IL SISTEMA
AGRO-ALIMENTARE
DELL’EMILIA-ROMAGNA
Rapporto 2016
a cura di
Roberto Fanfani e Renato Pieri
OSSERVATORIO AGRO-INDUSTRIALE
Unioncamere e Regione Emilia-Romagna
Assessorato Agricoltura, caccia e pesca
ISBN 978-88-940973-2-0
OSSERVATORIO AGRO-ALIMENTARE Unioncamere e Regione Emilia-Romagna
Assessorato Agricoltura, caccia e pesca
IL SISTEMA
AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA
Rapporto 2016
a cura di Roberto Fanfani e Renato Pieri
ISBN 978-88-940973-2-0
Rapporto 2016
Cap. 1 Stefano Boccaletti (1.1); Daniele Moro (1.2).
Cap. 2 Cristina Brasili.
Cap. 3 Cristina Brasili (3.1, 3.2 e 3.2.1); Roberto Fanfani (3.2.2); Saverio Bertuzzi (3.3).
Cap. 4 Roberta Chiarini e Nicola Benatti (Introduzione); William Pratizzoli (4.1); Stefano Boncompagni e Riccardo Loberti (4.2); Marco Cestaro, Fausto Ramini e Nicola Benatti (4.3); Massimo Barbieri (4.4), Daniele Govi e Luca Rizzi (4.5 e 4.6); Daniele Govi e Marco Stefani (4.7); Massimo Drago (4.8).
Cap. 5 Daniele Rama (5.1 e 5.4); Claudia Lanciotti (5.2 e 5.3).
Cap. 6 Lucia Tirelli (6.1); Paola Lombardi (6.2, 6.2.2, 6.2.3 e 6.2.4); Rino Ghelfi (6.2.1); Roberto Fanfani e Federica Benni (6.2.5).
Cap. 7 Davide Mambriani (7.1, 7.2 e 7.3); Stefano Gonano (7.4).
Cap. 8 Renato Pieri (8.1 e 8.2); Gabriele Canali (8.3); Linda Arata (8.4).
Cap. 9 Linda Arata (9.1); Paolo Sckokai (9.2).
Cap. 10 Mario Mazzocchi (10.1 e 10.3); Sara Capacci (10.2).
Cap. 11 Roberto Fanfani (11.1); Benedetta Bondi (11.2); Roberta Chiarini, Piero Pastore Trossello e Roberta Toni (11.3); Cinzia Zambelli (11.4); Patrizia Alberti (11.5); Mario Montanari e Carlo Malavolta (11.6); Matilde Fossati e Guido Luca Violini (11.6.1); Carlo Malavolta e Raffaella Magnani (11.6.2); Alberto Ventura, Milena Breviglieri e Matilde Fossati (11.6.3); Matilde Fossati (11.6.4); Giuliano Zuppiroli, Pietro Campaldini, Alberto Ventura e Cinzia Ferrini (11.6.5); Rossana Mari (11.6.6); Paola Frontali (11.7).
Cap. 12 Roberto Fanfani (12.1); Silvia Lorenzini e Loretta Pompili (12.2); Marilù D’Aloia, Anna Fava, Claudio Lamoretti, Cinzia Pisano, Rossana Rossi e Maria Teresa Schipani (12.3);
Giuseppe Todeschini, Silvia Amelia Alfonsetti e Cristian Rocchi (12.4); Marco Cestaro, Fausto Ramini e Stefano Zocca (12.5); Massimo Barbieri (12.6); Stefano Boncompagni, Pietro Campaldini, Riccardo Loberti e Francesca Ponti.
Cap. 13 Mauro Guaitoli (13.1, 13.2 e 13.4); Paola Frabetti (13.3).
Cap. 14 Milena Breviglieri, Luciana Finessi, Mario Montanari.
Hanno inoltre collaborato Saverio Bertuzzi e Luciana Finessi per il coordinamento organizzativo, Fabio Boccafogli, Federica Benni e Paola Varini per l'attività di coordinamento editoriale regionale e Marina Maggi, Mauro Guaitoli, Stefania Ferriani e il Centro stampa Giunta RER per la composizione grafica.
I riferimenti alle tabelle contraddistinte con una A (appendice) si trovano nell’Appendice Statistica del Rapporto 2016 sul sito:
Unione Regionale delle Camere di Commercio dell’Emilia-Romagna:
http://www.ucer.camcom.it/osservatori-regionali/os-agroalimentare/
Regione Emilia-Romagna:
http://agricoltura.regione.emilia-romagna.it/entra-in-regione/statistica-e-osservatorio/sistema- agro-alimentare/sistema-agro-alimentare-dellemilia-romagna
© Copyright 2017 By
Unione regionale delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna Regione Emilia-Romagna, Assessorato agricoltura, caccia e pesca
ISBN 978-88-940973-2-0 Edito nel mese di giugno 2017
Indice
Introduzione ... Pag. 9
1. Economia mondiale e mercati agro-alimentari ... » 15
1.1. Uno sguardo d’insieme: i principali indicatori economici » 15
1.2. I mercati dei prodotti agroalimentari ... » 20
2. Le politiche comunitarie e nazionali ... » 29
2.1. Lo scenario comunitario ... » 29
2.2. Lo scenario nazionale ... » 33
2.2.1. L’applicazione in Italia della PAC e del PSR 2014-2020 ... » 37
2.2.2. I finanziamenti e le misure per il settore agricolo » 40
3. Produzione e redditività del settore agricolo ... » 43
3.1. L’andamento congiunturale dei redditi agricoli nell’Unio- ne Europea ... » 43
3.2. L’andamento degli aggregati economici dell’agricoltura, silvicoltura e pesca in Italia e in Emilia-Romagna ... » 45
3.2.1. L’andamento dei principali aggregati economici dell’agricoltura, silvicoltura e pesca nel 2016. ... » 45
3.2.2. Le attività di diversificazione della branca agri- coltura, foreste e pesca ... » 46 3.3. Previsione sull'andamento della produzione lorda vendibi-
le (PLV) nel 2015 del settore agricolo in Emilia-Romagna » 47
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
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4. Le produzioni vegetali ... » 55
4.1. L’andamento agro-meteorologico 2016 ... » 57
4.2. La situazione fitosanitaria in regione ... » 58
4.3. Gli ortofrutticoli... » 61
4.4. Il settore vitivinicolo ... » 70
4.5. I cereali ... » 71
4.6. Le produzioni industriali ... » 75
4.7. Le colture sementiere ... » 78
4.8. L’ortoflorovivaismo in Emilia-Romagna ... » 80
5. Le produzioni zootecniche ... » 83
5.1. I bovini e la carne bovina ... » 85
5.1.1. L’evoluzione delle consistenze ... » 85
5.1.2. Gli andamenti di mercato ... » 88
5.2. I suini e la carne suina ... » 93
5.2.1. L’evoluzione delle consistenze ... » 93
5.2.2. Gli andamenti di mercato ... » 93
5.3. Gli avicoli e le uova ... » 98
5.4. La zootecnia da latte e i suoi derivati ... » 103
6. Il credito e l’impiego dei fattori produttivi ... » 109
6.1. Il credito di banca per le imprese agricole ... » 109
6.1.1. La consistenza del credito di banca per le imprese agricole ... » 109
6.1.2. Il grado di solvibilità delle imprese agricole ... » 114
6.1.3. Il credito di banca in base alla durata dell’opera- zione. ... » 116
6.1.4. Il ruolo degli istituti di credito. ... » 121
6.2. L’impiego dei fattori produttivi ... » 124
6.2.1. Il mercato fondiario ... » 125
6.2.2. La meccanizzazione agricola ... » 129
6.2.3. L’impiego di fitofarmaci, fertilizzanti, sementi e mangimi ... » 130
6.2.4. Combustibili ed energia elettrica ... » 133
6.2.5. Il lavoro ... » 135
INDICE
5
7. L’industria alimentare ... » 143
7.1. La congiuntura ... » 143
7.1.1. Emilia-Romagna ... » 148
7.2. La struttura dell’industria alimentare ... » 152
7.3. Conclusioni ... » 169
7.4. Flussi occupazionali e fabbisogno professionale nell’in- dustria alimentare ... » 171
7.4.1. Le tipologie di inquadramento dei neo assunti ... » 175
7.4.2. Le caratteristiche dei futuri assunti nell’industria alimentare ... » 176
8. Gli scambi con l’estero ... » 181
8.1. Il contributo della regione agli scambi del Paese ... » 181
8.2. La composizione merceologica dei flussi commerciali re- gionali ... » 188
8.3. I principali paesi partner ... » 197
8.4. Il contributo delle provincie ... » 204
9. La distribuzione alimentare al dettaglio ... » 207
9.1. Il quadro nazionale ... » 208
9.1.1. La situazione strutturale ... » 208
9.1.2. La concentrazione e l’internazionalizzazione del- le imprese ... » 211
9.1.3. Le strategie delle imprese distributive ... » 214
9.2. La situazione regionale ... » 217
9.2.1. L'articolazione territoriale del sistema distributivo » 219 9.2.2. Le maggiori imprese operanti in regione ... » 222
10. I consumi alimentari ... » 223
10.1. Recenti tendenze dei consumi in Italia ed Emilia-Roma- gna ... » 223
10.1.1. Dinamiche recenti nei prezzi ... » 228
10.2. I consumi alimentari e le bevande ... » 230
10.3. Abitudini alimentari, stili di vita e obesità in Emilia-Ro- magna ... » 234
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
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11. Le politiche regionali per il settore ... » 239
11.1. Lo scenario regionale ... » 239
