Gli atti dei registri dei defunti, anch’essi in latino, incominciavano con il riportare la data dell’avvenuta sepoltura, per poi indicare in ordine il nome e il cognome del defunto ed eventuali suoi titoli247. Nel caso fosse stata una persona
celibe seguiva l’indicazione del nome del padre o, se un esposto, si scriveva la formula «filius populi»; mentre se fosse stata una persona sposata o vedova si specificava il nominativo del coniuge. In ogni caso si precisava sempre se il parente del deceduto indicato nell’atto fosse in vita o meno. A seguire veniva indicata l’età – spesso arrotondata e accompagnata dalla dicitura «circiter» – e la precisazione se il morto prima del trapasso si fosse confessato e avesse ricevuto l’unzione degli infermi e il sacro viatico248; in caso contrario tale mancanza veniva solitamente giustificata con l’uso della locuzione «morte repentina». L’atto si concludeva con il titolo e il nome del sacerdote presente alla funzione (o che comunque aveva autorizzato l’inumazione), e con la segnalazione del luogo di sepoltura, che poteva essere una cripta all’interno di una chiesa, un cimitero adiacente a un luogo di culto, o il camposanto del locale ospedale intitolato a San Vincenzo de’ Paoli. Ma ulteriori annotazioni potevano aggiungersi in occasione di circostanze eccezionali, ad esempio per decessi dovuti a cause insolite249, o per particolari deformazioni alla nascita
247 Oltre ai titoli di aristocratici ed ecclesiastici si aveva cura di indicare con estrema precisione il
grado e il corpo a cui appartenevano i militari sepolti. Ad esempio nell’atto di sepoltura di Giovanni Loch, forestiero quarantenne al soldo dell’esercito di Carlo II d’Asburgo, seppellito il 5 settembre 1675 presso l’Ospedale San Vincenzo, venne precisato il suo essere «miles equestris della compagnia dello cocchio neapolitanus». APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol. I (1623-1686).
248 Nel linguaggio ecclesiastico il viatico è la comunione amministrata ai fedeli gravemente infermi,
ʻalimento spiritualeʼ con cui affrontare il viaggio di transito all’altra vita.
249 Ne sono l’esempio gli atti di sepoltura di Stefano Patania, quarantacinquenne, e di Antonia
Malabri, settantenne, che il 16 ottobre 1676 morirono per un «ictu scopette messanensibus» mentre stavano difendendo la città dall’attacco dell’esercito franco-messinese; APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol. I (1623-1686). Oppure è il caso di Ursula Auteri, morta l’8 gennaio 1746 a cinquant’anni, perché «ictu fulminis percussa», APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol. II (1687-1749).
92
(«parvolus abominandus»)250, oppure quando ci si trovava di fronte a cadaveri ritrovati accidentalmente per il territorio taorminese251.
La formula degli atti dei defunti nel corso del tempo subì lievi ma numerose modifiche, la più significativa fu che, a partire dal 1709, per coloro che morivano in stato di celibato venne indicato non più solo il nome del padre ma anche quello della madre.
La serie degli atti dei defunti, come quella dei matrimoni, a causa del deterioramento delle pagine finali del volume I della parrocchia di San Nicolò, non è continuativa, e presenta una lacuna dal novembre 1674 al maggio 1675.
Die 2 Februarij 1746
Paulus Rizzo, olim filius quondam Joseph, et Catherine huius urbis, etatis sue annorum 70 circiter. Confortato approbato confessus et Sancta unctionis oleo roboratus, ex hac ad meliorem vitam migravit. Cuius corpus ex licentia Reverendissimi Archipresbyteri per me Canonicum secundum et Cappellanum Don Vincentium Bonsiggnore in Venerabili Convento Sancte Marie de Jesu sepultum est. APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol II. (1687-1749).
250 L’appellativo «parvolus abominandus» si ritrova soprattutto negli atti funebri della parrocchia di
Santa Maria Raccomandata. Vennero così etichettati: Pancrazio Di Naro, seppellito il 12 settembre 1745; Giovanni Uliti e Auteri il 5 gennaio 1746; Giovanni Chiofalo il 19 gennaio1746; Giuseppe Vinciguerra il 6 settembre 1746; Giovanna Malambrì il 3 ottobre 1746; e Rosaria Grugno il 7 ottobre 1747. APSMR, Liber Defunctorum, vol. I (1719-1766).
