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ʻRiveli di beni e animeʼ

S OCIETÀ , ECONOMIA E PATRIMON

2.2 ʻRiveli di beni e animeʼ

I ʻriveliʼ sono la più cospicua, sistematica e continua ʻfonte di statoʼper lo studio della realtà demografico-patrimoniale della Sicilia in età moderna. Questi, dal primo ʻriveloʼ del 1505 all’ultimo del 1747411, con intervalli diversi, descrivono

dettagliatamente la situazione della popolazione e delle proprietà nel Regno. Essi possono essere definiti come lo strumento di rilevazione attraverso cui lo Stato esercitava il potere d’inchiesta e di controllo sulla popolazione412. Tali censimenti

erano infatti rilevazioni di carattere prevalentemente fiscale, e avevano lo scopo precipuo di stabilire la ripartizione del donativo regio tra le universitates dell’Isola, secondo un carico proporzionale al numero di sudditi, e in base all’imponibile determinato dalla differenza tra le ricchezze e i debiti dell’intera comunità cittadina. In seconda battuta il rilevamento aveva interessi anche militari, in quanto per ogni distretto veniva determinato il quantitativo di uomini apti alle armi, cioè di individui maschi di età compresa tra i diciotto e i sessant’anni pronti a servire militarmente la Corona siciliana. Così ogni qualvolta si rilevava la comune necessità di aggiornare la precedente suddivisione del carico fiscale e militare – percepita ormai come iniqua e superata da nuovi sviluppi – il potere monarchico, in accordo con il Parlamento generale, promulgava un bando che ordinava alle università e ai loro rispettivi abitanti la realizzazione di una dichiarazione giurata sul numero di ʻanimeʼ e l’entità dei loro beni413.

411 Nel Regno di Sicilia l’operazione di censimento della popolazione e suoi beni patrimoniali fu

ripetuta tredici volte: 1505, 1548, 1569, 1583, 1593, 1606, 1616, 1623, 1636, 1651, 1681, 1714, 1747. I primi nove furono gestiti dal Tribunale del Real Patrimonio; dal 1651 le attività di rilevazione demografico-patrimoniale passarono sotto la direzione della Deputazione del Regno. Cfr. ASP, Tribunale del Real patrimonio, inv. 83; ibidem, Deputazione del Regno, inv. 5. Non posso considerarsi ʻriveliʼ i censimenti del 1737, 1806 e 1831, in quanto essi non contengono dati patrimonialistici, limitandosi all’enumerazione delle ʻanimeʼ.

412 Cfr. G. LONGHITANO, Studi di storia della popolazione siciliana. Riveli, numerazioni, censimenti

(1569-1861), cit., p. 12.

413 R. CANCILA (a cura di), Il Parlamento del 1505. Atti e documenti, Bonanno, Acireale 1993. Per

tale motivo i ʻriveliʼ non erano regolari e non avevano scadenze fisse, ma prendevano il via da specifiche esigenze di carattere politico-amministrativo; D. LIGRESTI, Dinamiche demografiche nella

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L’unità base di tale sistema censitario era rappresentata dai memoriali dei ʻcapi di casaʼ, cioè delle schede familiari nelle quali, in maniera assai particolareggiata, venivano rilevati i dati sulla composizione delle famiglie (sesso, età, rapporto con il capofamiglia) e sul loro patrimonio diviso in: ʻbeni stabiliʼ (edifici e terreni), ʻbeni mobiliʼ (animali, «stigli», mercanzie, imbarcazioni, preziosi, etc.), crediti, rendite perpetue, debiti e ʻgravezzeʼ stabili (censi, affitti, spese di gestione, etc.)414. E ogni

scheda non è mai scontata, non fornisce un’immagine precostituita, bensì essa delinea l’intreccio di infinite variabili di carattere demografico, economico e sociale. Da questo punto di vista il Regno di Sicilia rappresenta un unicum per mole e qualità di documentazione demografica ed economica. Perché nonostante i ʻriveliʼ siciliani non siano i più antichi d’Europa tra i catasti e gli estimi d’Ancien Régime, e la Sicilia giunse a queste forme censitarie dopo Firenze – che già nel 1427 aveva condotto, ai fini dell’imposizione fiscale, una registrazione della popolazione e dei beni dei toscani415, fase nella quale l’amministrazione siciliana si limitava al conteggio incerto

dei fuochi416 –, il Regno isolano può vantare la serie censitaria più lunga, continua e

omogenea ed estesa geograficamente del Continente, nonché la più suscettibile a un’indagine esaustiva. Infatti, per nessun altro Stato dell’Europa moderna è possibile calcolare più volte in un secolo il numero degli uomini, saggiare le loro fortune, ricostruire con precisione le tappe dell’evoluzione demografica, e ricavare dati preziosi per lo studio delle dinamiche economiche e sociali417. Un’eccezionale ricchezza documentaria che ci consente di entrare nel cuore della storia siciliana e

ravvicinate era rappresentato dell’elevato costo di queste operazioni a carico delle casse erariali; E. PONTIERI, Sulla distribuzione della popolazione in Sicilia nel Secolo XVIII, cit., p. 35.

