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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.15 (1888) n.729, 22 aprile

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L’ECONOMISTA

g a z z e t t a s e t t i m a n a l e

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE INTERESSI FRI VATI

Anno XV - Voi. XIV

D om enica 22 Aprile 1888

La mancanza di relazioni sui bilanci per il pros­ simo esercizio ha indotto il Governo a m ettere in discussione davanti alla Cam era il progetto di legge per il « riordinam ento dei tributi locali » più pre­ sto di quello che non poteva aspettarsi, specialm ente sapendosi che il giudizio m anifestato generalm ente snl progetto stesso era che non fosse stato sufficien­ temente0 studiato nè dal Governo nè dalla G iunta Parlam entare. — M entre quindi credevam o di po­ terne discorrere prim a che la Cam era intraprendesse a discutere sul progetto, siamo costretti a trattarne in ritardo.

Molle volte già I’ Economista si è occupato am ­ piamente del sistema tributario delle P rovincie e dei Comuni m ostrandone i difetti ed accennando ai pos­ sibili rim edi ; i nostri lettori quindi conoscono su tale argom ento le nostre opinioni ed indovineranno facilmente che non possiamo essere com pletam ente soddisfatti delle riform e che sono contenute nel

nuovo progetto. .

A noi pareva em ergesse chiaro dagli studi che fino a qui sono stati fatti sul sistem a tributario delle am m inistrazioni locali, che i concetti dai quali do­ veva partire una riform a fossero i seguenti :

1. ° Lim ite fisso alla facoltà di so v rim p o rre sulla imposta fo n d iaria ;

2 . ° Lim ite agli eccessi a cui alcuni Comuni si lasciano spingere nella applicazione dei dazi di con­ sumo ;

5.® Rinvigorim ento delle, imposte e tasse di carattere locale ;

-ì.° Riordinam ento delle diverse categorie di speso fissandone la proporzionalità tra loro e con certe entrate.

Avemmo ragione di credere nel tem po passato che il M inistro delle finanze non fosse alieno dall adottare simili criteri in una riform a del sistema tributario locale ; quindi fummo sorpresi vedendo nel progetto di legge che ora si discute un ritorno al sistem a vecchio, ritorno che tende piuttosto a peggiorarlo che a renderlo più razionale e più adatto ai tempi ed alle esigenze.

Anche nelle am m inistrazioni locali si m anne stano segni evidenti di una specie di intem pe­ ranza per la quale le finanze, anziché essere scopo a se stesse, diventano argom ento di lotta tra lo classi sociali, ed espediente col quale gli am m ini­ stratori tentano di sostenersi. Le spese facoltative ed assolutam ente su n tu a rie eseguite cogli aum enti dei

redditi sui dazi di consum o in alcuni com uni ; in altri le spese di viabilità o di igiene pubblica sostenute con aum enti di sovraim poste , sono fatti che si in­ contrano frequentem ente studiando l’andam ento dei bilanci com unali. Se adunque una riform a dovea farsi, essa non poteva essere scom pagnala dallo stu ­ dio dei tre punti che da queste tendenze em ergono in contrasto tra lo ro ; cioè l’ aum ento delle s p e se , — I’ aum ento della sovrim posta e l’aum ento delle tasse di consumo.

Nel progetto ui legge presentato dal Governo q u e ­ sti pericoli e queste tendenze si riconoscono, ma nulla si propone per portarvi rim edio ; la Com m is­ sione parlam entare in una relazione ■ evidentem ente dettata da persona poco versata sull’argom ento o che non ha voluto approfondirlo — non ha nem m eno rilevati i punti im portanti sui quali la relazione del Ministro pur accennandovi sorvolava. Alla Cam era si è già im pegnata la discussione dim ostrando con chiara evidenza essere opinione dei più che il progetto sia stato infelicem ente studiato e peggio compilato.

E d i suoi difetti Ji sostanza e di opportunità sono molli.

M entre infatti si discute da tre anni sulla imposta fondiaria ed il G overno è sem pre perplesso e con- traddicentesi sulla abolizione dei decimi di g u e rra ; m entre per le difficili condizioni dell’ agricoltura si aggrava il consum o coll’ odioso dazio sui c e re a li, m entre infine colla legge sulla perequazione fon­ diaria si è tentato — con scarso successo — di m ettere fin limite alla so v rim p o sta fondiaria co­ m unale e p ro v in ciale ; tutti si attendevano che in una riform a del sistem a tributario quel lim ite fosse con più vigore stabilito. Invece il progetto di legge facilita le eccedenze dom andando che possano e s­ sere concesse per decreto reale, il che naturalm ente p ro d u rrà delle conseguenze egualm ente p eric o lo se. da una parte au m en terà la influenza parlam entare sul G overno, dall’ altra annullerà o dim inuirà gli effetti che le recenti leggi sulla imposta fondiaria e sul dazio sui cereali m iravano a raggiungere a fa­

vore dell’ agricoltura. . .

A lla Cam era davanti alle serie opposizioni che da molti banchi si m anifestarono contro il progetto di lecere l’on. Magi ¡ani disse che bisognava perequare ne°i tributi locali gli aggravi sui consum i cogli ag­ gravi sui redditi.

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È appunto la tendenza sem pre crescente di a g ­ g ravare la mano sul consum o anziché sul reddito, della quale ci lagniam o, sia perchè rappresenta una ingiustizia, sia perchè è prova della incuria, per non d ir peggio, degli am m inistratori.

Colpire il consum o vuol dire colpire il reddito lordo, il quale non è mai proporzionato al reddito netto e quindi non può essere criterio di quella equa distribuzione dei contributi voluta dalla lettera è dallo spirito dello statuto. E se in m olti com uni si incontrano quelle resistenze talvolta serie contro le tasse dirette — che possono essere, se saggiam ente applicate, le più produttive, le meglio ripartihili e le meno costose — egli è perchè il G overno e le am ­ m inistrazioni locali sono andati a gara per com piere atti, che rendendo meno accette ai contribuenti le tasse sul reddito netto, li abituavano infrattanto alla beata ignoranza della sperequazione che rap p resen ­ tano i balzelli sui consum i.

Noi ricordiam o benissim o ad esempio che vi fu uni tempo in cui m olte voci in Parlam ento si alza­ rono contro l’abuso che in molti com uni facevasi del dazio di consum o, sia com e imposta sui generi di prim a necessità, sia anche come mezzo di prote­ zione industriale. Oggi molte di quelle voci non si odono più, perchè il Governo stesso nel sistem a tri­ butario dello Stato ha adottati gli stessi erronei con­ cetti che dom inano nelle G iunte dei Com uni meno illum inati e m eno saggi.

Ciò non toglie tuttavia che gli inconvenienti esi­ stano ed anzi si siano aggravati in questi ultim i anni, onde noi facciamo voti che il P arlam ento non ap­ provi il progetto, od alm eno, lim itandosi ad ap p ro ­ vare gli articoli che riguardano il consolidam ento del dazio di consum o governativo, rim andi ad altro tem po ogni discussione sugli altri punti.

ERRORI VECCHI E NUOVI

Soliti ad esprim ere senza le am biguità e i sottin­ tesi tanto cari ai nostri avversari, l’opinione che ci siamo formati sulle questioni più vitali pel bene del paese, abbiamo esplicitam ente sostenuto che era con­ veniente di rinnovare il trattato di com m ercio con la F rancia. E fin dai prim ordi noi ponevam o chia­ ram ente e nettam ente la questione nei suoi veri ter­ mini, dom andando quali erano le industrie che s’ in­ tendeva di sacrificare, quali quelle che volevansi av ­ vantaggiare con la stipulazione di un nuovo patto. L ’ esam e m inuto, paziente dei nostri rapporti com ­ m erciali con la F rancia che abbiamo fatto sullo scorcio del 1886 ci condusse alla conclusione che o non si sarebbe stipulato il nuovo trattato o si sa­ rebbe finito per accettarne uno peggiore di quello che con tanta audacia e con non m inore leggerezza si andava a denunciare. Se fossimo avvezzi ad an­ teporre le nostre soddisfazioni personali alla tutela degli interessi del paese, non ci m ancherebbe d av­ vero motivo a una intim a e serena soddisfazione. Ma com e non abbiamo mai rilevati nel passato i g iu ­ dizi che la stam pa francese espose intorno alla no­ stra condotta, così non ci ferm erem o ora a rilevare una per una le prove, che le nostre previsioni si sono avverate e che avevam o una conoscenza della situazione ben più esatta di quella che il G overno

e i suoi consiglieri m ostravano di possedere. Ma se rinunciam o volentieri ad occuparci deb lato p erso­ nale, non possiamo però serbare il silenzio sopra le ultim e fasi delle trattative com m erciali con la Francia e sullo stato di cose che ne risulta. È un compito ingrato q uant’ altro mai ; ma vi sono verità che nulla deve arrestare dall’esporre, vi sono insegnam enti che chi scrive secondo coscienza deve trarre dallo studio dei fatti e presentare in tutta la loro rigidità. Tale è il caso dello stato dei nostri rapporti con la F rancia e delle cagioni che quella situazione hanno prodotta.

