L'ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIEN ZA ECONOMICA, FIN A N Z A . COMMERCIO, BAN CH I, F E R R O V IE IN T E R E S S I P R IV A T I
Anno XV - Voi. XIV
Dom enica 13 M aggio 1888
N. 732
U ESPOSIZIONE DI PARIGI
Il Comitato costituitosi in Roma per la parteci pazione degli industriali italiani all’ Esposizione di Parigi, ha, qualche giorno fa, deliberato di conti nuare nell’ opera sua, malgrado la guerra di tariffe dichiarata tra i due paesi, malgrado le manifesta zioni ostili all’ Italia, che da qualche tempo si avve rano nel territorio della vicina repubblica.Lasciamo il lato politico di questa deliberazione, che pure sarebbe suscettibile di tanti commenti, e fermiamoci un momento al lato economico, che ve ramente dovrebbe essere il più" elicente in un simile voto. E non nascondiamo di essere rimasti colpiti anche in questa occasione dalla incerta e contrad ditoria condotta che seguono i nostri uomini di Stato.
Noi avversiamo con tutte le nostre forze il prote zionismo, poiché non lo possiamo considerare un savio sistema economico, bensì la prevalenza degli interessi di una classe di cittadini sull’ interesse di tutti; ma stimiamo che più dannoso ancora del protezionismo siano la incertezza delle convinzioni, la contraddi zione degli atti di un Governo e di una Nazione. Tale incertezza e tale contraddizione possono d e ri vare o da mancanza di sufficente cognizione delle leggi economiche, e quindi dalla indifferenza, colla quale i fatti economici vengono giudicati, o, se que sta cognizione esiste ed è sufficiente, e vi è quindi il mezzo di formulare un giudizio, la contraddizione e la incertezza possono derivare da mancanza di co raggio nel proclamare alto e reciso ciò che si pensa e ciò che si vuole.
La Francia si apparecchia a festeggiare I’ anni versario della sua rivoluzione mediante una. grande mostra internazionale di lutti i prodotti possibili; e lo scopo della mostra è di eccitare la gara tra i produttori, è di sviluppare la più potente delle love che annoveri il fatto economico, cioè la concorrenza. Senza di ciò una Esposizione non avrebbe ragione di essere e perderebbe anche di nome quel carat tere, che ha già perduto colla frequenza con cui si bandisce, di essere cioè una gara de! lavoro.
Ora, è possibile, senza contraddizione patente, una gara del lavoro tra due nazioni, in ognuna delle quali prevale la corrente della self-econom iaì — In ognuna delle quali colla asprezza delle tariffe si cerea di escludere dal mercato proprio il pro dotto dell’altra?
Data la teoria della economia nazionale non so lamente dovrebbero uiventare in u tili le esposizioni iuternaz'onali, le quali tendono a costituire l’ econo
mia universale, ma dovrebbe anzi essere cura della industria di ciascun paese di mantenere ben chiusa la produzione interna alle influenze delle gare anche morali delle altre nazioni.
Noi andremo a mostrare alla Francia il progresso della nostra industria e la Francia ci mostrerà quello della sua, per illuminare meglio i finanzieri dei due paesi onde sappiano con maggiore conoscenza di causa aggravare questo o quel dazio? — Una volta le esposizioni avevano di mira più l’ interesse del con sumatore che quello del produttore, ma oggi il con sumatore è un povero proscritto contro il quale si accumulano i fulm ini del fisco affine di combinare I’ impinguamento delle casse dello Stato e quello delle tasche dei produttori.
Noi avremo compreso che il Comitato promotore avesse deliberato di prendere parte alla Esposizione con prodotti patriottici o politici, che certo non ne mancherebbero in Italia, anche di quelli che si rife riscono alla rivoluzione della fine del secolo scorso ; avrebbe potuto fare bella mostra di se alla Esposi zione di Parigi anche il Museo del nostro risorgi mento ormai destinato a viaggi circolari per le espo-, sizioni interne, ma non comprendiamo i vantaggi che potrà derivare al paese da una esposizione di prodotti industriali.
Se i consumatori fossero più intelligenti e più compatti di quello che si mostrano, la Esposizione potrebbe servire a far vedere quanta differenza vi sia tra quello che le merci potrebbero costare e quello che effettivamente costano nei due paesi, in grazia al protezionismo.
E bisogna proprio dire che coloro i quali appog giano questo intervento deli’ Italia alla Esposizione facciano molto a fidanza nella sommissione dei con sumatori al loro giogo per avventurarsi a far vedere nudamente i guadagni del protezionismo a coloro stessi che dal protezionismo sono così ingiustamente spogliati.
Noi quindi riteniamo, anche dal lato economico, poco opportuna la deliberazione presa dal Comitato e tanto più perchè è a sperarsi che l’ opera sua davanti al buon senso del paese rimarrà senza successo.
La barbara crociata che l ’elemento operaio di Mar siglia ha bandito e prosegue, con impeto e tenacia degni di miglior causa, contro l’ elemento consimile italiano che è la parte più numerosa di quella nostra
colonia, è un fenomeno politico alla superficie, ma eco nomico nel fondo. I rancori politici di un dato pe riodo di tempo cooperano di quando in quando a renderlo più appariscente e a rincrudirlo, ma la vera causa ne va cercata altrove. Va cercata nella gene rale ignoranza in cui giacciono le moltitudini di ogni paese rispetto ai principi economici anche più ele mentari ; la quale deve certamente deplorarsi, ma non può recar maraviglia quando si pensi che gli stessi principi vengono sciaguratamente o dimenticati del tutto o travisali nella loro applicazione, secondo i momentanei interessi, anche dalle classi sociali più fortunate e più colte.
Il ceto operaio francese, che, in proporzione dello sviluppo industriale della Francia, non risulta da nessun segno complessivamente troppo numeroso, — tant’ è vero, non foss’ altro, che non emigra — se la prende coi capi fabbrica, cogli intraprenditori di lavori pubblici, col Governo, con tutti, fuorché, s’ intende, con gli eventuali difetti propri, per il fatto della permanenza operosa di artigiani stranieri in Francia. Non sa, non capisce, non pensa che questi ultim i, arrivando, hanno tutto a proprio disfavore : il non conoscere il paese e la sua lingua, il non avere appoggi nè protezioni, l’ avere cognizioni tec niche diverse da quelle locali e spesso il non averne affatto, e per ultimo I’ aver già sopportato sacrifizi finanziari per lasciare il loro domicilio e fare il viag gio. Non pensa che se, ad onta di tutto ciò, l’ ope raio straniero trova in Francia lavoro di cui si con tenta, qualche ragione molto buona ci dev’ essere e probabilmente più d’ una : che, per esempio, è o più capace o più sobrio di lui, e che il fatto stesso della possibilità di tenere impiegati operai di parecchie nazionalità nello stesso luogo, mostra che del lavoro ce n’ è per tutti. Si duole che la concorrenza faccia, come invero fa, ribassare la misura dei salari ; ma non considera che se cotesta misura ribassata basta ad attirare dall’ estero sempre nuovi lavoratori, è prova che quella più alta che verrebbe determinata dalla loro partenza, è artificiale, è soverchia, nou è del tutto necessaria nè quindi è la vera, quale le con dizioni generali dell’induslria la indicano e possono determinarla. 5 quel che è peggio, non vuole o non sa prevedere che, se rimanga vincitore nella vio lenta lotta che combatte contro la concorrenza del lavoro straniero in casa sua, ne pagherà care le con seguenze, perchè vedrà cadere molte industrie che si reggono sul buon prezzo della mano d’opera, ve drà chiudersi molle officine, interrompersi molte grandiose opere pubbliche, vedrà insomma dapprima crescere la misura della retribuzione, ma poi dimi nuire la quantità del lavoro e quindi anche 1’ am montare complessivo della retribuzione stessa.
Ma v’ è chi lo prevede, tra le persone più illu minate, e magari la sua voce avesse virtù d’essere ascoltata dagli operai! In Marsiglia la pubblica stampa, che non può essere sospetta di puro amor platonico per l’ ospitalità, incomincia a cercare di rid u rli a più savi consigli, non già insegnando loro — che sarebbe tempo perso e procedimento, ora come ora, inop portuno — le leggi dell’ offerta e della domanda e quelle della libera concorrenza, bensì ponendo loro sott’oechio la probabilità dei danni poc’ anzi accen nati, a cui vanno incontro spensieratamente.