414 D. LIGRESTI, Dinamiche demografiche nella Sicilia moderna (1505-1806), cit., pp. 12-13. 415 G.A. BRUCKER, Florentine voices from the Catasto. 1427-1480, Olschki, Firenze 1994.

416 Nel Regno di Sicilia i primi rudimentali rilevamenti di popolazione si ebbero già nel Duecento, a

cui seguirono le Rationes Decimarum del 1376, la numerazione del 1404, e il censimento di Palermo del 1479. Cfr. H. BRESC, Un monde Méditerranéen. Économie et société en Sicile 1300-1450, vol. I, École française de Rome, Roma 1986; C. TRASSELLI, Ricerche su la popolazione della Sicilia nel

XV secolo, «Atti dell’Accademia di Scienze, Lettere e Arti di Palermo», n. XV, 1956, pp. 214-224; R. STARRABBA, Censimento della popolazione di Palermo fatto nel 1479, «Nuove Effemeridi Siciliane», n. 2, 1870, pp. 269-272.

417 Cfr. M. AYMARD, La Sicilia: profili demografici, cit., p. 220; D. LIGRESTI, I riveli di Gela-

Terranova nel Regno di Sicilia, in D. LIGRESTI (a cura di), Comunità di Sicilia. Fondazioni, patti,

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«permetterci di impadronirci dell’uomo, sia nel suo ambiente che nella sua biologia»; di penetrare nel suo «habitat», di studiarne «densità, tipi di coltura e di utilizzazione del suolo»; di analizzare le «sue strutture familiari», di delineare i livelli d’alfabetizzazione418. Al punto che un puntuale ed esteso lavoro analitico sulle fonti

rivelistiche permetterebbe di colmare importanti lacune riguardo alle conoscenze storiche sul passato delle singole comunità isolane e sull’intera Sicilia.

Tale ʻtesoroʼ archivistico però, nonostante sia diffusamente menzionato, ad oggi non risulta ancora adeguatamente messo a frutto. Giuseppe Restifo nel 1995 scriveva così: «Sono anni ormai che in molti incontri, anche all’interno della SIDeS (la Società italiana di demografia storica), c’è sempre qualcuno che ricorda come i ʻriveliʼ siciliani siano qualcosa di eccezionale, censimenti che quasi nessun altro Stato europeo ha come simile per continuità e ricchezza di dettagli. […] Si è arrivati al punto che neppure più li si ricorda, anche nelle riunioni della SIDeS tanto è ormai consolidato il giudizio sulla valenza di miniera d’informazioni. […] Però trovare studiosi che si accingano a ʻinsediarsiʼ all’Archivio di Stato di Palermo, per guardare le carte del Tribunale del Real Patrimonio o della Deputazione del Regno attinenti ai ʻriveliʼ è veramente difficile»419.

Lo scarso impiego di un così ricco patrimonio documentario, almeno in parte, è indotto dallo scetticismo comune a tutti i dati statistici antecedenti al XIX secolo420.

418 Cfr. M. AYMARD, La Sicilia: profili demografici, cit., p. 219. Per una più ampia trattazione sui

ʻriveliʼ, cfr.: F. MAGGIORE-PERNI, La popolazione di Palermo e di Sicilia dal X al XVIII secolo.

Saggio storico-statistico, Virzì, Palermo 1892; K.J. BELOCH, Bevölkerungsgeschichte Italiens,

Grundlagen, die Bevolkerung Siziliens und des Konigreichs Neapel, vol. I, cit.; F. ERCOLE, I riveli

di beni e di anime del Regno di Sicilia, Comitato italiano per lo studio dei problemi della popolazione, Roma 1931; F. FERRARA, Studi sulla popolazione di Sicilia, in B. ROSSI RAGAZZI (a cura di), Opere

complete, vol. I, Istituto grafico tiberino, Roma 1955, pp. 263-322; V. TITONE, Origini della

questione meridionale. Riveli e platee del Regno di Sicilia, Feltrinelli, Milano 1961; P. MISURACA,

I riveli delle anime e dei beni, in M. GIUFFRÈ (a cura di), Città nuove di Sicilia (XV-XIX secolo).

