• Non ci sono risultati.

4. La rete di sostegno nella provincia di Grosseto

4.3 I risultati ottenuti

4.3.1 Accoglienza delle donne

Mi hanno colpito le parole della responsabile e ideatrice del Codice Rosa, frasi che sintetizzano l’obiettivo principale del lavoro di rete affrontato per aiutare le donne vittime di violenza domestica:

…c’è tutta una storia da ricostruire sia per lei che ha subito violenza che per i bambini che hanno assistito alla violenza. […] importante dare la possibilità di vivere una vita degna perché altrimenti la persona torna indietro perché non ce la fa e la cosa peggiore è che quando tornano indietro non verranno più credute…

La donne vittima di violenza domestica può iniziare il suo percorso di uscita da tutti i servizi che compongono la rete. Ciò che hanno in comune le varie professionalità è il modo di accogliere la persona maltrattata, tutti gli intervistati hanno sostenuto che non c’è un percorso standard da seguire, ma il procedimento viene fatto in base alle esigenze della vittima, in base alla situazione di pericolo, rispettando i tempi delle donna quindi il punto fondamentale è che non viene imposto nessun tipo di percorso.

…cerchiamo di capire il problema e quindi da una situazione astratta andiamo a vedere la situazione specifica e insieme alla donna dobbiamo vedere quello che è l’iter nel

122

caso specifico […] chi in qualche modo ha il primo contatto con la persona ha il compito di fare un quadro generale.

La donna deve collaborare e deve essere cosciente che ciò che sta vivendo non è normale e questo risulta essere più complicato quando la donna proviene da una cultura totalmente diversa dalla nostra dove ancora è forte la subordinazione del sesso femminile.

…fargli capire che il comportamento dell’uomo per la legge italiana non è ammesso […] non è facile parlare un’altra lingua, fargli capire una cultura diversa.

Secondo la rete di sostegno procedere con forza non porta a punire l’aggressore, la denuncia viene accolta quando la vittima decide di sua spontanea volontà, escluso i casi più gravi in cui è previsto la procedibilità di ufficio148. Qui entra in gioco un rapporto di

fiducia che la vittima deve acquisire nei confronti di tutti i servizi:

…il lavoro è basato molto sulla fiducia che la donna acquisisce verso le persone che la seguono…

L’assistente sociale parla in particolar modo di fiducia ed empatia questo per far in modo che la donna possa parlare liberamente e sentirsi al sicuro. Il primo contatto deve cercare di rassicurare la persona, inoltre gli operatori hanno parlato di ascolto attivo e non giudicante per accogliere al meglio la donna che sta vivendo una situazione di disagio, spesso non è facile raccontare gli episodi di violenza, ritenute ancora oggi inerenti solo alla sfera privata della famiglia. L’approccio sbagliato rischia di far perdere la possibilità di aiutare la persona e vanificare la richiesta d’aiuto. Nell’accoglienza della vittima rientra il concetto di non dare mai false speranze, non

148 Il codice penale prevede che alcuni reati la procedibilità d’ufficio in cui le forze dell’ordine e la

procura possono procedere senza il consenso della parte, uno di questi casi è l’art. 570 del codice penale che tratta di maltrattamenti in famiglia. Il caso in cui la violenza è limitata a uno o pochi episodi tra loro scollegati e le eventuali lesioni sono inferiori a venti giorni di prognosi, il reato è procedibile a querela della vittima, se invece questi fatti sono prolungati nel tempo il reato è procedibile d’ufficio.

123 promettere mai ciò che il servizio non è in grado di rispettare. I tempi per la risoluzione di casi di violenza domestica sono spesso lunghi e non è possibile risolvere tutto e subito come invece vorrebbe la donna esasperata dal contesto in cui vive.

Anche l’ambiente in cui si accoglie la vittima deve essere idoneo e tranquillo, possibilmente lontano da schiamazzi e in luoghi strettamente riservati ad ospitare le vittime. La stanza rosa creata nel pronto soccorso rispecchia questo principio: sono i medici specialisti, ma anche le forze dell’ordine in borghese che girano intorno alla vittima, senza la necessità di essere spostata da un reparto all’altro. Ogni professionista che entra in contatto con la vittima all’interno della stanza prende in carico le informazioni dal medico precedente per non porre sempre le solite domande in quanto risulta stressante per la persona raccontare e rivivere le esperienze. L’obiettivo comune è quello della sicurezza e la tutela delle vittime in tutti gli aspetti è per questo motivo che il percorso viene deciso dalla rete insieme alla donna e dopo viene svolto un lavoro di monitoraggio.

