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Gli avicoli e le uova

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 100-111)

5. Le produzioni zootecniche

5.3. Gli avicoli e le uova

Gli avicunicoli, capi dal ciclo produttivo breve e quindi con strutture di al-levamento molto reattive alla situazione mercantile, sono caratterizzati per un’elevata variabilità produttiva interannuale. Negli ultimi dodici anni le pro-duzioni del comparto hanno in effetti oscillato tra 235 e 275 migliaia di tonnel-late, senza mostrare una chiara tendenza evolutiva; così, dopo che nel 2012 vi era stata una crescita di 16 mila tonnellate, essa è stata quasi totalmente rias-sorbita parte nel 2013 e parte nel 2014, salvo poi tornare a crescere in misura

Figura 5.4 - Prezzi medi mensili all’ingrosso di alcuni prodotti suinicoli trasformati: gen-naio 2007-dicembre 2016

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati C.C.I.A.A. di Modena.

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

99 modesta (+1,2%) nel 2015 e restare del tutto stabile nel 2016 (tabella 5.6).

Abbastanza simile è stata l’evoluzione generale recente della produzione di uova, ma qui gli anni più recenti hanno mostrato un netto ridimensionamento del comparto: dopo una profonda caduta nel 2013 (-14%) e un tentativo di re-cupero nel 2014 (+1,5%), vi è stato un ulteriore crollo nel 2015 (-6,2%), poi anche qui la stabilità del 2016. Risulta così che, mentre la variazione decenna-le è positiva per decenna-le carni avicunicodecenna-le, con un +18,6% che corrisponde ad un +1,7% in media all’anno, al contrario le uova hanno segnato un -26,5%, che corrisponde ad un calo medio del 3% all’anno.

L’ultimo anno con un aumento dei prezzi, dell’ordine del 4% per i polli bianchi, è stato il 2013, appunto in concomitanza con una decisa frenata delle produzioni. Il maggior prezzo non è però riuscito a stimolare la crescita pro-duttiva sia a causa dell’insorgere, in quell’anno, di nuovi focolai di influenza aviaria, che hanno portato ad abbattere parte per i focolai influenzali già ri-chiamati e in parte perché i prezzi sono poi crollati nel 2014, perdendo quasi l’8%. Le cose non sono andate meglio in seguito: il prezzo ha lasciato sul ter-reno quasi un 3% anche nel 2015, e il 2016 si è risolto con un’ulteriore perdita superiore al 9%. Malgrado tutto, che ci si muove ancora nell’ambito di prezzi non particolarmente bassi, sull’onda degli aumenti spettacolari che avevano caratterizzato gli anni tra il 2007 e il 2013: rispetto a 10 anni prima, il prezzo dei polli bianchi risulta tuttora superiore del 4,4%.

In confronto ai polli, la crescita sul decennio è stata per i tacchini decisa-mente più marcata, poiché questi capi hanno visto crescere il listino media-mente del 3% all’anno; la riduzione del 2016 è stata simile a quella dei polli, dopo una crescita del prezzo vicina all’8% nel 2013 oscillazioni più contenute nel 2014 e 2015.

In effetti l’analisi grafica degli andamenti mensili dei prezzi per il comparto mostra chiaramente la diversa situazione che caratterizza i polli e i tacchini. I primi, dopo una crescita costante tra il 2010 e il 2013, sono entrati con il 2014 in una fase di ripiegamento, che non va ancora considerata come una crisi di mercato, ma certo come un riallineamento su livelli di prezzo più in linea con il momento di mercato (figura 5.5). Il 2014, attraverso il classico ciclo stagio-nale, si è risolto in una flessione da dicembre 2013 a dicembre 2014 dell’11%

circa. Il 2015 ha mostrato invece un andamento anomalo, che per una certa parte dell’anno sembrava preludere ad un recupero dei listini, poiché dopo un graduale progredire delle quotazioni fino ad un picco a giugno, vi è stata una flessione molto breve (un solo mese) e molto contenuta (appena 5 centesimi per kg), e poi una successiva fase ancora con graduale incremento dei prezzi.

Tuttavia questa si è interrotta già ad ottobre, e gli ultimi tre mesi in calo hanno portato la variazione dicembre su dicembre al -11,6%.

