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L OGICA PRESTAZIONALE E AGGIORNAMENTO DELLE CLAS SI ESIGENZIAL

ANTINOMIE DEL PATRIMONIO ARCHITETTONICO

2. CONTRIBUTI DA UNA “COMUNITÀ INDAGANTE”

2.1 P RINCIPI DI RESILIENZA NELLA C ULTURA TECNOLOGICA DELLA PROGETTAZIONE

2.1.3 L OGICA PRESTAZIONALE E AGGIORNAMENTO DELLE CLAS SI ESIGENZIAL

Simona Casciaro, Cristina Fiore∗∗, Daniele Iori∗∗∗, Ilaria Montella∗∗∗∗

Logica esigenziale-prestazionale e riferimenti normativi

La risposta alla crisi di carattere ambientale, economico e sociale è una sfida sempre più ardua nel contesto europeo contemporaneo, a fronte di un crescente regime di scarsità delle risorse, cambiamenti sociali e demografici, una “molti- plicazione di minacce” operata dalle ripercussioni del cambiamento climatico ormai da circa un decennio in atto. Questioni quali la crescente criticità dei fe- nomeni micro-climatici, metereologici e idrogeologici, l’assenza di una gestio- ne ciclica delle risorse, l’invecchiamento della popolazione, la polarizzazione socio-economica, l’esclusione sociale, la disoccupazione e la complessa feno- menologia dei flussi migratori in entrata, rappresentano fattori di fragilità e in- stabilità che invocano misure di programmazione e previsione per superare l’attuale approccio emergenziale, in favore di un metodo di gestione resiliente e adattivo.

Le città dovranno essere in grado di rispondere dinamicamente ai processi di cambiamento in atto e agli effetti indotti da perturbazioni endogene ed eso- gene, implementando la propria capacità di resilienza, che coincide, secondo l’originaria accezione ecologica del termine formulata negli anni 70 da C.S. Holling, con «l’abilità di un sistema di percepire cambiamenti e disturbi indotti

dall’ambiente circostante adattando la propria struttura e funzioni alle nuove condizioni, senza disturbare il naturale flusso della propria vita».

Il capitale “immobile”, inteso in senso lato come l’insieme del territorio an- tropizzato e dei sistemi urbani, rappresenta la maggior risorsa per alimentare nuovi processi insediativi resilienti, attraverso un approccio sistematico e pro- grammatorio orientato a: ottimizzare la capacità di reazione, in termini di rapi-

Simona Casciaro è dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Pianificazione, Design e

Tecnologia dell’architettura della “Sapienza” Università di Roma.

∗∗ Cristina Fiore è dottoranda di ricerca presso il Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecno-

logia dell’architettura della “Sapienza” Università di Roma.

∗∗∗ Daniele Iori è dottorando di ricerca presso il Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecno-

logia dell’architettura della “Sapienza” Università di Roma.

∗∗∗∗ Ilaria Montella è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Progettazione e Studio

dità, efficacia ed efficienza, dei sistemi ambientali e del costruito, alle perturba- zioni di matrice naturale e/o antropica; incrementare i livelli di sicurezza e di

comfort degli abitanti; garantire un’offerta costante e flessibile alla domanda

abitativa, anche di carattere temporaneo; assicurare il monitoraggio e la conser- vazione degli elementi strutturali della società e del territorio; prevedere un ap- proccio ciclico nell’utilizzo delle risorse.

La programmazione di strategie integrate è orientata da un lato a ridurre la vulnerabilità alle minacce, sia all’incolumità dei cittadini che agli assetti socio- economici delle città, e dall’altro alla mitigazione della severità degli effetti de- rivanti da queste minacce. Tali strategie si declinano su vari livelli disciplinari, e a varie scale di intervento: a livello urbano le strategie sono mirate al ripen- samento della gestione dell’energia in favore della produzione in situ e della sistematizzazione di distribuzione e consumo attraverso reti dimensionate sul comparto urbano (smart grids), in un’ottica di maggior flessibilità, sicurezza, e rispondenza alla domanda reale. Inoltre le strategie urbane sono orientate alla dotazione di multifunzionalità, ibridazione funzionale e compattazione per ga- rantire il contenimento del consumo e dell’impermeabilizzazione di nuovo suo- lo, e alla graduale conversione a infrastrutture blu e verdi.