Il Sémàfore, che è il principale e più accreditato periodico quotidiano di Marsiglia, ha pubblicato fi nora due articoli, promettendo di pubblicarne altri
ancora, sulla questione colà ardente degli operai italiani. Nel primo la tratta nella sua parte sostan ziale , dimostrando cioè quanto sia assurdo e poco pratico per uno Stato o una città privarsi di quei coefficienti di operosità che vengono di fu o r i, e quanto l’ industria locale scemerebbe di vigore e di potenza se da un lato la mano d’ opera straniera cessasse di determinare la concorrenza sul mercato del lavoro, dall’altro la stessa mano d’ opera andasse a profferire sè medesima a un terzo, a un quarto, a un quinto Stato tra quelli che nel campo dell’ in dustria sono concorrenti della Francia, i quali non farebbero altro che guadagnarvi ed acquistare per la concorrenza nuove armi diseguali e m igliori. Le ar gomentazioni del giornale marsigliese sono condotte a fil di logica e improntate del più schietto buon senso, ma la scarsezza dello spazio ci impedisce di riferirle diffusamente.
Piuttosto vogliamo spigolare nel secondo dei due articoli, nel quale troviamo taluni dati numerici che solo un giornale di Marsiglia poteva recarci.
Esso risponde a tre obbiezioni che gli sono stale fatte, o che configura prevedendole, per ribatterle anticipatamente.
Una concerne i lamenti che in Marsiglia si fanno sugli immigranti stranieri e che hanno per base il numero a la ferocia dei delitti che colà sono com messi dagli italiani. — Sì è vero, risponde quel gior nale, la criminalità dei dipartimento delle Bocche del Rodano è alta, per colpa dell’elemento italiano. Ma tutto rientrerebbe nell’ ordine normale mediante una buona polizia, una m iglior sorveglianza degli al loggi mobi'iati, e più di tutto portando a Marsiglia la Corte d’Assise, cioè sul luogo stesso del delitto, invece di tenerla in un angolo del dipartimento (a A ix ) dove l’ esemplarità va perduta. Questa è cosa di opportunità locale, che non ci riguarda.
Un’altra obbiezione, d’indole più strettamente eco nomica, è questa. L ’Italiano, dicono, irriga (draine) il nostro paese col suo risparmio quotidiano, e quando ha lavorato abbastanza a lungo, se ne va e porta in patria il guadagno di tutta la sua vita. — Risponde il S ém àfore: — Sì, dicerto, ma non v’ è nulla di più facile che impedire allo straniero di tornarsene in patria. E g li ha lasciato il proprio paese perehè vi stava male, ed è venuto in una nuova patria a v i vere e ad assumerne le costumanze. Non chiede di meglio che di rimanervi. Invece di respingerlo, svi luppate, create anzi una mano d’ opera per la donna italiana, di quelle cui la donna francese non si de gna esercitare. Farete nascere così una corrente di immigrazione femminile.
La colonia italiana diventerà più morale, se le donne potranno venire in Francia al fianco dei loro m ariti e dei loro figli. Essa si stabilirà sul suolo francese, massime se mediante razionali riforme della nostra legislazione sapremo facilitarle l’ ottenimento della nazionalità francese. In tal modo conserve remo l’operaio italiano e i suoi risparmi. Ma più di tutto dobbiamo desiderare di trattenere qui cote- st’ uomo appartenente alla stessa nostra razza, il quale verrà ad accrescere la nostra popolazione, che si trova minacciata per la sua scarsa prolificità, di fronte alla prolificità d’altre razze concorrenti. — Questo argomento, chi ben guardi, ha per la Francia un grandissimo valore.
13 maggio 1888 L ’ E C O N O M I S T A 315
A ltri dice: L ’ operaio forestiero che viene in Fran cia è un operaio povero e costituisce un aggravio per l’Assistenza pubblica. Si può per altro contrap porre l’osservazione che di rado 1* operaio, il quale espatria per andare a cercar lavoro, è ammalato o debole. L ’ emigrante è quasi sempre forte e pieno d’energia. Tra gli operai stranieri gli ammalati sono aUelii cui la fatica d’ un eccessivo lavoro opprime, o’ che soffrono le conseguenze dì infortuni profes sionali o di risse violente.
Ma più di tutto parlano le cifre. A quanto ascende l’ aggravio portato dagli ammalati all’Assistenza pub blica? Per Marsiglia, l’ ultimo resoconto che si possa consultare è quello del 1885. Se ne rileva che l’Amministrazione degli ospizi consacrò ai 3325 Ita liani entrati in quegli ospedali 101,272 giornate. La giornata d’ospedale costa in media L. 2,15, epperò in un anno la città, o l’Assistenza pubblica spese per la popolazione italiana L . 255,106.
Benissimo; ma la città quanto riscosse in forma di dazio consumo? Da un calcolo fatto anni addietro dall’Asilo degli alienati di S. Pietro risultava che il contributo al dazio consumo di Marsiglia veniva ad essere di circa L . 30 per ogni alienato mantenuto dall’ Asilo. Si può dunque esser certi di rimanere al di sotto del vero fissando a L. 20 a testa la somma che gli italiani rendono al dazio. Oggi la colonia italiana di Marsiglia è di 60,000 anime al meno. Essa dunque frutta alla città almeno L.1,200,000 mentre non le costa fuorché L. 255,166. Il torna conto è evidente, anche, si badi, senza contare nes suna delle altre imposte che, direttamente o indi rettamente, per la trafila degli affittacamere, alber gatori e sim ili, la colonia italiana ha versato alla città, al dipartimento e allo Stato.
Supponiamo eh’essa potesse venir cacciata via tutta intera e tutt’ a un tratto. La città subirebbe un impoverimento inevitabile e non piccolo. Allora i lamenti sorgerebbero in altro tono, ma non meno clamorosi d’ adesso. E chi sa quali rimedi cervello tici si andrebbero escogitando per far rifiorire l’ in dustria e la vita locale! È sempre così: Quando non si risale per tempo alle vere cause d’ un male i rimedi che giungono tardi, o sono efficaci o peg giori del male stesso.
Ora invece la presenza d’ una numerosa colonia operaia straniera è tutt’altro che un male per Mar siglia. Speriamo che il retto senso delle cose finisca per prevalere in quella cittadinanza, in guisa che essa sappia conservarsi una sorgente di innegabile prosperità.
Salvochè non si trattasse d’ un proposito deliberato per recare un danno a quei nostri concittadini!.... Ma, tra due parti interessate, il danno di una è forse un benefizio per l’altra, o più spesso non d i venta un danno comune e reciproco? Senza andare a cercare esempi lontani, informi la denunzia del trattato franco-italiano di commercio !
U RIFORMA DELLL FliANZE LOCALI IS INGHILTERRA
Il periodo attuale del Parlamento inglese sarà an noverato, secondo ogni probabilità, tra t più u tili che esso conti in ques-i ultim i anni. La conversione della parte più cospicua del debito inglese prima ela riforma dell’ amministrazione locale poi, sono titoli duraturi di gloria per un governo. Della conversione i lettori conoscono già i resultati splendidi e quindi non insisteremo altro su essa. Oggi vogliamo piut tosto mantenere la promessa di indicare le linee p rin cipali della riforma delle finanze locali.
Il gabinetto Salisbury ha il merito di aver voluto affrontare e di aver tentato di risolvere uno dei pro blemi più ardui nella vita amministrativa dei popoli. E non è ricorso ai soliti rappezzi e alle facili ma vane, se non dannose, mezze misure ; esso propone seriamente di riformare, conservando il buono e rio r dinando tutta questa materia, per sé stessa molto ar ruffata. Della parte puramente amministrativa della riforma proposta dal sig Ritchie abbiamo dato un cenno sommario nel N. 726 dell’ Economista; e qui noteremo solo che il bill del presidente del Locai Government B oard tende a preparare il terreno per un ulteriore sviluppo del decentramento amministrativo.
Quanto alla parte finanziaria sono note le critiche che molti uomini di Stato, e primo fra essi il sig. Go- seben, e molti scrittori hanno mosso al sistema com plicatissimo di tasse e alla natura loro adottato pei corpi locali.