Tabella 5.6 - Il comparto avicolo in Emilia-Romagna, 2006-2016

2006 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Var. %

2016/15 Var. % 2015/14

Var. % 2016/11

Var. % 2016/06

Var.%

media 2006-16 QUANTITÁ VENDIBILE (.000 t)

Pollame e conigli 220,0 254,0 270,0 263,0 258,0 261,0 261,1 0,0 1,2 2,8 18,6 1,7 Uova (mio pezzi) 2.385,0 1.834,0 2.140,3 1.840,6 1.867,5 1.752,2 1.753,9 0,1 -6,2 -4,5 -26,5 -3,0

PREZZI DEI PRODOTTI AVICOLI (€/kg)

Polli bianchi allevati a terra, pesati 0,94 1,16 1,17 1,21 1,12 1,08 0,99 -9,1 -2,9 -14,7 4,4 0,4 Galline allevate in batteria, medie 0,44 0,52 0,47 0,46 0,44 0,44 0,16 -62,5 -1,7 -68,3 -62,5 -9,3 Conigli fino a kg 2,5 1,73 1,75 1,85 1,90 1,79 1,75 1,68 -4,1 -2,5 -4,1 -3,0 -0,3 Tacchini pesanti, maschi 0,99 1,41 1,37 1,48 1,44 1,45 1,32 -9,2 0,6 -6,6 33,9 3,0 Uova fresche, gr.53-63 cat. M 0,87 0,97 1,50 1,23 1,09 1,14 0,91 -20,2 5,0 -5,6 4,9 0,5

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Assessorato all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna e C.C.I.A.A. di Forlì.

100 IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

101 Su questo livello storicamente basso si è innestato il 2016, che nel suo svolgimento è stato certamente più positivo dei precedenti, poiché nell’arco dei dodici mesi il prezzo è cresciuto, dai 94 centesimi per kg di fine 2015 gli 1,05 di dicembre 2016, recuperando sostanzialmente tutto quanto perso nel corso del 2015. Infatti mentre in genere i primi mesi dell’anno sono in calo, nel 2016 vi è stata solo una moderata flessione a febbraio, e poi costanti in-crementi fino a giugno, che con 1,045 €/kg segnava un progresso in sei mesi dell’11,6%, e rispetto allo stesso mese dell’anno precedente “limitava” la per-dita al 9,1%. La successiva flessione estiva si esauriva in due mesi, e da set-tembre iniziava nuovamente la dinamica positiva, che portava ad avere in di-cembre il valore massimo dell’anno.

Per contro il prezzo dei tacchini si era limitato ad un rallentamento, nel biennio 2014-15, della fase di crescita che si era manifestata in modo più in-tenso a partire dall’inizio del 2010. Qui il ciclo stagionale dei prezzi è meno chiaro, poiché mentre i polli vengono consumati preferibilmente in primavera-estate, la domanda di tacchini è più uniforme. Il 2016 è iniziato abbastanza in linea con il 2015, ma la flessione iniziale si è protratta fino a maggio, quando il prezzo di 1,24 €/kg rappresentava il 15,6% in meno rispetto a dicembre 2015 e il 14% in meno di un anno prima. A quel punto, l’inversione ha portato in

Figura 5.5 - Prezzi medi mensili all’ingrosso di alcuni avicunicoli: gennaio 2007-dicembre 2016

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati C.C.I.A.A. di Forlì.

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dicembre il listino a 1,36 €/kg (+ 9,6% in confronto a maggio), che non basta-va a raddrizzare un anno non positivo poiché nei dodici mesi si era perso il 7,5% del prezzo.

I conigli hanno tipicamente una componente stagionale opposta a quella dei polli, e molto più incisiva, con valori elevati ad inizio e fine anno, e minimi nel mezzo; non si smentiscono il 2015 e il 2016, quando lo scarto del prezzo massimo annuale, che si colloca rispettivamente a ottobre e a novembre, ed il minimo, che cade a maggio in entrambi gli anni, è del 76% nel 2015 e del 67%

nel 2016. A differenza di quanto era accaduto nel 2014, sia il 2015 che il 2016 hanno una prevalenza crescente, dove il fenomeno più evidente è la crescita maggio-ottobre o maggio-novembre: nel 2015 la chiusura d’anno ha sopra-vanzato del 5,9% quella del 2014, e nel corso del 2016 vi è stato un ulteriore incremento dell’11,2%.

Per il comparto delle uova, dopo un 2013 fortemente negativo vi è stato un certo recupero quantitativo nel 2014, in regime però di prezzi calanti, e un’ulteriore calo delle quantità prodotte nel 2015, accompagnato da una solida ripresa del prezzo medio annuale. Nel 2016 le quantità complessivamente so-no rimaste stabili, ma la media del prezzo è crollata in misura pari al 20%. Il 2015 si era chiuso sotto auspici abbastanza favorevoli: il dato di dicembre di 1,20 €/100 pezzi era sì in fase calante da settembre, ma in misura moderata, e si manteneva sensibilmente sopra gli 1,16 euro di fine 2014 (figura 5.6). La prima parte del 2016 ha però visto il prezzo cadere a picco: in maggio il valore di 100 uova si era ridotto a 76,4 centesimi, con una perdita da inizio anno del 46,5%. La seconda parte dell’anno consentiva di ritornare ad un valore pros-simo a quello iniziale, con gli 1,15 euro di dicembre, ma ovviamente pesava sui bilanci degli operatori la “pancia” che si era creata per tutto il corso dell’anno.

