2.2 Metodologia della ricerca
2.2.3 Accesso al campo e negoziazione dei tempi di conduzione della fase di ricerca
Una volta individuato il contesto entro cui situare lo studio di casi, il progetto della ricerca è stato presentato al presidente dell’associazione, con la mediazione del testimone significativo. Durante tale incontro, a cui erano presenti il presidente dell’associazione, la ricercatrice con la sua tutor e l’intermediario, sono stati presentati gli obiettivi della ricerca, le fasi con cui si era pensato di svolgere la raccolta dei dati, discutendo insieme dei possibili risvolti applicativi che il lavoro avrebbe potuto avere sugli operatori e sull’associazione stessa. Il presidente ha accettato positivamente la proposta, invitandoci a presentarla all’équipe dell’associazione, formata allora (luglio 2013) da 8 operatori che lavoravano a stretto contatto con gli utenti e che avrebbero costituito il gruppo di partecipanti.
All’interno dell’équipe, sono stati presentati al gruppo gli obiettivi del progetto e i risvolti applicativi dello studio, tra cui il fatto che gli stessi operatori sarebbero stati i protagonisti del processo di osservazione da parte della ricercatrice. In merito a tale aspetto, alcuni di loro si sono dimostrati incuriositi, manifestando il loro consenso circa la possibilità che la ricerca potesse offrire nuovi spunti al loro lavoro quotidiano con i migranti forzati. Altri operatori sono stati più resistenti all’idea di essere soggetti all’osservazione di un ricercatore, facendo domande e dichiarando dubbi su quanto la presenza della ricercatrice potesse poi influenzare il loro agire con gli utenti. Dopo un’articolata discussione in cui alcuni hanno fatto notare l’importanza del mettersi in discussione come gruppo, ricordando quanto tale valore sia stato stimolo anche in tempi passati per lavorare al miglioramento del servizio, è stato raggiunto il consenso alla ricerca, successivamente perfezionato attraverso la compilazione del modulo di consenso informato. E’ stato concordato un ulteriore appuntamento con lo scopo di organizzare il calendario per la fase etnografica dello studio e per la raccolta delle interviste semi‐strutturate previste per la seconda fase della ricerca e poi condotte, per motivi organizzativi, in giorni precedenti la fase dell’etnografia di sfondo. Quest’ultima è iniziata con la conduzione di un’intervista al testimone significativo a cui ha fatto seguito l’avvio delle osservazioni etnografiche. Esse, come da accordi con gli operatori dell’associazione, sono state condotte a partire da venerdì 11 ottobre 2013 per la durata di 5 giorni lavorativi, negli orari di apertura dell’associazione, tra le 9.00 e le 18.00. Quella settimana era infatti sembrata la migliore agli operatori, che sarebbero stati tutti presenti in sede, senza impegni che li costringessero fuori città.
35 2.2.4 Strumenti
La raccolta delle note etnografiche
Partendo dalla consapevolezza che ottenere dati etnografici significa rispondere innanzitutto ad alcune domande di base sul fenomeno da studiare (Charmaz e Mitchell, 1996), prima di entrare in associazione per l’immersione in essa, è stata preparata una griglia di aree che potessero gradualmente guidare lo sguardo dell’osservatore dentro i processi durante la fase dell’immersione nel contesto.
Queste riguardavano:
• L’osservazione del setting in cui sarebbe avvenuta l’azione, focalizzando l’attenzione sull’organizzazione degli spazi in cui operatori e utenti si muovevano, sulla disposizione degli oggetti e del mobilio in ufficio; sulle decorazioni e sugli oggetti simbolici, rappresentativi della cultura dell’associazione. In tal senso, ispirandosi alla definizione di artefatto, inteso come oggetto, reale o simbolico, che stabilizza e delimita la nostra esperienza (Mantovani, 2008), nella guida all’osservazione sono stati considerati quegli oggetti che attivavano pratiche, che caratterizzavano le attività del gruppo, che potevano rappresentare la cultura dell’associazione. Fra questi sono stati considerati quegli artefatti emblematici del legame e della rete che si creava tra gruppi professionali, tra ambienti diversi entro cui l’azione dell’associazione agiva e tra utenti e operatori del servizio e dei diversi enti con cui esso agisce in rete.
• L’osservazione delle modalità con cui aveva luogo l’azione, di cosa accadeva nel contesto, di quali attività coinvolgevano gli attori sociali e di come queste regolavano o promuovevano altre pratiche. Si è pensato, inoltre, di rilevare anche quelle ritualità organizzative formali ed informali che descrivevano il gruppo (Cardano, 2011). Anche in tal caso lo sguardo si sarebbe focalizzato su pratiche osservabili, caratterizzanti l’attività dell’associazione e degli operatori, sulle strategie e le competenze usate dal gruppo di operatori nell’incontro con gli utenti, su come gli operatori spiegano ciò che fanno.