Il Parlamento, disse il sig. Ritchie nel suo discorso di presentazione del bill, ha da lungo tempo r i conosciuto l’ esattezza dei reclami dei proprietari sui quali pesa principalmente il carico delle tasse locali e i quali domandano al tesoro di venire in loro soccorso. Fino ad ora non si sono accolte quelle lagnanze che coll'accordare delle sovvenzioni o sus sidi (grants-in a id ). Ma questi sussidi che il bilancio dello Stato accorda ai bilanci locali sollevano nume rose obbiezioni, perchè vengono confuse le entrate imperiali con quelle locali, mentre vi dev’ essere l’ assoluta separazione dei cespiti. Le sovvenzioni dello Stato ammontarono nell’ esercizio 1885-86 a st. 3,773,000 e il sig. Ritchie propone appunto di sopprimere gran parte di questi sussidi e che lo Stato ceda alle amministrazioni locali in compenso alcune entrate. I sussidi da cancellarsi col bilancio pel 1 8 89-90 ammonterebbero a 2,600,000 sterline e sarebbero sostituiti da tasse di licenza sugli eser cizi e rivendite, sui cani, per permessi di caccia, sulle vetture e domestici, eco., eec., per una cifra di quasi 3 milioni di sterline. D’ onde un primo van taggio pei corpi locali che raggiunge quasi 400,000 sterline. Ma questo è ancora il meno. Il progetto del governo inglese contiene la facoltà di imporre altre licenze e cioè sulle vetture, sui carri e sui cavalli le quali dovrebbero gettare 800,000 sterline. Queste nuove tasse locali sulle vetture, in ragione di una sterlina per ogni carrozza che oltrepassa il peso di 5 quintali e sui carri che pesano più di un Quintale in ragione di 5 scellini se si tratta di carri a due ruote^e di IO scellini se a quattro, nonché la tassa di 1 o di 5 o d i l o sterline secondo si tratta di cavalli di piacere o da corsa o di un negoziante di cavalli __queste nuove tasse, diciamo, sollevano una grande opposizione, e non è improbabile che sieno notevol mente diminuite od anche che ad esse si rinunci.
rilevante delle spese dei corpi locali che da 50 mi lioni di sterline nel 1868 salirono a 44 milioni e mezzo, portò la conseguenza che la proprietà im mobile è stata replicatamente colpita e presa come base delle imposizioni. Per togliere adunque l’ in giustizia che presenta il sistema di tasse locali esi stente, viene proposto di colpire la ricchezza mobi liare, giunta al periodo della sua completa formazione. Le tasse di successione colpiscono precisamente que sta ricchezza e il sig. Goschen propone di attribuire definitivamente alle autorità locali la metà del pro dotto dei d ir it t i di prova per le successioni (probate duty) che per il 1888-89 sono previsti in st.4,260,000, sicché la metà sarebbe 2,130,000 st., e tenuto conto che il progetto si applica solo all’ Inghilterra e al Galles, I’ 80 0/o di quella somma, cioè 1,704,000 spettano ai corpi locali di cui il bill si occupa. In conclusione adunque lo Stato toglierebbe 2,600,000 di sussidi ai corpi locali e cederebbe loro 5 milioni e mezzo, sicché il vantaggio procurato alle finanze locali sarebbe realmente di 5 milioni di sterline.
Per poter migliorare in cotesto modo le finanze locali il sig. Goschen doveva naturalmente procu rarsi altre entrate da sostituire a quelle che propone di cedere e infatti aumenta il diritto di successione di 1/2 0/o, tassa il vino in bottiglie in ragione di 5 scellini ogni dozzina di bottiglie, e introduce o aumenta altre tasse, come vedemmo discorrendo del bilancio inglese (Y. Lì Economista dell’8 aprile).
Le nuove entrate non sono però messe alla libera disposizione delle autorità locali. Il progetto crea una serie di spese obbligatorie sulla base dell’ impiego fatto attualmente delle sovvenzioni governative, meno però la spesa per le strade in 237,000 sterline. Quelle varie spese obbligatorie introdotte ora assor biranno 2,348,311, sterline. Fatta deduzione di que sta somma, il reddito dei Consigli delle Contee sarà rivolto alla manutenzione delle strade, prevista in lire sterline 1,040,000 e dovrà sostenere la spesa dell’ as sistenza pubblica in ragione di 4 pence per giorno e per ciascun povero internato, la quale esigerà c ir ca 1,200,000 sterline. Si ha così un totale di 4,885,000 sterline che lascia ancora disponibile un milione di sterline circa.
I l sig. Goschen ha insistito a provare che la riforma proposta non è concepita a vantaggio dei proprietari fondiari, ma che essa mira a migliorare la situazione finanziaria dei corpi locali e a meglio ripartire i pesi fiscali secondo la varia capacità con tributiva. Sono due intenti che non si raggiungono certo facilmente e sopratutto senza ferire gli interessi di qualcuno. È per questo che le opposizioni anco vivaci non mancano alla riforma presentata alla Ca mera dei comuni ; ma si può credere sin d’ora che ad essa non toccherà la sorte capitata al progetto dell’ on. Maglioni. Per quanto possano essere c riti cabili alcune singole proposte, e i on crediamo siano molte — il piano del sig. Goschen ci si presenta sotto più aspetti assai ben studiato e ideato; della qual cosa non vi è davvero da meravigliarsi, perchè pochi uomini come il sig. Goschen hanno fatto della riforma delle finanze locali, argomento di si lunghi e pazienti studi. Il lettore potrà facilmente convin cersene dall’ esame di un suo libro pubblicato or sono 16 anni (Beports and Speeches on locai taxation by George J. Goschen — London, Macmillan and Co, 1872).
LETTERE PARLAMENTARI
Eoma, 10 Maggio.
Le dimissioni dell’ on. M a g i¡a n i— Un voto politico
sulla finanza — La Giunta per i provvedimenti fer~
roviari — La discussione sulla questione africana.
La soluzione, che sino ad oggi, è data a quella specie di crisi manifestatasi nel gabinetto, in seguito al voto della Camera sul preteso riordinamento dei tributi locali, ha cagionato una spiacevole sorpresa nei circoli parlamentari. Spiacevole nel veder caduto così basso quel senso di giusta suscettibilità, diciamo pure di dignità ministeriale — perchè, fatta qualche eccezione, tutti i deputati, anche quelli che votarono a favore, pensavano che l’ on. Magliani si sarebbe dimesso sul serio, e ognuno di loro diceva clic al posto del l’on. Magliani non sarebbe rimasto. Spiace vole nell’ udire il Presidente del Consiglio inventare una novissima teoria coll’ intento ili salvare il M in i stro delle Finanze, che gli può sembrare ancora er roneamente, « uri utile strumento », come lo ebbe a qualificare tempo addietro.
A ll'o n . Crispi accade assai facilmente di parlare con poca proprietà di lingua, al punto di dire una cosa per un’ altra, ma non era prevedibile che un antico deputato, un uomo versato nelle dottrine co stituzionali, potesse mai dire che un voto a scrutinio segrete non ha « valore politico e parlamentare ». Se questa frase fosse stata pronunziata da qualche deputato, che non avesse raggiunto l’ anzianità par lamentare, si sarebbe gridato all’ eresia, alla bestem mia, o per lo meno alla ignoranza delle disposizioni statutarie. E, venendo al caso pratico, sarebbe da chiedere all’ on. Crispi, che cosa farebbe egli, ri spettoso come si vanta delle prerogative del Parla mento, se Camera e Senato, a scrutinio segreto, gli respingessero, senza molta discussione, senza ordini del giorno, le leggi o i bilanci che presenta, nella sua qualità di Ministro dell’ Interno o di Ministro degli affari Esteri. Continuerebbe a governare per chè coloro, che gli votassero contro, non avrebbero uno per uno dichiarato la ragione del loro voto? o perchè alla Corona mancherebbero le necessarie in dagini, come se la Coroua non sapesse quasi ora per ora, qual’ è il pensiero, la tendenza della Camera senz’ aspettare i discorsoci, pronunziati molte volte per uso di una platea che non li capisce?
L’ E C O N O M I S T A 817 13 maggio 1888
Ministro delle Finanze. Nè importa per questo che sia posta la vera e propria questione di Gabinetto; basta un nulla, basta, dopo le parole già pronunziate in proposito dall’ on. Crispi, il suo intervento alla Camera durante la discussione; basta, insomma (senza tante finzioni parlamentari) generare nella Ca mera la corrente che votando contro il ministro delle Finanze, si cade nella crise generale. La Camera in tal caso vota a favore in grande maggioranza.
