L’indagine delle acmi di mortalità è un esercizio complesso, e per la comprensione di tali fenomeni è richiesto il ricorso a un intreccio di elementi e di dati forniti da discipline quali la storia dei prezzi, l’epidemiologia, la climatologia; oltre che una profonda conoscenza delle strutture socio-economiche dell’area studiata268.
Numerosi studi hanno evidenziato correlazioni tra l’incremento del prezzo del frumento – genere di consumo fondamentale nell’economia alimentare europea – e l’impennata dei decessi269. Altri hanno sostenuto il carattere prevalentemente
268 J. MEUVRET, Réflexion d’un historien sur les crises démographiques aiuguës avant le XVIIIe siècle, in P. HARSIN, E. HÉLIN (a cura di), Actes du colloque international de demographie historique.
Liege, 18-20 Avril 1963. Problèmes de mortalité, Génin, Paris 1965, pp. 93-97.
269 Cfr. ID, Les crises de subsistance et la démographie de la France d’ancien régime, cit., pp. 643-
650; P. GOUBERT, Beauvais et le Beauvaisis de 1600 à 1730, Paris, SEVPEN, 1960; A. ARMENGAUD, J. DUPAQUIER, M. REINHARD, Storia della popolazione mondiale, cit., pp. 208-209; T. MCKEOWN,
The Modern Rise of Population, Arnold, London 1976. In ambito italiano cfr. G. FELLONI, Prezzi e
popolazione in Italia nei secoli XVI-XIX, in Demografia storia e condizioni economico sociali. Atti
del seminario di demografia storica 1974, vol. III, Comitato italiano per lo studio della demografia storica, Roma 1976, pp. 87-153; M. BRESCHI, A. FORNASIN, G. GONANO, Dinamica dei prezzi e
dinamica demografica in Friuli nel Settecento, in M. BRESCHI, P. MALANIMA (a cura di), Prezzi,
redditi, popolazione in Italia: 600 anni (dal secolo XIV al secolo XX), Forum, Udine 2002, pp. 61- 72. Invece in merito alla realtà territoriale messinese cfr. G. RESTIFO, Linee di demografia messinese
del ‘700, cit., pp. 372-373, ove è indagato l’impatto della variazione del prezzo del grano sul -100,00% ˃-100,00% -60,00% -99,99% -20,00% -39,99% -10,00% -19,99% -9,99% 9,99% 10,00% 19,99% 20,00% 39,99% 40,00% 59,99% 60,00% 99,99% 100,00% ˃100,00%
Scala di valutazione dello scostamento della mortalità
Valori compresi tra:
Flessione mortalità di fortissima incidenza Flessione mortalità di moderata incidenza
Flessione mortalità di lieve incidenza Variazione ordinaria
Crisi di mortalità di lieve incidenza Crisi di mortalità di moderata incidenza Crisi di mortalità di considerevole incidenza
Crisi di mortalità di forte incidenza Crisi di mortalità di fortissima incidenza
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epidemico delle ʽcrisi di mortalitàʼ270, e Joseph Ruwet si è spinto fino a operare una schematizzazione generale tra ʽcrises de mortalitéʼ, di origine epidemica, consistenti nel solo aumento delle sepolture, e le ʽmortalités de criseʼ, di impianto alimentare, correlate agli alti prezzi del grano e accompagnate da parallele flessioni di nascite e unioni matrimoniali271. Ma diviene difficile ricondurre a una causa unica le frequenti
e incisive crisi che colpirono Taormina nel periodo perso in esame. Tra l’altro, a causa dell’inesistenza di serie taorminesi dei prezzi dei cereali, ci è impedito di stabilire in modo stringente delle forti correlazioni tra rincaro del frumento e innalzamento della mortalità. Un confronto comunque indicativo può essere affrontato prendendo come riferimento le ʽmeteʼ dei cereali della città di Palermo raccolte da Orazio Cancila272.
Tuttavia, quello che emerge dai prezzi palermitani è l’avviarsi a partire dagli anni Ottanta del Seicento di una lunga fase di recessione del costo del grano, soprattutto di quello duro, detto forte, cioè quello maggiormente consumato dalla popolazione. Prezzi bassi che perdurarono per tutto l’arco temporale studiato a seguito dell’effetto
movimento naturale della popolazione di sette casali messinesi: Bordonaro, Camaro Superiore, Cumia Inferiore, Cumia Superiore, Larderia, Pistunina, Santo Stefano.
