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LA RISPOSTA DELL'OTTOCENTO ITALIANO

II.5 Abbiamo fatta l’Italia, ora dobbiamo fare gli Italian

Finora abbiamo affrontato gli entusiasmi di un popolo in fermento che lottava per ottenere unità e indipendenza. Esaminiamo ora gli scenari che si prospettano all'indomani del 1861.

La letteratura per l'infanzia nacque nel nostro paese anche grazie alle misure legislative che diedero avvio a un processo di scolarizzazione quanto meno allargato alle classi medie. Già nel 1859 la legge Casati aveva aperto la strada ad un intervento massiccio dello Stato in materia 70 Una formazione completa sarà l'obiettivo di Carlino per l'educazione dei figli: l'Altoviti e la moglie non saranno sempre d'accordo con le scelte della prole, ma la Storia sembrerà dar loro torto. Nella vicenda della liberazione della Grecia, Luciano si ribella alla madre, difendendo la campagna per l'indipendenza di quello stato e perdendo la vita, assieme al poeta Byron, nel 1824. Il secondogenito Donato sta dalla parte dei patrioti e muore nel 1831; dopo questo avvenimento, il carattere di Aquilina si inasprisce ed ella fa pesare la morte del figlio sul marito. Giulio, l'ultimo nato, impronta la propria esistenza all’esagerazione dei vizi. Carlo lascia che il figlio consumi le sue esperienze, avendo fiducia nell’importanza delle cose vissute. Il giovane non tarderà a trovare la sua strada, entrando a far parte dell'esercito dei volontari al seguito di Garibaldi.

d'istruzione, fino ad allora dominio assoluto della Chiesa Cattolica. Ma fu soprattutto con la legge Coppino, elaborata dal governo della Sinistra Storica nel 1877, che si combatté la piaga dell'analfabetismo con provvedimenti egualitari. L'obbligo scolastico venne elevato a tre anni e furono messe a punto anche delle sanzioni per chi lo disattendeva. Inoltre la scuola elementare divenne pubblica e gratuita e le classi furono portate a cinque: tuttavia i singoli comuni dovevano occuparsi delle spese di mantenimento degli edifici, non sempre sostenibili. Fu così che «si costituiva un pubblico fanciullesco tecnicamente alfabetizzato, se pur inadatto a fruire della normale letteratura per adulti, anche la più popolaresca».71 Risultò quindi indispensabile

concepire un insieme di testi a portata dei più piccoli: gli scrittori chiamati a farlo si attennero alla massima oraziana del mescolare il dolce con l'amaro, ossia l'istanza ludica che soddisfa i desideri dei bambini con la funzione educativa che ottiene anche il consenso degli adulti.

Fin dall'inizio la letteratura tardo-ottocentesca e postrisorgimentale si caratterizzò dunque come un genere ibridato in grado di fagocitare contemporaneamente l'elemento avventuroso e fantastico con il principio educativo proprio del romanzo di formazione.

Come osserva Guido Baldi, il panorama italiano dell'Ottocento non presenta romanzi che abbiano come argomento principale quello della Bildung; tuttavia «il tema della formazione di un giovane ricorre frequentemente, installandosi in romanzi che più vistosamente si iscrivono in altri generi».72 Accanto al romanzo storico che può vantare in età preunitaria capolavori come i

Promessi sposi e Le confessioni d'un italiano, esistono altre ibridazioni di tutto rispetto che

riguardano il romanzo fiabesco per bambini: Il caso più emblematico riguarda Pinocchio, al quale cui si affiancano Cuore, al tempo stesso romanzo educativo e formativo e Tigre Reale di Verga, l'esempio più convincente di carattere erotico-psicologico.

Con l'aumento della scolarizzazione si assiste anche alla crescita di un mercato librario dedicato all'infanzia, fino a quel momento praticamente inesplorato, che si ramifica in tutto il paese anche se le localizzazioni più importanti riguardano il centro-nord e le città di Bologna, Milano, Firenze, Roma e Torino.

Alcuni narratori per adulti vengono invitati dalle case editrici a cimentarsi con il nuovo tipo di scrittura: non sarà facile per loro accettare la sfida, dal momento che si trovano di fronte a un pubblico meno qualificato ma al tempo stesso ugualmente esigente e difficile da soddisfare.

Gli scrittori erano inoltre consci dell'importante incarico morale di cui erano stati 71 VITTORIO SPINAZZOLA, Un burattino e dei ragazzi di cuore, in Il romanzo di formazione nell'Ottocento e nel

Novecento, cit., p. 94.

investiti: spettava a loro trovare le parole giuste per indirizzare la gioventù verso una serie di principi etici condivisi, formando gli Italiani culturalmente ora che l'Unità politica era stata raggiunta.

