S OCIETÀ , ECONOMIA E PATRIMON
2.4 Strutture familiar
Le ricerche condotte nell’ultimo quarantennio sulla storia della famiglia nel mondo mediterraneo, e in particolar modo sulle strutture familiari dell’Italia meridionale, combinati con i nuovi indirizzi tematici e metodologici proposti dalla storiografia internazionale, hanno aperto agli studiosi nuove prospettive di ricerca tese al recupero della dimensione storica dell’istituzione familiare nella società d’ancien régime440. Attraverso lo studio e l’analisi delle problematiche connesse alla
famiglia quale unità affettiva e di consumo e del rapporto tra essa e l’organizzazione sociale, si è arrivati al recupero di una storia diversa e più complessa, una storia che si opponga alle «grandi generalizzazioni sulla struttura e l’evoluzione storica della
438 L’estensione al clero dell’obbligo di presentare memoriali generò un’aspra polemica; cfr. G.
GIARRIZZO, La Sicilia dal Cinquecento all’Unità d’Italia, cit., pp. 400-401; infra nntt. 920, 938.
439 Tale franchigia fu varata dal Parlamento nel 1720 durante il periodo austriaco: «Per tanto devono
ancora entrare nel numero de’ fuochi da tassarsi in tutte le Università del Regno (havuta però la licenza di Sua Santità, e non altrimente) tutti gli Ecclesiastici di ogni qualità […] eccettuati quelli, il Patrimonio de’ quali, o beneficio, non eccede le oncie dodeci di rendita l’anno, di che precisamente han di bisogno per loro sostegno, ajutandosi con l’elemosina della Messa»; A. MONGITORE,
Parlamenti generali del Regno di Sicilia dall’anno 1446 fino al 1748, con le memorie istoriche dell’antico e moderno uso del Parlamento appresso varie Nazioni, ed in particolare della sua origine in Sicilia, e del modo di celebrarsi, vol. II, Bentivenga, Palermo 1749, pp. 137-138. Dodici onze di censo capitalizzate al 5% ammontavano, appunto, a 240 onze. Cfr. anche V. TITONE, Origini della
questione meridionale. Riveli e platee del Regno di Sicilia, cit., p. 36.
440 Cfr. L. STONE, Famiglia, sesso e matrimonio in Inghilterra tra Cinque e Ottocento, Einaudi,
Torino 1983, p. 10. L. SCALISI, I numeri di una storia. Appunti di demografia su di una comunità
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famiglia»441. La demografia storica, esaminando l’organizzazione degli aggregati domestici, ha evidenziato così nuovi indirizzi di ricerca che in una prospettiva di lunga durata inseriscono fruttuosamente la storia della famiglia all’interno di un modello di histoire à part entière che tenti di comprendere globalmente le dinamiche strutturali interne dei sistemi storici d’età moderna442.
Come già anticipato, per Taormina il materiale documentario del ʻriveloʼ del 1681 non è stato conservato integralmente443, ci rimangono 281 memoriali, stimabili
intorno a poco più di un terzo di quello che doveva essere il numero complessivo delle schede originali, cosicché delle 2.893 anime effettive444, nei memoriali taorminesi custoditi presso l’Archivio di Stato di Palermo abbiamo traccia soltanto di 1.035 individui: 515 uomini e 520 donne445. Dall’analisi di queste dichiarazioni
emergono 265 aggregati domestici (households), cioè raggruppamenti di individui che soddisfano i seguenti tre requisiti: comune residenza, condivisione di un certo numero di attività, e un legame di parentela basato sulla consanguineità o sull’affinità446.
Per quanto riguarda invece il ʻriveloʼ del 1747, possediamo ben cinque volumi di memoriali, che rappresentano la totalità della documentazione censitaria, per un quantitativo di 993 schede, nelle quali sono rilevati 3.188 abitanti: 1.471 maschi e 1.717 femmine; dei quali 3.127 laici e 61 appartenenti al clero447. Da questo materiale
441 A. MANOUKIAN, I vincoli familiari in Italia. Dal secolo XI al secolo XX, Il Mulino, Bologna 1983,
p. 15.
