Le poesie “Lady Lazarus” e “Daddy” (1962) sono quelle che meglio riassumono la visione mitica plathiana. In quest’ultima si intrecciano i motivi del dead god e del soggetto che riesce ad abbandonare l’osservanza del lutto esorcizzando la spettrale figura paterna, da cui scaturiva il suo opprimente false self.54
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L’incipit è composto da una serie di accuse contro il padre che hanno la funzione di giustificare la sua condanna a morte. Il ritratto definitivo di Daddy è quello di un “Nazi”, “Fascist”, “brute”, “devil”, “vampire”. Nel tentativo di liberarsi dalla paralisi e di rinascere, la protagonista ricostruisce il dramma di vittima/carceriere già vissuto con il padre, sposando un altro “Nazi” che, dopo averla abbandonata, viene simbolicamente ucciso insieme al genitore. Rigettando il lutto e la sofferenza, la protagonista “risorge” nelle vesti di eroina. La performance mitica in “Daddy” termina in un rituale destinato a cancellare il precedente “sacred marriage”, colpevole di avere “soffocato” la sua vita:
You do not do, you do not do Any more, black shoe
In which I have lived like a foot For thirty years, poor and white, Barely daring to breathe or Achoo.55
Nel preambolo dell’esorcismo, l’io passa in rassegna le diverse immagini del padre, dapprima raffigurato come una “bag full of God” e una “Ghastly statue” poi, presentandone una versione nuova: “panzer-man”, “swastika”, “brute”, “devil”, “bastard”. La figura di daddy deve apparire sotto questa nuova luce per potere essere esorcizzata, passando da creatura divina a demoniaca. La protagonista attribuì al padre questa natura celestiale a causa del suo autoritarismo e della sua inaccessibilità, qualità che vennero ulteriormente potenziate dopo la sua morte e che, più tardi, furono attribuite al marito nonché “riflesso” del genitore: “a model of you”. Per l’io amare un uomo morto (anche metaforicamente) è una tortura. Per questo motivo, daddy merita di essere annientato: il telefono “off at the root” descrive la finalità dell’esorcismo. Questo rituale ha anche lo scopo di eliminare “l’altro Dio” per uscire dal circolo vizioso di
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abbandono e sofferenza in cui è caduta sposando, appunto, il corrispettivo del genitore. L’identificazione del marito con il padre Otto è ravvisabile soprattutto in Letters Home. Nel 1956, poco dopo avere sposato Ted Hughes, Plath scrive alla madre: “He is better than any teacher, even fills somehow that huge, sad hole I felt in having no father.”56 Nella poesia quindi, la morte del primo implica anche la morte del secondo: il palo conficcato del cuore del padre uccide, allo stesso tempo il “vampire who said he was you” (82). Conseguentemente, la fine del suo matrimonio permette al padre di “lie back now”. Frazer definisce questo meccanismo come “sympathetic magic”; entro di esso “things act on each other at a distance through a secret sympathy”57. Questo implica che, per “colpire” un soggetto, bisogna “attaccare” il suo corrispettivo: è chiaro ora per quale motivo l’io della poesia affermi “If I’ve killed one man, I’ve killed two” (81). La figura paterna può essere considerata una sorta di capro espiatorio: nella mitologia plathiana, l’eroina non è posseduta da questa figura demoniaca bensì dal false self che è alla sua mercè. Quando l’oppressore viene reso ripugnante, perde tutto il suo potere malefico e viene detronizzato; solo allora il true self può venire alla luce: “Daddy, daddy, you bastard, I’m through” (90). Nella poetica plathiana, i rituali di esorcismo comportano l’espulsione del false self, implicando, conseguentemente, la rinascita dell’eroina.
La poesia “Medusa”, scritta da Sylvia a pochi giorni di distanza da “Daddy” (ottobre 1962), tratta, anch’essa, dell’esorcismo di un genitore oppressivo, in questo caso la madre. Al pari della poesia precedente, in “Medusa” viene costruito un ritratto malvagio della figura materna al fine di scacciarla: ella rappresenta il capro espiatorio, l’incarnazione del false self che merita di essere annientato per favorire la rebirth della
56 S.PLATH,Letters Home: Correspondence 1950-1963, cit., p. 330.
57J.G.FRAZER, The Golden Bough: A Study in Magic and Religion, Oxford, Oxford University Press,
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protagonista. Per tutta la poesia, l’io ripete il dispiacere causatole da un rapporto così viscerale con la madre: l’ombelico è un “Atlantic cable” che le tiene unite da una parte all’altra dell’oceano. Il cavo è in uno stato di “miraculous repair”, nonostante i numerosi tentativi della figlia di danneggiarlo e liberarsi dalla “morsa” della madre. Quest’ultima la perseguita: “In any case, you are always there,/ tremulous breath at the end of my line”.58 Per Plath, la rinascita comporta il bisogno di “eliminare” il passato, incarnato dai genitori, affermando la sua indipendenza dalla figura paterna e da quella materna. In quest’ultimo caso, la necessità di esorcizzare la figura materna riflette non una mancanza di gratitudine, bensì l’opposto: l’eroina vuole liberarsi dal fardello della riconoscenza, dal debito che ha nei confronti della madre che ella non potrà mai ripagare abbastanza per i suoi sacrifici. Questo si evince, in particolar modo, da una lettera inviata al fratello Warren, nel maggio 1953: “You know, as I do, and it is a frightening thing, that mother would actually kill herself for us […] After extracting her life blood and care for 20 years, we should start bringing in big dividends of joy for her…”59. Nella poesia, la madre simboleggia il senso di stasi e la condizione di morte- in-vita provato dell’eroina; non a caso, ella è paragonata alla gorgone Medusa che, secondo la mitologia greca, aveva il potere di paralizzare chiunque incrociasse il suo sguardo. Allo stesso tempo, ella è paragonabile all’omonimo animale marino, il cui veleno può immobilizzare. (Il termine “Medusa” è persino sinonimo di “Aurelia”, il nome della madre di Sylvia.) Inoltre, la protagonista sostiene di abitare in una sorta di campana di vetro (“your body/ Bottle in which I live”) che allude, appunto, alla forma fisica della medusa. Le numerose allusioni religiose suggeriscono che la madre sia di fede romana-cattolica:
Who do you think you are?
58S.PLATH, “Medusa”, in Tutte le Poesie, cit., p. 654, vv. 16-17. 59 S.PLATH,Letters Home: Correspondence 1950-1963, cit., p. 125.
34 A Communion wafer? Bluberry Mary? I shall take no bite of your body, Bottle in which I live,
Ghastly Vatican. (32-36)
Il corpo della madre “medusiforme” somiglia al “Ghastly Vatican”: questa immagine sottende un’autorità soverchiante e paralizzante e può essere considerata una figura parallela a quella del padre, descritto come “Ghastly statue”. Il fatto che l’eroina si rifiuti di “take a bit of your body” significa che ella non vuole incorporare in sé tutto ciò che la madre rappresenta. Medusa è la causa dello stato di nascita solamente parziale della figlia; ella è una placenta velenosa dalla cui morsa l’eroina deve mettersi in salvo: “You steamed to me over the sea,/ fat and red, a placenta” (24-25). Per liberare il true self e rinascere, ella pronuncia una formula di esorcismo: “Off, off, eely tentacle!/ There is nothing between us”(40-41). Negli ultimi versi, l’eroina fugge dai tentacoli materni, spezza il cordone “ombelicale” che le unisce morbosamente e, come avviene in “Daddy”, può affermare: “I’m through”.