11.2. L'azione regionale nel 2016 e le tendenze per il 2017 ... » 243
11.3. Le strategie organizzative delle filiere agro-alimentari ... » 258
11.4. Agriturismo ... » 264
11.5. Ricerca e sperimentazione ... » 267
11.5.1. Lo sviluppo pre-competitivo ... » 267
11.5.2. Gli strumenti della conoscenza ... » 272
11.5.3. I fertilizzanti in Emilia-Romagna ... » 273
11.5.4. Lo sviluppo nell’uso irriguo in rapporto alla poli- tica comunitaria ... » 276
11.6. Le politiche per le produzioni sostenibili e di qualità ... » 278
11.6.1. Agricoltura biologica ... » 279
11.6.2. Produzione integrata e marchio “QC” ... » 283
11.6.3. Produzioni DOP/IGP, prodotti tradizionali e altri interventi ... » 285
11.6.4. La vigilanza sulle produzioni agro-alimentari re- golamentate ... » 290
11.6.5. La promozione delle produzioni agro-alimentari di qualità ... » 293
11.6.7. Orientamento dei consumi, educazione alimenta- re e fattorie didattiche ... » 299
11.7. Il riordino istituzionale previsto dalla Legge 56/2014 (Legge Delrio) ... » 300
12. Gli interventi a favore dell’agricoltura regionale ... » 303
12.1. Il quadro degli interventi dell’Unione Europea ... » 303
12.2. I pagamenti degli aiuti comunitari in agricoltura nel 2016 » 306 12.3. Il Programma di Sviluppo Rurale 2014 – 2020 ... » 311
12.4. Gli interventi nelle aree colpite dalle avversità naturali e ricostruzione sisma 2012 ... » 335
12.5. L’applicazione dell’OCM ortofrutta ... » 338
12.6. Il settore vitivinicolo ... » 339
12.7. Iniziative post EXPO e internazionalizzazione ... » 342
INDICE
7 13. Attività e progetti del sistema camerale per la filiera agro-
alimentare ... » 353 13.1. L’indagine Excelsior sulle imprese con dipendenti ... » 353 13.2. Altri strumenti camerali di monitoraggio della filiera
agro-alimentare ... » 356 13.3. Tutela e valorizzazione dei prodotti tipici e di qualità ... » 356
13.3.1. Progetti integrati per la valorizzazione all’estero
dei prodotti tipici e di qualità ... » 357 13.3.2. Progetti delle Camere di commercio per la valoriz-
zazione sul mercato interno dei prodotti tipici e di
qualità ... » 364 13.4. Lo sviluppo della borsa merci telematica ... » 369
14. Un grande laboratorio per la riduzione dei gas serra in
agricoltura ... » 375 14.1. Le buone pratiche ... » 377 14.2. I risultati del progetto e il PSR ... » 381
Introduzione
Il Rapporto 2016 prosegue la più che ventennale collaborazione fra l’Assessorato all’Agricoltura, caccia e pesca e l’Unione delle Camere di Commercio della Regione Emilia-Romagna, seguendo un'impostazione ormai consolidata, che fornisce un quadro prevalentemente congiunturale dell’intero sistema agro-alimentare regionale nel 2016, sottolineando però anche novità e tendenze che influenzano lo scenario a cui vanno incontro gli operatori del set- tore, nel perdurare di molti sintomi della crisi che il Paese sta cercando di su- perare. Viene confermata, come l’anno precedente, la scelta di prevedere una versione unicamente on line del Rapporto, sotto forma di e-book, che sostitui- sce la tradizionale edizione a stampa.
L’annata agraria 2016 è stata caratterizzata da un consolidamento del valo- re della produzione dell’anno precedente, che ha visto però molti comparti operare in un contesto generale di debolezza e incertezza dei mercati mondiali ed europei, a cui si è aggiunto un andamento climatico che ha determinato for- ti variazioni delle rese. Il valore della Produzione Lorda dell’agricoltura ha fat- to registrare un nuovo aumento di circa il 3%, concentrato soprattutto fra le produzioni zootecniche, mentre l’utilizzo dei mezzi tecnici ha mostrato segni di ripresa influendo sul Valore aggiunto dell’agricoltura regionale.
Per quanto riguarda l’occupazione, si rafforzano i deboli segnali di inver- sione di tendenza dei due anni precedenti, con un aumento molto più consi- stente che raggiunge il 15% e che riguarda sia gli occupati indipendenti che i dipendenti, ma anche il lavoro femminile e giovanile. Anche nell’industria alimentare si riduce ulteriormente il ricorso agli ammortizzatori sociali, mentre continua nel 2016 il leggero aumento delle imprese che prevedono di effettuare assunzioni.
L’andamento del credito agrario mostra un rallentamento (-2%), determina- to prevalentemente dai risultati dell’ultimo trimestre del 2015, mentre recupera nel 2016; permangono invece le sofferenze, anche se in misura minore rispetto al resto dell’economia regionale e nazionale. L’andamento dei consumi alimen- tari delle famiglie, nel 2016, vede il consolidarsi della ripresa degli anni prece- denti (+1,1% in termini reali). In regione si mantengono alti e molto superiori
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
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alla media nazionale i livelli dei consumi agro-alimentari fuori casa. Perman- gono però segnali di debolezza della domanda interna, con i prezzi al consumo che registrano nel complesso una leggera flessione.
Nel corso del 2016 il contributo delle esportazioni agro-alimentari è conti- nuato ad aumentare (+2,5%), anche se in misura meno consistente rispetto al 2015, ma comunque superiore alla media totale dell’export della regione. La contemporanea riduzione delle importazioni (-2%) ha però determinato un net- to miglioramento del saldo della bilancia commerciale del settore agro- alimentare regionale, che per la prima volta si è avvicinato al pareggio.
I bilanci regionali, come più volte sottolineato nei Rapporti degli anni pre- cedenti, hanno visto la riduzione consistente delle risorse provenienti dallo Stato. Nel 2016 le risorse destinate all’agricoltura sono rimaste sostanzialmen- te stazionarie rispetto all’anno precedente, con oltre 52 milioni, ma con un contributo sempre maggiore da parte della Regione, finalizzato a coprire i co- finanziamenti di programmi comunitari, mentre le altre risorse hanno riguarda- to servizi alle aziende e assegnazioni specifiche per le avversità.
Inoltre, nel 2016 è proseguita la promozione regionale dei prodotti agricoli di qualità e delle politiche di filiera, anche attraverso l'attività delle 21 Organiz- zazioni dei Produttori (OP) regionali, con quasi 24 mila soci e 340 milioni di euro di fatturato (dato 2015), a cui si aggiungono 5 Organizzazioni interprofes- sionali e pluriregionali (OPI) con un fatturato di 162 milioni realizzato fuori re- gione. Le politiche regionali a favore della qualità e sostenibilità delle produ- zioni agricole ha visto aumentare a 44 i prodotti DOP e IGP, confermando il primato della regione Emilia-Romagna a livello nazionale e europeo, anche per la loro importanza economica e rilevanza nelle esportazioni agroalimentari re- gionali. Nel corso del 2016 le produzioni biologiche hanno mantenuto costante il numero delle imprese di poco superiore a 5 mila, di cui oltre mille imprese di prima trasformazione e commercializzazione, e quasi 4 mila aziende agricole la cui SAU ha superato i 117 mila ettari (+ 23% rispetto all’anno precedente), che rappresentano oltre l’11% della SAU dell’intera regione. La politica di sviluppo della “Qualità Controllata – QC” ha visto aumentare la rilevanza della produ- zione integrata che, con oltre 4.400 aziende, ha interessato 124 mila ettari di SAU, con prevalenza delle produzioni orto-frutticole. L’agriturismo conferma alcune particolarità interessanti che ne vedono la localizzazione prevalente nel- le zone collinari e montane, mentre superano il 40% gli agriturismi gestiti da donne. L’offerta dei servizi, anche se si concentra sulla somministrazione di pa- sti, 4,5 milioni, e offerta di posti letto, quasi 9.500, tende a differenziarsi per soddisfare le esigenze dei turisti, spesso stranieri.