251 Come nell’atto di Lorenzo Iaurissa, uomo di 28 anni proveniente dal «Casale de Arena» in
Calabria Ulteriore, che il 18 aprile 1674 fu ritrovato morto nella marina di Schisò. APT, San Nicolò di Bari, Liber Defunctorum, vol. I (1592-1675).
93
1.16 Mortalità
I decessi che si verificano in una popolazione rappresentano la componente negativa del movimento naturale252. La mortalità è uno degli elementi tanto basilari
quanto determinanti di ogni dinamica demografica, la sua incidenza si verifica non soltanto in modo diretto mediante la morte di un certo numero di individui, ma agisce indirettamente modificando la struttura della popolazione e determinandone la sua evoluzione futura253.
Nella Chiesa Madre tra il 1676 e il 1747254 si registrarono 3.042 sepolture, per una media di 42,25 decessi annui255. In questa parrocchia nei primi quindici anni
(1676-1690) del periodo preso in esame si ebbe una media prossima alle quaranta morti l’anno (39,33), per poi segnare un incremento significativo nel quindicennio successivo (1691-1705), nel corso del quale si raggiunse una quota media di oltre cinquanta dipartite annue (50,13). In seguito (1706-1719), la mortalità crebbe ancora, evidenziando una vigorosa impennata, con un livello medio prossimo alle settanta sepolture l’anno (68,93). In modo particolare in ben cinque anni si superò abbondantemente tale soglia, e nel 1714 addirittura si toccò la vetta negativa di cento decessi. Da lì in poi, in coincidenza con il sorgere dell’istituzione parrocchiale di Santa Maria Raccomandata, e la conseguenziale spalmatura della popolazione in tre circoscrizioni ecclesiastiche, la media dei trapassi annuali si abbassò immediatamente, con la mortalità che nei restanti ventotto anni si mantenne pressoché costantemente intorno alle trenta sepolture (28,46). Ragguardevole eccezione l’anno
252 A. PASI, Contare gli uomini. Fonti, metodi, temi di Storia demografica, cit., p. 105.
253 L. DEL PANTA, Le epidemie nella storia demografica italiana (secoli XIV-XIX), Loescher, Torino
1980, p. 18. Abitualmente, a un forte incremento della mortalità, negli anni immediatamente successivi, segue una sensibile flessione delle nascite, questo perché la mortalità non si limita a far ʽscomparireʼ un certo numero di persone, ma provoca anche una serie di ʽnascite mancateʼ. Per un esempio concreto in riferimento alla crisi demografica del 1783-1785 a Militello in Val di Catania, cfr. L. SCALISI, I numeri di una storia. Appunti di demografia su di una comunità siciliana nel XVIII
sec.: Militello in Val di Catania, cit., p. 59.
254 Si ricorda che a causa di alcune lacune presenti nel volume primo del registro dei defunti del
Duomo (1592-1675) sono stati esclusi dall’analisi gli anni 1674 e 1675, cfr. supra p. 92.
94
1726, nel corso del quale si registrarono settanta morti, numero più che doppio rispetto alla media di dipartite registrate dal Duomo in quest’ultima fase (1720-1747).
