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A Children’s Poet: “A curious occupation”

Nel corso di un programma radiofonico alla BBC dei primi anni Novanta, Ted Hughes espone, dopo un trentennio di pubblicazioni in tale ambito, questo convincimento a riguardo alla definzione di “letteratura per l’infanzia”: “Writing poetry for children is a curious occupation…And the most curious thing about it is that we think children need a special kind of poetry”.206 Già nel 1984 (successivamente alla pubblicazione di Nessie

the Mannerless Monster) Hughes aveva dichiarato che tipo di linguaggio avrebbe voluto

utilizzare all’interno delle sue opere dedicate ai più piccoli: “a style of communication for which children are the specific audience, but which adults can overhear…and listen, in a way secretly, as children”.207 Tuttavia, solamente negli ultimi anni della sua carriera, il poeta riesce a descrivere dettagliatamente il metodo di cui si è avvalso per la stesura di suddette opere:

Writing for children, I depend on my feeling of what it was like to be the age of my imagined reader…I find a common wavelenght of subject matter, style, attitude, tone – between the self I was then and the self I am now. Then I write what amuses and interests and satisfies both. So it

has to obey those criteria set by my imagined younger self. And it has to meet the quality controls that I apply to my other verse.208

206 M.LOCKWOOD,“The Development of a Children’s Poet”, in Children’s Literature in Education,

XL, 4, 2009, p. 1.

207 Ibidem.

208 H.NEILL,“The Nature of Poetry”, in Times Educational Supplement Magazine, 1995.

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Sebbene sia consapevole del fatto che egli non si stia rivolgendo ad un pubblico adulto, Hughes sostiene che il dovere del poeta sia quello di presentare ai bambini una realtà semplificata ed attraente ma non banalmente edulcorata e limitata:

So what is a poem for a young reader? If they can recognize and be excited by some vital piece of experience within a poem, very young children can swallow the most sophisticated verbal technique. They will accept plastic toys, if that’s all they’re given, but their true driving passion

is to get possession of the codes of adult reality, of the real world.209

All’interno del corpus poetico hughesiano, la costante è individuabile nella volontà del poeta di svelare i misteri del mondo esterno-naturale senza tralasciare l’indagine del panorama interiore dell’uomo, il suo inner self. La poetica di Hughes può essere vista, infatti, come l’espressione della quest mitica ed interiore del poeta verso una rivelazione (healing truth) che riesca a ristabilire un rapporto tra l’essere umano, il suo inner self e la natura. A causa del progresso tecnologico caratteristico dell’età moderna, gli uomini hanno rigettato la futilità della propria vita interiore a favore di una vita priva di immaginazione, basata esclusivamente su principi oggettivi per descrivere la mutevole realtà che li circonda: “passivity in the face of the facts, this detached, inwardly inert objectivity, has become the prevailing mental attitude of our time”.210 Secondo Hughes, nell’avvento della fotografia e della televisione è da ricercare la causa principale della

mental passivity tipica degli uomini del XX secolo: “photography is a method of

making a dead accurate image of the worl without any act of imagination. Television is even deadlier. Our imagination immobilised, fixed in a condition of pure observation and all our inner activity suspended”.211 In questa condizione di umano intorpidimento dovuto alla tecnologia, l’unica speranza è riposta nei bambini: “every child is nature’s chance to correct culture’s error […] [the child] has a chance to recover the lost

209 H.NEILL,“The Nature of Poetry”, in Times Educational Supplement Magazine, 1995.

https://www.tes.com/news/tes-archive/tes-publication/nature-poetry. Ultimo accesso 10/02/ 2017.