Gli interventi dell’Unione Europea, con il cofinanziamento nazionale e re- gionale, rimangono la fonte principale di sostegno dell’agricoltura regionale,
INTRODUZIONE
11 con oltre 632 milioni di euro erogati da Agrea nel corso del 2016 (+5,6%), che però sono ancora difficilmente confrontabili con quelli degli anni precedenti per lo spacchettamento e adeguamento del Premio Unico, a partire dalla pre- cedente annata agraria. Nel 2016 i pagamenti per la Domanda Unica, con le varie forme che ha assunto il Premio Unico, sono stati di 421 milioni di euro, di cui 187 milioni riguardanti lo slittamento al 2016 di quelli relativi alla Do- manda Unica del 2015. I pagamenti della DU relativa al 2016 hanno pertanto superato i 233 milioni di euro, per oltre 47 mila beneficiari, e rappresentano la voce principale dei contributi comunitari. Sempre nel corso del 2016, fra gli interventi del primo pilastro della PAC, i contributi per le OCM hanno supera- to 109 milioni (di cui 82 per l’ortofrutta, 24 per il settore vitivinicolo e cica tre per produzioni animali). Importanti sono risultati anche i pagamenti effettuati nell’ambito dell’attuazione del nuovo PSR 2014-2020, che hanno superato di poco i 101 milioni di euro, con una particolare concentrazione negli interventi della macro-area “ambientale”. Con riferimento all’attuazione del nuovo PSR 2014-2020, la cui dotazione finanziaria raggiunge quasi 1,2 miliardi di euro, nel corso del 2016 c’è tata una forte accelerazione che ha portato, nei primi 18 mesi di applicazione (da metà 2015 al 31 dicembre 2016), all’emanazione di ben 78 bandi, per oltre 611 milioni di euro, a cui hanno corrisposto quasi 44 mila domande. Le risorse messe a bando hanno quindi superano la metà dello stanziamento complessivo del PSR 2014-2020, mentre sono stati concessi contributi per 455 milioni di euro, di cui, già pagati da AGREA, oltre 101 mi- lioni. Le grandi macro-aree interessate ai bandi e agli stanziamenti riguardano la Competitività (quasi 204 milioni) e l’Ambiente e Clima (quasi 372 milioni).
Le rimanenti risorse sono state destinate allo Sviluppo del territorio e ai pro- getti Leader. Una novità importante riguarda le Azioni a carattere trasversale, che per la prima volta, oltre alla formazione, hanno finanziato progetti per la ricerca e l’innovazione, presentati dai Gruppi Operativi per l’Innovazione (GOI).
Il 2016 per quanto riguarda le attività della Regione e dell’Unioncamere ha visto la prosecuzione delle iniziative messe in atto e realizzate con EXPO 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. In particolare, numerose sono state le attività realizzate anche in collaborazione con l’APT Servizi, che han- no riguardato la promozione, sia a livello nazionale che internazionale, delle produzioni agro-alimentari di qualità e del territorio regionale, per aumentare la loro conoscenza e farle apprezzare in termini di sicurezza e qualità.
Le iniziative post EXPO 2015 e di internazionalizzazione hanno visto l’attuazione di una diplomazia istituzionale, all’interno della “Cabina di re- gia”, con accordi e intese internazionali e la fornitura di servizi, quali l’elaborazione di analisi Paese, la ricerca di finanziamenti e progettazione
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
12
d’interventi e progetti di cooperazione allo sviluppo. Inoltre, attraverso il Servizio Fitosanitario, la Regione ha svolto azioni di controllo sulle importa- zioni ed esportazioni, per il superamento di quelle barriere non economiche, che rappresentano uno dei principali ostacoli alla penetrazione dei prodotti agro-alimentari sui mercati extra-europei.
Nel Rapporto del 2016 è stato inserito un capitolo specifico (il quattordi- cesimo) relativo ai principali risultati ottenuti dalla ricerca triennale “Climate changE-R”, nell’ambito del progetto europeo LIFE+. La ricerca, coordinata dalla Regione, si è focalizzata sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, dando valore ad una lunga serie di ricerche, sperimentazioni ed esperienze, in particolare sul risparmio idrico ed energetico, la riduzione dell’uso della chimica in agricoltura, l’introduzione di tecniche avanzate di gestione ali- mentare negli allevamenti e di gestione delle deiezioni zootecniche.
Il riassetto dell’esercizio e il riordino delle funzioni previsto dalla Legge 56/2014 (Legge Delrio), è stato regolato in Emilia-Romagna dalla L.R.
13/2015 “Riforma del sistema di governo regionale e locale e disposizioni su Città Metropolitana di Bologna, Province, Comuni e loro Unioni” che ha fissa- to al primo gennaio 2016 la data di decorrenza dell'esercizio delle funzioni delle Province e al primo aprile 2016 quelle esercitate dalle Comunità Monta- ne. Con l’inizio del 2016 sono state 482 le unità di personale transitate dalle Province all’Assessorato Agricoltura, caccia e pesca, passaggio che ha richie- sto una complessa procedura, sia organizzativa sia gestionale, a cui dovranno fare seguito interventi per una maggiore omogeneizzazione su tutto il territorio regionale.
La proficua collaborazione che più di due decenni fa ha portato alla prima edizione del Rapporto è stata corroborata negli ultimi anni da una serie di azioni integrate sempre più sinergiche che fanno riferimento anche all’Accordo quadro tra il sistema Camerale attraverso l’Unioncamere e la Re- gione Emilia-Romagna. L’obiettivo di valorizzare la filiera agroalimentare si è sviluppato attraverso iniziative volte a supportare le imprese, condividendo azioni e intenti tra le Camere di Commercio, l’Assessorato all’Agricoltura del- la Regione, in collaborazione con i Consorzi di tutela e valorizzazione, l’Enoteca Regionale, le associazioni di categoria e le aggregazioni di produtto- ri, APT Servizi. Il programma di attività è stato intenso e molto impegnativo e ha coinvolto per specifiche iniziative anche altri soggetti come le Fiere del ter- ritorio, Unioncamere Nazionale, agenzia ICE con le sue sedi estere, Camere di commercio italiane all’estero. Far crescere la capacità di penetrazione delle imprese che esportano e, soprattutto, ampliarne il numero, costituisce infatti un
INTRODUZIONE
13 obiettivo prioritario.
La maggior parte delle numerose iniziative promozionali delle Camere di commercio e Unioncamere Emilia-Romagna sono state realizzate in raccor- do con l’Assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna nell’ambito del Protocollo d’Intesa triennale 2014-2016 per la “realizzazione di progetti integrati di promozione dei prodotti di qualità”, all’interno del quale si collo- ca “Deliziando e turismo enogastronomico di qualità”. Il progetto “Deli- ziando”, rappresenta una delle iniziative più significative per la valorizza- zione delle eccellenze eno-gastronomiche regionali e al tempo stesso del ter- ritorio anche in termini turistico-culturali, mettendo al centro il cibo come vero e proprio brand attrattivo. “Deliziando” è giunto nel 2016 al nono anno di attività, ottenendo i risultati attesi.
L’approccio integrato di promozione e valorizzazione del comparto agro- alimentare emiliano-romagnolo di qualità insieme al contesto turistico, con- tinuerà a essere la prospettiva da seguire per l’internazionalizzazione delle imprese.
La linea guida nella promozione della filiera produttiva agro-alimentare, dell’enogastronomia di qualità, della cultura e dell’artigianato è la Via Emi- lia, ideale filo conduttore per far conoscere la grande ricchezza dell’Emilia- Romagna (oltre ai 44 prodotti DOP e IGP, 19 vini DOP e 10 IGP, 15 Presidi Slow Food e più di 200 prodotti tradizionali), abbinata a mirate proposte turi- stiche, in collaborazione con Apt Servizi.
Numerose le azioni promozionali della nuova App “Via Emilia” che sono state realizzate nel 2016di concerto con la Regione Emilia-Romagna.
Attraverso l’integrazione di risorse e competenze, è stato possibile il conso- lidamento della valorizzazione delle eccellenze eno-gastronomiche regionali e delle imprese agro-alimentari regionali, il rafforzamento del marketing territo- riale e la promozione della filiera regionale nei mercati esteri con un approccio integrato al settore turistico e al territorio in un quadro nazionale, europeo ed internazionale, anche attraverso una pluralità di azioni.
Il Sistema Camerale dell’Emilia-Romagna ha realizzato un caleidoscopio d’iniziative, a livello regionale, interprovinciale e provinciale coinvolgendo centinaia di imprese a contatto con operatori esteri attraverso incontri, work- shop, b2b virtuali, webinar.