Problemi, metodologia, prospettive della ricerca storica: la Sicilia occidentale, vol. I, Vittorietti, Palermo 1979, pp. 233-245; C. CIGNI, I riveli di Sicilia. Per una lettura tematica dei centri storici

minori, «DRP Rassegna di Studi e Ricerche», n. 3, 2000, pp. 121-151.

419 G. RESTIFO, A proposito di Giuseppe A. M. Arena, Popolazione e distribuzione della ricchezza a

Lipari nel 1610, «Incontri Meridionali», nn. 1-2, 1995, p. 373.

420 M. AYMARD, In Sicilia: sviluppo demografico e sue differenziazioni geografiche 1500-1800, cit.,

Tra i più severi in merito agli studi basati sulle fonti dei ʻriveliʼ Ernesto Pontieri, cfr. E. PONTIERI,

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Maurice Aymard, impegnato a scacciare via tali eccessi ʻpirronisticiʼ, nell’ormai lontano 1971 affermava che: «nel caso siciliano la ʻscheda familiareʼ è una garanzia indiscutibile», e le informazioni che contiene possono essere considerate veritiere, e i dati patrimoniali risultano congrui e proporzionali421. Altresì le lacune

tradizionalmente denunciate: quelle riguardanti il clero422, la nobiltà423 e le due grandi

città (Palermo e Messina)424, sono decisamente minori a quanto si è a lungo sostenuto.

Sulla stessa scia si è mosso Calogero Valenti all’inizio degli anni Ottanta, che ribadiva come i ʻriveliʼ, malgrado alcune omissioni e reticenze, rappresentassero una fonte la cui validità non può più essere oggetto di dubbi425. Oltretutto, anche qualora i dati dei ʻriveliʼ dovessero in alcuni casi dimostrarsi non del tutto affidabili, varrebbe comunque la famosa regola di François Simiand, per la quale anche con delle bilance

421 M. AYMARD, In Sicilia: sviluppo demografico e sue differenziazioni geografiche 1500-1800, cit.,

pp. 420-421. Un sondaggio sull’élite sociale dell’Universitas di Gangi dal 1583 al 1714 ha mostrato una notevole coincidenza con le informazioni demografiche, e per quanto concerne le fortune ha provato una ragguardevole coerenza proporzionale; cfr. ID, Un bourg de la Sicile entre XVIe et XVIIe siècle: Gangi, in Conjoncture économique, structures sociales. Hommage à Ernest Labrousse, Edition de l’École des hautes études en sciences sociales, Paris 1974, pp. 353-373. Peraltro raggiri e occultamenti erano duramente sanzionati; a tal riguardo il bando del ʻriveloʼ del 1747 prevedeva una contravvenzione di ben 200 onze e la confisca di tutti i beni non rivelati; cfr. ASP, Deputazione del Regno, vol. 371, capp. XII, XVI.

422 Prima del 1747 gli ecclesiastici e gli istituti religiosi furono costantemente dispensati da ogni

genere di dichiarazione patrimoniale. L’importanza del clero, pur considerevole, a giudizio di Maurice Aymard, è stata spesso ingigantita in maniera decisamente esagerata. Infatti le Visite ad

limina effettuate nel corso dei secoli indicano una percentuale di clerici quantificabile tra l’1,5 e il 3% della popolazione; cfr. M. AYMARD, In Sicilia: sviluppo demografico e sue differenziazioni

geografiche 1500-1800, cit, p. 422.

423 Nei ʻriveliʼ pur venendo censiti solo i beni di natura allodiale e non quelli feudali, quest’ultimi

rientravano indirettamente nel computo fiscale mediante le dichiarazioni di diritti, rendite, e benefici economici di varia natura. Per di più nel 1747 si specificò come le esenzioni su «terre, ed altri beni infeudati nell’anno 1625 a questa parte» dovessero essere oggetto di specifica indagine; cfr. ASP, Deputazione del Regno, vol. 371, cap. VII.

424 Messina e Palermo per una serie di antichi privilegi furono esentate dai ʻriveliʼ rispettivamente

fino al 1681 e al 1798. Ma per queste due città possediamo una serie di altre fonti (censimenti per scopi militari e registri parrocchiali) che ci permettono di seguirne, almeno in linea di massima, l’evoluzione. Tra l’altro il numero dei cittadini palermitani e messinesi privilegiati, nelle dichiarazioni stesse dei giurati, appare limitato. M. AYMARD, In Sicilia: sviluppo demografico e sue

differenziazioni geografiche 1500-1800, cit, p. 422.

