità ordinaria che .è, alla età uguale, m aggiore per 1’ uom o che non per la donna ; inoltre la donna di­ ventando vedova a una età meno avanzata di quella alla quale 1’ uomo diventa vedovo vive per conse­ guenza più a lu n g o ; infine è costatato che i vedovi passano ad altre nozze più facilm ente delle vedove. A ggiungasi che m olte donne che non sono mai state m aritate hanno dovuto prendere sulle schede del censim ento la qualità di vedove.

Com unque sia di ciò è chiaro che se in F rancia fosse attuata l’ idea, più volte sostenuta, di colpire con una tassa speciale i celibi si avrebbe una m a­ teria im ponibile assai abbondante che potrebbe es­ sere una fonte feconda di entrate. Ma sarebbe una tassa giusta e sovratutto opportuna ?

— Il Locai J-overnment Board pubblica il suo annuale rapporto, pieno, com e sem pre, di statistiche e di cifre assai interessanti sul pauperism o, la salute e I’ igiene pubbliche.

Uno dei capitoli più curiosi del rapporto è quello sulle falsificazioni dei prodotti alim entari.

La legge dà facoltà ai cittadini di far analizzare gl’ articoli di consum o in determ inate condizioni; ma è assai raro che ne approfittino, e le derrate non sono analizzate che per iniziativa delle autorità pro­ vinciali.

Bisogna tener conto di questo fatto studiando queste statistiche, che naturalm ente sono poco con­ cludenti quanto alle falsificazioni degli alim enti in genere. Cosi un distretto di L ondra dà una ana'isi su 131 abitanti, altrove una su 25 0 0 , un terzo ne dà 8 su 3 6 ,0 0 0 abitanti. In provincia è lo stesso. N ell’ O xfordsbire, nel P em b ro k sh ire e nel B erkshire non vi fu nem m eno una analisi.

F ra gii alim enti, il latte è il più spesso falsificato. Su 10,333 campioni analizati, 1,539 erano falsificati; cioè il 14.9

O/o-La falsificazione del b urro è frequentissim a ; a di­ spetto delle nuove leggi sulla vendita dei grassi, m a r­ garina e altri prodotti sono offerti al consum atore come b urro. La proporzione delle falsificazioni del burro è del 17 1/2 O/o ; quella del caffè del 13 O/o; del pepe 11 O /o ; delle m ostarde del 1 0 O/o (com e quelle dei m edicam enti). La più notevole e quella degli alcoolici che è del 18

O/o-Non si falsifica più il pane, la farina, il zucchero e il th è ; ma il caffè è largam ente addizionato di cicoria.

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778 L’ E C O N O M I S T A 25 novembre 1888

Le Banche popolari cooperative in Lucania

b e B anche popolari cooperative seguono nella ci­ viltà presente un grande atto di sociale ed econo­ mico progresso, giacché i vantaggi che arrecano sono g ran d i e molteplici, tanto sotto il punto di vista econom ico, quanto sotto quello sociale. E di questa verità, confortata naturalm ente dalla esperienza, deve essersi persuasa la Basilicata, essendo essa la pro­ vincia in Italia, che, in proporzione dei suoi ahi - tanti, abbia un m aggior num ero di banche coope­ rative popolari, in confronto delle altre provincie. Da un opuscolo del Dott. Michele L acava intitolato « Le cooperative lucane al Congresso delle B anche popolari in B ari » togliam o alcune interessanti n o ­ tizie sullo sviluppo preso dalle banche popolari nella Basilicata, che conferm ano quanto abbiam o detto.

La prim a banca com inciò a funzionare in Rionero nel 1 8 7 2 ; dopo una interruzione di 9 anni, cioè a dire nel 18 8 1 , sorsero quelle di M atera, di A vi­ gliano, Melfi, Palazzo, Ruoti e Y enosa: nel 1882 si istituiscono quelle di Barile e M oliterno; nel 1883 quelle di Bella e P escopagano: nel 188 1 si creano a F orenza, a Grassano, a Muro L ucano e a S. Zita: nel 1885 si fondano a Bisenza, Cérleto P erticario, L auria, M ontescaglioso, e quella di professionisti ed im piegati a Potenza: nel 1886 si istituiscono ad Anzi, Atella, L aurenzano e M oliterno (agricola in ­ dustriale), a Montescaglioso (Banca G atti), a Pietra- g a lla , Rapolla e V iggiano: nel 1887 sorgono ad A ccettura, F erran d in a, Montepeloso, Potenza Popo­ lare, Stigliano, T ricarico, Vaglio, Genzano, G olo- braro, S alandra, Tolve e Potenza (Magazzini coope­ rativi) e nel 1888, cioè nell’anno in corso, a C a r­ bone, Pisticci, B ernolda e la succursale della Banca di L auria, in Lagonegro. In tutto 4 5 Banche con una succursale.