Il prezzo delle galline da macello ha un chiaro collegamento con quello delle uova, poiché quando quest’ultimo è meno remunerativo, aumenta la ri-forma delle ovaiole, tuttavia sia nel 2015 che nel 2016 la perri-formance di que-ste ultime è stata peggiore di quella del loro prodotto. Il biennio è stato infatti dominato da una lunga e costante fase di riduzione delle quotazioni, da un massimo locale di 56 centesimi/kg in marzo 2015 a un minimo assoluto di ap-pena 7 centesimi in settembre 2016. Così, se l’inizio di anno ad un buon livel-lo ha salvato il bilancio del 2015, chiuso con una media di -1,7% rispetto all’anno precedente, il 2016 è stato pesantissimo: in media questi animali han-no perso il 62,5% del loro valore unitario. A poco è valsa la ripresa degli ulti-mi tre mesi, poiché per ritrovare prima del 2016 un valore inferiore a quello di chiusura (18 centesimi/kg) si deve tornare indietro di oltre dieci anni.

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

103 5.4. La zootecnia da latte e i suoi derivati

Dopo un consistente calo nella seconda metà del decennio scorso, e un re-cupero all’inizio dell’attuale, tra il 2013 e il 2015 la quantità vendibile di latte prodotto in Emilia-Romagna, ha oscillato attorno a 1,9 milioni di tonnellate; il dato del 2016, anno in cui si è interrotta la tendenza negativa dei prezzi che durava da oltre un triennio, segna invece un incremento produttivo del 4,5%, arrivando a sfiorare i 2 milioni di tonnellate (tabella 5.7). l’incremento quin-quennale è così arrivato al +6,5%. In questo arco di tempo si è rafforzata la vocazione casearia, già dominante, della zootecnia da latte emiliano-romagnola; il Parmigiano Reggiano che copre buona parte delle province emi-liane ha segnato un +14%; per contro si è ridimensionata la produzione di Grana Padano nel piacentino (-6,6%), dato che il recupero dell’ultimo anno non ha compensato le perdite precedenti, soprattutto del 2012 e 2013. Se si passa ad una valutazione sull’arco decennale, la crescita della produzione di latte ne risulta accentuata (+9,1%) e qui si osserva un solido differenziale di crescita positivo rispetto ad essa di entrambi i principali formaggi regionali: è infatti cresciuta del 19% la produzione di Parmigiano Reggiano e del 14%

Figura 5.6 - Prezzi medi mensili all’ingrosso di galline e uova: gennaio 2007-dicembre 2016

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati C.C.I.A.A. di Forlì.

Tabella 5.7 - La zootecnia da latte dell’Emilia-Romagna, 2006-2016

2006 2011 2012 2013 2014 2015 2016 Var. %

2016/15 Var. % 2015/14

Var. % 2016/11

Var. % 2016/06

Var.%

media 2006-16 QUANTITA' VENDIBILE ('000 t)

Produzione di latte vaccino 1.832,6 1.878,30 1.905,73 1.895,88 1.918,61 1.912,70 1.999,52 4,5 -0,3 6,5 9,1 0,9

Destinazione:

Parmigiano Reggiano 1.516,9 1586,6 1615,4 1702,0 1686,2 1695,9 1786,9 5,4 0,6 12,6 17,8 1,7

Altro 315,7 291,7 279,4 193,9 232,4 216,8 212,7 -1,9 -6,7 -27,1 -32,6 -3,9

PRODUZIONE DEI PRINCIPALI FORMAGGI ('000 t)

Parmigiano Reggiano 104,9 109,7 111,7 117,7 118,0 118,7 125,1 5,4 0,6 14,0 19,2 1,8 Grana Padano 18,3 22,4 20,8 19,9 21,0 20,6 20,9 1,2 -1,8 -6,6 13,9 1,3

PREZZI DEI PRINCIPALI PRODOTTI LATTIERO-CASEARI (€/kg)

Parmigiano Reggiano 7,68 12,10 11,49 10,58 9,68 8,94 8,98 0,4 -7,6 -25,8 16,8 1,6 Grana Padano 5,77 8,69 8,38 8,00 7,54 7,12 7,14 0,2 -5,5 -17,8 23,7 2,2

Burro 1,15 2,34 1,65 2,49 1,91 1,35 1,36 0,2 -29,2 -41,9 18,1 1,7

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati Assessorato all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna e C.C.I.A.A. di Reggio Emilia e Cremona.

104 IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2016

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

105 quella del Grana Padano.