Allo scopo di agevolare i processi di internazionalizzazione, il Sistema Camerale dell’Emilia-Romagna ha attivato nell’ultimo periodo ulteriori strumenti come IER - Intelligent Export Report - un servizio di analisi inno- vativo, messo a punto da Unioncamere Emilia-Romagna, in grado di fornire alle PMI un orientamento strategico per strutturare percorsi personalizzati di internazionalizzazione. IER è in grado di fornire una mappatura puntuale e
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
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personalizzata delle opportunità di business sui mercati, attraverso l’utilizzo dei più moderni strumenti di monitoraggio statistico dei fenomeni socio- economici, per supportare le decisioni aziendali.
Altro servizio specifico è Food Label Check, che rappresenta una soluzione ottimale per l’autoproduzione e la stampa delle etichette con l’indicazione dei valori nutrizionali dei prodotti alimentari destinati al mercato italiano, in appli- cazione della recente normativa europea sulla etichettatura alimentare e come utile strumento di ampia e corretta informazione. Food Label Check non è so- lo un software per stampare etichette, ma soprattutto una piattaforma che permette anche al più piccolo dei produttori di offrire al cliente, certezza, si- curezza legale e trasparenza sul contenuto e sulle caratteristiche nutrizionali dei suoi prodotti. L’applicazione, costruita su una banca dati in costante ag- giornamento, contiene circa 4.000 ingredienti e semilavorati con i relativi valori nutrizionali certificati.
Sono questi due esempi di iniziative che vanno nella direzione di accom- pagnare e aiutare le imprese del comparto agro-alimentare nella quotidiana sfida con i mercati.
Al supporto della filiera agro-alimentare va ricordato che l’Unioncamere Emilia-Romagna e il sistema camerale sono da sempre fortemente impegnate a impostare iniziative su diversi versanti: progetti in tema di qualità, sicurez- za alimentare, ricerca e innovazione e la Borsa Merci Telematica Italiana, impostata sull’esempio della borsa valori, che ha come obiettivo generale di promuovere la concentrazione delle contrattazioni in condizioni di traspa- renza e perfezionare i sistemi di commercializzazione, mediante l’uso delle moderne tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
L’Emilia-Romagna è tra le tre regioni italiane ove si realizza il più elevato controvalore delle transazioni.
Nell’ambito poi del monitoraggio delle economie locali, gli enti camerali approfondiscono l’andamento del settore agricolo. La produzione e diffusio- ne di informazioni è utile per gli operatori e le associazioni di categoria, ma anche per contribuire ad orientare gli interventi e le politiche di sviluppo.
La collaborazione con l’Assessorato regionale all’Agricoltura per le attività dell’Osservatorio agro-alimentare, rientra in questo contesto.
Simona Caselli Assessore regionale Agricoltura, Caccia e Pesca Alberto Zambianchi Presidente Unioncamere Emilia-Romagna
1. Economia mondiale e mercati agro-alimentari
1.1. Uno sguardo d’insieme: i principali indicatori economici Le prospettive economiche globali sono anche quest’anno caratterizzate da un diffuso clima di incertezza, che tende ad ostacolare i peraltro modesti se- gnali di accelerazione della ripresa previsti per il 2017-2018. Da un lato i ten- tativi di stimolare le economie sviluppate utilizzando strumenti di politica mo- netaria poco rodati, ad esempio tassi di interesse addirittura negativi in Europa e Giappone, pongono rischi finanziari potenziali ai sistemi bancari e in partico- lare alle banche più fragili e sottocapitalizzate. Vi è poi il problema degli au- menti dei tassi statunitensi in risposta ad una crescita maggiore rispetto ad altri paesi: questo ha come conseguenza diretta l’aumento della volatilità finanzia- ria, l’inversione dei flussi di capitale verso i PVS, con bruschi aggiustamenti nei tassi di cambio e un peggioramento del debito di questi paesi, con una ri- caduta negativa sul costo del denaro e sulla solidità dei loro sistemi finanziari.
Alcuni fatti hanno poi esacerbato l’incertezza dello scenario politico inter- nazionale: spiccano le scelte della nuova amministrazione americana circa il commercio mondiale, l’ambiente e l’immigrazione e i loro effetti sugli equili- bri mondiali, e la decisione del Regno Unito di lasciare l’UE con potenziali ef- fetti sulla libera circolazione di beni e lavoratori in Europa.
Tutto ciò ha l’effetto di portare nuove nubi all’orizzonte che il vento della ripresa fatica a spingere via.
Tant’è che la crescita economica mondiale stimata dalle Nazioni Unite (UN)(1) e misurata dalla variazione del PIL mondiale ha segnato un +2,5%
medio annuo dal 2012 al 2015, nettamente al di sotto del valore calcolato sul decennio precedente alla crisi finanziaria, +3,4%, per poi ridursi al 2,2% nel 2016, dato simile a quello pubblicato nel gennaio 2017 dalla Banca Mondiale (WB)(2), +2,3%, il più basso dalla grande recessione del 2009 (-1,8%), con un –––––––––
(1) United Nations, World Economic Situation and Prospects 2017, January 2017.
(2) World Bank, Global Economic Prospects – Spillovers amid Weak Growth, January
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taglio dello 0,7% rispetto alle previsioni stilate un anno prima. La revisione al ribasso si è resa necessaria per effetto dei risultati inferiori alle aspettative di Giappone, Stati Uniti e di altri paesi africani, Commonwealth of Independent States (CIS), paesi latino-americani e caraibici. I fattori limitanti della crescita sono da ricercarsi nel basso tasso di investimenti globali, nella riduzione dei tassi di crescita del commercio e della produttività, nell’elevato livello del de- bito. A questi si aggiungono i bassi prezzi delle commodities dalla metà del 2014, che hanno penalizzato i paesi esportatori, e l’instabile situazione geopo- litica in molte regioni del globo, che rende le prospettive economiche più in- certe. Guardando all’anno in corso e al 2018, UN stimano tassi di crescita del 2,7% e del 2,9% rispettivamente, identici a quelli indicati dalla WB. Questo lieve aumento del dato di crescita è determinato in buona parte dalla fine del processo di riduzione degli stocks e dall’adozione di politiche di sostegno ad- dizionali in Giappone, che includono l’aumento della spesa per investimenti. I consumi privati continueranno ad essere la colonna portante dello sviluppo nei paesi ricchi, ma a loro volta vengono alimentati dalla crescita del PIL. Questo circolo virtuoso sembra essere in qualche modo iniziato, anche se l’uscita del Regno Unito dalla UE ha reso necessaria una revisione verso il basso delle previsioni di crescita per il 2017 dello stesso Regno Unito e di alcuni altri pae- si europei, nonostante la Banca d’Inghilterra abbia confermato l’orientamento espansivo adottato nell’agosto 2016, seppur cancellando ogni ipotesi di ridu- zione del tasso di riferimento.
Come consuetudine, le stime del Fondo Monetario Internazionale (IMF)(3) e della Banca Centrale Europea (BCE)(4) sono più ottimistiche ed entrambe pari al 3,1% per il 2016. La BCE prevede poi un’accelerazione della crescita al 3,5% nel 2017, ed al 3,8% nel 2018 e nel 2019, mentre le stime dell’IMF (gennaio 2017) sono più caute: 3,4% nel 2017 e 3,6% nel 2018, ma con una revisione al rialzo rispetto all’ottobre 2016 per le economie avanzate, ad ecce- zione dell’Italia, per le politiche espansive annunciate da Stati Uniti e Giappo- ne, e al ribasso invece per la media dei paesi emergenti, soprattutto a causa delle condizioni finanziarie meno favorevoli.
Se entriamo nel merito delle singole aree geografiche mondiali, i tassi di sviluppo maggiori sono ancora una volta appannaggio delle regioni asiatiche del Sud e dell’Est: per il triennio 2017-19 WB stima tassi annui rispettivamen- te del 7,1%, 7,3% e 7,4% e del 6,2%, 6,1% e 6,1%. A trainare sono le due –––––––––
2017.
(3) International Monetary Fund, World Economic Outlook – Update, January 2017.
(4) Banca Centrale Europea, Proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti della BCE nel marzo 2017, Marzo 2017.
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17 economie emergenti principali a livello mondiale, India nell’Asia del Sud (7,6%, 7,8%, 7,8% i tassi di crescita nel triennio) e Cina nell’Asia dell’Est (6,5%, 6,3% e 6,3%).
Guardando proprio a questi paesi, osserviamo come la tendenza sia verso una politica espansiva, con operazioni di mercato aperto da parte del governo cinese tese ad incrementare la liquidità, e il mantenimento di tassi di riferimen- to ai minimi storici in India. Per contro in Brasile, nonostante le riduzioni ripe- tute del tasso ufficiale (che rimane comunque elevato, al 13%) in risposta all’indebolimento delle pressioni inflazionistiche, la crescita stenta e dopo la recessione del 2016 (-3,4%) WB stima una ripresa allo 0,5% nel 2017, 1,8% e 2,2% nei due anni successivi.