Il circondario che è dotato di un m aggior n u ­ m ero di banche è quello di M elfi: vengono poi quelli di Potenza e di M atera, e 1’ ultim o per n u ­ m ero è quello di Lagonegro.

N onostante quel buon num ero di banche, la Ba­ silicata è ben lungi ancora dall’averlo com pleto, es­ sendovi 6 4 paesi che ne sono privi.

D elle tre form e che assum e la Cooperazione, pro­ duzione cioè, consum o e credito, nella Basilicata si è sviluppata unicam ente quella del credito, non es- sendovene che una di consum o, quella dei Magaz­ zini alimentari in Potenza. È sperabile peraltro che, quando la cooperazione di credito avrà raggiunto il suo pieno sviluppo, progrediranno anche le coope­ rative di consum o e di produzione, offerendo la Basilicata terreno fecondo per am bedue lo form e.

La sola cooperazione che avrà un terreno molto ■ ristretto, sarà quella industriale.

Da un prospetto delle azioni sottoscritte, del c a ­ pitale versato e del risconto praticato col Banco di Napoli, resulta che la situazione delle Banche L u ­ cane non potrebbe essere più eccellente.

È im portante, infatti, il vedere che in una pro ­ vincia com e la Basilicata, che versa in condizioni econom iche ben gravi, le Banche a tutto settem bre dell’anno in corso abbiano versato, fra riserva e c a ­ pitale, la som m a di L. 3 ,5 3 4 ,7 6 8 .1 1 . Anche il n u ­ m ero dei soci non può che recare soddisfazione,

avendo raggiunto la cifra di 1-4,375, ossia il 2.55 per cento della popolazione.

I depositi a risparm io raggiungono la bella cifra di L. 1 ,9 5 3 ,1 0 8 .1 !, m entre quelli fatti sui libretti postali in tutta la provincia arrivano soltanto a L ire 2,-438,044.76. I depositi in conto corrente fruttiferi ascendono a L ire 3 ,3 1 1 ,4 4 3 ,6 6 e il risconto a L ire 6 ,5 6 7 ,9 1 6 .1 4 .

Dalla pubblicazione da cui siam o andati togliendo queste notizie apparisce che -le B anche L ucane sono am m inistrate con la massim a oculatezza; e se non ci fossero a ltrifa tti a provarlo, basterebbero le cifre degli scarsissim i protesti, e il fatto, che m entre nella Basilicata avvennero molti fallim enti, le Banche coo­ perative ne furono interam ente im m uni.

IL MOVIMENTO POSTALE IN ITALIA

nel primo trimestre dell’ esercizio finanziario 1887-88

Il prospetto delle rendite postali del 1° trim estre dell’esercizio finanziario 1888-89 cioè a dire nei mesi di luglio, agosto e settem bre 1888 confrontate con quelle del 1° trim estre dell’esercizio 1 8 8 7 -8 8 p re­ senta un aum ento di L. 1 9 2 ,0 2 4 .5 2 .

Infatti nel 1° trim estre dell’ esercizio in corso le rendite postati am m ontarono a L . 1 0 ,5 9 2 ,9 9 1 .7 7 contro 1 0 ,4 0 0 ,9 6 7 .4 5 nel 1° trim estre dell’esercizio precedente.

L ’aum ento ottenuto si divide com e appresso :

Luglio . . . + 184,513.16 Agosto . . . -j- 167,436.99 Settembre . — 159,925.83

11 seguente prospetto contiene i proventi ottenuti nel 1° trim estre dei due esercizi sopra indicati, se­ condo la categoria a cui appartengono.

1° T r im e s tr e 1° T r im e s tr e 1888-89 1887-88 Francobolli ordinari . Francobolli e cartoline L. 7,366,615.91 7,054,635.39 per pacchi ... » 644,813 40 606,957.05 Cartoline ordinarie. . » ■1,871,573.70 1,189,748.70 Segnatasse... Francatura di giornali » 945,058.66 988,083.12

col bollo preventivo, o con abbonamento. Rimborsi dovuti dalle

» 255,904.31 249,767.57

amministraz. estere . » 57,940.09 219,635.69

Proventi diversi. . . . » 51,185.70 28,522.39 Totale L. 10,592,991.77 10,400,967.45

N ella qual som m a di L. 1 0 ,4 0 0 ,9 6 7 .4 5 sono com­ prese anche L. 6 3 ,6 1 7 .3 4 p er rim borso di spesa pel servizio delle casse postali di risparm io.

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