Ma con tuttociò l’ on. Magliani sarà sempre più esautoralo, e il Gabinetto non avrà vinto una bat taglia. Il Presidente del Consiglio non ha tenuto conto di un fatto notevole. La Commissione Generale del Bilancio, la Commissione per i provvedimenti finan ziari, nelle loro respettive maggioranze, e quanti vi sono nella Camera, che si occupano di cose finan ziarie ed economiche, ed ai quali in coleste cose è riconosciuta una speciale competenza, sono tutti, di fresca o di antica data, avversari dell’ on. Magliani. Per un uomo, il quale professa pubblicamente la teoria degli uom ini-valori, che vuole i valori nelle Commissioni, nei Ministeri senza badare al colore politico, è un errore non aver badato a cotesto fatto. Gli può avvenire che, lunedì il giorno destinato alla invocata discussione finanziaria, la discussione non ci sia, o sia meno di un’ apparenza, se gl’ intendenti in materia finanziaria non si credessero obbligati a scendere sul terreno nel momento che fa comodo all’ on. Magliani. E allora ? Il Ministro delle Finanze farà stampare nei giornali che gli avversari si sono dispersi come nebbia al vento e d ie ha vinto. Lo crederanno in provincia, quelli che leggono il reso conto parlamentare senza poterne comprendere il vero significato, ma nel mondo politico non lo cre derà nessuno, neppure fo n . Magliani.
Questa è una ipotesi, ma più probabile è 1’ altra in cui abbiamo accennato prima, che ci sia, cioè, una discussione qualsiasi, lunga o corta, superficiale o sostanziale non importa, ma una discussione che implichi la responsabilità del Gabinetto, e quindi ga rantisca a questo la maggioranza.
La maggioranza si compone facilmente, se si bada ai pochi partigiani personali dell’ on. Magliani, a quelli che più o meno illusi lo credono capace di una finanza democratica, ai meridionali che votano considerando il Magliani una gloria meridionale, a quelli che hanno paura della erise di Gabinetto, e finalmente agli agrari. Questo è il gruppo su cui l’ on. Magliani specialmente fa pernio. E la ragione è chiara.
Il governo ha sospeso ogni deliberazione su! r i stabilimento dei due decimi ; e questo fatto, se ha bastato a intralciare a impedire lu tti i lavori della Commissione per i provvedimenti finanziari, ha ser vito a vincolare gli agrari. 1 quali sperano la ri nunzia al ristabilimento dei due decimi dalla debo lezza dell’ on. Magliani ; ma il Governo per non rischiare di essere giuocato da loro, ha rimandato ogni decisione sui decimi, dopo il voto sul Bilancio Finanze-Spese. Non c’ è bisogno di commenti, nè per una parte nè per I’ altra.
— Per i provvedimenti ferroviari non sì fanno grandi passi. Sulla scelta del Relatore non vi è an cora accordo. L’ on. Branca non vuole cotesto ufficio; 1’ on. Genala neppure ; e non si mostra molto d i sposto neppure l’ on. Pozzolini. La linea Genova- Ovada-Asti desta sempre gravi opposizioni e si mi naccia su quel punto una grossa guerra, specialmente
da parte dell’ on. Giolitti. Ma se il Ministro Saracco riesce di far passare il complesso dei suoi progetti, rimane battuto per lungo tempo un uomo politico che della questione ferroviaria faceva la sua grande e poderosa leva, l’ on. Bnecarini. Per altri dieci anni non si parla più di ferrovie. Ecco un altro motivo per spiegare il numero di quelli che non vogliono crisi in questo momento.
— Oggi, prima seduta sulla questione africana, si è registrata una sconfitta dell’ on. Bnecarini. È stato sfortunato nello svolgimento della sua mozione: for tunatissimo invece il suo contraddittore l’on. De Zerbi, che può vantare il suo miglior discorso pronunziato alla Camera. Si prevede che la discussione finirà con un voto alla quasi unanimità in favore del Go verno. Voteranno contro, i firmatari delle due mo zioni Baccarini e Mussi, se pure voleranno! Il Go verno accetterà probabilmente un ordine del giorno che non abbia significato di un gruppo politico.
Rivista Bibliografica
Fortunato Rostagno. — Contabilita di Stalo — Corso teorico-pratico sull' attuale sistema contabile del Regno d ’Italia. — Napoli, Pietrocola, 1888, pag. 578.
I trattati sulla Contabilità dello Stato,non ostante il notevole svolgimento che hanno avuto gli studi contabili in questi ultimi dieci o dodici anni, non sono ancora nè numerosi, nè sempre compilali con la necessaria cura e una sufficiente dottrina. Eppure l’ insegnamento della Contabilità pubblica che ora viene impartito nell’ ultimo anno degli Istituti Tecnici, nonché in qualche Università, avrebbe dovuto spin gere più d’ uno studioso a dare alle stampe qualche buon Trattato sulla Contabilità dello Stato. Noi quindi abbiamo veduto con molto piacere che 1’ egregio Cav. Rostagno, capo-sezione alla Corte de’ Conti, ha pubblicato un volume in cui, con rara conoscenza della non semplice, nè facile materia, si trova un pregevolissimo Corso teorico e pratico di Contabilità, secondo le disposizioni legislative e regolamentari v i genti nel nostro paese.
II grosso volume del valente Autore si divide opportunamente in tre parti : la prima è dedicata al patrimonio dello Stato e sue modificazioni ; la seconda a ll’ esercizio del bilancio, la terza al rendi mento dei Conti. È chiaro che l’ Autore non ha pre teso, come non poteva pretendere, di fare un’ opera originale. Egli non si occupa di teorie, ma delle leggi amministrative e contabili e delle norme che servono ad applicarle ; espone le ragioni a cui il legislatore informò le disposizioni della legge e del Regolamento di Contabilità generale dello Stato, coor dinando queste disposizioni in modo che ne riesca facile lo studio.
cizio del bilancio dovrebbero essere studiati attenta mente da tutti coloro che vogliono discorrere con conoscenza di causa dei bilanci e dei vari servizi finanziari dello Stato. L ’ Autore si è astenuto com pletamente dal trattare delle scritture applicate a l l’ azienda dello Stato; e questo senza scemare il pre gio del suo libro lo rende però incompleto. Ad ogni modo nell’ opera del cav. Rnstagno vi è una così larga e completa trattazione dei vari argomenti di contabilità che sono stati disci linati dal legislatore, da renderla altamente meritevole di elogi e del più lusinghiero favore per parte del pubblico.
Noi ci congratuliamo coll’egregio Autore per-aver data una così bella prova della sua coltura e del suo ingegno, dolenti che l ’ indole di questo perio dico non ci permetta di rilevare estesamente i molti pregi dal suo libro interessante e istruttivo.
Sull’ ordinamento delle Casse di risparmio lettera eli L uigi Paolini all’ onorevole con te Giovanni Co-dronchi, deputato al Parlamento. — Imola, Tipo
grafia d’ Ignazio Galeati e figlio, 1888.
È questo il titolo di una critica accurata ed acuta che il Paolini, direttore della Cassa di risparmio di Imola, ha sentito il bisogno di fare alle disposizioni dell’ infausto progetto di legge che il ministro G ri maldi presentò alla Camera dei Deputati il 19 no vembre u. s.
L’ Economista ha con una serie di assennati arti coli, che hanno riscosso il plauso generale di quanti s’ interessano alle sorti e all’ esistenza delle nostre benemerite Casse di risparmio, messo in evidenza a quale attentato alla libertà e indipendenza delle Casse perpetrerebbero quei legislatori che approvassero nella sua integrità un disegno di legge quale venne presentato dall’ on. Ministro di agricoltura, industria e commercio, ed ha con seri ed irrefutabili argo menti combattuto con efficacia molte delle partico la ri disposizioni che v i si contengono, nello scendere ad esaminarne i singoli articoli, dimostrando gl’ in convenienti e i danni che alle Casse deriverebbero se fossero adottati cosi come vennero formulati.
L ’ Economista perciò — e con lui tutti quelli che desiderano di non veder turbato da inconsulti vin coli e restrizioni il progressivo e libero sviluppo delle Casse di risparmio, in quanto ravvivano in esse g l’ Istituti di credito meglio atti a favorire il r i sparmio nelle classi minori — non potrà non com piacersi sinceramente che la voce così autorevole e competente in materia, del Paolini, siasi levata a mettere in guardia pubblico e Parlamento dalle in sidie che il progetto Grimaldi tende alle Casse sotto le parvenze di una benevola tutela.
