90 5 Conclusioni e sviluppi futuri
Il lavoro svolto in questa tesi ha avuto lo scopo di “riscoprire” un campo, quello della biomeccanica del tessuto nervoso periferico, da tempo dimenticato. I semplici modelli matematici sviluppati serviranno come base all’implementazione di simulazioni FEM del tessuto biologico in esame. Le proprietà meccaniche studiate potranno anche in qualche modo essere correlate con quelle del tessuto umano e quindi permetteranno una sua futura simulazione con ricadute in campo medico. Durante il lavoro sono anche stati studiati interessanti aspetti riguardanti le caratteristiche meccanche delle interfacce neurali. Questi dispositivi, infatti, date le piccole dimensioni degli spessori sono soggetti a fenomeni di instabilità elastica. In conclusione ci si può domandare se uno studio sperimentale su modello animale possa avere senso in relazione alla validità sull’essere umano. I molti studi effettuati su modello animale potrebbero far pensare ad una risposta positiva e scontata a questo quesito ma bisogna, purtroppo rilevare, che le caratteristiche meccaniche dei tessuti provenienti dalle varie specie sono diversi fra loro e sono diversi da quelle del tessuto umano. In questo lavoro si è quindi affrontato il problema in modo più generale, tentando di porre le basi di uno studio scientifico, quindi basato su modelli matematici, del comportamento del tessuto nervoso. Questo perché ci si attende che, essendo le caratteristiche intrinseche del tessuto nervoso periferico, simili nelle varie specie animali e nell’uomo, la loro diversità di comportamento dipenda dalla variazione di un insieme finito di parametri. In un prossimo futuro ci si aspetta che, nonostante la complessità della meccanica di queste strutture biologiche, si riescano a localizzare poche ed importanti quantità che con la loro variazione possano rendere conto di una così ampia varietà di comportamenti. Un fenomeno interessante, emerso durante il lavoro sperimentale, riguarda la considerevole tendenza che ha il tessuto nervoso periferico alla contrazione laterale in concomitanza con la trazione. Si sono difatti riscontrati valori molto più alti di quelli attesi e caratteristici di un tessuto omogeneo ed isotropo. Questa grande
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tendenza alla strizione può essere dovuta al fatto che il materiale biologico è stato utilizzato “in vitro” e quindi lontano dalle condizioni fisiologiche. Le caratteristiche istologiche però fanno credere che l’influenza dell’estrazione dal modello animale non alteri alcuni comportamenti dovuti alla natura fisica dei materiali costituenti. Questa spiccata tendenza alla contrazione laterale può essere sfruttata nel campo delle interfacce neurali, per migliorarne la selettività, operando, tramite schiacciamento, una divaricazione fra le fibre presenti all’interno del nervo. In questo lavoro si è cercato di dare ragioni della plausibilità di questo approccio che, comunque ha bisogno di ulteriore e approfondita sperimentazione.