Questi contenitori osservativi, piuttosto ampi, sarebbero serviti ad informare la ricercatrice circa il contesto, il contenuto, il significato e l’azione, nonché le strutture e gli attori (Charmaz e Mitchell, 1996). Pur mantenendo in memoria queste aree, la metodologia scelta prevedeva che la ricercatrice si lasciasse anche guidare dall’imperativo di scrivere tutto ciò che accadeva intorno a lei (Wolfinger, 2002), nell’idea che gli elementi di processo potessero emergere piano piano dal corpus delle note nelle fasi successive della codifica, secondo le regole della Grounded Theory (Charmaz, 2006; Tarozzi, 2008).
L’osservazione etnografica è avvenuta entro i confini dell’ufficio dell’associazione, considerato il fulcro da cui poi partono tutti i movimenti degli operatori verso altre attività. Gli operatori, infatti, ricevono tendenzialmente gli utenti presso tale ufficio e da lì poi, si dirigono talvolta altrove23 per svolgere pratiche e attività specifiche
23 Con il termine altrove si intendono: servizi a cui gli utenti vengono accompagnati per adempiere a diverse questioni burocratiche (come l’accompagnamento in questura) e per l’assistenza sanitaria (l’ASL della città) o
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quali ad esempio gli accompagnamenti degli utenti in altri servizi del territorio. Non potendo seguire tutti i movimenti degli operatori al di fuori dell’ufficio, si è scelto di svolgere in esso l’osservazione etnografica in quanto punto di partenza e di arrivo della rete entro cui si muovono gli operatori e in quanto punto di riferimento per gli stessi utenti.
Interviste etnografiche
Ispirandosi a Serranò e Fasulo (2011), che definiscono le interviste etnografiche quelle interviste il più possibile situate nel contesto osservato, legate a narrazioni specifiche, a spiegazioni di eventi ordinari e alla descrizione di pratiche e giornate tipo del contesto, alcuni momenti di questa fase etnografica sono stati dedicati all’approfondimento di aspetti e di pratiche gradualmente osservate, proprio attraverso la conduzione di brevi interviste etnografiche ad alcuni operatori dell’associazione. I temi su cui le interviste si sono incentrate hanno riguardato la gestione dei progetti in associazione, gli utenti suddivisi nei diversi progetti in termini di numeri ma anche di tempi di permanenza, i criteri di valutazione per l’allontanamento di un utente da un percorso di accoglienza.
Il materiale ottenuto da queste brevi interviste etnografiche è stato escluso dalla codifica applicata alle note etnografiche, anche se di esse faceva parte, poiché essendo una descrizione fatta dai partecipanti e non osservata nel suo svolgersi dall’etnografo, si è scelto di utilizzarla come esplicativa di alcune attività svolte nel contesto situato ed è quindi stata utilizzata per descrivere le attività dell’associazione e degli operatori che in essa lavorano.
Raccolta della documentazione di archivio
Alla redazione delle note etnografiche è stata aggiunta in questa fase la raccolta della documentazione d’archivio24 ritenuta significativa per le pratiche osservate nell’Etnografia di sfondo.
Intervista al testimone significativo
E’ stata inoltre condotta un’intervista in profondità con un testimone significativo, lo stesso informatore scelto per fungere da mediatore tra la ricercatrice e l’associazione nella fase di negoziazione della ricerca con i partecipanti. I temi
l’orientamento lavorativo (uffici di collocamento, aziende per borse lavoro); spazi al di fuori dell’ufficio anche se molto vicine ad esso, messi a disposizione dell’associazione da altre strutture e gruppi, per svolgere attività quali corsi di italiano e corsi di patente per l’auto, che richiedono stanze più grandi ed attrezzate, o per colloqui tra l’operatore e l’utente al fine di garantire a quest’ultimo una maggiore privacy, soprattutto in alcuni momenti considerati maggiormente delicati, quali la raccolta della storia di migrazione o la costruzione del progetto individualizzato; gli sportelli asilo per richiedenti asilo e rifugiati presso altri comuni o in altre sedi della città, in cui gli utenti possono incontrare gli operatori dell’area. Questi sono solo alcuni esempi di luoghi in cui si svolge una parte dell’azione dei partecipanti.
24 La documentazione d’archivio può fornire informazioni sia sul contesto specifico, che sul contesto più ampio a cui esso appartiene. Tali documenti forniscono informazioni non sempre ottenibili attraverso altre fonti, quali numeri, dati che descrivono il contesto, materiale prodotto da esso e utilizzato, artefatti che rappresentano la cultura del contesto o materiale che permetta di avere riscontri conferme o sfide alle informazioni raccolte attraverso informatori e osservazioni (Hammersley e Atkinson, 2007).