Con riferimento al patrimonio costruito, invece, le strategie per assicurare il benessere globale dell’utente e una significativa riduzione dei fabbisogni ener- getici (pur garantendo una risposta resiliente ai carichi pluviometrici, termici e ventosi) consistono principalmente nel mass retrofit inteso in senso più ampio, operante sugli assetti morfo-tipologici e organizzativi degli edifici, su quelli materici e stratigrafici dell’involucro, e su quelli tecnologici degli impianti, an- che in relazione alla gestione operazionale degli ambienti e alla mappatura delle

utenze mediante tecnologie ICT1.

Nell’attuare gli interventi sottesi dalle suddette strategie, è auspicabile l’adozione di benchmark di riferimento e valori di soglia relativi a una serie di indicatori di resilienza di processi e prodotti, ovvero ampliare l’impostazione metodologica esigenziale-prestazionale già esistente incrementando la capacità di risposta dei sistemi, che risulterebbero maggiormente adattivi e trasformabili. Questo potrebbe attuarsi tramite l’introduzione della resilienza come nuova classe esigenziale, o l’integrazione di nuovi requisiti di resilienza in altre classi, già normate e non. In tal modo non solo si offrirebbe un supporto e una lettura agevolata ad amministrazioni e decisori pubblici per le scelte di programma- zione, le priorità di intervento, le politiche di incentivo e i valori da introdurre all’interno di norme cogenti per innalzare la qualità degli interventi, ma si otter- rebbe anche l’innesco indiretto all’interno del mercato di “leve di miglioramen- to” indirizzate a professionisti, tecnici, operatori ed imprenditori del mercato delle costruzioni, cittadini, università, ecc.

1 ICT - Information and Communications Technology: l’insieme delle tecnologie di comunica-

zione, come Internet, reti wireless, telefoni cellulari e altri mezzi di comunicazione, che forni- scono l’accesso alle informazioni attraverso le telecomunicazioni.

A partire dalla dichiarazione di intenti formulata dal comitato TC 59 (Co- struzione edilizia) nel 1972, è apparso chiaro come «la normazione nel settore

della costruzione ha l’obbligo di riconoscere che un organismo edilizio si costi- tuisce per rispondere a esigenze umane, esigenze che devono essere espresse in forma di requisiti di prestazione». L’approccio esigenziale-prestazionale conso-

lidatosi in quegli anni, vede il sistema edilizio e quello urbano come integrazio- ne dei sub-sistemi ambientale e tecnologico.

L’approccio si sostanzia in una metodologia che consiste

nell’individuazione di classi di esigenza2, a partire dalle attuali necessità, e nel-

la conseguente definizione di requisiti, intesi come la trasposizione a livello tecnico delle esigenze, e di specifiche di prestazione, ossia di risposte tecniche a tali requisiti.

Come si evince dalla stessa denominazione dell’approccio, gli ambiti di ri- ferimento sono definiti dai due attributi: quello esigenziale, che consiste nell’introdurre nuove dimensioni relative al comportamento dell’individuo e del ruolo che ricopre in un’unità sociale, e si traduce nei bisogni dell’utenza, con la loro relativa struttura fisico-psico-sociale; e quello prestazionale, che fa riferimento all’idea di rendimento, e si concretizza negli elementi chiamati a soddisfare le esigenze secondo determinate richieste od obbligazioni, con la propria struttura funzionale-spaziale.

L’apparato normativo, nella sua funzione anticipatrice e previsionale di ciò che “dovrebbe essere”, risulta utile a definire scelte, e consequenzialmente at- tribuire giudizi di valore, adeguandosi necessariamente alle esigenze dell’assetto sociale e a quelle dell’apparato tecnologico in continua evoluzione (Guarnerio, 1992).

