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IL NOVECENTO ITALIANO

III.1 Il primo Novecento e la frantumazione dell'io

Il saggio di Franco Moretti al quale abbiamo finora fatto riferimento sconsiglia di estendere la nostra relazione oltre i limiti cronologici appena affrontati. Per lo studioso infatti la morte del romanzo di formazione, sancita definitivamente dallo scoppio della Grande Guerra, era già stata annunciata da alcune prove narrative composte tra il 1898 e il 1914 nelle quali si potevano cogliere i sentori di quel processo di disgregazione dell'individuo e della sua crescita che avrebbe decretato l'esaurirsi del genere.94

Quando le scienze dell'uomo presero a smantellare l'immagine unitaria dell'individuo; quando le scienze sociali si dedicarono alla classificazione e frantumarono la percezione sintetica del corso storico; quando la gioventù si tradì da sé aspirando a non finire mai; quando si diffusero ideologie in cui un singolo figurava immediatamente come parte di un tutto - allora il secolo del Bildungsroman fu davvero finito.95

Nell'analisi di Moretti la causa scatenante viene attribuita alla realtà contestuale che erode dall'esterno le strutture del genere. Il primo cambiamento riguarda l'aspetto della “socializzazione” che nel romanzo dell'Ottocento contempla il coinvolgimento del singolo sia sul 94 Alcune tra le prove narrative che Moretti definisce come “tardi romanzi di formazione” sono: Gioventù di Conrad, Dedalus di Joyce, I turbamenti del giovane Törless di Musil, Tonio Kröger di Mann. La formula utilizzata intende sottolineare come la loro natura rimanga sospesa tra la forma classica del genere ottocentesco e l'inesorabile declino di inizio Novecento. Valentina Mascaretti preferisce sostituire la definizione con quella più favorevole di “romanzi di formazione contemporanei” (o “novecenteschi”), espressione che riconosce a questa produzione la piena legittimità di appartenenza al genere.

versante oggettivo che su quello soggettivo; nelle prove novecentesche invece rimane valida la prima implicazione, grazie alla crescita delle istituzioni interessate all'integrazione funzionale degli individui entro il sistema sociale, ma viene tralasciato il versante soggettivo del processo corrispondente alla legittimazione del sistema entro la mente del singolo. Il secondo cambiamento riguarda il disprezzo della maturità da parte del giovane e il suo definirsi in opposizione ad essa. Il baricentro della narrazione passa dalla crescita alla regressione verso l'infanzia e questo comporta una gioventù sradicata, narcisistica e involuta. Il terzo cambiamento riguarda la sfera dell'esperienza: si assiste a un graduale passaggio che dall'occasione come possibilità di crescita individuale si traduce in incidente, in trauma, in una situazione sfavorevole all'eroe che si trova immerso in un mondo indifferente al suo essere.

Il 1919 viene assunto come data ufficiale del decesso della forma simbolica che aveva dominato il secolo precedente, poiché a causa della guerra la gioventù europea appare «mutila, decimata, afasica, traumatizzata».96

Senza dubbio il genere si è di fatto sottratto in maniera irreversibile all'ipotesi di una integrazione organica ed equilibrata del giovane nella società e si è espresso in forme più conflittuali e ambivalenti, ma, sia pure in strutture più precarie, difficoltose e negative, la parabola novecentesca mantiene al vertice della ribalta le figure inquiete dell'adolescenza, «con volti continuamente cangianti, tra asimmetrie e dissonanze, incrociandosi con altri generi, o brandelli di generi, incorporando altre storie ed esperienze, raccontando nuovi tasselli culturali, di società, di costume, di stile e di linguaggio».97 Efficace infine la sintesi fornita da Giovanna

Rosa: «La scoperta della gioventù, nucleo genetico del Bildungsroman sette-ottocentesco, ha perso valore strutturante, per lasciare il posto alla raffigurazione della stagione traumatica e irrequieta dell'adolescenza».98

Clelia Martignoni evidenzia inoltre la stretta connessione tra il protagonismo nella fiction letteraria e l'acquisizione di un ruolo pubblico sempre più riconosciuto che, tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, assicura alla gioventù una funzione di primo piano nella vita sociale e politica. Le indagini storico-sociologiche sui giovani hanno infatti inizio nel primo Novecento con l'inchiesta francese firmata con lo pseudonimo Agathon, Les jeunes gens

d'aujourd'hui (I giovani d'oggi, trad. 1912) fino ad arrivare alle più recenti considerazioni di

96 Ivi, p. 257.

97 CLELIA MARTIGNONI, Per il romanzo di formazione del Novecento italiano: linee, orientamenti, sviluppi, in Il

romanzo di formazione nell'Ottocento e nel Novecento, cit., p. 57.

98 GIOVANNA ROSA, Tre adolescenti nell'Italia del dopoguerra: Agostino Arturo Ernesto in Il romanzo di formazione

Philippe Ariès che con l'opera L'enfant et la vie familiale sous l'Ancien Régime (Padri e figli

nell'Europa medievale e moderna, trad. 1960) definisce per primo i giovani come soggetto

sociale, situando la comparsa del fenomeno in epoca moderna, all'interno della nuova autocoscienza della famiglia borghese. Con l'avvento della modernità i salti generazionali, un tempo più lenti e quasi inavvertibili, si fanno improvvisamente bruschi e veloci e la presenza giovanile aggiunge al significato biologico una complessa costruzione socio-culturale.

