gruppo residente, distinte nelle molteplici modalità di ag- gregazione abitativa, tipo cohousing o altre formule. È il gruppo di persone che vive abitualmente in quel luogo. La composizione del gruppo residente determina fortemente l’organizzazione e la progettazione degli spazi. La diversa struttura relazionale tra i soggetti determina l’esigenza del- la modulazione dei livelli di maggiore prossimità dello spa- zio (personale e privato) e per lo spazio sociale (Edward T. Hall). Quanto è maggiore la dimensione numerica del gruppo tanto maggiori saranno le esigenze di graduazione dei livelli di privacy. Singoli soggetti interfacciano in forma ravvicinata le esigenze personali e in qualche caso di inti- mità (Olga Shevtsova).
4. Spazi semiprivati (interni ed esterni)
Nelle varianti delle tipologie edilizie questi sono gli spazi in uso per un gruppo ristretto di unità residenziali. Sono i vani scala, gli androni, i giardini condominiali, gli spazi condivisi tipo rimesse, box di servizio, terrazze comuni, stenditoi, per- corsi e ballatoi oppure altri spazi dedicati ad attività come palestre, spazi collettivi condominiali, giardini interni, rampe o spazi di servizio. Nella graduazione dei livelli di prossimità determinati dalla prossemica di base e in considerazione della fenomenologia comportamentale determinata dal parametro etologico si tratta di forme differenziate di ap- propriazione simbolica o funzionale di porzioni di spazio da parte di un gruppo di soggetti. Riguarda spazi semiprivati o spazi pubblici o del tessuto connettivo tra gli spazi privati.
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Ho visto paura negli occhi… anche andando a fare la spesa Ho provato, forse per la prima volta, fastidio quando qual- cuno mi si è avvicinato. Io che ho sempre amato i souk e tutti i mercati dei Sud del mondo…
Sono diventato un po’ più digitale (e, di questo, solo un po’ sono contento). Ma troppo spesso mi sono sentito distrutto dopo dieci ore di computer e connessione
Seppur nella consapevolezza della difficoltà, ogni mese, di arrivare a fine mese, ho acquistato la consapevolezza dei miei privilegi (una casa, uno stipendio…)
Ho capito che in futuro voglio viaggiare, ancor più lentamente Ho rimesso a posto la scrivania – ora è la mia scrivania Ho sistemato lo studio – ora è il mio studio (e anche di Nora e Maddalena)
Ho un giardino che prima non avevo – ora è il nostro giardino Ho rimesso a posto dopo dieci anni il garage, che è diven- tato addirittura ambiente di vita
Ho conosciuto meglio le mie figlie, la loro (grande) forza e le loro (piccole) debolezze
Ho scoperto due grandi cuoche (sempre loro) e che i turni della cucina si rispettano
Ho (ri)scoperto l’energia di Gloria, che in cinque giorni ha inventato un nuovo modo di vendere libri
Ho guardato mia mamma, cercando di coglierne i mes- saggi sempre più difficili
Ho conosciuto la badante di mia mamma, finora presenza quasi estranea
Questi giorni, domani (*)
Giuseppe Lotti Professore ordinario Nella pagina precedente: “Sustainability Design Pills” a cura del Laboratorio Design per la Sostenibilità UNIFI
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Riguardare un testo che parla della contempora- neità a mesi di distanza richiede forse un aggiornamen- to, talvolta una riscrittura. Ho scelto invece di lasciar- lo com’era, con il rischio di invecchiare, a testimonianza.42
Ho svolto il mio ruolo di unico uomo della famiglia: dimo- strando il “grande coraggio” di fare la spesa…
So che, da ora in avanti, ogni giorno di vacanza, ogni cena fuori, ogni bicchiere di vino avranno un sapore diverso, più buono. Così sto aspettando, con trepidazione, il primo aperitivo in una sera d’estate
Ho conosciuto una Firenze altra. Nella fuga di una notte mi ricorderò per sempre del silenzio dei lungarni
Ho gonfiato le ruote della bicicletta e, soprattutto, l’ho uti- lizzata
In fondo, ma non ultimo, prima non avrei scritto tutto que- sto, non avrei scritto di me.
Può sembrare uno strano incipit per un testo di carattere scientifico. Ma in fondo queste note ci dicono che i giorni che abbiamo passato hanno lasciato e lasceranno trac- cia nel nostro modo di affrontare la vita ed il lavoro. Chissà forse recuperando una dimensione più personale, talvolta intima, al lavoro.
Giorni che ci hanno cambiato quindi, ma non sappiamo come, intuiamo solo scenari del nuovo. Come scrive Fede- rico Rampini, il mondo è cambiato, ma abbiamo difficoltà a capire come, non sappiamo “cosa c’è dietro la curva” (Federico Rampini, in AA.VV. 2, 2020).
Molti hanno provato a leggere le conseguenze di quello che è stato. Non sempre con chiarezza tra analisi, previ- sioni, speranze – con una distinzione tra queste categorie spesso, volutamente, non dichiarata.
Così quello che è successo e sta succedendo può essere ed è letto in maniera diversa, spesso opposta: “…ciascuno ha usato il coronavirus per rafforzare e ribadire tutto quello che pensava prima. Chi era ‘globalista’ ha concluso che la pandemia ha reso evidente la necessità di una mag- giore cooperazione internazionale per la prevenzione dai contagi. Chi era sovranista, nazionalista, protezionista ne ha tratto conclusioni opposte… Gli ambientalisti si sono rafforzati nella convinzione che dalla crisi si esca con un Green New Deal. All’estremo opposto c’è chi sottolinea la resistenza al contagio più elevata dove ciascuno vive in una casa singola, distante dai vicini e usa l’automobile per spostarsi anziché i trasporti pubblici: il modello abitativo meno sostenibile” (Rampini, in AA.VV. 2, 2020, p. 8).
In questa occasione ci è stato chiesto di parlare della con- dizione dell’abitare, una funzione che, in questo periodo, abbiamo esercitato come non mai. Con la casa che per tre mesi – per come siamo abituati, un lungo periodo – è