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L A SOSTENIBILITÀ SOCIALE , ECONOMICA E AMBIENTALE NEL PROGETTO DEI SERVIZI PER LA COLLETTIVITÀ

ANTINOMIE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO

1.7 L A SOSTENIBILITÀ SOCIALE , ECONOMICA E AMBIENTALE NEL PROGETTO DEI SERVIZI PER LA COLLETTIVITÀ

Tiziana Ferrante, Andrea Tartaglia∗∗, Maddalena Coccagna∗∗∗

Gli interessi dei “servizi per la collettività” riguardano la loro duplice natura di attività immateriali e di spazi attraverso i quali i servizi vengono erogati. Oggi, nell’evidenziarsi di significativi mutamenti nella domanda di servizi per la col- lettività, si rileva anche la necessità di una maggiore flessibilità dei relativi “contenitori”.

I cambiamenti a scala europea, non più quindi solo a quella nazionale o lo- cale, registrano complessi fenomeni di inurbamento e conseguentemente di emarginazione sociale: non si rileva purtroppo un’adeguata crescita di strutture dedicate all’emergenza abitativa, di spazi di accoglienza per i migranti, di ser- vizi dedicati a una popolazione sempre più anziana. Tutto questo in un contesto connotato da gravi criticità ambientali, con cambiamenti climatici che determi- nano siccità e inondazioni che si sommano a ormai accertate fragilità strutturali del territorio. Mai come in questi anni si è posta quindi l’esigenza di innovare e rigenerare i modelli tradizionali di offerta nei settori dei servizi, dell’abitare e delle infrastrutture. Gli investimenti europei e nazionali esistono ma richiedono maggiori capacità (programmatorie e progettuali) da parte degli operatori, pub- blici e privati, per il loro utilizzo. L’impegno, o meglio la sfida, attuale è garan- tire un adeguato standard di servizi alla collettività adottando soluzioni proget- tuali che assicurino sostenibilità tecnico-economica, sociale e ambientale attra- verso soluzioni in grado di contrastare, se non di anticipare, i profondi muta- menti in corso.

La resilienza nei servizi per la collettività

Occorre quindi utilizzare al meglio le risorse e le competenze disponibili attra- verso l’innovazione di processo e di prodotto (sostenibilità economica), realiz-

Tiziana Ferrante è professore ordinario di Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento di

Pianificazione, Design, Tecnologia dell’architettura della “Sapienza” Università di Roma.

∗∗ Andrea Tartaglia è professore associato di Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento

di Architettura, Ingegneria delle Costruzioni e Ambiente Costruito del Politecnico di Milano.

∗∗∗ Maddalena Coccagna è ricercatore in Tecnologia dell’architettura presso il Dipartimento di

zare opere che garantiscano migliori e più efficaci/efficienti servizi e ricadute positive in termini di occupazione (sostenibilità sociale), passando da una eco- nomia lineare a una economia circolare (sostenibilità ambientale).

Ciò richiede l’adozione di soluzioni sempre più flessibili, in grado di garan- tire nel tempo la qualità delle strutture e la loro corrispondenza alle mutevoli condizioni dei quadri esigenziali.

Resilienza e sostenibilità non sono sinonimi. La sostenibilità è un obiettivo finale (oltre che costante) che permane e che spesso si fonda su una visione sta- tica: la resilienza presuppone invece un approccio dinamico, che guarda ai pro- cessi trasformativi di un sistema per gestirne l’evoluzione e aumentare le possi- bilità di un esito finale sostenibile (Folke et al., 2002). Quindi, se l’obiettivo è la sostenibilità, la resilienza è uno dei tanti mezzi che oggi si hanno per ottener- la.

Inoltre, nuovi modelli operativi nella fase di progetto spingono verso pro- cessi condivisi, capaci di stimolare la partecipazione dal basso e open source, che prevedono il dibattito pubblico e la costruzione del consenso; occorre per- tanto incentivare le proposte, molte diffuse fra i cittadini, orientate a una eco- nomia alimentata da un confronto continuo tra stakeholder, istituzioni, imprese e società civile.