270 Cfr. R. BAEHREL, Une Croissance: La Basse-Provence Rurale (Fin XVIe
Siècle-1789): essai d’economie historique statistique, SEVPEN, Paris 1961; P. CHAUNU, Le Neubourg, quatre siècles
d'histoire normande (XIVe-XVIIIe siècle), «Annales. Économies, Sociétés, Civilisations», n. 6, 1692, pp. 1152-1168.
271 J. RUWET, Crises de mortalité et mortalités de crise a Aix-la-Chapelle (XVIIe débuit du XVIIIe siécle), in Actes du colloque international de demographie historique. Liege, 18-20 Avril 1963.
Problèmes de mortalité, Génin, Paris 1965, pp. 379-408.
272 Cfr. O. CANCILA, Le mete dei cereali e del vino a Palermo dal 1407 al 1822, cit., pp. 157-165. La
scelta delle ʽmeteʼ palermitane è stata dettata dall’assenza di lavori editi dedicati alla serie di prezzi della Sicilia orientale. Fanno eccezione le elaborazioni di Antonio Petino per Catania, ma per fasi storiche diverse da quella presa in esame da questo studio; cfr. A. PETINO, Aspetti e momenti di
politica granaria a Catania ed in Sicilia nel Quattrocento, Studi di Economia e Statistica dell’Università di Catania, Catania 1952; ID., Primi assaggi sulla «Rivoluzione dei prezzi» in Sicilia:
i prezzi del grano, dell’orzo, dell’olio, del vino, del cacio a Catania dal 1512 al 1630, in Studi in
onore di Gino Luzzatto, vol. II, Giuffrè, Milano 1949, pp. 198-226; ID., I prezzi di alcuni prodotti
agricoli sui mercati di Palermo e di Catania dal 1801 al 1890, «Archivio Economico dell’Unificazione Italiana», vol. VIII, fasc. 5, 1959. Inoltre bisogna tenere conto che le ʽmeteʼ erano prezzi politici e non reali, ma lo stato delle fonti, in questo caso anche per la stessa Palermo, non consentirebbero di costruire lunghe serie continuative sui prezzi di mercato; cfr. O. CANCILA,
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combinato di buoni livelli di produzione granaria273 e calo della domanda estera274. Mediamente il prezzo del frumento si mantenne intorno alla cifra abbastanza contenuta di un’onza e ventisette tarì la salma275. Inoltre, non si evidenziano relazioni
tra le ʽcrisi di mortalitàʼ e rialzi del costo del grano. Nei diciotto anni in cui a Taormina venne raggiunto un numero di decessi tali da poter definire la mortalità come ʽcriticaʼ, nei due terzi dei casi essi furono anticipati da anni di buoni raccolti, con valori del frumento inferiori alla soglia delle due onze per salma276; e mai in
nessun caso si ebbero prezzi superiori alle tre onze. Significativo il caso dell’anno 1719, che con le sue 286 sepolture è stato già segnalato come l’annualità dal più alto numero di dipartite; esso non solo non venne preceduto da alcun cattivo raccolto, ma al contrario la ʽmetaʼ palermitana del 1718 fissò il costo di una salma di grano ad appena un’onza e tredici tarì, valore tra i più bassi di tutto il Sei e il Settecento. Di contro la ʽmetaʼ del 1679, che stabilì il prezzo del frumento a due onze e ventisette tarì, quindi a un prezzo elevato, il più alto nel periodo analizzato, venne seguita da appena novantadue morti, quindi cifra in linea con una mortalità ʽordinariaʼ. E anche svincolandoci dai prezzi palermitani non ritroviamo palesi connessioni tra le disavventure della produzione agricola taorminese e significativi incrementi di decessi. Nel corso dell’estate 1696 il territorio della comarca di Taormina venne attraversato da numerosi sciami di cavallette che aggredirono i raccolti277, quindi per
il biennio 1696-1697 sarebbe lecito attendersi una mortalità straordinaria. In realtà furono registrati complessivamente 236 decessi278, quantitativi ben lontani da essere
273 G. GIARRIZZO, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, cit., p. 273. 274 O. CANCILA, Imprese, redditi, mercato, nella Sicilia moderna, cit., p. 228. 275 Cfr. Tab. XXXVII.
