Discussione
Il glioblastoma multiforme è il tumore di origine gliale a maggiore malignità, colpisce principalmente soggetti intorno ai 50-60 anni di età e la sopravvivenza media è di 12 mesi, quella due anni è pari al 10%. Le caratteristiche che rendono questa neoplasia così aggressiva risiedono nella enorme eterogeneità degli elementi cellulari intratumorali ed inoltre nella sua grande capacità infiltrativa. Il trattamento d’elezione è chirurgico e l’asportazione deve essere il più radicale possibile. Vanno però tenute in considerazione alcune variabili che influenzano l’atteggiamento chirurgico quali, l´età del paziente ed il suo stato generale, la sede della neoplasia e il possibile coinvolgimento di aree eloquenti e le dimensioni. La chirurgia può essere comunque utile anche se nella maggior parte dei casi consiste esclusivamente nella rimozione della malattia macroscopica. La linea terapeutica che è stata statisticamente confermata è il protocollo Stupp, in cui l’asportazione chirurgica è segiuta da una radio-chemioterapia adiuvante. Questo standard terapeutico ha ottenuto un incremento della sopravvivenza media da 12.1 mesi a 14.6 mesi, tuttavia la morte del paziente è inevitabile per il carattere recidivante della malattia.
Ad oggi è noto che l’introduzione dei marker biomolecolari può migliorare il risultato clinico nei paziente con GBM. Attraverso l’utilizzo di analisi scientifiche promettenti e potenti come i microarray , sono stati generati vari biomarker che hanno permesso di evidenziare l’espressione di un gran numero di geni e le eventuali mutazioni nella loro espressione. Sono stati individuati numerosi geni che contribuiscono alla patogenesi del GBM e le mutazioni geniche risultano determinanti nella valutazione prognostica del paziente.
Nel nostro studio sono stati analizzati 28 pazienti con diagnosi di GBM, in tutti i campioni sono stati presi in considerazione i principali marker biomolecolari coinvolti nella progressione di malattia e nella risposte al trattamento radioterapico: la mutazione di IDH1 e IDH2, la metilazione di MGMT e i polimorfismi nucleotidici XCCR1, XCCR3, RAD51,GSTP1. In accordo a quanto già esposto in letteratura la
metilazione di MGMT e la mutazione di IDH1/2 sono di comune riscontro nei pazienti con GBM secondari e correlati ad una miglior prognosi. Per quanto concerne i polimorfismi solo RAD51 ha dimostrato una valenza statistica, negli altri casi, lo studio, probabilmente dipeso dall’esiguo numero di pazienti a disposizione, non ha permesso di stabilire un risultato evidente nella correlazione tra mutazione genetica, recidiva di malattia e risposta alle terapie.