I rapporti tra l’Italia e la Francia possono e d e b ­ bono essere considerali sotto un duplice aspetto: il politico e l’econom ico. Del prim o noi non intendiam o occuparci e solo vogliamo dire che tra i resultati della politica estera in questi ultim i m e si, uno ve n ’ è non certo m eritevole di plauso : il peggioram ento delle relazioni con la F rancia. Più grave è l’aspetto econom ico, dacché ogni rapporto com m erciale è rotto, e la g u erra di tariffe è la nota dom inante. Le trat­ tative furono condotte fino a pochi giorni fa senza giungere ad alcun risultato, le proposte si sono in­ crociate con le controproposte, ma la paralisi che ha colpito la m aggior parte dei nostri scambi con la F ran cia, non ha per ora nessuna probabilità di cessare.

II salto nel buio, che noi confidam m o fino a i- fi ultim o sarebbe stato evitato dall’ onorevole Grispi, fu fatto forse senza una percezione esatta dell’ atto . che si com pieva ; ma oggi il buio non esiste più è una luce sinistra rischiara la dogana al confine franco-italiano, dove il m ovim ento di entrata e di uscita ha perduto ogni forza. Vi è in questo fatto della rottura com m erciale con la F rancia uno dei più grossi erro ri, che conti la politica economica italiana. Ogni nuova dim ostrazione non potrebbe es­ sere che una ripetizione di cose già dette. I lettori- sanno in che consistevano i noslri scam bi con la F rancia e com e fi agricoltura avesse nel m ercato francese uno sbocco im portantissim o, un cliente da cattivarsi sem pre meglio, non da respingersi o da alienarsi a costo di qualunque sacrifizio. Il protezioni­ smo industriale, vulgo dell’ onor. Rossi, ha vinto e può cantar a giusta ragione, vittoria, ma quelli che do­ vrebbero aver orrore della propria opera sono i n e ­ goziatori, i fautori della denuncia, i prom ettitori di nuovi favori, i m anipolatori incauti degli interessi economici italiani.

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L’ E C O N O M I S T A 267 22 aprile 1888

luna, di queste esatte e profonde intuizioni delle tendenze predom inanti in F raneia, della situazione rispettiva dei due paesi? Si afferm a dal Corriere di Napoli (n. 108), che « uno dei negoziatori special­ mente, spaventato dall’ opera propria, cercherebbe tutti i modi p er indurci, a nuove concessioni e sa ­ rebbe proprio colui che più d’ ogni altro, insistette per far denunziare l’antico trattato assicurando che se ne ne sarebbe potuto concludere uno m igliore », ma noi a questa tarda resipiscenza non crediam o. P er essere indotti a prestar fede a una sim ile voce dovrem m o prim a vedere il crollo com pleto del sistem a ora prevalente al G overno nella trattazione degli inte­ ressi econom ici del paese. Certo vi sarà fra i negozia­ tori chi sogna giorno e notte le delizie di un nuovo incarico per la ripresa dei negoziati, m a quanto al riconoscere gli erro ri com messi crediam o che nes­ suno di essi sia anim ato da questa lodevole inten­ zione che sarebbe la condanna m igliore del loro operato.

Nè il G overno m ostra di voler to rn are sulla via di Damasco. Anzi agli erro ri vecchi ne aggiunge dei nuovi. Dopo aver m antenuto la denuncia del trattato, dopo aver form ulato dom ande che a priori si sapeva la F rancia non accetterebbe, il G overno ha smesso la baldanza che i negoziatori gli avevano ispirata, e ha fatto proposte sem pre m eno esigenti, al punto che quasi stava per avverarsi una delle delle due previsioni da noi fatte, quella cioè che, se si stabiliva 1’ accordo, si sarebbe accettato un trat­ tato peggiore di quello denunziato. F u forse p er aver avuto il sentore di questo um iliante fatto che anche alla rem issione si pose un term ine e che si preferì di lasciare cadere le trattative con tanta inabilità volute e condotte.

Ma vi sono anche i sintom i che la luce non si è ancora fatta nelle sfere governative, o che almeno si preferisce il sistem a di fuorviare l’ opinione pubblica dal retto apprezzam ento di queste questioni. Che devesi dire, invero, di certi articoli apparsi su giornali offi­ ciosi intorno ai guadagni raccolti dal capitale francese in Italia? Abbiamo avuto nell’occasione dei negoziati con la F rancia una vera fioritura di sofismi econo­ mici, ma non credevam o si potesse giungere quasi a deplorare l’ im m igrazione dei capitali francesi in Italia. P retendevasi forse che il capitale si accon­ tentasse di godere le bellezze della natura o la dol­ cezza del clim a ita lia n o ? E com e non vedere che quel capitale si è trasform ato in lavoro e in salari per le nostre elassi lavoratrici e ha dato modo di usufruire delle forze econom iche del paese, di svol­ gerle, di fecondarle con vantaggio nazionale ? La Riforma che ha voluto m ostrare agli italiani i gua­ dagni avuti dai francesi in Italia avrà forse fatto della polemica politica, com e notava il Diritto nella sua assennata risposta, ma ha anche dim ostrato che al G overno si è perduto quel criterio sano e co r­ retto delle cose econom iche, senza del quale si passa da u n erro re all’altro con spaventosa facilità. S v en ­ turatam ente non è questa la sola nè la più im por­ tante prova che nel campo governativo soffia un vento infausto di eresie e di erro ri econom ici. F i­ nanza, econom ia, credito, tutto è in balia di uom ini, che abbandonati i principi della scienza vanno bran­ colando nel buio in cerca di espedienti, di mezze m isure, di puntelli e accum ulano sulle spalle di questo paese, m eritevo.e di ben altre sorti, errori sopra errori, fecondi dì danni presenti e avvenire.

Poiché i sistemi si incarnano negli uom ini che li propugnano e li applicano è giuocoforza di com bat­ tere quelli, per affidare a uom ini più prudenti e abili il tim one dolio Stalo. Questo deve fare il paese e lo farà certam ente quando una più esatta coscienza del m ale consiglierà una cura pronta ed efficace.

I L C O N T R O L L O

SÜLLE SPESE E LE RIFORME ALLE LEGGI DI CONTABILITÀ

e sulla Corte del Conti *)

II.

S arebbe un erro re il credere che solo ora la ma­ teria degli im pegni venga presa in serio esam e e che la legislazione non se ne sia occupata nel pas­ sato con sufficiente cu ra. Sino dal 1870 le istruzioni pratiche em anate dalla Ragioneria G enerale stabili­ vano che tutte le am m inistrazioni centrali dovessero tenere registri ausiliari per gli im pegni, disposti per capitoli e per articoli del Bilancio, uno per le spese aventi scadenza e am m ontare (isso, un secondo per le altre.

Ma anche la legge sulla Corte dei Conti, che ha la data l i agosto 1862, aveva ordinato il più esteso riscontro che possa richiedersi sulle spese pubbliche. Difatti la Corte fa il riscontro delle spese e vigila perchè non superino le somm e stanziate in bilancio, perchè queste si applichino alle spese prescritte, p e r­ chè non si faccia trasporto di som m e non consentito per legge e perchè le liquidazioni siano conformi alle leggi e ai regolam enti. Come nota giustam ente la Re­ lazione m inisteriale, nella legge sulla Corte dei Conti esistono i germ i potenziali del più esteso risconto ; germ i che venivano accresciuti e sviluppati dalla successiva legge di contabilità del 22 aprile 1869. È chiaro adunque che la dom anda: perchè, non ostante le leggi furono, possibili i maggiori impegni per die­ cine e diecine di m ilioni, — è chiaro, diciam o, che questa dom anda deve sorgere spontaneam ente.

La Relazione — docum ento im portante e utile sotto più aspetti — in questa parte della ricerca delle cause che. resero vane le disposizioni già date dal legislatore m antiene un prudente riserbo, che del resto, appare naturale quando si rifletta che sarebbe stato necessario rifare la storia di certi disegni di legge mal preparati, i quali portarono obbligazioni nello Stato o non prevedute affatto o erroneam ente calco­ late. Del resto dieci anni fa la questione aveva già preoccupato gli uom ini allora al G overno e infatti il disegno di legge del 27 m arzo 1877 m irava a perfezionare il riscontro contabile, poiché stabiliva che esso venisse imposto negli uffici am m inistrativi m e­ diante 1’ obbligo di tenere il proprio giornale sul modello che il regolam ento avrebbe dovuto deter­ m inare. La riform a, modesta in apparenza, avrebbe avuto certam ente risultati notevoli, perchè tutti gli uffici am m inistrativi, cioè quelli che hanno incom ­ benze nella gestione del bilancio e del patrim onio, avrebbero dovuto portare un po’ d’ ordine e d’ u n i­ formità nelle loro scritture, vale a dire un po’di luce nella m ateria am m inistrativa.

