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Ma accanto alla conoscenza, ai gesti concreti anche di cura quotidiana del paesaggio, c’è il tema della pianificazione

Gli Osservatori del paesaggio: l’esperienza della rete piemontese

5. Ma accanto alla conoscenza, ai gesti concreti anche di cura quotidiana del paesaggio, c’è il tema della pianificazione

È possibile alzare l’asticella? Arrivare con le popolazioni a fare dei ragionamenti di pianificazione partecipata, non solo in termi- ni astratti, ma con atti concreti che possano cambiare davvero la storia del loro paese?

L’esempio che voglio portarvi riguarda l’applicazione del citato Codice dei beni culturali e del paesaggio. Bisogna leggersi un po’ di articoli e arrivare al 136, che dice cosa è di interesse paesaggi- stico e cosa è possibile fare. Nello specifico, indica che è possibi- le richiedere la Dichiarazione di notevole interesse pubblico del paesaggio. Si tratta di una cosa bellissima! Cosa abbiamo fatto? Abbiamo avviato molte procedure. Ci sono voluti diversi anni. Questo è un articolo del quotidiano La stampa del 2014 che dà conto dell’esito positivo della procedura di tutela paesaggistica. Nel titolo compare l’affermazione Il paesaggio messo in cassaforte.

Il discorso di mettere in cassaforte il paesaggio – immagino – può anche spaventare, così come mettere in frigorifero, ma in realtà si tratta di un gesto di riguardo e di attenzione per la preziosità di un patrimonio, che diventa tale solo se le popolazioni se ne ren- dono effettivamente conto.

La prima esperienza, come Osservatorio astigiano del paesag- gio, la abbiamo condotta nel 2007 nel piccolo paese astigiano di Cortiglione, dove abbiamo letto pubblicamente il Codice dei beni

culturali del paesaggio, che è del 2004. Può sembrare una cosa cu-

riosa, in realtà piace molto e vi invito a farlo.

Qualche anno dopo, nel 2010, abbiamo capito come si faceva ad attivare la procedura di Richiesta di notevole interesse pubblico. La popolazione del borgo di San Marzanotto di Asti, dopo la lettura del Codice – sotto una fitta coltre di neve – ha proceduto com- pattamente alla firma di un poster per chiedere l’attivazione della richiesta del notevole interesse pubblico del loro paesaggio. Questo, perché davvero ritenevano che fosse importante per la loro qualità di vita, esattamente secondo quanto affermato dalla Convenzione europea del paesaggio. Ha firmato gran parte della popolazione. Il poster poi ridotto di dimensioni è stato spedito alle autorità com- petenti direttamente da parte dei rappresentanti della comunità lo- cale. Tra i destinatari della richiesta, all’epoca, il Ministro dei Beni ed attività culturali, On.le Sandro Bondi, il Consiglio d’Europa e la Regione Piemonte, che si è quindi trovata la richiesta di tutela paesaggistica e ha attivato la procedura.

Poi la cosa è divenuta contagiosa.

Rapidamente, i paesi dell’Astigiano che hanno attivato la Ri- chiesta sono ora una decina.

È capitato che queste richieste siano state portate anche nei Consigli comunali. Ad Isola d’Asti, quando si è aperta la votazione, tutti i consiglieri all’unanimità di fronte ad una richiesta bella e ge- nuina della popolazione hanno detto “Sì” all’avvio della procedura.

In un altro piccolo paese dell’Astigiano, Passerano Mamorito, co- me Osservatorio del paesaggio ci si è trovati con la popolazione per perimetrare l’area da dichiarare di notevole interesse pubblico. Ana- logamente ad Isola d’Asti, la pratica è giunta in Consiglio comunale, e anche in questo caso maggioranza e opposizione hanno ritenuto di votare a favore. Anche in questo caso la Sindachessa, donna, ha fir- mato per prima la Richiesta, dando l’esempio concreto di come si fa.

