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La realtà piemontese degli osservatori del paesaggio

Gli Osservatori del paesaggio: l’esperienza della rete piemontese

2. La realtà piemontese degli osservatori del paesaggio

Il primo Osservatorio del paesaggio è stato quello del Bielle- se, nato su basi poi modificatesi nel tempo: prima come realtà attiva sui beni culturali, e poi anche su quelli paesaggistici. È l’antesignano di tutti gli altri, essendo stato costituito addirit- tura nel 1994. Nel 2003 si è costituito l’Osservatorio astigiano del paesaggio di cui ho il piacere della presidenza, che fa capo alla realtà collinare centrale del Piemonte. A seguire nel 2004 quello del Monferrato casalese e nel 2005 quello dell’Alessandri- no. Abbiamo poi la realtà dell’Osservatorio del Po e della colli- na di Torino, nel 2008 quello delle Langhe, nella zona di Alba. Nella zona sud ovest del Piemonte, ha visto la costituzione nel 2013 dell’Osservatorio del Mongioie, e nella zona del Canavese, sempre nel 2013, dell’Osservatorio dell’Anfiteatro morenico di Ivrea. Il più di recente, nel 2016, è rappresentato dall’Osser- vatorio del paesaggio delle valli Bormida e Uzzone. Per questa realtà abbiamo l’onore di un sapere colto e di alto profilo che ci viene dai colleghi che sono qui presenti (Anna Marson e Alber- to Magnaghi) che stanno portando un prezioso contributo di stimolo e di riflessione su molte tematiche. In ultimo, segnalo anche un Osservatorio nato sempre lo scorso anno, nella zona del Novarese.

Questo è il quadro degli Osservatori operanti nella realtà lo- cale piemontese. Come in altre situazioni, gli Osservatori hanno poi trovato nella condivisione delle singole esperienze, l’occa- sione per la realizzazione di una Rete. A questo riguardo, voglio portare i saluti a nome del Presidente della rete degli Osservatori del paesaggio del Piemonte, la collega Daniela Bosia. I periodi- ci incontri organizzati dalla Rete degli Osservatori permettono di individuare temi di specifico approfondimento ed utili oc- casioni di riflessione, quale importante modalità di reciproco arricchimento.

Voglio inoltre ricordare come si è delineata l’ambizione di creare una rete ad una scala sovra-regionale, sempre allo scopo di poter condividere le differenti esperienze territoriali. Questo tentativo è stato effettuato coinvolgendo gli Osservatori del paesaggio presenti in altre realtà italiane. Ne sono stati censiti oltre una decina, soprat- tutto nel Veneto, ma anche in altre regioni d’Italia. La sottoscrizione di un Protocollo d’intenti per poter operare insieme ha avuto luogo nel 2014 a Casale Monferrato sotto gli auspici della Dott.ssa Ma- guelonne Déjeant-Pons, Referente del Consiglio d’Europa, proprio per l’implementazione della Convenzione europea del paesaggio. Bene, questo è il quadro – di cui mi pareva utile dar conto – per meglio comprendere seppur in modo sintetico la realtà piemontese. 3. Le iniziative e l’operatività degli Osservatori

Certamente, in primis, la conoscenza delle peculiarità dei pae- saggi nei diversi contesti locali è una delle iniziative prioritarie degli Osservatori. Uno strumento adottato in più occasioni è stato quello degli Atlanti fotografici, realizzati in modo partecipato per poter raccogliere direttamente da parte delle persone informazioni sui lo- ro territori di vita quotidiana. A questo riguardo voglio darvi con- to brevemente anche di modalità concrete di conoscenza, gestione e riqualificazione del paesaggio. Nell’esperienza astigiana abbiamo avuto modo di riscontrare quanto sia davvero importante partire nella gestione del paesaggio dalla conoscenza effettiva e puntuale da parte delle popolazioni dei loro paesaggi. A questo riguardo, va pre- messo il fatto per cui non tutte le persone si trovano a loro agio in un convegno, quale quello attuale, in un simposio, in una giornata di studio. Molte persone sono decisamente più propense a parteci- pare attivamente – anche all’applicazione della stessa Convenzione del paesaggio – semplicemente camminando nei loro paesaggi. È il modo più semplice, più bello, più diretto.

Camminare in gruppo nei paesaggi è un’occasione preziosa – grazie al passo lento, evitando la corsa – di discutere di ciò che si nota e si percepisce, avanzando all’interno dei diversi paesaggi. Ciascuna esperienza di cammino offre la percezione di elementi diversi, talvolta di pregio, talvolta di detrimento della qualità. Nel corso delle camminate, quindi, ci si arricchisce vicendevolmente.

Gli Osservatori del paesaggio 131

Le occasioni d’incontro possono essere le più diverse, per po- ter invogliare la conoscenza dei propri paesaggi: dalla musica alla danza. Devo dire che anche la bicicletta si presta ottimamente per scoprire con la giusta lentezza i diversi paesaggi. In bicicletta si ri- esce ancora a discutere con il vicino, si riesce a fare più strada, ma il godimento, la percezione del paesaggio è ancora significativa, e in qualche modo gratificante. Le biciclettate sono strumento si- gnificativo di conoscenza collettiva dei paesaggi.

Nella realtà piemontese abbiamo anche i fiumi, il Po, il Ta- naro. Abbiamo quindi pensato anche ad occasioni di incontro/ viaggio sul traghetto, che permettono – anche qui grazie alla vici- nanza delle persone, al tempo lentissimo di avanzamento – la pos- sibilità di percepire il paesaggio da angolazioni insolite, differenti da quelle usuali dalle sponde e dai ponti. In altri termini si tratta di occasioni davvero preziose in cui si riesce dialogare in modo proficuo sui temi del paesaggio.

Questo è il discorso della conoscenza dei paesaggi di vita quo- tidiana. Ovviamente lo si può fare in tanti altri modi, ma questi sono alla portata di tutti, anche delle persone meno colte dal pun- to di vista del sapere tecnico-scientifico, ma tante volte coltissime dal punto di vista delle esperienze pratiche. Con questo tipo di modalità operativa si riesce a coinvolgerle.

Figura 23. Villette a schiera sul crinale di Monticchiello (Fonte: Piano Paesaggistico

4. La questione delle modalità operative e concrete di