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Il patrimonio culturale italiano trasmesso ai lettori dello Shenbao

In questo primo capitolo dedicato all’analisi degli articoli contenenti il contributo dello Shenbao alla formazione di un immaginario cinese sull’Italia, si procederà a una dettagliata presentazione di una selezione dei più rilevanti risultati riscontrati relativamente a tematiche culturali di vario genere.

Consapevoli che la cultura di un popolo e di una nazione, soprattutto se analizzata in prospettiva diacronica, è frutto di molteplici passaggi della sua evoluzione, i quali racchiudono infiniti aspetti della vita di una comunità, si è però deciso in questo caso di procedere a una selezione di alcune tematiche culturali ritenute particolarmente rappresentative per la presente analisi, le quali possano efficacemente e produttivamente fungere da tasselli per ricostruire l’immagine della cultura italiana per come veniva presentata ai suoi lettori dalla redazione dello Shenbao nel periodo preso in considerazione per questa indagine. Si passeranno in rassegna, quindi, articoli che trattano primariamente l’arte italiana, con un particolare focus sull’archeologia, che è risultata una tematica su cui il periodico cinese pose una maggiore attenzione rispetto agli altri ambiti artistici; la letteratura; le notizie relative a lingua italiana, istruzione e sistema educativo, con alcuni esempi di istituzioni culturali e scolastiche in Italia e all’estero; e infine la storia, sia antica che appartenente al recente passato rispetto alla

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pubblicazione dello Shenbao. L’ordine di presentazione è emerso dal lavoro di analisi e dall’emergere di tratti di connessione tra le varie tematiche, che lo ha reso preferibile rispetto a un criterio quantitativo, il quale si sarebbe limitato a considerare la consistenza di articoli per tematica e che sarebbe, quindi, risultato troppo matematico e poco adatto a un tipo di analisi testuale e contestuale come quella alla quale si procederà di seguito. Per rendere conto, ad ogni modo, della diversa distribuzione dei contributi si ritiene utile riportare le cifre della consistenza delle varie microtematiche selezionate internamente alla marcotematica culturale:

- storia e personalità storiche: 37 articoli.

- lingua italiana e istruzione in Italia: 25 articoli, - arte e archeologia: 14 articoli,

- letteratura: 12 articoli,

Quelli che seguono appartengono, dunque, a una selezione di 39 articoli che rappresentano, a parere di chi scrive, gli articoli più significativi e degni di nota tra gli 88 articoli relativi a tematiche culturali apparsi dal 1872 al 1911.

II.1.

RESOCONTI DI ARCHEOLOGIA E ARTE

La prima sezione della macrotematica relativa all’immagine della cultura italiana nello Shenbao che si intende approfondire riguarda la produzione artistica e archeologica. L’archeologia rappresenta, come si vedrà, l’ambito di indagine principale di questa sezione, in cui tre articoli su cinque riportano informazioni sul famoso sito archeologico di Pompei, mentre un articolo soltanto riporta informazioni su un’altra produzione artistica, come si vedrà in chiusura di questo paragrafo.

Come riportato anche nell’introduzione di questo studio, l’eredità classica italiana rappresenta uno degli elementi ricorrenti della raffigurazione dell’Italia e gli articoli che si presenteranno di seguito, confermano questa tendenza anche sulle pagine del quotidiano di Shanghai.1

Inoltre, la vicenda della distruzione di Pompei e le recenti scoperte archeologiche dell’area rappresentavano già un topos d’eccezione nella letteratura odeporica prodotta dai visitatori cinesi in Italia, che raccontarono delle sfortunate sorti dell’antica città romana e descrissero, con più o meno fervore, le meraviglie del sito archeologico nei loro diari di viaggio in Italia. Il primo sembra !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

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essere stato Zhigang 志剛, che visitò l’Italia durante la missione cinese in Europa e America guidata da Anson Burlingame (1820-1870). Egli mostrò tuttavia un certo disinteresse per le questioni paesaggistiche e culturali, e si rivelò concentrato sugli aspetti tecnici e politici. Questo valse anche per quanto riguarda la sua visita a Pompei del 15 giugno 1870: Zhigang si mostrò, infatti, piuttosto distaccato e addirittura critico nei confronti dell’attenzione prestata dagli italiani verso un simile “cumulo di rovine”.2