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4 maggio 1888, hanno m igliorato con opportune mo­ dificazioni ih riscontro sulla gestione, sia finanziaria che patrim oniale, ma è indubitato che fatti recenti sui quali abbiam o insistito nel precedente articolo, hanno messo in chiaro la necessità di apportare nuovi perfezionamenti agli organism i del controllo.

Anzitutto gioverà che la C orte dei Conti tenga le scrittu re degli im pegni per essere in grado di eser­ citare effettivam ente e rapidam ente il controllo sulle spese e vediam o con piacere che anche la Relazione m inisteriale ritiene indispensabile che la Corte m i­ gliori e completi le sue scritture. La Relazione os- rerva a questo proposito che la Corte dei Conti sebbene non possegga un im pianto di contabilità sulla base degli impegni ciò nondim eno per la via delle ultim e disposizioni del regolam ento ha acqui­ stato il mezzo di certificare con sufficiente cognizione di causa la consistenza dei residui passivi ; ciò che equivale a dire che sebbene la Corte dei Conti sia priva di quella scrittura complessa per cui giorno per giorno le sia possibile reg istrare l’ im pegno in rapporto alla previsione da una parte e all’ordine di pagam ento dall’altra, riceve però dalle am m ini­ strazioni elem enti sufficienti per conoscere a fin d’anno codesti rapporti e deliberare intorno ai me­ desim i. Il disegno di legge del quale ci occupiam o ribadisce la disposizione che vuole sia tenuto nota degli im pegni tanto dalle am m inistrazioni centrali quanto dalla Corte dei Conti ed esige che a que­ st’ ultim a vengano presentati pel visto e per la re­ gistrazione tutti gli atti da cui derivano gli im pegni stessi, con la sanzione ohe sono obbligatori a carico dell’ esercizio soltanto quegli im pegni che vengono regolarm ente assunti dalle am m inistrazioni o ricono­ sciuti regolari se registrati dal'a Corte dei Conti.

Non basta; ma per integrare il riscontro della Corte si propone di sottoporre al visto e alla tra­ scrizione nei suoi registri, oltre quelli già indicati dalla legge, lutti gli atti dai quali derivi (’obbligo di pagar somm e a carico del bilancio dello Stato. La latitudine di questa aggiunta rende garanti che nulla di ciò che interessa lo Stato com e obbligato potrà sfuggire al controllo della Corte sin dal sor­ gere delle obbligazioni. Altre lievi correzioni propone il disegno di legge per coordinare tutta questa ma­ teria del riscontro e opportunam ente dà valore di disposizione legislativa alla massima di giurisprudenza per la quale fo Stato può essere obbligato m ediante contratto per più anni, ma i pagamenti devono es­ sere contenuti entro i limiti della quota rispettiva­ m ente fissata dalla legge per ciascun anno.

A nche provvedendo a che le m aggiori spese ri­ corrano meno facilmente ò p u r necessario di disci­ plinarle nel caso in cui si rendano inevitabili. Il pro­ getto opportunam ente estende alle maggiori spese quanto prescrive la legge di contabilità sulle nuove spese, le quali dopo approvata la legge di assesta­ m ento del bilancio devono essere autorizzate con legge speciale. E viene aggiunto che senza questa condizione vitale una spesa m aggiore, ancorché per contingenze eccezionali sia indispensabile a farsi, non abbia tuttavia da considerarsi quale m ateria legale del conto co n su n tiv o , per modo che I’ attenzione degli organi del riscontro e dello stesso Parlam ento vi sia di subito e a prim a vista richiam ata.

A ltre disposizioni.sono proposte per i residui allo scopo di sceverarli secondo la loro origine, di im ­ pedire che nuovi residui vengano introdotti, e altre

norm e circa le variazioni p atrim o n iali, i casi nei quali si possono stipulare contratti a partiti privati, casi che sono aum entati e i servizi per i quali ò ri chiesto il p arere del Consiglio di Stato. A questo r i­ guardo va notato che i lim iti delle facoltà attribuite al potere esecutivo sono allargati, perchè le somme per le quali o non occorro il pubblico incanto o non è richiesto il previo parere del Consiglio di Stato vengono raddoppiate. Non crediam o che q u e ­ sto sia un male, perchè 1’ esperienza ci pare abbia dim ostrato che si è soverchiam ente esteso il con­ trollo dei grandi corpi dello Stalo a som m e di poca entità, m entre i milioni hanno potuto essere spesi anche senza le preventive autorizzazioni. Si è fatto in certo modo com e quei privati che speculano il soldo e non si curano delle centinaia o delle migliaia di lire.

Il T hiers, quando era m inistro delle finanze ebbe a dire, che, nei negozi attinenti al Bilancio, devesi dalla Cam era « un grand contròie nprès, m ais un peu de eoufiance avant ». E ra ed è una massima errata, ehè il controllo sulle pubbliche spese, per essere efficace, bisogna che sia sopratutto antecedente.

Ora che le spese pubbliche hanno dilagato in modo grave e pericoloso si esige giustam ente che il con­ trollo diventi più com pleto e valga a im pedire le sorprese di impegni m aggiori di quelli consentiti. Il disegno di legge sul quale ci siamo intrattenuti, coadiuvato da saggi ordinam enti contabili — pei quali la Ragioneria G enerale si affida pienam ente — può perfezionare il controllo e noi ci auguriam o che trovi favorevole accoglienza nelle aule legislative.

L E T T E R E P A R L A M E N T A R I

La votazione sulla riforma del regolamento della Ca­ m eraRinvio della discussione s u ll’ AfricaLe critiche all' organizzazione della Giunta pel Cata­ sto — I due decimi della fondiaria.

Roma, 19 Aprile.

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22 aprile 1888 L’ E C O N O M I S T A 269 quasi volesse dire che non avevano bisogno di ri­

scontro, ma potevano essere approvate tali e quali. E ciò, m entre è poco lusinghiero per la C am era, è com pletam ente inesatto, perchè invece è noto essere i disegni di legge, presentati dall’ on. C rispi, tirati via, abborracciati in modo da esservi contraddizione fra’ articoli e articoli ; basta ricordare la legge sui Ministeri, la legge sull’ E m igrazione, la legge sulle G uardie di città. — Non parlerem o poi di una in ­ terruzione poco riguardosa che il P residente del Consiglio fece durante il discorso di un egregio e giovane d ep u tato ; essa non apparirà nel resoconto

ufficiale. . , , ,

In verità Ton. Crispí fa intendere che ha per la Camera quella stessa specie di considerazione, che ha espresso pubblicam ente per la stam pa. E questa, che finirà col diventare per lui una ragione di debolezza in Parlam ento, e una ragione di forza in paese, e specialm ente nel piccolo paese, dove leggendo nei giornali le durezze —- chiam iam ole così che sfug­ gono continuam ente all’ on. Crispi, si applaude e si esclama : « V edete com e gliele dice ! »

P er il Paese, per la provincia lontana da noi, 1’ on. Crispi rappresenta il cum ulo di tutte le anti­ patie che la Cam era e in genere il parlam entarism o hanno destato; egli e per molti, coscientem ente o in­ coscientem ente, la reazione contro il parlam entarism o. È — mutatis mutandis poiché abbiam o la m igliore delle m onarchie, e senza voler far torto all on. C ri­ spí — una specie di boulangismo applicato all’ Italia. Vale a dire che il sentim ento pubblico che in F ra n ­ cia fa acclam are fino alla dittatura il Boulanger oppositore, nem ico della C am era, è in fondo lo stesso che fa lodare I’ on. Crispi per la poca considerazione che m ostra di avere p er i deputati. E questa lotta probabilm ente aum enterà. La Cam era sente di essere quasi disprezzata dal capo del G o v ern o ; ne frem e, ma, udendo le approvazioni degli e'ettori, tace e passa oltre. P erchè si ribelli interam ente è necessario un fatto straordinario, provocato dallo stesso P resi­ dente del Consiglio, oppure la convinzione che quelle approvazioni sono cessate. Questa la situazione in­ tima della Cam era, considerata negli anim i dei de- putati!

— D om ani doveva essere la grande giornata della discussione sub’ Africa. Inaspettatam ente essa è stata ieri rinviata senza precisare il giorno perchè l’ono- rovole B onghi, uno degli interpellanti (gli altri sono finora gli on. De Renzis, M artini F ., Pozzolini) ha creduto conveniente di aspettare la pubblicazione dei docum enti, che l’ on. Crispi ha prom esso per m a r­ tedì. L’ im pressione nel pubblico è stata sfavorevole per questo nuovo indugio, che pare un ’ altra prova d’ incertezza nel program m a africano. Alla Cam era però si è creduto di com prendere che l’ on. Bonghi fosse d’ intesa con 1’ on. Crispi e che il rinvio avesse altro m otivo, oltre la pubblicazione dei do cu m en ti; si è sparso subito la voce che, riattivale le trattative di pace con V A frica, il G overno prendeva tempo nella speranza di p revenire le interpellanze con la buona novella.