Tab. XXX. Graf. 18. 1676 45 1695 36 1714 100 1733 38 1677 28 1696 46 1715 64 1734 30 1678 35 1697 49 1716 61 1735 20 1679 47 1698 42 1717 65 1736 23 1680 41 1699 53 1718 85 1737 24 1681 35 1700 45 1719 75 1738 20 1682 43 1701 57 1720 26 1739 26 1683 49 1702 50 1721 16 1740 23 1684 31 1703 38 1722 24 1741 26 1685 37 1704 24 1723 27 1742 28 1686 46 1705 53 1724 23 1743 29 1687 37 1706 74 1725 27 1744 42 1688 44 1707 61 1726 70 1745 25 1689 33 1708 40 1727 26 1746 25 1690 39 1709 82 1728 31 1747 20 1691 54 1710 70 1729 23 tot. 1676-1747 3.042 1692 39 1711 79 1730 24 media 1676-1747 42,25 1693 68 1712 63 1731 29 1694 36 1713 46 1732 52
95
Nella parrocchia di Santa Domenica – la maggiore per numero di parrocchiani – nell’intero intervallo preso in esame si ebbero 4.712 sepolture, per una media annuale di 63,68 decessi256. Qui dopo un avvio contrastato – nel quale nel 1674 si
ebbe il dato minimo parrocchiale di soli trentaquattro morti, e nei due anni seguenti si registrarono due picchi di alta mortalità – l’andamento tra il 1677 e il 1711 si mantenne essenzialmente costante intorno a una media di cinquantacinque dipartite annuali (56,8), con pochi discostamenti di considerevole entità. Invece nei trentasei anni successivi (1712-1747) il numero dei decessi segnò una forte crescita, raggiungendo una media di 69,42 trapassi l’anno, con il frequente incalzare di anni contrassegnati da una mortalità superiore alle settantacinque unità. Infatti, se nei precedenti trentacinque anni solo nel 1697, con ottanta decessi, si superò la soglia delle settantacinque sepolture annue, nella fase compresa tra il 1712 e il 1747 essa fu superata ben undici volte, quasi un anno su tre. In special modo, notevolmente alto fu il numero di morti nel biennio 1718-1719 (267) e in quello 1743-1744 (215), con la punta più alta che venne raggiunta nell’anno 1719 con la cifra straordinariamente elevata di ben 180 dipartite.
96 Tab. XXXI. Graf. 19. 1674 34 1693 75 1712 76 1731 63 1675 95 1694 54 1713 46 1732 69 1676 96 1695 49 1714 67 1733 84 1677 46 1696 61 1715 78 1734 43 1678 52 1697 80 1716 57 1735 56 1679 48 1698 61 1717 72 1736 43 1680 51 1699 65 1718 87 1737 62 1681 53 1700 42 1719 180 1738 51 1682 39 1701 65 1720 76 1739 47 1683 60 1702 70 1721 58 1740 59 1684 60 1703 62 1722 60 1741 81 1685 53 1704 55 1723 56 1742 54 1686 58 1705 65 1724 61 1743 91 1687 38 1706 56 1725 66 1744 124 1688 53 1707 51 1726 98 1745 54 1689 55 1708 51 1727 50 1746 76 1690 63 1709 65 1728 71 1747 66 1691 68 1710 55 1729 60 tot. 1674-1747 4.712 1692 63 1711 46 1730 57 media 1674-1747 63,68
97
Abbastanza stabile l’andamento delle sepolture nella più ʽgiovaneʼ parrocchia di Santa Maria Raccomandata, dove dalla sua istituzione nel 1719 fino al 1747 vennero registrate 1.152 sepolture, per una media annua di 39,72 decessi257.
Nel borgo di Giardini, dopo l’exploit iniziale con trentuno morti concentrati tra il maggio e il dicembre del primo anno, e il basso livello di mortalità dei due anni a seguire, dal 1722 fino al 1743 la media delle sepolture annue si stabilizzò circa sulle quaranta unità (39,68), con poche ma significative variazioni: nell’anno 1728 si ebbero solo venticinque dipartite, e nel 1736 si toccò il valore massimo dei decessi con ben sessantasei sepolture. Infine, l’alta mortalità divenne la costante dell’ultimo quadriennio. Tra il 1744 e il 1747 si registrò una media di cinquantaquattro trapassi, più elevata di oltre un terzo (+36%) rispetto alla media giardinese complessiva.
Tab. XXXII. 257 Cfr. Tab. XXXII. 1719 31 1727 29 1735 31 1743 43 1720 13 1728 25 1736 40 1744 59 1721 19 1729 34 1737 66 1745 51 1722 36 1730 42 1738 44 1746 51 1723 43 1731 40 1739 34 1747 55 1724 39 1732 38 1740 35 tot. 1719-1747 1.152 1725 41 1733 47 1741 41 media 1719-1747 39,72 1726 55 1734 26 1742 44
98
Graf. 20.