210 T.HUGHES,“Myth and Education”, in Winter Pollen: Occasional Prose, cit., pp. 147-148. 211 Ibidem.

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awareness and powers and allegiances of our biological and spiritual being”.212 Tutti i libri di Hughes dedicati ai più piccoli trattano, appunto, dell’importanza di recuperare il nostro io più intimo e la nostra connessione primigenia al mondo fenomenico naturale. Alla forza interiore dei bambini è dedicata una poesia, pubblicata solamente nel 1972 in edizione limitata di cinquanta copie autografate dall’autore e dall’illustratore (Ralph Steadman) dalla Steam Press Broadsheets:

In the little girl’s angel gaze Crow lost every feather

In the little boy’s wondering eyes Crow’s bones splintered

In the little girl’s passion Crow’s bowels fell in the dust In the little boy’s rosy cheeks Crow became an unrecognizable rag Crow got under the brambles, capitulated To nothingness eyes closed

Let these infant feet pound through the Universe.213

Sebbene Hughes descriva i bambini come creature innocenti, connotate dall’angelico sguardo e dal viso roseo, essi possiedono la capacità e la forza di distruggere l’oscurità, la “corvitudine”, il male. Presumibilmente il poeta concepì le sue opere per bambini proprio per preservare i loro “pounding feet” da cui traggono beneficio tutti gli uomini. La prima raccolta di poesie per bambini, Meet My Folks! viene pubblicata nel 1961, successivamente all’uscita di Lupercal (1960). Essa esiste in tre versioni differenti, ognuna delle quali contiene un assortimento di poesie lievemente diverso dall’originale. L’idea alla base di Meet My Folks! è insolita ed accattivante: il poeta presenta al giovane lettore ogni singolo membro della propria stravagante famiglia che viene “trasformata” in un’eccentrica collezione di creature bizzarre e personaggi bislacchi. In

212 K.CUSHMAN,“Hughes’ Poetry for Children”, in K.SAGAR (ed.), The Achievement of Ted Hughes,

Manchester, Manchester University Press, 1983, p. 240.

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“My Father”, il genitore viene descritto come un “Chief Inspector of HOLES”214, lo zio (“My Uncle Dan”) è un inventore di marchingegni inutili mentre la nonna (“My Other Granny”) a la sorella (“My Sister Jane”) sono rispettivamente una piovra ed un grosso corvo. Nelle trasmissioni radiofoniche diffuse nelle scuole nel 1961 e raccolte successivamente in Poetry in the Making (1967), Hughes rivela l’idea che giace alla base di Meet My Folks!, sottolineando, inoltre, l’importanza dell’immaginazione e della capacità di reinventare e di reinventarsi: “Some very great writers have written their best books in this way, re-arranging their relatives in imagination, under different names and appereances of course […] If you are bored with your relatives, it is very amusing to re-invent them”.215

Secondo Keith Sagar, il problema di questa prima raccolta è lo stile poetico poiché: “few lines have the inevitability that would make them memorable. The poems are fresh and engaging, but shapeless”.216 Anche la poesia “My Own True Family” (1977), aggiunta all’edizione americana di Meet My Folks! risente della poetic looseness individuata da Sagar. In “My Own True Family” però Hughes non presenta in modo distorto e caricaturale i componenti della famiglia da un punto di vista infantile, bensì propone una favola che tratta del posto che l’uomo occupa all’interno dell’Universo. Il narratore (“human child”) intento a cercare un cervo, si imbatte in un tronco di quercia cavo. Qui, egli incontra una vecchia signora che, volendogli rivelare un segreto, lo invita a scrutare all’interno della sua borsetta. Acconsentendo, il protagonista entra in un mondo magico. Qui gli spiriti delle querce lo informano che essi sono in realtà la sua “own true family” e, se non vuole rischiare di essere trasformato egli stesso in una pianta, deve necessariamente piantare due alberi di quercia per ogni esemplare che

214 T.HUGHES,“My Father”, in Meet My Folks! (1961), Collected Poems for Children, cit., p. 51, v. 8. 215 T.HUGHES,“Meet my Folk”, in Poetry in the Making, London, Faber and Faber, 2008, pp. 103-

104.