La concezione esigenziale e prestazionale, già introdotta in ambito proget- tuale nella seconda metà degli anni 60 da studiosi quali Gérard Blachère e tra- sposta in quello normativo, secondo un progressivo allineamento alle mutate impostazioni classificatorie a opera degli organismi di normazione internazio- nali, esterna la volontà di focalizzarsi non più solo sull’aspetto prettamente morfologico, quanto piuttosto sulla definizione di un rendimento comportamen- tistico. Tale concezione ha ampliato i contenuti tradizionali della normativa tecnica del settore dell’edilizia, di carattere prevalentemente descrittivo, a favo- re di una dialettica contestualizzata al rapporto tra la domanda e l’offerta, a li- vello funzionale-dimensionale, fisico-ambientale, tecnologico e procedurale.

In funzione di un quadro normativo rinnovato, alla luce delle esigenze lega- te al raggiungimento di una capacità di resilienza dei sub-sistemi ambientali e

2 L’habitat umano, a differenza di quello delle altre specie viventi, è concepito in vista di un fine

della propria specie (la sopravvivenza) e stati di variazioni e cambiamenti (rispetto al modifi- carsi di strati di equilibrio e alla trasformazione degli obiettivi). L’ambiente costruito è il risul- tato di una sequenza diacronica di modificazioni dell’ambiente naturale, operato dell’uomo (organismo biologico e produttore di cultura e di simboli), per renderlo conseguenzialmente adatto alle esigenze del momento (Ciribini et al., 1970).

sociali, è opportuno il coinvolgimento di normative di natura sia sociale e di

costume3, sia sistematiche. Queste ultime corrispondono a un criterio di preor-

dinazione o predisposizione rispetto a dati oggettivi, e sono fondamentali per rafforzare alcune dinamiche sociali e per ostacolarne altre, all’interno di realtà caratterizzate da interessi spesso contrastanti.

L’attuale apparato normativo riferito al quadro esigenziale-prestazionale, definito dalle UNI 8289:1981, UNI 8290:1983, UNI 10838:1999 e UNI

11277:20044, ha come oggetto esclusivamente l’organismo edilizio, per il quale

individua sette classi di esigenza così definite:

1. Sicurezza: insieme delle condizioni relative all’incolumità degli utenti, nonché alla difesa e alla prevenzione di danni dipendenti da fattori accidentali, nell’esercizio del sistema tecnico;

2. Benessere: insieme delle condizioni relative a stati del sistema edilizio adeguati alla vita, alla salute e allo svolgimento delle attività degli utenti;

3. Fruibilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine del sistema edi- lizio a essere adeguatamente usato dagli utenti nello svolgimento delle attività;

4. Aspetto: insieme delle condizioni relative alla fruizione percettiva del si- stema edilizio da parte degli utenti;

5. Gestione: insieme delle condizioni relative all’economia di esercizio del sistema edilizio;

6. Integrabilità: insieme delle condizioni relative all’attitudine delle unità e degli elementi del sistema edilizio a connettersi funzionalmente tra loro;

7. Salvaguardia dell’ambiente: insieme delle condizioni relative al mante- nimento e al miglioramento degli stati dei sovra-sistemi di cui il sistema edili- zio fa parte.

Da ciascuna classe esigenziale discendono poi specifiche classi di requisiti, a loro volta declinate in precise qualità e richieste riferite alle unità tecnologi- che e agli elementi tecnici che compongono l’organismo edilizio, per una totali- tà di 63 possibili requisiti, i quali, in base ad agenti e condizioni d’uso con cui si relazionano, sono classificati in: funzionali-spaziali, ambientali, tecnologici, tecnici, operativi, di durabilità e di manutenibilità.