In generale aggregando i dati delle sepolture delle tre parrocchie di Taormina emerge la dinamica complessiva della mortalità cittadina tra il 1676 e il 1747258. In
settantadue anni furono 8.777 le sepolture registrate, per una media di 121,90 morti l’anno. Analizzando diacronicamente tali dati, pur tra le naturali piccole variazioni annuali, emerge un trend di facile individuazione, che ci mostra un progressivo e intenso aumento dei decessi fino alla fine del secondo decennio del XVIII secolo. Infatti, se negli anni Settanta e Ottanta del Seicento (1676-1689) si riscontrava una media inferiore alle novantacinque dipartite annue (93,79), nei due decenni successivi (1690-1709) il numero medio di sepolture si alzò a circa centodieci unità l’anno (110,35), per poi subire un ulteriore forte incremento nella decade 1710-1719, sospingendo la mortalità su una media di oltre centocinquanta trapassi annuali (150,30), con l’anno 1719 che registrò il record negativo di ben 286 decessi. Raggiunta tale vetta negli anni Venti e Trenta la mortalità, pur mantenendosi su livelli sostenuti, si abbassò stabilizzandosi su valori medi prossimi alle centotrenta dipartite annue (127,60). Infine, negli anni Quaranta – definiti da Rosario Nicotra come gli anni più perturbati e difficili di tutto il secolo259 – la mortalità subì una nuova
258 In merito all’esclusione dall’analisi del biennio iniziale 1674-1675, cfr. supra p. 92.
259 R. NICOTRA, Le crisi demografiche nella Sicilia del Settecento. Cronologia, intensità,
99
impennata, ritornando sui rilievi quantitativi del secondo decennio del Settecento, pari a circa centocinquanta morti l’anno (150,25).
Ora, rapportando le sepolture annue con una popolazione taorminese che nel periodo analizzato può essere mediamente quantificata intorno alle 3.000 unità260, si
evidenzia ancora meglio come nel corso di trentacinque anni si sia passati gradualmente, ma allo stesso tempo in maniera spedita, da una mortalità media a un regime stabile d’elevata mortalità, con alcuni vertici che raggiungono percentuali di decessi che possono essere definite legittimamente ʽcriticheʼ. Se tra il 1676 e il 1689 la mortalità si mantenne al 3,13%, prossima a quel rapporto di tre punti percentuali tra il numero dei decessi intercorsi in un anno e la popolazione generale che Flinn definì ʽmortalità normaleʼ261. Negli anni seguenti questa percentuale crebbe
progressivamente, fino a raggiungere nel decennio 1710-1719 il 5,01%, dato che identifica innegabilmente una fase d’alta mortalità, che pur con qualche flessione tra il 1720 e il 1739 (4,25%, comunque sempre oltre un punto percentuale sulla soglia di ʽmortalità ordinariaʼ), perdurò fino alla fine degli anni presi in esame da questo studio.
Inoltre, se facciamo valida la proposta di Massimo Livi Bacci di etichettare come ʽcrisiʼ tutte quelle punte di mortalità che superano del 50% il livello ʽnormaleʼ di decessi262, a Taormina nei settantadue anni esaminati sono ben diciotto le annualità
in Sicilia, bensì sono largamente documentate in varie regioni d’Europa, cfr. E. FRANÇOIS, La
population de Coblènce au XVIII siècle. Deficit démographique et immigration dans une ville de résidence, «Annales de Démographie Historique», 1975, pp. 291-341; M. PESET, J.L. PESET, Muerte en España. (Politica y sociedad entre la peste y el cólera), Seminarios y Ediciones, Madrid 1972; M. LACHIVER, Histoire de Meulan et de sa région par les textes, Meulan, Persan-Beaumont 1965; M. BRICOURT, M. LACHIVER, J. QUERNEL, La crise de subsistance des années 1740 dans le ressort
du Parlament de Paris, «Annales de Démographie Historique», 1974, pp. 291-341.
260 Tale stima è il frutto del computo del valore medio della popolazione di Taormina rilevata nei
censimenti del 1681, 1714, 1737 e 1747, cfr. tab. III. Inoltre, tale calcolo trova ulteriore conferma nell’elaborazione basata sul numero medio annuo di nascite, cfr. supra p. 23, nt. 26.
261 M.W. FLINN, Il sistema demografico europeo 1500-1820, cit., p. 26.
262 Egli riserva però l’appellativo di ʽgrande crisiʼ a situazioni in cui il numero dei decessi si fosse
quadruplicato rispetto al presunto ʽlivello normaleʼ; cfr. M. LIVI BACCI, La société italienne devant
les crises de mortalité, Università degli Studi di Firenze – Dipartimento di Statistica, Firenze 1978, p. 10.