Tutti ricordano il prezioso lavoro pubblicato dal Paolini in occasione del Congresso tenuto in Firenze nel 1886 dai rappresentanti quegl’ Istituti sotto il titolo Contributo al Primo Congresso Nazionale delle Casse di risparm io e come, attesa la notevole diversità dei loro tipi, egli ritenesse fin « d’allora d if ficile il sottoporre tutte le Casse di risparmio italiane al governo di una stessa unica legge, senza che quelle nate nella più libera forma di società abbiano a risentire pregiudizio dai vincoli, da cui le altre non possono sottrarsi per inevitabili condizioni di vita loro imposte dai respettivi enti fondatori, o conse guenti dalle particolari funzioni di questi. »
Il Congresso invece, nello studio delle proposte che gli furono presentate, allora per un ordinamento
legislativo delle Casse di risparmio, non si curò troppo di esaminare le difficoltà che esistono per disciplinare in modo uniforme tanti istituti aventi origini così diverse e, non riflettendo che in simili casi il m iglior temperamento è quello di non scen dere a troppi particolari, ebbe il torto d’ invocare sulle Casse la sorveglianza del Governo, malgrado che il Giusso ricordasse come all’ estero abbondino esempi che le Casse hanno fatto prodigi, soltanto dove il Governo le ha lasciate espandersi nel campo della più larga autonomia.
Il disegno di legge dell’on. Grimaldi dà piena ra gione ai timori di cui il Paolini, come rammenta nella sua lettera, era preoccupato, quando in seno al Congresso manifestò l’avviso che il medesimo do vesse limitare i suoi voti a stabilire criteri uniformi circa al modo d’ imprimere un impulso razionale all’ operosità economica delle Casse.
Ma giova sperare che l’ Arm ori e lo Zuechini, presidente quello della Cassa di risparmio di Milano, e consigliere direttore questo della Cassa di Bologna abbiano trovato modo nelle controproposte presen tate all’on. Grimaldi abbiano tutelato efficacemente gl’ interessi delle Casse e che il Parlamento vorrà ponderare ben bene i l progetto così modificato prima di accordare la sua approvazione a disposizioni che avessero a danneggiare queste « Istituzioni di pre videnza che beneficano, operando sul credito » come ebbe già a definirle scultoriamente il Mantellini.
S ull’ istituzione delle Camere italiane di commercio al-I’ estero dell1 avv. Giuseppe Palomba, deputato al Parlamento nazionale, segretario della Camera di commercio di Cagliari. — Cagliari, Tip. del Com
mercio, 1887.
La Camera di commercio ed arti di Cagliari, della quale l’ on. comm. Palomba è da lunghi anni bene merito segretario, ha avuto nell’autunno scorso l’ ot tima idea di rendere di pubblica ragione il prege vole lavoro che, sotto il titolo surriferito, egli aveva presentato all’ egregio presidente della medesima, comm. Pernis Josias.
L ’on. deputato di Cagliari si era proposto con questo suo scritto di dimostrare di quanta utilità po tesse tornare allo sviluppo dei nostri commerci e alla diffusione dei prodotti nazionali nelle plaghe lon tane l’ istituzione delle Camere italiane di commercio all’estero e per verità egli 1’ ha fatto con tanta dot trina e competenza che queste recenti istituzioni non avrebbero potuto trovare più strenuo propugnatore.
13 maggio 1888 L ’ E C O N O M I S T A 319
Ci duole che un rapido cenno come questo non | ci consenta di indugiarci, come vorremmo, con l’on. Segretario della Camera di Cagliari nella d i samina veramente interessante delle copiose notizie j sulle nostre esportazioni eh’ egli ha raccolte dalle i importanti relazioni che sì vanno ora pubblicando 1 periodicamente da alcune delle Camere italiane com merciali all’estero, quali quelle di Alessandria d’ Egitto, di Buenos Ayres, di S. Francisco di California, di Costantinopoli ecc.
Ma non possiamo tacere la convinzione protonda che si va man mano impadronendo del lettore circa Ìa grandezza dei servigi che sim ili istituzioni sono chiamate a rendere all’ incremento dei commerci ita liani all’ estero, sia di per sè stessi, sia coll’ aiuto dei musei campionari e delle esposizioni galleggianti dei prodotti nazionali, dei quali istituti sussidiari si occupa pure in questo suo studio l’autore.
E suprema necessità perchè la produzione del- p industria italiana sia ovunque apprezzata che essa sia all’estero conosciuta come tale e non avvenga — come spesso accade — che sia smerciata come produzione di fabbriche inglesi, francesi e qualche volta tedesche ; ed anche sotto questo rapporto nulla può meglio giovare dell’ impianto di numerose Ca mere di commercio all’estero od anche di semplici agenzie commerciali, le quali siano in grado di pro curare le più sicure ed ampie informazioni sulle merci italiane.
Nel trattare dell’ istituzione delle Camere com merciali all’estero, l’ on. Palomba non poteva esimersi dal discorrere della colonizzazione e dell’ emigra zione e facendo risaltare di quanto giovamento possa detta istituzione tornare agli emigranti ne ribadisce con nuovo argomento 1! importanza.
Moltiplichiamo dunque all’ estero le nostre rap presentanze commerciali in modo da aprire all Italia un campo ognora più largo di attività e nuove fonti di lucro ed auguriamoci che molte altre Camere di commercio seguano l’esempio dato da quella di Ca gliari, la quale ha stanziato in bilancio la somma annua di L. 500 per cooperare all’ istituzione ed al mantenimento delle Camere commerciali italiane al-
1’ estero. * •
Rambaud Abbé Camille. — Economie sociale et poli-
tique ou Science de la vie. — Paris, Guillaumin, 1887.
In 350 pagine (8vo grande) sono 106 capi dove si trattano materie anche non veramente economiche. Sono sunti di lezioni fatte a fanciulli del popolo e ciò spiega che non sia definito rigorosamente il campo del discorso, massime essendo l’ autore un ecclesia stico. Ad esempio, egli prendendo a discorrere delle cose necessarie alla vita di un popolo civile parla degli alimenti, degli indumenti, dei mezzi di tra sporto e di comunicazione e dei commercio, del cre dito, ma poi anche dell’ esercito e della giustizia e delle diverse forme di governo, prima che delle spese pubbliche e delle imposte. Ci rallegriamo con lu i che difenda gli operai stranieri, comprendiamo più la sua difesa dell’osservanza delle feste che la inserzione di un capitolo sulla origine soprannaturale delle leggi eh’ egli chiama essenziali, ma ci par d if ficile sostenere l’opportunità dei capitoli sulle rela zioni tra la Chiesa e lo Stato. Non abbiamo difficoltà a credere che al suo posto e nel suo ambiente l ' ab. Rambaud abbia fatto un’ opera buona con le
sue lezioni popolari ma non ci pare che mettesse conto di farne una pubblicazione perchè non ci ve diamo quel valore di metodo che è necessarissimo in un libro elementare e non si dà se non da cln
ha lunga conoscenza della materia.
(givista (Economica
H commercio estero della Francia e dell’ Inghilterra nel primo trimestre dell’anno - La Cassa nazio nale d’assicurazione per g li infortuni degli operai sul lavoro - Il congresso operaio internazionale di Londra - Necrologia : Professor Leone Levi.
Le statistiche del movimento commerciale testé uscite in Francia e in Inghilterra, e relative al primo trimestre dell’ anno corrente, ci mettono in grado di esaminare il commercio estero di quei due paesi an che nei particolari. 1 dati complessivi li abbiamo già inseriti in un articolo sulla situazione commerciale all’estero, nel quale abbiamo mostrato come mentre il commercio estero dell Inghilterra continua a pre sentare aumenti sensibili, quello francese sia invece tanto all’entrata che all’ uscita in diminuzione. Le sta tistiche italiane non si riferiscono ancora che ai prim i due mesi e il ritardo nella pubblicazione della sta tistica del commercio pel mese di marzo ci riesce davvero inesplicabile. Quanto siamo ancora lontani dalle consuetudini dell’ Inghilterra, dove nei prim i dieci giorni d’ ogni mese si pubblicano i dati del mese
precedente ! .,
Quanto al commercio francese ecco le cure pei prim i tre mesi dell’anno ;
Im portazione Esportazione 1888 D ifferenza 1888 Differenza G en n a io ..2 8 1 ,8 4 8 ,0 0 0 -1- 5,579,000 213,433,000 -1- 8,721,000 F e b b ra io .. $89,058.000 — 30,198,000 284,770,000 — 67,000 M a r z o .... 376.182.000 - 28,847.000 28 2 ,993,000 - 1 1 ,4 5 2 ,0 0 0 T o ta li.. 1 ,0 2 7 3)80,000 - 53,476,000 761,196,000 - 2,808,000
Il primo trimestre del 1888 accusa adunque una notevole diminuzione alla importazione, superiore ai 53 milioni di fr. ; all’esportazione invece il distacco è poco notevole quantunque nel marzo, considerato a se, si avverta una differenza di oltre I I milioni, die merita di essere esaminata con cura.