Nelle discipline della Tecnologia dell’architettura significa ristabilire le condizioni per un razionale governo delle fasi di programmazione e progetta- zione, monitorando continuamente il processo edilizio, fino a una verifica affi- dabile dei suoi esiti nella fase di esercizio, con procedimenti di Post Occupancy

Evaluation in grado di identificare le criticità e diffondere le conoscenze, limi-

tando, successivamente, il ripetersi di errori.

Sono pertanto necessarie approfondite riflessioni in ognuna delle fasi del processo edilizio:

- nella pianificazione e programmazione, in termini urbanistici ed economici (quali responsabilità dell’amministrazione pubblica nelle scelte di piano, quali ruoli e investimenti possono essere sostenuti dai privati, ecc.);

- nella progettazione, attraverso una concreta multidisciplinarietà alla base delle scelte e non a valle di esse;

- nella gestione, interessando sia le capacità organizzative e imprenditoriali dei soggetti che si fanno carico di attivare nuovi servizi, sia per gestirli, sia

per adattare gli spazi1 ai cambiamenti del lavoro e dell’abitare.

Le proposte operative del Cluster SITdA Servizi per la collettività2 partono

1 I professori Roberto Schmidt III e Simon Austin della Loughborough University (UK), hanno

dedicato approfondite ricerche al tema dell’adattabilità degli edifici complessi articolandola, secondo livelli, in: sociale, spaziale, contenuti, planimetria, servizi, pelle, struttura, sito e con- testo; evidenziando come la progettazione di un sistema resiliente non possa che prevedere la coesistenza di fattori multidisciplinari.

2 Il Cluster SITdA Servizi per la collettività si è costituito nel 2013 grazie alla spinta propulsiva

dall’analisi dei nuovi quadri esigenziali correlati alle diverse forme di sostenibi- lità (sociale, tecnico-economica e ambientale), rapportandole all’oggi e alla realtà nazionale, stimolando l’integrazione tra competenze interne ed esterne all’architettura e all’ingegneria (geologia, ergonomia, risk management, ammi- nistrazione e gestione dei servizi, ecc.).

Le opportunità di ricerca e intervento non si limitano alle nuove costruzioni, ma trovano forse maggiore applicazione nel recupero degli edifici e delle infra- strutture esistenti, sia attraverso metodi atti da un lato all’adeguamento agli

standard normativi, dall’altro a garantire il mantenimento della destinazione

d’uso originaria o l’identificazione di nuove funzioni, in grado di supportare l'uso e il mantenimento del bene.

In tale logica, occorre distinguere in primo luogo tra le cause che “progres- sivamente” hanno comportato modificazioni (degrado ambientale, sociale, ecc.) e quelle che invece le hanno determinate “in tempi rapidissimi” (sismi, frane, ecc.). Questa prima valutazione serve a porre le basi di una progettazione con- sapevole in chiave “preventiva”.

Ciò avviene, ad esempio, nell’ambito della sicurezza, requisito trasversale all’intero processo di gestione dell’ambiente costruito ma troppo spesso inteso come momento di verifica “a posteriori”, confondendo così le tecniche e i me- todi compensativi (affidati all’utente o al datore di lavoro) con le necessarie cautele tecnico-progettuali, responsabilità invece di progettista e committente (Coccagna, 2016).

La sostenibilità sociale

Tra i fenomeni di natura socio-economica che maggiormente impattano sulla qualità e quantità dell’offerta di servizi si possono ricordare la crisi economica e occupazionale, lo stress sociale dovuto ai fenomeni migratori, l’invecchiamento della popolazione, la vetustà del patrimonio edilizio, le man- cate ricostruzioni a fronte di calamità naturali.

Questi fenomeni si connotano per il loro andamento dinamico, per motivi di ordine:

- quantitativo: si allunga la durata della vita, si registrano meno nascite, ecc. rispetto ai quali è prevedibile l’emergere di esigenze specifiche anche se an- cora tutte da stimare;

- qualitativo: ridimensionamento del welfare con un significativo calo degli investimenti in servizi essenziali quali sanità, scuola, ecc., difficoltà di ge- stire gli sprechi, rischi per la salute correlati all’inquinamento, modifiche nella capacità delle famiglie di fare fronte alle crisi, infine la crescente ri- chiesta di servizi di base di carattere abitativo da parte delle fasce sociali più

loro sviluppate e coordinate nei decenni precedenti. Attualmente il Cluster è coordinato da Ti- ziana Ferrante.

deboli3.

