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A CCESSIBILITÀ , TRA TECNOLOGIA E DIMENSIONE SOCIALE

ANTINOMIE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO

1.2 A CCESSIBILITÀ , TRA TECNOLOGIA E DIMENSIONE SOCIALE

Christina Conti, Valeria Tatano∗∗

Accessibilità ambientale

La realizzazione di edifici, spazi e servizi accessibili è il risultato di un processo di progettazione consapevole che pone particolare attenzione alle molteplici e diverse esigenze degli utenti e che riconosce l’importanza di definire un ade- guato contesto ambientale affinché queste esigenze siano soddisfatte; un pro- cesso generale che si riferisce al macro ambito dell’architettura e che ha trovato negli anni nella disciplina della Tecnologia dell’architettura espressione com- piuta di integrazione di conoscenze specialistiche per rispondere ai bisogni fisi- ci e psicofisici degli utenti.

Con la dizione “accessibilità ambientale” si intende qui indicare l'insieme dei temi dell'architettura che utilizzano le competenze proprie della progetta- zione per la realizzazione di spazi, oggetti e servizi fruibili in modo confortevo- le e sicuro dal maggior numero di persone, nelle loro specificità e differenze, allargando il suo significato al senso di “risorsa collettiva” insita nell’accessibilità, intesa come possibilità in grado di migliorare la qualità di vita di una comunità (Laurìa, 2017).

I temi affrontati dall’accessibilità ambientale sono molti, si sviluppano in un contesto scientifico interdisciplinare e sono mirati alla produzione di artefatti prestazionalmente coerenti con i diversi requisiti funzionali della costruzione dell'architettura alle molteplici scale del progetto; temi che complessivamente permettono di approcciare il progetto e la sua realizzazione con la consapevo- lezza necessaria di una sperimentazione mirata alla persona e al riconoscimento del suo valore in un processo etico di sviluppo sociale (Conti et al., 2016).

In una visione generale e con la consapevolezza che è più importante (e an- che più facile) tutelare le esigenze di tutti soddisfacendo nel contempo tutti i bisogni, l’accessibilità ambientale concorre al rispetto del principio di ricono- scimento dei diritti delle persone con conseguente avvio di processi di inclusio- ne in attuazione dei diritti di uguaglianza, così come definiti nella Costituzione

Christina Conti è professore associato di Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento

Politecnico di Ingegneria e Architettura, Università degli Studi di Udine.

∗∗ Valeria Tatano è professore ordinario di Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento di

della Repubblica Italiana, «senza distinzione di sesso, di razza, di religione, di

opinioni politiche, di condizioni personali e sociali»1. Questo può a tutti gli ef-

fetti essere considerato il risultato di un processo sinergico virtuoso dell’innovazione strumentale (sviluppo delle conoscenze, identificazione dei requisiti, costituzione di regolamenti, norme, linee guida e buone pratiche di riferimento, produzione di ausili e messa a punto di materiali e tecniche dedica- te, ecc.) e di crescita sociale rispetto ai valori dell’inclusione attraverso percorsi di conoscenza, condivisione ed indirizzo condotti dai portatori di interesse. “Nulla su di noi senza di noi” è il motto assunto e condiviso dalle consulte, as- sociazioni e comitati delle persone con disabilità, ed è la sintesi del difficile percorso che ha permesso di identificare il modo con il quale la comunità civile deve relazionarsi con le persone con disabilità affinché siano, insieme alle loro famiglie, quanto più possibile partecipi delle scelte politiche e attori delle deci- sioni della collettività.

Si tratta di un percorso già innescato da tempo per «proteggere e garantire

il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani e di tutte le libertà fonda- mentali […], e promuovere il rispetto per la loro intrinseca dignità»2, ricono-

scendo l’importanza per le persone con disabilità, che solo in Europa sono più di 37 milioni, di partecipare attivamente alle scelte per la tutela dei loro diritti.

