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Morire per rinascere: “The woman is perfected”

Nelle poetica plathiana più tarda, la morte è associata ad un profondo e celato desiderio di rinascita, la nascita del true self. Le poesie “A Birthday Present”, “Death & Co.” e “Edge” concepiscono la morte come un incentivo, l’ultimo ostacolo prima di giungere alla rebirth o transcendence.60

Sebbene la poesia “A Birthday Present” (1962) si concluda con un’immagine di morte, lo scopo è quello di porre fine alla condizione di death-in-life, causata dal false self e dal conseguente attaccamento dell’eroina al “god” che sopprime il suo sé autentico. Il titolo originario della poesia, “The Truth”, stava ad indicare ciò che realmente la protagonista

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auspicava, ossia la verità: la morte fisica, vista come speranza e nuovo inizio. L’incertezza e l’irresolutezza avvelenano la sua vita: per liberarsi da questa condizione, ella deve “distruggere” la sua relazione con il marito e “let go whole”. Solamente dopo avere ottenuto la verità (whole truth), ella potrà recuperare per intero il suo sé positivo; e solamente una “rottura” può mettere fine al senso di paralisi e stasi dell’essere. Alla protagonista sembra di vivere all’interno di una campana di vetro: “If you only knew how the veils were killing my days./ To you they are only transparencies, clear air./ But my god, the clouds are like cotton./ Armies of them. They are carbon monoxide.”61 Per dissolvere le nuvole che soffocano il suo presente, disperdere i veli offuscanti dell’incertezza e vivere una vita genuina, la protagonista ha bisogno necessariamente della verità, detenuta, in questo caso, dal marito. Quest’ultimo considera il velo (universalmente simbolo di illusione e inganno, ciò che nasconde la verità) come innocua “transparencies, clean air”. La verità sostiene e supporta la rinascita del true

self mentre le menzogne, gli inganni e le illusioni provocano il rafforzamento del false self e l’inasprimento della condizione di morta-vivente. Nella poesia, l’incompletezza e

la falsità vengono espresse da immagini di bianchezza o semitrasparenza (“clouds”, “cotton”, “frost”), mentre la limpidezza e la totale trasparenza simboleggiano la verità. Queste associazioni derivano, con tutta probabilità, dalla mitologia greca, secondo la quale le anime dei defunti invierebbero i sogni ai mortali sulla terra, attraverso le Porte del Sogno. I sogni falsi ed illusori passerebbero attraverso la Porta d’Avorio, semitrasparente, mentre i sogni veri dalla Porta di Corno, trasparente.62 Plath menziona l’avorio in relazione ai “veils”:

61 S.PLATH, “A Birthday Present”, in Tutte le Poesie, cit., p. 600, vv. 37-40.

62 Le Porte del Sogno compaiono, per la prima volta, nell’Odissea, insieme alla figura di Penelope.

Qui, i sogni che fuoriescono dalla porta d’Avorio sono definiti “ingannevoli” poiché potrebbero non manifestarsi; quelli che provengono dalla porta di Corno sono più limpidi e possono trovare espressione nei fatti. Le Porte ricompaiono nell’Eneide quando Enea discende negli Inferi per incontrare il padre

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Now there are these veils, shimmering like curtains,

The diaphanous satins of a January window White as babies’ bedding and glittering with dead breath.

O ivory!

It must be a tusk there, a ghost-coloumn. (16-19)

I veli traslucidi simboleggiano i sogni distorti che provengono dal Gate of Ivory: l’associazione della falsità con oggetti semitrasparenti è una cifra stilistica plathiana, riconducibile ad alcune poesie più tarde, come, ad esempio, le nuvole in “Little Fugue”. Altre forme di “restrizione” quali la “bell jar” o la “glass capsule” costituite, appunto, da materiale semitrasparente alludono, anch’esse al false self e alla condizione di death-in-

life. La negazione della verità corrisponde alla negazione del true self: essere separata

dal suo sé più autentico, per l’eroina significa sottoporsi ad una costante mutilazione, come un animale macellato pezzo per pezzo:

O adding machine

Is it impossible for you to let something go and have it go whole?

Must you stamp each piece in purple, Must you kill what you can? (44-47)

Ella teme che anche la verità sia mutila, lacunosa e parcellizzata: “Let it not come by the mail, finger by finger” (52). Tutte queste immagini riconducibili alla macellazione si differenziano dall’azione conclusiva della poesia, dove il coltello, che allude alla verità, non la “affetta” ma le penetra il fianco, indolore, come fosse un raggio di luce: “And the knife not carve, but enter/ Pure and clean as the cry of a baby,/ And the universe slide defunto, Anchise. Anche in questo caso, i sogni che provengono dalla porta d’Avorio vengono definiti “falsi”, mentre quelli che vengono generati dalla porta di Corno vengono definiti “veritieri”. R.MOSS,

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from my side.”(60-62). Il finale sacrificio di sangue simboleggia l’annientamento del

false self e ha la funzione di consegnare alla protagonista la verità che, sebbene sia

brutale, le permette di purificarsi e rinascere. Altre due poesie tarde della poetessa collegano il coltello al concetto di verità. In “A Secret” (1962) ad esempio, la verità è racchiusa in un segreto, paragonato ad un “knife that can be taken out/to pare nails,/to level the dirt”.63 Un’ulteriore idea di verità in grado di uccidere è contenuta in “Burning Letters” (1962): “You know I would die on truth like a straight kitchen knife”.64 La peculiarità di “A Birthday Present”, però, risiede proprio nei versi conclusivi: la ferita al fianco della protagonista può alludere a quella sul costato di Gesù, anch’essa associata alla morte e alla rinascita.65 La nascita del sé autentico e la distruzione del false self sarebbero dunque eventi miracolosi, proprio come l’incarnazione e la resurrezione di Cristo.

