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嘗攷西國文字因族類而異。商周時惟吉利司最著,為諸國興 學之祖。卽今之希獵地。秦漢時有拉丁與之相將,卽今之意

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迄今各國猶採用其字。

迤北為日耳曼族類各小邦星羅棋布,草昧漸開:分薩克孫一

支赴溪北島,與英侖土民叅雜,為今之英國;分佛朗福一支

赴迤西境,與高耳土民叅雜,為今之法國;又迤北荷、丹、

比、瑞諸國皆其分支與土著叅雜。故英、法等國文字皆源於

日耳曼,卽今之德意志也。

[...]近四十年來英、法、德、意四種語遂為西國通行文字。今

通使聘問用法語通商,口岸用英語。吉利、拉丁兩語文法繁

賾,惟考古、闡教、習律、習醫者用之。今之希獵語、意大

利語又非吉利、拉丁之舊。惟德語迤未改變,而其文法猶較

繁於英、法。[...]

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Introduzione alla lingua tedesca, SB, 26 dicembre 1887

È già stato verificato che le lingue degli stati occidentali si differenziano in base alle popolazioni. Ai tempi degli Shang [1600-1046 a.C.] e dei Zhou [1045-256 a.C.] il greco era la [lingua] più importante, all’origine delle discipline di studio di tutte le nazioni. Corrisponde [all’area] che oggi viene detta Grecia.67 All’epoca dei Qin [221-206 a.C.] e

degli Han [206 a.C.-220 d.C.] insieme a questa c’era [anche] il latino, che corrisponde [all’area dove] oggi vi è l’Italia. Il greco e il latino sono lingue onnicomprensive, molto efficaci e potenti, con profondi princìpi e connotazioni chiare. Tutt’oggi varie nazioni ne usano la scrittura.

A nord i Germani si sono ripartiti in ogni piccolo luogo e da primitivi si sono progressivamente sviluppati, dividendosi in: Sassoni, un gruppo che si è stabilito nelle isole a nord-est e che si è mescolato con i locali Angli dando origine all’odierna Gran Bretagna; Franchi, che si sono spostati a ovest, mischiandosi ai locali Galli formando l’odierna Francia; inoltre, verso nord, l’Olanda, la Danimarca, il Belgio e la Svezia si sono tutte formate dalla [loro] frammentazione e dalla mescolanza con la popolazione locale. Poiché le lingue di Gran Bretagna e Germania si sono tutte originate dai Germani, sono le odierne [lingue] germaniche.

[...] Negli ultimi quarant’anni inglese, francese, tedesco e italiano sono le lingue [di uso] corrente delle nazioni straniere. Attualmente nelle visite diplomatiche si usa il francese, nei porti si usa l’inglese.

La grammatica di greco e il latino è complicata e astrusa. Vengono usate solo in archeologia, religione, nella pratica della legge e nello studio della medicina. Il greco e l’italiano di oggi non sono così antichi come il greco [antico] e il latino. Solo il tedesco non è cambiato, e la sua grammatica è ancora complicata se paragonata a inglese e francese. [...]

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66 “Dezi chu guang xu” 德字初桄序 (Introduzione alla lingua tedesca), SB, n. 5279, 26 dicembre 1887, p.

3.

67 Vi è nella versione cinese una differenza tra Jilisi 吉利司, il primo toponimo usato in riferimento

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Come si può notare, l’estratto selezionato costituisce una trattazione generale sulle lingue europee, in cui l’Italia viene menzionata come territorio attuale corrispondente all’antica regione linguistica del latino, sebbene non si specifichi come essa non fosse l’unica area di diffusione del latino. Inoltre, concentrandosi sulla nascita e differenziazione delle lingue germaniche, lo scritto non menziona le altre lingue neolatine, citando come diretto discendente del latino soltanto l’italiano.