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starate si possono effettuare buone pesate426. In ogni modo, più che puntare a raggiungere esatte cifre assolute, si tratta di utilizzare questo materiale al fine di attuare un’esplorazione generale e stabilire delle percentuali indicative.

2.3 1681-1747 due ʻriveliʼ a confronto

L’arco cronologico oggetto di studio (1674-1747) fu scandito da ben quattro censimenti, cioè più di uno ogni vent’anni. Il primo nel 1681 fu richiesto da più parti dopo la terribile carestia del 1671-1672 e la ʻdecapitazioneʼ di Messina in seguito al fallimento della rivolta antispagnola427; il secondo fu realizzato nel 1714 per volontà

del nuovo re di Sicilia Vittorio Amedeo II di Savoia all’indomani del passaggio dell’Isola in mano piemontese428; il terzo nel 1737, a poca distanza dall’instaurazione

sul trono di Sicilia di Carlo di Borbone, non fu un autentico ʻriveloʼ ma un censimento di matrice religiosa nel quale la monarchia demandò alle strutture ecclesiastiche il compito di fornire un mero conteggio della popolazione sulla base degli ʻstati delle animeʼ429; infine il quarto, avviato nel 1747 – nel clima del primo riformismo

borbonico430 – ebbe una gestazione lunghissima, e le sue operazioni di rilevamento si prolungarono fino al 1756431.

426 F. SIMIAND, Méthode historique et sciences sociales, Editions des archives contemporaines, Paris

1987.

427 D. LIGRESTI, Dinamiche demografiche nella Sicilia moderna (1505-1806), cit., pp. 126-129. 428 G. LONGHITANO, Studi di storia della popolazione siciliana. Riveli, numerazioni, censimenti

(1569-1861), cit., p. 12; D. LIGRESTI, I riveli di Gela-Terranova nel Regno di Sicilia, cit., p. 21. La posizione generalmente critica di Ernesto Pontieri riguardo ai ʻriveliʼ diviene ancora più severa in relazione al censimento del 1714, da lui definito come dai «risultati incerti» e «viziato da un difetto originario: la preoccupazione ch’esso dovesse dare un totale inferiore a quello raggiunto nella precedente numerazione […]; e ciò non soltanto perché nel terremoto del 1693 si erano avute 56.800 vittime, ma anche per motivi d’indole fiscale». E. PONTIERI, Sulla distribuzione della popolazione in

Sicilia nel Secolo XVIII, cit., p. 37.

429 D. LIGRESTI, Dinamiche demografiche nella Sicilia moderna (1505-1806), cit., p. 12.

430 Cfr. G. GIARRIZZO, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, cit., pp. 395-445; F. VENTURI,

Settecento riformatore. Da Muratori a Beccaria, vol. I, Einaudi, Torino 1998, pp. 523-644.

431 D. LIGRESTI, I riveli di Gela-Terranova nel Regno di Sicilia, cit., p. 22. Giuseppe Giarrizzo in

relazione alle lentezze del ʻriveloʼ del 1747 affermava che il «prolungarsi in modo scandaloso della conclusione della numerazione delle anime e dei beni» era la conseguenza del conflitto politico tra i

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Di questi ʻriveliʼ – escludendo a priori quello del 1737 che non vide la produzione di vere e proprie schede rivelistiche – per Taormina si è preservata parte del materiale documentario del rilevamento del 1681 (ASP, Deputazione del Regno vol. 1285) e la totalità delle schede del censimento del 1747 (ASP, Deputazione del Regno, voll. 4446-4450); invece nulla ci è rimasto di quello del 1714. Nel procedere dell’indagine non ci resta quindi che confrontare i dati, spesso parziali, del 1681 con quelli ʻintegraliʼ del 1747. Due ʻfonti di statoʼ che grossomodo delineano gli estremi dell’intero intervallo temporale preso in esame, ma allo stesso tempo due ʻriveliʼ profondamente eterogenei, e non solo per il differente grado di conservazione della documentazione. Quello del 1681 fu un censimento molto discusso, su cui per lungo tempo gli storici hanno mantenuto dubbi sullo zelo con cui furono condotte le operazioni di rilevazione, soprattutto quelle patrimoniali432; mentre quello del 1747, al di là delle sue lungaggini, è stato frequentemente eletto come modello di censimento eseguito con cura e precisione433, ed effettivamente i controlli furono

molto stringenti, al punto che numerose schede furono contestate, e il valore delle ricchezze dichiarate furono verificate più volte. A tal riguardo è emblematico il memoriale di don Paolo de Gussio, che venne riesaminato in più fasi, al punto da costringere l’aristocratico taorminese a correggere la propria dichiarazione ben quattro volte434. Particolare attenzione fu riservata all’attestazione delle ʻgravezzeʼ,

tre rami del Parlamento alla luce della necessità di una nuova ripartizione fiscale; G. GIARRIZZO, La

Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, cit., p. 427. Mentre Francesco Renda attribuiva il ritardo allo scontro tra potere baronale e Corona in merito al commercio dei grani, oltre che all’opposizione ecclesiastica all’imposizione dell’obbligo di ʻriveliʼ anche per il clero; F. RENDA, Dalle riforme al

periodo costituzionale, in Storia della Sicilia, vol. VI, Società editrice Storia di Napoli e della Sicilia, Napoli 1978, p. 213.

432 F. BENIGNO, Una casa, una terra. Ricerche su Paceco, paese nuovo nella Sicilia del Sei e

Settecento, cit., p. 143.

433 Ivi, p. 199; E. PONTIERI, Sulla distribuzione della popolazione in Sicilia nel secolo XVIII, cit., p.

36.

434 ASP, Deputazione del Regno, vol. 4446, ff. 40-47. Paolo de Gussio è il capitano d’arme di

Taormina durante l’epidemia di peste del 1743-1745 ed è più volte nominato in D. LA CAMIOLA,

Relazione veridica di tutto ciò che operò la Città di Tavormina in occasione del carteggio accaduto nella Città di Messina l’anno 1743, cominciando da primi d’Aprile, BCP, Qq H 272, ff. 654-706; cfr. A. ABBATE, Taormina e la peste del 1743. La Relazione veridica di Domenico La Camiola, cit., pp. 185-218.

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con tutti i censi di debito che furono oggetto di severi controlli, con indagini incrociate tese a verificare la sussistenza dell’atto notarile che comprovava la ʻgravezzaʼ e il conseguente abbassamento del ʻlimpioʼ, cioè del patrimonio imponibile.

In generale i due ʻriveliʼ presi in esame rimandano a due differenti concezioni della valutazione patrimoniale. Se il censimento tardo seicentesco mirava al valore effettivo di un dato bene – ad esempio nel caso di un appezzamento terriero si cercava di saggiare la reale resa in produzione agricola («sacchi di fronda», macine d’olive, «migliara di canne», etc.) – quello della metà del secolo successivo, tendendo a escludere valutazioni arbitrarie, faceva affidamento su rigide valutazioni di carattere estensivo dettate dall’estimo generale, e slegate da ogni giudizio qualitativo. Ecco che nel ʻriveloʼ del 1747 un «molino diruto non macinante né atto a poter macinare. Di nessun frutto», come quello posseduto da Giacinto Cartella in contrada «Terre Rosse»435, veniva rigorosamente valutato ben 300 onze al pari al di un altro

macinatoio perfettamente funzionante; oppure che i tre muli di proprietà di Francesco Pregadio, indicati ormai come «vecchi e inutili», venissero fiscalmente conteggiati 6 onze l’uno, come se fosse del bestiame prestante436. Quindi il censimento di metà Settecento, pur risultando nel complesso più rigoroso, potrebbe aver dato seguito a una generale ipervalutazione di particolari categorie patrimoniali. È il caso, per esempio, attestato dal memoriale del dottor don Felice Cacciola, nel quale inizialmente sono indicate delle stime che, sul modello valutativo dei precedenti ʻriveliʼ, riportano dei valori «secondo la relazione degli esperti», successivamente tali stime furono barrate e rettificate alla luce delle nuove indicazioni dell’«estimo raggionato»: così la «casa solerata con un magazenello», sita in contrada Sant’Antonio, dove Cacciola abitava, stimata in origine «onze ventiuna, tarì duodeci, grana diecisette, e piccoli tre» – in base a una valutazione fondata sul numero delle stanze e e delle officine dell’edificio – raggiunse il valore fiscale di ben 80 onze, di fatto quasi quadruplicando la quotazione originaria437.

435 Ivi, ff. 256-257; cfr. infra p. 229.

436 ASP, Deputazione del Regno, vol. 4447, f. 333. 437 Ivi, f. 49.

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Differente tra i due censimenti fu anche il rapporto con il clero: in quello del 1681 gli appartenenti allo stato clericale furono solo numerati, tra l’altro venendo conteggiati separatamente dalle ʻanime laicheʼ; invece nel ʻriveloʼ del 1747, per la prima volta, anche gli ecclesiastici e gli istituti religiosi furono tenuti a dichiarare i loro beni438, e la loro secolare esenzione fiscale fu ridotta a una franchigia di 240

onze439.