Nella poesia “Death & Co.” (1962), Plath parodia due rappresentazioni convenzionali della morte: l’aspetto astratto e quello tangibile della decomposizione. Il primo viene rappresentato come un cadaverico e spietato uomo d’affari che tenta di ingraziarsi la protagonista, suggerendole la morte come rimedio atto a renderla pura, proprio come i “babies”: “how sweet/ The babies look in their hospital/ Icebox”66. Il suo collega, che simboleggia il decadimento fisico, è invece repellente e trasandato, un personaggio sessualmente ambiguo. Gli ultimi cinque versi della poesia hanno un tono cupo e ansioso:

The frost makes a flower, The dew makes a star.

63 S.PLATH, “A Secret”, in Tutte le Poesie, cit., p. 640, vv. 21-23. 64 Ibidem, pp. 594-596, v. 31.

65 J.KROLL,Chapters in a Mythology: The Poetry of Sylvia Plath, cit., pp. 135-136. 66 S.PLATH, “Death & Co.”, in Tutte le Poesie, cit., pp. 746-747, vv. 13-15.

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The dead bell.

Somebody’s done for. (27-31)

Quest’ultimo incantesimo evoca delle figure di completezza e perfezione, ottenute attraverso la trasformazione e la metamorfosi. Le immagini “The frost makes a flower,/ The dew makes a star” testimoniano il mutamento della materia da uno stato transitorio ad uno permanente ed il passare del tempo dalla notte (“frost”) al giorno (“dew”). All’arrivo dell’alba, la campana della morte suona per reclamare la vita della protagonista. Il fatto che la morte implichi la rinascita è ravvisabile nelle precedenti trasformazioni: la prima (“frost” / “flower”) sottintende una sorta di riassorbimento panteistico nella natura; la seconda (“dew” / “star”) allude alla storia di alcuni personaggi mitologici che, alla morte, rinascono sotto forma di costellazioni.

A differenza di “Death & Co.”, nella poesia “Edge” (5 febbraio 1963) gli aspetti tangibili della morte non vengono presi in considerazione.

The woman is perfected. Her dead

Body wears the smile of accomplishment, The illusion of a Greek necessity

Flows in the scrolls of her toga, Her bare

Feet seem to be saying:

We have come so far, it is over.

Each dead child coiled, a white serpent, One at each little

Pitcher of milk, now empty. She has folded

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From the sweet, deep throats of the night flower. The moon has nothing to be sad about,

Staring from her hood of bone. She is used to this sort of thing. Her blacks crackle and drag.67

La protagonista giace immune ad ogni mutamento: la morte ha reso il suo corpo completo e perfetto. Tutto è immobile e permanente: la luna sorveglia il cadavere dalla sua prospettiva placida e celestiale. Essa illumina il corpo della donna coperto da una toga e i suoi bambini, identificabili con i “white serpents”, partecipi, anch’essi, del dramma. La luna richiama a sé la donna così come quest’ultima ha richiamato a sé e “riassorbito” i suoi figli. In questo quadro eterno, la morte non è imminente bensì una condizione assoluta. Alcuni dettagli della poesia indicano come la donna in questione possa essere paragonabile alla figura shakespeariana di Cleopatra.68 Entrambe sono associate alla Grecia e a Roma: il cadavere della donna è avvolto in un sudario funebre tipico dei romani con “illusion of a Greek necessity”. Cleopatra proviene dalla dinastia ellenica tolemaica e aveva sedotto due tra i più grandi condottieri romani: Giulio Cesare e Marco Antonio. Inoltre, i bambini morti, serpenti attorcigliati al seno della donna che li nutriva, rimandano alla vipera con la quale Cleopatra si tolse la vita, facendosi mordere il petto. Secondo la regina, morire “nobilmente” avrebbe aggiunto valore e gloria alla sua vita: “…what’s brave, what’s noble, / Let’s do it after the high Roman fashion, / And make death proud to take us.”69 Allo stesso modo, in “Edge”, l’io è convinto che la morte abbia la capacità di rendere la donna perfetta e completa: “Her

67 S.PLATH, “Edge.”, in Tutte le Poesie, cit., p. 806, vv. 1-20.

68 S.ACHARYA,“A Work Well Done: An Analysis of Sylvia Plath’s ‘Edge’”, in Osmania Journal of

English Studies, XV, 4, 1979, pp. 49-54.

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dead/ Body wears the smile of accomplishment” (2-3). Quest’ultima invertendo il processo della nascita, ha riassorbito il suo mondo ed i suoi figli, ultimo atto che testimonia la finale perfezione acquista. Analogamente, la luna ha inglobato il destino della donna nuovamente in sé. All’interno di queste poesie, i termini nei quali la morte è concepita contraddicono la lettura superficiale delle opere plathiane, secondo la quale ella sarebbe solamente ammaliata dalla macabra ossessione del suicidio, dall’annientamento personale. Sebbene questi ultimi versi siano stati scritti nei giorni immediatamente precedenti alla tragedia, è importante riconoscere come la morte appaia un gesto nobile e sereno, il penultimo atto della parabola mitica dell’esistenza, necessario alla rinascita.