— F inalm ente oggi è stato licenziata per le stam pe la relazione dell’ on. G uicciardini sul Bilancio h i- nanze-S pesa. Dopo averla letta ed approvata tu tta, la Com m issione G enerale del Bilancio ha consum ato tre. sed.ute per m odificare, piuttosto in un modo che in un altro, un solo punto della relazione stessa, concernente la G iunta S u periore del Catasto.

È da ricordare che la Com m isione del Bilancio, avversaria in m aggioranza dell’ on. M agliani, si m o­ strava poco benevola anche per la organizzazione che si era data alla G iunta del Catasto. Le pareva che un ente collettivo non potesse avere i requisiti necessari a im prim ere un indirizzo pronto e sicuro al nuovo servizio; una direzione personale, c irc o n ­ data da corpi consultivi, poteva avere da un lato la m aturità del consiglio, dall’ altro la brontezza d®l- l’ esecuzione, propria della direzione personale e re ­ sponsabile. — Non si votò, ma si com prendeva che il voto sarebbe stato contrario all’ attuale o rganiz­ zazione, di cui si è voluto lasciare al G overno tutta la responsabilità.

Si criticò eziandio che ¡ lavori per la formazione del catasto, da proseguirsi senza interruzione in tatti i com partim enti, non fossero com inciati al d° Marzo, com e dispone l’articolo 47 del R egolam ento. Si sa­ rebbero com inciati i lavori preparatori — il rico n o ­ scim ento dei punti trigonom etrici, lo spezzamento dei triangoli della rete trigonom etrica oppure la verifi­ cazione e l’aggiornam ento delle m appe — ma non il rilevam ento e il classificam ento. — Si ebbero parole acerbe per il modo con cui si era promossa una parte del persona'e dai piccoli ai grossi stipendi ; invece però di stam pare le parole, si è allegato alla relazione l’elenco del personale e dei relativi sti­ pendi. Ma il punto essenziale, sul quale s’ intrattenne per tre sedute la Com m issione G enerale del Bilan­ cio, riguarda unicam ente il Presidente della G iunta S uperiore del C atasto, a cui appunto si attribuiscono alcuni provvedim enti che appaiono arbitrari. ■ L a r ­ ticolo 5° del Regolam ento dà a cotesto Presidente facoltà proprie ai capi dell’A m m inistrazione C entrale. Non si voleva quindi eli’esso potesse avere ed avesse un altro incarico fuori dalla Capitale, e si propo­ neva da alcuni un ordine del giorno contro il e n rn u o dei due uffizi. A ltri trovava q uesta risoluzione ec­ cessiva, dovendosi lasciare la responsabilità che gli spetta, al M inistro. Si è preso allora il tem peram ento di dichiarare che la Com m issione, desiderosa della sollecitudine e della precisione nei lavori del Catasto, aveva interrogato il G overno e n e aveva avuto affidam ento che la residenza del P residente sarebbe effettivam ente Roma.

Il prim o concetto della risoluzione — ch’era quasi ad hominem — resta così molto modificato, ma è sem pre grave.

Nelle conclusioni della relazione ò annunziata la dim inuzione, fatta dalla Com m issione del Bilancio, su diversi capitoli per il com plessivo am m ontare di L. 2 31,000. — V i si dice p ure che vistose econom ie non sono possibili, ma ve ne sono da ottenere an ­ cora non sostituendo più gli strao rd in ari, che via via lasciano i posti vacanti, specialm ente nelle I n ­

tendenze di Finanza. .

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due decim i, perchè probabilm ente fino ad ora l’on. Magliani gli avrà detto essere questo un provvedi­ m ento indispensabile, e non potersi facilm ente ri­ trovare i 18 milioni che coi due decim i si perde­ rebbero. Intanto gli agrari della L om bardia e del Veneto non si smuovono, e vogliono portare la que­ stione fino in fondo, avendo non poche probabilità di vittoria. Essi riuniranno gli agrari m eridionali, ai quali hanno votato l’aum ento di dazi sui cereali, e gli avversari dell’on. Magliani. Dinanzi a questa pro­ spettiva l’on. Crispi insisterà ? È da vedersi. Intanto non è indifferente notare che un am ico pubblico dell’on. Crispi va predicando ai Com m issari dei provvedim enti finanziari che bisognerebbe evitare il conflitto e che perciò sarebbe opportuno ed utile rip ren d ere una proposta, già respinta, quella di vo­ tare il ristabilim ento di un decim o solo.

R iv is ta Bibliografica

H e n ry George. — Protection ou IÂbre-Echange — E xa­ men de la question du ta rif en ce qui concerne les intérêts des classes laborieuses. — tra d u it de V an­ glais et précédé d ’une préface p a r Louis Vossion. — Paris, Guillaumin, 1888, pag. 436.

L ’autore di questo libro è spesso, nei suoi scritti, superficiale e inesatto, ma ha un pregio, sgraziata­ m ente non sem pre facile a trovarsi tra gli scrittori di cose econom iche; quello, cioè, di farsi leggere. Nella esposizione delle sue idee il G eorge è chiaro, perspi­ cuo e vivace, talvolta istruttivo e'pieno di interesse. Già alcuni capitoli del Progress and Povertij sulle relazioni tra il capitale e il lavoro dim ostrarono che il George non è un socialista che possa essere con­ fuso con quelli tedeschi e francesi, avvezzi a rip e­ terci le solite accuse contro il regim e capitalistico contem poraneo. P er quanto sia ardente sostenitore del socialismo agrario, della confisca della rendita fondiaria m ediante l’ imposta, egli non si abbandona alle fantasticherie teutoniche sul valore del lavoro e com prende molto meglio di certi teorici eruditi l’organizzazione industriale della nostra società. Ma, per noi, egli ha un titolo indiscutibile per m eritarsi che i suoi scritti siano studiati e in ¡specie il volum e di cui abbiamo dato il titolo più sopra.

Com prendendo con perfetto rigore scientifico 1’ er­ roneità del protezionism o, dei danni che da esso derivano alle classi lavoratrici, il George ha scritto una splendida difesa della libertà com m erciale ed ha aggiunto olla già ricca serie di scritti pro libértate u n volum e che m erita di trovare molti lettori in tutti i paesi.

Ecco come il G eorge stesso spiega gli intenti del suo libro : « Mi sono sforzato, scrive nella prefazione, di determ inare quale dei due sistem i — libero scam ­ bio e p rotezione— è preferibile nell’ interesse dei lavoratori.... e non ho solam ente percorso sentieri battuti, ed esaminati gli argom enti im piegati ordi­ nariam ente. Io ho spinto l’ inchiesta assai più lungi di quello eh’ è stato fatto finora ed ho cercato di scoprire la ragione per la quale la Protezione c o n ­ serva così grande popolarità a dispetto dell’ esposi­ zione, replicatam ente fatta, delle sue m enzogne ; ho tentato di trovare il nesso che esiste tra la questione delle tariffe e le questioni sociali.... e di m ostrare a quali m isure radicali conduca forzatam ente il princi­

pio del libero scambio applicato logicam ente. » Q ue­ sto « nesso » e queste « m isure radicali », manco a dirlo, non sono altro che l’ abolizione di tutte le imposte sui prodotti e la sostituzione di una tassa fondiaria, gradatam ente crescente, che assorbirà col tem po tutti i valori prediali a beneficio dello Stato, e infatti gli ultim i capitoli del libro sono dedicati alla difesa di questa specie di libero scam bio co n ­ ducente alla nazionalizzazione del suolo. Ma la parte più rilevante del libro è, eccetto qualche pagina che stuona con lo scopo propostosi dall’autore, una con­ futazione ingegnosa e concludente del protezionism o e una difesa efficace del libero scambio.

Il George dim ostra ai suoi com patrioti i mali ri­ levanti e molteplici prodotti dalla loro tariffa protet­ tiva vi contrappone i benefici del libero com m ercio. Coll’ im pedire la libera introduzione di prodotti esteri a buon m ercato gli Stati non fanno altro che tassare se stessi, d ’onde perdite e danni reciproci, ma il paese « protetto » è quello che soffre m aggiorm ente.

La sorte del com m ercio am ericano sotto il regim e protettivo è assai ben descritta del G eorge, il quale nota che « oppresso da una politica che im pedisce agli A m ericani di costruire e vieta loro di com pe­ ra re navi, il com m ercio degli Stati U niti, dalla guerra di successione in poi, ha continuam ente declinato... e cinque sesti del com m ercio estero di Nuova Y ork sono esercitati da navi con bandiera straniera ». E tutto il capitolo X V III in cui esamina gli effetti della protezione sulla industria am ericana prova lum inosa­ m ente ancora una volta quali siano i veri benefici generali del protezionism o.

P er dim ostrare l’inanità del protezionism o il G eorge esam ina se esso è suscettibile di essere generalizzato e dim ostra a quali conseguenze si perverrebbe con l’ applicazione generale della protezione doganale. Cosa sarebbe, infatti, della um anità, se ogni paese dovesse considerare come proprio dovere quello di respingere i prodotti degli altri, per fabbricarsi in casa tutto quanto gli o cco rre? Ne resulterebbe uno stato di odio reciproco, di g uerra perm anente, di costanti conflitti, contro il quale protesterebbero le spontanee inclinazioni della n atura um ana. Si avrebbe uno stato di profonda perturbazione m orale, i cui indizi si veggono benissimo nelle frodi che si com­ m ettono quotidianam ente, non solo dai contrabban­ dieri di professione, ma anche da gente incapace di contravvenire ai più sem plici precetti m orali e che nondim eno ah ’ occasione, cerca di sfuggire, quando può, la gabella.