L’ampliamento del concetto di sostenibilità ambientale, acquisito solo di re- cente dall’apparato normativo (Norma UNI 11277:2008), ha ampliato la logica prestazionale dall’organismo edilizio al contesto ambientale con il quale esso

3 Costumanza, consuetudini, codici, comportamenti, regole e leggi sono, genericamente, sinoni-

mi del termini norma e, come tali, costituiscono la classe delle cosiddette “norme d’uso e di costume”, fra le quali si possono annoverare linguaggi e i riferimenti tradizionali di peso e di misure. (Guarniero, 1992)

4 UNI 8289:1981 - Edilizia. Esigenze dell’utenza finale. Classificazione.

UNI 8290:1983 - Edilizia residenziale. Sistema tecnologico. Analisi dei requisiti.

UNI 10838:1999 - Terminologia riferita all’utenza, alle prestazioni, al processo edilizio e alla qualità edilizia.

UNI 11277:2008 - Esigenze e requisiti di eco-compatibilità dei progetti di edifici residenziali e assimilabili, uffici e assimilabili, di nuova edificazione e ristrutturazione.

interagisce, e ha comportato l’individuazione di nuove esigenze da affrontare e soddisfare progettualmente, quali: l’utilizzo razionale delle risorse; la diffusio- ne e condivisione delle condizioni di benessere e salute dell’utente; l’ampliamento del concetto di salvaguardia ambientale. I nuovi requisiti che si stanno imponendo nella contemporaneità si possono riassumere nelle principali qualità di eco-compatibilità, riciclabilità, durabilità, contenimento del consumo e recupero di risorse idriche e di suolo, salvaguardia della biodiversità, riduzio- ne del fabbisogno di energia primaria attraverso dispositivi e strategie passive, conversione a fonti energetiche rinnovabili, conseguimento del miglior comfort termo-igrometrico; in sintesi: una maggiore efficienza ecologica ed energetica dell’ambiente costruito (Tucci, 2011).

Analogamente all’adozione di nuovi indicatori di sostenibilità ambientale, e alla luce della fragilità dei nostri assetti urbani nei confronti dei cambiamenti climatici e sociali in atto, la capacità di resilienza rappresenta il nuovo orizzon- te per l’aggiornamento delle classi esigenziali, volto non solo all’introduzione di elementi di adattabilità e trasformabilità nell’esistente, ma anche e soprattut- to alla previsione, nelle iniziative ex novo, di reazioni in grado di contenere, nel limite del possibile, azioni incognite future. L’aggiornamento dovrà necessa- riamente investire gli assetti biofisici e antropici delle reti (infrastrutture, ener- gia, servizi e informazione) e del patrimonio edilizio (in particolare quello resi- denziale), e dovrà trovare riscontro in nuovi requisiti prestazionali, prevalente- mente basati su tecnologie “appropriate”: adattive, flessibili e funzionali «all’organizzazione su vasta scala dei processi di trasformazione della mate-

ria, dell’energia e dell’habitat umano» (Ciribini, 1969).

Prospettive di aggiornamento e integrazionedelle classi esigenziali

L’obiettivo ultimo dell’aggiornamento delle classi esigenziali è il raggiungi- mento di prestazioni dell’ambiente costruito maggiormente adattive nel breve periodo, in relazione a: la vulnerabilità a rischi di natura idro-geologica, sismica e climatica, aggravati da azioni antropiche inappropriate come lo sprawl urba- no, e la localizzazione impropria di funzioni sul territorio; la compromissione del microclima urbano e la necessità di mitigare i fenomeni di isole di calore; l’obsolescenza tecnologico-spaziale e l’inefficienza energetica di gran parte del patrimonio edilizio nazionale (il 77% degli edifici nel nostro Paese ha una data

di costruzione precedente al 19905), con le ripercussioni di tipo ambientale e

sociale che ne derivano (fuel-poverty); la poca attrattività e la scarsa manuten- zione di molti edifici e spazi aperti strategici; la carenza di accessibilità e sicu- rezza nell’offerta di infrastrutture e servizi; l’assenza di un’attività di manage-

5 Secondo il 2° Rapporto Nomisma del 2010 in Italia il 59,4% del costruito risale al periodo

ment dei rischi, cooperando con il settore civile, il settore privato e le ammini-

strazioni regionali e nazionali; i fenomeni di degrado e insicurezza sociale, la mancanza di partecipazione, formazione e informazione relativa alla previsione e preparazione alle emergenze; e in definitiva la «rarefazione delle città, sem-

pre più a misura dell’abitante standard: maschio, sano, adulto, produttivo e automunito» (Cecchini e Blečić, 2015), con la conseguente lesione delle libertà

individuali delle categorie sociali che si discostano da tale profilo, quali anzia- ni, bambini, donne, giovani famiglie e migranti.