Pur fornendo con esattezza nel suo Chushi Taixi ji 初使泰西記 (Memorie della prima missione in Occidente) la data della distruzione di Pompei a causa dell’eruzione del Vesuvio avvenuta 1791 anni prima della sua visita (ovvero nel 79 d.C.), così come la data e le circostanze del ritrovamento, avvenuto 278 anni prima (nel 1592) durante gli scavi per un canale idrico, Zhigang riportò senza particolari commenti personali la presenza di numerosi affreschi e di edifici di vario genere, tra cui un teatro semicircolare e dei bordelli, contrassegnati all’esterno da raffigurazioni di serpenti aggrovigliati.3

Al contrario, il primo diplomatico cinese residente all’estero, Guo Songtao 郭嵩燾 (1818-1891), nel suo Lundun yu Bali riji 倫敦與巴黎日記 (Diario di Londra e Parigi), dedicò alle rovine di Pompei, che visitò il 10 febbraio 1879, maggior interesse del precedente visitatore, descrivendo templi, strade lastricate, residenze aristocratiche e ritrovamenti di utensili di vario genere avvenuti al loro interno.4

Infine, per citare un ultimo esempio tra gli altri esistenti, non si può non nominare Kang Youwei 康有為 (1858-1927), che nel 1904 visitò e stilò una dettagliata descrizione di numerosi ritrovamenti del sito di Pompei. L’identificazione delle opere architettoniche da lui visitate all’interno del sito è tutt’ora basata su ipotesi emerse dall’analisi comparativa della sua opera alla luce delle fonti storico-archeologiche, in quanto, al pari dei suoi predecessori, egli non menzionò mai esplicitamente i nomi di residenze, templi o altri ritrovamenti.5

Quanto alla presenza di riferimenti a Pompei sullo Shenbao, è possibile invece trovare un primo accenno all’interno di un articolo del 1876 intitolato Lun Tianzhu Fo

shou bianse shi 論天竺佛首變色事 (A proposito della testa di Buddha che cambia

colore a Tianzhu) che narra di uno stupefacente episodio avvenuto a Tianzhu, nei pressi del Lago Occidentale ad Hangzhou, dove pare che una raffigurazione della Guanyin !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

2 Bertuccioli, Masini 2014: 215-217. 3 Zhigang 1984: 359-360.

4 Bertuccioli, Masini 2014: 228; Guo Songtao 1984: 899-900.

5 Il diario del viaggio in Italia di Kang Youwei è stato integralmente tradotto nella tesi di dottorato di

Martina Turriziani, a cui si è fatto riferimento per i dettagli della sua visita a Pompei. Turriziani 2016a: 154-180.

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avesse cambiato colore del volto da un rosso dorato ad un nero portatore di presagi nefasti, alimentando episodi di superstizione e idolatria tra le masse.

Il riferimento a un’opera d’arte del sito pompeiano viene utilizzato dall’autore come esempio per sollevare delle critiche nei confronti di queste manifestazioni di superstizione che erano susseguite al particolare fenomeno, senza tuttavia fornire alcun dettaglio sui ritrovamenti artistici e architettonici. La palese critica alle superstizioni era uno dei punti ricorrenti all’interno di articoli ed editoriali, nonché uno degli strumenti principali attraverso i quali la redazione promuoveva il progresso e la trasformazione della società attraverso l’emulazione degli esempi positivi forniti dalla società occidentale: uno di essi era appunto il non indulgere nella superstizione.6