Nello specifico la Tecnologia dell’architettura (e più in generale la Progetta- zione tecnologica) esprime le proprie potenzialità disciplinari e di ricerca attra- verso un approccio inclusivo finalizzato a realizzare una relazione continua tra tutti, accettando le diversità come tratto distintivo di ognuno. Un progetto che persegue strategie integrate per la realizzazione di beni, spazi e servizi accessi- bili, superando la semplificazione di un progetto mirato e normato per specifi- che categorie di persone indirizzato a una azione di mero abbattimento delle barriere architettoniche fisiche e sensopercettive.

Fondamenti di una società evoluta, i paradigmi attuali della progettazione inclusiva costituiscono uno degli strumenti attuativi degli indirizzi mondiali enunciati nella Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità per il rispetto dei diritti e la garanzia delle libertà (diritto all’istruzione, alla cultura, allo sport, allo svago, alla libertà di scelta, alla giu- stizia, alla sanità, ecc.).

Il ruolo abilitante di un ambiente inclusivo è esplicitato dalla Convenzione ONU delle persone con disabilità, che seppure limiti la definizione di queste a coloro che “presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettuali o sensoriali”, individua il problema nell’interazione con barriere di diversa natura che “possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri”, attribuendo quindi un peso rilevante alle

1 Articolo 3, Costituzione della Repubblica Italiana, approvata dall'Assemblea Costituente il 22 dicembre 1947, Gazzetta Ufficiale 27 dicembre 1947, n. 298.

potenzialità della progettazione inclusiva, giacché sposta l’attenzione dall’handicap, condizione personale dell’individuo, alla disabilità come conse- guenza di una inadeguata interazione tra l’individuo e l’ambiente; ne consegue l’assunto che un ambiente accessibile abilita l’individuo alla funzione da svol- gere come condizione fondamentale per l’effettiva inclusione.

Approccio ribadito dall’International Classification of Functioning, Disabi-

lity and Health3, classificazione del funzionamento, disabilità e della salute, elaborata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che sostituisce la classifi- cazione ICIDH del 1980, collocando in un unico contesto i diversi componenti della salute, del funzionamento e della disabilità.

L’ICF afferma infatti che tutti possono avere una qualche forma di disabili- tà, intesa come il prodotto dell’interazione tra condizioni di salute (traumi, pato- logie disordini) e fattori contestuali (ambientali, personali, sociali). «Rifacendo-

si alle moderne teorie della complessità, la disabilità è la risultante delle inte- razioni reciproche tra le lesioni o le menomazioni a livello delle strutture e fun- zioni del corpo, le limitazioni dell’attività, le restrizioni della partecipazione e i fattori contestuali» (Leonardi, 2005).

Si elimina in questo modo la categorizzazione delle persone a favore di un approccio multidimensionale, che non classifica in base alle conseguenze delle malattie, in quanto viene descritto ciò che una persona, in qualsiasi condizione di salute si trovi, può o non può fare in un determinato contesto.

Un mondo in movimento

L’ambiente di vita svolge dunque un ruolo fondamentale nell’accrescere o limi- tare le problematiche della disabilità: è in grado di determinare i comportamenti delle persone e soprattutto di limitarne le scelte e l’autonomia.

Ma lo spazio ha un ruolo importante anche nelle costruzioni sociali, nei rap- porti e nel modo di relazionarsi agli altri, in positivo o in negativo. «Ad ogni

organizzazione dello spazio corrisponde una precisa disposizione della società, quindi l’esclusione spaziale presuppone un’esclusione sociale» (Lettieri, 2013).

Ogni volta che il progetto tradisce il compito di realizzare spazi accessibili e sicuri pone le basi per la costruzione di nuove barriere fisiche e di un potenziale isolamento sociale. Al contrario, ogni volta che il progetto è in grado di modifi- care l’ambiente esistente aumentandone l’accessibilità o plasmandolo ex novo garantendola, agisce direttamente sulla fruizione sicura degli spazi e sul benes-

3 WHO (2001), International Classification of Functioning, Disability and Health (ICF), World

Health Organization, Geneva. WHO (2002), The World Health Report 2002. Reducing Risks,

Promoting Healthy Life, World Health Organization, Geneva. How to use the ICF. A Practical

Manual for using the International Classification of Functioning, Disability and Health, (ICF) Exposure draft for comment October 2013, disponibile al sito:

sere delle persone, migliorando la possibilità che queste abbiano una vita attiva e autodeterminata.