442 E. LE ROY LADURIE, Les voies de la nouvelle histoire, «Magazine Littéraire», n. 168, 1980, pp.
10-13.
443 Sorte comune a molti altri centri siciliani, cfr. M. AYMARD, In Sicilia: Sviluppo demografico e
sue differenziazioni geografiche, 1500-1800, cit., p. 416.
444 G. LONGHITANO, Studi di storia della popolazione siciliana. Riveli, numerazioni, censimenti
(1569-1861), cit., p. 173.
445 ASP, Deputazione del Regno, vol. 1285.
446 P. LASLETT, Famiglia e aggregato domestico, in M. BARBAGLI (a cura di), Famiglia e mutamento
sociale, Il Mulino, Bologna 1977, pp. 30-54.
447 Descrizione generale de’ fuochi, anime e facoltà allodiali sì stabili che mobili del Regno di Sicilia
conforme alla numerazione et estimo fatti negli anni 1747-1748 con ripartimento di quanto tocca ad oggi Università pagare dei donativi riguardo ad essa nuova numerazione ed estimo, pubblicata nel governo dell’eccellentissimo signore don Giovanni Fogliani di Aragona, marchese di Pellegrino e Valdemozzola, di Vicebarone, Ponte Albarola, Riva e Carmiano, signore di Castelnuovo e di Vighizzolo etc., cavaliere del Real Ordine di S. Gennaro, Commendatore nella Costantiniana di S.
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possiamo distinguere 900 nuclei familiari con le caratteristiche proprie di un
household.
Nel censimento del 1681 a capo dei gruppi familiari nel 76,96% dei casi (204 su 265) vi erano degli uomini, situazione sostanzialmente similare a quella della ʻnumerazione d’animeʼ del 1747, quando il 73,56% dei capifamiglia (662 su 900) erano individui di genere maschile448. Il dato è consequenziale al fatto che solo donne
nubili, separate o vedove potevano essere indicate come ʻcapi di casaʼ; quindi che circa un quarto dei capifamiglia fossero soggetti di sesso femminile farebbe presagire un tasso di vedovaggio muliebre abbastanza elevato, che consolida il dato, già rilevato in precedenza449, di un maggiore mortalità maschile nelle fasce centrali d’età (16-50
anni)450, la cui origine sembrerebbe doversi individuare nel sistema socio-produttivo
dell’Italia meridionale d’età moderna, in cui vigevano condizioni ambientali e regole di divisione del lavoro che operavano a svantaggio dei maschi451.
Tra i due ʻriveliʼ è essenzialmente inalterato anche il quadro dello stato civile dei ʻcapi di casaʼ. Se nel 1681 l’80,88% (165 su 204) degli uomini posti a capo degli aggregati domestici era coniugato, a metà del Settecento era sposato l’81,42% (539 su 662) dei capifamiglia452. Quasi del tutto coincidenti le due piramidi dell’età453 dei
Giorgio, gentiluomo di Camera con esercizio del re nostro signore, suo consigliere di Stato, viceré e capitan generale di questo Regno di Sicilia, dall’illustrissima Deputazione del Regno, G. Epiro, Palermo 1770. È escluso dal computo delle ʻanimeʼ il clero regolare. Non fanno eccezione neanche gli istituti religiosi i cui procuratori compilarono la parte dedicata allo ʻstato di famigliaʼ – come per il convento di San Domenico (ASP, Deputazione del Regno, vol. 4450 f. 91) –, o dove tali informazioni sono ricavabili dalla firma di tutti i frati – come nel caso dei frati minori cappuccini (ivi, f. 260); cfr. infra p. 259.