Allo scopo di screditare credenze infondate, infatti, l’autore dell’articolo porta come esempio quanto rinvenuto durante gli scavi di Pompei in Italia, dove pare che fosse stato smascherato un marchingegno che rendeva possibile un simile fenomeno in una effigie custodita in un tempio della città poi funestamente sommersa dalla cenere. Il ritrovamento degli oggetti e degli edifici di Pompei aveva riportato alla luce, a detta dell’autore, anche un tempio che conteneva l’effigie in grado di cambiare colore. Sebbene venga utilizzato più volte il termine Fo 佛 (‘Buddha’, ‘buddhista’), per fare riferimento tanto al tempio (Foshi 佛寺) quanto alla raffigurazione della divinità (Foxiang 佛像), così come alla testa della figura (Foshou 佛首), per ovvie ragioni siamo portati a ipotizzare che si sia trattato invece di un tempio dedicato a una divinità del pantheon romano e che l’utilizzo del termine Fo possa essere stato un espediente di addomesticamento di un elemento culturale altro, tramite associazione con una forma di culto più familiare per il lettore del quotidiano.

論天竺佛首變色事

,申報,光緒贰年丙子四月念四日

[...]吾聞,意大利國有城名磐筆隘者,於二千年前有一佛寺壯

麗無比,亦有佛首變色之事。當時人盡信之,無有察出其謀

者。其後,地有火山名費蘇表斯者時火發,徧飛土灰。其城

遂陷,後地為人掘開,地中所陷昔日之房屋、器具均存,惟

人則僅勝枯骨而已。

其石、木之雕刻者極其工巧器具,亦皆精良。昔日變色之佛

像與其寺屋猶存,評細察閱佛像中藏關鍵能使變色事。隔二

!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! 6 Mittler 2004: 338-339.

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千餘年,寺僧之奸詐始敗。[...]

7

A proposito della testa di Buddha che cambia colore a Tianzhu, SB, 17 maggio 1876

[...] Ho sentito che in Italia c’è una città chiamata Pompei in cui duemila anni fa c’era un tempio buddhista di incomparabile magnificenza, dove parimenti accadde che la testa del Buddha cambiò colore. La gente dell’epoca vi credette pienamente e non verificò se tale fenomeno fosse frutto di uno stratagemma. In quel luogo vi era un vulcano chiamato Vesuvio, che successivamente emise fuoco e ovunque volarono terra e cenere. La città fu quindi sepolta; in seguito furono eseguiti degli scavi e tutti gli edifici e gli utensili del passato che erano rimasti sotterrati si erano preservati, ma delle persone non rimase nient’altro che gli scheletri.

Tali utensili intagliati in legno o pietra erano assai ricercati e tutti eccellenti. L’effigie di Buddha che in passato cambiava colore e il relativo tempio si sono conservati fino a oggi ed esaminando l’effigie del Buddha si nota un cardine nascosto che faceva sì che cambiasse colore. A distanza di più di duemila anni il trucco di un monaco è finalmente stato smascherato. [...]

Insieme a una generale lode della raffinatezza del livello delle arti e dell’artigianato ritrovato a Pompei e a una descrizione sommaria della vicenda, ciò che occupa il nucleo della notizia è però una supposta rappresentazione di divinità che, attraverso un marchingegno (pare un cardine o una leva in legno) era in grado di cambiare colore. Sfortunatamente al momento né il catalogo online del Museo Archeologico di Napoli, né le ulteriori fonti storiche e archivistiche consultate hanno rivelato la presenta di una tale effigie, 8

la cui identificazione risulta ancora più difficoltosa per il fatto che il termine usato nell’articolo, xiang 像 , potrebbe indifferentemente riferirsi a una immagine dipinta o a una statua.9

Le ricerche sul materiale storico-archeologico italiano non hanno quindi rivelato una effettiva corrispondenza con i fatti narrati, al punto che è possibile ipotizzare un’affinità del resoconto appena illustrato con le storie fantastiche della tradizione dei zhiguai 志怪, il cui forte potere di attrazione nei confronti dei lettori portò la redazione a inserire in numero crescente notizie e storie a limite tra realtà e finzione, limite che, come sostiene !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

7 “Lun Tianzhu Fo shou bianse shi” 論天竺佛首變色事 (A proposito della testa di Buddha che cambia

colore a Tianzhu), SB, n. 1244, 17 maggio 1876, p. 1.