216 K.CUSHMAN,“Hughes’ Poetry for Children”, in K.SAGAR (ed.), The Achievement of Ted Hughes,

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viene ingiustamente tagliato ed abbattuto. Una volta tornato nel mondo reale, il ragazzo raggiunge l’unione mistica con la natura e la consapevolezza che, nonostante faccia parte della stirpe degli uomini, egli non deve dimenticare il patto sancito con gli alberi poiché la sua identità e il suo cuore appartengono a loro: “When I came out of the oakwood, back to human company/ my walk was the walk of a human child, but my heart was a tree”.217

Al pari di Meet My Folks!, Nessie the Mannerless Monster è una raccolta poetica illustrata, pubblicata nel 1964 in Inghilterra e un decennio dopo negli Stati Uniti, commissionata a Hughes dalla rivista Vogue.218 La protagonista delle poesie è Nessie, nomignolo con cui è altrimenti noto il mostro di Loch Ness. La sua storia è narrata con uno stile poetico che rimanda volutamente a quello utilizzato dal poeta scozzese William McGonagall: “Hughes reasons that Mc Gonagall’s unforced but strongly rhyming awkwardness, which sounds inept to an adult, would be delightful to a young listener”.219 L’uso delle rime è infatti deliberatamente impiegato per catturare l’attenzione dei lettori più piccoli:

The Mayor of Edinburgh nearly had a fit When he saw Nessie. ‘Look at it! Look at it!’ He cried, and fainted right there on the spot. But the police said, ‘Whose is that huge cat? It is blocking our traffic more than a bit. Divert it South to London.’ So that was that.220

Le poesie di questa raccolta, nonostante lo stile semplice e quasi canzonatorio, muovono una critica alla società contemporanea, giudizio già espresso da Hughes nel

217 K.CUSHMAN,“Hughes’ Poetry for Children”, in K.SAGAR (ed.), The Achievement of Ted Hughes,

cit., pp. 240-241.

218 M.LOCKWOOD,“The Development of a Children’s Poet”, in Children’s Literature in Education,

cit., p. 3.

219 K.CUSHMAN,“Hughes’ Poetry for Children”, in K.SAGAR (ed.), The Achievement of Ted Hughes,

cit., p. 242.

220 T.HUGHES,“Nessie the Mannerless Monster”, in Nessie the Mannerless Monster (1964), Collected

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saggio “Myth and Education” contenuto in Winter Pollen. Nessie soffre perché “nobody thinks I exist”221 poiché al giorno d’oggi nessuno crede a qualcosa non razionalmente spiegabile e scientificamente provato. Solamente alla fine della narrazione, Nessie riesce nel suo intento di “make myself known” (102), dimostrando di essere realmente l’immenso mostro preistorico emerso dal Loch Ness. Durante il suo viaggio verso il sud dell’Inghilterra, essa si imbatte in personaggi resi apatici dalla tecnologia e, per questo, manchevoli di vitalità ed in pseudo intellettuali che non vogliono accettarla per ciò che è realmente. Nello Yorkshire, gli abitanti non si accorgono della sua gigantesca presenza poiché tutti sono “indoors in front of the TV with a dead stare” (63) mentre gli scienziati del Kensington Museum la scacciano poiché, secondo i libri di paleontologia, “Plesiosaurus have been dead a million years” (108). I turisti credono sia “another famous London sight” (88) ed i londinesi sono convinti che sia una trovata pubblicitaria per promuovere il nuovo circo. Nessie viene riconosciuta solamente da Willis, un poeta scozzese. Sebbene sia vecchio e squattrinato, egli, come Hughes, sa distinguere un mostro222 quando se lo trova dinnanzi:

But all at once a voice from the crowd roared ‘Ness!’

Her eyes popped when she heard her name, joy made her

nearly delirious.

It was a wretched Scots writer of verses, Willis by name,

And he was penniless

But he knew a monster when he saw one, Oh yes. (119-124)

221 T.HUGHES,“Nessie the Mannerless Monster”, in Nessie the Mannerless Monster (1964), Collected

Poems for Children, cit., p. 60, v. 39.

222 Il termine “mostro” designa un’entità che si presenta con caratteristiche estranee al consueto ordine

naturale e come tale induce un sentimento perturbante. Il mostro è considerato un essere soprannaturale (inteso come negazione delle leggi naturali) in grado di compiere azioni straordinarie che eludono il pensiero razionale umano. T.PAVEL,“Prefazione”, in F.ORLANDO,Il Soprannaturale Letterario, Torino,

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Il poeta è l’unica persona la cui immaginazione non è stata distrutta dal raziocinio del mondo contemporaneo: per questo motivo, egli è paragonabile alla figura del bambino, ancora non corrotto dal logos. Negli ultimi versi, la regina in persona nomina Nessie vice reggente di Scozia, Galles ed Irlanda: apparentemente l’Inghilterra non verrà mai redenta dal proprio “peccato” di eccessivo e smodato razionalismo.