448 Percentuali simili (71,90% di ʻcapi di casaʼ uomini) sono state riscontrate dall’analisi del ʻriveloʼ
del 1681 di Barrafranca, centro agricolo dell’ennese. S. RAFFAELE, Dinamiche demografiche e
struttura della famiglia nella Sicilia del Sei-Settecento, CULC, Catania 1984, p. 100.
449 Cfr. Supra pp. 120-122. 450 Cfr. Tab. XLII.
451 F. BENIGNO, I dannati del primo sole. Ipotesi sulla mortalità di genere in Italia meridionale tra
XVII e XX secolo, cit., pp. 277-310.
452 Se invece escludiamo i ʻcapi di casaʼ ecclesiastici, che ovviamente non potevano prendere moglie,
la percentuale sale all’88,07% (539 su 612).
453 In merito all’elaborazioni statistiche inerenti all’età è sempre bene tener conto che le cifre
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soggetti maschili454 indicati come ʻcapi di casaʼ, con una sensibile concentrazione in entrambi i ʻriveliʼ intorno alla fascia compresa tra i trenta e i trentanove anni, con un’età media intorno ai quarant’anni.
Tab. LII.
Pochissimi i capifamiglia d’età inferiore ai vent’anni. La presenza assai ridotta di ʻcapi di casaʼ al di sotto di tale soglia è un elemento che corrobora la tesi di un’età media al matrimonio piuttosto elevata455, soprattutto se rapportata alla speranza di
vita456, e confuterebbe la teorizzazione di John Hajnal di un’Europa mediterranea
nella quale sia donne che uomini si sposavano di norma prima del compimento dei vent’anni457.
Risulta invece differente il vertice delle due piramidi, infatti, se nel 1681 l’età massima registrata dai soggetti a capo dei nuclei familiari è settantacinque anni458,
454 Nei ʻriveliʼ a partire dal 1584 l’età degli individui di sesso femminile non fu più registrata, perché
ritenuto un dato superfluo, in quanto la parte anagrafica del memoriale era vincolata prevalentemente ai fini militari nella determinazione degli uomini in età utile alle armi. M. AYMARD, In Sicilia:
sviluppo demografico e sue differenziazioni geografiche 1500-1800, cit., p. 418.
455 Cfr. Supra pp. 72-73. 456 Cfr. Supra p. 115.
457 Cfr. J. HAJNAL, European Marriage Patterns in Perspective, in D.V. GLASS, D.E.C. EVERSLEY,
Population and History, Arnold, London 1965, pp. 101-135.
458 È il caso rappresentato da Francesco Longo, ASP, Deputazione del Regno, vol. 1285, f. 175;
Giulio Sarrao, ivi, f. 211; Andrea Busciunì, ivi, f. 341; e Paolo Romano, ivi, f. 349. Quest’ultimo è tra i giurati citati nell’iscrizione del 1679 che commemora il rifacimento della ʻTorre dell’orologioʼ
≥ 80 0 0,00% 5 0,78% 70-79 5 2,45% 16 2,49% 60-69 16 7,84% 52 8,10% 50-59 36 17,65% 107 16,67% 40-49 45 22,06% 136 21,18% 30-39 56 27,45% 197 30,69% 20-29 43 21,08% 119 18,54% <20 3 1,47% 10 1,56%
Età non indicata 0 - 20 -
Età media
Totale 204 100,00% 662 100,00%
1681 1747
Taormina, età dei ʻcapi di casaʼ di sesso maschile
157
per la numerazione settecentesca ritroviamo ben cinque ʻcapi di casaʼ che superano gli otto decenni di vita, in particolare tre individui: Sebastiano Ricca459, Santo
Sardo460, Pancrazio Carnazza dichiarano di avere ottantacinque anni461; forse segno
di un qualche d’incremento della prospettiva di vita nel corso della prima metà del XVIII secolo. Invariata, invece, l’età del capofamiglia più giovane. Infatti, nella rivelazione seicentesca, il ʻcapo di casaʼ con l’età più bassa era Vincenzo Cartella, con appena dieci anni462, la stessa età che al momento del censimento del 1747 aveva
Paola Lo Può463; entrambi rimasti orfani in tenera età.