Con riferimento poi ai Less Developed Countries (LDC), secondo UN il lo- ro tasso di crescita aggregato rimarrà ben al di sotto dell’obiettivo del 7% indi- cato nel Sustainable Development Goal (SDG): da un valore stimato del 4,5%
nel 2016 si passerà al 5,2% del 2017 e al 5,5% nel 2018 e 2019, con ripercus- sioni negative sulla spesa pubblica e quindi, tra le altre cose, sulla possibilità di fronteggiare il cambiamento climatico con l’uso ad esempio di nuove tecnolo- gie. Considerando poi la dipendenza di alcuni di questi paesi dal mercato mondiale delle commodities, è evidente che la volatilità dei prezzi mondiali, esacerbata anche proprio da manifestazioni climatiche anomale, ne renderà quantomeno incerte le prospettive future di crescita. Se consideriamo orizzonti temporali più lontani, si stima che per garantire il finanziamento degli investi- menti necessari ai LDC la crescita dovrebbe mantenersi almeno all’11% annuo da qui al 2030. Né gli investimenti diretti dall’estero rappresenteranno un aiuto significativo, visto che continueranno ad escludere molti LDC, favorendo so- prattutto le industrie estrattive.
Seppur debole, la ripresa ha avuto i suoi effetti sull’inflazione, che nel 2016 è stata mediamente del 2,4% a livello globale, in aumento rispetto al + 2,1%
del 2015, alimentata anche dal prezzo del petrolio, i cui effetti si stanno però già attenuando in questi primi mesi del 2017. Secondo WB, i livelli inflattivi registrati nel 2016 sono però al di sotto degli obiettivi delle banche centrali in più di due terzi dei paesi rilevati. Valori superiori agli obiettivi si riscontrano essenzialmente nei paesi a valuta debole in Africa, Sud America e CIS e sono determinati proprio dal deprezzamento delle valute e talvolta dai picchi nei prezzi delle commodities agricole per cause climatiche.
Eurozona. La BCE indica che la ripresa nell’area euro continua il suo so- stanziale consolidamento anche se a ritmi moderati, con la crescita del PIL reale all’1,8% nel 2017, per poi diminuire leggermente nei due anni successi- vi, rispettivamente all’1,7% nel 2018 e all’1,6% nel 2019 (le stime WB sono meno ottimistiche: con proiezioni che danno una crescita dell’1,6% nel 2016,
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1,5%, 1,4% e 1,4% nei tre anni successivi). Sarà ancora una volta la domanda il fattore dominante, sia nella componente dei consumi privati, grazie alla ri- trovata fiducia dei consumatori e alla crescita del reddito disponibile, sia in quella degli investimenti, aiutata poi dalla politica monetaria ‘accomodante’
della BCE. Dal lato dei consumi privati, agiscono in positivo i tassi di interes- se contenuti e in negativo sul reddito reale l’aumento dei prezzi del petrolio.
L’accordo OPEC sul taglio della produzione del 30 novembre 2016 ha infatti cominciato a far vedere i propri effetti sin da subito: a gennaio 2017 si è arri- vati a 54 dollari al barile, lo stesso livello del luglio 2015. Gli investimenti do- vrebbero essere incentivati da fattori quali la fiducia dettata dalle aspettative favorevoli sulla produzione, l’aumento degli ordini, le condizioni favorevoli del credito, la necessità di rinnovare lo stock di capitale dopo gli anni della crisi.
La politica monetaria espansiva ha avuto i primi effetti rilevanti sull’inflazione a dicembre 2016, con un aumento dell’1,1% su base mensile, anche se soprattutto per effetto dell’aumento del prezzo del petrolio (+2,6%) e dei prodotti alimentari freschi (+2,1%). Facendo un confronto tra Paesi, l’inflazione armonizzata a dicembre è stata più elevata in Germania (+1,7%) e Spagna (+1,4%) e meno in Francia (+0,8%) e Italia (0,5%) (fonte Banca d’Italia). Guardando all’inflazione media annua nel 2016, il dato per l’Italia mostra addirittura una leggera deflazione (-0,1). Le proiezioni per l’area euro indicano un aumento all’1,3% per il 2017 rispetto al poco rassicurante 0,2%
del 2016, ma comunque al di sotto delle aspettative degli analisti di Consensus Economics, a confermare che la ripresa sarà lenta e faticosa nel breve e medio termine. Tant’è vero che la BCE, lo scorso 8 dicembre, ha esteso l’Asset Pur- chase Programme, che garantisce l’immissione di liquidità nel sistema, alme- no fino a dicembre 2017 ed eventualmente anche successivamente in caso di necessità.
La ripresa economica ha avuto i suoi effetti positivi anche sull’occupazione: nell’area euro, le proiezioni della BCE indicano una ridu- zione del tasso di disoccupazione dal 10% del 2016 all’8,4% del 2019.
Un problema dominante nell’UE è il clima d’incertezza - misurato dall’indicatore EPU, Economic Policy Uncertainty - determinato soprattutto dalla Brexit e dalle elezioni negli Stati Uniti e che rifletterà anche le elezioni previste prossimamente in diversi stati membri. Va però detto che gli altri in- dicatori che misurano l’incertezza economica non sono così negativi, a suffra- gare le indicazioni parzialmente positive emerse per i prossimi anni, che ri- specchiano tra l’altro la rinnovata fiducia dei consumatori europei. Tant’è vero che i tassi di interesse a breve termine sono previsti al rialzo, con l’Euribor a 3 mesi che dovrebbe passare dal -0,3% del 2017 al -0,2% del 2018 e allo 0,0%
del 2019.
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19 In Italia(5), il PIL ha proseguito e leggermente incrementato, anche nel 2016, la lenta crescita del 2015 (+0,7% nel 2015). Nel terzo trimestre l’aumento è stato del +0,3%, due decimi in più rispetto al secondo trimestre e in linea con l’area euro, mentre per il quarto trimestre si prevede un +0,2%.
L’aumento nel terzo trimestre è stato determinato dalla crescita degli investi- menti, +0,8, e della domanda nazionale, +0,4%.
Il tasso di disoccupazione nel 2016 è stato dell’11,7%, in calo di due deci- mi rispetto al 2015; nel febbraio 2017 si registra un ulteriore calo all’11,5%
(ISTAT, dati provvisori).
L’inflazione media di dicembre è stata dello 0,5%, in aumento rispetto a novembre (+0,1%). Sull’intero anno 2016 si registra comunque ancora una leggera deflazione, -0,1%.
Le esportazioni italiane di beni e servizi in volume, dopo il +2,1% del se- condo trimestre, non sono mutate nel terzo trimestre, mentre anche la varia- zione dei volumi di importazione è calata dal +1,3% del secondo al +0,7% nel terzo.
L’Italia si colloca al 44° posto nella classifica del Global Competitiveness Index(6). I mercati finanziari e del lavoro e le istituzioni finanziarie continuano a rappresentare il punto debole, con ranking oltre il 100° posto. Si riscontra peraltro una maggiore flessibilità proprio nel mercato del lavoro, ma i benefici saranno evidenti solo in tempi più lunghi. Nel contempo la riforma delle pen- sioni introdotta nel 2012 ha chiuso ulteriormente l’accesso al mondo lavorati- vo alla fascia più giovane della popolazione attiva. Il sistema finanziario ita- liano, solo al 122° posto, è il vero tallone d’Achille: pesano gli scandali recenti e la necessità di ricapitalizzazione di alcune banche.
Commercio internazionale. Il 2016 è stato un anno di ulteriore indeboli- mento dei flussi commerciali globali, con una crescita stimata all’1,2%, la più bassa dalla recessione mondiale del 2009. Guardando agli ultimi 30 anni, du- rante i due decenni precedenti alla crisi finanziaria del 2008 la crescita media annua si attestava al 7% circa, per poi ridursi a valori inferiori al 3% dal 2012 al 2016. Le prospettive sembrerebbero peraltro incoraggianti, con una previ- sione di crescita del commercio mondiale, nel biennio 2017-2018, del + 3,8%
e + 4,1%, rispettivamente (UN). Questo rallentamento recente dei flussi com- merciali va di pari passo con la stagnazione del PIL mondiale, a sua volta re- sponsabile del rallentamento della domanda nelle economie mondiali. In molti paesi, la sua stessa composizione è mutata: si è ridotta la crescita della doman- da di investimenti fissi sia nelle economie sviluppate sia in quelle emergenti, e –––––––––
(5) Banca d’Italia, Bollettino Economico, n.1/2017, Gennaio 2017.
(6) World Economic Forum, The Global Competitiveness Report 2016–2017.
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con un peso dei beni capitale pari al 39% del commercio mondiale l’impatto negativo appare subito chiaro.