La stesura della terza raccolta poetica per bambini, dal titolo finale Moon-Whales and

Other Moon Poems, conosce quattro fasi distinte.223 In origine il titolo doveva essere

The Earth-Owl and Other Moon People: esso indicava la prima versione della raccolta

pubblicata nel 1963, contenente ventitré poesie illustrate da R. A. Brandt. Nel 1976, la Rainbow Press pubblica un’edizione limitata della medesima raccolta, intitolata Earth-

Moon ed illustrata eccezionalmente da Hughes. Nello stesso anno, il poeta pubblica Moon-Whales negli Stati Uniti.

Moon-Whales and Other Moon Poems è quindi la raccolta finale che riunisce tutte le

“moon poems” delle precedenti versioni in un unico volume e viene illustrata da Leonard Baskin. Come è ravvisabile dal titolo le suddette poesie sono ambientate, appunto, sulla Luna ma a differenza di quello che il lettore potrebbe aspettarsi, la Luna in questione non sarebbe il noto satellite bensì un mondo parallelo racchiuso all’interno della nostra mente: “We are satisfied that the real moon exists rolling about in the sky, but we have quite as much evidence for the existence of the dream moon, and as this one is somewhere inside our minds it affects us much more closely than the other, and so ought to be much more our concern”.224 Hughes ne dà una descrizione dettagliata in “Moon Creatures”, breve saggio contenuto in Poetry in the Making dove presenta il

setting lunare come il luogo dell’immaginazione senza limiti, un mondo abitato dalle

più strane creature:

223 K.CUSHMAN,“Hughes’ Poetry for Children”, in K.SAGAR (ed.), The Achievement of Ted Hughes,

cit., p. 243.

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There is no end to the things that may exist as yet undiscovered, either on earth or on some other planet like the earth […] However, the number of oddity of the creatures which inhabit the

earth or the planets, are nothing to those which inhabit our minds, or perhaps I ought to say our dreams, or the worlds presumably somewhere out beyond the bottom of our minds […] I recently spent some interesting hours, rather as an astronomer might spend interesting hours at

his telescope. Only where the astronomer would be studying the moon so easily visible in the sky, I was studying the moon not quite so easily visible at the bottom of our dreams.225

In The Achievement of Ted Hughes, Sagar descrive lo stile hughesiano utilizzato nella scrittura delle “moon poems”, paragonandolo alla tecnica poetica del poeta serbo Vasko Popa, in grado in combinare il “surrealism” con un “down-to-earth, alert tone of free enquiry”: “This matter-of-fact unadorned style generates a remarkable tension between the linguistic innocence and the horrific content of the stories”.226 In questa raccolta, Hughes è riuscito a popolare di creature immaginarie un intero mondo altro: ogni terrestre che invade il suolo lunare deve necessariamente abbandonare le proprie credenze razionali poiché “for over the moon general madness reigns”227. Sulla Luna le leggi terrestri sono sospese e l’orrore è in agguato in ogni dove: il lupi vivono nei crateri ed aspettano la preda con “a huge grin of ferocity”228, le streghe dissanguano le proprie vittime e le volpi danno la caccia agli uomini. Tuttavia, le creature lunari più pericolose sono i numeri, una vera e propria minaccia:

When he has dined, the man-eating tiger leaves certain signs.

But nothing betrays the moon’s hideous number nines.

Nobody knows where they sleep off their immense meals.

They strike so fatally nobody knows how one feels.

One-eyed, one-legged, they start out of the ground with such a shout

225 T.HUGHES,“Moon Creatures”, in Poetry in the Making, cit., p. 110.

226 K.CUSHMAN,“Hughes’ Poetry for Children”, in K.SAGAR (ed.), The Achievement of Ted Hughes,

cit., p. 244.