Per quanto riguarda l’estensione numerica dei nuclei familiari, anche qui non trova alcun riscontro il ʻmito storiograficoʼ dell’aggregato domestico mediterraneo costituito da un numero cospicuo di familiari464, e in entrambi i ʻriveliʼ risultano
minoritarie le famiglie composte da sei o più persone. Inoltre, se già nel 1681 la famiglia taorminese era costituita mediamente da 3,74 individui, nel 1747 la media si abbassò ulteriormente toccando quota 3,32 componenti per nucleo. Una riduzione significativa, che attesta i mutamenti intercorsi tra la fine del Seicento e l’inizio del secolo successivo nella struttura estensiva degli households. Infatti, se nel censimento del 1681 appaiono prevalenti gli aggregati formati da tre e quattro individui, in quello settecentesco le misure familiari più diffuse erano quelle costituite da due componenti o addirittura da una singola persona465. Questa parcellizzazione degli aggregati
di Taormina, dopo che questa venne distrutta dalle truppe francesi nel corso dell’occupazione del 1676: «D.O.M. Carolo II Hisp. Rege Gallorum damnis communi aere refectis assistente D. Antonino Bela y Serrano societatis militiae Hispanae duce turrim hanc cives ob temporis distributionem erexerunt iuratis Nicolao Papale, Ieronimo Cosentino et Ioseph Archidiacono et Paulo Romano. Anno incarnationis MDCLXXIX». L’attuale iscrizione è stata realizzata nel 2010 in sostituzione di quella originale scomparsa nel Novecento.
459 ASP, Deputazione del Regno, vol. 4446, f. 302. 460 ASP, Deputazione del Regno, vol. 4447, f. 97. 461 ASP, Deputazione del Regno, vol. 4448, f. 23.
462 ASP, Deputazione del Regno, vol. 1285, f. 369. Per un approfondimento sulla persona di questo
insigne taorminese, cfr. supra nt. 134.
463 ASP, Deputazione del Regno, vol. 4449, f. 151. Il suo è uno dei casi sporadici in cui è riportata
l’età di un individuo di genere femminile, cfr. supra nt. 454.
464 Cfr. R.M. SMITH, The People of Tuscany and Their Families in the Fifteenth Century: Medieval
or Mediterranean?, «Journal of Family history», n. 6, 1981, p. 125.
465 Cfr. Tab. LIII. Pur rari, permanevano comunque sporadici casi di famiglie estremamente
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domestici in minima parte può trovare motivazione nell’integrazione della componente ecclesiastica secolare nel computo della ʻnumerazione d’animeʼ del 1747, in quanto i religiosi a causa del loro vincolo al celibato erano una categoria che risultava più portata di altre a costituire nuclei unipersonali466; ma più in generale
questa tendenza alla formazione di aggregati domestici sempre meno numerosi rientrava in un ampio processo plurisecolare che ha interessato i mutamenti dei costumi familiari e ha portato nel corso dell’età moderna a una progressiva restrizione dell’estensione del gruppo familiare. Ciò trova piena conferma in tutta la Sicilia dove, dal 1505 al 1714, si assistette a un calo del quantitativo medio dei componenti per famiglia da 4,86 a 3,67467.
anime del 1681 i due gruppi familiari più consistenti facevano capo a Giovanni Maria d’Amato, cinquantenne con moglie e otto figli, ASP, Deputazione del Regno, vol. 1285, f. 43; e Bartolomeo Macari, trentacinquenne con moglie, tre figli, suocera, due sorelle e due cognati, ivi, f. 393; entrambi composti da dieci persone. Nel censimento del 1747 erano otto gli aggregati domestici con almeno dieci elementi, tre di questi registravano perfino undici familiari e risultavano avere come ʻcapo di casaʼ: don Pietro Cepolla, sessantaquattrenne con moglie e nove figli, ASP, Deputazione del Regno, vol. 4446, f. 362; Giuseppe Sigiliano, trentacinquenne con moglie, cinque figli, suocera, due cognate e un cognato, ASP, Deputazione del Regno, vol. 4447, f. 185; e Paolo Galeano, cinquantaseienne con moglie e nove figli, ivi, f. 301.
