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SUL ROMANZO DI FORMAZIONE NEL NUOVO MILLENNIO

V.1 Peculiarità della narrativa post-11 settembre

La nuova sensibilità, non solo letteraria, che si affaccia nel panorama culturale nazionale nel periodo successivo al crollo delle Torri Gemelle, è ben descritta da Wu Ming 1 in questo passaggio:

Gli autori utilizzano tutto quanto pensano sia giusto e serio utilizzare. Le opere del New Italian Epic non mancano di humour, ma rigettano il tono distaccato e gelidamente ironico da

pastiche postmodernista. In queste narrazioni c'è un calore, o comunque una presa di

posizione e assunzione di responsabilità, che le traghetta oltre la playfulness obbligatoria del passato recente, oltre la strizzata d'occhio compulsiva, oltre la rivendicazione del “non prendersi sul serio” come unica linea di condotta. Va da sé che per serio non si intende “serioso”. Si può essere seri e al tempo stesso leggiadri, si può essere seri e ridere. L'importante è recuperare un'etica del narrare dopo anni di gioco forzoso. L'importante è riacquistare fiducia nella parola.378

Una sensibilità antitetica rispetto alla stagione pulp sembra caratterizzare buona parte dei romanzi scritti nel primo decennio degli anni Duemila.379 Wu Ming 1 ricorre all'espressione New

Italian Epic (NIE), ovvero “nuova narrazione epica italiana”, per identificare quelle opere scritte

tra il 1993 e il 2008 nelle quali sono riconoscibili alcuni caratteri comuni,380 il primo dei quali

378 WU MING, New Italian Epic, Torino, Einaudi, 2009, pp. 23-24.

379 Si tratta ovviamente di una distinzione di comodo poiché la tendenza alla deformazione è rimasta viva nel Duemila, come del resto non mancano, negli anni Novanta, delle scritture di matrice realista.

380 La definizione New Italian Epic, coniata da Wu Ming 1 in occasione del suo intervento all'Up Close & Personal svoltosi all'Università Mc Gill di Montréal nel marzo del 2008, verrà utilizzata come titolo per il saggio del collettivo Wu Ming cui stiamo facendo riferimento. Nel primo capitolo di questo studio, intitolato Memorandum

consiste nella ricerca di un'etica interna al lavoro acquisita attraverso l'utilizzo di materiale diversificato ma consono all'obiettivo. Si verifica dunque un rifiuto generale per il tono distaccato e ironico del romanzo postmoderno cui spesso si può accompagnare una sperimentazione «di punti di vista inattesi e inconsueti, compresi quelli di animali, oggetti, luoghi e addirittura flussi immateriali».381 Wu Ming osserva inoltre come le opere del NIE siano

in grado di coniugare una complessità narrativa piuttosto elevata con un'attitudine popular che consente loro di scalare i vertici delle classifiche di vendita, destinandole a una fruizione di massa da parte del pubblico. Il linguaggio utilizzato è spesso piano e semplice poiché la sperimentazione è dissimulata e mira a sovvertire dall'interno il registro della prosa. Il tono epico si ritrova soprattutto in quelle narrazioni che riguardano «imprese storiche o mitiche, eroiche o comunque avventurose: guerre, anabasi, viaggi iniziatici, lotte per la sopravvivenza»382 ma non

mancano narrazioni fantasiose, storie che descrivono realtà alternative e ucronie potenziali. Infine vengono rilevati i caratteri di comunità e transmedialità dei testi, utilizzati dalle comunità dei fan come base per la creazione di derivati.

Alle considerazioni di Wu Ming 1 vanno affiancate quelle di Gianluigi Simonetti, che sottolinea la vena autobiografica presente in molti romanzi, spesso redatti in prima persona e chiamati a testimoniare uno spaccato di vita vissuta intrecciata a eventi storici di grande portata. «Sono opere che alimentano lo sforzo più generale in cui la narrativa recente sembra volersi sottoporre: ciò che sembrava indicibile per il romanzo italiano degli anni ottanta, ovvero il rapporto tra le biografie private e la storia collettiva».383

Per quanto riguarda lo stile, la letteratura del Duemila sembra ricorrere soprattutto al parlato medio e quotidiano come modello di riferimento. Romano Luperini mette in luce la profonda influenza esercitata dai mass media nella lingua dei romanzi contemporanei, sempre più costellati dalla presenza della televisione e lontani dalla tradizione letteraria: «Il riferimento alla realtà è ormai filtrato integralmente dagli stereotipi delle comunicazioni di massa, cosicché a essere riciclate non sono più le citazioni letterarie, ma quelle dell'universo massmediologico».384

A questo si aggiunge la mescolanza di elementi culturali “alti” e “bassi” che coinvolge anche i livelli strutturali del romanzo, oltre alle scelte tematiche.