Il ruolo del progettista è centrale in questo meccanismo perché gli obiettivi descritti non riguardano la sola rispondenza ai dettami normativi, ma necessita- no di conoscenze approfondite e di sensibilità progettuale verso questi temi.

I regolamenti, peraltro fermi agli anni 90, definiscono i criteri di base, fis- sando un limite che il normatore ha certamente sperato che venisse superato a favore di soluzioni e attenzioni specifiche che andassero al di là della risposta a un obbligo, ma la situazione italiana restituisce un quadro che per quanto co- stellato di esempi virtuosi è per lo più connotato da inadempienze, problemi ed errori su cui la stampa relaziona quotidianamente.

Non si può negare poi che esista una scissione tra il mondo della ricerca, la pratica progettuale e le amministrazioni locali, ambiti che sembrano procedere su binari distanti e di rado convergenti.

Il settore della ricerca si interroga da anni su come migliorare l’accessibilità degli spazi e degli edifici, dialogando con i portatori di interesse e attivando meccanismi di partecipazione che veicolano informazioni e sollecitano azioni attive, anche se a volte con una limitata ricaduta dei risultati raggiunti nella pra- tica quotidiana del fare.

Il mondo delle professioni risponde alle normative ma ha spesso sottovalu- tato la responsabilità sociale che compete al ruolo del progettista, rinunciando a mettere in campo le proprie capacità creative rispetto a questi temi.

Le amministrazioni di piccole e grandi città, appellandosi a problemi di na- tura economica, non sempre hanno sostenuto con la dovuta forza politiche di accessibilità in cui tutti gli attori coinvolti potessero esprimersi al meglio.

Questa situazione è aggravata in anni recenti da una condizione che richiede sempre di più la capacità di adattamento alle trasformazioni e alle sollecitazioni esterne in base alle quali un sistema dovrebbe essere in grado di modificarsi. Adattamento a una società che invecchia, ad esempio, e che necessita per que- sto di una maggiore tutela delle fragilità insite in una popolazione anziana, ma anche una società che conosce meglio, rispetto al passato, quali azioni potreb- bero renderne più agevole la vita.

L’accessibilità ambientale si confronta per caratteristica intrinseca con le modificazioni dell’ambiente e dell’uomo, e come settore di ricerca e di azione progettuale esprime il proprio sapere attraverso requisiti quali l’adattabilità, la flessibilità e la fruibilità in grado di assorbire i cambiamenti predeterminandone alcune ricadute sugli spazi e sugli elementi tecnici degli ambienti di vita.

«La possibilità di modificare nel tempo lo spazio costruito a costi limitati,

allo scopo di renderlo completamente ed agevolmente fruibile anche da parte di persone con ridotta o impedita capacità motoria o sensoriale», definizione

normativa della parola “adattabilità”4, esprime la capacità di un sistema di far

fronte alle trasformazioni della persona e quindi delle sue necessità per adattarsi alle nuove condizioni. Un requisito che è stato e continua a essere un punto fermo nella progettazione di ambienti in grado di riconfigurarsi con costi contenuti in caso di necessità perché richiede al progettista di tenere conto del suo utente come persona in evoluzione in rapporto allo spazio che lo deve accogliere in tale evoluzione.

Rispetto all’accessibilità ambientale, quindi, la necessità di adattamento ai cambiamenti investe tanto lo spazio costruito quanto l’utente, dal momento che entrambi sono chiamati ad assorbire le trasformazioni, il primo modificandosi concretamente, il secondo nei comportamenti. Se questa operazione non avvie- ne sui due fronti, difficilmente si può ripristinare la condizione originaria o mi- gliorarla aumentandone la qualità.