Dalla ricerca comparativa sulle altri fonti periodiche dell’epoca è emerso che la trattazione sopra analizzata fu integralmente tratta (ancora una volta senza esplicita menzione della fonte) dal periodico Zilin Hubao 字林滬報 (Il boschetto letterario di

Shanghai), quotidiano in lingua cinese pubblicato dal 1882 dalla stessa redazione del North China Herald e che rappresentò a lungo uno dei maggiori concorrenti dello Shenbao, imitandone il formato, le tecniche di stampa e la concezione di una redazione

principalmente composta da letterati cinesi.68

L’articolo in questione, con lo stesso titolo, era stato pubblicato soltanto due giorni prima dal concorrente quotidiano di Shanghai.69

Qualche anno dopo, inoltre, apparve anche una relazione quantitativa sullo studio delle lingue straniere nel mondo, che riporta una statistica sull’aumento dei praticanti (si spiegherà a breve se da intendere come parlanti o apprendenti) dal 1800 al 1893, anno della pubblicazione dell’articolo. L’italiano, come le altre lingue straniere, si inserisce all’interno di una tendenza di crescita del numero di praticanti.

學習方言

, 申報, 光緒十九年十一月十九日

歐洲各國土音自一千八百年為始,能習葡萄牙音者有七兆四

十八萬,今增至十二兆一百萬;能習意大利音者十五兆七萬

四千,今增至廿五兆八十七萬三千;習西班牙音者廿六兆十

九萬四千,令增至四十兆八十五萬五千;習法國音者三十兆

三十一萬八千,今則有七十兆八十二萬六千;習俄國音者三

十兆七十七萬,今則七十兆七十五萬三千;習英國音者始僅

廿兆五十一萬一千,現不止倍蓰則有一百廿五兆八十六萬一

千。可見學習土音者未及百年已有蒸蒸日上之 勢綜,而計之

普天下各國未有如英之多且廣也。

70 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 68 De Giorgi 2001: 51.

69 “Dezi chu guang xu” 德字初桄序 (Introduzione alla lingua tedesca), Zilin Hubao 字林滬報, n. 1918,

24 dicembre 1887, pp. 5-6.

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Sullo studio delle parlate locali71, SB, 26 dicembre 1893

Relativamente alle lingue indigene delle varie nazioni europee, [esaminando] a partire dal 1800, il portoghese aveva 7.480.000 praticanti, oggi saliti a 13.000.00072; l’italiano aveva

15.074.000 praticanti, oggi saliti a 25.873.000; lo spagnolo aveva 26.194.000 praticanti, oggi saliti a 40.855.000; il francese aveva 30.318.000 praticanti, oggi 70.826.000; il russo aveva 30.770.000 praticanti, oggi 70.753.000; l’inglese aveva al principio solo 20.511.000 parlanti, che attualmente si sono incessantemente moltiplicati fino a 125.861.000. È possibile notare come il numero dei praticanti delle lingue locali da cento anni fa a oggi abbia visto un costante aumento e inoltre che [la lingua di] nessun’altra nazione al mondo ha avuto la stessa diffusione dell’inglese.

I dati sopra riportati appaiono estremamente dettagliati dal punto di vista numerico, ma è difficile risalire all’origine di tali statistiche, la cui fonte è ancora una volta assente. Anche dalla ricerca nei periodici cinesi e inglesi dell’epoca non risulta nessuno studio del genere che possa aver servito da fonte. L’unica analisi possibile può essere quindi effettuata al momento sulla base dei dati italiani sull’ammontare dei parlanti della nostra lingua nel XIX secolo. Sotto questo aspetto esiste una prima ambiguità nel testo cinese, riscontrabile tra il titolo Xuexi fangyan 學習方言 (Sullo studio delle parlate locali), che fa quindi riferimento allo studio delle lingue straniere, e la formula ricorrente all’interno del testo nengxi… zhe 能習…者, riferita a color che praticano, quindi parlano, una delle lingue menzionate. Dalle cifre riportate è comunque facile intuire che quanto pubblicato sullo Shenbao fosse inteso come un calcolo dei parlanti delle varie lingue. Nel caso specifico dell’Italia, infatti, si tratta di una stima complessiva della popolazione italiana alla quale fu applicato, probabilmente, l’assunto che il godimento della nazionalità corrispondesse in automatico al possesso di una competenza linguistica nella lingua nazionale. Dagli studi dei maggiori linguisti italiani, invece, il numero degli effettivi parlanti risulta di gran lunga ridimensionato: il totale massimo degli italofoni nell’epoca post unitaria andrebbe dal 2,5% della popolazione per De Mauro, ovvero circa 600.000 individui, a un più generoso 10% secondo Castellani, corrispondente a più di due milioni, cifra a cui andrebbero aggiunti i dialettofoni con una competenza parziale nella lingua italiana. 73