La premessa fondamentale, relativamente all’introduzione della resilienza come componente chiave nel nuovo quadro proposto, è che esigenze e requisiti contemplino una complessità di interazioni che vanno ben oltre l’organismo architettonico, ovvero si estendano a tutti i servizi ecosistemici del territorio e alle componenti del sistema urbano, in particolare all’insieme del costruito e delle reti infrastrutturali (del trasporto, della mobilità, dell’energia e delle in- formazioni). Inoltre, rispetto a tali entità, è auspicabile un approccio esigenzia- le-prestazionale che non miri alla scomposizione in singoli elementi, quanto ad una visione olistica che guardi alle relazioni che connettono le parti in un unico organismo complesso, non lineare e continuativamente aperto alle sollecitazioni esterne.

Nel delineare le nuove classi esigenziali è necessario partire dalle esigenze essenziali della collettività, di tipo fisico e socio-economico, dalle loro intera- zioni, dalle loro ripercussioni in termini di domanda di risorse, e infine dalle possibili criticità determinate dal contesto territoriale, climatico, sociale ed eco- nomico.

Il City Resilience Framework di Arup (2015) individua non a caso, come di- mensioni della resilienza:

- Health & Wellbeing: azioni di adempimento dei bisogni primari e sanitari del cittadino e di quelli psicologici in termini di opportunità di istruirsi e sosten- tarsi;

- Economy & Society: oculata gestione delle risorse economiche locali; un apparato legislativo volto all’affermazione della giustizia e della sicurezza so- ciale; l’incentivazione del capitale sociale in forme di imprenditoria minori che generano occupazione e aprono nicchie economiche locali attraverso una pro- grammazione di tipo inclusivo e partecipato;

- Infrastructure & Environment: attività normativa e pianificazione territo- riale e urbana nel gestire assetti artificiali, naturali e servizi ecosistemici;

- Leadership & Strategy: governance in grado di individuare e coordinare un’ampia gamma di stakeholder e forme di partenariato tra pubblico e priva-to, in una visione olistica e di lungo raggio finalizzata a rafforzare il ruolo della singola città in una rete globale.

Pertanto si ritiene che l’aggiornamento delle classi esigenziali debba raffor- zare la capacità di resilienza, nelle sue diverse dimensioni: quella di natura eco- nomica, intesa come la diversificazione economica della popolazione,

l’occupazione, la diffusione di attività e la loro capacità di recupero in seguito a perturbazioni esterne; quella istituzionale, riferita ai sistemi governativi e non- governativi che amministrano la comunità e il territorio; quella infrastrutturale, riferita alla vulnerabilità del patrimonio costruito, delle reti del tra-sporto e del- la mobilità, delle strutture di assistenza, delle vie di evacuazione e delle supply

lines in caso di emergenza; e infine quella sociale, riferita al profilo demografi-

co, al capitale sociale e alla capacità della comunità di reazione e recupero. L’aggiornamento delle classi esigenziali già normate riguarda principalmen- te quelle relative alla sicurezza e alla gestione.

Relativamente all’ampliamento della prima, è auspicabile l’aggiunta di una nuova classe di requisiti definibile “di robustezza strutturale”, intesa non tanto nella logica strutturale tradizionale come resistenza meccanica alle sollecitazio- ni, bensì come comportamento reattivo-adattivo, in funzione della mitigazione degli impatti e della riduzione delle forze agenti sul sistema, derivanti da feno- meni di natura sismica, idrogeologica, climatica. Questa nuova classe di requi- siti dovrà riguardare non solo edifici di nuova edificazione ma anche interventi di retrofit sul patrimonio edilizio esistente in funzione di un comportamento

hazard-proof.

