• Non ci sono risultati.

L’ἰδίως ποιόν in Dexippo e Porfirio

2. Plotino e la dottrina stoica dell’ἰδίως ποιόν

2.2 L’ἰδίως ποιόν in Dexippo e Porfirio

Quello che è interessante notare è che, per gli antichi commentatori che si occuparono della questione, l’ἰδίως ποιόν non è da identificarsi né con una continuità spazio-temporale, né con un particolare insieme di ricordi, né con determinate relazioni, né con qualcosa di simile alle moderne impronte digitali, e neppure con l’anima. Essi propongono ancora un’altra interpretazione, diversa da quelle attualmente più diffuse fra gli studiosi. È necessario citare a tale proposito il Commento alle Categorie di Dexippo, in cui l’ἰδίως ποιόν sembra andare ad indicare non tanto una singola qualità particolarizzante, quanto piuttosto un insieme di qualità (una συνδρομὴ ποιοτήτων):

Ἀλλ’ εἰ εἶδός ἐστι τὸ κατὰ πλειόνων καὶ διαφερόντων τῷ ἀριθμῷ ἐν τῷ τί ἐστι κατηγορούμενον, τίνι διαφέρει ὁ ἄτομος καὶ εἷς τοῦ ἀτόμου καὶ ἑνός· ἓν γὰρ ἀριθμῷ ἐστι καὶ οὗτος κἀκεῖνος. Οἱ μὲν οὖν λύοντες τὴν ἀπορίαν ταύτην κατὰ τὸ ἰδίως ποιόν, τοῦτ’ἔστιν ὅτι ὁ μὲν φέρε γρυπότητι ἢ ξανθότητι ἢ ἄλλῃ συνδρομῇ ποιοτήτων ἀφώρισται, ἄλλος δὲ σιμότητι ἢ φαλακρότητι ἢ γλαυκότητι, καὶ πάλιν ἕτερος ἑτέραις, οὐ καλῶς μοι δοκοῦσι λύειν· οὐ γὰρ ἡ συνδρομὴ τῶν ποιοτήτων ἀριθμῷ ποιεῖ διαφέρειν, ἀλλ’ εἴπερ ἄρα ποιότη.136

Se, però, la specie è ciò che viene predicato nell’essenza di più oggetti che differiscono per numero, in che cosa il singolo individuo differisce dal singolo individuo? Sia l’uno che l’altro, infatti, sono numericamente singoli. Coloro che cercano di risolvere questa aporia sulla base di ciò che è qualificato in modo peculiare –vale a dire, affermando che l’uno è definito, poniamo, dalla curvatura del naso, o dal colore biondo dei capelli, o da un altro concorso di qualità; l’altro invece, dalla camusità, o dalla calvizie o dal colore azzurro degli occhi, e, ancora, un altro da altre qualità– non mi sembra che la risolvano bene. Difatti, non il concorso di qualità fa differire per numero, ma, se mai, la qualità.137

In questo passo Dexippo, rispondendo a un’obiezione relativa alla dottrina aristotelica riguardante la specie e l’individuo, nel presentare la propria soluzione a questa difficoltà (che gli individui cioè differiscono solo numero, come dirà nel passo immediatamente successivo138), fa questo importante accenno alla soluzione proposta dai suoi avversari, «coloro che cercano di risolvere questa aporia sulla base di ciò che è qualificato in modo

136 Dexippo, in cat. p. 30, 20-27.

137 La traduzione è quella presente in Chiaradonna R., «La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ

ΠΟΙΟΝ stoico», Elenchos 21 (2000), pp. 304-305

49

peculiare», che sono stati identificati quasi unanimemente con gli Stoici, in quanto compare il termine tecnico stoico di ἰδίως ποιόν, inteso da Dexippo come una combinazione di proprietà comuni. Va detto che questa interpretazione data da Dexippo della teoria stoica è stata oggetto di puntuali critiche sia da parte di Sedley139 che da parte di Lewis140. Entrambi, che su questo punto concordano, considerano gli esempi proposti da Dexippo, quali il colore dei capelli o la curvatura del naso, come inessenziali, dal momento che non rispettano la caratteristica fondamentale che dovrebbe avere l’ἰδίως ποιόν per poter rispondere alle obiezioni derivanti dall’αὐξανόμενος λόγος: la necessità che le qualità particolari durino tutta la vita. Esempi di questo tipo rappresentano piuttosto quelle qualità che possono cambiare in un individuo senza che per questo esso cambi la sua identità: Socrate rimane sempre Socrate sia che abbia i capelli neri sia che sia calvo, e lo stesso vale qualora la curvatura del suo naso si modifichi in seguito a un incidente. Chiaradonna inoltre fa notare che un tale criterio di identità sarebbe in qualche misura “troppo largo”, in quanto una descrizione basata su insieme di qualità comuni in linea di principio potrebbe essere applicata a più individui diversi141. Ad ogni modo, come scrive Lewis, i problemi rimarrebbero anche ammettendo, in via del tutto ipotetica, che tutti gli individui esistenti siano individuati da diversi gruppi di qualità: «Surely I could lose some of my (common) qualities, and remain me. Which ones? Wouldn’t these privileged qualities […] be in fact my peculiar qualities? Yet why couldn’t another individual share these qualities, since they do not exhaust the list of my common qualities […]?»142. A causa di queste difficoltà di fondo, gli interpreti tendono a considerare questa testimonianza di Dexippo come non attendibile, viziata da una semplificazione o da un’esposizione confusionaria da parte del suo autore143. Del resto, come indica Chiaradonna, un’idea del genere non sarebbe così problematica, in quanto Dexippo già in un’altra occasione semplifica una dottrina fino al suo fraintendimento: è il caso in particolare della teoria degli universali di Alessandro di Afrodisia144.