In parallelo si stanno affacciando nel mondo del real estate non solo nuovi modelli gestionali, ma anche tecno-tipologici. Alcuni operatori stanno spostan- do le loro attività dalla vendita di spazi alla gestione degli immobili nell’intero ciclo di vita, trasformandosi a tutti gli effetti da produttori di beni a erogatori di servizi (Mussinelli et al., 2017).

Anche la digitalizzazione spinge il mercato oltre “la calce e i mattoni”, ver- so un prodotto immobiliare finalizzato a supportare meglio l'erogazione di ser- vizi, spostando l’oggetto delle transazioni economiche dal prodotto al servizio, dal tangibile all’immateriale.

Aumenta anche la sperimentazione in ambiti quali il co-housing e l’autocostruzione, legate non solo al contenimento dei costi ma anche all’emergere di nuovi modelli di socialità.

Contemporaneamente si sta ampliando il coinvolgimento dei privati nella programmazione, progettazione, realizzazione e gestione dei servizi per la col-

lettività. Il nuovo Codice dei contratti pubblici4 (art. 20) concede ai privati la

possibilità di finanziare, realizzare e gestire opere pubbliche, al di fuori dei vin- coli che caratterizzano normalmente tali procedure. Inoltre l’articolo 22, indi- rizzato ad aumentare la condivisione nella realizzazione di «grandi opere di

rilevanza sociale, aventi impatto sull’ambiente, sulla città o sull’assetto del ter- ritorio» introduce, sul modello francese, il dibattito pubblico come strumento di

partecipazione (Tartaglia, 2018).

La sostenibilità tecnico/economica

La recente e profonda crisi economica sta indubbiamente spingendo anche il settore delle costruzioni verso Industria 4.0. con obiettivi di una migliore pro- grammazione e maggiore razionalizzazione del processo edilizio, per un più adeguato controllo dei tempi, dei costi e della qualità prestazionale (e anche morfologica, andrebbe aggiunto) delle opere.

In coerenza con le Direttive europee, il quadro normativo degli appalti pub- blici promuove l’impiego sistemico di strumenti informativi evoluti nel proget- to e nella gestione degli interventi, anche per meglio interagire e integrarsi con il mondo della produzione, della cantierizzazione e gestione delle opere. A tal proposito, c’è da chiedersi però quanto e come questa digitalizzazione sarà in grado di influenzare la progettazione già a partire dalla formulazione dei requi- siti da parte della committenza e delle utenze, attraverso il progetto esecutivo sino alla gestione.

3 Una ricerca CRESME ha stimato che il 30-35% della popolazione italiana avrà difficoltà

nell’affrontare l’acquisto della casa, con trend evidenti di aumento dell’affitto come alternativa alla casa di proprietà.

Il potenziamento dei partenariati pubblico-privato riveste un ruolo strategico nel rilancio degli investimenti: dopo anni di crisi, già nel 2016 gli investimenti privati sono in ripresa (+ 4,7%) mentre quelli pubblici sono ancora in sofferen- za (-4,5%), soprattutto a livello locale (-13,7%).

Questi nuovi metodi di collaborazione comportano però, necessariamente, nuo- vi modelli contrattuali in considerazione dell’importanza sempre più strategica della responsabilità di risultato nel ciclo di vita, e anche nuovi modelli organiz- zativi di processo che finalizzano la progettazione non solo alla realizzazione dei servizi, ma anche alla loro gestione nel tempo.

Le nuove tecnologie permettono inoltre un flusso di dati (in real time) con- tinuo tra progetto, produzione e costruzione e favoriscono la diffusione di mo- delli produttivi off-site, trasformando il cantiere nello spazio di assemblaggio finale delle parti prodotte industrialmente. L’off-site, figlio delle opportunità derivanti dalla sinergia tra digitale e industria, supporta l’applicazione di solu- zioni di artigianato evoluto e di automazione robotizzata. L’ibridazione dei pro- cessi produttivi non potrà non avere ricadute sociali ed economiche importanti, in particolare sulle competenze e la formazione di tecnici, che dovranno saper correttamente gestire processi multidisciplinari.