Per quanto riguarda invece l’ampliamento della seconda classe esigenziale presa in considerazione, è possibile ipotizzare tre nuove classi di requisiti: la gestione della localizzazione, dell’emergenza e della disponibilità finanziaria.

Per gestione della localizzazione si intende una classe di requisiti riferiti alla pianificazione dell’uso e delle funzioni del territorio, e alla tutela degli ecosi- stemi, le quali rappresentano azioni strategiche e a basso costo per ottimizzare gli assetti demografici e funzionali sul territorio, secondo la minimizzazione della vulnerabilità ai rischi di matrice naturale che possono essere geografica- mente localizzabili. Lo strumento principale nella gestione della localizzazione è la mappatura dei rischi all’interno dell’attività di pianificazione delle aree ur-

bane6. Altri requisiti contenuti in questa nuova classe dovranno introdurre il

fattore di ridondanza per edifici, infrastrutture e reti di approvvigionamento, come ulteriore variabile di progetto, che, a fronte di un più cospicuo investi- mento iniziale, comporterebbe un impatto economico minore rispetto alle po- tenziali perdite causate da episodi di disfunzionalità (black out energetici, gua- sti infrastrutturali alle reti idriche, ecc.).

Le classi di requisiti finora ipotizzate saranno tanto più efficaci quanto più considerate in modo complementare, già dai primi stadi progettuali.

Per gestione dell’emergenza si intendono invece nuovi requisiti relativi alla programmazione degli eventi, le modalità di evacuazione temporanea e il ma-

6 In questa direzione, un esempio è fornito dal “Piano di adattamento ai Cambiamenti Climatici”

per il Comune di Bologna. Tale progetto, denominato BLUE AP, nasce con l’obiettivo di dota- re il capoluogo emiliano di uno strumento pianificatore contenente misure concrete da attuare a livello locale per rendere la città meno vulnerabile e in grado di agire in caso di alluvioni, sicci- tà e altre conseguenze dei mutamenti del clima.

nagement del rischio di disastri7, secondo una visione multisettoriale che coin-

volga molteplici stakeholders, e che, diversamente dalle suddette classi di re- quisiti relativi alla localizzazione e mitigazione strutturale, non hanno carattere permanente e generico, ma si sostanziano in misure temporanee di riduzione degli impatti di specifici eventi calamitosi, in vista del fatto che questi ultimi possono essere gestiti, ma non impediti.

La gestione dell’emergenza necessita di piani contenenti azioni di: indivi- duazione delle funzioni più critiche, il cui funzionamento deve essere priorita- riamente garantito; identificazione delle responsabilità relative alle specifiche azioni da attuare nelle situazioni di alta criticità; definizione di linee di autorità, di relazioni, di coordinamento delle azioni e di modalità di protezione di perso- ne e beni; identificazione delle priorità e delle risorse da destinare alle opera- zioni di reazione e di recupero. Inoltre i requisiti dovrebbero far riferimento all’introduzione di rapidi e avanzati sistemi di allarme, e all’efficientamento della comunicazione e della capacità logistica e di risposta di tutti gli attori coinvolti nelle emergenze.

Infine la gestione della disponibilità finanziaria racchiude requisiti funzio- nali all’accessibilità e disponibilità immediata di fondi per le comunità colpite in uno scenario post-emergenziale o di primo recupero, in quanto tali situazioni determinano un significativo carico finanziario sia a livello pubblico che priva- to, e un impatto sull’assetto economico difficilmente gestibili con il tradizionale ricorso a prestiti, tagli, incremento delle tasse, deficit-spending, ecc.

È quindi auspicabile il ricorso a meccanismi di finanziamento ex-ante attra- verso entità pubbliche o private, tramite linee di credito contingente, riserve di