100
contraddistinte da un numero di morti ʽcriticoʼ263. In pratica all’interno della realtà taorminese, tra la fine del XVII secolo e la prima metà del Settecento, gli anni che possono essere indicati come annualità influenzate da ʽcrisi di mortalitàʼ sono il 25,00%, un’incidenza più che doppia rispetto la percentuale generale siciliana elaborata da Nicotra (10,00%)264, e almeno quadrupla se messa a confronto ai dati
forniti da Lorenzo Del Panta per la Toscana (5,70%)265 e l’Italia settentrionale
(4,00%)266. E la situazione si aggrava se consideriamo solo gli anni a partire dal 1709,
infatti in questa fase su trentanove annualità sono addirittura sedici (41,06%) gli anni con incrementi superiori al 50% del valore ʽnormaleʼ; quindi è lampante come la demografia taorminese, a partire dal secondo decennio del Settecento fino alla metà del secolo, patì una prolungata e intensa ʽcrisi di mortalitàʼ, tra l’altro con modalità più estese e acute di quelle registrate dalle dinamiche complessive della Sicilia e dell’Italia in genere. In special modo sono tre gli anni caratterizzati da notevole mortalità: il già menzionato 1719 con 286 sepolture e una percentuale di mortalità del 9,53%, quindi più che tripla rispetto a valori ʽordinariʼ; e il 1726 e il 1744 rispettivamente con 223 e 225 dipartite e un tasso di decessi prossimo al 7,50%.
Questo andamento ʻcriticoʼ della mortalità taorminese emerge parallelamente anche dall’analisi delle variazioni del ʻritmoʼ. Infatti se – come già effettuato per natalità e nuzialità – calcoliamo per ogni annualità il differenziale tra le sepolture avvenute nel corso di quell’anno e la media mobile su nove anni (elaborata come sempre prendendo in riferimento i quattro anni precedenti e i quattro successivi) e poi rapportiamo il risultato ottenuto a una scala che valuti lo scostamento del dato
263 Se la soglia di mortalità ʽordinariaʼ è data da un rapporto dipartite annue/popolazione fissato al
3,00%, e quindi il livello taorminese ʽnormaleʼ di decessi è stabilito in novanta morti annue, sono da ritenersi annualità ʽcriticheʼ tutti quelle in cui si registrano almeno centotrentacinque morti.
264 R. NICOTRA, Le crisi demografiche nella Sicilia del Settecento. Cronologia, intensità,
fenomenologia, cit., p. 60.
265 L. DEL PANTA, Le epidemie nella storia demografica italiana (secoli XIV-XIX), cit., pp. 195-219,
e in particolare le tabelle riportate alle pp. 196-198.
266 ID., Cronologia, intensità e diffusione delle crisi di mortalità in Toscana dalla fine del XIV agli
101
percentuale267, si evidenziano continue fratture dell’andamento ʻnormaleʼ della mortalità; alcune anche di forte entità, come nei casi già menzionati del 1719 e 1726, quando delle forti impennate nelle sepolture fecero segnare variazioni del +126,98% e del +81,30%. E nel complesso si riscontrano alterazioni significative del ʻritmo ordinarioʼ in trentadue delle sessantaquattro annualità (50,00%) per le quali abbiamo calcolato la media mobile novennale (1680-1743); con forti accelerazioni nel ritmo dei decessi nell’ultima decade del Seicento, e negli anni Dieci del secolo successivo, decenni nei quali in maniera più sostenuta il sistema demografico taorminese mutò la propria configurazione pervenendo a uno stabile regime d’elevata mortalità.
Tab. XXXIII.