T rattando della unità protettiva il G eorge m ostra che, se la protezione è un bene per le nazioni, do­ vrebbe esserlo anche per le divisioni politiche m i­ nori ; ma com e si determ ina l’ unità protettiva ? P erchè dovrebbe esserlo lo Stato e non la Provincia od anche il Com une ?

Non possiamo estenderci a riferire gli argom enti dj pui si serve l’autore nei trenta capitoli in cui si divide il libro. A ggiungerem o solo che il G eorge è avversario anche delle tariffe puram ente fiscali e critica quindi il sistem a inglese, eh’ egli non am m ette che gli alti salari degli operai in A m erica derivino dall' alta tariffa doganale e che la sua conclusione è q u e s ta : aboliam o la p rotezione; invece di una r o ­ vina, com e i protezionisti m inacciano, avrem o un ravvivam ento industriale.

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22 aprile 1888 L’ E C O N O M I S T A 271 del libero scam bio e agli intenti che si proposero ;

m a.se egli m anca talvòlta di esattezza, aggiunge in cambio molti buoni argom enti a quelli adoperati dagli econom isti classici ; citiamo ad esem pio la di­ fesa degli interm ediari, la splendida dim ostrazione dei vantaggi del com m ercio, ecc.

Il lib r ò 'è dedicalo: — Alla m em oria — di que­ gli illustri francesi d’ un secolo fa — Q uesnay, q’urgot, M irabeau, Condorcet, D upont — e dei loro amici — che nella notte del despotism o, hanno pre­ detto — gli splendori dell’ èra noveila.

g iv is t a (Economica

Le società industriali in Italia alla fine del 1887 Il commercio dei vini italiani in America.

L’ elenco delle società industriali nazionali ed estere esistenti in Italia al 31 dicem bre 1887 è ve­ nuto in buon punto, ed è, non esitiam o a dirlo, una pubblicazione veram ente utile. M entre la questione industriale si fa sem pre più viva in Italia, torna di reale vantaggio il conoscere quali e quante società industriali operino nel nostro paese ; tanto più che da 12 anni una sim ile pubblicazione non aveva

avuto luogo. .

La dom anda spontanea che si presenta subito e questa : se si è progredito e in qual m isura in que­ sti 12 anni. Ma la risposta è tu tt’ altro che agevole, perchè un paragone esatto non è possibile. I criteri della classificazione delle società industriali adottati nella recente pubblicazione del M inistero del Com­ mercio sono diversi da quelli seguiti nella pubbli­ cazione del 1873. E noi ci uniam o a quei periodici i quali hanno osservato che sarebbe stato utile di m antenere la stessa classificazione ; altrim enti si per­ dono i vantaggi della com parazione e la statistica riesce in parte sola di insegnam ento.

Ciò prem esso giova avvertire che lo società n a­ zionali sono divise in ordinarie e cooperative.

Le ordinarie sono 4 0 6 ed hanno u n capitale no­ m inale di L. 1,226,5 9 6 ,8 7 7 .

È una cifra considerevole e che dim ostra come anche in Italia abbia avuto luogo su larga scala la trasform azione della piccola nella grande industria che segna il carattere principale della rivoluzione economica da cui il nostro secolo esce rinnovato.

Ma se togliamo dai 1006 milioni di capitale v e r ­ sato 603 m ilioni che rappresentano il capitale delle varie società ferroviarie, di navigazione e traffico non restano per tutte le altre che 4 0 0 m ilioni.

Diamo qui appresso l’ elenco dì queste società nazionali ord in arie:

Società nazionali ordinarie C ateg o rie N. d e lle S o cie tà Agrarie ed enologiche... 8 Alimentarie... 33 Assicurazione... _• 41 Per le ind. ceramiche e vetrarie 19 Per le ind. chim. ed organiche 57 Di esercizi com m erciali... 20 Comunicazioni e traffico (fer­

rovie e navigazione)... 79 Di costruzione e di decorazione 30 D a riportarsi N . 287 C a p it. v e rs a to 2,741,101 52,593,491 27,725,025 12,010,860 45,809,388 13,894,071 606,233,990 73,072,717 834,080,643

C ateg o rie N. d elle Società, C a p it. v e rs a to Riporto N . 287 834,080,643

Elettriche... 13 15,469,700

P er l’igiene... ... 14 1 »251,454

Meccaniche e m etallurgiche.. 23 40,732,920

Minerarie e dei minerali non

metallici... ... 26 45,670,565

Poligrafiche... 9 2,521,960

Per le industrie tessili.... 20 60,986,981

V a r ie ... _ £ 4 4,557,026

T o t a l e .... 406 1,0 0 6 ,2 7 1 ,2 5 1 Notevole appare lo sviluppo avuto dalle società cooperative. Mentre nel 1876 esse non com prende­ vano che società di consum o ed edilizie, erano a p ­ pena 29, ed avevano un capitale di poco inferiore ai 5 m ilioni, ora sono 248, ed hanno un capitale di quasi 9 m ilioni. Specialm ente la società coopera­ tiva di produzione, che è cosi difficile a costituirsi, e stenta tanto a reggere ali’ urto di innum erevoli difficoltà e che pochi anni addietro era sconosciuta in Italia, ora ha assunto un increm ento notevole e. form e e scopi diversi.

Ciò può vedersi ancor m eglio dal seguente spec­ chietto :

Società nazionali cooperative

C a te g o rie N . d e lle S o cie tà C ap it. v e rs a to Società di assicurazione... 4

Id. di consum o... 102 873,678

Id. di produzione :

a) agrarie ed enologiche.. . . 7 116,273 b) alim entarie... _• 21 ( 288, 2^0 c) per le ind. ceram. e vetrarie 7 2,429,392 d) per le ind. chim. ed organ. 14 U n ’ima e) di costruzione e di decoraz. 58 3,899,448 0 elettriche... 3 U , 630 g) per 1 ig ie n e... • • • \ nò m e h) meccaniche e metallurgiehe 6 "4,01o

0 poligrafiche... 5 78,546

l) per le industrie tessili . . . 5 35b,343 Società v arie... £ 198»335 Totale... 248 8,809,393

F inalm ente m erita attenzione l’ estensione delle società estere autorizzate ad operare in Italia. Anzi il paragone tra 1’ elenco delle società nazionali e di quelle estere è v eram ente interessante perchè rivela in q u a li's p e c ie d’ industrie l’ opera delle società nazionali è integrata da società estere.

Questo si nòta particolarm ente por le assicura­ zioni e per 1’ industria dei trasporti, nelle quali ì capitali italiani non sono sufficientem ente im piegati.

Ecco lo specchietto delle società estere autorizzate ad operare nel R egno :

Società estere autorizzate ad operare nel Regno C ateg o rie N . d elle S o c ie tà C ap it. v e rs a to Assicurazione... 42 88,686,263

PevetÌea rie dU8trÌe .* 2 400,000

■ -e-d 12 16,096,400

Comunicazione e traffico... 21 89,974,500

Costruzione e di decorazione... o 57,

Elettriche... 1 Per l’igiene... 2

Meccaniche e m etallurgiche.. . 3 5,250, UUU

Minerarie e dei minerali non

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Manca il modo come avvertim m o già di stabilire un confronto con gli anni precedenti. Tuttavia non v’ ha dubbio che le industrie hanno notevolm ente progredito, ma è pure certo che lo sviluppo indu­ striale del paese ha ancora molta strada da percor­ rere, sia per l’ estensione sia pel perfezionam ento tecnico.

— G iacché adesso per la rottura delle relazioni com­ m erciali con la F rancia si stanno cercando nuovi sbocchi ai nostri prodotti agricoli, non sarà inutile il far conoscere quello che dice la Cam era di com­ m ercio italiana a Nuova Y ork sul com m ercio dei vini italiani in A m erica.

Secondo alcuni dati è constatato che in un anno arriva a Nuova Y o rk più vino italiano da Bordeaux e dalla Borgogna, di quanto ne venga in dieci anni direttam ente dall’ Italia. Q ual’ è la ragione? La Ca­ m era di com m ercio italiana crede che sia la m an­ canza d’ iniziativa e d’ unione nei produttori, i quali individualm ente non si sentono il coraggio di im itare le case francesi e di com petere per tipo e per prezzo contro le m arche più conosciute dei cosi detti vini di quel paese, il quale per supplire alia dom anda non tem e di giovarsi anche del prodotto della Ca­ lifornia, se quello d’ Italia e di Spagna le m anca. Si può dire che il vino italiano è qui consumato dagli ilaliani, i quali per di più si abituano di meglio in meglio ai vini di California, che sebbene in m as­ sim a inferiori, si fanno preferire per il prezzo. Un vino com une della costa del Pacifico si paga sulle piazze di N ew -Y o rk da 40 a 50 soldi il" gallone (quattro litri), e benché abbia il sapore di terreno con colore dubbio si fa strada a grandi passi, in grazia della protezione doganale. I vini im portati sono soggetti ad una tassa di 50 soldi per gallone in botte, e scudi 1,60 per cassa di 12 b o ttiglie; per vini spum anti, champagne, scudi 7 per cassa.