276 È bene prendere in riferimento il prezzo della ʽmetaʼ dell’anno che precede la ʽcrisiʼ, in quanto le
ʽmeteʼ erano imposte dalle autorità municipali tra la fine di agosto e gli inizi di settembre; cfr. O. CANCILA, Imprese, redditi, mercato, nella Sicilia moderna, Palumbo, Palermo 1993, p. 205.
277 ASCT, Supplicazioni (1600-1772), f. 294r, documento in data 5 giugno 1696; ASCT, Libri
d’ordine (1695-1702), f. 33r, documento in parte danneggiato, al quale non è possibile attribuire una data certa, con ogni probabilità anch’esso è stato prodotto nell’estate 1696. Tale episodio trova riscontro anche a Messina, cfr. G. CUNEO, Avvenimenti della nobile città di Messina, vol. I, Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali Ambientali e della Pubblica Istruzione – Museo Regionale di Messina, Messina 2001, pp. 315-318.
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definibili come ʽcriticiʼ. Evidentemente le frequenti ʽcrisi di mortalitàʼ che accompagnarono lo sviluppo di Taormina nella prima metà del XVIII secolo ebbero in prevalenza altre cause, ed è da escludere la precipua origine alimentare. In linea con la nostra ricostruzione è il giudizio di Domenico Ligresti, che in riferimento alle dinamiche demografiche generali dell’Isola affermò: «i decrementi o i rallentamenti della crescita (della popolazione n.d.r.) non hanno connessione costante con una carenza di produzione cerealicola, nemmeno nel caso tanto citato del Valdemone, che non produceva grano neppure quando era di gran lunga la zona più densamente popolata della Sicilia»279. Inoltre, come sottolineato da Massimo Livi Bacci, le popolazioni posseggono un notevole grado di adattabilità allo stress nutritivo, che nel breve e nel medio periodo permette loro di attenuare l’antagonismo con la penuria alimentare280.
Maggiormente accreditata sembrerebbe la radice epidemica281. A tal proposito
in coincidenza della ʽcrisiʼ del 1709 – nel corso della quale la percentuale di mortalità fu del 4,90%, quasi due punti al di sopra del ʽrapporto ordinarioʼ – sono attestate per l’area messinese malattie influenzali diffuse282. Inoltre, è da ricollegare a una matrice
279 D. LIGRESTI, Dinamiche demografiche nella Sicilia moderna (1505-1806), cit., p. 149.
280 M. LIVI BACCI, Popolazione e alimentazione. Saggio sulla storia demografica europea, Il Mulino,
Bologna 1989, p. 9, 56, 84.
281 Va precisato che le fiammate epidemiche nel corso della storia sono risultate spesso strettamente
legate alle influenze negative di penurie e carestie, in quanto una popolazione alimentata malamente è una popolazione maggiormente soggetta alle malattie infettive, e risulta meno capace a contrastarne la diffusione; cfr. T. MCKEOWN, Food, infection and population, «Journal of Interdisciplinary History», n. 2, 1983, pp. 227-247. Ma nel caso specifico di Taormina tra la fine del Seicento e la prima metà del secolo successivo, come abbiamo già avuto modo di vedere, non siamo in presenza di alcuna situazione di diffusa malnutrizione, bensì ci troviamo di fronte a un quadro generale favorevole per l’alimentazione popolare. Inoltre, se ci focalizza sulle principali forme infettive, ci si accorge che, per molte di esse, come la malaria, la peste, il vaiolo o la febbre tifoide, il legame con la nutrizione appare minimo o inesistente. AA. VV. (The conferees at the Bellagio Conference), The
relationship of nutrition, disease and social conditions: a Graphical Presentation, in R.I. ROTBERG, T.K. RABB (a cura di), Hunger and History, Cambridge University Press, Cambridge 1985, p. 308. Per di più il rapporto causa-effetto tra cattiva alimentazione ed epidemie può anche essere ribaltato, infatti l’esistenza di un processo infettivo può generare difficoltà nell’assorbimento dei principi nutritivi, e quindi causare stati di malnutrizione; cfr. N.S. SCRIMSHAW, C.E. TAYLOR, J.E. GORDON,
Interaction of Nutrition and Infection, Who, Geneva 1968, p. 58.