Il contributo dell’utente in questo processo è fondamentale per quanto già accennato in premessa giacché è importante che possa svolgere un ruolo attivo sia per quanto attiene l’iter progettuale, sia per gli aspetti gestionali successivi. Il coinvolgimento dell’utente è tanto più importante quanto il tema dell’accessibilità allarga la sua sfera di azione da problematiche individuali a problematiche collettive, specie in situazioni di emergenza. In questi casi, l'u- tente è parte di una comunità di persone che si deve adattare in un contesto am- bientale di emergenza che a sua volta deve far fronte nel minor tempo possibile alla crisi; nell’insieme persone/ambiente definiscono una comunità resiliente. È questo un aspetto rilevante che coinvolge diversi ambiti scientifici di approfon- dimento e ricerca sulle persone (assistenziali, psicologiche, comportamentali, ecc.), sul processo di gestione dell’emergenza e sulla progettazione degli spazi, dei beni e dei servizi di prima e seconda accoglienza, con il contributo della Tecnologia dell’architettura che non può prescindere dai principi dell’accessibilità ambientale e che delinea in tal senso la resilienza come una condizione necessaria.

Nello specifico della sicurezza e della accessibilità in ambito architettonico, si rilevano anche gli aspetti inerenti alla percezione del rischio per la preven- zione dell’emergenza; aspetti per i quali l’individuo singolarmente e in comuni- tà impara a individuare i rischi sviluppando la capacità di gestire l'emergenza. Si tratta di processi comportamentali che condizionano le scelte di soluzioni ambientali e determinano la predisposizione di soluzioni tecnologiche adatte e di dispositivi dedicati. Più fragile è l’utenza e maggiore dovrebbe essere l’attenzione alla prevenzione del rischio; una attenzione alla persona e della persona che non sussiste sempre, però, soprattutto quando l’ambiente è percepi- to come un ambiente familiare quale, ad esempio, quello domestico. Una ricer-

ca condotta in Friuli Venezia Giulia5 dimostra come delle 283 persone intervi-

necessarie a garantire l’accessibilità, l’adattabilità e la visitabilità degli edifici privati e di edilizia residenziale pubblica sovvenzionata e agevolata, ai fini del superamento e dell’eliminazione delle barriere architettoniche”, art. 2).

state con diverse disabilità motorie che vivono in abitazioni private, il 48% abiti da solo e solo il 60% abbia piena consapevolezza rispetto al comportamento da tenere in caso di incendio o di terremoto; un dato rilevante che evidenzia quanto sia necessario intervenire con una azione di informazione/formazione degli utenti e degli operatori, ancor prima di intervenire con una azione progettuale funzionale all’affinamento delle soluzioni tecnologiche per la riduzione del ri-

schio6. Si tratta di una evoluzione di un processo già intrapreso per altre utenze

fragili, e in particolare quanto sviluppato nel recente passato per la sicurezza domestica dei bambini che ha portato a un impiego diffuso di dispositivi dedi- cati, alla progettazione di soluzioni di dettaglio complementari adeguate per forma e funzione, alla realizzazione di prodotti industriali di protezione.

Inoltre, e in linea generale, si rileva anche che quando la situazione di ri- schio è percepita e compresa, è lo stesso utente a rimettersi in gioco intervenen- do con soluzioni ambientali e congegni personali dedicati; la progettazione tec- nologica assume quindi il carattere di azione multiscalare per una utenza consa- pevole.

Da queste basi si evincono alcuni elementi della sperimentazione scientifi- ca di base e applicata che prescindono da una visione generalista delle situazio- ni per il rafforzamento del valore individuale delle persone finalizzati a speri- mentare i paradigmi fondamentali della accessibilità per una progettazione ef- fettivamente inclusiva. Quando il tema è quello dell’accessibilità, però, si con- stata molto spesso una forte iniziale reticenza dei tecnici ad accettare il cam- biamento e a darvi una risposta veloce; se questa “resistenza” può avere un sen- so quando l'intervento riguarda il recupero, il restauro e la conservazione di manufatti o di contesti storici, lo perde del tutto se applicato alla nuova edifica- zione e ancor di più alla progettazione di azioni strategiche urbane per una so- cietà sana, sicura e inclusiva. Questa reticenza iniziale determina una divergen- za temporale tra l'avvio dei processi di adattamento in risposta al mutamento sociale e la capacità di adattamento personale degli individui; quando una per- sona subisce un trauma le viene richiesto di recuperare quanto prima la propria vita per ritrovarne un significato positivo in un ambiente che lo circonda che però non sempre è capace di adattarsi altrettanto velocemente alle mutate esi-