8 Tra le fonti consultate vi sono le pubblicazioni di Giuseppe Fiorelli, direttore degli scavi dal 1847 al

1850 e in seguito dal 1860 al 1875. Fiorelli si occupò della pubblicazione di diari giornalieri e vari cataloghi sulla situazione corrente degli scavi. Per i volumi consultati si veda bibliografia alle voci: Fiorelli 1850, Fiorelli 1861-1865 (volumi consultati: 1-4, 8-10, 13-15); Fiorelli 1868-1879 (volumi consultati: 1, 2, 3); Fiorelli 1873; Accademia dei Lincei 1876; Fiorelli 1877.

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la stessa Mittler, non fu a lungo rigidamente avvertito nella visione del lettore medio.10

Una seconda menzione di Pompei come punto di riferimento e paragone si ritrova a solo una settimana di distanza dal primo articolo, a riprova del fatto che le vicende dei ritrovamenti di Pompei furono probabilmente seguite con discreto interesse. In questo caso, le abitazioni pompeiane sono citate come termine di paragone per descrivere le abitazioni costruite dagli occidentali in Cina e portate come esempio di stile elaborato ed elegante.

論中西今昔互異各事

,申報,光緒贰年丙子初五月一日

[...]西人在中國建造之房屋寬宏壯觀,亦受樸素,不求華麗,

並無畫、棟、雕墻者。較之昔時羅馬先王之古墓,意國磐筆

隘之陷寺雕刻精工者,亦異矣。[...]

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Sulle differenze del presente e del passato tra Cina e Occidente, SB, 23 maggio 1876

[...] Le case che gli occidentali costruiscono in Cina sono spaziose e imponenti, [ma] al contempo semplici, non ricercano la magnificenza e non hanno travi dipinte e pareti intarsiate. Se si paragonano alle tombe degli antichi sovrani romani e ai ricercati intarsi dei templi sepolti di Pompei in Italia, sono differenti. [...]

La gestione di Giuseppe Fiorelli (1823-1896) dal 1860 al 1875 e del suo collaboratore Michele Ruggiero (1811-1900) che lo succedette fino al 1893, rappresentarono dei periodi particolarmente fiorenti per l’archeologia pompeiana. Non è facile spiegare il perché della pubblicazione di due articoli a distanza di meno di una settimana proprio nel 1876, anno in cui nessun episodio particolarmente rilevante si registra nella conduzione degli scavi, mentre si dovrà aspettare più di tre decenni per poter leggere un altro contributo sul tema. Unica innovazione introdotta proprio in quell’anno fu l’avvio della pubblicazione intitolata Notizie degli scavi di antichità, una pubblicazione di livello nazionale pubblicata dall’Accademia dei Lincei con periodici aggiornamenti sull’andamento degli scavi, che si affiancava ai precedenti lavori a cura del Fiorelli,12

ma non è possibile al momento formulare ipotesi su un possibile legame !!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

10 L’esempio stesso del termine xiaoshuo 小說 viene portato per testimoniare come a lungo il termine

usato per riferirsi alla letteratura di finzione non contenesse la connotazione di ‘inventato’ o ‘non reale’. Nel Zhuangzi ad esempio, xiaoshuo si usava per definire discorsi di strada e non assunse il significato attuale, privo di qualsiasi connotazione negativa, fino al Movimento del Cinque Maggio. Mittler 2004: 101-102.

11 “Lun Zhong-Xi jin-xi huyi ge shi” 論中西今昔互異各事 (Sulle differenze del presente e del passato

tra Cina e Occidente), SB, n. 1249, 23 maggio 1876, p. 1.

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con i contributi dello Shenbao di quello stesso anno.