282 Cfr. C.D. GALLO, G. OLIVA, Gli annali della città di Messina, vol. III, Forni, Sala Bolognese
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infettiva anche l’impennata di morte che si registrò nel biennio 1718-1719. In quegli anni, infatti, la Sicilia fu il principale teatro della Guerra della Quadruplice Alleanza283, e per Taormina fu un continuo passare dal controllo di un esercito
all’altro, al punto che nel giro di soli quindici mesi la comunità taorminese subì per ben quattro volte la presa e l’abbandono delle sue fortezze284; ed è noto come le guerre
d’età moderna lasciassero dietro a sé un’imponente scia di morte, non per gli scontri sui campi di battaglia, dove il numero dei caduti era di norma abbastanza contenuto, ma primariamente per la loro portata di malattie come l’influenza, la febbre tifoidea, il tifo petecchiale, la dissenteria e il vaiolo285. Gli eserciti con le pessime condizioni igieniche che regnavano negli accampamenti, e con i loro spostamenti continui, erano
283 Cfr. G. BOERI, J.L. MIRECKI, P. GIACOMONE PIANA, G. AIMARETTI, R. VELA, La Guerra di
Sardegna e di Sicilia 1717-1720. Gli eserciti contrapposti: Savoia, Spagna e Austria, voll. I-II, Soldiershop, Zanica 2017-2018; DE COLPI, Diario di tutto quello che successe nell’ultima guerra di
Sicilia fra le due armate Allemanna, e Spagnuola, Ciché, Palermo 1721; G. REITANO, Il Cardinale
Giulio Alberoni e la guerra del 1718-20 in Sicilia, Giannotta, Catania 1891; P. BURGARELLA, Un
itinerario di guerra nella Sicilia del 1718, «Archivio Storico Siciliano», n. 21-21, 1971-1972, pp. 245-272.
284 Il 13 luglio 1718 milizie paesane dei centri limitrofi scacciarono da Taormina il presidio militare
piemontese, e sette giorni dopo fece l’ingresso in città l’esercito spagnolo. Il 2 luglio dell’anno successivo, di fronte allo sbarco a Schisò delle truppe imperiali – trasportate dalla flotta dell’ammiraglio inglese George Byng – i militari iberici abbandonarono la città per rifugiarsi nel castello di Mola, lasciando il campo alle truppe asburgiche. Appena due settimane più tardi, il 16 luglio 1719, gli austriaci rinunciarono al controllo di Taormina per puntare direttamente all’assedio di Messina, determinando, due giorni dopo, il ritorno dell’esercito di Filippo V. Infine, il 28 novembre 1719, dopo la conquista imperiale della Cittadella di Messina, gli spagnoli decisero di abbandonare definitivamente Taormina e Mola, che da lì in poi rimase stabilmente sotto il controllo asburgico fino alla fine del conflitto, che cessò con l’accordo di pace del Trattato dell’Aia del 1720. Cfr. F. MUSCOLINO, Taormina, 1713-1720: La «Relazione istorica» di Vincenzo Cartella e altre
testimonianze inedite, cit., pp. 1-40. In merito all’arrivo a capo Schisò delle navi britanniche, cfr. l’esperienza diretta di Giovanni di Giovanni, G. DI GIOVANNI, Dissertazioni sulla storia civile di
Taormina: città rinomatissima in Sicilia, a cura di R. PIERALLINI, Amenta, Palermo 1869, pp. 102- 104. Sulle conseguenze economiche e patrimoniali patite da Taormina in occassione delle «guerre nell’anno 1718.1719», cfr. ASCT, Supplicazioni (1600-1772), f. 423v.