La logica BIM (Building Information Modeling) indirizza così verso una progettazione in team, dove tutte le conoscenze tecniche e gli apporti discipli- nari hanno uguale rilevanza ai fini della buona riuscita del progetto, così come per la gestione e “manutenzione” del servizio nel tempo.

La sostenibilità ambientale

L'attenzione delle politiche europee e nazionali è oggi verso una economia cir- colare (e non più lineare) indirizzata a nuovi modelli di uso delle risorse e di intervento, integrando i temi economici con quelli ambientali.

Le politiche spingono ad operare anche negli interventi pubblici di retrofit dell'esistente avendo come livello economico e tecnologico minimo l’applicazione di costruzioni nZEB (nearly Zero-Energy Building). Questi tar-

get sono stati disciplinati diversi anni fa: la strategia STREPIN (Strategia per la

Riqualificazione Energetica del Parco Immobiliare Nazionale) e il PANZEB (Piano d’azione nazionale per incrementare gli edifici ad energia quasi zero) sono stati promossi dal Ministero dello Sviluppo Economico e dal Ministero dell’Ambiente già a novembre 2015 e descrivono la transizione verso gli edifici a energia quasi zero come «un obiettivo prioritario per il Paese».

La presenza di regole comuni è però una condizione necessaria ma non suf- ficiente per prefigurare un’architettura sostenibile diffusa, in quanto essa non può concretizzarsi se non all’interno di un territorio anch’esso sostenibile.

Anche gli interventi relativi a strutture in cui si erogano servizi per la collet- tività possono partecipare a dare forza a una economia green che abbia le carat-

teristiche di circolarità e di responsabilità; ciò significa anche alimentare il con- fronto continuo tra stakeholder, istituzioni, imprese e società civile; sottolineare la forza dei territori e della coesione delle comunità, di ricostruzione e identità.

Alcuni territori hanno attivato, ad esempio, le zone economiche speciali (ZES)5

o hanno sviluppato smart specialisation strategies in base alle proprie risorse e peculiarità, ragionando in una logica di sistema in cui i servizi presenti sul terri- torio sono spesso un elemento di forte caratterizzazione.

Il contributo della ricerca

È già in atto una decisa trasformazione culturale attraverso cui ambiente, socie- tà ed economia sono messi a sistema, a livello nazionale come locale, coinvol- gendo le grandi imprese e la PMI, gli operatori economici e la cittadinanza e che richiedono la creazione e lo sviluppo di appositi servizi per la ricerca.

Il Piano Industria 4.0 prevede, ad esempio, la costituzione di competence

center, centri di eccellenza tecnologica che hanno come riferimento le principa-

li Università in stretto rapporto con l'industria, al fine di sostenere e potenziare la ricerca applicata; esperienze simili, ad esempio i Tecnopoli, sono presenti da alcuni anni in diverse Regioni.

Queste opportunità nascondono ovviamente anche alcuni rischi, come l’accentuazione della segmentazione tra Atenei di eccellenza in grado di soste- nere la ricerca e il rapporto con l’industria e Atenei che potrebbero invece ri- chiudersi principalmente nella didattica; ciò favorirebbe alcune nicchie di ec- cellenza a scapito di un generale impoverimento del sistema.

Un correttivo (e un ulteriore incentivo) è rappresentato dall’impegno profu- so dalle Università nella cosiddetta “terza missione”, cioè l’apertura dell’accademia verso il proprio contesto socio-economico, attraverso la valoriz- zazione e il trasferimento delle conoscenze. Le imprese predisposte a fare R&D già collaborano e collaboravano con gli Atenei: docenti e ricercatori devono quindi imparare a valorizzare e diffondere i propri risultati, impegnandosi an- che nella sperimentazione “sul campo” non avendo timore di cercare supporto finanziario esterno a quello statale per sostenere le proprie ricerche.