466 Il clero secolare, per quanto cospicuo nel 1747, corrispondeva solo all’1,91% della popolazione
generale di Taormina; cfr. supra, p. 154. Anche se non mancavano i casi di ampi aggregati domestici createsi intorno alla figura di un ecclesiastico che accoglieva nella propria abitazione numerosi suoi familiari, ne è l’esempio il nucleo capeggiato dal quarantanovenne, sacerdote e canonico, don Antonino Raneri, il quale conviveva con la madre, due sorelle, un fratello e tre nipoti, ASP, Deputazione del Regno, vol. 4450, f. 119. O la famiglia di don Giorgio Famà, prete trentaquatrenne, che risultava ʻcapo di casaʼ di un household che includeva il padre settantenne e quattro sorelle nubili, ivi, f. 165.
467 Il dato è desunto dal rapporto anime-fuochi nei ʻristrettiʼ dei ʻriveliʼ, cfr. D. LIGRESTI, Dinamiche
demografiche nella Sicilia moderna (1505-1806), cit., p. 170; F. BENIGNO, Una casa, una terra.
159
Tab. LIII.
Parallelamente si verificò anche il decremento del numero dei figli a carico per ogni nucleo familiare. Pur escludendo le cinquanta famiglie con ʻcapi di casaʼ appartenenti al clero, che per forza di cose non potevano avere prole468, il quantitativo
medio di 1,91 figli per famiglia rilevato nel 1681, già di per sé basso, registrò nel censimento di metà XVIII secolo un’ulteriore diminuzione, raggiungendo la media di 1,65 figli per aggregato domestico. Ciò fu dovuto a un forte incremento (+8,33%) dei ʻfuochiʼ privi di prole a carico, e parallelamente a una sensibile riduzione delle famiglie con cinque o più figli conviventi con i genitori469. Questo indirizzo è da
mettere in relazione soprattutto a un regime d’elevata mortalità, in modo particolare
468 Fa eccezione il canonico Giuseppe Cartella e Rocco (23 novembre 1699-14 gennaio 1757) – APT,
Santa Domenica, Liber Baptizatorum, vol. III (1655-1747); APT, Santa Domenica, Liber Defunctorum, vol. III (1750-1789) – che fu sposato con donna Antonina Lombardo e Agras, – matrimonio celebrato il 4 maggio 1718, APT, Santa Domenica, Liber Matrimoniorum, vol. II (1687- 1788) – dalla quale ebbe numerosi figli. Successivamente alla morte della coniuge, avvenuta il 14 gennaio 1727 – APT, Santa Domenica, Liber Baptizatorum, vol. III (1655-1747) –, decise di assumere l’abito talare. Ciò spiega perché nel ʻriveloʼ del 1747, nonostante risulti appartenente al clero, dichiari a suo carico un figlio maschio di ventisette anni: Pancrazio Cartella e Lombardo, ASP, Deputazione del Regno, vol. 4450, f. 3. Tra l’altro lo schema del tardo sacerdozio a seguito della dipartita della moglie non è nuovo all’interno della famiglia Cartella, già il padre Vincenzo (1670- 1728) – cfr. supra nt. 134 – era divenuto prete in età avanzata dopo la scomparsa della consorte Susanna Rocco; cfr. F. MUSCOLINO, Taormina 1713-1720: la «relazione istorica» di Vincenzo
Cartella e altre testimonianze inedite, cit., p. 5. Giuseppe Cartella inoltre è uno dei personaggi presenti nel già menzionato Ristretto dell’istoria delli successi seguiti in questa Città di Tavormina
per la guerra dell’anno 1718, BCP, Qq H 272, f. 638.