285 E.A. WRIGLEY, Demografia e storia, cit., p. 62. Nel XVIII secolo le epidemie maggiormente
documentate nell’area siculo-calabra furono: il tifo petecchiale, il vaiolo, la malaria, la febbre mesenterica, la rosolia, la tosse convulsiva, oftalmie catarrali e varie forme coleriche, cfr. A. IOLI, G. VENNIRO, C. GEMBILLO, G. MELIADÒ, Un modello per lo studio di igiene ambientale nei secoli
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un veicolo straordinariamente efficace per la diffusione delle epidemie286. Proprio in tal senso vanno ricondotti i 458 decessi del 1718-1719, con un tasso di mortalità medio del 7,63%. Del resto, come abbiamo già visto, in quegli anni il prezzo del grano si mantenne a costi contenuti287, e i soldati morti a Taormina nel corso del conflitto
furono appena diciotto, tra l’altro non tutti periti necessariamente a causa delle ostilità288. Inoltre, tra le sepolture dei civili nel solo caso di Matteo de Aprile –
deceduto il 19 luglio 1718 per un colpo di un «instrumento bellico» – è indicata una causa di morte esplicitamente riconducibile a degli scontri militari289. Peraltro nel
286 C.M. CIPOLLA, Storia economica dell’Europa preindustriale, Il Mulino, Bologna 1974, p. 23. Per
un approfondimento in merito al rapporto tra conflitti militari ed epidemie mediante una prospettiva di ʽlunga durataʼ, cfr. E. CHALINE, 50 Animali che hanno cambiato il corso della Storia, cit., pp. 159- 161.
287 Cfr. Supra p. 106, tab. XXXVII.
288 Giovanni Ferdinando Aragona, militare trentaduenne, originario di Carpanzano «Regni Calabrie
[…] instrumento bellico interfectus», APT, San Nicolò di Bari, Liber Defunctorum, vol II (1675- 1819), atto in data 13 luglio 1718; «Andreas, cuius cognomen ignoratur, milites Piemontis, […] miserabiliter occisus in ingressu exercitus Regis Hijspanium», APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol II (1687-1749), atto in data 14 luglio 1718; Pietro Rodriguez, quarantenne, «miles Hijspanium […] repentina morte occupatus», APT, San Nicolò di Bari, Liber Defunctorum, vol II (1675-1819), atto in data 28 luglio 1718; Giovanni Bernardo Musca, sessantenne, «miles oppidi euli Reipubblice Genuensis», APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol II (1687-1749), atto in data 21 settembre 1718; don Alberto Bari, ventiquattrenne, «miles Hijspanus voluntarius», APT, San Nicolò di Bari, Liber Defunctorum, vol II (1675-1819), atto in data 14 ottobre 1718; Alessandro Crak, trentacinquenne, «miles Hijspanus»», ivi, atto in data 17 ottobre 1718; un «miles quindam Hijspanus cuius nomen, et cognomen ingnoratur», di circa trent’anni, APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol II (1687-1749), atto in data 28 marzo 1719; «Nicolaus cuius cognomen ignoratur miles Hijspanus», circa ventenne, ivi, atto in data 6 giugno 1719; un altro «miles quidam cuius nomen ignoratur», di circa quarant’anni, ivi, atto in data 2 luglio 1719; Giovanni Gualletti, venticinquenne, «miles hijspanus Provincie Catalonie», ivi, atto in data 13 luglio 1719; Antonio Aosch, venticinquenne, «miles hijspanus Province Valentie regiminis Mediolanensis», ivi, atto in data 30 luglio 1719; Clemente Cacia, trentenne, «miles Hijspanus regiminis Mediolanensis», originario di Novara «Regni Mediolani», ivi, atto in data 3 agosto 1719; Benedetto Fernandes, di trent’anni, «miles Hijspanus regiminis Castelle», ivi, atto in data 6 agosto 1719; Iacopo Endres, trentottenne, «miles hispanus insule Mariorice», ivi, atto in data 10 agosto 1719; Pietro Dumeq e Cambrus, di trentanove anni, «province Vasconie oppidi Mantaù regiminis custodie Vallonum […] subita morte correputs», ivi, atto in data 11 agosto 1719; Didaco Bordon, trentacinquenne, «miles hijspanus natione gallus», ivi, atto in data 23 agosto 1719; don Giovanni Cuspiletta, «dux militum Hispaniarum», quarantenne, APT, San Nicolò di Bari, Liber Defunctorum, vol II (1675-1819), atto in data 27 agosto 1718; Iacopo Flores, quarantacinquenne, «miles Hijspanus regni Flandrensis», APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol II (1687-1749) atto in data 9 settembre 1719; Giuseppe Nicolai, di quaranta sei anni, «miles hispanus […] province Catalonie regiminis Batavie», ivi, atto in data 12 ottobre 1719.