Le prove più vicine al perseguimento di questo obiettivo furono scritte a ridosso del 1861: Pinocchio, nella sua veste definitiva, è del 1883, e il libro Cuore di tre anni appena successivo.

Collodi e De Amicis interpretano le esigenze del momento ponendo al centro delle loro storie bambini e non adolescenti che assursero a emblema della nascente identità italiana, quasi a sottolineare l'importanza di un progetto educativo che dovesse iniziare fin dalla primissima età.

Queste opere ripresero il fervore patriottico proprio della letteratura preunitaria ma furono presto superate da un sentimento di disillusione dovuto al mancato superamento delle grandi questioni che la politica dimostrò di non saper affrontare. Gli ideali che avevano portato all'Unità furono presto disattesi e anche gli intellettuali si trovarono in una condizione di smarrimento. Nelle loro opere diedero vita a personaggi insoddisfatti e incapaci di inserirsi nella società, animati da nuovi conflitti, sospesi tra un alterno desiderio di vita e di morte. Non è un caso che pullulino percorsi di formazione in negativo che spesso si concludono con il suicidio o con la conquista tardiva di una soluzione che non può più aiutare.

A inaugurare la folta serie dei finali tragici è Vita di Alberto Pisani, romanzo sull'adolescenza scritto da Carlo Dossi nel 1870 il cui protagonista, antesignano della figura novecentesca dell'inetto, opterà per il suicidio dopo un'esistenza dominata dall'inettitudine. Un altro esempio, questa volta al femminile, è costituito dal romanzo Giacinta di Luigi Capuana uscito nel 1879, che vede la giovane protagonista togliersi la vita dopo aver fallito sotto tutti i punti di vista; nei Malavoglia, celebre romanzo verista che denuncia le misere condizioni in cui versava il meridione d'Italia dopo l'Unità, Giovanni Verga dedica particolare attenzione alla figura inquieta del giovane 'Ntoni che, tra i membri della famiglia di pescatori, è senza dubbio il più dinamico. Costui, finito il servizio militare, fa ritorno nel paesino natale di Aci Trezza ma se ne allontana nuovamente in cerca di fortuna dopo che la casa del Nespolo è stata venduta e la donna amata si è maritata con un altro uomo. Non passano molti mesi e 'Ntoni torna nuovamente in paese più povero di prima; si abbandona a una vita dissoluta che lo porta a uccidere il brigadiere e di conseguenza a trascorrere cinque anni in carcere. Una volta uscito di cella si ferma dai parenti solo per una notte consapevole di quanto le sue colpe l'abbiamo escluso per sempre dalla famiglia e dal paese. Le riflessioni finali di 'Ntoni, oltre a chiudere il romanzo,

descrivono come il tardivo raggiungimento della consapevolezza sia una conquista inutile.

Personaggi a cui toccherà la sorte del pescatore di Aci Trezza popoleranno tutta la letteratura novecentesca, ragion per cui lo spessore del giovane 'Ntoni rivela caratteri di assoluta modernità:

“No! Rispose 'Ntoni. Io devo andarmene. Là c'era il letto della mamma, che lei inzuppava tutto di lagrime quando volevo andarmene. […] - Addio, e gli ripetè 'Ntoni. Vedi che avevo ragione d'andarmene! Qui non posso starci. Addio, perdonatemi tutti. E se ne andò colla sua sporta sotto il braccio; poi, quando fu lontano, in mezzo alla piazza scura e deserta, che tutti gli usci erano chiusi, si fermò ad ascoltare se chiudessero la porta della casa del nespolo, mentre il cane gli abbaiava dietro e gli diceva col suo abbaiare che era solo in mezzo al paese. Soltanto il mare gli brontolava la solita storia lì sotto, in mezzo ai fariglioni, perché il mare non ha paesi nemmeno lui, ed è di tutti quelli che lo stanno ad ascoltare, di qua e di là dove nasce e muore il sole, anzi ad Aci Trezza ha un modo tutto suo di brontolare, e si riconosce subito al gorgogliare che fa tra quegli scogli nei quali si rompe, e par la voce di un amico. Allora 'Ntoni si fermò in mezzo alla strada a guardare il paese tutto nero, come non gli bastasse il cuore di staccarsene, adesso che sapeva ogni cosa, e sedette sul muricciuolo della vigna di massaro Filippo.73