Un successivo e più dettagliato resoconto sulle ultime scoperte archeologiche di Pompei appare solo nel 1911 e riporta la notizia del ritrovamento di una nuova villa romana, menzionando inoltre alcuni precedenti rinvenimenti. In testa all’articolo si rende noto ai lettori che il contributo è una traduzione recante la firma di Qin (Qin yi 欽 譯), abbreviazione dello pseudonimo o del nome di cortesia del traduttore. Attraverso la consultazione del Quanguo baokan suoyin 全国报刊索引 (National Index to Chinese Newspapers and Periodicals), è risultato che l’intero resoconto non è che una sintesi di un articolo pubblicato solo due giorni prima dal North China Daily News intitolato A

discovery at Pompeii. Villa of the Augustinian Era, sebbene la testata inglese non sia

menzionata in maniera esplicita come fonte della notizia. Come si è detto in precedenza, la redazione dello Shenbao (così come gli altri periodici) non era solita esplicitare le proprie fonti in maniera sistematica: è possibile quindi trovare sia articoli con un chiaro riferimento all’origine della notizia o con un solo accenno generico ad essa (ad esempio “un giornale giapponese riporta che…” o “un recente telegramma da Londra riferisce che…”), così come articoli come quello qui proposto, per i quali solo in seguito è stato possibile rilevare che si tratta di traduzioni o sintesi da altre fonti, senza che queste siano menzionate. Per la traduzione che segue si è comunque scelto di rimanere fedeli alla versione dello Shenbao segnalando in nota eventuali discrepanze significative rispetto alla fonte.

地中古別墅發現

,申報,宣统三年辛亥七月十五日

著名博古家巴門博士, 現任羅馬與潘培伊(意大利古城為火山

所掩)博古會之職,近自以大利回至斯德賀倫 (挪威國京城),

述意大利官场 在潘培伊外郊發見極華麗之別墅。該墅處於雪

搿那以脫姆之地為葡萄園中所傭之工人偶然掘見者也。

某報訪員謂該墅上面有小石與灰遮蓋, 騐其各層泥土與灰之

性質可知為火山爆裂時。所埋葬內有房屋一間, 掘時並未損

害,大如廳,並有摩西式之地板,最優美之壁畫。自該畫之

樣式觀之能决該墅為紀元前二三十年之物也。更有廚房一所,

其大無比,為潘培伊與潘培伊附近地方所未有考。

意大利民主政體之末,羅馬大臣皆有別墅以美麗互相爭勝。

讀古時文學盡可證雪細多有別墅一所, 克老地司皇亦有數所。

現在發見之別墅不知主人翁為誰,須俟開掘完全, 方可研究。

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現地主雪搿那以脫姆方請意大利政府磋商貼助掘費。尚未就

緒,故暫禁開掘,並禁人民將墅內之物攝影。

查潘培伊城外已發現別墅三所:第一所係一千七百年發現之

地悉米地司別墅;第二所係一千八百九十五年發現之排司可

里拉別墅。兩所共計得銀飾九十六件,賣去得價約五十萬佛

郎。第三所係附近排司可里拉之別墅,計房屋二十四間,並

有極妙之壁畫,但已朽壞。現今發現之別墅非惟房屋之廣大,

較前勝之形式之美壁畫之精,亦前此所未有也。

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Scoperta antica villa sepolta, SB, 7 settembre 1911

Il famoso archeologo dottor Bergman, attualmente responsabile della missione archeologica [svedese] per Roma e Pompei (l’antica città italiana seppellita dal vulcano), recentemente ha fatto ritorno a Stoccolma (la capitale della Norvegia)14 e ha riferito che il

governo italiano ha scoperto una magnificente villa nei dintorni di Pompei. La villa si trova nel podere del Signor Item15 ed è stata fortuitamente riportata alla luce da alcuni operai che

lavoravano in un vigneto.

Il corrispondente di un giornale16 riferisce che la villa era coperta da piccole pietre e cenere,

e che esaminando la tipologia dei vari strati di terra e cenere si può capire che risalgono all’epoca dell’eruzione del vulcano. Tra quanto rimasto sepolto vi è un edificio che è stato scavato e che è rimasto intatto, grande quanto un salone e con inoltre un pavimento in mosaico e gli affreschi più raffinati.17 Osservando lo stile di tali affreschi si può stabilire