469 Nei due censimenti i casi estremi con il maggior numero di figli abitanti sotto lo stesso tetto dei
genitori sono rappresentati dai già citati gruppi familiari di Giovanni Maria d’Amato, quattro figli e quattro figlie; di Pietro Cepolla, sei figlie e tre figli; e di Paolo Galeano, cinque figlie e tre figli; cfr.
supra nt. 465. Componenti 1 31 11,70% 165 18,33% 2 41 15,47% 219 24,33% 3 58 21,89% 154 17,11% 4 60 22,64% 138 15,33% 5 30 11,32% 95 10,56% ≥ 6 45 16,98% 129 14,33% Media Totale 265 100,00% 900 100,00%
Taormina, famiglie per numero di componenti
1681 1747
160
quella infantile, che rafforzò la sua incisività nel corso del Settecento470; mentre effetti meno rilevanti ebbe l’innalzamento dell’età matrimoniale, che, se pur in linea teorica avrebbe dovuto sortire una contrazione del potenziale riproduttivo della coppia471, nel
caso taorminese non influenzò in modo significativo l’indice di fertilità472.
Dall’analisi incrociata dei dati riguardanti la prole con quelli dei beni posseduti, il numero dei figli per aggregato domestico appare slegato da particolari condizionamenti economici. Se nel ʻriveloʼ di fine Seicento le trentasei famiglie con un patrimonio netto pari o superiore alle 63 onze473 registravano una media di 1,97
figli per nucleo familiare, i restanti 229 nuclei familiari con ricchezze inferiori attestavano una media di 1,80 figli a carico. Viceversa, nel censimento del 1747, i 144 aggregati domestici con un ʻlimpioʼ uguale o maggiore alla soglia delle 63 onze presentavano una media di 1,22 figli conviventi con il ʻcapo di casaʼ, mentre le 756 famiglie con patrimoni minori risultavano avere 1,66 figli a carico per aggregato domestico. Pertanto, non si mostra alcun rapporto evidente, né proporzionale né inversamente proporzionale, tra numero medio di figli a carico e la ricchezza patrimoniale dei gruppi familiari.
Al contrario emergono differenze connesse alle possibilità economiche riguardo l’età media della prole di sesso maschile. Nel 1681, i nuclei familiari che raggiugevano la soglia di ricchezza delle 63 onze presentavano figli a loro carico con un’età media di dodici anni e nove mesi, diversamente la prole appartenente ad aggregati domestici con un patrimonio inferiore registravano la media di nove anni e due mesi. Distacco che si riduce parzialmente nel censimento del 1747, dove le famiglie con beni di valore superiore alla suddetta soglia avevano a loro carico una figliolanza con un’età media di undici anni e undici mesi, mentre quelle con ricchezze
470 Cfr. Supra pp. 116-118. 471 Cfr. Supra nt. 187. 472 Cfr. Supra p. 71.
473 Soglia economica che funge da spartiacque tra le fasce di ricchezza medio-alte, attinenti alle
famiglie benestanti, con le fasce medio-basse, proprie del resto della popolazione, che spesso viveva in condizioni economiche non facili; cfr. infra pp. 188-190. Per rendere più agevoli le operazioni di calcolo, qui e nel resto dell’opera, di fronte a cifre tratte dai ʻriveliʼ recanti valori inferiori all’unità monetaria dell’onza, si è deciso di arrotondare per eccesso quando le misure minori erano pari o superiori a 15 tarì, al contrario per valori inferiori si è operato arrotondando per difetto.
