o di studio. Ciro Amato, psicologo, fa un’analisi sullo stare bene attraverso un gesto che fa parte del nostro modo di essere nello spazio, “Il solo fatto di alzarsi dalla sedia e fare due passi all’aperto fa sentire meglio. E non si tratta solo di un piccolo beneficio temporaneo. Il benessere derivante dalla camminata perdura anche dopo la passeggiata e aiuta a sostenere l’umore. Gli scienziati hanno dimostrato che camminare aiuta a prevenire la depressione e, nel caso di disturbi dell’umore, ne agevola il superamento o la digestione; inoltre, migliora l’assunzione di vitamina D per effetto dell’esposizione dell’epidermide alla luce che la sintetizza per circa il 90% della quantità necessaria all’or- ganismo”10.
Sara Warber, professore emerito presso la University of Mi- chigan Medical School, ha condotto degli studi, rilevando che trascorrere del tempo con una certa frequenza negli spazi aperti, soprattutto quando si è insieme ad altri e a persone di nuova conoscenza, migliora notevolmente i sin- tomi di ansia e di depressione.
Le ore passate fuori dal guscio casa (Gaston Bachelard, 2006) diventano veramente importanti, perché gli allog- gi nella maggior parte della giornata vengono investiti da funzioni che si alternano anche in modo frenetico: si fa istruzione, si riceve a distanza, si fa e-learning, si lavora su piattaforme offerte on-line dai più grandi provider, si fa smart working; a soffrirne di più sono le superfici di piccole dimensioni e tutte le tipologie abitative con distribuzione de- gli spazi rigidi e non flessibili, Off.
Lo spazio interno, se coniugato con lo spazio esterno, può diventare uno spazio elastico, On, che prende forma come l’acqua nel suo contenitore, una fluidità continua di funzioni che si sovrappongono senza che nessuna disturbi l’altra. Un mettere insieme più funzioni e stirare quella che sembra più opportuna in quel preciso momento accorciandone un’al- tra; la funzione si fa lo spazio che desidera, così come acca- de nella cultura dell’abitare giapponese: lo spazio si presta, si predispone alla nuova funzione, dal consumare il cibo a riposare su stuoie distese su un pavimento che le accoglie. L’artista Gianni Colombo già nel 1967 veniva premiato alla XXXVI Biennale di Venezia per la sua opera-installazione Spazio Elastico Ambiente, uno studio approfondito tra il corpo e lo spazio. Colombo realizza un interno totalmente buio, dove gli unici punti di riferimento, per cercare di non
10 Amato C. (2019), Cammino-terapia: alla ricerca dell’armonia della persona, Edi- zione FS, Milano p. 48. Nella pagina precedente: Gianni Colombo Lo spazio elastico ambiente
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far perdere l’equilibrio allo spettatore, sono dei fili elastici disposti e tenuti da dispositivi elettromeccanici nascosti e resi fosforescenti dalla luce a Neon Wood.
Uno spazio aperto, flessibile ed elastico dove il «fruitore di spazio», il visitatore, può creare il proprio habitat, uno spa- zio individuale ma allo stesso condiviso con altri «fruitori di spazi».
Un esercizio sulle potenzialità dello spazio, del vuoto, dell’impercettibile e del non visibile è l’opera di Gianni Co- lombo, così come si presenta quella quantità non misura- bile ed elastica prima che l’uomo intervenga applicando i propri usi e le proprie funzioni.
Lo spazio non elastico non regge il concetto di spazio to- tale, multiplo e flessibile, metaforicamente, essere stirato, allungato fin dove necessita. Una massa elastica che ri- esce a deformarsi e a prendere forma sotto la pressione data dalle nuove necessità, trasformandosi e adattandosi quotidianamente quando lo spazio è chiamato a dare ri- sposte concrete e veloci, perché i tempi dell’emergenza sono assenti, nulli.
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Riferimenti
Amato C. (2019), Cammino-terapia: alla ricerca dell’Armo- nia della persona, Edizioni FS, Milano.
Armato F. (2019), In/Out Interior Design. Esercizi di Progetto, didapress, Università di Firenze, Firenze.
Bachelard G. (2006), La poetica dello spazio, Dedalo, Bari. Colombo G. (1975), Catalogo della mostra, testo di Emilio Tadini, Studio G7, Bologna.
Denti G., Toscani C. (2008), Le Corbusier, Maggioli Editore, Santarcangelo di Romagna (RN).
Ferri P., Briguglio F., a cura di, (2008), Translating rooms. Nuove ecologie dell’abitare, Gangemi, Roma.
Gresleri G. (2018), Le Corbusier, La casa degli uomini, Jaca Book, Milano.
Hall E. T. (2001), La dimensione nascosta, Bompiani, Milano. Lotti G. (2016), Interdisciplinary Design. Progetto e relazioni tra saperi, Università di Firenze, Firenze.
Munari B. (1960), Il quadrato, Officina grafiche Esperia, Milano. Tomlinson J. (1999), Sentirsi a casa nel mondo, Feltrinelli, Milano.
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“Il prodotto principale di una società automatizzata è un diffuso e profondo senso di noia”
Cyril Northcote Parkinson
La pandemia in corso ha determinato una brusca accele- razione nella diffusione e sviluppo delle tecnologie digitali nei differenti scenari in cui si manifesta e si realizza il pro- cesso abitativo. I device tecnologici sono oggi strumenti di lavoro, scena dei rapporti sociali, strumenti di svago attivo (giochi) e passivo (film e fiction), strumenti formativi e in- formativi, terminali del commercio e sistemi di fornitura di servizi, palestre virtuali e quanto la creatività open source e quella a pagamento continuerà a proporci. Perfino le pra- tiche di meditazione si trasferiscono oggi nella rete (Data meditation: new rituals for new possible worlds - Hackers & Designers Summer Academy, Amsterdam 2020) in una contaminazione tra reale e virtuale che investe la tecnolo- gia dei Big Data1.
La piazza virtuale è sempre più contenitore di rapporti per- sonali diretti ma allo stesso tempo di mondi immaginari che alimentano, ma anche passivizzano, la nostra fantasia. Quegli scenari di dipendenza dal web e progressivo distac- co dal mondo reale anticipati negli anni Novanta dallo sviluppo delle città elettroniche, dalla E-World della Apple alla Second Life di Philip Rosedale, e così sapientemente
1 Il workshop Data meditations, new rituals for new possible worlds, realizzato per la Hackers and Designers Summer Academy di Amsterdam nel luglio 2020 e poi dissemi- nato nelle due mostre Artistic Technological Investigations a Trieste e Prove di R(i)esistenza a Roma, fa parte del progetto HER: she Loves Data coordinato da Salvatore Iaconesi, Oriana Persico e Daniele Bucci.