Il secolo breve si apre con la generazione delle avanguardie, cui farà seguito l'interventismo della gioventù della guerra promossa dalla maggior parte degli ambienti intellettuali; la fine del conflitto segna il tempo della disillusione e del dolore per i sopravvissuti della “generazione del 1914”; corporazioni di giovani caratterizzeranno anche il periodo successivo, basti pensare all'arditismo, al fiumanesimo e allo squadrismo, fino ad arrivare alle organizzazioni fasciste dei balilla e del Gruppo Universitario Fascista. Una presenza giovanile forte connota anche la “generazione perduta” post Seconda Guerra Mondiale con i militanti della Resistenza da una parte e i combattenti di Salò dall'altra.

Per quanto riguarda la letteratura, il periodo dell'anteguerra è animato in tutta Europa dal fervore delle Avanguardie storiche che intendevano procedere oltre alle vie siano ad allora segnate, lasciandosi alle spalle tutto il passato. L'elemento che principalmente distingue l'avanguardia è la rottura del canale di comunicazione con il pubblico comune. È in sostanza il rifiuto dei codici culturali correnti, del gusto dominante, dei linguaggi e dei mezzi espressivi abituali che fanno in modo che un'opera letteraria possa essere immediatamente capita da fruitori anche non specialisti. Si potrebbe affermare che le avanguardie cercano di ritrovare una dimensione autonoma lontana dal mercato culturale. L'Espressionismo è forse la corrente artistica e letteraria più visionaria e febbrile che mette al centro della propria indagine soggettività e meccanismi della psiche trasponendone tutta la complessità nel linguaggio e nelle strutture. I nomi degli intellettuali espressionisti non sono tra i più ricordati ma la loro influenza inciderà fortemente sulla formazione culturale di Kafka, Rilke, Mann e Musil.

La letteratura italiana, pur distante dagli eccessi espressionistici, cavalcherà l'onda del rinnovamento grazie all'esperienza dei crepuscolari, dei futuristi e degli intellettuali vicini alla rivista fiorentina «La Voce»; in modalità diverse, tutti contribuirono allo svecchiamento delle forme espressive, grazie all'intervento di giovani personalità di rottura del calibro di Marinetti, Boine, Rebora, Jahier, Slataper e Campana.

e l'elemento imprescindibile con il quale in tutta Europa gli scrittori sembrano volersi confrontare, almeno per la prima metà del secolo. Quello che segue è un efficace riassunto delle principali novità che vengono a crearsi:99

Emergono materiali narrativi di originale prepotenza: indizi linguistici e comportamentali, reperti onirici, l'intreccio di libere associazioni, l'interferenza di sostituzioni, trasferimenti, la serie di reticenze, omissioni, indizi, dettagli, di parole non dette e inter-dette, eloquenti quanto la verbalità aperta ed esplicita. La letteratura se ne impadronisce liberamente e ne fa straordinario uso.[...] L'inconscio orienta la molteplicità e la scomposizione dei punti di vista del linguaggio, l'accavallarsi di tempo/spazio, l'incrocio di memoria e presente, di sogno e di veglia, la costruzione rivoluzionaria di nuove forme simultanee, del flusso di coscienza, del monologo interiore.

La fortuna che il romanzo di formazione continua a riscuotere in questo periodo storico è strettamente connessa al peso determinante esercitato dalla teoria dell'inconscio di Freud, che apre la via a una riformulazione inedita e sconvolgente del processo di crescita, d'ora in avanti associata al conflitto edipico adolescenziale.100

Il mutamento dell'eroe adolescente avviene entro l'ambito domestico, nei rapporti interpersonali con le figure parentali; la sfera privata compensa e intensifica le dinamiche di formazione rese impossibili nel contesto pubblico e associativo. Al processo di socializzazione tipico della forma classica del Bildungsroman si sostituisce una dimensione di apprendistato entro le mura familiari e nel contesto della matura civiltà urbano-borghese: la faticosa ricerca dell'identità, tipica del periodo transitorio per eccellenza dell'esistenza individuale, accentua il suo carattere di tormentata contraddittorietà dovuta al confronto imprescindibile con i genitori.

Vi sono alcune linee essenziali nella costruzione dell'identità adolescenziale-giovanile legate agli schemi freudiani: esse riguardano tanto la sfera personale quanto l'osservazione del contesto sociale e si dipanano attorno alla risoluzione del legame con i genitori; l'obiettivo di oltrepassare il padre, acquisirne il potere e l'autorità senza distruggerlo è il filo conduttore di molte storie. Allo stesso modo assume un rilievo particolare l'importanza di gestire il rapporto con la madre, lottando con il padre/rivale, fino all'acquisizione di un altro oggetto amoroso. Lo schema si infittisce se si allarga l'osservazione al contesto extradomestico che prevede altri passaggi paralleli per l'esplorazione e la crescita dell'individuo: l'interazione con i coetanei, antagonisti e amici, come esperienza fondamentale di integrazione, conflittualità e conoscenza 99 C. MARTIGNONI, Per il romanzo di formazione del Novecento italiano, cit., p. 62.

100 Il complesso d'Edipo, secondo Freud, è tipico di ogni bambino, che prova sentimenti d'amore per il genitore di sesso opposto e di avversione per quello di medesimo sesso; il suo mancato superamento impedisce la maturazione psichica dell'individuo. Edipo, leggendario re greco, uccise il padre e sposò la madre senza riconoscerli, accecandosi poi con le proprie mani.

che spesso avviene nell'ambiente scolastico.

Partiremo dunque dall'analisi di alcuni romanzi nei quali si possono ravvisare gli schemi freudiani appena individuati.