La nuova epica italiana propone dei personaggi molto più realistici con cui viene più 381 WU MING, New Italian Epic, cit., p. 26.

382 Ivi, p. 14.

383 GIANLUIGI SIMONETTI, Sul romanzo italiano di oggi. Nuclei tematici e costanti figurali, in «Contemporanea»

(2006), IV, p. 65.

384 ROMANO LUPERINI, Il canone oscillante. Postmoderni e neomoderni nell'ultimo trentennio, in ID., La fine del

semplice e spontanea l'identificazione. L'universo familiare è analizzato realisticamente e si mettono in luce i mali e le deformazioni della famiglia di oggi in modo obiettivo. Un'altra caratteristica riscontrabile in tutta la letteratura italiana dell'ultimo decennio è la necessità, da parte degli autori, di documentare la vita reale. L'intellettuale dunque torna in prima linea, si assume la responsabilità della parola, ha intenzione di informare il lettore, di indurlo a riflettere e a misurarsi con qualcosa che prima ignorava. Il parricidio degli anni Novanta è finito: gli scrittori tornano a essere genitori, figure di riferimento, guide per il loro popolo di lettori.385

L'etica del racconto non è più un'esclusiva del saggio (in letteratura) o del documentario (nel cinema), ma si riscontra anche nel romanzo che, ovviamente, unisce elementi di finzione a quelli di realtà. Il nuovo prodotto letterario sarà un romanzo ibridato con il saggio e risponderà dunque al principio della commistione dei generi, caratteristica presente in molte opere della letteratura italiana contemporanea, prima tra tutte Gomorra (2006) di Roberto Saviano. Il suo «oggetto narrativo non identificato»386 può essere assunto come esempio emblematico di tutto

quello che è stato detto fino a questo punto.

Nei paragrafi successivi analizzeremo due storie di formazione ambientate in Italia in due epoche storiche diverse ma vicine per cultura e sensibilità. In esse si avverte la necessità da parte degli autori di documentare la vita reale. Silvia Avallone, nel suo Acciaio, colloca la vicenda nel 2001 ma si tratta di una data simbolica per parlare del presente; l'opera di Nicola Lagioia,

Riportando tutto a casa, è invece ambientata negli anni '80, e questo taglio epocale fortemente

385 Si tratta di una letteratura di tipo performativo, erede degli insegnamenti pasoliniani: l'intellettuale bolognese nel novembre del 1974 scrisse un celebre articolo sul «Corriere della Sera» intitolato Cos'è questo golpe nel quale traspariva la forte denuncia nei confronti degli intrighi di Palazzo. A trent'anni di distanza Roberto Saviano recupera la scelta di vivere la letteratura facendone uno strumento d'azione civile: «Appena entrai nella crisi asmatica di rabbia mi rimbombò nelle orecchio l'Io so di Pasolini come un jingle musicale che si ripeteva fino all'assillo » (ROBERTO SAVIANO, Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra, Milano,

Mondadori, 2008, p. 232). Silvia Contarini, riassumendo i dati salienti del convegno internazionale Letteratura e

politica nell'Italia degli anni 2000 svoltosi all'Università Paris 10 Nanterre il 10-12 maggio 2007, conclude: «Se è

vero che a osservare la produzione dell'ultimo decennio pare scorgere – ed è proprio questo l'assunto del convegno – i segni di un confronto più ampio della letteratura con la sfera della politica, è anche vero che questo confronto non è circoscrivibile all'intervento diretto nell'azione politica dello scrittore-intellettuale o di testi letterari esplicitamente impegnati, ma sia invece da intendersi, al di là di fatti e avvenimenti della contingenza storico-politica, al di là del rapporto con il potere costituito e con le istituzioni, nel senso esteso di rapporto alla “polis”, alla vita della comunità civile, umana e sociale» (SILVIA CONTARINI, La politica nella letteratura, il politico della letteratura, in «Narrativa»,

n. 29, 2007, pp.7-22: 9). La produzione coeva recupera il successo del giallo inchiesta di eredità sciasciana attraverso una serie di romanzi che propongono una rilettura politica di eventi irrisolti della storia recente. Si pensi alle opere di Carlotto, Lucarelli e De Cataldo. Anche in ambito teatrale vi è un rimando all'esperienza militante di Dario Fo e al suo uso politico della parola. L'esempio più calzante è senza dubbio la controinchiesta sulla tragedia del Vajont messa in scena nel 1997 da Marco Paolini. L'attualissima produzione narrativa è invece connotata da una critica accesa nei confronti del “berlusconismo”, inteso come sistema di potere e di pensiero. Spiriti di Stefano Benni ha per protagonista un boss di nome Berlinga, mentre Il duca di Mantova di Franco Cordelli mette in scena Berlusconi e Previti.

caratterizzato non allontana, ma anzi, avvicina sorprendentemente l'italianità di ieri con quella di oggi.