Se l’aspetto strategico della terza missione è indubbio, trova tuttavia ostaco- li soprattutto nella complessità della gestione amministrativa degli Atenei e nel confronto in ambiti presidiati dal sistema ordinistico. Questo rende spesso ar- duo il coinvolgimento delle Università in iniziative di carattere aziendale come

spin-off e start-up, limitando la possibilità di svolgere attività di ricerca e con-

sulenza. Se è giusto che lo Stato crei limitazioni all’esercizio della professione

5 Le ZES sono «aree circoscritte e con una particolare vocazione produttiva e di apertura ai

mercati internazionali, nelle quali con una combinazione di incentivi (fiscali e normativi) si può creare un contesto più favorevole agli investimenti». Le ZES sono già presenti in 10 dei 12 Stati europei e sono circa una settantina (fonte: Il Sole24ore).

in ambito accademico, tuttavia deve favorire la possibilità di avvalersi del

know-how della ricerca per migliorare le competenze diffuse e per fare speri-

mentazioni, anche con appositi investimenti finalizzati alla costruzione di nuo- ve strutture in grado di ospitare tali attività.

All’interno del quadro generale qui tratteggiato emergono alcuni ambiti prioritari di intervento nell’area dei servizi per la collettività.

Attualissimo è il tema delle scuole (ma anche più in generale delle strutture a servizio della formazione ai diversi livelli) nelle quali emerge la pressante esigenza di risolvere le diffuse problematiche correlate ai rischi sismici che non può essere disgiunto da riflessioni sull’evoluzione dei modelli pedagogici e di- dattici nonché dalla nuova composizione delle classi derivante dai flussi migra- tori o, più in generale, dal modificarsi della struttura sociale italiana e delle sue esigenze educative (e-learning, didattica per l’adulto, formazione continua, ecc.).

L’evoluzione dei modelli formativi si riflette altresì ai livelli più alti della formazione: le Università, ad esempio, si stanno confrontando con una sempre maggiore mobilità degli studenti con richiesta di maggiori investimenti dedicati all’accoglienza e alla residenzialità e di nuovi modelli di relazione con operato- ri privati sul territorio.

Sotto tale spinta le residenze universitarie si stanno evolvendo proponendo e sperimentando nuovi modelli tipologici e gestionali in grado di integrare le re- sidenze con il tessuto sociale e urbano in cui si collocano.

Vi è poi il tema dei servizi per la salute e il benessere. Il quadro epidemio- logico ed esigenziale della società italiana si evolve con particolare rapidità che trova spesso risposte adeguate nell’evoluzione della scienza medica e delle tec- nologie a essa applicate, ma non nelle strutture ed infrastrutture necessarie all’erogazione dei servizi. È quindi necessario ripensare nel profondo la rete dei servizi, la loro organizzazione territoriale e i relativi modelli tipologici, spaziali e costruttivi, aumentandone la flessibilità e adattabilità in risposta alle mutevoli esigenze della domanda.

Con riferimento alle fasce sociali economicamente più deboli, il diritto alla salute e al benessere non può essere scisso dal tema della casa intesa come ser- vizio collettivo. Garantire la casa non significa unicamente fornire spazi a uso abitativo, ma organizzare e gestire l’erogazione di servizi in grado di rispondere e adattarsi alle necessità dei diversi momenti della vita, garantendo l’integrazione sociale e la possibilità di indipendenza alle fasce più deboli in periodi di tempo variabili e rispetto a quadri esigenziali fortemente diversificati. Si sono fin qui individuati solo alcuni temi all'interno del più ampio quadro degli ambiti di ricerca possibili con riferimento ai servizi per la collettività. Tut- tavia appaiono già sufficienti per evidenziare le opportunità e le pressanti esi- genze di sviluppare all'interno dell’ area della Tecnologia dell’architettura studi e approfondimenti specifici nei quali le soluzioni proposte, e i correlati stru- menti e modelli, siano fortemente caratterizzati da un adeguato e concreto ap-

proccio nella concezione, programmazione, progettazione e gestione degli in- terventi.

Si tratta quindi di confermare la capacità innovativa processuale e proget- tuale che il settore scientifico della Tecnologia nei decenni passati ha più volte evidenziato, rendendole operative sia a livello metaprogettuale, che attraverso la partecipazione a programmi e progetti riferiti ai servizi per la collettività.

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ROGETTARE PER L

ABITARE

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STRATEGIA E TATTICHE PER