I 25 milioni dello Shenbao corrispondevano dunque senza ombra di !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

71 Il termine fangyan 方言 ha generalmente il significato di ‘dialetto’, ma può essere in questo caso

riferito a una parlata di uso locale e non universalmente comprensibile. HDC 2008: V, 1558. Ad ogni modo l’uso di questo termine con il significato di ‘lingua straniera’ è attestato anche in altri periodici dell’epoca.

72 La cifra indicata nell’articolo, shier zhao yibai wan 十二兆一百萬 è di dubbia interpretazione.

Corrisponderebbe, infatti, a 13.000.000 ma non risulta la forma più diffusa, che sarebbe invece shisan

zhao 十三兆.

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dubbio più al totale della popolazione del nuovo regno che agli effettivi parlanti della lingua nazionale.74

A confronto con le altre lingue europee, l’italiano appare comunque come una lingua minoritaria, come riporta più di un articolo qualche anno dopo, in cui, procedendo a una simile stima, l’italiano non appare più tra le lingue per le quali vengono fornite cifre precise (che si limitano a inglese, russo, tedesco, spagnolo e francese), ma viene semplicemente citata in coda con la breve annotazione “le altre nazioni quali Italia e Portogallo hanno anche subito a loro volta un aumento”.75

Contrariamente a questa tendenza, però, l’italiano viene anche segnalato tra le lingue straniere insegnate all’interno di università particolarmente prestigiose come le britanniche Aosifo 敖斯佛 (Oxford)e Kanbili 堪比立 (Cambridge).76

Al contempo non è raro trovare notizie di come l’italiano stesse guadagnando prestigio in Giappone e di come se ne stesse diffondendo l’insegnamento già a partire dal 1888, come si nota nei due brani che seguono.

東報彚譯

,申報,光緒十四年二月二十四日

意大利國近來氣運日盛漸為歐洲强大之國。日本于意國語言

文學鮮有能通者。當道議立意大利學會請有棲川親王為會長,

另派十人為委員,又派書記等。員會中設立各學,聘意人為

教授。現正恊議此事也。

77 !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Bruni 1996: I, LXXI. Secondo De Mauro, le drammatiche condizioni in cui versavano le istituzioni scolastiche post-unitarie e il largo uso dei dialetti facevano sì che solo un’esigua percentuale con accesso all’istruzione post-elementare (8,9 per mille) e la popolazione di Toscana e Roma (per affinità morfologica e lessicale dei dialetti alla lingua comune) potesse effettivamente definirsi italofona (o meglio “italografa”). De Mauro 2008: 36-43. Castellani al contrario ricalcola i dati forniti da De Mauro con un preciso censimento dei membri del clero, studenti di istruzione media e superiore, e altri membri della popolazione colta, nonché i parlanti del toscano. Castellani 2004: I, 113-117.

74 Istat 1958: 39.

75 Letteralmente dal testo dell’articolo “anche le restanti lingue – italiano, portoghese, eccetera – hanno

avuto ognuna un lieve aumento” (“其餘意大利、葡萄牙諸國亦皆互有所增此蓋默化”). “Lun wu zhou fangyan you jiang tong zhi ji” 論五洲方言有將通之機 (Sulle occasioni di interscambio tra le lingue dei cinque continenti), SB, n. 8943, 11 marzo 1898, p. 1. Similmente in un altro articolo si dice “anche le restanti lingue – italiano, portoghese, eccetera – hanno avuto ognuna un aumento” (“其餘意大利、葡葡 牙諸國亦皆互有加增”). “Shu «Fa ke Huawen», «Ying xi Huayu» liang ze hou” 書《法課華文》、 《英習華語》兩則後 (Sui due articoli intitolati «I francesi studiano il cinese» e «Gli inglesi studiano il cinese»), SB, n. 10313, 1 gennaio 1902, p. 1.