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caso taorminese ad avvalorare la tesi di una preminente origine epidemica delle ʽcrisi di mortalitàʼ, a scapito della ragione alimentare, vi è il fatto che negli anni segnati da un numero di morti ʽcriticoʼ il picco dei decessi non si concentrava nel periodo primaverile – cioè in quella fase dell’anno che precedeva le nuove raccolte cerealicole, e nella quale le scorte annonarie si assottigliavano e il costo del grano subiva significativi rincari – bensì si palesava in estate e in autunno, quando al contrario, in seguito alla recente mietitura il frumento era maggiormente disponibile e a ʽbuon mercatoʼ.
Difatti a Taormina nelle diciotto annualità contraddistinte da ʽcrisi di mortalitàʼ nell’83,33% dei casi290 il periodo di maggiore mortalità coincideva coi
mesi di agosto e settembre291, mensilità in cui abitualmente si manifestavano
epidemie di forma tifica e paratifica292, malattie endemiche della Sicilia d’età moderna293. A sostegno di una lettura dei locali vertici di mortalità in senso
prevalentemente epidemico vi è un’ampia parte della storiografia francese, che in ambito mediterraneo ha interpretato il maggior addensamento delle sepolture in estate e in autunno come ʽcrisiʼ connesse a endemie che trovavano virulenta propagazione favorite da climi caldo-umidi e cattive condizioni igienico-sanitarie294. Inoltre, ci fa
290 Cioè negli anni: 1676, 1693, 1712, 1714, 1715, 1717, 1718, 1719, 1726, 1733, 1737, 1741, 1743,
1744, 1747.
291 Cfr. Tabb. XXXVIII a, XXXVIII b, graf. 22.
292 F. BENIGNO, Una casa, una terra. Ricerche su Paceco, paese nuovo nella Sicilia del Sei e
Settecento, cit., pp. 128-129; L. SCALISI, I numeri di una storia. Appunti di demografia su di una
comunità siciliana nel XVIII sec.: Militello in Val di Catania, cit., p. 55.
293 Febbri tifoidee e tifo petecchiale erano causate da alimenti pochi salubri e da verdure innaffiate
da spurghi di pozzi neri; inoltre, generali carenze igieniche, ambienti domestici ristretti e malsani privi di sufficiente aria e illuminazione, convivenza ravvicinata con animali da soma o da cortile, strade anguste colme di liquami, fornivano l’humus per il veloce diffondersi di tali patologie. C. VALENTI, Ricchezza e Povertà in Sicilia nel secondo settecento, cit., pp. 92-93; 182.
294 «Typique est la pointe estivale de motarlités; elle est liée, comme on sait, aux démographiees
méditerranéennes engluées dans un bourbier microbien; eaux pourries, air brûlant, moustiques, crasse, misére, autrement dit paludisme et toxicoses. La pointe estivale est souvent indifferente aux mercuriales indépendant des crises de subsistances. Même san famine, elle fleurit, sur fond de pauvreté, quand survient un été brûlant». E. LE ROY LADURIE, Les paysans de Languedoc, La Haye- Mouton, Paris 1966, pp. 551-553. Cfr. anche R. BAEHREL, Une Croissance: La Basse-Provence
Rurale (Fin XVIe Siècle-1789), cit. Inoltre, analoghe dinamiche sono emerse anche in altre aree della Francia non mediterranea, cfr. J. P. POUSSOU, Le crises démographiques en milieu urbain: l’exemple
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propendere ancora di più in direzione di una causa epidemica il ricorrente verificarsi negli anni di ʻmortalità criticaʼ di numerosi casi di più decessi ravvicinati nel tempo all’interno dello stesso nucleo familiare. Nel 1714 nell’arco di un mese, tra il 29 agosto e il 30 settembre, gli sposi Giuseppe e Francesca Nucifora subirono la perdita di quattro figli: Mariano di dieci anni295, Filippo di tre296, Barbara di cinque297 e
Pancrazio di appena cinque mesi298. Nel terribile 1719 nel giro di un giorno si registrò
la morte dei coniugi Conti: Andrea di trent’anni deceduto il 29 settembre299 e Paolina
di quarant’anni, scomparsa il dì seguente300. Invece nel 1743, in tre settimane, venne
a essere distrutta la famiglia Chillemi: con la morte della figlia Caterina di vent’anni, deceduta il 16 gennaio301; la dipartita di sua madre Maria di quarantacinque, avvenuta
il 21 dello stesso mese302; e infine il decesso del padre Giovanni, quarantenne, spirato