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Accesso  al  campo  e  negoziazione  dei  tempi  di  conduzione  della  fase  di  ricerca

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 34-37)

2.2  Metodologia della ricerca

2.2.3  Accesso  al  campo  e  negoziazione  dei  tempi  di  conduzione  della  fase  di  ricerca

 

Una volta individuato il contesto entro cui situare lo studio di casi, il progetto della  ricerca  è  stato  presentato  al  presidente  dell’associazione,  con  la  mediazione  del  testimone  significativo.  Durante  tale  incontro,  a  cui  erano  presenti  il  presidente  dell’associazione,  la  ricercatrice  con  la  sua  tutor  e  l’intermediario,  sono  stati  presentati  gli  obiettivi  della  ricerca,  le  fasi  con  cui  si  era  pensato  di  svolgere  la  raccolta  dei  dati,  discutendo  insieme  dei  possibili  risvolti  applicativi  che  il  lavoro  avrebbe  potuto  avere  sugli  operatori  e  sull’associazione  stessa.  Il  presidente  ha  accettato  positivamente  la  proposta,  invitandoci  a  presentarla  all’équipe  dell’associazione,  formata  allora  (luglio  2013)  da  8  operatori  che  lavoravano  a  stretto contatto con gli utenti e che avrebbero costituito il gruppo di partecipanti.  

All’interno dell’équipe, sono stati presentati al gruppo gli obiettivi del progetto e i  risvolti applicativi dello studio, tra cui il fatto che gli stessi operatori sarebbero stati i  protagonisti del processo di osservazione da parte della ricercatrice. In merito a tale  aspetto, alcuni di loro si sono dimostrati incuriositi, manifestando il loro consenso  circa  la  possibilità  che  la  ricerca  potesse  offrire  nuovi  spunti  al  loro  lavoro  quotidiano con i migranti forzati.  Altri operatori sono stati più resistenti all’idea di  essere soggetti all’osservazione di un ricercatore, facendo domande e dichiarando  dubbi  su  quanto  la  presenza  della  ricercatrice  potesse  poi  influenzare  il  loro  agire  con  gli  utenti.  Dopo  un’articolata  discussione  in  cui  alcuni  hanno  fatto  notare  l’importanza  del  mettersi  in  discussione  come  gruppo,  ricordando  quanto  tale  valore  sia  stato  stimolo  anche  in  tempi  passati  per  lavorare  al  miglioramento  del  servizio,  è  stato  raggiunto  il  consenso  alla  ricerca,  successivamente  perfezionato  attraverso la compilazione del modulo di consenso informato. E’ stato concordato  un  ulteriore  appuntamento  con  lo  scopo  di  organizzare  il  calendario  per  la  fase  etnografica  dello  studio  e  per  la  raccolta  delle  interviste  semi‐strutturate  previste  per  la  seconda  fase  della  ricerca  e poi  condotte,  per  motivi  organizzativi,  in  giorni  precedenti  la  fase  dell’etnografia  di  sfondo.  Quest’ultima  è  iniziata  con  la  conduzione  di  un’intervista  al  testimone  significativo  a  cui  ha  fatto  seguito  l’avvio  delle  osservazioni  etnografiche.  Esse,  come  da  accordi  con  gli  operatori  dell’associazione, sono state condotte a partire da venerdì 11  ottobre  2013 per la  durata di 5 giorni lavorativi, negli orari di apertura dell’associazione, tra le 9.00 e le  18.00.  Quella  settimana  era  infatti  sembrata  la  migliore  agli  operatori,  che  sarebbero stati tutti presenti in sede, senza impegni che li costringessero fuori città.   

     

35 2.2.4 Strumenti 

 

La raccolta delle note etnografiche  

Partendo  dalla  consapevolezza  che  ottenere  dati  etnografici  significa  rispondere  innanzitutto  ad  alcune  domande  di  base  sul  fenomeno  da  studiare  (Charmaz  e  Mitchell,  1996),  prima  di  entrare  in  associazione  per  l’immersione  in  essa,  è  stata  preparata  una  griglia  di  aree  che  potessero  gradualmente  guidare  lo  sguardo  dell’osservatore  dentro  i  processi  durante  la  fase  dell’immersione  nel  contesto. 