139 Sedley D., art. cit., in partic. pp. 261 e 273. Cfr. inoltre Sedley D., «Hellenistic Physics and

Metaphysics», in Algra K.-Barnes J.-Mansfeld J.-Schofield M. (eds), The Cambridge History of Hellenistic

Philosophy, Cambridge University Press, Cambridge 1999, pp. 355-411.

140 Lewis E., art. cit., in part. pp. 94-96.

141 Cfr. Chiaradonna R., «La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ ΠΟΙΟΝ stoico», cit., pp. 303-332. 142 Lewis E. art. cit., p. 95.

143 Oltre agli studi già citati nelle note 38-40 cfr. inoltre Atherton C., The Stoics on Ambiguity, Cambridge

University Press, Cambridge 1993, in part. p. 236 nota 19 e Baltzly D. C., «Who Are the Mysterious Dogmatists of ‘Adversus Mathematicos’ ix 352?», Ancient Philosophy XVIII (1998), pp. 145-170, in partic. p. 147 nota 3.

144 Cfr. Chiaradonna R., «La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ ΠΟΙΟΝ stoico», cit., pp. 306-307.

La scarsa attendibilità di Dexippo a riguardo della dottrina degli universali di Alessandro di Afrodisia è stata dimostrata da Tweedale in Tweedale M., «Alexander of Aphrodisias Views on Universals», Phronesis 29

50

La questione tuttavia si complica in quanto è necessario considerare un passo anteriore allo scritto di Dexippo, in cui si può ritrovare la stessa concezione dell’ἰδίως ποιόν come συνδρομὴ. Il passo in questione, citato da Sedley145 e da Chiaradonna146, è tratto dal

Commento alle Categorie di Porfirio147. In questo passo Porfirio, per chiarire la differenza fra i concetti aristotelici di ἕξις e διάθεσις, espone la differenza fra le realtà specificamente differenti e quelle differenti per numero, e sostiene che, mentre le prime sono diverse in virtù di una differenza specifica, la diversità delle seconde deriva «ἰδιότητι συνδρομῆς ποιοτήτων». È vero che, come fa notare Busse in apparato148, il testo in questione è in

pessimo stato, tuttavia l’ipotesi che per Porfirio (che nel Commento alle Categorie parla in prima persona e non espone, come fa Dexippo, la teoria della συνδρομὴ per confutarla) il criterio di identità sia da concepire come un insieme o un “fascio” di qualità è supportata da un altro passo, questa volta ben conservato, e tratto dall’Isagoge, dove, pur non trovandosi il termine συνδρομὴ (sostituito da ἄθροισμα), il senso generale sembra lo stesso:

ἄτομα οὖν λέγεται τὰ τοιαῦτα, ὅτι ἐξ ἰδιοτήτων συνέστηκεν ἕκαστον, ὧν τὸ ἄθροισμα οὐκ ἂν ἐπ’ ἄλλου ποτὲ τὸ αὐτὸ γένοιτο· αἱ γὰρ Σωκράτους ἰδιότητες οὐκ ἂν ἐπ’ἄλλου τινὸς τῶν κατὰ μέρος γένοιντο ἂν αἱ αὐταί, αἱ μέντοι τοῦ ἀνθρώπου, λέγω δὴ τοῦ κοινοῦ, ἰδιότητες γένοιντ’ ἂν αἱ αὐταὶ ἐπὶ πλειόνων, μᾶλλον δὲ ἐπὶ πάντων τῶν κατὰ μέρος ἀνθρώπων, καθὸ ἄνθρωποι.149

Sono dunque detti ‘individui’ [cose] siffatte, giacché ciascuna è costituita da caratteri propri, la composizione dei quali non potrebbe mai prodursi identica in un altro. I caratteri propri di Socrate, infatti, non potrebbero mai prodursi identici in un altro particolare, mentre quelli dell’uomo (intendo dire: dell’uomo comune) potrebbero prodursi identici in più uomini, o, meglio, in tutti gli uomini particolari, in quanto sono uomini.150

(1984), pp. 729-303, in partic. pp. 285-286. Per quanto riguarda Dexippo, il riferimento è a Dexippo, in cat. p. 45, 25-31.