76 “Beikao Ying-Fa-E san guo xuexiao zhi zhi” 備考英法俄三國學校之制 (Informazioni sulle scuole di

Gran Bretagna, Francia e Russia), SB, n. 7874, 25 marzo 1895, p. 1.

77 “Dongbao hui yi” 東報 譯 (Raccolta di traduzioni dalla stampa giapponese), SB, n. 5372, 5 aprile

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Raccolta di traduzioni dalla stampa giapponese, SB, 5 aprile 1888

Recentemente il destino dell’Italia è sempre più roseo e sta gradualmente diventando una grande nazione europea. In Giappone sono rare [le persone] che padroneggiano la lingua e la letteratura italiana. Le autorità stanno discutendo di stabilire una Società di Studi Italiani78 e di nominare il Principe Arisugawa come presidente,79 e inoltre di appuntare altri

dieci commissari, dei segretari eccetera. All’interno della società si attiveranno diversi corsi e si nomineranno degli italiani come docenti. Al momento si sta discutendo questa questione. ***

取法乎上

,申報,光緒十五年四月初四日

日本於歐洲各國教育之法無不考究,向推德國、意大利國教

育最善,而意國教育之法尤利於日本。是以擾 本文部大臣近

命文部省各吏員專取意國敎育法以便施行。

80

Imparare dai migliori, SB, 3 maggio 1889

Non c’è un metodo di insegnamento delle nazioni europee che il Giappone non stia investigando, promuovendo sempre l’educazione tedesca e italiana come le migliori, specialmente quella italiana che ha portato benefici al Giappone. Quindi recentemente il Ministro dell’Istruzione Enomoto81 ha ordinato che ogni ufficiale provinciale all’istruzione

adotti e metta in pratica il metodo di insegnamento italiano.

Con il titolo di Raccolta di traduzioni dalla stampa giapponese, il primo esempio, che si apre con un elogio del processo di affermazione dell’Italia come grande nazione (immagine forse proveniente dalla fonte giapponese e comunque non ancora compromessa dall’episodio della Baia di Sanmen dell’anno seguente), appartiene a una miscellanea di brevi notizie giunte dal Giappone e si riferisce alla discussione in merito alla fondazione di un istituto di studi italiani. Si tratta senza dubbio di quella che sarebbe poi stata la Società Italo-Giapponese o (Nichi-I gakkai), inaugurata nel 1889 e rimasta in vita fino al 1892. 82

Come evidenziato in alcuni studi, sul finire dell’Ottocento l’immagine dell’Italia in !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

78 Il nome ufficiale sarebbe poi stato Società Italo-Giapponese.

79 Il principe dopo aver designato il presidente e gli amministratori, rimase in realtà Protettore della

società, come si legge nel regolamento della società stessa stilato nel luglio 1888. Istituto per la storia del Risorgimento italiano 1987: 158.

80 “Qu fa hu shang” 取法乎上 (Imparare dai migliori), SB, n. 5759, 3 maggio 1889, p. 1.

81 Enomoto Takeaki 榎本武揚 (1836-1908), ha ricoperto diverse cariche governative tra cui quelle di

Ministro degli Affari Militari, Ministro delle Comunicazioni e Ministro degli Affari Esteri. Dal 1889 al 1890 è stato inoltre Ministro dell’Istruzione del Giappone. “Enomoto Takeaki”, Encyclopædia Britannica,

http://global.britannica.com/biography/Enomoto-Takeaki (ultima consultazione 13.06.2015).