Altri fattori rilevanti sono stati la volatilità che ha caratterizzato i mercati finanziari e che ha coinvolto i tassi di cambio e i prezzi delle principali com- modities, la minor espansione delle catene del valore globali in settori trainanti dell’economia, con lo spostamento degli impianti produttivi verso nuovi paesi alla ricerca di costi del lavoro più bassi, lo stallo nella progressiva liberalizza- zione del commercio mondiale in ambito WTO prevista dal Doha Round. Gli stessi effetti positivi potenziali degli accordi commerciali regionali vengono oggi messi in discussione, ad esempio con lo stop del TTIP tra UE e Stati Uni- ti. A ciò si aggiungono tutte le molteplici misure restrittive del commercio, so- prattutto barriere non tariffarie, applicate dopo la crisi finanziaria: dalle 324 misure applicate nel 2010, si è passati alle 1.196 del 2016. Queste misure inte- ressano il 6% circa delle importazioni dei paesi del G20 e il 5% circa delle im- portazioni globali. Vi sono poi tentativi crescenti di favorire i beni e servizi domestici mediante l’applicazione di svariate agevolazioni. Infatti, da un lato i sussidi continuano ad avere un ruolo rilevante nelle economie nazionali dei principali paesi importatori, dall’altro sono in aumento le cosiddette ‘localisa- tion measures’, che includono misure come tariffe e tassazioni agevolate, con- cessioni di prezzo nelle gare di appalto interne, modulazione delle licenze di importazione per favorire i prodotti nazionali, ecc. Il proliferare di queste mi- sure induce le imprese a internazionalizzarsi realizzando investimenti diretti all’estero. Nel 2015, le fusioni e acquisizioni oltre frontiera nel settore mani- fatturiero hanno raggiunto il loro massimo, con un valore di 388 miliardi di dollari.
Le proiezioni per il biennio 2017-18 indicano, di pari passo con la ripresa dell’economia mondiale, anche uno sviluppo del commercio mondiale, con una crescita rispettivamente del 2,7% e 3,3%, anche se non si prevede un ri- torno ai fasti passati del rapporto tra crescita del commercio e crescita del PIL mondiale, pari a 2:1 nel periodo 1980-2008, ma a 1:1 negli anni successivi e inferiore ad uno nel 2016.
1.2. I mercati dei prodotti agro-alimentari
I mercati dei prodotti agroalimentari rimangono ancora bilanciati, con prezzi in generale abbastanza bassi e stabili(7), seppure in ripresa. L’indice
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(7) FAO, Food Outlook – Biannual Report on Global Food Markets, October 2016.
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21 nominale FAO dei prezzi alimentari (Food Price Index, FPI)(8) è risalito nel corso dell’anno 2016 dai valori minimi di gennaio, al di sotto di 150 (base 100 nel triennio 2002-2004), al livello di 170,3 di dicembre: malgrado ciò la media annuale (FPI=161,5) rimane in linea con quella dell’anno precedente, ed anco- ra ampiamente al di sotto della media dei cinque anni precedenti (FPI=203,8).
Scendendo nel dettaglio, sulla base dei dati UN(9), zucchero, olio di palma, caffè e semi oleosi sono i prodotti che hanno mostrato gli aumenti più marcati.
Rimane forte il dollaro, che si è apprezzato verso l’euro negli ultimi anni: la previsione è che l’evoluzione delle politiche fiscali e monetarie statunitensi mantenga il dollaro forte. In termini reali, i prezzi sono scesi ulteriormente, al di sotto dei livelli pre-crisi del 2007. Il trend al ribasso dei prezzi dei fertiliz- zanti dell’ultimo quinquennio si è invece arrestato: nella seconda metà del 2016 si registra una risalita, sostanzialmente dovuta all’aumento del prezzo dell’urea(10).
Secondo le stime più recenti l’annata 2016/17 ha registrato un incremento della produzione di cereali pari all’1,5%, soprattutto per effetto dell’aumento delle produzioni di frumento e riso, fino a raggiungere 2.569 milioni di tonnel- late, valore superiore a quello dell’annata record del 2014/15. Aumenta pari- menti la domanda complessiva, che cresce dell’1,6%, raggiungendo il massi- mo storico di 2.560 milioni di tonnellate, soprattutto per una forte ripresa della domanda complessiva di mangimi (+2,7%). Crescono i consumi pro-capite (+0,2%), che toccano 149 kg/anno. Nel complesso, crescono leggermente an- che gli stocks finali, che si assestano a 660 milioni di tonnellate, per uno stocks-to-use ratio superiore al 25%. Si registra invece una diminuzione dei volumi di commercio (-2,4%), che sono pari a 385 milioni di tonnellate.
Scendendo nel dettaglio, la produzione di frumento cresce anche nell’annata 2016/17, grazie all’aumento delle produzioni in India, in Russia e negli USA, raggiungendo 742 milioni di t, rimanendo così al di sopra della domanda complessiva (730 milioni di tonnellate, per oltre i due terzi data dalla domanda per alimentazione umana): aumentano di conseguenza gli stocks di frumento, che portano ad uno stocks-to-use ratio del 31,7%, pari a 234 milioni di tonnellate. L’andamento del mercato si è tradotto in una tendenza alla con- trazione dei prezzi, nel corso dell’anno, sia sui mercati spot che sui futures.
Sostanzialmente stabili i volumi di commercio (165 milioni di tonnellate, delle quali la metà rappresentate dalle importazioni dei paesi asiatici), seppure va –––––––––
(8) http://www.fao.org/worldfoodsituation/foodpricesindex/en/ .
(9) United Nations, World Economic Situation and Prospects 2017, January 2017.
(10) European Commission, Short-Term Outlook for EU Agricultural Markets in 2017 and 2018, February 2017.
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registrato che la Russia diventa il più grande esportatore mondiale di frumento (con circa 30 milioni di tonnellate), superando l’UE e gli USA. Le condizioni di mercato, con un livello elevato degli stocks (ricordiamo che nel 2007/08 lo stocks-to-use ratio era al minimo storico di 22,7%) indicano che la pressione sui prezzi è ridotta, e dunque le previsioni sono per un livello di prezzi stabili e tutto sommato bassi. In crescita (+1,8%) anche le produzioni degli altri cereali (1.329 milioni di tonnellate), nonostante rimangano al di sotto delle produzioni record del 2014/15; questa situazione ha determinato una chiara contrazione dei prezzi nella seconda metà del 2016, dopo il picco al rialzo di giugno. Si hanno produzioni record di mais in USA ed Argentina (globalmente superano 1 milione di tonnellate), e crescono anche le produzioni di sorgo, grazie agli aumenti che si registrano in Sudan e Messico; si riduce invece la produzione di orzo. Cresce anche la domanda, soprattutto per l’alimentazione del bestiame, sia complessivamente che pro-capite, che raggiunge il livello della produzione (1.328 milioni di tonnellate), lasciando sostanzialmente stabili gli stocks di prodotto (256 milioni di tonnellate, per uno stocks-to-use ratio del 18,7%, in flessione rispetto alle annate precedenti); a fronte di ciò si registra comunque un aumento dello stocks-to-disappearance ratio dei maggiori paesi esportatori, che ritorna al 13%, indicando condizioni di mercato tutto sommato stabili. In flessione i volumi di commercio, che ritornano ai livelli di due anni fa, atte- standosi a 176 milioni di tonnellate (-5,2% in meno rispetto all’annata prece- dente), principalmente per effetto della marcata contrazione delle importazioni asiatiche, in particolare della Cina.
A questo andamento dei mercati globali si contrappone in controtendenza l’UE: per le condizioni climatiche sfavorevoli registratesi nel corso dell’anno, complessivamente le produzioni si contraggono del 5,5% rispetto all’annata precedente, e del 2,2% rispetto alla media degli ultimi 5 anni, scendendo a 294 milioni di tonnellate. La contrazione colpisce principalmente il frumento tene- ro, mentre crescono mais (comunque ancora al di sotto delle produzioni me- die) e frumento duro. La domanda complessiva aumenta leggermente (+0,2%), a 283 milioni di tonnellate, di cui circa 175 milioni per l’alimentazione anima- le, mentre si registra una attenuazione nel trend di crescita della domanda per bioenergie, costituita principalmente dal mais. Tutto ciò porta ad una dramma- tica contrazione delle esportazioni, che scendono a 35 milioni di tonnellate (dai 51-52 milioni di tonnellate del biennio precedente, una riduzione del 30,7%), mentre sono più stabili le importazioni. Si contraggono anche gli stocks finali, che scendono a 38 milioni di tonnellate. Le previsioni per la prossima annata sono per il momento leggermente positive: l’aumento delle superfici dovrebbe tradursi in una ripresa delle produzioni, delle esportazioni e degli stocks.