Fra le merci importate, due categorie, quelle dei prodotti alimentari e dei prodotti fabbricati sono r i maste quasi stazionarie ; nel marzo però si nota una diminuzione sensibile negli arrivi dei cereali. Furono in aumento nel trimestre i vini (163.9 milioni nel 1888 contro 146.6 nei 1887) i caffè (24.3 milioni con tro 2 0 .3 ); diminuirono invece le importazioni del bestiame (8.5 milioni contro 16) le acquavite (3.3 milioni contro 7.6), ecc. . - «i t o Ano fr
I prodotti fabbricali importati da In o ,138,099 Ir. scesero a 133,463,000 e questo per effetto di una minore importazione avvenuta in marzo per 6 milioni.
milioni, il carbone di 3,867,000; crebbero invece le lane per 22 milioni e i legni da tinta per 2 milioni.
All’esportazione aumentarono nel trimestre le ma terie prime per 5 milioni, e i prodotti fabbricati di 19 milioni circa, aumento che è però imputabile quasi tutto ai primi due m esi; diminuirono i pro dotti alimentari per 3 milioni.
Qu.ali conseguenze si possono trarre da questi dati che abbiamo riassunto? L’Economiste français, autorità certo non sospetta, dopo aver osservato (die in questo momento, il mondo del lavoro considera l’avvenire con una certa diffidenza ed esita a im pegnarsi in operazioni a lunga scadenza e non osa rischiare di aumentare gli stocks esistenti, nota che vi è un fato economico la cut influenza ha dovuto cominciare a farsi sentire, e cioè le modi ficazioni sopravvenute nei rapporti commerciali con l’ Italia. « Ma, aggiunge, non è guari possibile ancora di rendersi conto degli effetti prodotti da quel nuovo stato di cose, le cui traode uo.t potrebbero essere util mente cercate nel periodo che abbiamo studiato ». E ci pare invero che nei dati di un mese non si possano avere elementi sufficienti per trarre qual che conclusione attendibile. Però essi mettono in evi denza dei sintomi che non ci paiono davvero con fortanti pel commercio francese.
— L ’ Inghilterra ha al contrario aumentato tanto le importazioni che le esportazioni:
Marzo 1* Trim estre 1888 D iffer. 1888 D iffer. Importazione steri. 32.590,821 — 204,109 96,909,085 -f- 4,589,039 Esportazione » 19,047,307 4- 45,224 56,929,400 4 - 2.557,450 Riesportazioni » 5,254,503 4- 178,124 14,507,719 — 336,607
Il movimento commerciale del marzo non pre senta variazioni notevoli, e questo viene attribuito ai rigori della stagione, che al principio del mese paralizzarono gli affari. Invece il trimestre, nel suo complesso, presenta aumenti abbastanza notevoli, del 4 3|4 0|o all’ importazione e del 4 1|2 all’ e sportazione.
I metalli esportati e importati furono in forte au mento; diminuirono per contrario gli arrivi di ce reali dagli Stati Uniti e dalle Indie, mentre creb bero le importazioni dalla Russia, come può vedersi da queste cifre;
1888 1887 1886
S tati Uniti quint. 3 ,7 5 8 ,0 0 0 9 ,3 5 5 ,0 0 0 3 ,5 2 9 ,0 0 0 India--- » 5 6 5 ,0 0 0 2 ,3 1 7 ,0 0 0 3 ,2 4 2 ,0 0 0 Russia... » 3 ,4 6 4 ,0 0 0 9 00,000 1 ,2 0 6 ,0 0 0
A ll’ esportazione presentano aumento quasi tutte le voci, meno quelle dei filati e tessuti, e alcuni metalli, come il rame.
Nel complesso adunque tenuto conto anche delle condizioni climateriche dei prim i tre mesi dell’anno il commercio inglese continua a dimostrare buone tendenze che rinforzate anche nel mese di aprile, secondo i dati pubblicati dai giornali in questa set timana.
— Abbiamo notato più volte i resultati meschini che ha dato finora la istituzione della Cassa n azio nale d’ assicurazione p er gli infortuni degli operai sul lavoro e i dati che col decorrere del tempo vengono pubblicati non mutano la situazione. Le operazioni compiute fino al 31 gennaio 1888 non sono molto rilevanti e sarebbe certo interessante di I
esaminare accuratamente i risultati ottenuti sinora dalla detta Cassa ; ma aspettiamo ohe la promessa fatta dal Bollettino di notizie sul credito e la pre videnza (n 5) di dare più ampie notizie statistiche venga tradotta in fatto.
Intanto riepiloghiamo qui i dati principali: Dal 19 agosto 1881, data d’ incomii ciamento delle operazioni, al 31 gennaio scorso, la Cassa nazionale ha emesso 2811 polizze per 99,044 operai; le in dennità assicurate pel caso di morte salgono a L. 101,703,860 e ad una somma uguale quelle per I’ invalidila permanente; pel caso d’ infermità tem poranea è assicurato un sussidio giornaliero di L. 84,210,83 dal 6° al 360° giorno; il premio pre sunto ascende a L 371,190,08.
Ecco la produzione complessiva di ogni sede
com-partimentale:
Bologna . . . . Polizze 178 Operai 2 ,0 6 6
C agliari. . . T> 6 » 1 ,8 7 8 Genova . . . » 117 » 7 ,7 8 0 Milano. . . » 1,042 » 4 9 ,7 9 3 N apoli. . . 6 > 1 ,1 5 1 Palerm o. . . • » 795 » 2 5 ,7 4 9 Roma . . . 50 » 3 ,0 9 1 Siena. . . . 79 » 1 ,721 Torino. . . 529 » 5 ,6 8 8 Venezia . . . » 9 » 127
Dedotte le polizze estinte per qualunq ue titolo
(anche se poi rinnovate) al 31 gennaio del corrente anno rimanevano in corso 1,501 polizze, per 30,016 operai. Nel mese di gennaio vennero denunziate 191 infortuni. Così complessivamente gli infortuni de nunziati, da quando la Cassa nazionale venne fon data, ascendono a 2,472, dei quali vennero liq u i dati 2,166; per questi ultim i si ebbero a constatare 137 casi di morte, 2 di invalidità permanente asso luta, 166 di invalidità permanente parziale e 1,816 casi di infermità temporanea. Le indennità liquidate ascendono a L. 229,946.01.
Il fondo di garanzia, come è noto, ammonta a L. 1,500,000 e fu costituito da alcune Casse di ri sparmio, dai due Banchi, di Napoli e di Sicilia e dal Monte de’ Paschi di Siena.
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questo non vogliamo dire die sia inutile di seguirne lo svolgimento Anzi il fatto stesso che questa volta sono le Trade's Unions quelle che avranno il pre dominio, dà alla riunione un interesse speciale. V e dremo quindi a suo tempo se la diversità di clima tra Londra o Parigi influirà sulle deliberazioni del Congresso operaio internazionale.
— Un’ altra grave perdita hanno subito le discipline economiche e statistiche eou la morte del prof. Leone Levi avvenuta il 7 corrente a Londra. Italiano di ori gine, perchè nato ad Ancona nel 1821, il prof. Levi si era però stabilito ancora in giovane età in Inghil terra dove aveva ottenuta la naturalizzazione. Nel 1852 fu nominato professore di Diritto Commerciale nel King’s College quando aveva già pubi) icato un opera suda Commercial L aw o f thè World. La stampa in glese non esita a riconoscere che la fondazione delle Camere di Commercio inglesi è opera del prof. Levi e che egli illustrò con molto merito lo sviluppo eco nomico e finanziario della Gran Brettagna. Era mem bro del Consiglio della Società di Statistica di Londra, in seno alla quale lesse parecchie memorie molto pregievoli per lo studio accurato delle questioni che esaminava. A lui è dovuta la pubblicazione di alcune statistiche inglesi, di quelle giudiziarie ad esempio, e gran parte dello sviluppo avuto dalla Camera di Commercio italiana a Londra. Fra le sue opere più note citiamo : Taxation: how U is raised and how ìt is expented (1 8 6 0 ); Histo •'y o f British Com merce and o f ’he Economie Progress o f thè British Nation from 1863 to 1878 ; War and its conse-quences; International L a w ; ecc.