161
minori dichiaravano della prole che mediamente aveva dieci anni e sei mesi474. Difformità che forse rivelano l’abitudine dei figli delle famiglie più abbienti a rimanere più a lungo all’interno del gruppo familiare originario.
Tab. LIV.
Leggendo i dati finora esposti alla luce della metodologia classificatoria laslettiana475, emerge come a Taormina, già a partire dal 1681, abbia avuto un ruolo pienamente maggioritario la struttura ʻnucleareʼ (72,45%), soprattutto quella completa (55,09%), costituita da un’unità coniugale integra. Erano pochi gli aggregati domestici ʻcomplessiʼ (10,57%), in specie quasi del tutto inesistenti quelli ʻmultipliʼ,
474 Si precisa che ai soggetti registrati solo come «infanti» – quindi di norma d’età inferiore a un anno
– ai fini del calcolo dell’età media della prole è stato attribuito il valore arbitrario di sei mesi di vita.
475 La tipologia classificatoria elaborata alla fine degli anni sessanta da Peter Laslett prevede cinque
tipi di famiglie: ʻsolitariaʼ, ʻnucleareʼ (detta anche ʻsempliceʼ), ʻestesaʼ, ʻmultiplaʼ, ʻsenza strutturaʼ. Le famiglie dei ʻsolitariʼ sono costituite da un’unica persona (con o senza servitori). Quelle ʻnucleariʼ sono formate da una sola unità coniugale, sia questa ʻcompletaʼ (marito, moglie, con o senza figli) oppure ʻincompletaʼ (genitore vedovo con figli). ʻEsteseʼ vengono chiamate le famiglie con una sola unità coniugale e in aggiunta uno o più parenti conviventi. A seconda del rapporto di questo o di questi ultimi con il capofamiglia si parla di estensione ʻorizzontaleʼ (ad esempio il fratello) o ʻverticaleʼ (ad esempio il padre del capofamiglia). ʻMultipleʼ sono le famiglie con due o più unità coniugali; anche qui, a seconda del legame esistente fra queste unità, si parla di famiglie ʻmultiple orizzontaliʼ (ad esempio: due o più fratelli che vivono con le rispettive moglie ed eventuale prole) o ʻverticaliʼ (ad esempio: marito, moglie, figlio e nuora). Spesso, per amore di brevità, si parla di famiglie ʻcomplesseʼ quando si considerano indistintamente le ʻesteseʼ e le ʻmultipleʼ. Infine si definiscono aggregati ʻsenza strutturaʼ quelle famiglie prive di un’unità coniugale, formate cioè da persone con altri rapporti di parentela (ad esempio: fratelli non sposati) o semplicemente conoscenti. P. LASLETT, Famiglia e aggregato domestico, in M. BARBAGLI (a cura di), Famiglia e mutamento
sociale, Il Mulino, Bologna 1977, p. 37.
Figli 0 73 27,55% 305 35,88% 1 54 20,38% 165 19,41% 2 54 20,38% 141 16,59% 3 38 14,34% 114 13,41% 4 18 6,79% 58 6,82% 5 17 6,42% 42 4,94% ≥ 6 11 4,15% 25 2,94% Media Totale 265 100,00% 850 100,47%
Taormina, famiglie per numero di figli a carico
1681 1747
162
dei quali si registra un solo caso, con conformazione orizzontale: un gruppo familiare costituito da tre sorelle con rispettivi mariti, più la loro madre476. La posizione
assolutamente predominante delle famiglie ʻnucleariʼ è confermata nel ʻriveloʼ del 1747 (72,78%). Per di più nella ʻnumerazione d’animeʼ settecentesca si assistette a un crollo percentuale dei nuclei familiari verticali (-7,01%) – che contribuì a una contrazione generale dei gruppi familiari ʻcomplessiʼ (-6,46%) – a vantaggio delle famiglie unipersonali (+6,63%)477.
Nel complesso il quadro taorminese tra fine Seicento e la metà del secolo