Gli Osservatori del paesaggio 135

Una volta avviate le richieste, la Commissione regionale, che è deputata per riconoscere o meno il notevole interesse pubblico del paesaggio, si è recata sul posto: c’erano tutti, Soprintenden- za, Direzione regionale dell’urbanistica, esperti, ecc. In totale ci sono voluti 4 anni; però in 4 anni è arrivato il vincolo dal basso,

bottom up voluto dalla popolazione. Si tratta di vincoli severi che

rappresentano il massimo strumento di tutela che lo Stato italiano riconosce in modo duraturo al paesaggio, diversamente dal Piano regolatore che più facilmente può essere modificato.

Quello che voglio sottolineare, è che il vincolo è arrivato dalla richiesta della popolazione. La vestizione del vincolo – penso che il termine vi sia noto – è stata in qualche modo discussa rispet- to alle esigenze della popolazione, quindi in realtà non è più un vincolo ma un Piano, però fatto con le persone, attraverso lo stru- mento che avevamo: il Codice dei beni culturali e del paesaggio. La speranza è che a breve arrivi anche in Piemonte il Piano Pae- saggistico regionale, forse a giorni, ma allora era il 2010 e sembra- va una cosa lunga a venire.

Ho voluto anche coinvolgere in questo ragionamento, il mini- stro Giuliano Urbani, il padre del Codice dei beni culturali e del paesaggio. Abbiamo condotto una bella riflessione su queste te- matiche, fuori dal Piemonte, presso Sant’Ilario: un bel borgo sulla collina di Genova. Lui stesso ha detto, leggetelo il mio codice, imparatelo. È arrivato addirittura a dire, “tenetelo sul comodino in modo tale da poterne mettere in luce gli elementi di interesse”.

Figura 24. Parco eolico presso Murci (Fonte: Piano Paesaggistico Regione Toscana,

Concludo dicendo che oltre ai temi della conoscenza, cura, at- tenzione e tutela dal basso, abbiamo voluto anche cimentarci, co- me Laboratorio di riarmonizzazione del paesaggio, anche sul tema del Restauro del paesaggio. Utilizzo questo termine anche se so che spesso i tecnologici della architettura – un campo che non è mio – parlano di rigenerazione del paesaggio. A questo proposito, ci siamo cimentati, su elementi specifici di detrimento del paesaggio viticolo del Piemonte rappresentati principalmente dai famigerati capannoni alla sommità delle colline. Si è operato nel 2006 a Co- azzolo, un piccolo comune del sud Astigiano. È stato deciso con la popolazione e ovviamente con il proprietario di un capannone prefabbricato di toglierlo, di eliminarlo da un contesto straordina- rio, di notevole bellezza dal punto di vista del paesaggio viticolo.

Così come si mette, un capannone si toglie.

Come lo si toglie? È stato segato alla base dei pilastri. Tra l’al- tro c’era anche la copertura in eternit. Pertanto era anche com- plesso quell’aspetto di eliminazione... la fase di smontaggio. Così come è stato messo, così è stato tolto, e questo è effettivamente un intervento di restauro del paesaggio. L’intervento più recente di restauro del paesaggio astigiano è stato condotto nel 2014, a Nizza Monferrato, una core zone dell’UNESCO. Anche in questo caso il capannone è stato smontato e triturato sul posto.

Vi ringrazio, e voglio solo finire con questa frase, che penso sia anche esemplificativa delle motivazioni profonde insite nel Piano Paesaggistico della Regione Toscana. A questo riguardo va davve- ro un mio plauso sincero alla Toscana, al suo già Assessore e a tutti coloro che hanno collaborato alla sua approvazione. La frase in questione è contenuta nel Preambolo della Convenzione europea del paesaggio ed afferma che “Il paesaggio costituisce una risorsa favorevole all’attività economica” prosegue poi con un “se”: “se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato”. Incontri di studio come quello di oggi qui a Firenze sono preziosissimi per conseguire questi importanti e fondamentali obiettivi.

Parchi agricoli e Biodistretti: esempi