IL CREDITO FONDIARIO DELLA BANCA NAZIONALE ITALIANA
Il Direttore del Credito F on diario della Banca Nazionale Comm. Mirane ha pubblicato la relazione sulla gestione del 1887, ohe è la seconda dalla data della sua creazione.
In essa I’ egregio relatore comincia a rilevare che nel corso dei 1887 non vi furono cambiamenti le gislativi, ma che fu necessario per altro invocare dal Governo la soluzione di alcuni dubbi intorno alla interpetrazione della legge 21 dicembre 1881. Uno di essi rifletteva il quesito se si possono con cedere mutui fondiari sopra ipoteca di canoni, con siderando questi come im m obili per gli effetti di legge, ed ii responso del Ministero del Commercio, dopo avere sentito l’ avviso dell’ avvocatura erariale fu negativo : l’altro riguardava le tasse ipotecarie sulle operazioni fondiarie. Sino dal 1869 il Mini stero delle Finanze aveva stabilito che gli emolu menti ai conservatori per le formalità inerenti agli affari di questa specie, dovessero intendersi compresi nei 15 centesimi di abbonamento: ma essendo nel corso del 1887 aumentate le operazioni fondiarie tanto della Banca, che degli altri Istituti, taluni con servatori e precisamente quelli delle provinole me ridionali, accamparono delle pretese contro quella risoluzione. Interpellato il Ministero la confermò ri cordandola a quei gestori.
I conti del 1887 messi a confronto con quelli della gestione precedente, presentano effettivamente una maggiore attività nell’azienda, in quanto gli af fari nello scorso anno non solo sorpassarono, e per
parecchi milioni quelli compiuti nell’ esercizio pre cedente, ma la differei za cresce di misura ove si consideri che la prima gestione comprese 16 mesi, mentre la seconda non ne comprende che 12.
Per altro il Comm. Mirane non nasconde che • l’ incremento avuto nel 1887, non corrispose alle speranze che aveva fatto concepire lo sviluppo preso dalle operazioni nella seconda metà dell’ anno pre cedente.
Risalendo alle cause il relatore accenna p rin ci palmente alla depressione generale dei titoli per le condizioni del mercato, il qual l'atto fu comune a tutti gli Istituti fondiari.
Per la Banca Nazionale vi fu poi una ragione speciale ed è che essa è il solo Istituto eserce te il credito fondiario, a cui siasi, imposto un limite nella facoltà di emettere cartelle fondiarie in ragione del duplo dei e «pitali impiegati nelle operazioni di cre dito fondiario. Questo limite con I’ andare del tempo venne a costituire un vincolo troppo restrittivo, per lo chè fu necessario escogitare dei temperamenti per frenare l’ affluenza delle domande, prevedendosi di potere finalmente superare con gli impegni la somma di 250 milioni di cui potevasi disporre.
La relazione rende conto del concorso prestato al Governo per riparare in Liguria ai danni del terre moto, dopo di ohe passa ad esporre le operazioni del 1887.
Le domande di mutui e conti correnti che per vennero alla Banca, comprese quelle dirette, salirono complessivamente a num. 1856 per L. 101,771,500 cioè a num. 2826 per L. 108,120,500 in meno che nella gestione precedente. Queste domande unite a quelle rimaste in trattative alla fine del 1886, e te nuto conto delle maggiori somme richieste su talune di esse dei clienti, e consentite dal Gomitato, riusci rono a N. 4446 per L. 251,731,000. Per tal modo gli affari trattati nel 1887 riuscirono minori di quelli dell’anno precedente per più che 236 domande,e per L. 21,700,000.
L ’ esito delle domande fu questo: num. 420 do mande per L. 20,406,500 furono ritira te : num. 348 per L . 12,372,500 furono respinte : vennero, stipu lati 316 mutui in contanti per L.2,813,200: 1141 mutui in cartelle per L. 66,452,000 e 54 conti cor renti per L. 5,210,500. La somma di L. 12,855,000 rappresenta la riduzione di domande richieste dai clienti, ovvero dal Comitato : perciò alla fine dei- fi anno rimasero in trattazione 2167 domande per 1’ importo di L. 122,920,000. In fine un mutuo per L. 285,000 fu estinto nel corso del 1887.
Dal confronto di questi dati con quelli corrispon denti della gestione precedente apparisce che ledo- mande ritirate riuscirono minori di num. 232 pel valore di L. 18,308,000 che nella gestione antece dente: per contro le domande respinte sorpassano quelle del 1886 di num. 137 per L. 4,920,506.
Considerando la somma degli affari conclusi nel 1887 a seconda dello provinole, quelle che supera rono il milione furono le seguenti :
Ferrara lire 1,13-"*,000 ; Genova lire 1,105,000; Reggio Calabria lire 1,075,000.
La provincia di Roma supera tutte le altre e il fatto è spiegalo dal maggiore impulso di affari che imprime a Roma la vita fittizia delle capitali con le molte costruzioni nuove, e dalla circostanza che le operazioni dirette comunque fatte con garanzia di fondi posti anche in altre provincie del Regno, fi gurano nelle scritture dell’agenzia di Roma.
La elaborata relazione classifica inoltre tutte le operazioni concluse, per natura e per circostanze di garanzia e per il loro ammontare ; contiene la di visione dei mutui per durata di ammortamento, e per impiego delle somme ricavate dai m utui, e dei conti correnti; espone le spese incontrate dai mutua tari e dai correntisti, descrive il movimento delie cartelle e il loro corso alla borsa, e finisce col pre sentare il bilancio 1887.
Gli utili ottenuti nell’ anno sopra indicalo ammon tarono a L. 146,969.77 e 1’ egregio Direttore fa spe rare che coll’ esercizio del 188 > il margine di utili netti, che verrà lasciato potrà avvicinarsi alla somma di L. 250,000.
LA CASSA DEI DEPOSITI E PRESTITI
nel s e c o n d o s e m e s tre del 1887I depositi che si fanno presso la Cassa che di pende dalla Direzione Generale del Debito pubblico, si distinguono in depositi in numerario, ed in de positi in effetti pubblici.
I depositi in numerario dal 1° luglio 1887 a tutto decembre dello stesso anno ebbero il seguente mo vimento : Vigenti al 1° luglio 1887 In scritti nel semestre R estitu iti nel semestre Vigenti al 31 dicemb. 1887 Alta It. L. Ital Cent. Napolet. lt. Insul. 43,406,038.30 70,508,791.61 50,587,858.22 23,744,424.87 6,447,707.98 15,996,762.21 6,755,732.25 2,888,519.51 12,545,475.27 16,001,'74.83 7,502,867.92 1,817,817.39 37,308,271.01 70.503.678.99 49,840,722.25 24.815.126.99 Totale L. 118,247,113.00 32,088,721.95 37,868,035.41 182,467,799.54
I depositi in numerario diminuirono nel semestre di L . 5,779,513.46 e la diminuzione comprende tutte le regioni eccettuata l’ Insulare.
I depositi in effetti pubblici danno i seguenti re sultati : Vigenti al 1° luglio 1887 In scritti nel semestre R estituiti nel semestre Vigenti al 31 dicemb. 1887 Alta It. 1. Ital Cent. Napolet. It. Insul. 46,434,594.55 333,035,838.48 13,176,701.26 7,114,583.03 4,226,733.32 4.415.820.00 2.468.420.00 1.307.600.00 4.882.740.00 4,502,838 78 1.056.200.00 408,700.00 45,778,587.87 332,948,819.70 14,588,921.26 8,013,483.93 Totale L. 399,761,718.22 12,418,573.32 IO,850,478.78j40X,329,812.76
I depositi in effetti pubblici aumentarono di L . 1,565,104.54 e l ’aumento si verificò soltanto nel Napoletano e nell’ Italia Insulare.
I prestiti fatti dalla Cassa dei depositi e prestiti durante il secondo semestre 1887 ammontarono alle seguenti cifre : Vigenti a l lo luglio 1887 P ag ati nel semestre R estituiti nel semestre Vigenti al 31 dicemb. 1887 Alta It. L. Ital. Cent. Napo'et. It. lnsul. 30,489,257.63 79,789,884,87 113,331,105.57 25,735,399.06 1,532.546.00 6,305,300.98 4,767,120.26 7,080,117.67 1,697,244.74 4,440,999.59 1,958,129.01 5,278,789.64 30,324,558.79 81.654,186.26 116,140,096.82 27,536,757.03 Totale L. 249,345,647.03 19,685,114.91 13,375,162.98 255,655,598.96 1
I prestiti fatti dalla Cassa aumentarono durante il semestre di L. 6,509,951.93 e l’aumento si verificò in tutte le regioni eccettuata l’ A'ta Italia.