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Giappone trovò un periodo d’oro e i rapporti tra le due nazioni passarono da scambi puramente commerciali (prevalentemente in ambito serico) a relazioni di più ampio spettro. Ciò avvenne grazie al positivo ritratto restituito in patria dal principe Ikawura Tomomi (1825-1883) di ritorno dalla sua missione all’estero, ma durò soltanto fino alla fine del secolo, quando l’Italia, con le sconfitte subite in terra d’Africa, dimostrò la sua debolezza nel contesto geopolitico internazionale.83

In questo contesto rivestì un ruolo molto importante proprio la Società Italo-Giapponese, fondata da Alessandro Paternostro (1852-1899), inviato nel 1888 come consigliere giuridico in Giappone in qualità di esperto di diritto pubblico. Oltre a fornire un enorme contributo alla riforma del sistema giuridico giapponese, Paternostro promosse la fondazione di una società di studi italiani, che si occupò anche della pubblicazione della rivista I-gaku kiji (Studi italiani) e di sostenere l’inserimento della lingua italiana nelle scuole commerciali e nelle università.84

Proprio nel suo discorso inaugurale, il fondatore affermò il ruolo dell’Italia nell’ambito dei rapporti geopolitici dell’epoca affermando “la conoscenza della lingua, e con questo della cultura italiana, sia e sarà sempre strumento efficacissimo per penetrare nello spirito della cultura generale dell’Occidente”, sostenendo altresì che “fondando questa Società, voi avete fatto opera salutare alla cultura del vostro paese, perché gli studiosi della civiltà occidentale si arricchissero di un nuovo strumento efficace a guidarli alle fonti prime di quella luce di pensiero che ovunque si è estesa, ed a entrare nel movimento generale non influenzati da una sola corrente di cultura, non annebbiati da una falsa idea che vi siano popoli maestri in tutto ai quali si debba far capo”.85

Dalle sue parole di evince insomma un chiaro piano della rappresentanza italiana in Giappone di guadagnare un posto all’interno del panorama culturale e politico mondiale, affermando la propria voce in Oriente. L’operato della comunità italiana in Giappone fu così eccelso in questa fase, da avere risonanza oltremare, nella vicina Cina, ma come vedremo non fu sufficiente a convincere il governo cinese dell’autorevolezza della lingua italiana come mezzo di diffusione delle conoscenze occidentali.

Pur essendo già al corrente della crescente diffusione della lingua italiana in istituzioni sia occidentali – le università di Oxford e Cambridge – che giapponesi, sin !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

83 Ugolini 1987: 132-133. 84 Losano 2011: 40, 57.

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dal finire del XIX secolo, la Cina sembrò comunque resistere anche all’influenza positiva dell’opinione pubblica giapponese presso la quale l’italiano e il metodo di insegnamento applicato in Italia stavano guadagnando prestigio, come testimonia anche il secondo esempio, intitolato Qu fa hu shang 取法乎上 (Imparare dai migliori). Agli albori del secolo successivo e alle soglie dell’esperienza repubblicana, nel 1910 la Cina appare infatti ancora restìa nei confronti dell’Italia, al punto da rifiutare la sua approvazione all’istituzione di un corso di lingua italiana a Pechino. Tale richiesta da parte della rappresentanza italiana, sembra oltrepassare le mura delle stanze della burocrazia della corte Qing, diventando elemento di discussione del dibattito pubblico relativamente ai rapporti con le potenze straniere, come è possibile notare dall’aspro commento alla vicenda in chiosa alla notizia che segue.

義大利欲擴張羅馬文字

,申報,宣統二年二月十九日

義大利因誤解利益均沾之說,曾於前日以正式公文照會外務

部,要求學部所管領之譯學館內添設羅馬文字一科。外務部

循例移咨學部,並不加可否,但靜候學部答覆,以為應付。

嗣學部以各學堂學習某國之語言並非為某國之權利起見,此

端萬不可開,恐他國效尤,應行嚴詞駁覆。刻已咨覆外務部,

故該部已據此以答義使矣。

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L’Italia intende promuovere la lingua di Roma87, SB, 29 marzo 1910

L’Italia, avendo frainteso l’espressione “dividere i profitti”, alcuni giorni fa ha formalmente richiesto tramite documento ufficiale inviato al Ministero degli Esteri88 che presso lo Yixue