Queste riguardavano:  

•  L’osservazione  del  setting  in  cui  sarebbe  avvenuta  l’azione,  focalizzando  l’attenzione  sull’organizzazione  degli  spazi  in  cui  operatori  e  utenti  si  muovevano,  sulla  disposizione  degli  oggetti  e  del  mobilio  in  ufficio;  sulle  decorazioni  e  sugli  oggetti  simbolici,  rappresentativi  della  cultura  dell’associazione.  In  tal  senso,  ispirandosi alla definizione di artefatto, inteso come oggetto, reale o simbolico, che  stabilizza  e  delimita  la  nostra  esperienza  (Mantovani,  2008),  nella  guida  all’osservazione  sono  stati  considerati  quegli  oggetti  che  attivavano  pratiche,  che  caratterizzavano  le  attività  del  gruppo,  che  potevano  rappresentare  la  cultura  dell’associazione.  Fra  questi  sono  stati  considerati  quegli  artefatti  emblematici  del  legame e della rete che si creava tra gruppi professionali, tra ambienti diversi entro  cui l’azione dell’associazione agiva e tra utenti e operatori del servizio e dei diversi  enti con cui esso agisce in rete.  

•  L’osservazione  delle  modalità  con  cui  aveva  luogo  l’azione,  di  cosa  accadeva  nel  contesto,  di  quali  attività  coinvolgevano  gli  attori  sociali  e  di  come  queste  regolavano o promuovevano altre pratiche. Si è pensato, inoltre, di rilevare anche  quelle  ritualità  organizzative  formali  ed  informali  che  descrivevano  il  gruppo  (Cardano,  2011).  Anche  in  tal  caso  lo  sguardo  si  sarebbe  focalizzato  su  pratiche  osservabili,  caratterizzanti  l’attività  dell’associazione  e  degli  operatori,  sulle  strategie e le competenze usate dal gruppo di operatori nell’incontro con gli utenti,  su come gli operatori spiegano ciò che fanno.    

Questi  contenitori  osservativi,  piuttosto  ampi,  sarebbero  serviti  ad  informare  la  ricercatrice  circa  il  contesto,  il  contenuto,  il  significato  e  l’azione,  nonché  le  strutture  e  gli  attori  (Charmaz  e  Mitchell,  1996).  Pur  mantenendo  in  memoria  queste aree, la metodologia scelta prevedeva che la ricercatrice si lasciasse anche  guidare  dall’imperativo di  scrivere  tutto  ciò  che  accadeva  intorno  a  lei  (Wolfinger,  2002),  nell’idea  che  gli  elementi  di  processo  potessero  emergere  piano  piano  dal  corpus  delle  note  nelle  fasi  successive  della  codifica,  secondo  le  regole  della  Grounded Theory (Charmaz, 2006; Tarozzi, 2008).  

L’osservazione  etnografica  è  avvenuta  entro  i  confini  dell’ufficio  dell’associazione,  considerato il fulcro da cui poi partono tutti i movimenti degli operatori verso altre  attività. Gli operatori, infatti, ricevono tendenzialmente gli utenti presso tale ufficio  e  da  lì  poi,  si  dirigono  talvolta  altrove23  per  svolgere  pratiche  e  attività  specifiche 

23   Con il termine altrove si intendono: servizi a cui gli utenti vengono accompagnati per adempiere a diverse  questioni  burocratiche  (come  l’accompagnamento  in  questura)  e  per  l’assistenza  sanitaria  (l’ASL  della  città)  o 

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quali ad esempio gli accompagnamenti degli utenti in altri servizi del territorio. Non  potendo seguire tutti i movimenti degli operatori al di fuori dell’ufficio, si è scelto di  svolgere in esso l’osservazione etnografica in quanto punto di partenza e di arrivo  della rete entro cui si muovono gli operatori e in quanto punto di riferimento per gli  stessi utenti.  