E queste tasse non sarebbero punto di ostacolo a una estesa im portazione, una volta che italiani pro­ duttori sapessero o meglio volessero sfuggire gli sconci che contrastano valore ai vini italiani.

P erchè i vini francesi per produzione o per fab­ bricazione sono ricevuti e apprezzati qui, e riescono assai rim uneratori a coloro che li im portano? P erchè si preparano con singolare diligenza ; nella scelta dell’ uva, nel modo di pigiatura, nell’ im bottato, in tutto che di im portante o di dettaglio, fino allo stadio d’ esportazione, presiede rigore sommo ; coll’ obbiet­ tivo unico di presentare m erce gradita e bene accetta, e perchè dai produttori francesi il tipo è gelosa­ m ente osservato, sapendo essi colla scienza e colla pratica, laddove m anca in origine, supplire coll’arte.

Le buone case e cantine italiane dovrebbero m an­ dare laggiù — m agari in via di cam pionario — saggi dei loro vini tipo. Di tale guisa i vini fatturati im ­ portati dall’Italia, ovvero gli altri m alam ente e spesso dolosam ente fabbricati in A m erica con uve am e­ ricane e con altre m iscele, p er poi battezzarli coi nomi più sonori e più famosi dei vini nazionali, re ­ sterebbero negletti ; e quelli cui spetta p er diritto potrebbero essere presentati con onore e con van­ taggio di chi ne tenesse la speculazione.

LA CASSA DI RISPARMIO DI PERDGIA NEL 18 8 7

La direzione della Cassa di risparm io di Perugia ci ha inviato la sua relazione sul bilancio del 1887 che è il quarantaquattresim o dalla sua creazione.

Prim a di entrare nell’ esam e delle cifre e delle considerazioni che fanno parte di quell’ im portante docum ento, prem etterem o che l’esercizio del 1887 si presenta il più favorevole di quanti l'h a n n o prece­ duto, dappoiché gli utili che nel 1886, sebbene rile­ vanti e ritenuti quasi insuperabili, si erano limitati a L. 24 9 ,1 7 5 .6 5 nel 1887 li vediamo am m ontare a L . 2 8 8 ,357.89, non com prese le L. 6 ,8 9 2 .9 8 di re­ siduo indiviso del 1 8 8 6 ; sicché nel 1887 si ebbero L. 39,16 2 .2 4 di utili netti in più di quelli ottenuti nel 1886.

Confrontando poi gli utili netti nel 1887 con la media degli stéssi utili accertati nel precedente ses­ sennio dal 1881 al 1886 e h e -è rappresen tata dalla somm a di L. 158,175, si ha a favore dell’esercizio del 1887 la notevole differenza di L. 1 3 0 ,162.89, la quale ci paro che sia più eloquente di qualsiasi d i­ m ostrazione.

Ecco adesso una esposizione som m aria delle prin­ cipali operazioni com piute durante il 1887.

Il m ovim ento generale dei conti am m ontò a L. 2 2 8 ,3 9 5 ,6 2 2 .4 8 , cifra che oltrepassa il movim ento del 1886 per l’ im porto di L. 5 3 ,1 9 2 ,9 9 4 .7 7 .

A form are una così cospicua som m a, il conto cassa della sola sede vi contribuì per L. 1 3 2,583,329.43 e il conto valori pubblici per L. 7,593,527.47.

Il portafoglio ebbe nell’ annata quell’ increm ento che è fi effetto n aturale dello sviluppo dato a tutti i servizi. Infatti la media della sua consistenza alla fine di ogni m ese raggiunse la somma di L .7,8 2 9 ,9 0 0 , superiore di L. 95 2 ,1 4 3 alla media dell’ esercizio precedente.

Nell annata il partafoglio ebbe il seguente movi­ m ento:

Al 31 dicem bre 1886 vi erano fra la sede e le agenzie n. 4544 effetti per l’im porto di L. 7,592,878.86: nel corso dell’ anno essendone entrati 2 4 ,0 3 6 per fi im porto di L. 40 ,3 8 0 ,7 4 7 .0 8 si ebbe un totale ef­ fetti di 2 8 ,5 8 0 per la somm a di L. 4 7,975.625.94. Nel corso dell’ anno ne uscirono 23,247 per fi im­ porto di L. 5 9 ,7 2 5 ,8 5 3 .7 2 cosicché al 51 dicem bre 1887 rim anevano in portafoglio 533 3 effetti per l’ im porto di L. 8,24 7 ,7 9 2 .2 2 cifra che supera la rim anenza al 31 dicem bre 1886 per la som m a di L. 654,913,56.

I conti correnti attivi al contrario del portafoglio, subirono una dim inuzione, tanto riguardo al credito aperto ai clienti correntisti quanto riguardo al loro debito effettivo, dappoiché il prim o da L. 1,87 0 ,6 2 3 .7 0 che risultava al 31 dicem bre 1886 discendeva a L. 1 ,3 8 3 ,1 0 0 al 31 dicem bre 1887 e l’altro figura fra le attività di quest’anno soltanto p e r L .9 0 3 ,5 5 1 , m entre al 31 dicem bre 1886 figurava per L. 1 ,097,899.19.

II servizio dei depositi, che è uno dei più im por­ tanti dell’ istituto ebbe un notevole progresso anche nel 1887 allo spirare del quale, il credito dei de­ positanti sui libretti, buoni nom inativi e al portatore ascendeva alla cospicua somma di L. 9,500 ,6 9 5 m entre al chiudersi del precedente esercizio non rag ­ giunse che la som m a di L. 8,84 8 ,3 4 2 per cui nel 1887 si ebbe un aum ento di L . 452,153.

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falli-22 aprile 1888 L’ E C O N O M I S T A 27S menti avvenuti ebbero nel 1887 un certo aum ento,

figurando fra le attività per l’im porto di L. 356,107, ma di queste soltanto la m inim a somma di L. 11,000 è rappresentata da titoli raccom andati per il buon fine alla esclusiva garanzia personale dei firmatavi Il conto dei corrispondenti già molto attivo anche nel passato, si a 'c re b b e notevolm ente nel 1887 per effetto specialm ente dei nuovi e più im portanti ra p ­ porti con la Banca Nazionale Toscana, avendo avuto un m ovim ento com plessivo di L. 1 1 3 ,2 8 7 ,6 1 9 .9 0 con una rim anenza al 31 dicem bre di un credito a favore dei corrispondenti per l’imporlo di L. 5 ,463,299.60, somma che supera di L. 1,954,011 quella resultante alla fine del 1886.

Gli utili netti com e abbiam o già accennato asce­ sero nell’ esercizio del 1887 alla egregia somma di L. 28 8 ,5 3 7 .8 9 che ingrossa fino a L. 295 ,2 3 6 .7 8 aggiungendovi L. 6 ,8 9 8 .8 9 di residuo indiviso nel 1886. Di questa cifra agli azionisti vennero d istri­ buite L. 7 0 ,0 0 0 in ragione di L. 7 per azione oltre L. 2 già assegnate per interessi sul capitale versato : cosicché gli azionisti nella gestione del 1887 ven­ nero ad avere L. 9 per azione che equivalgono ad un interese netto del 18 per cento sul capitale ra p ­ presentato da ciascuna di esse.

O ltre questa somm a distribuita agli azionisti ven­ nero applicate L. 120 ,0 0 0 al patrim onio sociale ra p ­ presentato dalle riserve, le quali potevano così rag ­ giungere la cospicua cifra di L. 710,000.

Questi resultati sono così splendidi che qualunque parola di elogio non aggiungerebbe nulla alla in­ telligenza e previdenza degli am m inistratori della Gassa di risparm io di P eru g ia.

LA PESCA SÜLLE COSTE DELL’ ADRIATICO

Da uno studio di Karl Krafft pubblicato nella Statistische Monatschrift togliamo alcuni im portanti particolari sulla pesca nelle coste adriatiche dell’Au­ stria nell’anno 1 8 8 5 -8 6 . La qual pubblicazione non è por noi senza interesse inquantochè m olli pescatori italiani esercitano la loro industria in quei paraggi.

I pescatori dell’A ustria-U ngheria che esercitarono la pesca nell’ anno 1 8 8 5 -8 6 som m arono a 12,517 nella cam pagna estiva, cioè dal 23 A prile al 22 Ot­ tobre e 8871 nella in vernale, vale a dire dal 23 Ot­ tobre al 22 A prile. Nello stesso anno il 20 0[0 dei pescatori nativi non parteciparono alla pesca m arit­ tim a, e la pesca sulle coste austriache venne pure esercitata da 1862 pescatori italiani.