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23 Cresce anche la produzione di riso, che viene stimata al livello record di quasi 498 milioni di tonnellate, in crescita dell’1,3%, anche grazie all’aumento delle superfici investite; in gran parte questo incremento di produzione si ha in Asia, dove del resto si concentra il 90% circa della produzione mondiale.
L’andamento dei prezzi del riso segue quello della maggior parte dei cereali, con una crescita nella prima parte dell’anno, ed una tendenza alla diminuzione nell’ultimo periodo: l’indice FAO del prezzo del riso raggiunge nel settembre del 2016 il livello più basso dal 2008. Continua la crescita della domanda, che supera 500 milioni di t (l’80% è dato dal consumo umano), con tassi legger- mente superiori alla crescita demografica (aumentano quindi di poco i consu- mi pro-capite), mentre risalgono, seppur marginalmente, i volumi di commer- cio, fino a sfiorare 44 milioni di tonnellate, con l’India che conferma la sua po- sizione di leader tra gli esportatori, con circa il 25% dei volumi esportati. La situazione del mercato provoca la riduzione degli stocks (che scendono al di sotto di 170 milioni di tonnellate), portando lo stocks-to-use ratio al 33,2%, comunque al di sopra del livello del 30% degli ultimi 5 anni.
Per i semi oleosi l’annata trascorsa registra livelli record nella produzione e nella domanda. I prezzi, dopo un periodo al ribasso negli ultimi due anni, han- no registrato una ripresa a partire dai primi mesi del 2016, anche se questa ri- presa si è indebolita nella seconda metà dell’anno, in particolare per farine e oli. L’andamento del mercato dell’olio di palma (l’olio più consumato global- mente) ha in buona parte condizionato l’evoluzione dei prezzi, ed è anche re- sponsabile dell’aumento di instabilità che ha caratterizzato gli ultimi mesi; for- tunatamente, le prospettive di mercato sembrano indicare il mantenimento di una certa stabilità, in parte confermata dall’andamento delle quotazioni sui mercati futures. La produzione mondiale complessiva aumenta del 4,3%, rag- giungendo 557 milioni di t, grazie soprattutto all’aumento della produzione di soia in virtù della crescita delle rese negli USA ed alla ripresa delle produzioni in Cina ed India, in controtendenza rispetto al trend in diminuzione degli ulti- mi anni: la produzione di soia raggiunge infatti 330 milioni di tonnellate, quasi completamente per effetto di un aumento delle rese, considerato che le super- fici investite sono aumentate solo marginalmente. Ne consegue che anche le produzioni di oli e farine crescono con tassi analoghi, raggiungendo rispetti- vamente 216 milioni di tonnellate e 144 milioni di tonnellate. La domanda complessiva è in crescita, in particolare per l’utilizzo alimentare e per usi in- dustriali tradizionali, mentre la crescita della domanda per bio-energie sembra rivestire un ruolo marginale, anche per effetto dei bassi prezzi del petrolio che non incentivano la trasformazione. Le condizioni di mercato dovrebbero pro- durre una leggera contrazione degli stocks, anche in termini relativi (lo stocks- to-use ratio dovrebbe scendere al di sotto del 16% sia per gli oli che per le fa-
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rine). I volumi di commercio continuano il trend in crescita degli ultimi anni, grazie ad una domanda di importazione piuttosto forte in Asia ed Africa.
Anche in questa caso, la situazione nell’UE è in controtendenza: le stime indicano una contrazione delle produzioni, in virtù di una contrazione con- giunta di superfici e rese. Complessivamente la produzione si riduce del 4,3%, fino a poco più di 30 milioni di tonnellate (in ulteriore calo rispetto all’annata record di due anni prima): si contraggono le produzioni di colza e soia, mentre risale quella di girasole. Il mercato interno rimane fortemente deficitario, an- che se la contemporanea contrazione della domanda consente una riduzione delle importazioni, ad eccezione delle farine.
Prendendo in esame le produzioni zootecniche, i prezzi delle carni eviden- ziano una crescita nel corso del 2016: l’indice FAO risale fino a superare 160 punti, dall’iniziale livello di 145, in particolare per effetto dell’andamento dei mercati di carni ovi-caprine, suine e avicole; la riduzione delle produzioni di carni suine nell’UE e di carni ovine in Oceania ha consentito questo rafforza- mento dei corsi internazionali, mentre per il pollame si registra una domanda sempre forte, in particolare in Asia. I prezzi rimangono comunque ancora bassi se confrontati con le annate precedenti, specie col picco della fine del 2014, in cui si sono registrati i livelli più alti dell’ultimo decennio (indice oltre quota 200). La stagnazione delle produzioni è una delle principali cause, come visto, della pressione al rialzo dei prezzi: rispetto all’annata precedente le stime sono per una crescita marginale, poco più di mezzo milione di tonnellate, fino a raggiungere circa 320 milioni di tonnellate, soprattutto per l’andamento com- plessivamente sfavorevole di Cina e Australia. La domanda pro-capite si ridu- ce rispetto all’annata precedente, e questo contribuisce ad allentare la pressio- ne sui prezzi. Dopo la flessione del 2015, tornano a crescere i volumi del commercio, superando 31 milioni di tonnellate, in particolare per l’aumento della domanda di importazioni, tra gli altri, di Cina, Giappone, UE, Sud Africa e Russia.
Nel 2016, la produzione di carne bovina è stimata in leggera crescita (+0,3%), raggiungendo 68 milioni di tonnellate, grazie soprattutto al contribu- to di USA (+5%) ed UE, mentre le produzioni in Australia (-15%), Brasile (-1,5%) ed Argentina (-2,2%) si riducono. Si mantengono ai livelli dell’anno precedente i volumi di commercio, intorno a 9 milioni di tonnellate; la doman- da di importazioni cresce in alcune aree asiatiche, in particolare in Cina, e nell’UE, mentre si riduce sensibilmente negli USA (-13%). Un andamento op- posto si registra invece per la produzione di carni suine, che si riducono dello 0,6%, scendendo sotto 117 milioni di tonnellate. La spiegazione principale è la contrazione in Cina (-2,5%), paese che copre circa il 50% del mercato mondia- le, la cui produzione scende a 54 milioni di tonnellate; gli aumenti in produ-
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25 zione USA, Brasile e Canada bilanciano solo in parte il calo cinese. Molto più dinamico l’andamento del commercio, che cresce di quasi l’11%, toccando 8 milioni di tonnellate. La crescita delle importazioni in Cina (stimata in circa il 30%) sembra esserne la causa principale: a beneficiarne dovrebbero essere so- prattutto l’UE (le cui esportazioni in Cina dovrebbero crescere del 160%), il Brasile ed il Canada. Continua, anche se modesta, la crescita delle produzioni di carni avicole, che toccano 116 milioni di tonnellate (+0,9%): in particolare aumentano le produzioni di USA, UE, Brasile ed Argentina, mentre si riduco- no in Cina. I volumi di commercio crescono del 4,4%, toccando quasi 13 mi- lioni di tonnellate: cresce la domanda di importazioni in Giappone, Sud Africa, UE e Cina. Il Brasile, ormai il maggior esportatore mondiale, dovrebbe essere il maggiore beneficiario, portando le proprie esportazioni a 4,6 milioni di ton- nellate.
Nell’UE, per la carne bovina si registra un aumento del numero di vacche nutrici anche nel 2016, seppure più modesto rispetto all’anno precedente, toc- cando 12,4 milioni di capi (in controtendenza Italia e Olanda, dove si registra una diminuzione). Le previsioni sono però di un declino per i prossimi due an- ni, il che ovviamente ridurrà il potenziale produttivo dell’UE nel medio termi- ne. Nel complesso, la produzione UE cresce del 2,3%, arrivando a sfiorare 8 milioni di tonnellate, ed anche per l’anno in corso si prevede un aumento (gli effetti negativi a cui abbiamo accennato dovrebbe cominciare a farsi sentire il prossimo anno). Cresce la domanda interna, seppure ad un ritmo leggermente inferiore, anche grazie ad un trend in crescita dei consumi pro-capite, il che mantiene il grado di auto-approvvigionamento appena sopra il 100%. Cresco- no anche le esportazioni, che toccano quasi 250 mila tonnellate, principalmen- te dirette nei paesi dell’area del Mediterraneo; quantitativamente analoghi i vo- lumi di importazione, di poco sopra 300 mila tonnellate, che continuano il trend in crescita: crescono le importazioni dal Brasile e si riducono quelle da- gli USA. Per le carni suine, nel 2016 continua il processo di riduzione del nu- mero di scrofe, scese di altre 228 mila unità, anche se l’effetto sulla produzio- ne non si è ancora sentito: cresce infatti dello 0,2%, attestandosi su oltre 23 milioni di tonnellate, probabilmente per un aumento della produttività degli al- levamenti. Nell’anno in corso invece dovrebbero cominciare a manifestarsi gli effetti sulla produzione di questa riduzione delle consistenze. Dal lato della domanda, le carni suine, pur rappresentando ancora quasi il 50% dei consumi complessivi di carne, registrano una consistente contrazione (-2,5%), al di sot- to di 21 milioni di tonnellate, principalmente per una marcata riduzione dei consumi pro-capite. Il grado di auto-approvvigionamento cresce quindi ulte- riormente, portandosi al 114%. Da sottolineare una ripresa dei prezzi interni.