 

Interviste etnografiche 

Ispirandosi  a  Serranò  e  Fasulo  (2011),  che  definiscono  le  interviste  etnografiche  quelle  interviste  il  più  possibile  situate  nel  contesto  osservato,  legate  a  narrazioni  specifiche,  a  spiegazioni  di  eventi  ordinari e  alla  descrizione  di  pratiche  e  giornate  tipo  del  contesto,  alcuni  momenti  di  questa  fase  etnografica  sono  stati  dedicati  all’approfondimento  di  aspetti  e  di    pratiche  gradualmente  osservate,  proprio  attraverso  la  conduzione  di  brevi  interviste  etnografiche  ad  alcuni  operatori  dell’associazione.  I  temi  su  cui  le  interviste  si  sono  incentrate  hanno  riguardato  la  gestione  dei  progetti  in  associazione,  gli  utenti  suddivisi  nei  diversi  progetti  in  termini  di  numeri  ma  anche  di  tempi  di  permanenza,  i  criteri  di  valutazione  per  l’allontanamento di un utente da un percorso di accoglienza.  

Il  materiale  ottenuto  da  queste  brevi  interviste  etnografiche  è  stato  escluso  dalla  codifica  applicata  alle  note  etnografiche,  anche  se  di  esse  faceva  parte,  poiché  essendo  una  descrizione  fatta  dai  partecipanti  e  non  osservata  nel  suo  svolgersi  dall’etnografo, si è scelto di utilizzarla come esplicativa di alcune attività svolte nel  contesto  situato  ed  è  quindi  stata  utilizzata  per  descrivere  le  attività  dell’associazione e degli operatori che in essa lavorano.  

 

Raccolta della documentazione di archivio 

Alla  redazione  delle  note  etnografiche  è  stata  aggiunta  in  questa  fase  la  raccolta  della  documentazione  d’archivio24  ritenuta  significativa  per  le  pratiche  osservate  nell’Etnografia di sfondo.  

 

Intervista al testimone significativo 

E’ stata inoltre condotta un’intervista in profondità con un testimone significativo,  lo  stesso  informatore  scelto  per  fungere  da  mediatore  tra  la  ricercatrice  e  l’associazione  nella  fase  di  negoziazione  della  ricerca  con  i  partecipanti.  I  temi 

l’orientamento lavorativo (uffici di collocamento, aziende per borse lavoro); spazi  al di fuori dell’ufficio anche se  molto vicine ad esso, messi a disposizione dell’associazione da altre strutture e gruppi, per svolgere attività quali  corsi di italiano e corsi di patente per l’auto, che richiedono stanze più grandi ed attrezzate, o per colloqui tra  l’operatore  e  l’utente  al  fine  di  garantire  a  quest’ultimo  una  maggiore  privacy,  soprattutto  in  alcuni  momenti  considerati  maggiormente  delicati,  quali  la  raccolta  della  storia  di  migrazione  o  la  costruzione  del  progetto  individualizzato; gli sportelli asilo per richiedenti asilo e rifugiati presso altri comuni o in altre sedi della città, in  cui gli utenti possono incontrare gli operatori dell’area. Questi sono solo alcuni esempi di luoghi in cui si svolge  una parte dell’azione dei partecipanti. 

24 La documentazione d’archivio può fornire informazioni sia sul contesto specifico, che sul contesto più ampio a  cui esso appartiene. Tali documenti forniscono informazioni non sempre ottenibili attraverso altre fonti, quali  numeri, dati che descrivono il contesto, materiale prodotto da esso e utilizzato, artefatti che rappresentano la  cultura  del  contesto  o  materiale  che  permetta  di  avere  riscontri  conferme  o  sfide  alle  informazioni  raccolte  attraverso informatori e osservazioni (Hammersley e Atkinson, 2007). 

 

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 34-37)