Le coste continentali in ragione di m iriam etro sono dai pesca'ort tr ito nativi, che italiani più fre­ quentate delle insulari in ragione del 9 2 0 |0 , e q u e­ sta disuguaglianza deriva dal fatto, che quelle sono più popolate di quelle.

La pesca degli italiani nel litorale austro -illirico fu principalm ente esercitata nei porti sotto d istre t­ tuali di T rieste, P irano, Parenzo, Rovigno, Pota, P a - laz, Ika, V eglia, Cherso e Lusim piccolo ; nel d al- m ato soltanto in quelli di Z<.ra, Spalato, M akarska e Postire. Nelle cos.e del capitanato di R agusa e Meglina non si trovano m ai pescatori italiani, a ca­ gione della grandissim a lontananza, e in special modo, della grande profondità del m are, ehe rende im possi­

bile la pesca colle reti a strascico generalm ente adot­ tale dai pescatori italiani.

Il valore del prodotto della pesca indigena r a g ­ giunse por la prima volta 1,960,000 fiorini, grazie al num ero dei pescatori, il quale non era stato mai così grande come nell’ anno 1 8 8 5 -8 6 , e il valore della pesca esercitata dagli italiani lu di 4 1 7 ,1 0 8 fio­ rini. E così il valore totale del prodotto della pesco esercitata sulle coste austriache dell’A driatico lu di fior. 2,377,373, cioè in media di fior. 202 per ogni pescatore indigeno e di 448 per l’ italiano.

Avuto riguardo alla maggior produttività delle co­ ste apparisce dallo studio che stiamo esam inando, che le coste continentali smio molto più produttivo delle insulari, e le au stro -illirich e delle dalm ate.

F ra i porti sottodistrettuali delle coste continen­ tali vanno annoverati per ricchezza di pescagione quelli di Z ara, Pela e T rieste nei quali accorrono più di 500 pescatori italiani : ma il tratto com preso fra le coste insulari ed il Litorale del sottodistretto di G rado, è effettivam ente il punto più ricco di pesce. P eraltro q uantunque il littorale della costa austro- illirica sia più ricco di pesce di quello della dal­ m ata, il valore m edio annuale del prodotto per ogni pescatore è più alto nel littorale della D alm azia, perchè alla pesca, o quindi alla repartizione del re d ­ dito partecipa un num ero tre volte inferiore a quello dei pescatori che l’esercitarono sulle coste continen­ tali austro -illirich e. Altra ragione di questo fatto si è che il sotto-distretto.di Zara è il più ricco di pesca. S ulle coste continentali del littorale austro -illirico pescarono in m edia per m iriam etro 96 uom ini fra nativi e stranieri, e su quelle della Dalmazia sol­ tanto 26.

Il reddito annuo massimo per pescatore raggiunto nei seguenti distretti continentali fu per i pescatori nativi di fior. 1,743 a Zara ; di 612 a Pola ; di 480 a Ragusa vecchia, di 424 a T rieste, di 352 a P i­ rano, di 3 5 0 a Sebenico e di 174 a S p ala to ; e per i pescatori italiani di fior. 1,6 3 3 a Z ara, di 840 a Pola ; di 352 a T rieste, di 547 a P irano e di 503 a Spoleto.

R iguardo alla qualità, quantità e valore della pesca troviam o che i coralli da alcuni anni non sono più pescati, e che i resultati dell’altra pesca sono in ge­ nerale poeo sodisfacienti.

Il valore totale della pesca per l’ anno 1 8 8 5 -8 6 rep artito secondo la qualità del prodotto dà : per i pesci ossei I’ 8 3 ,5 0 per cento, per i cartilaginosi il 3 ,9 4 per cento, e per i calam ai il 6 ,2 8 ; m entre il valore dei crostacei im portò il 4,58 per cento, dei testacei 1’ 1,52 e per i rim anenti prodotti soltanto 0 ,1 8 per cento.

Del valore totale di fior. 2,37 7 ,3 7 3 ai pescatori italiani toccarono fior. 41 7 ,1 0 8 dovuti quasi esclu­ sivam ente al valore dei pesci e i resultati de! pro­ dotto complessivo del 1 8 8 5 -8 6 sono eguali al resul­ tato medio dei 10 anni precedenti dal 1 8 7 5 - 7 6 al 1 8 8 4 -8 3 .

I crostacei vengono di preferenza pescati lungo il littorale austro-illirico, m entre i m olluschi in eguale quantità sul littorale austro-illirico e della Dalm azia.

Della pesca totale del 1 8 8 5 -8 6 in 71,569 q u in ­ tali ottenuta dai pescatori indigeni, e italiani 32,865 cioè il 46 per cento appartengono alle coste austro­ illiriche, e quint. 3 8,674 ossia il 54 p er cento a quelle della Dalm azia.

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pe-seatori nativi varia da fior. 1 a 6,56 nelle coste con­ tinentali e da fior. 4 ,0 4 a 2 nelle coste insulari, e per i pescatori italiani da fior. 4,19 a 5,74 nelle continentali, e di fior. 1 ,1 4 nelle insulari.

Nell’anno 1 8 8 3 -8 6 la esportazione dei pesci am ­ montò a qnint. 1 5,599 ovvero al 22 per cento della quantità totale del prodotto.

Queste che abbiam o riassunto sono le notizie più im portanti che riguardano la pesca sulla coste adria- tiche, e che si leggono nello studio sovra indicato.

IL MOVIMENTO DEI METALLI PREZIOSI

f r a l ’ I t a l i a e l ’ e s t e r o n e l 1 8 8 ? Le importazioni dell’ oro e dell’ argento in Italia dal 1° gennaio 1887 a tutto decem bre, raggiunsero le seguenti cifre, che variano al solito a seconda delle diverse valutazioni:

M in iste ro

D o g a n a d e l com m ercio D iffe re n z a

O ro.. . . L. 7,774,500 7,711,139 — 63,361

Argento > 81,227,540 95,684,656 + 14,457,116 Totale L. 89,002,040 103,395,795 + 14,393,755

Le esportazioni dall’ Italia furouo le seguenti :

M in iste ro

D o g a n a d el com m ercio D ifferen z a

Oro---- L. 24,380,600 36,721,217 + 12.340,617

Argento » 86,126,480 141,753,036 + 55,626,556

Totale L. 110,507,080 178,474,253 - f 67,967,173

Analizzando questi resultati si trova un ’eccedenza della esportazione sulla im portazione, la quale se­ condo la statistica doganale am m onterebbe:

per l’ oro., a L. 16,606,100 per l’argento a » 4,898,940

in tutto a L. 21,505,040

m entre p er la statistica del M inistero del com m ercio sarebbe

per l’ o ro ... di L. 29,010,078 per l’argento di » 46,068,380 in tu tto l’ecced. sarebbe di L. 75,078,458

Riunendo im portazione ed esportazione, il m ovi­ m ento com plessivo dei m etalli preziosi sarebbe stato di L. 1 99,509,120 per la dogana, e di L. 281,8 7 0 ,0 4 8 p er il M inistero del com m ercio.

II seguente specchietto contiene il valore delie specie m etalliche im portate ed esportate durante il 18 8 7 , cioè a dire il m ovim ento coi principali paesi del mondo : Im p o rta z io n e E s p o r ta z io n e F rancia... L. 81,726,513 97,581,654 Germania... » 8,300,752 6,536,502 A ustria Ungheria » 4,007,389 8,257,757 Svizzera... » 3,262,981 34,330,615 Gran B rettagna.» 11,497 6,055,846 Belgio... . 7,033 1 /4 2 ,4 8 2 Egitto... » 3,700,562 16,063,700 Indie inglesi . . . . » 667,600 7,188,704

Cogli altri paesi il m ovim ento dei metalli preziosi non ha quasi nessuna im portanza, e la differenza fra la im portazione e la esportazione, se si eccet­ tuano i possedim enti italiani africani coi quali ab ­ biam o guadagnato circa 4,50 mila lire, e le T ripo- litane che ne ha date da 2 2 6 ,0 0 0 , ò quasi im per­ cettibile.

LE CASSE POSTALI DI RISPARMIO

nel febbraio 18 8 8

Nel mese di febbraio v ennero autorizzati a rac­ cogliere il risparm io dei cittadini 13 uffici postali, i quali aggiunti ai 4237 autorizzati precedentem ente, danno 4250 uffici postali incaricati di fare operazioni di risparm io.

Í depositi fatti nel mese suddetto am m ontarono a L. 13,024,309.67 con u n a rim anenza attiva di L. 1,125,416.65 giacché nello stesso periodo di tempo si ebbero rim borsi per l’im porto di L. 11,903,893.02.

Dal Io gennaio 1888 a tutto febbraio i depositi am m ontarono a L. 25,758,784.31 lasciando alla fine di febbraio una rim anenza attiva di L. 8 ,6 9 7 ,8 1 7 .6 5 .