Elemento differente tra i vari servizi è che mentre al centro antiviolenza si rivolgono donne che hanno preso, in parte, coscienza di vivere delle situazione di disagio, negli altri servizi capita di avere dei rapporti con persone che, almeno sul momento, non hanno nessuna intenzione di parlare ed è qui che entra in gioco la formazione e la sensibilità degli operatori. Questo capita al pronto soccorso, al servizio sociale, al consultorio, ma anche alla polizia e al magistrato, è a loro che spetta principalmente il compito di far emergere la maggior parte delle violenze domestiche che rimangano un segreto delle donna. I modi per capire che non si tratta di un semplice incidente per il pronto soccorso, oppure che dietro alla richiesta di un contributo economico per la scuola del figlio c’è ben altro per l’assistente sociale sono diversi. Nel primo caso l’allarme scatta quando le lesioni presenti sul corpo non rispecchiano il racconto della donna e quindi sono evidenti lesioni di difesa o ematomi nella braccia, altro caso è quando sono presenti patologie che non hanno riscontro clinico può essere un mal di pancia ricorrente o delle forti cefalee derivanti dalla somatizzazione di una situazione di disagio. A questo proposito il pronto soccorso di Grosseto si è dotato di un sistema adatto a recuperare le informazioni su quanti accessi una donna ha avuto nei vari presidi ospedalieri della provincia nell’ultimo arco di tempo. Nel secondo caso, come anche per i casi non chiari che si presentano al consultorio, il campanello di allarme scatta quando

124 a domande specifiche le risposte sono sfuggenti, atte a minimizzare il problema, quando la donna diventa agitata di fronte ad alcuni quesiti, oppure quando il racconto sembra essere contraddittorio. Uno strumento importate di cui può avvalersi solo la figura delle assistente sociale è la visita domiciliare, conoscere il contesto familiare è di aiuto per avere ulteriori informazioni e per scoprire nuovi casi di maltrattamento. A questo punto basta la domanda giusta per far parlare serenamente la maltrattata e per cercare di dargli le informazioni giuste per poter uscire dalla violenza, queste sono tutte richieste di aiuto non dirette.

Il difficile è partire, non è che viene fuori subito servono giorni e mesi, poi una volta che le relazioni sono partite e hanno capito qual è il nostro ruolo e il nostro lavoro poi le donne sei lasciano andare.

Anche alle forze dell’ordine posso capitare situazioni poco chiare in quanto non è semplice capire se l’intervento richiesto, da terze persone, alle volanti è da ricondurre a singole lesioni o rientrano in un più ampio contesto di maltrattamento. In questi casi vengono effettuate delle ricerche possibili grazie ad un database in cui sono inserite le relazioni stilate dalle forze dell’ordine dopo la loro azione in modo da conoscere se in quella famiglia ci sono stati più provvedimenti, oppure se sono presenti delle denunce. Il collegamento con i sanitari e con i servizi sociali danno l’opportunità alla polizia di sapere se la presunta vittima ha usufruito del pronto soccorso e per quali motivi, oltre a venire a conoscenza se sono già attivi i servizi sociali. Quando la valutazione è conclusa e ci sono i presupposti di violenza domestica la polizia cerca il contatto telefonico con la donna per capire se esiste la volontà di raccontare.

In conclusione, nelle situazioni intercettate, l’intenzione è quella di far passare il messaggio alla vittima che i servizi sono pronti ad ascoltarla ed aiutarla, oltre ad illustrarle tutti i possibili percorsi da poter affrontare con la rete di sostegno dal punto che la donna reputa più idoneo; il riscontro positivo può presentarsi anche dopo molto tempo.

Aspetto da non tralasciare ed evidenziato dalle forze dell’ordine e dall’assistente sociale è la strumentalizzazione di alcune persone nel dichiarare la violenza domestica da parte di un partner per raggiungere altri obbiettivi, anche se sono rari i casi in cui capita.

125

Alcune volte dietro le denuncia ci può essere un altro interesse, cioè costruire una storia per avere l’affidamento del figlio, costruire una storia per vere un beneficio economico, costruire una storia per avere il permesso di soggiorno.

In queste situazioni gli operatori sostengo la necessità di aver un rapporto di fiducia reciproca tra vittima e operatore e di indagini molto approfondite per evitare di cascare in alcuni tranelli.