Le esportazioni raggiungono un valore record, quasi 3 milioni di tonnellate,
IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016
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principalmente per la forte domanda cinese, anche se l’apprezzamento dell’euro nei confronti dello yuan nella seconda metà dell’anno riduce la com- petitività delle esportazioni comunitarie. Mantiene la sua maggiore dinamicità il settore delle carni avicole: la produzione cresce del 4,4%, nonostante prezzi in ribasso, superando ampiamente per la prima volta 14 milioni di t. Cresce anche il consumo interno (+3,8%), seppure ad un ritmo inferiore (aumenta comunque il consumo pro-capite, e i consumi di carni avicole vanno a rim- piazzare quelli di carni suine), ed il grado di auto-approvvigionamento si man- tiene al 104%. Il livello contenuto dei prezzi ha favorito l’esportazione, anche se la competitività dei concorrenti sui mercati esteri, in particolare Brasile ed USA, rimane forte. I volumi esportati aumentano comunque del 9,4%, toccan- do quasi 1,5 milioni di tonnellate; crescono anche le importazioni, in particola- re dal Brasile.
Per i prodotti lattiero-caseari, la riduzione dei prezzi iniziata nel 2014 si è fermata attorno alla metà dell’anno, quando le prospettive di produzione nell’UE e nei paesi dell’Oceania hanno impresso una spinta al rialzo sui prez- zi: l’indice dei prezzi FAO per i lattiero caseari è infatti cresciuto fino a supe- rare a dicembre il livello di 190, oltre 40 punti superiore rispetto ad inizio an- no. L’aumento dei prezzi ha interessato tutti i principali prodotti lattiero- caseari (formaggi, latte in polvere, burro). La produzione di latte cresce dell’1,1%, toccando 817 milioni di tonnellate. L’aumento di produzione in In- dia è in pratica comparabile all’aumento della produzione globale, portando la produzione del paese a livelli ormai vicini a quelli dell’UE, dove la produzione ha rallentato nella seconda metà dell’anno, per effetto di una riduzione dei prezzi. Cresce la produzione negli USA, mentre si contrae in Australia e Nuo- va Zelanda. Rimangono sostanzialmente stabili i consumi pro-capite (110 kg/anno), e dunque cresce la domanda globale. I volumi di commercio non si discostano molto da quelli dell’annata precedente, e sono di poco superiori a 73 milioni di tonnellate: questa stagnazione si registra per il secondo anno di fila, dopo che nel quinquennio precedente c’era stato un incremento medio an- nuo dei volumi di commercio del 6%. Questo malgrado si registri un recupero della domanda di Cina e Russia, la cui contrazione aveva penalizzato il com- mercio nell’annata precedente, ed una crescita delle importazioni di USA e Brasile. Scendendo nel dettaglio, crescono i volumi di commercio di formaggi e burro, si riducono quelli di latte in polvere. Si stima anche un aumento dei volumi dei maggiori paesi esportatori (UE, Nuova Zelanda e Bielorussia), ed una contrazione invece in USA, Argentina e Brasile.
Nell’UE la produzione di latte è cresciuta di quasi l’1%, raggiungendo 164 milioni di tonnellate, dei quali circa il 94% destinato alla trasformazione, in una annata che ha registrato una ripresa dei prezzi alla stalla, riallineandoli ai
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27 valori medi del quinquennio 2011-2015. La crescita del prezzo del latte è col- legata a vari fattori: il rallentamento della produzione interna nella seconda metà dell’anno, la contrazione produttiva in Oceania, la crescita della doman- da interna di lattiero-caseari, e la sostenuta domanda mondiale di formaggi. Al termine dell’anno, nell’UE si contano 23,3 milioni di vacche da latte, con una limitata riduzione rispetto all’anno precedente: la dimensione delle consistenze è però soltanto un indicatore parziale della potenzialità produttiva, perché quest’ultima dipende anche dai processi di ristrutturazione e di aggiustamento che possono condurre ad un aumento di efficienza e produttività. In effetti, le rese medie sono aumentate, arrivando a sfiorare 7 tonnellate a capo.
Entrando nel dettaglio, la produzione di derivati freschi è cresciuta solo marginalmente, superando per la prima volta 47 milioni di tonnellate, a fronte di una domanda che sfiora 46 milioni di tonnellate: il grado di auto- approvvigionamento rimane pari al 102%. Le previsioni sul consumo, che in- dicano un trend in diminuzione dei consumi pro-capite (in particolare di latte fresco su alcuni importanti mercati comunitari), ed un aumento delle produ- zioni, non indicano grosse problematiche, perlomeno finché il surplus sarà smaltito sui mercati esteri, con esportazioni in continua crescita, in particolare verso la Cina. Per i formaggi rimane invece forte la domanda, sia interna che per l’esportazione. La produzione è cresciuta nell’anno 2016 dell’1,4%, toc- cando 9,7 milioni di tonnellate, con un grado di auto-approvvigionamento del 107%. Continua il trend positivo nei consumi pro-capite, che salgono a 17,7 kg/anno, portando il consumo interno a 9,4 milioni di tonnellate. Di pari passo, continua la crescita delle esportazioni che toccano le 800 mila tonnellate, con un incremento dell’11% rispetto all’annata precedente, superiori rispetto alla situazione precedente l’embargo russo. Anche quest’anno si è registrata una forte domanda di burro, sia interna (un leggero aumento anche dei consumi pro-capite) che estera (in particolare negli USA), che ha determinato una spin- ta al rialzo dei prezzi. La produzione è aumentata del 2,7% toccando 2,4 mi- lioni di tonnellate, e così anche le esportazioni, grazie ad una crescita della domanda statunitense e in alcuni paesi arabi. Queste condizioni di mercato si ripercuotono anche sugli stocks privati, che sono in progressiva diminuzione (ormai azzerati da tempo quelli pubblici). Ancora più consistente è la crescita della produzione di latte in polvere, anche se le prospettive di mercato sono meno favorevoli rispetto al burro.
2. Le politiche comunitarie e nazionali
2.1. Lo scenario comunitario
L’economia europea cresce anche nel 2016 facendo registrare un +1,7%
nell’area Euro e un +1,9% nell’Unione europea a 28 e rallenta debolmente rispetto ai valori del 2015. Le differenze tra i Paesi sono molto rilevanti tanto che nel quarto trimestre del 2016 solo la Grecia presenta un considerevole se- gno negativo (-1,2%), la Finlandia rimane stabile, Danimarca e Italia crescono in modo molto debole (0,2%); Estonia (+1,9%), Polonia (+1,7%) e Lituania (+1,4%) crescono in modo più consistente.
La scena europea nel corso del 2016 è dominata da varie questioni: dalla Brexit (con il voto di giugno) a quella irrisolta degli immigrati e dei rifugiati;
dalle ripercussioni delle elezioni a presidente degli Stati Uniti di Donald Trump al continuo e incessante verificarsi degli attacchi terroristici dell’ISIS.
Il 23 giugno 2016 il referendum inglese ha visto trionfare il “leave”, e quindi l’uscita dall’Unione Europea, con il 51,8% dei voti. Un risultato inatte- so che ha travolto il promotore stesso del referendum, il premier Cameron, che ha rassegnato le dimissioni ed è stato sostituito dalla conservatrice e sostenitri- ce della Brexit, Theresa May. Il 29 marzo 2017, in attuazione dell’articolo 50 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, il governo inglese ha ufficialmente notificato al Consiglio Europeo l’intenzione del Regno Unito di lasciare l’Unione Europea.
Nei prossimi due anni, secondo lo stesso articolo 50, UE e Regno Unito dovranno negoziare un accordo volto a definire le modalità di uscita.
L’accordo non potrà regolare in maniera completa tutti gli aspetti delle futu- re relazioni tra le parti. Theresa May ha posto, però, l’accento sulla piena so- vranità del Regno Unito in tema di immigrazione, legato alla scelta referen- daria del Regno Unito, ma non è chiaro, ancora, se il Regno Unito sceglierà la via “hard”, adesione alle regole commerciali del Wto senza accordi speci- fici con l’UE e con un’intesa minima di libero scambio con il blocco conti- nentale, o quella “soft”, che implica, al contrario, la partecipazione britanni- ca al mercato unico (in cambio di libera circolazione dei lavoratori), con ac-