componenti della Azienda Sanitaria Locale 4, dell’Università di Udine, dell’Università di Trieste, dei Vigili del Fuoco di Pordenone e del Centro Regionale di Informazione sulle Barriere Architettoniche CRIBA-FVG; i risultati raggiunti sono stati presentati alla 35° edizione del Convegno internazionale “General Assembly of the European Seismological Commission”, Trieste 4-10 September 2016; Zampa, A.; Baldanello, M.; Cont,i C.; Franz, M.; Garofolo, I.; Pascoli, P. and Zanut, S., People with disabilities and emergency situations: a survey in Friuli Venezia Giulia, sessione 23 - Educational seismology: Empowering the community for seismic risk reduction.

6 Sul tema della formazione dei soccorritori in presenza di persone con disabilità si veda:

Ministero dell’Interno, Dipartimento dei Vigili del Fuoco del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile, Il soccorso alle persone disabili: indicazioni per la gestione dell’emergenza, Stampa a

cura del Ministero dell’Interno, Roma, 2001 (disponibile al sito:

genze. Non si tratta quindi di progettare l’accessibilità immaginando spazi più flessibili a breve e medio termine, ma spazi adattabili per assicurare adeguati livelli di prestazione e di servizio a lungo termine. All’adattabilità degli spazi si affianca anche la peculiare capacità di ingegno personale degli utenti che inter- vengono per cercare di soddisfare quanto prima i propri bisogni ideando solu- zioni personalizzate di ausilio; ne consegue che un ambiente accessibile, per essere effettivamente inclusivo, deve essere adattabile in modo personalizzato.

Accessibilità e resilienza, appunti in conclusione

L’ambito della sicurezza declinato con attenzione alla fragilità delle persone è parte integrante dell'accessibilità e permette di estremizzare il grado esigenziale di una Progettazione tecnologica mirata al soddisfacimento delle esigenze delle persone intese come individui singoli e collettivi con bisogni particolari e in molti casi speciali nella loro naturale evoluzione; un requisito necessario esem- plificativo della resilienza intesa come una condizione connessa alla contempo-

raneità in tempo di crisi7. In quanto stato di forte perturbazione8, la crisi ricon-

duce al rischio come eventualità della persona, della collettività o dei beni di subire danni in circostanze la cui non sempre certa prevedibilità comporta una opportunità di miglioramento; ogni storia resiliente nasce nel momento in cui qualcuno si è assunto il “rischio di investire in un miglioramento” perché la re-

silienza è la capacità di stare nell’ignoto, di sapersi rimettere in gioco9.

La Progettazione tecnologica assume quindi la resilienza come condizione trasversale ai diversi ambiti e scale del progetto, assimilabile alla capacità di un sistema di conservare (migliorandole) nel tempo le proprie caratteristiche quali- tative e prestazionali, di assorbire i cambiamenti e di reagire a essi con adatta-

mento e capacità reattiva10. Il mutare delle esigenze d’uso, ancor di più trattan-

do l’accessibilità, pone la riconfigurabilità, l’incrementabilità e l’adattabilità come requisiti ambientali della resilienza del costruito per una architettura con- divisa con gli utenti; dalla partecipazione degli utenti resilienti in quanto perso- ne (seppur fragili in quanto persone disabili) il contributo per ripensare i livelli prestazionali della fruizione con conseguente miglioramento del benessere, del- la salute e della sicurezza degli abitanti tutti.

7 Accademia della Crusca, disponibile al sito: www.accademiadellacrusca.it. 8 Enciclopedia Treccani, disponibile al sito: www.treccani.it.

9 INDIRE, Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa, Resilienza e

nuove risorse per la sicurezza: intervista alla ricercatrice di Indire, Patrizia Garista, disponibile al sito: www.indire.it.

10 Dal documento introduttivo della conferenza Future Search Conference “Progettare

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