Per studiare le consegne di latte, mentre in passato consideravamo come base temporale di riferimento la campagna, oggi con la fine delle quote prefe-riamo analizzare l’anno solare (d’altra parte la decisione nel corso del 2016 di portare la fine della campagna dal 31 marzo al 30 giugno fa sì che la campa-gna 2015/16 abbia avuto una durata anomala di 15 mesi) (figura 5.7). Il 2016 è iniziato con valori di consegne regionali sensibilmente superiori, mese per me-se, a quelli dell’anno precedente, proseguendo in un fenomeno che si era av-viato già nell’agosto 2015. Lo scarto si azzerava però a maggio e il suo segno si invertiva a giugno; successivamente da luglio la linea dell’ultimo anno si ri-portava nettamente sopra quella del 2015, sia a causa dell’avvallamento pro-duttivo di luglio e agosto 2015, caratterizzati da un caldo eccezionale, sia per-ché ormai si facevano tangibili i segni di ripresa del mercato. In tal modo le consegne del 2016 si chiudevano con un +3,7% rispetto al 2015, scarto prati-camente identico nel primo e nel secondo semestre dell’anno.

Il listino del Parmigiano, in termini di media annuale, ha mostrato nel 2015 pesanti flessioni per il quarto anno consecutivo: il calo del 7,6% ha portato a una flessione cumulata del 26,1% rispetto al 2011. Il 2016 ha però portato ad una sia pur contenuta ripresa, nella misura dello o,4%; analogamente, il +o,2%

Figura 5.7 - Consegne mensili di latte in Emilia-Romagna nelle campagne da 2014-15 a 2015-16 (tonnellate)

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati SIARL.

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del Grana Padano ha posto un termine al calo degli anni precedenti, che tra il 2011 e il 2015 era arrivato al 18%. Come spesso accade, le variazioni annuali registrano con ritardo quanto avviene mese dopo mese: la fine del periodo di forte calo dei prezzi del Parmigiano Reggiano, infatti, si può già collocare all’inizio del 2015, anno caratterizzato nel complesso da un andamento piatto del listino, che ha chiuso a 9,175 €/kg, rispetto agli 8,90 di un anno prima (fi-gura 5.8). L’inizio della ripresa in effetti coincide con l’ultimo mese del 2015, ed essa prosegue pressoché linearmente per tutto il 2016, anche se si è osser-vato un rallentamento tra aprile e luglio. Il dato di fine anno, pari a 10,663

€/kg, è risultato superiore del 16,2% rispetto a un anno prima e del 19,8% ri-spetto a due anni prima.

La dinamica del Grana Padano è stata leggermente più fredda: anche qui la ripresa ha preso avvio nel dicembre 2015, ma si è osservata una flessione tra febbraio (7,30 €/kg) e agosto (6,99 €/kg). In seguito la crescita è ripartita, por-tando il prezzo di fine anno a 7,80 €/kg, sopra dell’8,6% in confronto alla chiusura del 2015 e pari al 9,9% in più rispetto a due anni prima.

Mentre i formaggi grana, pur sotto l’influenza del contesto di mercato ge-nerale, risentono in modo molto evidente del loro specifico bilancio tra do-manda e offerta, al contrario il burro ha quotazioni che sono direttamente e

ra-Figura 5.8 - Prezzi medi mensili all'ingrosso dei principali prodotti lattiero-caseari: gen-naio 2007-gengen-naio 2016

Fonte: Elaborazioni Osservatorio sul Mercato dei Prodotti Zootecnici su dati C.C.I.A.A. di Reggio Emilia e Cremona.

5. LE PRODUZIONI ZOOTECNICHE

107 pidamente influenzate dagli equilibri che si affermano sul mercato globale. A metà 2012, dopo un calo durato oltre un anno, era iniziata una fase positiva che portava la quotazione di settembre 2013 a quota 2,9 €/kg. Il 2013 si è però chiuso sotto cattivi auspici, con un abbozzo di flessione che in effetti ha inte-ressato poi tutto il 2014 e, salvo un tentativo di ripresa in febbraio e marzo an-che tutto il 2015. A dicembre di quell’anno la quotazione era a 1,33 €/kg, sotto del 4% rispetto ad un anno prima, e il calo è proseguito fino a maggio 2016, quando con 84 centesimi per kg si è toccato il minimo di prezzo dal dicembre 2008. Qui però è iniziata una ripresa tumultuosa: ciascun mese tra giugno e settembre ha mostrato un incremento a due cifre rispetto al mese precedente, la punta massima di crescita si è toccata proprio nel primo di essi, con un +46%.

Sia pure in termini più contenuti, la dinamica positiva è poi proseguita fino a fine anno, chiudendolo con il prezzo di 2,65 €/kg, praticamente il doppio ri-spetto a un anno prima e il 215% in più in confronto al punto di minimo tocca-to nel maggio precedente.

Nel documento Rapporto 2016 (.pdf) (pagine 100-111)