SUL ROMANZO DI FORMAZIONE NEL NUOVO MILLENNIO
V.4 Verso la letteratura dell'impegno: i casi di Aldo Nove, Tiziano Scarpa e Niccolò Ammanit
La maggior parte degli autori cannibali della prima ora condivide un percorso letterario comune: rimanere fedeli alle tematiche più congeniali ma scegliere di occuparsene in maniera differente. I toni grotteschi e deformanti della stagione pulp vengono sostituti, soprattutto nel primo decennio degli anni Duemila, da una scrittura aderente al reale e vicina alle problematiche del presente. In questa direzione si muove ad esempio l'esperienza letteraria di Aldo Nove. Lo scrittore lombardo (classe 1967) è autore di Woobinda e altre storie senza lieto fine (Castelvecchi, 1996) e Superwoobinda (Einaudi, 1998). Si tratta di due tra le raccolte di racconti più rappresentative della sensibilità pulp: le dinamiche di alienazione che coinvolgono gli individui, dovute a una società sempre maggiormente legata alle logiche del consumismo e al potere delle televisioni, dimostrano come l'interesse per il mondo circostante sia fin dal principio al centro dell'analisi dello scrittore. L'ottica utilizzata nella descrizione dei personaggi e degli ambienti risponde alle esigenze pulp e dunque è altamente deformata ed esasperata da immagini di crudeltà, pornografia e perdizioni. Celebre ed esemplificativo è l'incipit «Ho ammazzato i miei genitori perché usavano un bagno schiuma assurdo, "Pure & Vegetal"», che apre Bagnoschiuma, il primo racconto di Woobinda.
L'uscita nel 2000 del romanzo Amore mio infinito segna una svolta più intimistica e meno aggressiva all'interno della produzione di Nove: seguirà nel 2006 Mi chiamo Roberta, ho 40
anni, guadagno 250 euro al mese..., un'opera fortemente impegnata nella quale l'autore dimostra
interesse per le questioni sociali legate al tema del precariato e della flessibilità nel lavoro. Come osserva Lucia Quaquarelli, il titolo «ha il passo di una confessione, di un interrogatorio, o dell'incipit di un testo autobiografico (al cui seguito sembrano rinviare i puntini di sospensione)».442 Si tratta di quattordici interviste pubblicate da «Liberazione» tra il 2004 e il
2005 e riportate integralmente con la sostituzione di nomi e luoghi, procedimento tipico del
docudrama cinematografico. Queste esperienze di vita, accomunate dall'instabilità lavorativa,
sono precedute da una sconsolata constatazione dell'autore che getta un ponte in grado di collegare i personaggi di Woobinda ai quarantenni precari del suo ultimo libro: «Quando ho scritto Woobinda, dieci anni fa, volevo raccontare una generazione di trentenni privi di futuro. Dieci anni sono passati. Il futuro, lo abbiamo vissuto sulla nostra pelle, non è ancora arrivato. 442 LUCIA QUAQUARELLI, Tra finzione e documento. Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese... di
Siamo ancora tutti, nostro malgrado, dei bambini».443 L'urlo disperato di questa generazione
senza prospettive, «la prima generazione di figli destinati a essere e rimanere più poveri dei padri»444 per i quali «il desiderio di avere un bambino, oggi, è sempre più illegittimo»445
testimonia uno spaccato drammaticamente evidente nel nostro presente e la volontà di denuncia da parte di un autore che torna a credere nel potere performativo della creazione letteraria.
A un bacino tematico più ampio e politicamente connotato attinge anche la scrittura di Tiziano Scarpa: il suo primo romanzo, intitolato Occhi sulla graticola. Breve saggio sulla
penultima storia d'amore vissuta dalla donna alla quale desidererei unirmi in duraturo vincolo affettivo (Einaudi, 1996), è una delle opere più rappresentative della stagione cannibale. Al
centro della vicenda vi è la storia d'amore tra due ragazzi universitari che studiano a Venezia: l'insistenza nella descrizione dei corpi e delle loro manifestazioni è quasi totalizzante e rimarrà una costante nella narrativa dello scrittore veneziano. Nelle sue opere narrative successive, in particolar modo Kamikaze d'Occidente,446 si osserva come l'elemento fisico della carne diventi
«allegoria di una (possibile) ideologia da presentare quale vessillo dell'impegno letterario ed estetico dell'intellettuale dissidente, o che almeno tenta di costruire una voce dissidente».447
E infine Niccolò Ammaniti. Lo scrittore romano, nei romanzi editi dopo il Duemila che ci apprestiamo ad analizzare, rimane fedele alla trattazione dei conflitti generazionali, continuando a riservare particolare attenzione alle tematiche adolescenziali: il tutto avrà però luogo in un contesto più aderente al reale.448
443 A. NOVE, Mi chiamo Roberta, ho 40 anni, guadagno 250 euro al mese..., cit., p. 4.
444 Ivi, p. 161. 445 Ivi, p. 11.
446 TIZIANO SCARPA, Kamikaze d' Occidente, Milano, Rizzoli, 2003.
447 STEFANIA LUCAMANTE, Un Kamikaze apocalittico: Tiziano Scarpa, o come “invadere il lettore”, in «Narrativa», n.
29, 2007, pp. 179-198: 184.
448 Ti prendo e ti porto via (Mondadori, 1999) rappresenta il romanzo di passaggio nella produzione di Ammaniti: è sostanzialmente l'opera di cesura nella quale si avverte maggiormente l'oscillazione stilistica tra il passato cannibale e il futuro minimalista e realistico (per un maggior approfondimento si rimanda al saggio di ALBERTO BIANCHI,
L'autenticità dell'immagine. Lo specchio catodico di Niccolò Ammaniti, in «Narrativa», 2001, n. 20-21, pp. 337-
348). Al centro della vicenda, ambientata nell'immaginaria cittadina maremmana di Ischiano Scalo, corrono due storie parallele, che solo nel finale arrivano a congiungersi: quella del dodicenne Pietro Moroni e della sua amica Gloria e quella del latin lover, oramai attempato, Graziano Biglia che fa ritorno al paese natale dopo anni di bagordi. La figura del ragazzino, timido e insicuro, ricorda molto l'antesignano Pietro Rosi, protagonista di Con gli occhi
chiusi, anch'egli vessato dalla presenza di un padre-padrone dai modi autoritari e arroganti. Pietro è inoltre vittima di
bullismo da parte di tre compagni di classe, al posto dei quali sconta, con la sospensione prima e con la bocciatura dopo, un crimine che non ha commesso. Una volta tornato a casa, Graziano si innamora di Flora Palmieri, l'insegnante di italiano di Pietro. Costei, dopo essere stata sedotta e abbandonata dall'uomo, cadrà in uno stato depressivo e morirà per mano di Pietro, che la ucciderà accecato dalla rabbia provocata da alcune affermazioni della donna sul suo conto.