145 Cfr. Sedley D., «The Stoic Criterion of Identity», cit., in partic. p. 261 nota 27.

146 Cfr. Chiaradonna R., «La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ ΠΟΙΟΝ stoico», op. cit., in partic.

pp. 307-311.

147 Porfirio, In Ar. Cat. 129, 8-10: «ἀριθμῷ δὲ ἀλλήλων διενήνοχεν ὥσπερ Σωκράτης Πλάτωνος· εἰδοποιοῖς

μὲν γὰρ διαφοραῖς οὐ διενήνοχεν Σωκράτης Πλάτωνος, ἰδιότητι δὲ συνδρομῆς ποιοτήτων, καθ’ἣν εἰδοποιῷ διενήνοχεν Πλάτων Σωκράτους».

148 Cfr. Porphyrii Isagoge et in Aristotelis Categorias commentarium, edidit Adolfus Busse, Berolini: G.

Reimer, 1887.

149 Porfirio, isag., 7, 21-28.

150 La traduzione è quella presente in Chiaradonna R., «La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ

51

Qualcuno potrebbe giustamente obiettare che il passo in questione sembra essere poco pertinente alla questione dell’identificazione dell’ἰδίως ποιόν stoico, in quanto Porfirio non solo non fa esplicito riferimento agli Stoici, ma non si rivolge nemmeno a non meglio precisati avversari, come era il caso di Dexippo: semplicemente, sembra esporre la propria dottrina a proposito della natura del criterio di identità. In effetti, Sedley cita solo di sfuggita il passo, senza ipotizzare un diretto riferimento agli Stoici: egli sta infatti cercando dei possibili “candidati” per assolvere alla funzione di criterio di identità, e si limita a citare, nella sua rassegna, l’opinione di «some later reports [who] speak of the peculiar quality as a unique complex of common qualities»151, rigettandola per le ragioni già esposte in precedenza. Diverso è il discorso per quanto riguarda Chiaradonna, il quale, ritenendo, come si è visto, che il passo di Dexippo non si accordi con quello che sappiamo della dottrina stoica dell’ἰδίως ποιόν, propone di identificare gli avversari ignoti del commentatore non più con gli Stoici, bensì con Porfirio, che espone la stessa dottrina che viene criticata da Dexippo, quella cioè del principio di identità come συνδρομὴ ποιοτήτων. Una tale interpretazione peraltro, secondo lo studioso italiano, avrebbe il vantaggio di spiegare la vaghezza dell’allusione ai suoi avversari come una sorta di remora da parte di Dexippo (neoplatonico e probabilmente allievo di Giamblico) nel fare il nome di quello che avrebbe potuto considerare come un suo ideale caposcuola152. Un altro punto usato da Chiaradonna per mostrare la validità della sua ipotesi è poi la sottolineatura del fatto che, nel passo di Dexippo, il contesto in cui si viene a trovare la menzione della συνδρομὴ non è quello di risposta all’αὐξανόμενος λόγος, ma ha a che fare piuttosto con un problema di esegesi di Aristotele, riguardante la questione sul che cosa permetta di distinguere i singoli individui facenti parte di una stessa specie, e questo, secondo Chiaradonna, sarebbe precisamente lo stesso problema affrontato da Porfirio nei passi in cui espone la sua teoria del fascio di qualità.

Chiaradonna afferma che si potrebbe obiettare alla sua teoria che nei testi di Porfirio presi in esame non compare nessun riferimento alla formula tecnica ἰδίως ποιόν, che invece si trova in Dexippo, ma a suo avviso un’obiezione di tal genere non sarebbe risolutiva. Infatti, che la menzione dell’ἰδίως ποιόν in Dexippo abbia un’origine stoica è sicuramente probabile, ma non per questo si può escludere a priori un riferimento più diretto a Porfirio, tanto più

151 Sedley D., «The Stoic Criterion of Identity», cit., p. 261.

152 Chiaradonna comunque non considera un tale argomento come particolarmente forte: egli riporta infatti

un’osservazione di Concetta Luna, che nota come la regola generale in Dexippo sia proprio quella di non menzionare esplicitamente i propri avversari, sostituendo ai nomi propri le citazioni anonime (cfr. Chiaradonna R., «La teoria dell’individuo in Porfirio e l’ΙΔΙΩΣ ΠΟΙΟΝ stoico», cit., p. 319 nota 39).

52

che «la teoria del ‘fascio’ individuante di qualità appare evidentemente legata alla concezione stoica dell’individuo, concezione che, tuttavia, Porfirio […] modifica e riprende in un quadro dottrinale diverso da quello stoico, ossia nel contesto della teoria peripatetica della specie e della predicazione»153. Questo non è casuale secondo Chiaradonna, in quanto, dall’esame delle opere di Porfirio, si possono ricavare ampie indicazioni sul fatto che egli adoperi materiale di origine stoica154. Da ciò si può concludere che, sebbene all’origine della citazione di Dexippo siano da vedere gli Stoici, tuttavia il riferimento polemico diretto del commentatore è a Porfirio e al recupero che egli fa della dottrina stoica in un contesto di esegesi aristotelica.