267 Cfr. Tab. XXXVI. Per una metodologia d’indagine affine si rimanda nuovamente a R. NICOTRA,
Le crisi demografiche nella Sicilia del Settecento. Cronologia, intensità, fenomenologia, cit., pp. 14- 16. 1676 141 1695 85 1714 167 1733 169 1677 74 1696 107 1715 142 1734 99 1678 87 1697 129 1716 118 1735 107 1679 95 1698 103 1717 137 1736 106 1680 92 1699 118 1718 172 1737 152 1681 88 1700 87 1719 286 1738 115 1682 82 1701 122 1720 115 1739 107 1683 109 1702 120 1721 93 1740 117 1684 91 1703 100 1722 120 1741 148 1685 90 1704 79 1723 126 1742 126 1686 104 1705 118 1724 123 1743 163 1687 75 1706 130 1725 134 1744 225 1688 97 1707 112 1726 223 1745 130 1689 88 1708 91 1727 105 1746 152 1690 102 1709 147 1728 127 1747 141 1691 122 1710 125 1729 117 tot. 1676-1747 8.777 1692 102 1711 125 1730 123 media 1676-1747 121,90 1693 143 1712 139 1731 132 1694 90 1713 92 1732 159 Se polture Taormina
102 Graf. 21. Tab. XXXIV. 1676-1689 93,79 3,13% 1690-1699 110,10 3,67% 1700-1709 110,60 3,69% 1710-1719 150,30 5,01% 1720-1729 128,30 4,28% 1730-1739 126,90 4,23% 1740-1747 150,25 5,01%
Taormina, media sepolture e percentuale di mortalità
103 Tab. XXXV. Anni Media mobile su nove anni Differenza dalla media mobile nove anni Scostamento percentuale dalla media mobile su nove anni Anni Media mobile su nove anni Differenza dalla media mobile nove anni Scost ament o percent uale dalla media mobile su nove anni 1676 - - - 1712 125,00 14,00 11,20% 1677 - - - 1713 137,00 -45,00 -32,85% 1678 - - - 1714 137,00 30,00 21,90% 1679 - - - 1715 139,00 3,00 2,16% 1680 91,00 1,00 1,10% 1716 139,00 -21,00 -15,11% 1682 91,00 -9,00 -9,89% 1718 137,00 35,00 25,55% 1683 91,00 18,00 19,78% 1719 126,00 160,00 126,98% 1684 91,00 0,00 0,00% 1720 123,00 -8,00 -6,50% 1685 90,00 0,00 0,00% 1721 126,00 -33,00 -26,19% 1686 91,00 13,00 14,29% 1722 126,00 -6,00 -4,76% 1687 97,00 -22,00 -22,68% 1723 123,00 3,00 2,44% 1688 97,00 0,00 0,00% 1724 123,00 0,00 0,00% 1689 102,00 -14,00 -13,73% 1725 123,00 11,00 8,94% 1690 102,00 0,00 0,00% 1726 123,00 100,00 81,30% 1691 97,00 25,00 25,77% 1727 126,00 -21,00 -16,67% 1692 102,00 0,00 0,00% 1728 127,00 0,00 0,00% 1693 102,00 41,00 40,20% 1729 132,00 -15,00 -11,36% 1694 103,00 -13,00 -12,62% 1730 127,00 -4,00 -3,15% 1695 107,00 -22,00 -20,56% 1731 123,00 9,00 7,32% 1696 103,00 4,00 3,88% 1732 123,00 36,00 29,27% 1697 107,00 22,00 20,56% 1733 123,00 46,00 37,40% 1698 107,00 -4,00 -3,74% 1734 123,00 -24,00 -19,51% 1699 107,00 11,00 10,28% 1735 115,00 -8,00 -6,96% 1700 107,00 -20,00 -18,69% 1736 115,00 -9,00 -7,83% 1701 118,00 4,00 3,39% 1737 115,00 37,00 32,17% 1702 118,00 2,00 1,69% 1738 115,00 0,00 0,00% 1703 118,00 -18,00 -15,25% 1739 117,00 -10,00 -8,55% 1704 112,00 -33,00 -29,46% 1740 126,00 -9,00 -7,14% 1705 118,00 0,00 0,00% 1741 130,00 18,00 13,85% 1706 118,00 12,00 10,17% 1742 130,00 -4,00 -3,08% 1707 118,00 -6,00 -5,08% 1743 141,00 22,00 15,60% 1708 125,00 -34,00 -27,20% 1744 - - - 1709 125,00 22,00 17,60% 1745 - - - 1710 125,00 0,00 0,00% 1746 - - - 1711 125,00 0,00 0,00% 1747 - - -
104
Tab. XXXVI.