Nel semestre la popolazione secondo il censimento fatto al 31 decembre 1881 era di 28,953,480 abitanti divisi come segue :
A lta Ita lia .. . . N. 10,729,487 Italia C entrale.. . > 6,88rf,589 Napoletano...» 7,721,'800 Italia In su lare.. . » 3,613,604 T o ta le .. . . N. 28,953,480
L ’Alta Italia comprende il Piemonte, la Liguria, la Lom bardia e il Veneto ; l’ Italia Centrale 1 Em ilia, 1’ Umbria, le M arche, la Toscana e il L a z io ; il Napoletano gli Abruzzi e M olise; la Campania, la Basilicata, le Puglie e la Calabria e l’ Italia Insu lare la Sicilia e la Sardegna.
La superficiale territoriale del Regno era di chilo metri 296,305.61 di cui 81,585.64 spettano all’Alta Italia ; 75,822.37 all’ Italia Centrale ; 85,516.28 al Napoletano e 53,585.32 all’ Italia Insulare.
LE SOCIETÀ COOPERATIVE E LE BANCHE POPOLARI NEL 1886
( XjOIVCB A.Ft.r)I A . )
Al 51 Dicembre 1886 funzionavano in Lombar dia 47 istituti fra società cooperative a responsabi lità limitata e Banche popolari,
13 maggio 1888 L’ E C O N O M I S T A 323
e la Banca operaia cooperativa ambedue in Pavia, la Banca popolare di Gorlasco, la Banca e Gassa di mutuo e risparmio di S. Damiano al Colle, e la Gassa di mutuo credito e risparmio (provincia di P avia) e la Banca popolare di Sondrio (prov. di Sondrio). Delle undici Società che a tutto il 31 Marzo p.p. non avevano risposto ai quesiti del Ministero due appartengono alle provincie di Brescia ; due a quella di Como; una a quella di Cremona; tre a quella di Mantova; due a quella di Milano e una a quella
di Pavia. .
Il seguente specchietto comprende il numero dei soci e delle azioni dei 36 istituti che risposero ai quesiti del Ministero.
p r o v i n c i e N u m ero d e g li Is ti tu ti S o c i a l 1° G e n n .1 8 8 6 E n tr a ti d u ra n te l ’a n n o U sc it i d u ra n te l ’a n n o S o ci a l 31 D ie . 1886 N um ero d e ll e a z io n i a l 31 D ie . 1886 Bergam o... 2 2 ,7 2 1 2 4 2 1 2 6 2 ,8 3 7 2 3 ,1 8 7 B rescia... 7 5 ,5 3 1 7 7 4 521 5 , 7 8 4 3 8 ,9 9 9 Como... 5 1 , 3 7 8 2 0 0 61 1 ,5 1 7 1 6 ,2 4 9 Crem ona... 5 7 , 9 3 5 3 3 6 1 7 0 8 ,1 0 1 5 6 ,3 8 3 M antova... 4 1 , 7 2 2 2 2 4 5 2 1 ,8 9 4 5 , 7 6 9 M ilano... 7 2 8 , 2 3 6 2 , 5 0 4 1 , 2 0 0 2 9 ,5 4 0 2 6 9 ,8 6 1 P a v ia ... 5 1 , 3 0 3 16 8 4 9 1 ,4 2 2 2 0 ,9 2 0 Son d rio ... 1 1 ,0 0 8 1 4 0 2 4 1 ,1 2 4 1 3 ,5 8 9 To t a l i. . . 36 I j 4 9 , 8 3 4 4 ,5 8 8 2 , 2 0 3 5 2 ,2 1 9 4 4 5 ,4 5 7
Il fondo sociale resultava come appresso :
C apitale Capitale Fondo sottoscritto Capitale Capitale versato di riserv aFondo sottoscritto versato di riserv a
B ergam o. . L . 1,159,350 1,159,225 659,239 B r e s c ia .... » 1,870,810 1,867,378 666,781 Como... » 954,950 812,350 218,015 C rem on a.. » 2,819,630 2,791,307 1,016,548 Mantova . . » 258,975 258,126 34,629 Milano___ » 13,806,490 13,799,372 5,586,273 P a v ia ... a 1,049,075 1,045,950 744,993 Sondrio . . . » 679,450 677,470 190,213 Totali. . L . 22,598,730 22,411,248 9,116,691 I depositi in conto corrente durante il 1886 nelle otto provincie lombarde dettero versamenti per la sommanti L. 108,765,567 con una rimanenza al 31 Dicembre dello stesso anno di L. 28,744,044, delle quali 3,481,948 spettavano alia provincia di Bergamo; L. 1,917,261 a quella di Brescia; L i re 1,050,072 a quella di Como ; L. 823,033 a Cre mona ; L. 100,542 a Mantova; L. 19,341,166 a Milano; L. 1,855,763 a Pavia, e L . 171,259 alla provincia di Sondrio.
I depositi a risparmio ricevettero versamenti per l’ importo di L. 103,852,737 che al 31 Dicem. 1886 si residuavano a L . 94,299,965 cioè L. 7,154,240 per la provincia di Bergamo; L. 7,240,237 per Bre scia; L. 2,192,211 per Como; L . 18,698,742 per Cremona ; L. 796,734 per Mantova ; L. 50,067,437 per Milano; L. 6,547,223 per Pavia, e L. 1,805,141 per Sondrio.
I buoni fruttiferi emessi ammontarono a L i re 13,184,594 rimanendo al 31 Dicembre in circo lazione per L. 10,io4,907 di cui 1,882,370 per
Bergamo; L. 1,033,890 per Brescia ; nulla per Como perchè in questa provincia non si fece alcuna emis sione ; L. 52,084 per Cremona; L. 5,877,1 o i per Mi- lano; L. 763,788 per Pavia e L. 545,619 per Sondrio.
I prestiti accordati nel 1886 raggiunsero la cifra di L. 55,706,113 e la loro rimanenza era al 31 D i cembre di L. 19,657,111 di cui L. 2,950,012 spet tavano alla provincia di Bergamo; L. 1,687,083 a Brescia; L. 128 882 a Como; L . 4,618,581 a Cre mona; L. 428,152 a Mantova; L. 7,407,637 a Mi lano ; L . 723,591 a Pavia, e L. 1,713,233 a Sondrio.
I recapiti scontati ascesero alla somma di L i re 261,757,214 e alla fine del 1886 ne rimasero in portafoglio per L. 51,983,341, di cui 4,566,572 spettavano agli istituii della provincia di Bergamo; L. 8,796,858 a quelli di Brescia ; L. 2,340,297 a Como; L. 1,153,480 a Cremona; L. 28,713,887 a M ilano; L. 4,368,778 a Pavia e L. 1,126,028 a Sondrio.
Le anticipazioni dettero un totale di L . 13,106,014 con una rimanenza al 31 Dicembre per 1 importo di L. 6,194,743 di cui 919,892 appartenevano alla provincia di Bergamo; L . 1,655,301 a Brescia; L. 85,717 a Como; L. 336,493 a Cremona; L i re 18,330 a Mantova; Lire 2,887,292 a M ilano; L . 185,851 a Pavia e L . 77,867 alla provincia di Sondrio.
IL COMMERCIO DELLA GRECIA NEL 1887
L ’ ufficio di statistica del Ministero greco delle F i nanze pubblicava il movimento degli scambi della Grecia coll’ estero durante lo scorso anno. I resultati furono i seguenti :Il movimento del commercio generale (1) della Grecia coi paesi esteri nel 1887 è valutato, impor tazione ed esportazione riunite, ad una somma com plessiva di franchi 254,112,455.
Il valore delle importazioni raggiunge la cifra di franchi 144,721,806; quello delle esportazioni ascende a franchi 109,390,649,
11 valore del commercio speciale (2), importa zione ed esportazione riunite, s’eleva alla somma di franchi 234,501,812 paitecipandovi le importazioni per franchi 151,849,325 e le esportazioni per fran chi 102,652,487.
Oltre a ciò s’ importarono in Grecia per conto del monopolio dello Stato, durante il 1887, petrolio, solfanelli e carte da giuoco, per la somma di fran chi 1,013,833.
I paesi coi quali gli scambi raggiunsero la mas sima importanza sono: l’ Inghilterra, la Russia, la Francia, la Turchia, l’Austria-Ungheria, il Belgio, 1’ Italia e la Rumenia.
Quanto alla importazione della Grecia, rilevasi che i principali paesi di provenienza sono :