227 T.HUGHES,“Moon Creatures”, in Poetry in the Making, cit., p. 110.

228 T.HUGHES,“The Burrow Wolf”, in Moon Whales and other Moon Poems (1976), Collected Poems

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The chosen victim’s eyes instantly fall out. They do not leave so much as a hair but smack their chops

And go off thinner than ever with grotesque hops.229

L’elemento caratteristico ed originale di Moon-Whales and Other Moon Poems è la mescolanza, all’interno delle poesie, di elementi fantastici, raccapriccianti e comici, basti pensare, ad esempio, alle “Moon-Heads” ossia delle vere e proprie teste luminose (appartenenti ad esseri non ancora generati) che rimbalzano e saltellano sulla superficie lunare: “Shining like lamps and light as balloons/ Bodiless heads drift and bump among the moon’s/ Volcanoes […] And they are not ghosts, they never lived at all/ They are the spirit-shapes of unborn prehistoric monsters/ still awaiting the Creator’s call”.230 Anche nel caso di questa raccolta, alcune poesie fanno riferimento e incorporano elementi desunti dalla tradizione mitica. Ad esempio, in “The Armies of the Moon” viene raccontata in termini mitici la guerra civile che impegna dei personaggi volutamente tipizzati, ossia i guerrieri di “Moon-Dark” e i guerrieri di “Moon-Light”: “The soldiers of the Moon-Dark are round and small./ Each clancks like a tank, blue armour covering all/ […] The soldiers of the Moon-Light are tall and thin./ They seem to be glisteningly naked, but are in fact silvered with tin.”231 La battaglia banalizza lo scontro archetipico delle forze del Bene vs le forze del Male e si risolve con la vittoria dei guerrieri “della luce”: “They will rush upon the helpless Moon-Darkers and soon/ With knitting-needles abolish them forever from the face of the moon” (24-25).

Anche “Moon-Marriage” contiene l’elemento mitico poiché descrivendo una spaventosa cerimonia nunziale, Hughes associa la figura femminile al mostruoso, così come

229 T.HUGHES,“Moon Horrors”, in Moon Whales and other Moon Poems (1976), Collected Poems for

Children, cit., pp. 77-78, vv. 1-8.

230 Ibidem, p. 81, vv. 1-9. 231 Ibidem, pp. 96-97, vv. 2-6.

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avviene in altre sue poesie:232 “[…] a smiling wolf comes up close/ While you doze off, in your chair, and gives you a kiss,/ a cold wet doggy kiss, and then you know/ you have been CHOSEN, and it’s no good flailing awake bawling, ‘NO!’/ Wherever the wolf is, she just goes on smiling/ It’s an eerie feeling”.233

La creatività visionaria dimostrata da Hughes nel presentare al giovane lettore le “moon creatures” che albergano nel nostro panorama psichico interiore rimanda, secondo alcuni critici, alla raccolta Wodwo (precedente a Moon-Whales and Other Moon Poems) anch’essa contenente poesie dedicate alla descrizione di sinistre creature, ad esempio “Ghost Crabs”, una delle più note.234

Tra i libri per bambini pubblicati da Hughes, Season Songs è quello che ha ricevuto maggior plauso dalla critica. Esso appare per la prima volta negli Stati Uniti nel 1975 e l’anno successivo nel Regno Unito, curato da Faber&Faber. L’idea di quest’ultima raccolta nasce nel 1968 dopo la consegna alle stampe di Five Autumn Songs for

Children’s Voices, libretto contenente solamente cinque delle poesie dedicate alla

stagione autunnale, poi ampliata da Hughes nel corso degli anni fino ad arrivare al volume completo di Season Songs.235 Esso riflette un periodo della vita del poeta dedicato all’agricoltura e all’allevamento nel Devon, dopo l’acquisto della Moortown Farm insieme alla seconda moglie, Carol Orchard, alla quale il volumetto è dedicato. Nel 1976, Hughes diventa presidente del progetto a sfondo benefico “Farms For City

232 Anche nella raccolta Crow: From the Life and Songs of the Crow (1970) una figura femminile

viene associata ad un essere mostruoso che però si evolve, successivamente, in una creatura positiva. Crow, durante la ricerca della sua sposa, s’imbatte in una vecchia strega (“hag”) che gli chiede aiuto per guadare un fiume. Durante l’attraversamento, la pesante megera pone delle domande a Crow. Dapprima,