Dal 1876 epoca in cui vennero create le casse po­ stali di risparm io, a tutto febbraio 188 8 i depositi, com presi gli interessi capitalizzati per l’im porto di L .2 8 ,2 0 9 ,8 7 2 .7 6 am m ontarono a L. 1 ,033,138,513.78. Nello stesso periodo di tem po i rim borsi avendo rag­ giunto la cifra di L. 7 9 1 ,4 3 1 ,5 8 3 .8 8 , alla fine di feb­ braio di quest’anno le casse postali erano in debito verso i depositanti per la som m a di L. 241,7 0 6 ,6 6 2 .4 0 .

Ecco adesso ¡I m ovim ento dei libretti :

R im asti A ccesi E s t i n t i accesi

Nel mese di feb. 1888N. 23,459 8,867 14,592

Ne! mesi precedenti

dell’anno... » 31,105 7,671 23,434 Anni 1876-1887. . .. »> 2,069,442 477,555 1,591,887 P er cui alla fine di febbraio 1888 i

libretti rim asti accesi erano... N. 1,620,913

BULLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

La Banca Popolare cooperativa di Rovigo cl ha m andato la sua relazione sulla gestione del 1887 che è 1’ ottava dalla data della sua creazione. E c­ cone i resultati principali:

Il capitale sociale che al 31 decem bre 1 8 8 6 era di L. 132,200 aum entava nel 1887 di L. 21,400 e il fondo di riserva da L . 30,8 0 4 .2 2 andava a L. 43,258.46.

I depositi a risparm io, eonti correnti e buoni frut­ tiferi che alla fine del 1886 avevano u na rim anenza di L. 9 6 0 ,8 7 4 .9 8 salivano al 31 decem bre 1887 a L. 9 7 9 ,081.62.

II portafoglio ebbe un m ovim ento di entrata di L . 7 ,2 9 8 ,5 7 2 .6 3 , che unito alla rim anenza 31 de­ cem bre 1886 in L. 1 ,1 9 1 ,9 6 5 .7 2 form a un com­ plesso di L . 8,3 9 0 ,5 3 8 .3 5 . Dalla qual somm a de­ tratta l’ uscita p er L. 7 ,1 8 6 ,1 3 9 .9 1 , rim anevano al 31 decem bre 1 8 8 7 effetti in portafoglio, p er l’im porto di L. 1,204,398.44.

(11)

22 aprile 1888 L’ E C O N O M I S T A 275 della quel somm a L. 9 ,7 5 5 soltanto furono distri- ]

buite agli azionisti in ragione del 7 0 |0 sul capitale nominale, il resto essendo stato applicato al fondo di riserva per L. 5,271.61 ; alla cassa di previdenza degli im piegati per L. 500 0 ; alla riserv a speciale per eventuali perdite in L. 9,656.50 e in beneficenze per L. 500.

Questi resultati sono abbastanza lusinghieri, e sa ­ rebbero stati anche più rilevanti se il sereno oriz­ zonte dell’ istituto non fosse stato perturbato da alcune perdite, a sanare le quali sono per altro sufficienti le som m e precedentem ente assegnate per far fronte alla insolvibilità di alcuni debitori.

Camera di Commercio di Modena. — Nella seduta del 21 febbraio esam inato il progetto di legge presentato al Parlam ento sul riordinam ento degli isti­ tuti di em issione, concludeva esponendo i seguenti voti:

1. ° perchè sia approvata la disposizione del- l’ art. 5." con cui il lim ite m assim o dell’ am m ontare della em issione ordinaria è m antenuto nella somm a complessiva di L. 7 5 5 ,2 5 0 ,0 0 0 , lim ite il quale c o r ­ risponde con 'sufficenza ai bisogni del paese per lungo spazio di tempo nelle condizioni norm ali, m e n ­ tre Spei bisogni urgenti e straordinari del com m ercio, è provveduto colle disposizioni contenute nell’art. 4° del disegno di legge stesso ;

2. “ perchè il ritiro della circolazione stra o rd i­ naria venga effettuato in modo graduale, onde evi­ tare gravi perturbam enti al com m ercio;

5.° perchè con speciali m isure sia provveduto a rendere facile il cam bio dei biglietti.

Soltanto la Cam era avrebbe qualche dubbio sulla opportunità ed equità delle disposizioni contenute negli articoli 7, 11, 1 4 e 15 del Disegno di Legge suddetto e chiede :

а) Se non sia p ru d en te , per nop rid u rre di troppo la quantità dei biglietti di taglio m inore e non incagliare perciò la circolazione, di estendere la facoltà di em ettere biglietti da 25 lire a tutte le Banche di em issione: (art. 7).

б) S e non sia m eglio, p er agevolare le transa­ zioni com m erciali, togliere la lim itazione dì somm a posta alla em issione dei pagherò, vaglia cam biari ec. pagabili a vista in tutte le filiali di ciascun Isti­ tuto : (art. 11).

c] S e non sia giusto che la tassa sulla circo­ lazione straordinaria sia uguale a quella determ i­ nata per la circolazione normale, ossia dell’im o per cento : (art. 14).

d) S e non sia opportuno, per assicurare sem ­ pre più la fiducia n ei biglietti posti in circolazione dalle Banche, di non am m ettere dilazione alcuna pel cam bio, (art. 15).

Camera di Commercio di New York. — E stata definitivam ente costituita la Cam era di Com m ercio italiana in N ew Y o rk e ne fu nom inato il Consiglio direttivo.

Le principali attribuzioni di q uesta Cam era sono: a) di farsi interprete presso il G overno Nazio­ nale d’ Italia, gli uffici pubblici o privati, esteri o nazionali, p e r tutto quanto concorra allo sviluppo degli interessi com m erciali e indu striali delle Colonie italiane negli Stati U niti.

l) studiare i rapporti com m erciali e industriali esistenti fra l’Italia e gli Stati U niti, indicare le cause che ne impediscono lo sviluppo e su ggerirne i rim edi ; c) trasm ettere e com unicare al G overno Italiano tutte quelle notizie che possono avere im portanza e giovare in qualsiasi modo allo relazioni com m erciali e industriali fra la m adre patria e le colonie degli Stati Uniti ;

d) corrispondere coi poteri costituiti, colle Ca­ m e re di Com m ercio e altre analoghe istituzioni, tanto nazionali che estere onde raccogliere e ricam biare tutte quelle inform azioni che possono riescire v a n ­ taggiose;

e) com pilare una statistica generale dei c o m ­ m ercianti e industriali italiani residenti a N ew Jo rk ed in altri Stati dell’ Unione A m ericana ;

f) pubblicare un bollettino m ensile o bim ensile degli atti della C am era nel quale, parim enti, si trat­ terà del m ovim ento dei m ercati italo-am ericani, in fatto d’im portazione, d’esportazione, ecc., degli usi di com pra e vendita, eventuali modificazioni delle ta­ riffe di dogana, nonché degli abusi e delle frodi com ­ merciali o industriali.

Mercato monetario e Banche di emissione

U n notevole m iglioram ento è avvenuto nella si tuazione del m ercato m onetario inglese per la ces­ sazione dei ritiri d’ oro alla Banca di Inghilterra. 11 m ovim ento di specie m etalliche da e per l 'I n ­ ghilterra non è cessato, ma le somm e esportate fu­ rono esigue m entre altre som m e vennero ricevute dall’A ustralia e dall’Egitto. L ’abbondanza del danaro è stata la nota dom inante della settim ana e i saggi per i prestili e per gli sconti hanno retro ce d u to ; i prestiti quotidiani scesero a Spi 0 |0 , quelli brevi (cinque giorni) a 1 I |8 0 |0 , lo sconto a tre mesi fu inferiore a l 1 |2 0|0.

La Banca di Inghilterra al 19 corrente aveva un incasso di 2 1 ,4 9 6 ,0 0 0 sterline in aum ento di 22 5 ,0 0 0 sterline, la riserva crebbe di 5 6 1 ,0 0 0 sterline, i de­ positi privati di 6 9 ,0 0 0 sterline ; dim inuirono il por­ tafoglio di oltre 1 m ilione e il conto del Tesoro di 9 5 5 ,0 0 0 “ sterline. I cambi non hanno avuto v a ria ­ zioni sensibili e restano, meno quello colla G erm ania, favorevoli all’ In ghilterra.

Il m ercato am ericano già in buone condizioni sarà rinforzato dagli acquisti di titoli del debito che il Congresso ha definitivam em te autorizzato.il sig. F air- child segretario del Tesoro ha già em anata una cir­ colare dichiarante che dal 25 corrente in poi riceverà le offerte per la cessione delle obbligazioni. La que­ stione del surplus, cioè degli avanzi di bilancio po­ trà essere così risoluta, alm eno in parte, É anche com inciata la discussione sul progetto di revisione della, tariffa doganale, ma prim a che sia presa una deliberazione passeranno certo alcune settim ane.

I saggi dei prestiti e degli sconti sono sem pre bassi, imprimi furono negoziati a 2 0[0 e lo sconto a tre mesi tra 5 e 5 0 |0 .

I cam bi non hanno variato ; quello su L ondra e a 4.85 V „ su Parigi a 5.20 5/ 8.

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